Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Inizio questa dispensa attraverso una citazione lunghissima che secondo me riesce a
definire in modo chiaro cosa si intende per “feudalesimo”
<<Come concetto operativo della storiografia [per “storiografia” si intende una
disciplina che si occupa del metodo attraverso il quale viene ricostruita la storia] il
termine feudalesimo indica il sistema politico sorto nella metà del secolo IX nei territori
dell’impero carolingio, giunto a maturazione nei secoli X e XI, esportato dai normanni
in Inghilterra e nell’Italia meridionale, e per un breve periodo nel Vicino Oriente in
seguito alle crociate; indica inoltre strutture politiche ed economiche analoghe diffuse in
seguito anche in Europa orientale, dalla Polonia alla Russia; infine, più in generale, il
sistema delle relazioni personali interne alla nobiltà, ma anche la natura complessiva
della società del Medioevo. Caratteri propri del feudalesimo sono, sul piano politico, la
frammentazione della sovranità in una rete complessa di poteri locali e un sistema di
dipendenze personali; sul piano economico, la signoria aristocratica sul lavoro dei
contadini tipica del sistema curtense; sul piano ideologico, la teoria dei “tre ordini”,
formulata già nel X secolo da Adalberone di Laon, sulla base delle distinzioni di status
e ceto, e la cultura cavalleresca irradiata dalle corti della Francia settentrionale e
meridionale. Entrato in crisi il feudalesimo tra i secoli XIII-XIV con il sorgere dei liberi
comuni, col fiorire dell’economia delle città e con il formarsi degli stati nazionali, le
istituzioni feudali non scomparvero però mai del tutto nella società dell’ancien régime
[con questo termine (scritto in corsivo poiché non in italiano) si intende la storia e le
istituzioni europee prima della rivoluzione francese e della rivoluzione industriale]. Il
termine feudalesimo viene spesso usato con la connotazione negativa di potere arretrato
e autoritario ereditata dal linguaggio della rivoluzione francese, che sancì con un atto
legislativo l’”abolizione della feudalità”>>1. Ora facciamo un passo indietro: il 476 d. C.
rappresenta la data simbolo della caduta dell’Impero romano d’Occidente. Questo
evento ha provocato, come facilmente immaginabile, un senso di precarietà ed
insicurezza generale, favorendo l’affermazione di altre forme di organizzazione sociale
quali il feudalesimo. Per semplificare possiamo dire che da una società (quella romana)
molto articolata e strutturata si passa a forme elementari di solidarietà ed ovviamente la
forma più elementare di solidarietà per antonomasia è quella parentale, tipica delle
popolazioni barbariche. <<Il peso della coesione familiare e parentale caratterizzava
lo stesso vincolo che generò il rapporto feudale: senior e junior, vecchio e giovane,
indicavano il signore e il suo vassallo>>2. Questo non vuol dire che ovunque da queste
premesse si è sviluppato il feudalesimo, ad esempio i longobardi che erano ancorati ai
rapporti tribali ed etnici non conobbero tale sistema di potere. Per quanto riguarda
l’Italia, infatti, fu la conquista carolingia (<<nel 774-800 si ebbe la progressiva
sostituzione dei franchi ai longobardi nelle strutture politico-amministrative del
regno>>3) a portare il sistema feudale.
A questo punto possiamo indicare il nocciolo fondamentale del feudalesimo, che è un
<<rapporto personale tra due uomini>>4. Ma che tipo di rapporto era? Prima di
andare avanti aggiungiamo che si può chiamare anche “sistema vassallatico-
beneficiario”. Il <<vassallaggio era un’antica consuetudine franca consistente nel
1
Fumagalli V., Feudalesimo, in L’Enciclopedia, vol. 8, Utet, Torino, 2003, pp. 99-103, pp. 99-100.
2
Ivi, p. 100 (il neretto è mio).
3
Italia, in Treccani storia, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, 2011, vol. II, pp.
233-269, p. 237.
4
Fumagalli V., Feudalesimo, in L’Enciclopedia, vol. 8, cit., p. 100 (il neretto ed il sottolineato sono miei).
1
rapporto reciproco e personale tra il signore e i suoi “vassi” o “vassalli” (dal
termine celtico gwassalw, “servitore”). In cambio di un feudo o beneficio,
solitamente un possedimento terriero, il vassallo assicurava al signore il suo
sostegno militare>>5. Vediamo l’evoluzione storica: nel corso dell’VIII e IX secolo
nell’organizzazione militaresca dei franchi assume sempre più importanza la cavalleria,
mentre la fanteria assume un ruolo sempre più secondario. Ora facciamo mente locale
sull’equipaggiamento dei cavalieri. Questi avevano la spada, lo scudo, la lancia,
l’armatura fatta di maglie metalliche ed i cavalli, che erano selezionati per la loro
robustezza ed agilità. E’ molto semplice immaginare quanto fosse costoso. Per questo
<<diventare cavaliere comportava destinare le proprie risorse e la propria stessa
vita ai compiti della guerra e del continuo addestramento. Il servizio di cavalleria
era la principale prestazione che i re dei franchi si aspettava dai sudditi uniti a lui
nei rapporti di vassalli, ossia uomini di fiducia del sovrano. Per essere reso in
maniera adeguata il servizio richiedeva la concessione a ciascun vassallo di terre e
servi, cavalli e scuderie, quel che veniva denominato in latino beneficium e nella
lingua parlata “feudo” […]. Fra questi uomini di fiducia, il sovrano sceglieva il
gruppo più ristretto dei conti, ai quali erano affidate vere e proprie funzioni
pubbliche di comando e amministrazione>>6. Un momento di particolare importanza
era l’atto dell’omaggio, ben descritto nel manuale di De Bernardi e Guarracino, che qui
di seguito riporto. <<Base dello scambio tra feudo e servizio armato era un rituale con
caratteri sociali e religiosi detto homagium (“omaggio”, dal latino homo), l’atto di
sottomissione compiuto ponendo le mani giunte fra le mani del signore. Questo atto, che
fu presto ripreso nel gesto della preghiera cristiana, rappresentava la completa dedizione,
con cui il vassallo si consegnava al signore diventando suo “uomo”. Il rito proseguiva
con un solenne giuramento di fedeltà che si estendeva anche al di fuori del campo
militare. Il tutto avveniva spesso alla presenza di simboli religiosi che dovevano rendere
più solenne la cerimonia. L’omaggio comportava riconoscere la superiorità del signore e
perciò istituiva un rapporto asimmetrico. Non mancava però un aspetto paritario e
contrattuale, perché il signore non soltanto consegnava il feudo, ma a sua volta si
impegnava a proteggere il vassallo. Con l’abbraccio e il bacio simbolico, i due soggetti
riconoscevano di avere entrambi dei doveri, la cui violazione rendeva colpevoli di
“fellonia” o tradimento>>7. Nel X secolo verrà a mancare il carattere esclusivo dei
vassalli nei confronti del sovrano e viene ammesso il vassallaggio multiplo, cioè si
poteva prestare giuramento a più signori. Inoltre i vassalli presero l’abitudine di dare
in omaggio una parte dei loro benefici creandosi a loro volta una rete di fedeli armati che
erano, quindi, i valvassori. Praticamente i valvassori sono i vassalli dei vassalli. In
questo modo, <<alla fine del X secolo si stava generalizzando un modello di società
di signori, vassalli e valvassori, tutti dotati di un seguito più o meno vasto di
semplici cavalieri direttamente equipaggiati e nutriti dal loro signore>>8.
In seguito affronteremo in modo adeguato l’argomento dell’”economia curtense”. Per
adesso anticipiamo che un suo elemento essenziale era la corvée, cioè una prestazione di
lavoro obbligatoria e gratuita che gravava sui contadini. Si tratta, con tutta evidenza, di
5
Giardina A., Sabbatucci G. e Vidotto V., Guida alla Storia, vol. 1 Dalla crisi del trecento al Seicento, Laterza, Roma-
Bari, 2008 (IV ed., I ed. 1995), p. 4 (il neretto ed il sottolineato sono miei).
6
De Bernardi A. e Guarracino S., La realtà del passato, vol 1, Dal Medioevo al Seicento, Pearson Italia, Milano-
Torino, 2014, p. 9 (il neretto è quasi tutto mio).
7
Ibidem.
8
Ivi, p. 10 (il neretto è mio).
2
uno strumento di dominio che esercitava il signore. Da fenomeno prettamente
economico, col tempo assume anche dei caratteri politici. La signoria fondiaria
(potere economico del signore sulla terra, con connesse corvée) in genere si
trasforma in signoria territoriale o bannale che comportava una estensione del
potere al di fuori dell’area curtense e del contesto economico. Come prima cosa è
necessario, quindi, delineare con esattezza i significati di “signoria”. Innanzitutto con il
termine Signoria gli storici intendono due fenomeni distinti: da una parte un potere
locale sorto nelle campagne (siamo, orientativamente, nel X e XI secolo); dall’altra parte
una forma di governo personale che si afferma in molti comuni italiani nel XIII secolo.
A noi ora interessa il primo senso. In questo caso dobbiamo distinguere, come
abbiamo visto, tra la signoria fondiaria (o domestica) e la signoria bannale o
territoriale. La signoria fondiaria <<consiste nel potere del grande proprietario
fondiario sulle proprie terre e sugli uomini che le lavorano, che siano essi liberi o servi, i
quali sono tenuti alla prestazione di opera, a pagamenti in natura e talvolta, nelle signorie
maggiori, anche a essere giudicati dal signore. La signoria bannale, o di banno,
oppure territoriale, rappresenta invece lo sviluppo dei poteri del signore oltre
l’area delle terre di proprietà e il gruppo di chi le lavora, su un territorio dunque
non limitato al patrimonio fondiario, che coinvolge contadini indipendenti e coloni
di altri signori. Tale sviluppo configura il signore non più come semplice
proprietario fondiario, ma come detentore di un potere pubblico di costrizione (il
banno, appunto) che si manifesta in forma di diritto di imposizione fiscale, di
esercizio della giustizia, di reclutamento militare e di controllo della violenza
legittima>>9. Il passaggio dalla signoria fondiaria alla signoria territoriale (o di
banno) nasce dall’iniziativa autonoma dei signori locali, poi, in un secondo
momento, ottiene il riconoscimento ufficiale. L’affermazione di questa forma di potere
(mi riferisco alla signoria territoriale) ci permette di fare una prima riflessione
interessante sull’immagine inesatta che spesso abbiamo di feudalesimo. In passato gli
storici tendevano a semplificare il mondo feudale attraverso la famosa immagine della
piramide feudale. Al vertice c’era il re, che aveva i suoi vassalli, i quali a sua volta
avevano i loro valvassori, i quali a loro volta avevano i loro valvassini, poi alla base
c’erano i contadini. Per essere più precisi riporto la piramide feudale così come ancora
negli anni Novanta viene descritta dal docente universitario Ludovico Gatto. <<La
società costituitasi con Carlo Magno è stata paragonata a una piramide. Al vertice c’era
l’imperatore; i conti i marchesi, i vescovi e i nobili divennero grandi vassalli: essi
subinfeudarono parte di loro fondi ad altri chiamati valvassori. Questi, a loro volta, li
affidarono in parte ai valvassini. Alla base della scala sociale vi erano i cavalieri o
milites, di famiglia spesso feudale, ma senza feudo. Al di sotto ancora si trovavano i
liberi residenti in città, dediti al commercio, o all’artigianato, alle professioni liberali. I
suddetti liberi furono non di rado, specialmente in Italia del nord, proprietari di terreni
rimasti di loro proprietà detti allodi, ossia beni non feudali. […] Infine si trovavano il
clero, i coloni e, sotto a tutti, vennero collocati i servi della gleba, oltre ai quali rimase un
buon numero di veri e propri schiavi a cui […] il cristianesimo aveva reso meno gravosa
la vita ma non aveva totalmente mutato lo stato giuridico>>10. Quindi schematicamente:
9
Signoria, in Treccani storia, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, 2011, vol III, pp.
440-441, p. 440 (il neretto e la sottolineatura sono miei).
10
Gatto L., Media aetas. Medio evo. Moyenage. Middle ages. Mittelalter. Edad media, Monduzzi Editore, Bologna,
1998, pp. 139-140.
3
Re
17
Ibidem.
18
Incastellamento, in Treccani storia, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, 2011,
vol. II, p. 177.
19
Fumagalli V., Feudalesimo, in L’Enciclopedia, vol. 8, cit., p. 102 (il neretto è mio).
20
Ivi, p. 103.
6
Questo passaggio dal combattente valoroso e brutale al difensore della fede si può
trovare nel ciclo di re Artù: cinque romanzi in versi scritti tra il 1160 ed il 1190>>21.
BIBLIOGRAFIA
De Bernardi A. e Guarracino S., La realtà del passato, vol 1, Dal Medioevo al Seicento,
Pearson Italia, Milano-Torino, 2014.
Feudalesimo, in Enciclopedia on line della Treccani, scaricabile da
http://www.treccani.it/enciclopedia/feudalesimo/
Feudo oblato, in dizionario on line Simone, scaricabile da
http://www.simone.it/newdiz/newdiz.php?action=view&dizionario=2&id=547
Fumagalli V., Feudalesimo, in L’Enciclopedia, vol. 8, Utet, Torino, 2003, pp. 99-103.
Gatto L., Media aetas. Medio evo. Moyenage. Middle ages. Mittelalter. Edad media,
Monduzzi Editore, Bologna, 1998.
Giardina A., Sabbatucci G. e Vidotto V., Guida alla Storia, vol. 1 Dalla crisi del
trecento al Seicento, Laterza, Roma-Bari, 2008 (IV ed., I ed. 1995).
Incastellamento, in Treccani storia, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da
Giovanni Treccani, Roma, 2011, vol. II, p. 177.
Italia, in Treccani storia, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni
Treccani, Roma, 2011, vol. II, pp. 233-269.
Signoria, in Treccani storia, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni
Treccani, Roma, 2011, vol III, pp. 440-441.
Vitolo G., Medioevo. I caratteri originali di un’età di transizione, Sansoni, Milano,
2000.
21
Cfr. De Bernardi A. e Guarracino S., La realtà del passato, vol 1, Dal Medioevo al Seicento, cit., pp. 14-15.
7