Sei sulla pagina 1di 4

I moti

I moti degli anni venti


• In Spagna, a partire da Cadice (1820): rivolta di ufficiali che chiedono il ripristino della
Costituzione liberale del 1812, concessa durante le guerre antinapoleoniche, che prevedeva
una sola camera eletta a suffragio universale. Il re la concede (Costituzione di Cadice)
insieme all’abolizione dell’inquisizione e alle elezioni, che portano al potere un governo
moderato.
• Nelle Due Sicilie (1820), da Nola (1820): si ribellano ufficiali carbonari, cui si unisce il
generale Guglielmo Pepe, mandato a reprimere la rivolta, che il re riesce a calmare solo
concedendo una costituzione analoga a quella spagnola. Scoppia però nel frattempo un moto
separatista siciliano che mette in crisi lo stato.
• Incontratisi a Troppau e Lubiana, i rappresentanti degli stati di Vienna affidano all'Austria la
repressione del moto italiano, che vince in poche settimane.
• Al congresso di Verona si affida l'intervento in Spagna alla Francia, che in pochi mesi
ristabilisce la monarchia assoluta (1823).
• nel Regno di Sardegna (1821): patrioti piemontesi insorgono col beneplacito di Carlo
Alberto, probabile successore di Vittorio Emanuele, ma quando questi abdica in favore di
Carlo Felice, anch'egli ostile ai moti, Carlo inizia a dubitare, e la sua incertezza porta gli
insorti al disorientamento, e ad una rapida repressione austriaca del moto. Mazzini capirà
quindi quanto poco ci si possa fidare dei re, e dei Savoia in particolare.
• In Grecia (1821): moto promosso dall'associazione segreta Eterìa, richiama volontari da
tutto il mondo (ad esempio Byron e Santa Rosa), perché immagine del piccolo stato con
grande cultura e storia che lotta contro l'impero ottomano per i diritti civili. Si giunge al
Congresso Panellenico (Epidauro, 1822) chedichiara l'indipendenza. Intervengono a favore
dei Greci Russia, Inghilterra e Francia, giudate dalla prima che sperava di espandersi verso i
balcani per l'indebolimento dei turchi (e ufficialmente si mostrava, da ortodossa, liberatrice
dei greci ortodossi dai turchi musulmani), mire che la Francia voleva bloccare all'Austria,
mentre l'Inghilterra spera che l'indipendenza greca limiti l'influenza russa. Si arriva così alla
vittoria europea a Navarrino (1827) e alla Pace di Adrianopoli (1829), che pose a capo del
nuovo stato greco i Wittelsbach, sovrani di Baviera.
• In Russia (1825): nasce un moto liberale, i "decabristi" che chiedono una costituzione
moderata e l'abolizione della servitù della gleba, ma la maggior parte dell'esercito rimane
fedele allo zar e vince facilmente gli insorti.

I moti degli anni trenta-quaranta


(Anni di industrializzazione e crescita economica)
• In Francia (1830): Carlo X aveva portato una svolta reazionaria cattolica, fino alle “quattro
ordinanze” che sopprimevano liberà di stampa, limitavano il diritto di voto e imponevano
nuove elezioni, quando scoppiò una rivolta (le tre gloriose giornate) che spinsero il re ad
abdicare e scappare in Inghilterra. Le camere scelgono luogotenente generale del regno
Luigi Filippo d’Orleans, che diviene re dei francesi non “per grazia di Dio” ma “per volontà
della nazione”, che apportò, spinto dalle richieste dei liberali, ampie riforme, cancellando
l’ereditarietà della Camera dei Pari, rafforzando quella dei Deputati, sopprimendo la censura
ed estendendo il diritto di voto.
• In Belgio (1830): scoppia un moto per chiedere l’estensione delle libertà civili e
l’autonomia, se non l’indipendenza, dall’Olanda. Per il non intervento della Santa Alleanza
si arrivò alla separazione dei due regni (Olanda agli Orange, Belgio ai Sassonia-Coburgo) e
alla concessione di suffragio censitario, libertà fondamentali, responsabilità del governo di
fronte alle camere.
• In Polonia (1830): obiettivo l’indipendenza, ma viene represso dalla Russia nel 1831
• Nella Confederazione germanica dopo alcuni tumulti si giunge ad una costituzione liberale
• In Svizzera si modificano i cantoni
• Nelle Legazioni pontificie, a Modena e Parma (1831) si mettono in fuga le autorità e si
instaurano goveni liberali, ma la malriposta fiducia il Luigi Filippo e il settarismo dei
carbonari portò a breve alla repressione austriaca.
• In Inghilterra senza alcuna rivoluzione, si arrivò alla riforma elettorale (1832) whig che
portò all’eliminazione dei “borghi putridi”. Vi fu una sollevazione organizzata da alcune
Trade Unions per il suffragio universale e per far valere i diritti dei lavoratori. Si stilò una
Carta del popolo (da cui “cartisti”) in cui si chiedevano anche lo stipendio per i deputati, il
rinnovo annuale della camera, la segretezza del voto e l’abolizione dell’elegibilità per censo.
Il rifiuto di queste richieste portò i lavori a preferire la lotta sindacale a quella politica. Nel
1846 inoltre, i tories approvarono l’abolizione del dazio sul grano, in nome del liberismo e
per attenuare una forte crisi economica.
• In Prussia nel 1834 si pensò alla Zollverein, “unione doganale”, ovvero il libero commercio
nella Confederazione germanica, ottenendo l’unità economica prima di quella politica.
• In Austria iniziano fermenti nazionali, come anche nell’impero ottomano, specie nei
Balcani dove ha interessi la Russia, ostacolati da Francia e Inghilterra, che stipulano con
Turchia e Russia la Convenzione degli stretti (1841) che blocca l’accesso ai Dardanelli alle
navi da guerra, e vieta a quelle russe di entrare nel Mediterraneo.

Il quarantotto
(Anni di grave crisi economica)
• In Francia sin dal ‘46 per la crisi agricola sono iniziate delle jacquerie e delle tensioni per
la crisi di sovrapproduzione industriale, unite a una crescente diffidenza per il governo di
Luigi Filippo, accusato di tutelare gli interessi delle banche e della grande industria. Dopo
una serie di “banchetti” e scontri, a Parigi la folla aderì ad una grande manifestazione che si
trasformò in una violenta insurrezione che portò, dopo tre giorni di scontri, alla fuga del re.
Si formò quindi un governo provvisorio con una coalizione di tutti gli anti-orléaniani, che
proclamò la seconda repubblica. Con i “provvedimenti di marzo” si introdusse il suffragio
universale maschile, liberò i prigionieri politici, abolì la pena di morte per i reati politici e la
schiavitù nelle colonie, eliminò le tasse indirette, limitò la giornata lavorativa a 10 ore,
introdusse il riposo festivo, eliminò ogni limitazione alle libertà civili e istituì l’istruzione
elementare gratuita. Si istituiscono poi gli ateliers sociaux, inventati da Louis Blanc, ovvero
fabbriche dove i lavoratori si autogestiscono, ma sono interpretati in maniera
assistenzialistica (sono addetti a lavori pubblici i senza lavoro) e divengono improduttivi,
non in grado quindi di assorbire i disagi sociali. Nelle elezioni dell’Assemblea costituente
però il popolo, che temeva si andasse verso il socialismo, riconfermò moderati e borghesi al
potere, cosicché ci fu una nuova protesta operaia che fu repressa, cui seguirono passi
indietro su molti provvedimenti presi e a giugno si scese in piazza contro la borghesia. La
risposta non poteva che essere una dura repressione, tanto che il generale Cavaignac diede
orgine di cannoneggiare sulla folla, e poi divenne presidente del nuovo governo provvisorio,
trasformando la francia in repubblica presidenziale. A lui seguì, per elezione, Luigi
Bonaparte.
• Nell’impero asburgico vi furono diversi fronti di rivolta in rapida successione nel 1848 sia
liberali che nazionali, ma non sociali (come invece in Francia):
• Vienna: moto liberale porta a un’Assemblea costituente dell’impero eletta a
suffragio universale. Sarà seguita da un’altra, ma entrambe saranno represse, e sarà
eletto nuovo imperatore Francesco Giuseppe, che semplicemente creò un parlamento
eletto a suffragio ristretto e con poteri limitati.
• Budapest: l’ala democratica radicale prevalse nel governo provvisorio che si
instaurò, che organizzò elezioni per un nuovo parlamento. L’iniziativa fu però presto
repressa dal riorganizzato esercito austriaco. Nel ‘49 dopo una nuova insurrezione
liberale a Vienna riparte un nuovo moto anche a Budapest, duramente represso dagli
austriaci.
• Praga: nasce un governo provvisorio che sogna un’autonomia dei popoli slavi. Il
neonato congresso è velocemente sciolto dagli austriaci.
• Milano, Venezia e altre città lombade e venete: nascono governi provvisori, ma la
vittoria austriaca a Custoza contro l’esercito piemontese riportò all’Austria il nord
Italia.
• Nella Confederazione germanica: contemporaneamente a Berlino e in molte altre città
tedesche scoppiarono moti liberali, che chiedevano la convocazione di un’Assemblea
costituente rappresentativa di tutti gli stati tedeschi. Questa una volta riunitasi però si divise
sulle modalità di unificazione tedesca, in particolare sull’inclusione dell’Austria, che alla
fine fu esclusa e il potere venne dato alla Prussia di Federico Guglielmo IV, che rifiutò per
sottolineare l’origine divina e non popolare della corona e per non inimicarsi l’Austria. I
deputanti dunque, non avendo alternative da proporre, si sciolsero.
• In Italia:
• Una insurrezione a Palermo chiedeva l’autonomia da Napoli, allora Ferdinando II
concede una costituzione modellata su quella octroyée della Francia del ‘30
(parlamento bicamerale in parte di nomina regia e in parte elettivo con poteri
limitati), come fanno anche Leopoldo II di Toscana, Pio IX e Carlo Alberto in
Piemonte.
• Lo statuto albertino in particolare prevedeva che il re nominasse i giudici, il
presidente del consiglio (che sceglieva i ministri ma rispondeva con essi al re
e non al parlamento) e i senatori, mentre solo la camera dei deputati fosse
eletta a suffragio censitario.
• Nei territori sottoposti all’Austria vi furono diverse sollevazioni:
• A Milando dopo le “cinque giornate” gli insorti spinsero i soldati austriaci di
Radetzky a fuggire nel quadrilatero (Mantova, Peschiera, Verona, Legnago) e
instaurarono un governo provvisorio.
• A Venezia, cacciati quasi senza scontri gli austriaci, si dichiarò un governo
repubblicano indipendente.
• Si ribellarono anche altre città lombare e venete, Parma e Modena.
• A questo puntò si auspicò un intervento sabaudo, che dopo lungi temporeggiamenti
di Carlo Alberto giunse, dando inizio alla prima guerra d’indipendenza italiana:
Carlo dichiara guerra all’Austria, si aggiungono le truppe del papa, del granduca di
Toscana e del re di Napoli, combatte anche Garibaldi. La guerra è ora dunque di
respiro nazionale, ma per poco, infatti il papa (e quindi poco dopo anche la Toscana e
Napoli) ritira le truppe poiché vede scontrarsi due potenze cattoliche. Il Piemonte
dunque, rimasto solo, inizialmente ottiene successi contro gli austriaci e iniziarono
molti plebisciti annessionistici in veneto, Lombardia ed Emilia. Radetzky però sferrò
una decisa controffensiva vincendo a Custoza e Sommacampagna. Fu dunque
essenziale un armistizio che riportl Lombardia e Veneto sotto il dominio austriaco e
Parma e Modena sotto i loro principi. Venezia sola, cacciati i piemontesi, proclamò
la Repubblica di San Marco che difese ancora la sua indipendenza. Nel ‘49 Carlo
ritentò uno scontro con l’Austria ma dopo una clamorosa sconfitta a Novara egli
dovette abdicare e promulgar eil trattato di Milano con cui rinunciava alla Lombardia
e ai presidi militari con il Veneto austriaco, oltre ad accettare di pagare una cospicua
indennità all’Austria (’49).
• In un secondo momento si ribellò Roma, dove Pio IX, per l’assassinio da parte di un
estremista democratico del suo primo ministro, aveva sospeso le libertà
costituzionali. Nel ‘49 fu proclamata la Repubblica Romana con a capo il triumvirato
Mazzini-Saffi-Armellini e a capo dell’esercito Garibaldi, con una costituzione
innovativa (sovranità popolare, assitenza statale ai disagiati, uguaglianza-libertà-
fraternità, eliminazione della censura e delle immunità del clero, elettività delle
cariche pubbliche). Poche ore prima dell’entrata in vigore della stessa però ci fu la
capitolazione della repubblica per mano delle truppe francesi.
• Altre rivolte furono presto represse, come quella di Brescia, quella contro i Savoia di
Genova e quella del Regno delle Due Sicilie, dove si tentò un nuovo moto liberale
contro la nuova svolta autoritaria di Ferdinando II e non erano ancora del tutto sopiti
i movimenti indipendentisti siciliani.

Potrebbero piacerti anche