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Il problema di cosa sia la filosofia si può tuttavia porre secondo due prospettive diverse:
a seconda che la definizione venga elaborata sul piano storico, ovvero la filosofia consiste
essenzialmente nella sua storia e nella sua tradizione come evoluzione del pensiero in rapporto ai
cambiamenti socio-culturali delle società umane nelle varie epoche.
oppure sul piano strettamente gnoseologico individuando l'oggetto della conoscenza filosofica e
formalizzandone il metodo.
La prima prospettiva è stata seguita per lo più dalla filosofia continentale nel suo sviluppo successivo
alla diffusione del Cristianesimo, laddove si è posta la necessità di individuare, nella storia del
pensiero, il dipanarsi di un filo conduttore univoco.
Un recente esempio di questo modo d'intendere la filosofia può rintracciarsi nel pensiero di Gilles
Deleuze, che nell'opera dedicata al senso della filosofia sostiene che la domanda su cosa sia la filosofia
tende a porsela l'uomo maturo - non a caso -, proprio nell'età in cui non ha più nulla da chiedere,
quando è in quell'intervallo tra la vita e la morte in cui gode di libertà assoluta. La risposta a quella
domanda ribadisce l'importanza della prospettiva storica nel senso che «la filosofia, è l'arte di formare,
di inventare, di fabbricare concetti, ma non soltanto. È altrettanto importante definire il contesto in
cui opera e gli interlocutori cui si rivolge.»[23]
La storia della filosofia consente così di rintracciare le varie linee evolutive del concetto di filosofia e
quindi definire secondo un criterio unitario ed organico i problemi oggetto della conoscenza filosofica;
essi possono tuttavia essere studiati, oltre che dal punto di vista storico, anche singolarmente,
esaminando le varie posizioni filosofiche sugli specifici argomenti.
La seconda prospettiva, invece, trova il suo antico fondamento nella indagine "scientifica"
della filosofia greca, rinnovatasi nell'ultimo secolo con la rinascita, accompagnata da una ripresa di
interesse, degli studi di logica e con i tentativi del circolo di Vienna, di Bertrand Russell,
di Wittgenstein ed altri, di fondare rigorosamente la conoscenza filosofica.
Nella cultura greca antica, il termine filosofia oscillava tra due significati estremi: in un senso, la
filosofia, spesso identificata come sinonimo di sophia, termine che la distingueva dalla φρόνησις
(phrònesis), la prudenza, coincideva con la saggezza o, come anche si diceva, la paideia (educazione,
formazione culturale): ad esempio Erodoto racconta di Solone come un uomo che aveva molto
viaggiato per il mondo «filosofando»,[24] per desiderio di sapere.
È nell'ambito di questi due significati che si sviluppano gli usi più particolari del termine filosofia.[25]
Il saggio, tuttavia, nel senso greco del termine, non è l'uomo perso nelle sue riflessioni teoriche; egli,
pur detenendo un sapere considerato astratto, possiede invece l'abilità di farne un uso concreto,
pratico: filosofia come “stile di vita”, saggezza intesa come “saper vivere”, in un'unità di teoria e prassi
tipica dell'epoca nella quale appunto nasce. Il tema è trattato approfonditamente da Pierre Hadot in
una delle sue opere principali, “Che cos'è la filosofia antica?”, nella quale illustra quanto lontano fosse
il pensiero greco dalla costruzione di sistemi ideali astratti ed avulsi dalla realtà. Questa sua tesi è stata
ampiamente sviluppata dal filosofo ispanico-indiano Raimon Panikkar, il quale, pur senza citare
Hadot esplicitamente, è in perfetta sintonia con la sua idea di filosofia come “stile di vita”.
Con l'uso della sapienza sarebbe facile arricchirsi: è ciò che sostiene Ieronimo di Rodi,[26] narrando di
come si arricchisse Talete, il quale, prevedendo un'abbondante produzione di olive, affittò tutti
i frantoidi un'ampia regione, monopolizzandone la molitura. L'aneddoto è raccolto, oltre che
da Cicerone,[27] da Aristotele, il quale scrive che: « [...] siccome, povero com'era, gli rinfacciavano
l'inutilità della filosofia, avendo previsto in base a calcoli astronomici un'abbondante raccolta di olive,
ancora in pieno inverno, pur disponendo di poco denaro, si accaparrò tutti i frantoi di Mileto e
di Chio per una cifra irrisoria, dal momento che non ve n'era alcuna richiesta; quando giunse il tempo
della raccolta, cercando in tanti urgentemente tutti i frantoi disponibili, egli li affittò al prezzo che volle
imporre, raccogliendo così molte ricchezze e dimostrando che per i filosofi è molto facile arricchirsi,
ma tuttavia non si preoccupano di questo.»[28]
In questo senso la filosofia greca è permeata, fra l'altro, dal problema politico. Secondo Jean-Pierre
Vernant "...è sul piano politico, di fatto, che in Grecia la Ragione si è in primo luogo espressa,
costituita, formata",[29] ovvero dal rapporto fra la sapienza e la capacità di governare il comportamento
dell'uomo sia come singolo che come facente parte della comunità della polis stessa.