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Curtis e signoria rurale

Impero carolingio, relazioni feudo-


vassallatiche

Marzo 2019
Cosa abbiamo detto dell’economia
•   tardo-antica
• Una vita economica complessa e sofisticata in età tardoromana
• Commerci internazionali, vasto e complesso sistema fiscale,
facilità di movimento da un capo all’altro dell’impero....
•  
• Esempi analoghi sono assenti nell’occidente altomedievale e
scarsi a Bisanzio
•  
• Una società più povera
•  
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• Una popolazione meno numerosa
•  
• crisi tardoantica e ripresa in età carolingia
• continuità sostanziale e lento indebolimento
(Dopsch)
• rottura del VII secolo (tesi Pirenne)
•  
•  
• Peso e ridimensionamento della città (che
dipendono meno dal sostegno dello stato, e
più dalla loro propria economia agraria)
•  
• Il sistema fiscale tardoromano e la crisi fiscale
dello stato
Elementi di continuità


- il ceto contadino (consistenza, tecniche e pratiche agrarie)
• rapporto fra proprietari terrieri e affittuari
•  
• Affittuari asserviti e affittuari liberi
•  
• Pochi schiavi, ma anche una crescente limitazione dei diritti dei
contadini liberi
•  

•  

.
•  
• Nell’alto medioevo, fino al VIII secolo, l’intervento economico dei
proprietari resta comunque raro (proprietario assenteista, che si
limita a percepire la rendita)
•  
•  
• Altro fatto involutivo: la minore intensità dello sfruttamento
agricolo, l’aumento delle terre incolte, lo sfruttamento demografico
•  
• Le trasformazioni del paesaggio
•  
Lo stanziamento dei Franchi
260 IV sec
L’espansione franca tra V e VI sec
460 480
L’espansione franca tra V e VI sec

481-511 VI sec
486
.

iberica.
526
L’età merovingia
• Alla morte di Clodoveo il regno, idealmente
unitario, fu diviso in frazioni territoriali
– Neustria
– Austrasia
– Aquitania
– Burgundia
Il regno dei
franchi in
età
Merovingia
inizio VI – fine
VIII sec
(511 –754)
.
• La vivacità delle aristocrazie regionali e l'affermazione dei
pipinidi
•  I Maestri di palazzo di Austrasia
• Pipino di Héristal
–  Carlo Martello (732 battaglia di Poitiers)
– Pipino il breve nel 751 si fa nominare re
• prima consacrato da san Bonifacio
• poi confermato da Stefano II
.Le relazioni di vassallaggio,
fenomeno sociale che il progetto
politico carolingio sfrutterà
• Le relazioni feudo-vassallatiche nella società
franca delle origini:
• Relazioni sociali tra uomini liberi, in assenza di
un potere pubblico efficiente, che fungono da
strumento di disciplinamento sociale e
politico-militare.
• Inizialmente, contenuto prevalentemente
militare: compagnonnage d’armes, solidarietà
tra uomini liberi che fanno la guerra assieme
,
• La componente dell’onore e della fedeltà (fidelitas)
• La reciprocità, il tradimento dell’onore (fellonia): la nascita
del diritto feudale, il giudizio dei pari (curia parium)
• La componente gerarchica: la dialettica senior / vassus (dal
celtico gwas, «ragazzo», giovane»): l’addestramento alla
guerra e ai valori delle armi. I «riti di passaggio» di una
aristocrazia militare
• Successivamente, il rapporto vassallatico passa da una
funzione prevalentemente militare a una funzione più
largamente «sociale», di coordinamento. La fiducia
dell’aristocratico franco nei suoi «fedeli» si trasforma in una
delega politica. Dall’entourage dei vassalli di Carlo Magno
usciranno i conti (comites, Graf) e i Marchesi (markgraf o
conte della Marca), i funzionari dell’impero
.
• Il vassaticum (1) E’ un legame personale,
privato, non riguardante, in sé,
l’amministrazione dello stato. Ma formalizzato
in modo ufficiale e pubblico, con una sorta di
“contratto”. Il vassaticum, o vassallaggio, è
“un’amicizia sanzionata giuridicamente” (G.
Tabacco).
.
• Il vassaticum (2) E’ un legame stretto da
persone di condizione sociale elevata. Non va
confuso con altre forme di subordinazione (ad
esempio il rapporto tra un proprietario
terriero e i suoi coloni). Non riguarda
necessariamente un re o un imperatore, ma
sempre dei potentes.
.
• Il vassaticum (3) E’ un legame (amicitia) che
non comporta uguaglianza: c’è un inferiore
(vassus) che si sottomette ad un superiore
(senior, dominus). Il sottomesso non è visto
come un servo, ma come un “familiare” del
superiore
-
• Il vassaticum (4) Il legame istituisce obblighi
reciproci: Il vassus ha l’obbligo della fedeltà al
senior e del servizio, per lo più in armi. Il
senior ha l’obbligo della protezione e, in un
secondo tempo, quello di compensare il
vassus con l’assegnazione di un beneficio. Il
beneficio è un bene fondiario concesso
temporaneamente in uso (non è una
proprietà); nel caso del vassallo, per tutta la
durata del servizio.
-
• Il vassaticum (5) L’amicizia vassallatica può
essere infranta solo dall’infedeltà del vassus
(“fellonia”), altrimenti dura fino alla morte di
uno dei due contraenti. Essendo un rapporto
personale non è trasmissibile per via
ereditaria Non era però infrequente che un
senior ben servito accettasse come vassus
l’erede di un vassallo defunto.
-
• Il Vassaticum (6) E’ istituito attraverso una
cerimonia, detta “omaggio” che prevedeva
vari gesti simbolici: l’immixitio manuum con la
quale il vassus si metteva nella mani del
senior; il giuramento, che chiamava Dio come
testimone dell’impegno di fedeltà; la
consegna del beneficio (investitura) attraverso
un simbolo.
-
• Diffusione del vassaticum Il vassallaggio si
diffonde nella prima metà del VIII secolo nel
regno dei Franchi, come risposta alla crisi
dell’esercito di popolo (in origine tutti i liberi
dovevano accorrere alla chiamata del re,
“eribanno”). I maestri di palazzo merovingi si
circondano di una clientela militare,
compensata con beni sottratti alla Chiesa.
.
• La «CURTIS»
• Frammentazione dei poderi (conseguenza del sistema successorio
romano)
•  le origini del sistema bipartito in Gallia (VII secolo)
• pars dominica e pars massaricia
•  
• Solo dopo la metà dell’VIII secolo si constata la prassi di coltivare il
dominico sfruttando il lavoro forzato degli affittuari del massaricio
(sistema curtense, régime domaniale classique, manorial system)
•  
•  
• Loira / Reno, Inghilterra, Italia del Nord
•  
.

Storici dell’economia
•  
• curtis e sua realtà bipartita analizzata nella sua concretezza
•  
• - natura bipartita (pars dominica e pars massaricia)
• -legame essenziale fra la riserva dominica e i mansi
• (corvées: non c’è sistema curtense senza corvée)
•  
• Grande successo della teoria curtense che risponde all’esigenza della
storia economica tedesca che inserisce i modelli economici in una visione
d’insieme dello sviluppo, caratterizzato da una serie di ben definiti sistemi
economici
• La curtis corrisponde alla fase dell’economia naturale / economia
domestica chiusa
•  
•  

,
• Interpretazioni ideologiche e contrapposte nell’Ottocento (specialmente da parte
degli storici del diritto)
•  Germanisti
• - villa franca come risultato della sovrapposizione dei dominatori germanici ai latini
(sottomissione del mondo romanizzato ai barbari)
•  - villa come risultato di una evoluzione interna che parte dalla Genossenschaft
originaria, dal potente senso associativo che caratterizzava alle origini la società
germanica
•  Romanisti
• - collegamento e continuità fra i grandi latifondi del II-III secolo e le grandi aziende
carolingie e altomedievali in genere (curtis bipartita altomedievale come erede diretta
del latifundium romano)
• Dopsch e la riaffermazione della presenza della piccola proprietà allodiale; sottolinea
le differenze regionali, (è nelle terre fra Loira e Reno che si incontra l’effettivo
predominio di grandi proprietà fondiarie conformi allo schema bipartito classico)

•  
curtis
CAPITULARE DE VILLIS
• fonti
•  
• capitulare de villis
•  
• polittici (documento di gestione patrimoniale di un grande proprietario ecclesiastico, che
riporta in genere 1. indicazione della consistenza fondiaria delle riserve e dei mansi 2.
indicazione del numero e del nome dei dipendenti di qualunque condizione abitanti nel
masserizio 3. inventario degli affitti in denaro o in natura e delle prestazioni lavorative
[angarie, operae] alle quali sono tenuti i concessionari dei mansi.
•  
• grande dispersione dei patrimoni
• estrema variabilità delle unità fondiarie che compongono (curticelle o villule, con poche
decine di mansi, contrapposte a altre che hanno 3300 mansi [si arriva a estensioni di
20.000 ettari]
•  natura cangiante: processi contrapposti di accumulazione (donazioni, ecc,) e di creazione
di corti, e di frazionamenti
•  
• terra dominicata, mansus dominicatus, terra salica, dominicalia, manualia, domus cultile
•  
•  
•  
• Il
Curtis
• 1. Vogliamo che le nostre ville, che abbiamo istituito per il nostro profitto, siano sfruttate
integralmente a nostro vantaggio e non all'altrui.
• 5. Quando i nostri giudici devono occuparsi dei lavori agresti sulle nostre terre: seminare, arare e
raccogliere le messi, falciare il fieno o vendemmiare, ciascuno di loro in ogni località, al momento
di eseguire questi lavori, provveda e regoli le cose in modo che tutto si svolga nel modo migliore.
• 7. Che ciascuno dei giudici adempia pienamente al suo compito, come gli è stato prescritto; e se
fosse necessario lavorare di più, faccia calcolare se si debba aumentare il carico di lavoro o le
giornate lavorative.
8. Che i nostri giudici curino le nostre vigne che sono di loro competenza e le coltivino bene;
sistemino il vino in recipienti adatti in modo che non possa andare a male. Il resto del vino se lo
procurino, acquistandolo, in quantità sufficiente all'approvvigionamento della tenuta signorile. Nel
caso se ne sia acquistato in quantità superiore al fabbisogno dei nostri possedimenti, ci sia reso
noto, onde possiamo far sapere quale sia la nostra volontà in proposito.
• 10. Che i nostri fattori, forestali, cavallanti, dispensieri, decani, esattori e gli altri inservienti arino
ciascuno una quantità di terra determinata, consegnino dei maiali dai loro mansi e, per le
prestazioni manuali, provvedano diligentemente ai loro compiti. E ogni fattore che abbia un
beneficio, invii in sua vece un subalterno che adempia per lui alle prestazioni manuali e agli altri
servizi.
• 15. Che i nostri puledri siano comunque consegnati a palazzo il giorno della festa invernale di san
Martino.
• 18. Che presso i nostri mulini ci siano polli ed oche in proporzione all'importanza del mulino e
quanto meglio potranno.
Curtis

• 19. Nei nostri fienili delle più importanti ville ci siano non meno di cento polli e di trenta oche; nei
mansi non ci siano meno di cinquanta polli e dodici oche.
20. Ogni giudice faccia sempre arrivare ogni anno alla corte prodotti in abbondanza.
21. Ogni giudice conservi i vivai nelle nostre corti là dove già c'erano e se possono essere ingranditi,
li ingrandisca; là dove non c'erano e vi è la possibilità di costituirli, siano fatti ex novo.
22. Chi possiede vigne conservi non meno di tre o quattro corone di grappoli.
23. In ognuna delle nostre ville i giudici abbiano stalle per le mucche, i porci, le pecore, le capre e i
montoni, quante più sarà possibile; e per nessuna ragione debbono esserne prive.
• 26. I fattori non devono avere sotto la loro tutela più terra di quanta possono percorrere e
sorvegliare in un giorno.
27. Le nostre case siano sempre provviste di fuoco e di guardiani, in modo che non possano essere
danneggiate. E quando i nostri inviati e le ambascerie vengono a palazzo o ne ripartono, per nessun
motivo prendano alloggio nelle dimore signorili, se non vi sarà stato un ordine particolare nostro o
della regina. I conti, come è loro dovere, e gli uomini che fin dall'antico ebbero per consuetudine
questo compito, li ospitino come sempre, e per quel che riguarda i cavalli se ne curino secondo
l'usanza e li provvedano di tutto il necessario, onde possano venire a palazzo o ritornarsene nelle
loro terre senza difficoltà e decorosamente.
28. Vogliamo che ogni anno nel periodo di Quaresima, il giorno della domenica delle Palme, detta
Osanna, procurino di consegnare secondo i nostri ordini, l'argento proveniente dalla nostra
industria, dopo che saremo stati informati dell'entità della produzione dell'anno.
curtis

• 30. Vogliamo che i giudici, durante il loro servizio, facciano mettere da parte una certa quantità di ogni prodotto
che deve servire a nostro uso; allo stesso modo facciano mettere da parte ciò che deve essere caricato sui convogli
destinati alle spedizioni militari, ricavato sia dalle fattorie che dai pastori, e sappiano quanto mandano a questo
scopo.
31. Allo stesso modo facciano riporre ogni anno ciò che devono dare ai prebendari e ai ginecei, e a tempo
opportuno lo distribuiscano integralmente, e sappiano riferirci cosa ne fanno e donde l'hanno tratto.
32. Ogni intendente provveda a rifornirsi delle sementi migliori, acquistandole o in altro modo.
33. Effettuati i suddetti approvvigionamenti, e terminata la semina, tutto ciò che sarà restato di ogni prodotto sia
conservato fino a nostro ordine, finché non sia messo in vendita o tenuto di riserva le nostre disposizioni.
• 39. Vogliamo che si incarichino di ricevere i polli e le uova che i servi e i possessori dei mansi consegnano ogni
anno; e nel caso che non si usino, li facciano mettere in vendita.
• 43. Facciano consegnare ai nostri ginecei a tempo opportuno, come è stato stabilito, i materiali necessari, cioè il
lino, la lana, l'isatide, la tintura rossa, la robbia, i pettini per la lana, il necessario per la cardatura, sapone, grasso,
bacili, e tutte le altre piccole cose che sono necessarie nei ginecei.
• 55. Vogliamo che i nostri giudici facciano annotare in un inventario tutto ciò che hanno consegnato, messo da
parte o impiegato a nostro uso, e in un altro quello che avranno speso; e ci informino con un inventario delle
rimanenze.
• 65. Che i pesci dei nostri vivai siano venduti e sostituiti da altri, modo che ve ne siano sempre; tuttavia quando non
veniamo nelle nostre ville, allora siano venduti e gli stessi giudici raccolgano il denaro a nostro profitto.
• 67. Se mancano dei tenutari per i mansi disponibili o se non sanno dove collocare gli schiavi acquistati di recente,
ce ne diano avviso.
• 70. Vogliamo che nell'orto siano coltivate tutte le piante: [...]
.
• mondo signorile cerca di trattenere all’interno di un quadro di produzione abbastanza semplice, vincolante ed efficiente, un mondo rurale in
incremento demografico
•  
• Funzione economica del sistema: assicurare la sussistenza dei proprietari e dei loro contadini, ed eventualmente produrre una eccedenza di beni
destinata al mercato
• - garantire all’aristocrazia fondiaria il suo livello di vita, procurandole i viveri che essa consumava, la manodopera necessaria, e i materiali dei quali
essa ha bisogno. Le eccedenze esistono,m ma non alimentano il mercato bensì quei pochi consumi di lusso che il grande commercio fa giungere
• (Aristocrazia terriero/militare come parassitaria)
•  
• Ma:
• -oggi si pensa che la stasi demografica dei secoli VIII-X non è così assoluta, e che il dissodamento continua anche nei secoli IX e X.
•  
• Per l’olivicoltura, la metallurgia, il sale le grandi abbazie benedettine acquistano terre anche in contesti diversi dal centro del complesso patrimoniale.
•  
• proliferazione dei mercati locali
•  
• integrazione dei ceti commerciali
•  
• sistema curtense e svilupp urbano
•  

Varietà di aziende curtensi nei secoli XI-XIII
•  
• Esiste questa eccedenza?
•  
• - l’andamento demografico è stagnante
• -pochi dissodamenti
• - una parte delle rendite deve essere immagazzinata per riprodurre la risorsa (semina, ecc.)
Dalla curtis alla signoria
Lo scambio

• Dai sudditi al signore: soggezione personale,


surplus del prodotto

• Dal signore ai sudditi: protezione dai nemici


esterni e dai pericoli naturali
• Pace interna assicurata dalla giustizia (giustizia
signorile che nasce dall’immunità): dalla
giustizia «popolare» alla giustizia signorile
,
• Complessità del sistema
• Sovrapposizioni, interferenze: rispetto a un
signore ecclesiastico, l’ «advocatus» laico può
interferire
• La chiesa privata (Eigenkirche)
• La donazione di terre con riserva di potestà
giurisdizionale
• -- possono sopravvivere possedimenti liberi
(allodi) e comunità libere
l’incastellamento
• La proliferazione di centri fortificati era in atto
sin dal III sec.
• Nei secc. X e XI però si registra un fatto nuovo:
i signori, ecclesiastici e laici, agiscono
autonomamente dal potere centrale (che è in
forte crisi). Il castello privato è costruito “per
ripararsi dai nemici, trionfare degli uguali,
opprimere gli inferiori”.
• A partire dalla seconda metà del IX secolo prese piede in
tutta Europa un fenomeno nuovo e con grandi
conseguenze: l’“incastellamento”, la creazione, cioè, di
castelli sul territorio. Le cause di questo fenomeno sociale
furono molteplici: da una parte c’era senz’altro la necessità
di protezione dagli attacchi e dalle scorrerie degli Arabi (i
cosiddetti “Saraceni”), Normanni, Ungari; ma dall’altro
anche una risposta all’insicurezza interna dovuta alla
frammentazione politica e alla mancanza di un potere
centrale forte. A questo si possono aggiungere anche
motivazioni economiche di non poco conto perchè i grandi
proprietari offrivano protezione ai coltivatori delle loro
aziende evitandone la fuga in caso di pericolo. A
• Quando parliamo di creazione di un castello ci
riferiamo essenzialmente a tre situazioni possibili:
a) la costruzione dal nulla di un complesso
fortificato in una determinata posizione scelta per
motivi di sicurezza; b) la realizzazione di una
struttura difensiva (mura, torri) intorno a un
nucleo già abitato (un’abbazia, una chiesa, un
villaggio, oppure un’azienda agraria); c) la
costruzione di opere di difesa non intorno, ma
accanto a un abitato preesistente che, magari a
causa della sua dimensione, era antieconomico o
difficoltoso recingere interamente
• A prescindere dalle diverse modalità della sua
creazione, nell’Italia dei secoli X e XI, il castello (in
latino castrum o castellum) indicava generalmente un
villaggio fortificato in cui abitava stabilmente una
popolazione civile, e non una fortezza esclusivamente
militare, né un recinto per il rifugio temporaneo di una
popolazione che viveva normalmente fuori di esso
(quest’ultima soluzione era prevalente in Inghilterra e
nell’Europa continentale, non a caso luoghi dove sono
maggiormente diffuse le fortezze difese da torri e ponti
levatoi che nell’immaginario contemporaneo
costituiscono lo stereotipo del castello medievale).
• Con il trascorrere del tempo, tuttavia, il termine
cominciò a essere usato anche per designare edifici
che rispondevano a necessità diverse: a partire dal XIV
secolo, soprattutto nell’Italia settentrionale, che
risentiva maggiormente dell’influsso culturale
dell’Europa continentale, cominciò ad affermarsi il
significato di castello come dimora signorile fortificata.
• La conformazione dei castelli era molto varia a
seconda del luogo in cui sorgevano, delle soluzioni
difensive e degli elementi costruttivi. Anche le
dimensioni erano diverse (la maggior parte dei castelli
avevano comunque un’estensione compresa fra il
mezzo ettaro e l’ettaro e mezzo).
• Grazie alla costruzione dei castelli, tra i secoli XI-XIII, la
signoria fondiaria subì profonde trasformazioni. I proprietari
si appropriarono di fatto del potere lasciato vacante dalle
autorità centrali, assumendo via via, dopo i compiti di
protezione delle popolazioni rurali, anche quelli politici e
amministrativi. Tali poteri, detti “di banno” (ovvero di
comandare, costringere e punire), venivano esercitati non
soltanto sui servi e i coloni che mantenevano rapporti di
dipendenza, ma anche sull’intera popolazione che risiedeva
sul territorio sul quale operava la giurisdizione del signore.
La signoria fondiaria si trasformò, dunque, in “signoria
territoriale”, mantenendo nel territorio circostante al
castello una vera e propria giurisdizione che conferiva al
signore pieni poteri su tutti gli abitanti.
• Forme caratteristiche di questa dipendenza erano
il pagamento al signore di un contributo in
denaro (la “taglia”) che, almeno teoricamente,
ripagava la protezione da questi accordata loro, e
l’obbligo di utilizzare il mulino, il frantoio e il
forno signorile pagando con una parte del
prodotto. Ovviamente il processo non fu
uniforme ma si differenziò a seconda dell’area
culturale e politica: in Italia e nella Francia del
Sud, ad esempio, i signori rinunciarono a
mantenere le terre in gestione diretta per
praticare quasi esclusivamente l’affitto.
• Nel tempo si assiste ad una sempre maggiore
contrattazione delle prestazioni d’opera fra
contadini e proprietari, spesso convertite in
canoni in denaro. Nacquero anche nuovi tipi di
corvées, principalmente rivolte alla costruzione e
al mantenimento del castello e delle sue mura. La
creazione di signorie territoriali non fu certo un
processo indolore, né tanto meno stabile. Quasi
ovunque, infatti, si verificarono fenomeni di
sovrapposizione e contrasti, spesso violenti, fra i
detentori del potere “di banno”.
• A essere in conflitto erano soprattutto i proprietari dei
castelli e i semplici signori fondiari. Forti del controllo
delle loro strutture difensive, i primi tentavano di
sottrarre terre ai secondi richiedendo ai loro contadini
canoni e corvées, limitando anche la loro capacità di
controllare i beni e le persone che si trovavano nel
territorio sottoposto alla giurisdizione del castello. Le
controversie esistevano, naturalmente, anche tra i
signori territoriali più ricchi per imporre la loro
supremazia, con la conseguenza che spesso gli stessi
diritti bannali risultavano spartiti fra più detentori.
CONCLUSIONE PROVVISORIA

• La parabola di trasformazione della grande


proprietà fondiaria in signoria rurale, e poi
signoria territoriale di banno, è un fenomeno
strutturale, una trasformazione di fondo che
parte dall’epoca tardo-antica e interessa tutto il
medioevo
• E’ una trasformazione tipica di una società a
economia agraria e a debole presenza dello
stato
CONCLUSIONE PROVVISORIA
• E’ una trasformazione che accompagna l’impero
carolingio, ma che si manifesta in modo acuto
proprio con la crisi dell’impero carolingio, quando il
tentativo di Carlo Magno e dei suoi successori di
ridar sostanza allo stato e ai poteri pubblici fallisce,
e le esigenze di DIFESA // GIUSTIZIA // vengono
soddisfatte per i contadini non dal potere imperiale
lontano, debole, intermittente, vago, ma dal potere
dei proprietari fondiari che stanno diventando
signori (un potere forte e vicino)
.

• L’IMPERO CAROLINGIO
Un colpo di stato “benedetto”

• nasce il mito della “figlia primogenita della chiesa


di Roma”: il papa promette di erigere una chiesa
presso san Pietro a Santa Petronilla.
La svolta sul piano dei fatti: Roma
papale chiede aiuto ai Franchi
• 754 Chiamato dal papa Stefano II (753) scende
in Italia il re dei franchi Pipino il Breve, che,
battuto Astolfo, lo costringe con la pace di Pavia
a “restituire” al papa le terre tolte ai bizantini.
• 756 Astolfo riprende le ostilità contro il papa e
assedia Roma. Pipino il Breve scende
nuovamente in Italia, sconfigge Astolfo e con il
secondo trattato di Pavia lo obbliga a rinunciare
all'esarcato e alla Pentapoli, che cede a sua
volta al papa (donazione di Pipino).
,

• Tutto questo farà parte strutturalmente della «tradizione» regia francese,


anche quando dall’impero si passerà al regno di Francia.  
• Esempio: l’incoronazione di Ludovico il Pio (a Reims , che resterà
tradizionalmente la sede della «sacre du roi», l’incoronazione regia)
nell’anno 816: unzione liturgica e incoronazione con corona d'oro
• L'olio usato da san Remigio per battezzare Clodoveo è identificato con
l'olio usato per ungere Ludovico
• Pretesa esclusiva dei vescovi di Reims di procedere all'unzione sacra
Carlo (Magno)

Alla morte di Pipino, nel 768,


il regno viene diviso tra:
- Carlomanno (Alemannia,
Alsazia, Burgundia,
Settimania e Provenza)
- Carlo (Austrasia, Neustria,
Aquitania)
771 muore Carlomanno,
Carlo riunisce nelle sue mani
tutto il regno
Divisioni
del regno
dei Franchi
Dante così lo ricorda …
E quando il dente longobardo morse
la Santa Chiesa, sotto le sue ali
Carlo Magno, vincendo, la soccorse.

Paradiso VI, 94-96


Le guerre di Carlo

• 772 guerra contro i Sassoni


– dura circa 30 anni. Widukindo deve sottomettersi ed accettare il
battesimo
• guerra contro i Bavari (il duca Tassilone riconosce la
sovranità di Carlo)
• 791-805 guerra contro gli Avari
• guerra contro gli “arabi” di Spagna (810 accordo con
l’emiro di Cordoba: a nord del fiume Ebro si costituisce
la Marca di Spagna) Nel corso di una spedizione, sulla
via del ritorno vi è la scaramuccia di Roncisvalle nella
quale, ad opera di bande Basche, muore Rolando
• 774 si completa la conquista del Regno dei Longobardi.
La notte di Natale
dell’anno 800
• A Roma le diverse famiglie
dell’aristocrazia esercitano
pressioni sul papa
• Leone III chiama l’imperatore
in sua difesa e, in pubblico
giudizio, Carlo gli da ragione
• La notte di Natale il papa
incorona imperatore a San
Pietro il re Franco
Come reagì Carlo?

Il racconto di Eginardo mostra che Carlo non


dovette essere molto soddisfatto:

«In questo periodo prese il titolo di imperatore e di Augusto. Il


che dapprima lo contrariò a tal punto che giunse a dichiarare che il
quel giorno, anche se era una delle più grandi festività, mai sarebbe
entrato in chiesa se avesse potuto supporre quale era il progetto del
pntefice.
In seguito però sopportò con grand etolleranza l’odio suscitato
dall’aver egli assunto quel titolo, sdegnandosi soprattutto di ciò gli
imperatori romani.
Vinse la loro arrogante fierezza con la sua magnanimità, nella
quale indubbiamente li superava di gran lunga, e ottenne ciò
mandando loro frequenti ambascerie e chiamandoli fratelli nelle sue
lettere»
Con quale autorità il papa consacra un
imperatore?
• La cosiddetta “donazione di Costantino”

• Il ciclo di affreschi dei Santi Quattro Coronati


Carlo e Roma

«Fra tutti gli altri sacri e venerabili luoghi portava particolare


devozione alla chiesa del beato Pietro apostolo a Roma, sui cui
altari votivi ammassò un valore tanto in oro che in argento e
gemme, e molti e innumerevoli fuorno I doni inviati ai pontefici.
E per tutto il tempo del suo regno la cosa che ebbe sempre più a
cuore fu questa: che la città di Roma tornasse all’antico prestigio
grazie all’opera e all’impegno suoi e che la chiesa di S. Pietro
risultasse non solo sicura e difesa dal suo intervento, ma anche
adornata e arricchita dalle sue ricchezze al di sopra di tutte le altre
chiese.
Ma, pur tenendo questa chiesa in così grande considerazione, nei
suoi 47 anni di regno partì alla sua volta per scuoglier voti e
rivolgere preghiere solo quattro volte.»

Eginardo, Vita Karoli, n. 27


,
.
.
.
- L’USO DELLE RELAZIONI FEUDO VASSALLATICHE PER IL
RAFFORZAMENTO DEL POTERE IMPERIALE

- Carlo utilizzò il vassallaggio ad integrazione dell’apparato


pubblico. Con il tempo, però, si creò una confusione tra ambito
privato e pubblico: il vassallo-conte finì con il confondere
l’ufficium con il servitium e i vantaggi economici legati alla sua
funzione pubblica (a volte si trattava di benefici) con il beneficio
goduto in quanto vassallo.
- Equivoci da evitare

- Non tutti i vassalli erano conti (= funzionari pubblici) I legami


vassallatici non riguardavano tutti i rapporti sociali. La
“piramide feudale” non è mai esistita
Relazioni feudo vassallatiche – testi
• (A) Che nessuno abbandoni il suo signore dopo che abbia ricevuto
da lui il valore di un soldo, salvo se [il signore] lo vuole uccidere o
colpire col bastone o violare sua moglie e sua figlia o togliergli
l'eredità.
• Capitolare di Aquisgrana, KK 1, c, 16 (802-803).
• (B) Se qualcuno vorrà abbandonare il suo signore e potrà
comprovare uno dei seguenti crimini: cioè, in primo luogo che il
signore abbia voluto ingiustamente ridurlo in servitù; in secondo
luogo, che abbia tramato contro la sua vita; in terzo luogo, che il
signore abbia commesso adulterio con la moglie del suo vassallo; in
quarto luogo, che il signore si sia scagliato con la spada sguainata
contro di lui con la volontà di ucciderlo; in quinto luogo, che il
signore non abbia prestato aiuto al suo vassallo dopo che questo si
era accomandato nelle sue mani, allora sia lecito al vassallo
abbandonarlo.
• Capitolari franchi, KK 1, c. 8 (801-813?).
• .
Relazioni feudo-vassallatiche - testi
• Tassilone duca di Baviera vassallo di Carlo Magno (774)
• Ancora più dettagliato è il racconto della seconda redazione degli Annales regni
Francorum, scritta probabilmente dopo l'incoronazione imperiale di Carlo Ma­gno
(800), secondo la quale
• 31
• Allora venne anche Tassilone, duca di Baviera, con i grandi del suo popolo e
secondo l’uso franco si accomandò in vassallaggio con le sue mani nelle mani del
re e promise fedeltà sia a re Pipino, sia ai suoi figli Carlo e Carlomanno giurando sul
corpo di san Dionigi; promise anche sul corpo di san Martino e di san Germano di
prestare fede a questo giuramento ai suoi signori per tutta la sua vita. Allo stesso
modo tutti i grandi di Baviera, che erano venuti con lui innanzi al re, promisero su
quei luoghi venerabili di mantenere la fedeltà al re e aì suoi fedeli. Come s'è detto,
sulla base di questa testimonianza si è dato spesso per scontato che a metà secolo
il vassallaggio avesse assun­to delle caratteristiche già ben delineate, a partire dalla
cerimonia con cui un uomo diveniva vassallo. Oggi si ritiene per lo più che la
descrizione della cerimonia del giuramento di Tassilone ritragga un rituale che si
consolidò solo negli ultimi decenni di quel secolo. Pri­ma di analizzare il perché di
questa postdatazione è necessario sof­fermarsi brevemente sui gesti compiuti da
Tassilone di fronte a Pi­pino, poiché con essi abbiamo una delle rarissime
descrizioni dei riti vassallatici di età carolingia.
Relazioni feudo-vassallatiche, testi

• (C) 1. Giuramento dei fedeli. Io vi servirò fedelmente per quanto io saprò


e potrò, con l'aiuto di Dio, senza inganno o frode e con il consiglio e l'aiuto
secondo il mio ufficio e la mia persona affinché quel potere che Dio vi
concesse, voi possiate conservarlo ed esercitarlo secondo la sua volontà e
per la salvezza vostra e dei vostri fedeli.
2. Giuramento del re. Anche io per quanto saprò e potrò ragionevolmente
fare, con l'aiuto di Dio, onorerò ciascuno di voi secondo la sua condizione
e persona; e veglierò che egli sia onorato ed aiutato; gli conserverò la sua
propria legge e il suo diritto; e userò verso lui quella giusta misericordia di
cui egli avrà bisogno e di cui farà ragionevole richiesta, come un re fedele
deve onorare e salvare secondo giustizia i suoi fedeli. E per quanto lo
consente l’umana debolezza e per quanto Dio mi darà intelligenza e
potere, non abbandonerò questa decisione a favore di nessuna persona
nè per consiglio malevolo nè per alcuna altra indebita esortazione; e se io
sarò deviato a causa della mia debolezza, quando avrò capito ciò,
cercherò volontariamente di porvi riparo
• Giuramenti di Quierzy, KK 2, cc. 1-2 (858).
Relazioni feudovassallatiche, testi

• F)   Comportamento da mantenere verso il tuo signore.


Dio, come credo, e tuo padre Bernardo, nel fiorente vigore
dell'inizio della tua gioventù hanno scelto il signore che tu hai ora
[un Carolingio]; ricordati ancora che è nato da una grande stirpe ed
è di origine nobile da entrambi i lati, e non lo servire in modo tale
che piaccia solo all'apparenza, ma anche che coinvolga i tuoi sensi,
e tieni il corpo e l'anima pura e preserva la fedeltà a lui in tutte le
cose [...]. Perciò, figlio, ti esorto perché tu mantenga finché vivi la
fedeltà con il corpo e con la mente [...]. Mai esca da te un
improperio a causa dell'insania dell'infedeltà; il male non nasca
neppure nel tuo cuore, al punto da farti essere infedele in qualcosa
al tuo signore [...], cosa che non credo che, avverrà né in te né nei
tuoi compagni d’arme [...]. Tu, pertanto, Guglielmo, figlio mio [...],
come ti ho detto sii sincero, vigile, utile e eccellente; e sforzati di
esibire, in ogni affare che sia di utilità del potere regio, per quanto
Dio ti darà le forze, la massima prudenza dentro e fuori.
• Dhuoda, Manuale per mio figlio, III, 4 (843).
,
• In un suo ar­ticolo pionieristico pubblicato ormai
più di venticinque anni fa, Jacques Le Goff mise in
evidenza come i rituali vassallatici mettessero in
gioco le tre categorie degli elementi sim­bolici per
eccellenza: la parola, il gesto e l'oggetto, che
ritroviamo nell'episodio che ebbe come
protagonista Tassilone, il quale si ac­comandò in
vassallaggio mettendo le mani nelle mani del re
(ge­sto) e giurò la sua fedeltà (parola) toccando le
reliquie di alcuni santi (gesto/oggetto).
• Il "contratto vassallatico", infatti, era
essenzialmente orale e non comportava alcuna
registrazione scritta.
,
• Commendatio (atto attraverso il quale un
uomo libero si sottometteva alla protezione e
alla tutela (patrocinium / mundium)

• Immixtio manuum

• sacramentum
.
• Creazione di reti vassallatiche nelle terre conquistate dai
franchi (l’esportazione del rapporto vassallatico in

• Il rapporto feudo-vassallatico dall’alto al basso della società.


Diventa ‘sistema’

• Feudalizzazione delle cariche pubbliche (conte, marchese,


cariche di corte)

• Riconoscimento della ereditarietà dei feudi


• Resterà una struttura stabile della società occidentale :
Diritto feudale
Esportazione dei rapporti feudo vassallatici (XI sec.) nell’Oriente
crociato
,
• La componente dell’onore e della fedeltà (fidelitas)
• La reciprocità, il tradimento dell’onore (fellonia): la nascita
del diritto feudale, il giudizio dei pari (curia parium)
• La componente gerarchica: la dialettica senior / vassus (dal
celtico gwas, «ragazzo», giovane»): l’addestramento alla
guerra e ai valori delle armi. I «riti di passaggio» di una
aristocrazia militare
• Successivamente, il rapporto vassallatico passa da una
funzione prevalentemente militare a una funzione più
largamente «sociale», di coordinamento. La fiducia
dell’aristocratico franco nei suoi «fedeli» si trasforma in una
delega politica. Dall’entourage dei vassalli di Carlo Magno
usciranno i conti (comites, Graf) e i Marchesi (markgraf o
conte della Marca), i funzionari dell’impero
.
• Le regole si definiscono, molto presto:
- Giuramento ‘formale’ di fedeltà
- Ritualità, cerimoniale
- Feudo e beneficio
- http://www.slideboom.com/presentations/10147/1.04.-
Organizzazione-dell%27impero-carolingio.-Il-vassallaggio
,
• Commendatio (atto attraverso il quale un
uomo libero si sottometteva alla protezione e
alla tutela (patrocinium / mundium)

• Immixtio manuum

• sacramentum
.
• Creazione di reti vassallatiche nelle terre conquistate dai
franchi (l’esportazione del rapporto vassallatico in

• Il rapporto feudo-vassallatico dall’alto al basso della società.


Diventa ‘sistema’

• Feudalizzazione delle cariche pubbliche (conte, marchese,


cariche di corte)

• Riconoscimento della ereditarietà dei feudi


• Resterà una struttura stabile della società occidentale :
Diritto feudale
Esportazione dei rapporti feudo vassallatici (XI sec.) nell’Oriente
crociato
LA CANCELLERIA STRUMENTO DEL POTERE

• Il monogramma: signum karoli gloriosissimi


regis
IX. Impero carolingio e capitolari

 Capitolari
 già Astolfo, pubblicando le norme edittali del marzo 750, dichiara di
volerle in capitulare affigere
 ma già Pipino il Breve emana un capitolare nel 744 (quindi prima
dell’unzione regia del 751) in seguito a un concilio convocato a Soissons

 Capitolari
atti giuridici dell’impero carolingio, di solito suddivisi in articoli (capitula),
emanati dai re con la partecipazione dei grandi, tra cui i vescovi, oppure
emanati dagli stessi vescovi per le proprie diocesi con lo scopo di fare
conoscere misure legislative e amministrative
IX. Impero carolingio e capitolari

 una partizione tradizionale, basata sui contenuti, distingue tre grandi categorie di
capitolari:
1. Capitularia mundana
Capitularia missorum = Capitularia specialia
Capitularia legibus addenda = Capitularia specialia
Capitularia per se scribenda = Capitularia generalia
2. Capitularia ecclesiastica
3. Capitularia mixta
 una partizione basata invece sull’autorità che li emana distingue due categorie di capitolari:
1. Capitula episcoporum (disposizioni deliberate nei concilii)
2. Capitula regis (disposizioni deliberate nelle assemblee del regno)
 si valorizza così l’analogia tra le due serie normative, basata sui caratteri formali, e il
parallelismo tra autorità civile e religiosa, impegnate entrambe nella formulazione di
provvedimenti legislativi e amministrativi destinati alla societas christiana sul piano sia
temporale che spirituale
 ambiguità delle istituzioni nell’Europa costruita dai Franchi
IX. Impero carolingio e capitolari

 Il verbum regis e la sua diffusione nelle assemblee


 i re franchi pretendono il diritto di emanare leggi senza il consenso del
popolo per tutti i propri sudditi, e quindi indipendentemente dalla
nazionalità di questi, con l’adesione dei grandi laici ed ecclesiastici del
regno
 modello del diritto romano imperiale,
 non esistono raccolte ufficiali di capitolari e la loro tradizione è affidata a
raccolte private e alla trasmissione orale
 collezione di Ansegiso (abate di Fontenelle): raccoglie tra 826 e 827 una serie
di capitolari di Carlo Magno e Ludovico I suddivisa in 4 libri, articolati in 2
sezioni di argomento temporale ed ecclesiastico
 parte di essi vennero recuperati attraverso le raccolte miste di origine
ecclesiastica, che spesso ne strumentalizzarono i testi
IX. Impero carolingio e capitolari

 802 Dieta generale di Aquisgrana: aggiornamento e riscrittura delle


leggi nazionali promossa da Carlo Magno
 riforma modellata su 2 pilastri: ius vetus delle antiche leggi popolari
ius novum dei capitolari
sancendo obbligo per i giudici di giudicare sempre secondo la legge scritta per
evitare arbitrii e discrezionalità
 i Capitolari rappresentano un diritto territoriale generale in
contrapposizione ai diritti tribali personali
 Agobardo, vescovo Lione († 840), fa istanza a Ludovico I perché si adotti
la legge personale della stirpe dell’imperatore (e quindi salica) come legge
che assuma il valore di norma generale vincolante per tutti i sudditi
IX. Impero carolingio e capitolari

 funzione delle assemblee


 sino circa alla metà del sec. IX le diete imperiali sono luoghi di
semplice pubblicazione di norme di legge discendenti dal solo volere
del sovrano  la promulgazione orale è fase costitutiva del diritto ed è
la base per la sua accettazione ufficiale e la sua diffusione nei territori
dell’impero
 in seguito, per l’indebolimento della monarchia, la suddivisione dei
regni e la crescita del potere dell’aristocrazia, le norme sono sottoposte
all’approvazione e al consenso dell’aristocrazia laica ed ecclesiastica
 riemerge un modello pattizio di formulazione delle norme
IX. Impero carolingio e capitolari

 La tradizione italica dei capitolari


 capitolari generali emanati dai re franchi sono validi e applicati anche in
Italia, che dispone di una serie autonoma e specifica di capitolari
 832: Lotario I raccoglie un primo nucleo di norme emanate da Carlo e
Ludovico I promulgandole in occasione di una dieta generale a Pavia
 primo nucleo del Capitulare Italicum = norme emanate dai Carolingi a
integrazione dell’Editto longobardo, che poi dopo il Mille compaiono come
appendice stabile all’Editto e sono incrementate da alcune costituzioni di
imperatori germanici sino alla metà del sec. XI (Liber Papiensis)
 alle norme dell’Editto longobardo è riconosciuto un valore territoriale dai
Carolingi, e tale valore viene esteso alle aggiunte fatte da loro stessi sotto
forma di capitolari validi specificamente per il Regno longobardo
 Valutazione complessiva
Capitolari: opera legislativa intensa in ogni campo, ma mancante spesso di
organicità e della capacità di perpetuare volontariamente se stessa
,
• Sin dall'inizio la funzione della chiesa e in
particolare della gerarchia ecclesiastica
oltrepassa la mera organizzazione di un culto
•  
• In particolare nella Gallia dei Franchi e nella
Spagna dei Visigoti, il principe o re è
contemporaneamente
1) . vertice di un ordinamento pubblico parallelo a
quello religioso, e anche
2) tutore dell'ortodossia e della disciplina
ecclesiastica e centro di coordinamento dei
vescovi perché i vescovi nelle città hanno assunto
responsabilità sociali e politiche.
.
• Il ruolo delle istituzioni ecclesiastiche in età carolingia
• Vescovi e potere in età carolingia
•  
•  
• I Carolingi intendono sottrarre i vescovi al condizionamento
dell'aristocrazia militare (dalla quale provengono socialmente) e
inserirli in un sistema politico-ecclesiastico in cui la collaborazione
con il regno nel governo civile e religioso delle popolazioni fosse
piena.
•  

• - dilatazione dei compiti affidati ai vescovi ed abati (missi


dominici….)
• Carlo Magno legifera in materia ecclesiastica e anche pastorale, si
percepisce come «vescovo esterno» della Chiesa
• Carlo Magno incorpora, sancisce la legislazione ecclesiastica, che
viene recepita nei capitolari
L’Italia carolingia
• 774-888
• Tentativo di accentramento
•  
• Introduzione dell'istituto comitale in sostituzione (non immediata) di
duchi e gastaldi longobardi
•  
• L'Italia centro-meridionale resta istituzionalmente longobarda e mantiene
nel ducato di Benevento anche la sua indipendenza politica
•  
• Si rafforza la città, centro dell'antico territorio municipale: lotta contro i
distretti rurali longobardi (fines, iudiciarie...), e ripristino o introduzione
dei comitatus
•  
• Si arricchiscono e si 'dotano' gli episcopi
•  
• Si ordina ai conti di collaborare con il vescovo nell'amministrazione della
giustizia e nella gestione della cosa pubblica in genere
.
• Motivi del fallimento:
• - i franchi in Italia sono quattro gatti
• Carattere élitario del loro insediamento. Sino all’875 tutti i conti dei quali
si abbia notizia sono franchi, o alamanni; quasi tutti i vescovi sono franchi.
Si sentono assediati.

• Precoce tendenza dei conti alla dinastizzazione delle cariche, e alla


progettazione di una politica famigliare, dinastica

• Orientamento degli episcopati e dei monasteri a configurare i loro


possessi, grazie all’immunità, come a un’isola giurisdizionale all’interno
del comitato
• Il regnum non ha una politica stabile, ma è solo un potente blocco
itinerante, gli spostamenti del quale permettono di tenere a freno le forze
centrifughe
.
• Il concetto di regnum in Italia è circoscritto all'antico
• territorio del regno longobardo (Italia settentrionale e
Toscana), dove dapprima i discendenti dei Carolingi,
poi principi che esprimono il particoIarismo delle
grandi famiglie italiane di tradizione pubblica
(specialmente marchionale) esercitano un potere di
fatto .

• Nell’855-875 tentativi di Ludovico II, rex


Langobardorum (ma comincia ad apparire la dizione
rex e regnum Italie) e nominalmente imperatore, di
conquistare il sud ed espellere gli arabi
,
.
,

• 3 caratteri originali dell’età carolingia


• - predominio della grande proprietà, laica o
ecclesiastica
• - tendenza (tendenza!!!) all’autarchia
• - marginalizzazione della moneta e delle
attività di scambio
•  
.
• Il ruolo delle istituzioni ecclesiastiche in età carolingia
• Vescovi e potere in età carolingia
•  
•  
• I Carolingi intendono sottrarre i vescovi al condizionamento
dell'aristocrazia militare (dalla quale provengono socialmente) e
inserirli in un sistema politico-ecclesiastico in cui la collaborazione
con il regno nel governo civile e religioso delle popolazioni fosse
piena.
•  

• - dilatazione dei compiti affidati ai vescovi ed abati (missi


dominici….)
• Carlo Magno legifera in materia ecclesiastica e anche pastorale, si
percepisce come «vescovo esterno» della Chiesa
• Carlo Magno incorpora, sancisce la legislazione ecclesiastica, che
viene recepita nei capitolari
.
• Secondo i Libri carolini, Carlomagno "con
l'aiuto di Dio governava sulla Gallia, sulla
Germania e sull'Italia, nonché sulle province
ad essa finitime"
•  
• Finché vive Carlomagno, la restaurazione .
dell'impero in Occidente sembra in qualche
momento riproporre il modello tardo antico
della "Chiesa imperiale" , alla Costantino o alla
Teodosio
.
• Anche vescovi e abati sono coinvolti nel
riordinamento carolingio delle strutture
militari
• - le chiese reclutano clientele vassallatiche
proprie a difesa dei beni ecclesiastici; gli
ecclesiastici sono immessi, come «seniores»
dei propri vassalli, nell'esercito regio.
• [obbligo ufficiale per i prelati di vigilare sul
buon andamento dei propri uomini e di
condurli o di farli condurre ad una guerra].
Relazioni feudo-vassallatiche, testi

• (E)   Se il conte non amministra la giustizia


della sua circoscrizione, mantenga a sue spese
un nostro messo finché tutti i processi siano
conclusi; e se un nostro vassallo non avrà fatto
giustizia, allora si installino nella sua casa un
conte e un messo e vivano a sue spese, finché
non sia fatta giustizia.
• Capitolare di Héristal, KK 1, c. 21 (779).
,

• Si può parlare di una globale incorporazione


dell'organismo ecclesiastico nell'ordinamento
pubblico, e contemporaneamente totale
subordinazione dell'ordinamento pubblico alle
finalità ecclesiastiche».

 Europa carolingia come reciproca integrazione


su base territoriale fra un apparato politico-
militare e un ordinamento di chierici e monaci a
fini religiosi e civili
.
• C'è strumentalizzazione e potenziamento ad
un tempo. Il re è investito di un potere
militare e giurisdizionale sovrano e
ammantato di sacralità religiosa, e sovrasta a
tutte le istituzioni del regno.
• C’è o non c’è necessariamente c'è confusione
sul piano dei principi?
• In Occidente si è aderito in modo
incondizionato alla "teoria dei due poteri" in
costante contrapposizione al "cesaropapismo"
bizantino? Questo è un problema aperto
• .
• .
• .
.
• Secondo i Libri carolini, Carlomagno "con
l'aiuto di Dio governava sulla Gallia, sulla
Germania e sull'Italia, nonché sulle province
ad essa finitime"
•  
• Finché vive Carlomagno, la restaurazione .
dell'impero in Occidente sembra in qualche
momento riproporre il modello tardo antico
della "Chiesa imperiale" , alla Costantino o alla
Teodosio
.
• Anche vescovi e abati sono coinvolti nel
riordinamento carolingio delle strutture
militari
• - le chiese reclutano clientele vassallatiche
proprie a difesa dei beni ecclesiastici; gli
ecclesiastici sono immessi, come «seniores»
dei propri vassalli, nell'esercito regio.
• [obbligo ufficiale per i prelati di vigilare sul
buon andamento dei propri uomini e di
condurli o di farli condurre ad una guerra].
Relazioni feudo-vassallatiche, testi

• (E)   Se il conte non amministra la giustizia


della sua circoscrizione, mantenga a sue spese
un nostro messo finché tutti i processi siano
conclusi; e se un nostro vassallo non avrà fatto
giustizia, allora si installino nella sua casa un
conte e un messo e vivano a sue spese, finché
non sia fatta giustizia.
• Capitolare di Héristal, KK 1, c. 21 (779).
,

• Si può parlare di una globale incorporazione


dell'organismo ecclesiastico nell'ordinamento
pubblico, e contemporaneamente totale
subordinazione dell'ordinamento pubblico alle
finalità ecclesiastiche».

 Europa carolingia come reciproca integrazione


su base territoriale fra un apparato politico-
militare e un ordinamento di chierici e monaci a
fini religiosi e civili
.
• C'è strumentalizzazione e potenziamento ad
un tempo. Il re è investito di un potere
militare e giurisdizionale sovrano e
ammantato di sacralità religiosa, e sovrasta a
tutte le istituzioni del regno.
• C’è o non c’è necessariamente c'è confusione
sul piano dei principi?
• In Occidente si è aderito in modo
incondizionato alla "teoria dei due poteri" in
costante contrapposizione al "cesaropapismo"
bizantino? Questo è un problema aperto
.
• 888 Berengario marchese del Friuli eletto re contro Guido di
Spoleto. Guerra e sconfitta di Berengario
• 888-894 Guido di Spoleto eletto re a Pavia

• 895 discesa in Italia di Arnolfo di Carinzia, incoronato


• imperatore nell'8 96
• Alla sua partenza Lamberto di Spoleto e Berengario si spartiscono il
regno

• 900 Adalberto di Toscana e Adalberto d'Ivrea invitano Lodovico di


Provenza (incoronato 901)
• 901 reazione di Berengario: Lodovico accecato in
• Verona.
• 915 Berengario incoronato imperatore in Roma
,
.
• 922 i marchesi di Toscana chiamano Rodolfo II di
• Provenza. Berengario è sconfitto e ucciso 924

• 926 contro Rodolfo, Berta di Toscana, Guido di Toscana


• e Adalberto d'Ivrea chiamano Ugo di Provenza (eletto
• imperatore, dal 931 col figlio Lotario come collega)

• 930-940 predominio di Ugo e di Lotario


• 940 scontro di Ugo e Lotario con Ottone di Sassonia per
• il controllo della Borgogna
.
• 950 Morte di Lotario e elezione a re di Berengario (Il)
• marchese d'Ivrea (col figlio Adalberto). Crea le marche
• Arduinica, AIeramica, Obertenga nell'ItaIÙi-nord­
• occidentale
• 951 scende in Italia Ottone di Sassonia che sposa
• Adelaide, figlia di -Rodolfo di Borgogna e vedova di
• Lotario di Provenza
• 960 nuova discesa di Ottone, chiamato da Giovanni XII
• çontro Berengario II
La cavalleria

• La comparsa della cavalleria pesante


• l’esercito romano era composto principalmente
da pedites (fanti), sostenuti talvolta da una
cavalleria leggera
– ancora a Poitiers (732 d.C.), l’esercito di Carlo
Martello, che resiste ad un’incursione araba, è
formato da un quadrato di combattenti a piedi contro
cui si infrangono gli assalti saraceni
• Al termine del medioevo invece la cavalleria è
composta da soldati e cavalli rivestiti di
corazze: è la cosiddetta “cavalleria pesante”.
Quando è nata la cavalleria?
• la stessa letteratura cavalleresca medievale,
disputava se le origini della cavalleria fossero da
ricercarsi nelle antichità germaniche, nella militia
romana o nell'Oriente arabo-persiano

• Georges Duby ha rinvenuto la presenza nelle fonti


documentarie del termine miles usato nel senso di
«combattente a cavallo» a partire con certezza dal
terzo-ultimo quarto del secolo X
Quali le cause della nascita della
cavalleria?

• trasformazioni nell’armamento
• cambiamenti sociali
• presupposti culturali
• approdi istituzionali
• Nel regno dei Franchi, sotto i Pipinidi si verificò una
trasformazione nell’impiego bellico del cavallo
(utilizzazione della staffa?).
• Fra VIII e IX secolo i Franchi diedero ai cavalieri più
importanza di quanta ne avessero in precedenza.
• Il cavaliere assurge allora al vertice del prestigio
militare.
• In realtà per tutto il medioevo perdura il “disagio” del
cavaliere di fronte alla fortezza, fino a quando le
innovazioni dell’età moderna toglieranno ad
entrambi la loro importanza.
Trasformazioni dell’armamento
• La staffa, secondo Lynn White jr. la sua introduzione
avrebbe introdotto un nuovo metodo di
combattimento (la carica e l’armatura) ponendo le
basi per l’emergere di una nuova classe dominante
• La lancia. Vedendo l’arazzo di Bayeux (che racconta
la conquista dell’Inghilterra da parte di Guglielmo di
Normandia nel 1066), ci sono tre impugnature della
lancia: dall’alto, dal basso, e “in resta”.
cambiamenti sociali
• Con il X e XI secolo davanti al disgregarsi dei poteri
centrali, si afferma la “signoria di banno”. I piccoli
signori si acaparrano il potere pubblico. All’antica
divisione tra liberi e non liberi si sostituisce quella tra
miles e inermes.
• I simboli dei signori di banno sono il castello e il
cavallo. Miles verrà tradotto nelle lingue volgari
cavaliere, chevalier, caballero
presupposti culturali
• I presupposti culturali della cavalleria sono anche nel
legame che nella cultura del tempo si afferma tra
l'uso del cavallo e il genere di vita stimato nobile
• tale legame è probabilmente antichissimo
(bisognerebbe spingere l'indagine fino alle tombe dei
cavalli vicine a quelle dei capi nella preistoria
germanica e, nell'antichità classica, fino al significato
sociale dell'equitazione)
due fattori culturali
• La nascita e l’affermazione nel XII secolo
nella letteratura cortese cavalleresca
– La diffusione del codice culturale della cortesia
– I romanzi cortesi
• L’influenza della Chiesa che tenterà di
“cristianizzare” la cavalleria
– La diffusione del culto di san Martino
– Le tregue e le paci di Dio
L’interpretazione del Perceval di Chretien de
Troyes
Il giovane ed ingenuo Perceval, che udendo nella profonda foresta il
frastuono delle armi provocato da alcuni cavalieri in marcia, pensa prima a
demoni ma poi, vistili così belli e possenti, crede di esser di-nanzi ad angeli
del Signore e prostratosi a terra li adora, risponde con tutte le forze ad un
oscuro ma potente appello archetipico; e altrettanto vi risponde la madre,
ammaestrata sì dall'esperienza ma partecipe al tempo stesso del medesimo
horror sacrale, allorché abbracciando il figlio lo compiange sgomenta:
«Credo che tu abbia visto gli angeli di cui la gente dice che uccidono tutto
quello che toccano »
In questa pagina commossa e vibrante d'una religiosità profonda, anche se
ben poco e solo superficialmente cristiana (anzi, proprio per questo), è
racchiusa forse la chiave più intima della superiorità del cavaliere medievale
sugli uomini del suo tempo.
approdi istituzionali
• Il risultato fu quella che viene definita la
“cavalleria di rito”
• la vestizione: la consegna delle armi (derivata dai
cerimoniali delle benedizioni reali: «Ricevi, con la
benedizione di Dio, questo gladio che ti è trasmesso per
punire i malfattori e onorare gli onesti. Che tu possa con
questa spada, con la potenza dello Spirito Santo,
resistere e vincere tutti i nemici e gli avversari della
Santa Chiesa di Dio, preservare il regno che ti è affidato
e proteggere la casa di Dio. »)
• L’etica cavalleresca
• Il prestigio sociale

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