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Le mutazioni

Le mutazioni sono alterazioni del DNA che possono dare origine a cambiamenti nella
manifestazione fenotipica di un carattere. Esse non sono sempre ereditarie, infatti negli
organismi pluricellulari ci sono:
- mutazioni somatiche che avvengono a livello del soma e quindi si manifestano alle
cellule figlie, ma non quelle ottenute da riproduzione sessuata. Per esempio le voglie
sulla pelle;
- mutazioni della linea germinale che invece implicano una mutazione delle cellule
gametiche e si manifestano nella prole ottenuta per riproduzione sessuata.
Non necessariamente le mutazioni hanno degli effetti fenotipici, infatti esistono:
1. mutazioni silenti che non hanno effetto sulla funzione di una proteina perché magari
riguardano regioni di DNA che non codificano per alcuna proteina, oppure può
avvenire in una regione del gene che, a causa della ridondanza del codice genetico,
non influisce sulla sequenza amminoacidica;
2. mutazioni con perdita di funzioni che intaccano la funzionalità di una proteina, e
quindi comportare una mancata manifestazione del gene o di una forma alterata di
esso ed hanno quasi sempre eredità recessiva. Per esempio nel caso dell’allele
responsabile del seme verde rugoso, dovuto alla perdita di funzione del gene SBE1.
Questo implica vari cambiamenti osmotici che sono responsabili della caratteristica
rugosa della buccia del seme.
3. mutazioni con acquisto di funzioni in cui si codifica una proteina con una nuova
funzione; in questo caso hanno eredità dominante e non impediscono all’allele
mutante di manifestare il proprio fenotipo. Per esempio nel caso dei tumori, dove un
allele mutante dovuto all’acquisto di una nuova funzione della proteina p53, favorisce
la divisione cellulare incontrollata.
Alcune mutazioni manifestano il proprio fenotipo a seconda di particolari condizioni
ambientali, dette mutanti condizionali. Per esempio, una variazione della temperatura
comporta la manifestazione del fenotipo colourpoint del coniglio.
A seconda della causa possono essere:
- spontanee e cioè non dipendono da fattori esterni. Per esempio un incorretto
appaiamento tra le basi, per una reazione chimica come la perdita di un gruppo
amminico per deaminazione, per errori di duplicazione o a causa della
non-disgiunzione durante la meiosi;
- indotte e cioè dipendono da fattori esterni, definiti agenti mutageni, come le
radiazioni.

Le mutazioni possono essere suddivise in: mutazioni puntiformi, mutazioni cromosomiche


e mutazioni cariotipiche.

Le mutazioni puntiformi
Si tratta di una mutazione che interessa il cambiamento di poche basi nella sequenza del
DNA. Esse compaiono durante la duplicazione del DNA, ma normalmente vengono corrette
durante il processo, anche se delle volte persistono ma non comportando alterazioni del
fenotipo, per esempio nel caso delle mutazioni silenti; infatti, per esempio, se viene
codificata un’adenina anziché una citosina, anche nell’mRNA verrà codificata una base non
corretta, ovvero l’uracile e ciò non comporta alterazioni nella traduzione perché la tripletta di
nucleotidi sintetizza lo stesso amminoacido. La ridondanza del codice vanifica la
manifestazione della mutazione.
- mutazioni di senso o missenso: in questo caso la semplice alterazione di una base
implica un’alterata manifestazione fenotipica. Per esempio nell’anemia falciforme.
Nella regione del cromosoma 11, tra due citosine c’è una adenina anziché una timina
(CAC). Questo porta all’mRNA ad avere le basi GUG che codificano per la valina,
anziché per il normale acido glutammico. Perciò questo intacca la struttura
dell'emoglobina che si costruisce a forma di falce che implica talvolta la perdita di
funzionalità della proteina.
- mutazioni non senso: generano un codone di stop. A anziché T che implica
nell’mRNA il codone UAG, ovvero il codone di stop. Questa mutazione è
responsabile di un’altra alterazione dell’emoglobina e che comporta la talassemia e
cioè la mancanza di catene polipeptidiche della stessa proteina.
- mutazioni frameshift o per scorrimento della finestra di lettura: implica
l’addizione o sottrazione di una base all’interno della sequenza di DNA. Aggiungendo
una base azotata, cambiano le triplette di codoni e perciò implica uno scorrimento di
lettura differente rispetto a prima che avvenisse la mutazione. La proteina finale,
quindi, risulta molto diversa.

Le mutazioni cromosomiche
La mutazione cromosomica riguarda il cambiamento della sequenza di DNA di uno o più
cromosomi. Possono verificarsi durante la meiosi, nello specifico durante la profase I
quando avviene il crossing over. La frattura e il ricongiungimento errato di segmenti di DNA
può avvenire in quattro modi differenti:
● delezione: comporta la perdita di una porzione del cromosoma. Le conseguenze sul
fenotipo cambiano a seconda della lunghezza e della localizzazione della delezione.
Per esempio la fibrosi cistica. In questo caso la proteina mutata che si situa
sull’epitelio del canale respiratorio e digerente, non permette il trasporto corretto di
ioni cloro che si depositano su un lato della membrana, dovuta alla mancanza di una
porzione della proteina stessa. Anche l’acqua viene trattenuta e comporta alla
produzione di un muco più denso del normale;
● duplicazione: può avvenire in contemporanea a una delezione e ciò comporta che,
quando gli omologhi si dividono, un cromatidio possiede un segmento in meno,
mentre l’altro ne possiede due copie;
● inversione: consiste nel reinserimento di un segmento rotto in modo invertito;
● traslocazione: implica lo scambio di segmenti di cromatidi non omologhi. Si dice
bilanciata se la lunghezza dei segmenti è la medesima, invece si dice sbilanciata se la
lunghezza dei segmenti è diversa. Possono comportare all’insorgenza di individui
sterili

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