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Vitolo, capitolo XXIII

1. La crisi degli ordinamenti comunali e le origini della signoria cittadina:


a. perenne instabilit:
i. dinamica sociale vivace: ascesa di nuove famiglie;
ii. incapacit dei Comuni di dotarsi di pi saldi ordinamenti;
b. intraprendenza delle famiglie aristocratiche feudali:
i. clientele vassallatiche;
ii. collegamenti con le consorterie nobiliari della citt;
iii. evoluzione in senso signorile delle istituzioni comunali;
c. Ferrara:
i. vittoria definitiva degli Estensi (1240);
ii. sostegno dellaristocrazia cittadina e cospicua base fondiaria;
d. Veneto:
i. anni Trenta del Duecento: Ezzelino III da Romano;
ii. signoria su Verona, Vicenza, Padova, Treviso;
iii. sconfitta e morte (1259);
e. Piemonte, Lombardia, Emilia.
i. Oberto Pelavicino;
ii. Alessandria, Milano, Cremona, Pavia, Piacenza, Parma;
iii. morte e dissoluzione del dominio (1269);
f. Guglielmo VII di Monferrato ( 1292);
g. debolezza delle signorie feudali e non ancorate alle citt;
h. successo delle signorie legate alla citt, oltre che la contado:
i. Visconti a Milano;
ii. Scaligeri a Verona;
iii. Gonzaga a Mantova;
iv. Gherardesca a Pisa;
v. Malatesta a Rimini;
i. Verona:
i. Mastino della Scala subentra a Ezzelino da Romano (1259);
ii. apparente ritorno alle istituzioni comunali: podest e capitano del popolo;
iii. criptosignoria;
iv. appoggio dei mercanti in cambio della garanzia di pace e stabilit;
j. Milano:
i. sostegno del popolo e ascesa dei della Torre (1259);
ii. sopravvento dei nobili, capeggiati dai Visconti (1277);
iii. conferimento a Matteo Visconti del vicariato imperiale (1294): potere fondato non
sul consenso dei cittadini, ma su una delega dallalto.
2. Esperimenti signorili in Toscana:
a. vitalit delle istituzioni comunali nel Trecento;
b. Pisa:
i. signoria di Uguccione della Faggiola;
ii. estensione del dominio a Lucca;
iii. vittoria sui Fiorentini a Montaperti (1315);
iv. rivolta popolare e fine della signoria (1316);
c. Lucca:
i. Castruccio Castracani;
ii. dominio anche su Pisa e Pistoia;
d. Firenze:
i. rovesci militari e irrequietezza dei nobili;
ii. convergenza tra grandi e popolo minuto;
iii. signoria di Gualtieri di Brienne, duca di Atene, protetto di Roberto dAngi, e
insurrezione generale (1342-43).

3. Chiusure oligarchiche e restringimento degli spazi di iniziativa politica:


a. allargamento degli spazi di iniziativa politica superore alle possibilit della societ, ancora
suggestionata dai valori aristocratici;
b. grandi di popolo:
i. famiglie nobili schierate con il popolo;
ii. mercanti e banchieri ascesi alla nobilt ma schierati con il popolo;
c. Genova: assunzione da parte dei nuovi ricchi dei modi di vita e degli atteggiamenti dei
nobili, tra cui lorganizzazione in alberghi e la tendenza al conflitto per il potere;
d. formazione del patriziato cittadino:
i. convergenza dellalta borghesia, con i suoi valori di ordine e razionalit, con il
vecchio ceto cavalleresco;
ii. chiusura del patriziato e tendenza a limitare lascesa di nuove famiglie;
iii. alto livello culturale e gusto per il lusso e il mecenatismo;
e. Venezia:
i. assenza di consorterie nobiliari e apertura del ceto nobiliare alle famiglie di recente
ascesa;
ii. economica basata su commercio e finanza pi che sullartigianato;
iii. serrata del Maggior consiglio (1297);
iv. estensione della chiusura a tutti gli altri organismi di governo (1323).
4. Firenze dal regime oligarchico alla signoria:
a. cacciata di Gualtieri di Brienne, duca di Atene (1343);
b. convergenza e assimilazione tra nobilt e popolo grasso ancora agli inizi:
i. revoca degli Ordinamenti di giustizia;
ii. reazione delle compagnie armate di popolo contro le case-fortezze;
iii. reintroduzione degli Ordinamenti di giustizia e prima fusione tra nobilt guelfa e
grandi mercanti;
c. debolezza del patriziato:
i. nascita recente ed egemonia instabile;
ii. crollo delle grandi banche (Peruzzi, Bardi, Acciaiuoli);
iii. peste nera e rivolte sociali (Ciuto Brandini, 1345; Ciompi, 1378);
d. alcune famiglie nobili sposano la causa del popolo minuto in occasione del tumulto dei
Ciompi:
i. sconfitta e rafforzamento del ruolo economico, sociale e politico del patriziato
cittadino;
ii. annientamento della famiglia degli Alberti;
iii. la famiglia Medici evita la distruzione;
iv. vittoria degli Albizzi;
e. la signoria degli Albizzi:
i. contro i rivoltosi e i loro protettori nobili;
ii. signoria di Maso ( 1417): riforme istituzionali (cariche pubbliche riservate ai
partigiani, magistratura degli Otto di Guardia come polizia di Stato);
iii. signoria di Rinaldo (1417-34);
f. la fortuna dei Medici:
i. prestigio di mercanti e banchieri: Giovanni (1360-1429);
ii. Cosimo (1389-1464): viaggi allestero e legami con le corti;
g. la contesa tra Albizzi e Medici:
i. difficolt finanziarie del governo oligarchico;
ii. guerre contro Filippo Maria Visconti e contro Lucca,
iii. emergere di una corrente moderata nel patriziato urbano: per lattribuzione a Cosimo
di un ruolo di maggiore influenza, in considerazione del suo prestigio
internazionale;
iv. esilio di Cosimo (1433);
v. durante lesilio, Cosimo stringe rapporti con Venezia, con Ferrara e con il papa;
vi. Cosimo richiamato in patria, e i suoi avversari sono esiliati (1434).
5. La politica espansionistica delle Signorie:
a. lallargamento dei rapporti politici:

i. semplificazione del quadro politico: creazione di organismi politici di vaste


dimensioni;
ii. signoria ed espansionismo: sostenitori del signore non solo in ambito municipale;
iii. fenomeno del fuoriuscitismo: sistema di rapporti a lungo raggio e allargamento degli
orizzonti politici;
iv. ampliamento degli orizzonti economici: circolazione intensa di uomini e beni;
b. la politica espansionistica degli Scaligeri:
i. influenza in Toscana e Lombardia;
ii. signoria di Cangrande I (1291-1329): mecenatismo;
iii. signoria di Mastino II (1329-51): Treviso;
iv. reazione di Firenze, Venezia e Milano: pace di Venezia e limitazione del dominio a
Verona e Vicenza (1339);
v. conquista di Verona da parte dei Visconti (1387);
c. i Visconti sotto Gian Galeazzo (1385-1402):
i. crollo degli Scaligeri;
ii. matrimonio della figlia Valentina con il fratello di Carlo VI;
iii. conquista di Padova, Verona, Vicenza e Treviso;
iv. conquista di Pisa e sconfitta di Firenze;
v. campagna propagandistica: pace e benessere, contro i mercenari stranieri;
vi. sottomissione spontanea di Bologna;
vii. formazione in molte citt di partiti filoviscontei;
viii. assunzione del titolo di duca (1395);
ix. morte (1402) e successione del figlio Filippo Maria dopo lunghe lotte (1412).
6. Verso la formazione degli Stati regionali:
a. formazione di Stati a dimensione regionale;
b. Firenze:
i. conquista di Arezzo, Pisa (1406), Cortona, Livorno;
ii. accesso al mare e controllo del litorale toscano;
iii. indipendenza di Lucca e Siena;
c. Venezia:
i. met del Trecento: sconfitta degli Scaligeri;
ii. interessi nel Mediterraneo orientale: competizione con Genova;
iii. trattato di pace con Genova e la coalizione filogenovese (1381): perdita di Trieste e
di un tratto di costa dalmata;
iv. pericolo: espansionismo visconteo;
v. creazione di un dominio territoriale: Treviso, Vicenza, Padova, Verona, Belluno,
Feltre, Bassano, Aquileia, Istria, Friuli;
d. i Savoia:
i. consolidamento del potere in Piemonte;
ii. attenzione per la Pianura padana;
iii. conferimento del titolo ducale (1416).
7. Una realt politica atipica: lo Stato della Chiesa:
a. la definizione del territorio e del suo assetto:
i. punto di partenza: Patrimonium Sancti Petri (Roma, Lazio, Perugia, Pentapoli,
Spoleto);
ii. crisi dellImpero e acquisizione completa di Ancona, Spoleto e Romagna (1278);
iii. divisione in province, affidate a presidi o rettori;
iv. autonomie comunali e signorili;
v. potere delle famiglie romane;
b. il periodo del trasferimento ad Avignone (1309-1377):
i. strapotere delle fazioni cittadine;
ii. riduzione del flusso dei pellegrini e degli aspiranti ai benefici ecclesiastici;
iii. assunzione del potere da parte di Cola di Rienzo (1347);
iv. ideali di pace e giustizia ed entusiasmo degli intellettuali;
v. reazione della nobilt: Cola lascia Roma e raggiunge limperatore Carlo IV di
Lussemburgo-Boemia, che lo arresta e lo conduce ad Avignone;

vi. ritorno di Cola a Roma come senatore, assieme al legato papale, il cardinale Egidio
di Albornoz (1354);
vii. morte di Cola di Rienzo (1354);
viii. emanazione delle Costituzioni egidiane (1357): sottomissione dei signori ribelli e
delle citt, poste sotto il controllo dei rettori provinciali.
8. Modelli di organizzazione politica negli Stati regionali italiani:
a. modello viscontino:
i. impossibilit di omogeneizzare Comuni dotati di ordinamenti e tradizioni proprie;
ii. assenza di unadeguata burocrazia;
iii. mantenimento in vita di Comuni urbani e rurali, ma come organi
dellamministrazione statale;
iv. alte magistrature: Consiglio di giustizia (tribunale dappello), Consiglio segreto
(politico), Camera ducale (consiglio finanziario e tributario);
v. inquadramento nello Stato delle signorie locali attraverso le istituzioni feudali;
vi. elementi di modernit: intervento del duca negli ambiti di competenza locale,
provvedimenti di validit generale, controllo sul conferimento dei benefici;
vii. istituzione delluniversit di Pavia (1361);
viii. creazione di un organismo politico non omogeneo ma coeso;
b. modello fiorentino:
i. dominio su citt saldamente legate a un vasto contado;
ii. tentativo di spezzare il legame delle citt con il contado, dando autonomia alle
comunit rurali;
iii. protesta dei ceti urbani e arresto di tale linea politica;
c. modello veneziano:
i. amministrazione locale nelle mani dei ceti urbani;
ii. ridimensionamento del potere dei ceti urbani: ingerenza del governo centrale;
iii. creazione di uno Stato omogeneo e resistente;
d. modello savoiardo:
i. assenza di grandi citt;
ii. autorit del duca: suddivisione del territorio in dodici baliaggi, a loro volta suddivisi
in castellanie.

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