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LUCANO

39-65 Figlio di Anneo Mela, giunse a Roma dove fu discepolo di Anneo Cornuto
(insieme a Persio). Viaggio di istruzione in Grecia, entra nella cerchia di Nerone e
inizia precocemente la carriera politica come questore.
Nel 60 vince le feste dei Neronia e viene incoronato dall’imperatore per un carme,
Laudes Neronis. Le fonti accennano però anche ad una rivalità poetica tra i due 
troviamo Lucano compreso nella congiura dei Pisoni, fu costretto al suicidio nel 65.

BELLUM CIVILE
Ha come argomento la guerra civile tra Cesare e Pompeo (Pharsalia nostra vivet),
culminata appunto con la battaglia di Farsalo del 48 a.C. Il testo si interrompe
bruscamente al X libro, a causa della morte dell’autore.
Le fonti usate dall’autore per la stesura di quest’opera sarebbero l’Ab urbe condita
di livio, le lettere du Cicerone, i Commentarii di Cesare, opere storigografiche di
Asinio Pollione e Seneca padre (Historiae ab initio bellorum civiulium).
C’è chi pensa che la scelta di raccontare questo evento implichi una posizione
polemica verso Nerone, identificabile come il tirannico Cesare descritto nel poema.
Però è anche vero che nel primo libro c’è un lungo inserto laudativo dell’imperatore,
visto come garante di una nuova età dell’oro (come Calpurnio Siculo nelle Ecloghe).
Si può presumere nel corso del poema un cambio di rotta da parte di Lucano, che,
spinto dalla progressiva evoluzione autocratica di Nerone, mutò l’intento originario.

ANTI-ENEIDE
L’opera segna volontariamente un distacco dall’epica virgiliana, nonostante sia un
poema in esametri e ci siano somiglianze formali: l’argomento è storico
(+compresenza di storia e magia  confusione e disordine dell’età neroniana), NON
mitologico, gli eroi agiscono senza guida divina o del fato, addirittura sembra
aleggiare una provvidenza negativa che conduce Roma verso la catastrofe.
La limpidezza e l’organicità della struttura virgiliana lascia spazio ad excursus e ad
una forma barocca che risente dell’influsso del tempo.
Lucano vuole RINNOVARE IL GENERE EPICO, ne mantiene il registro alto e l’apparato
retorico, ma ne rinnega l’equilibrio e aggiunge un gusto asiano del tempo (definito
da Quintilliano nella Institutio Oratoria come ricco di frasi ad effetto)

L’ASSENZA DEGLI DEI


Le divinità dell’Olimpo sono menzionate occasionalmente e con solo intento
erudito. Lo stoicismo ha insegnato a Lucano la presenza di un’entità superiore
provvidenziale e la possibilità umana di interrogarla attraverso la divinazione, ma il
poeta rilegge questa visione in chiave personale: insiste sull’incidenza nella storia
del caso e della Fortuna.

L’IRRAZIONALE
Quando l’uomo cerca di conoscere il futuro lo fa attraverso pratiche oscure e ottiene
solo profezie di sciagure (es. Sesto Pompeo e negromanzia). Il gusto per l’orrido e il
macabro deriva in parte dalle tragedie di Seneca (es. dettagli su stragi e morti).
Ponendo il mondo e i personaggi sotto una sorta di provvidenza negativa e
sfavorevole, elimina la figura del poeta vate di Ennio e Virgilio: non vengono fatte
grandi profezie di grandezza.
I numerosi interventi soggettivi e moralistici, con i quali Lucano commenta i fatti,
contribuiscono a far leggere gli eventi oggetto della storia come un modello
negativo.

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