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LA SCUOLA DI MILETO (2)

1) Introduzione
Abbiamo già visto che il primo periodo della filosofia greca, quello “cosmologico”, si
interroga sull’unità che garantisce l’ordine del mondo e la possibilità della conoscenza
umana. Avevamo anche visto che in questo ambito possiamo inserire tutti i filosofi
precedenti Socrate ad eccezione dei sofisti. In questo senso sarebbe più appropriato
chiamare i “presocratici” “presofisti”. Siccome però è molto più frequente la
denominazione “presocratici”, da ora in poi, quando verrà usata, sappiamo che ci riferiamo,
in realtà, ai presofisti. Abbiamo visto che i presofisti si sono occupati dei problemi della
natura e della realtà. Non costituiscono un insieme compatto di filosofi visto che si
distinguono in numerose scuole e tendenze.
Ricapitoliamo: tutta la filosofia greca si divide in 5 grandi periodi: cosmologico-
antropologico-ontologico-etico-religioso.

Nel periodo COSMOLOGICO troviamo:


* Gli ionici di Mileto (Talete, Anassimandro, Anassimene)
* I pitagorici (Pitagora e seguaci)
* Gli eraclitei (Eraclito e seguaci)
* Gli eleati (Parmenide e seguaci)
* I fisici posteriori (Empedocle, Anassagora e Democrito)

Anassagora e Democrito sono contemporanei dei sofisti e di Socrate.


Se il problema dominante di tutti questi filosofi è quello cosmologico e ontologico
(relativo all’essere o alla realtà in generale), ebbero comunque anche un certo
interesse per il mondo dell’uomo, in questo senso i sofisti e Socrate stesso non
<<partono da zero>> rispetto all’indagine antropologica.
Abbiamo già visto che Mileto (colonia che sta nell’attuale Turchia) ha un grande sviluppo
economico e commerciale. Si sviluppano forme di democrazia, la tecnica fa progressi, ci
sono scambi continui con altri popoli e con l’Oriente. Tutto questo favorisce un
atteggiamento mentale aperto e il superamento delle credenze magiche, mitiche e religiose.
<<Da ciò l’emergere, nella Ionia, di una figura di intellettuale che ha in sé i tratti del
filosofo, dello scienziato e del tecnico>>1.
Fanno parte della scuola di Mileto quelli che vengono considerati i primi filosofi greci:
Talete, Anassimandro ed Anassimene. Non siamo in grado di dire se abbiano formato
una vera e propria scuola, cioè se siano stati uno discepolo dell’altro. Probabilmente no, ma
i tre sono accomunati dalla ricerca dell’arché (fa anche rima). Vediamo di cosa si tratta.
Quando noi osserviamo il mondo che ci circonda notiamo che ci sono dei mutamenti
continui: il fuoco che brucia un pezzo di legno rendendolo cenere, il bambino che cresce
eccetera. Ecco, i filosofi di Mileto cercano di superare l’apparenza (ciò che io percepisco
del mondo esterno e cioè il tutto mutevole) per arrivare a cogliere quella realtà unica ed
eterna di cui ciò che esiste (il mutevole che mi appare) è una manifestazione
passeggera. In altre parole <<la prima domanda filosofica fu posta più o meno in questi
termini: “Che cos’è che permane attraverso tutto il cambiamento?”. La prima
risposta data a questa domanda fu la seguente: quello che permane in tutto ciò che
cambia e continua a passare è la sostanza. Deve pur esserci qualcosa che resiste
nell’essere, altrimenti, da tempo non ci sarebbe più nulla. […] Il cambiamento è

1 Abbagnano N., Fornero G., La filosofia, vol. 1A Dalle origini ad Aristotele, Paravia, Torino, 2009, p. 25.
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sostenuto da un essere che continua a esistere, un essere che cambia, e che tuttavia
resta l’essere. La prima domanda posta dalla scuola di Mileto fu allora: “Qual è la
sostanza che permane attraverso il cambiamento?”>>2. Chiamano questa sostanza
arché cioè principio. L’arché è la materia dalla quale derivano tutte le cose, la forza
che le anima e la legge che spiega la nascita e la morte di tutte le cose. Una premessa
importante, prima di andare a capire cosa pensavano i singoli filosofi della scuola di Mileto
è che <<la distinzione tra “materiale” e “immateriale” […] non era ancora radicale. I
filosofi di Mileto hanno semplicemente considerato gli elementi più fluidi, più sottili, e se
questo da un lato escludeva la terra, dall’altro permetteva di passare con facilità [con
“passare” si riferisce ai diversi filosofi e non al singolo filosofo] dall’”aria” all’”infinito”.
Anche l’infinito era probabilmente materiale, ma ancora più fine, più sottile>>3.
Ora introduciamo 3 termini tecnici che si possono riferire alla scuola di Mileto:
* ilozoismo (dal greco “materia vivente”): si intende la natura come un tutto dotato di
vita, in questo caso pensano che l’arché abbia una forza intrinseca (interna) che la fa
muovere.
* Panteismo (dal greco “tutto” e “Dio”): c’è una identificazione tra il divino e la
natura (l’universo).
* Monismo (dal greco “unico”): dietro il divenire ed il mutare del mondo viene
riconosciuto un “unico” principio. Detto in altre parole si fa discendere l’intera realtà
(fisica ma anche mentale) da un unico principio.

2) Talete
E’ considerato il primo filosofo greco. Nacque intorno al 624 a.C. e morì verso il 546 a. C.
Fu anche politico (propose una federazione dei greci della Ionia), astronomo, matematico e
fisico. In campo scientifico è debitore verso il mondo orientale: viaggiò molto nell’Egitto e
nella Caldea (Babilonia, tra il Tigri e l’Eufrate). Per fare un esempio la predizione
dell’eclissi di sole del 585, che gli diede molta celebrità, è il risultato di una applicazione
intelligente delle tabelle degli astronomi caldei. Su Talete circolavano due leggende in
contraddizione tra di loro: secondo la prima egli, durante una passeggiata, guardando fisso
il cielo cadde in un pozzo causando le risate di una serva che vedeva in quella disavventura
l’inutilità pratica del sapere. L’altra leggenda narra che, proprio grazie alle sue conoscenze
scientifiche, aveva previsto un abbondante raccolto di olive e ne abbia tratto un grande
vantaggio economico comprando e rivendendo i frantoi della zona.
Spesso si riassume la filosofia di Talete con la frase “al principio di tutto c’è l’acqua”.
In realtà, ad essere più precisi, si tratta <<dell’umidità diffusa nella natura e
soprattutto negli esseri viventi>>4. Questa umidità sarebbe il principio generatore di
tutte le cose. Noi conosciamo Talete soprattutto grazie ad Aristotele, ed è proprio
Aristotele a formulare una ipotesi circa la motivazione di tale convincimento: il nutrimento
di ogni cosa è umido e persino il caldo si genera e vive nell’umido (fa riferimento al
vapore). Questa visione è molto simile alle cosmologie orientali (anche di questo ne da
conto Aristotele) però Talete utilizzava questo arché anche per spiegare i fenomeni
biologici (generazione, nutrizione), meteorologici (ciclo delle acque) e per dare un
fondamento alle ricerche geografiche. Secondo la maggior parte degli studiosi il sistema

2 Hersch J., Storia della filosofia come stupore, Mondadori, Milano, 2002 (trad. dal francese di A. Bramati sulla II ed. del
1993. I ed. originale 1981), pp.3-4. (Il neretto e la sottolineatura sono mie).
3 Ivi, p. 4. (Il neretto è mio).
4 Geymonat L., Storia del pensiero filosofico e scientifico, vol. I L’antichità – Il medioevo, Garzanti, Milano, 1975 (II ed., I
ed. 1970), p. 35.
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filosofico di Talete si può definire come <<”ilozoismo panteistico” (cioè come una
teoria che considera la materia quale principio vivente, e identifica la divinità con il
complesso degli esseri materiali>>5.

3) Anassimandro
Nacque intorno al 610 a.C. e morì nel 547. Scrisse l’opera Sulla natura di cui ci è rimasto
solo un frammento, per il resto ci dobbiamo rifare a quanto Aristotele ci riferisce sul suo
pensiero. Fu il primo a chiamare la sostanza unica primordiale “arché” (Talete non
definisce l’acqua con questo termine). Per dare una spiegazione unitaria della natura
non si poteva ricorrere ad un elemento della stessa natura (aria, acqua, fuoco, terra).
Perché? Anassimandro nota che ogni elemento ha una qualità che è diversa dalle
altre. Facciamo l’esempio dell’aria e del fuoco: la prima è fredda, il secondo è caldo;
se una fosse l’origine dell’altro il caldo del fuoco sarebbe annullato dal freddo
dell’aria e viceversa. <<Anassimandro pensa dunque che il mondo derivi da una
massa indefinita (prirono) cioè da una materia comune, da una mescolanza, dalla
quale si staccano i vari elementi con i loro opposti caratteri; i contrari che si separano
dal caos indefinito sono “il caldo e il freddo, il secco e l’umido e simili”>>6. L’apeiron
è un principio infinito ed indeterminato dal quale tutte le cose hanno origine e nel
quale si sarebbero dissolte quando si fosse concluso il ciclo stabilito da una legge
necessaria. Abbraccia e governa ogni cosa, è immortale, indistruttibile, divino. In lui
tutti gli elementi non sono ancora distinti quindi l’aperiron oltre ad essere infinita è
anche “indefinita”. A questo punto Anassimandro deve spiegare come, dall’apeiron,
derivano tutte le cose. La sostanza infinita è in eterno movimento e proprio a causa di
questo movimento si separano i contrari (caldo e freddo, secco e umido…). Così si
generano infiniti mondi che si succedono nel tempo secondo un movimento eterno.
Probabilmente l’infinità dei mondi si riferisce anche al fatto che esistono infiniti mondi
contemporaneamente. La nascita e la morte dei mondi è governata da una legge
cosmica. Il problema è che la nascita, in quanto separazione degli esseri dalla sostanza
infinita rappresenta una rottura dell’unità dell’infinito portando la diversità ed il
contrasto dove prima c’erano l’omogeneità e l’armonia. La nascita porta già con se,
connaturata, una sorta di ingiustizia che va espiata. Infine vediamo altri due aspetti del
suo pensiero: l’uomo non è un animale “originario” ma proviene dai pesci, in questo senso
sembrerebbe quasi che Anassimandro abbia anticipato la teoria evoluzionistica secondo la
quale nel corso dei secoli una specie può trasformarsi in un’altra specie. La terra è un
cilindro che non è sostenuto da nulla (per Talete, invece, la terra era sostenuta dall’acqua).
Da tutto quanto abbiamo detto, quindi, si può notare in Anassimandro l’esigenza di
cercare una spiegazione naturalistica del mondo.

4) Anassimene
Anassimene è il più giovane dei tre e probabilmente fu discepolo di Anassimandro. Nacque
verso il 585 (forse nel vostro libro è segnata come data di nascita il 546-545 a.C., se così
fosse si tratta di un refuso, cioè di un errore di stampa) e morì intorno al 528/525. Di lui ci
sono rimasti tre frammenti dell’opera Sulla natura. (Ma secondo altri si tratterebbe di un
unico frammento). L’arché per Anassimene è l’aria. Si tratta quindi di una “materia
determinata” come nel caso di Talete (L’infinito di Anassimandro, invece, è

5 Ivi, p. 36.
6 Dal Pra M., Sommario di storia della filosofia. Per i licei classici e scientifici. Vol I La filosofia antica e medievale, La
Nuova Italia, Firenze, 1963, p. 7.
3
indeterminato). Ma ha due caratteristiche importanti in comune con l’arché di
Anassimandro: è infinito ed in perenne movimento. Quindi: <<principio di tutte le cose
è per Anassimene l’aria, sostanza mobile, infinitamente estesa ma ben definita
qualitativamente>>7. Anassimene fa una similitudine: vede il mondo come se fosse un
gigantesco animale che respira, dove il respiro è la sua vita e la sua anima. Dall’aria nasce
tutto, compreso il mondo degli dei. Anche Anassimene, come Talete e Anassimandro,
deve spiegare il mutamento del mondo ed il divenire. Spiega tutto attraverso due
processi: la rarefazione e la condensazione. Praticamente l’aria, modificandosi, si
trasforma in tutte le cose che vediamo. <<Rarefacendosi, l’aria diventa fuoco;
condensandosi, diventa vento, poi nuvola e condensandosi ancora, acqua, terra e
quindi pietra. Anche il caldo e il freddo sono dovuti allo stesso processo: la
condensazione produce il freddo, la rarefazione il caldo>>8. Se ci riflettiamo troviamo
in Anassimene una relazione molto stretta tra “qualità” e “quantità”. Una rarefazione,
cioè una minore densità dell’aria, porta ad un cambiamento “qualitativo” nel momento in
cui c’è il passaggio da pietra a terra, oppure da terra ad acqua. Viceversa con una maggiore
densità del principio unico delle cose (l’aria) si ha un passaggio da fuoco a nuvola oppure
da nuvola ad acqua. Quindi abbiamo una <<riduzione delle differenze qualitative a
differenze quantitative: ciò che varia e differisce è soltanto la densità dell’unico
principio>>9. L’ultima cosa da aggiungere è che <<l’intero processo generativo si ripete
per infiniti cicli cosmici, dando luogo contemporaneamente a diversi e infiniti mondi>>10.

SCHEMA SULL’ARCHE’

Talete: l’arché è l’acqua, sostanza che sta sotto, che sostiene la terra.

Anassimandro: l’arché è l’ápeiron cioè l’infinito. Si tratta di un principio infinito ed


indeterminato. E’ una materia indistinta. Tutto deriva dall’infinto per “separazione”.

Anassimene: l’arché è l’aria: una forza che anima il mondo. E’ una materia infinita ed
in perenne movimento. Tutte le cose derivano dall’aria per “condensazione” e
“rarefazione”.

Bibliografia:
Abbagnano N., Fornero G., La filosofia, vol. 1A Dalle origini ad Aristotele, Paravia, Torino, 2009.
Anassimene di Mileto, in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti, Milano, 1993 (I ed. 1981), p.
32.
Dal Pra M., Sommario di storia della filosofia. Per i licei classici e scientifici. Vol I La filosofia antica
e medievale, La Nuova Italia, Firenze, 1963.
Geymonat L., Storia del pensiero filosofico e scientifico, vol. I L’antichità – Il medioevo, Garzanti,
Milano, 1975 (II ed., I ed. 1970).
Hersch J., Storia della filosofia come stupore, Mondadori, Milano, 2002 (trad. dal francese di A.
Bramati sulla II ed. del 1993. I ed. originale 1981).
Pancaldi M., Trombino M., Villani M., Atlante della filosofia. Gli autori e le scuole. Le parole – Le
opere, Hoepli, Milano, 2006.

7 Anassimene di Mileto, in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Garzanti, Milano, 1993 (I ed. 1981), p. 32 (Il neretto è mio).
8 Abbagnano N., Fornero G., La filosofia, vol. 1A Dalle origini ad Aristotele, Paravia, Torino, 2009, p. 29 (Il neretto è
mio).
9 Anassimene di Mileto, in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, cit., p. 32 (Il neretto è mio).
10 Ibidem.
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