Il totalitarismo ha infranto la continuità della storia dell’Occidente e per questo motivo è
necessario trovare il coraggio di affrontare la realtà resistendo alle tentazioni di negare o giustificare perché solo attraverso ciò si potranno mettere in luce gli aspetti della tradizione filosofica occidentale che ha contribuito ad attuare il totalitarismo; sul piano dell'analisi storico- politica si parla delle circostanze che ne hanno favorito l'avvento e degli elementi che lo compongono: l'ideologia e il terrore; attraverso questa analisi possiamo distinguerlo dalle altre forme di autoritarismo. Il potere totalitario è collegato all'eredità filosofica occidentale e alle potenzialità che vengono offerte da parte del mondo della scienza e della tecnica che apre nuove possibilità di manipolazione; infatti il compimento del totalitarismo sta nell’assolutizzazione dell'homo faber (privare gli esseri umani di ogni interazione e di ogni individualità rendendoli intercambiabili; allo stesso tempo è un fenomeno nuovo che attraverso la sua ideologia coinvolge delle masse di individui incapaci di relazioni di solidarietà, la cui fragilità viene risucchiata attraverso la tecnica del terrore ; il totalitarismo penetra in ogni aspetto della vita aprendo la strada al campo di concentramento, ovvero il progetto totalitario per eccellenza dove si procede alla trasformazione degli esseri umani annullandone ogni volontà e personalità. BANALITA’ DEL MALE: il male non ha profondità ma è banalità; A. afferma che non bisogna confluire nella personalità dei funzionari caratteristiche di malvagità, ma possono essere descritti come funzionari di governo; a costituire regimi totalitari sono altre componenti in quanto vengono alimentati da una serie di gesti ottusi resi possibili dalla manipolazione dell'opinione della propaganda di regime, che porta alla disumanizzazione invalidando la capacità di giudizio; Anders afferma che il comportamento degli imputati dimostrava la trasformazione del fare nell'età della tecnica che li rendeva esecutori degli ordini del regime; per Canetti la capacità di compiere delle azioni terribili trova spiegazione nella teoria del potere che si concentrava sulla natura del comando; ma la A. ha espresso che non bisognava abbandonare la convinzione di una responsabilità personale e respingeva la tesi di una non imputabilità di Eichmann; il saggio ha suscitato reazioni e polemiche: molti erano insoddisfatti di come la A. avesse valutato il problema del male e del suo significato politico e per altri risultava irritante il fatto non sembrava valutare la circostanza in cui è mancata una generale opposizione della popolazione tedesca e privava del giusto peso alcuni casi di resistenza; ma la A. precisò che il carattere totalitario del regime nazista non poteva rendere impensabile una possibilità di scelta diversa rispetto alla sua collaborazione (non fare niente). Nonostante ciò, la riflessione portò il pensiero politico-filosofico del ‘900 a confrontarsi con il fenomeno dell'allineamento spontaneo da parte della maggioranza. LA CONDIZIONE UMANA: Il totalitarismo è un’assenza di percezione del limite le cui radici stanno nel fatto che il Soggetto si vuole alzare a fondamento di tutta la realtà; la A tratta della condizione dell'uomo; ovvero del modo in cui l'essere umano riesce a relazionarsi con il mondo esterno; non può conoscere l'essenza naturale delle cose e quindi anche della definizione di se stesso, perché soltanto un Dio potrebbe conoscerla; gli esseri umani possono concepire chi ciascuno sia stato, perché morendo l'uomo lascia dietro di sé una storia compiuta che gli altri possono comprendere nella sua specificità; l'uomo quindi esiste in un mondo in cui sono sempre presenti anche altri esseri umani: pluralità. SFERA PUBBLICA: questa pluralità trova un luogo d'incontro nello spazio pubblico; distinzione fra la sfera pubblica e quella privata: la polis si basava sull’uguaglianza mentre la vita familiare si basa sul sulla disuguaglianza; essere liberi significa non essere soggetti al comando di un altro; la sfera pubblica coincide in due momenti: la possibilità, in cui ciascuno può essere visto e quel udito, e uno spazio comune che rappresenta il mondo delle cose condivise ; nella sfera pubblica si presenta anche il riconoscimento delle singole identità in quanto questo è la condizione della possibilità dell’essere insieme quindi è il luogo in cui si può essere conosciuti e si può esprimere l'agire umano. LAVORO, OPERA, AZIONE: il lavoro è la forma più bassa delle attività dell'uomo: la A. critica Marx che l’ha posto a forma essenziale di espressione dell'umanità, mentre lei afferma che è l'esenzione al lavoro costituisce l'idea di libertà e quindi una attiva partecipazione alle decisioni del governo (il lavoro a che fare con la mera conservazione della vita individuale); l'operare presenta quelle condizioni che consentono all'uomo di sperimentare dei ruoli e delle capacità che gli aprono nuove possibilità rispetto alla sfera del lavoro che invece pone l'uomo in un processo ripetitivo di produzione-consumo (società di massa); l’azione è la sfera più alta perché attraverso l'azione l'uomo inizia qualcosa di nuovo e questa sua azione imprevedibile porta alla presenza di una libertà che si identifica con l'individuo che la intraprende; è dipendente dalla presenza degli altri perciò la sua specifica forma è il discorso, in quanto attraverso la parola ci si può inserire nel mondo umano. POLITICA E ASSENZA DI DOMINIO: la politica è quella sfera umana estranea alla logica mezzi-fine e all’ambito del dominio ; condivide con il realismo politico l'esigenza di tenere la sfera politica distinta da altri ambiti della relazione umana ed individuarne la propria specificità; sia la A. che SCH. condividono il rifiuto della logica che definisce l'ambito della politica subordinata ad altre sfere, concentrando tutta l'attenzione sulla dimensione dell’economia ; la concezione della politica di A. si articola attorno alla libertà e alla partecipazione privilegiando i momenti del dialogo e dell’apertura a quelli del conflitto e della decisione; Per la A. la rivoluzione americana va interpretata come il cominciamento del più grande esempio di natalità in ambito storico-politico: la costituzione di una nuova comunità politica; questa è dotata dei requisiti necessari a un agire politico autentico perché aveva tenuto insieme potere politico e libertà; la politica è un ambito sottratto alle diverse forme del dominio che si esprimevano nella relazione comando-obbedienza piuttosto che nello scambio in uno spazio pubblico realizzato dagli uomini per poter condividere l'esperienza della libertà. EICHMANN A GERUSALEMME: Eichmann aveva citato durante il suo processo l'imperativo categorico kantiano, secondo il quale non si deve seguire una massima che non si vorrebbe come regola valida per tutti, però se n'era servito in un contesto in cui richiamava la doverosità dell’obbedienza piuttosto che l'esercizio della propria facoltà di giudizio; da qui la A. insiste sull’assenza di pensiero e quindi sulla mancanza di un dialogo interno dal quale può nascere l'obiezione a commettere il male; il pensiero come lo intendeva è una facoltà presente in ciascuno che aveva a che fare con la capacità di restare ancorati alla realtà attraverso il dialogo costante dell'uomo con se stesso che si apre alla possibilità del confronto con gli altri.