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LA FOTOGRAFIA
Fu una grande novità che venne cercata da molti artisti, poiché la fotografia è una forma di
restituzione prospettica automatica.
Le prime ricerche in ambito della fotografia avvengono alla fine del XVIII secolo.
Avvengono nel momento in cui il progresso scientifico lo permette.
All'inizio, infatti, abbiamo la fase della camera ottica (o
camera oscura). Tutto comincia con l'idea non tanto di
creare la pellicola fotografica, ma l'intenzione principale
era quella di riuscire a riprodurre la realtà, fissarla su un
supporto è stata una necessità secondaria. La camera
ottica, nel modello più semplice, era una piccola
cassettina in legno (grande come una scatola da scarpe)
con di fronte un foro, che attraverso varie lenti
permetteva la messa a fuoco (obiettivi).
L'obiettivo veniva puntato su un soggetto e l'immagine
entrava all'interno della scatola di legno, veniva riflessa
su di uno specchio (posizionato inclinato di 45 gradi) e il
fotografo la ricalcava su un foglio di carta. Ovviamente
l'immagine risultava ancora più veritiera di un dipinto o di
un ritratto, poiché non passava attraverso l'occhio o
l'interpretazione dell'artista, ma era un vero e proprio
ricalco della realtà.

Con i primi anni dell'800, successivamente, il progresso scientifico sviluppa e inizia a


comprendere i materiali sensibili alla luce e che rispondono meglio all'esposizione luminosa
(materiali fotosensibili). Si sviluppa, quindi, la registrazione delle immagini, che venivano
prima impresse su lastre di rame, poi con l'immersione veniva timbrata su carta.
L'immagine veniva registrata in negativo, poi veniva immersa nei sali e stesa.
Questo tipo di immagini veniva definito dagherrotipo.
Nel 1888 viene commercializzata la prima fotocamera portatile. Vennero superati tutti i
passaggi del dagherrotipo. Nel 1925, invece, viene commercializzata la prima Leica.
Nel 1935 verrà prodotta la prima pellicola a colori della Kodak.
Nel 1959 abbiamo le prime fotocamere Reflex ( attraverso cui si può osservare l'area di
ripresa dal mirino). La marca più nota, al tempo, era la Nikon.
Nel 1965 viene messa in commercio la famosa Polaroid, una macchina fotografica a
sviluppo istantaneo. All'inizio le immagini erano in bianco e nero, ma per il tipo di carta, sulla
quale veniva impressa l'immagine. Questa produzione fu molto in voga per tutti gli anni 70,
poi la produzione di Polaroid venne fermata nel 2008.
Negli ultimi tempi, però, è ritornata incredibilmente in voga. Nel 1975 viene prodotta la prima
fotocamera digitale, con l'immagine che veniva salvata su un sensore, che permetteva di
visualizzare poi le foto su un monitor. Nel 1987 venne messa in commercio per tutti.
Nel 2009 la Kodak annunciò di aver cessato la produzione di macchine fotografiche a
pellicola (quella col rullino). Lo sviluppo della fotografia ebbe una fortissima influenza
sull'arte, soprattutto per i realisti, ma anche gli impressionisti ne furono catturati, poiché vi
era la possibilità di fissare un attimo irripetibile. Degard utilizzò molto la fotografia come
lavoro preparatorio per la realizzazione delle sue opere, acquistando un apparecchio Kodak.
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I suoi quadri, infatti, hanno tutti un taglio fotografico. Infine la fotografia fu utilizzata per la
catalogazione di opere d'arte, sono famosi infatti cataloghi digitali con fotografie in bianco e
nero (fratelli Alinari/ fototeca di Federico Zeri). Così chi doveva fare ricerca poteva vedere le
foto delle opere d'arte più famose presenti in tutta Europa.

POSTIMPRESSIONISMO
Ci troviamo alla fine dell'Ottocento, comincia ad avviarsi la seconda rivoluzione industriale.
C'è un grande sviluppo scientifico-tecnologico (esempio della fotografia).
Si sviluppa, allo stesso tempo, una grande depressione dovuta allo squilibrio tra la capacità
produttiva delle industrie e la domanda dei beni.
Rallenta la crescita economica, di conseguenza anche gli scambi commerciali e calano i
prezzi dei beni ( sovrapproduzione).
Quando si parla di crisi si parla allo stesso tempo anche di successiva disoccupazione.
A livello artistico si riflette un malessere, una nuova ricerca.
In seguito a un forte cambiamento sociale si ha anche un cambiamento del panorama
artistico generale. Vi sono cambiamenti dal punto di vista politico, con una crisi
dell'egemonia di potere ( pochi privilegiati) e di movimento liberale.
Le classi proletarie richiedono partecipazione attiva. In questo momento vi sono movimenti
di ispirazione socialista, comunista e anarchica.
Nascono i nuclei fondamentali delle linee di pensiero razziste e xenofobe.
Nasce un grande sentimento nazionalista (in seguito alle idee xenofobe, si protegge la
propria razza). È un'epoca diversa rispetto all'800, altro tipo di sentore.
Dal punto di vista artistico in questo periodo si sviluppa ulteriormente la pluralità delle
tendenze artistiche, con un pluricentrismo (più centri).
Non vi è più un modello europeo unico, come nell'arte contemporanea.
Ognuno sviluppa la sua tendenza in base al luogo in cui si trova. Da una parte abbiamo
l'arte accademica (ancora nonostante i rifiuti di vari artisti, ma inizia a diventare un'arte
frivola, non ha uno scopo morale, di conseguenza viene soppiantata direttamente dalla
ricerca del realismo), d'altra parte l'arte sviluppata in seguito alle nuove innovazioni.
In questo ha un ruolo essenziale la fotografia (superamento dell'arte accademica in favore
del realismo), con cui possiamo riprodurre la realtà così com'è. L'approccio all'arte diventa
più scientifico. L'applicazione di molti fotogrammi uno accanto all'altro porterà anche alla
nascita del cinema.
Il punto focale diventa scendere in profondità, vi è bisogno di mostrare l'invisibile, cioè di far
venire a galla la realtà nascosta, quella dell'interiorità. Le tendenze post impressioniste sono
tutti questi orientamenti artistici nati in Europa in questo periodo, tendenze necessarie per lo
sviluppo delle avanguardie storiche.
Alla base dell'esistenza di queste tendenze vi sono alcune caratteristiche, come ad esempio
una nuova ricerca della natura, che guarda verso un qualsiasi soggetto, perché qualsiasi
soggetto era degno di essere disegnato.
Ci sono 3 caratteristiche che restano uguali nei post impressionisti:
1. RIFIUTO DELLA SOLA IMPRESSIONE VISIVA.
2. RICERCA DELLA SOLIDITÀ DELL'IMMAGINE (immagine di sostanza, anche a
livello di contenuto).
3. SICUREZZA DI CONTORNO, MA LIBERTÀ NELL'UTILIZZO DEL COLORE
(contorno che deve essere riconoscibile, ma coi colori vi è la piena di libertà di
rappresentare gli oggetti come meglio si crede).
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NEOIMPRESSIONISMO
I massimi esponenti di questo movimento furono George Seurat e Paul Signac.
Vi è il rifiuto dell'emozione soggettiva, preferisce concentrarsi sui nuovi studi di ottica, vi è lo
studio di qualcosa di più tecnico e scientifico. Si arriva così alla sperimentazione del
puntinismo.
Il puntinismo veniva utilizzato per rappresentare la realtà, ma come se si stesse
scomponendo l'immagine, che veniva poi ricomposta sulla retina dell'occhio (idea simile a
quella dei pixel). Il colore da riprodurre veniva suddiviso nei suoi elementi primari e venivano
stese piccole tracce di questi colori primari uno accanto all'altro. L'effetto era quello che da
vicino si vedessero i colori primari accostati, ma da lontano si percepiva l'immagine, grazie
alla nostra retina.

La cosa più straordinaria era che gli studi di ottica arrivano a capire che un colore primario
accanto al suo complementare viene influenzato e influenza l'altro colore. Ad ogni colore
primario corrisponde un secondario che è completare. Come si fa a calcolare il
completamento dell'altro colore. Per il giallo si mescolano gli altri due primari, quello che ne
risulta è il completare → viola. Se si accostano due colori complementari le qualità di
ciascuno vengono esaltate. Il verde e il rosso risultano più accesi.

Georges Seurat
Elaborò quello che in italia chiamiamo divisionismo. Consiste nell'accostamento di due o più
colori puri tenuti divisi (i colori puri non vanno mescolati e devono rimanere tali). I colori
scomposti sulla tela, poi, vengono ricomposta dalla retina dell'occhio. I colori vengono stesi a
piccoli tratti o piccoli puntini, per questo viene definito anche puntinismo.

Bagnanti ad Asnières
Conservato a Londra alla National
Gallery, è un olio su tela, realizzato
nel 1884. Parliamo di un dipinto di
2x3m. Venne realizzato quasi
contemporaneamente a " Domenica
pomeriggio sull'isola della
Grande-Jatte". Il soggetto è ancora
un oggetto impressionista, entrambe
le opere sono ambientate sulla riva
della Senna. La differenza tra le due
opere si denota proprio nella tecnica.
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È un formato gigante, di conseguenza non può dipingere all'aperto. È, quindi, un dipinto


composto in studio, ma in seguito ai bozzetti preparatori fatti sul campo.
In questo dipinto sono rappresentate delle figure, in particolare uomini e ragazzi quasi tutti
ritratti di profilo, mentre prendono il sole sulle rive erbose della Senna. L'ambientazione
probabilmente è la periferia di Parigi, ce lo dice la presenza di ciminiere sullo sfondo e un
ponte che sembra di carattere industriale. La classe sociale rappresentata, probabilmente, è
quindi quella dell'operaio. In particolare una delle caratteristiche di quest'opera è che sembra
la descrizione di un attimo, ma nella sua completa immobilità, che si percepisce nelle figure.
Non vi è dinamismo o movimento, la scena è immobile. Vi sono figure distese di fianco, altre
sedute con le gambe a penzoloni nell'acqua, chi è seduto con le braccia sulle ginocchia.
Dei bambini stanno facendo il bagno, mentre sullo sfondo abbiamo una barchetta con la
bandiera francese (con sopra delle figure che saranno poi riproposte). L'immagine sembra
quasi passata attraverso un filtro, non sembra reale, è un pochetto strana.
L'innovazione sta nei puntini arancioni che vengono posti per illuminare il cappellino rosso,
contrapposto ai puntini blu per creare l'ombra. Attorno al capello vi sono poi dei puntini gialli,
che formano quasi un'aura.

Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte


Viene rappresentata la riva opposta rispetto
al quadro precedente. Conservato all'Art
Institute di Chicago. Tela che anche qui
raggiunge circa le misure di 2x3m. È un olio
su tela, realizzato tra il 1884 e il 1886.
Anche in questo caso Seurat fece numerosi
bozzetti preparatori direttamente sul luogo,
per poi rifinire il dipinto nel suo studio.

Sulla riva della Senna andò sempre nello stesso periodo, alla stessa ora e con circa la
stessa luce, in modo che la scena si somigliasse.
A differenza dell'altra riva (più operaia) in questo caso abbiamo una versione più borghese.
In questo caso abbiamo un'opera realizzata davvero col puntinismo (si vede ancora meglio
l'effetto). In tutto il quadro domina il verde dell'erba e delle piante (più chiaro e più scuro in
base alle zone d'ombra o luce). Fu esposto all'ultima mostra impressionista, ma con
disappunto da parte di Monet, che non apprezzava questa tecnica (non la comprese al
tempo). Il soggetto è ancora impressionista. Vi è una folla di persone (circa quaranta figure)
durante una domenica pomeriggio. Abbiamo delle figure sedute, delle figure distese, delle
figure che fanno canottaggio. La maggior parte sono di profilo, a parte due al centro della
tela, una donna e una bambina accanto. Lo sguardo della bambina è appena accennato, ma
è indirizzato verso lo spettatore. Abbiamo una donna che pesca, un uomo sdraiato, un uomo
col bastone, uno che suona la tromba, due uomini in divisa che passeggiano. Abbiamo,
insomma, proprio uno spaccato di un pomeriggio di domenica. La coppia che spicca di piu è
quella di destra, che ricorda le figure sulla barchetta nel dipinto di prima, con la donna che
ha l'ombrellino e l'uomo il cilindro. In tutta questa perfezione la coppia sulla destra ha al
guinzaglio una scimmia.
I canottieri sullo sfondo sono tutti nella stessa posizione, come anche le piante, che
sembrano rigide come colonne. Può essere un messaggio riguardante la borghesia
francese, che sembra così rigida e formale, ma con una scimmietta al guinzaglio.
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Paul Cézanne
Cézanne, a differenza di Serac, getta le basi per quella che poi sarà l'esperienza
espressionista e cubista. Cezanne nacque da una famiglia benestante. Il padre era un
banchiere e lo costrinse ad iscriversi alla facoltà di giurisprudenza. Durante questi studi
conobbe Zola (scrittore) e con lui rimarrà legato fino agli anni '80 dell'800. Successivamente
Zola pubblicò uno scritto in cui narrava di un pittore che nella vita aveva fallito su tutti i punti
di vista, per cui Cézanne, sentitosi preso in causa, decise di chiudere l'amicizia Si trasferì a
Parigi, venne rifiutato all'accademia delle belle arti, quindi cominciò a frequentare dei corsi di
pittura in un atelier. Lì si avvicinò alla cerchia degli impressionisti.
Fin da subito, però, dimostrò di aver bisogno di percorrere una strada distaccata, per cui vi si
distacca. Alla fine l'impressionismo dava la priorità all'apparenza. Cezanne, invece, voleva
scendere più in profondità. Ebbe successo molto tardi, poiché le sue opere furono rifiutate
per tutta la vita dal salon e non faceva neanche parte degli impressionisti. Era solo. Solo nel
1900 il museo di Berlino acquistò alcune tra le sue opere (comincia ad avere qualche
riconoscimento a 61 anni). Tra le sue opere, all'inizio, abbiamo:

La casa dell’impiccato
È un olio su tela realizzato nel 1873 gggggg
(primo periodo), è conservato a hhh
Parigi, al museo d'Orsay.
Vi sono punti di contatto con gli
impressionisti, come la scelta dei
colori o la rappresentazione di un
paesaggio all'aria aperta. Il
paesaggio, però, allo stesso tempo
non ha nessuna presenza umana,
non vi sono neanche ombre. I colori
sono quelli che danno le forme di
questo paesaggio molto semplice.
Il paesaggio si apre tra due edifici
dismessi, rappresenta una grande
vallata. Il colore del cielo parte con
un lieve lilla, poi mano a mano sale
verso un azzurro più deciso.
Dal punto di vista tecnico guardando quest'opera ci accorgiamo che è utilizzato poco olio,
quindi il colore era più difficile da stendere.
Cezanne un po' alla volta, scendendo di piani, concepisce delle forme incastonate tra loro,
una accanto all'altra. L'immaginazione ha una resa più astratta, come se non vi fossero dei
veri e propri elementi ben definiti. Cezanne riteneva che la semplice lettura di un'opera a
livello percettivo non fosse abbastanza, vedere la natura per quello che è non basta,
bisogna avere una chiave di lettura più profonda.
Questo concetto veniva definito LETTURA INTELLETTIVA.
Cezanne appositamente toglie l'effetto che emoziona, lasciando le pure forme.
La sua filosofia è MENO APPARENZA, PIÙ SOSTANZA.
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Cézanne ci porta al superamento di quello che è il concetto di impressionismo, arrivando ad


una nuova forma d'arte. Non si dipinge più una visione, ma la sua ricostruzione logica, con le
forme note della geometria che possono essere ricavate da tutte le forme naturali.
Non abbiamo più immagini sinuose e morbide, ma immagini con una volumetria imponente.

Negli ultimi 20 anni della sua attività i soggetti preferiti di Cézanne erano i paesaggi, le
nature morte, (rimarranno tutti e due sempre fin dall'inizio) e infine le figure. Un esempio
della sua opera sono:

Le grandi bagnanti
È un olio su tela realizzato nel 1906,
conservato a Philadelphia, Museum of
fine arts..
Il soggetto è un gruppo di donne, le quali
si trovano in riva ad un fiume.
Come sono rese le forme?
La volumetria è essenziale, come la
stessa rappresentazione e disegno. I volti
sono appena accennati, i corpi sono
trattati con semplici segni che ne
descrivono la fisionomia. Abbiamo degli
alberi che si incrociano, andando a
creare come una sorta di grotta, cornice.

Abbiamo delle linee oblique all'interno della tela, seguite dagli alberi stessi e dalle donne.
I colori principali sono il blu, l'azzurro, il verde, il bianco, l'ocra. Questo dipinto, inoltre, non fu
mai finito. Anche in questo caso non abbiamo un pigmento diluito con tanto olio.

I giocatori di carte
È un olio su tela realizzato tra il 1890 e il
1895, è conservato al museo D'orsay di
Parigi. Sono rappresentati due uomini che
giocano a carte seduti ad un tavolino,
mentre in secondo piano abbiamo quello
che potrebbe essere uno specchio. Si rifà
ad uno stile ripreso col passare del tempo,
questo dipinto, però, non si può definire
impressionista. La rappresentazione
umana, in questo caso, è veramente
schematica e ridotta all'essenziale, coi
protagonisti che sembrano quasi due
manichini.
L'uomo a sinistra tiene in mano delle carte a noi visibili, ha in bocca una pipa ( che richiama
la forma cilindrica) e in testa tiene un cappello a cilindro. Di fronte a lui vi è un altro uomo, le
cui forme sono più squadrate, quasi tendenti al triangolo arrotondato. Tra loro si trova un
tavolino, che sembra quasi un parallelepipedo, una forma geometrica. Anche la tovaglia
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viene resa in maniera schematica, non vi è la rappresentazione dell'idea del movimento. La


tavolozza è abbastanza omogenea, coi toni dell'ocra e del marrone, però non vi è nessun
dettaglio che lo rende realistico. Arte che anticipa quello che poi verrà.
Cézanne, poi, realizzò diverse opere sempre con lo stesso soggetto, sviluppando mano a
mano la tecnica.

Paul Gauguin
Gauguin passerà l'adolescenza lavorando come marinaio mercantile, per poi arruolarsi
nell'esercito, dal quale riceverà il congedo nel 1872.
A questo punto, raggiunta Parigi, lavorerà come impiegato di banca e sposerà una donna
danese (dalla quale avrà 5 figli). Negli anni '80, in seguito ad una crisi economica, lascia il
lavoro per dedicarsi alla pittura, attività che pratica fin dagli anni '70 per passione. Affronterà,
poi, la necessità di lavorare alle sue opere in un ambiente tranquillo e lontano dai
condizionamenti di Parigi.
In seguito a questo, quindi, si trasferirà in Bretagna, abbandonando la moglie e i figli, per poi
viaggiare nelle zone dei Caraibi, di Panama, delle Isole Antille.Nel 1888 vi è il suo rientro in
Bretagna.
Seguirà, poi, un periodo di convivenza con Van Gogh, il quale aveva un carattere molto
particolare, tanto che una lite tra i due porterà al famoso taglio dell'orecchio di Vincent.
L'obiettivo di questa collaborazione tra i due era fondare una comunità d'artisti, i quali,
mentre lavoravano alle loro opere, potevano allo stesso tempo passare del tempo assieme.
Gauguin, una volta avvenuto il litigio con Van Gogh, prende la decisione di trasferirsi a Tahiti,
nella Polinesia francese. Qui fonderà un suo atelier, lavorando ad opere in contrasto con la
politica razzista presente nella nazione. Proprio questa avversione nei confronti dello stato lo
Dal punto di vista artistico, all'inizio della sua carriera Gauguin si avvicinò allo stile
impressionista, per poi effettuare un cambiamento progressivo da questo.
Abbiamo delle stesure di colori primari (al massimo complementari) in ampie campiture, che
caratterizzeranno il suo stile.
Espresse la necessità di allontanarsi da una rappresentazione superficiale della natura (
come appunto giudicava negli impressionisti) per scendere più in profondità.
Vediamo come in Bretagna legherà la sua produzione artistica alle caratteristiche dei
Bretoni, molto legati alla religione, alla tradizione e al folclore.

La visione dopo il sermone


Opera del 1888. Conservata ad Edimburgo, National Gallery of Scotland. Olio su tela.
Troviamo un tema iconografico biblico raffigurante Giacobbe e l'angelo. Giacobbe era in
viaggio per vedere il fratello Esaù. Durante la notte, però, si troverà costretto a lottare con un
uomo misterioso, che lo ferisce alla gamba. La figura misteriosa, a sorpresa, si rivela essere
un angelo. Esaù, a quel punto, chiede di ottenere la salvezza, di essere risparmiato.
L'angelo, riconoscendo uomo nobile e in grado di capire quando è il momento di prostrarsi ,
ribattezza Esaù con il nome Israele, cioè " colui che lotta con Dio".
Viene lasciato poco spazio interpretativo, poichè Gauguin lasciò una descrizione del dipinto.
Queste descrizioni sono utili al fine di comprendere come l'artista vede sua opera.
La prospettiva è quasi incomprensibile. Lo spettatore si ritrova quasi catapultato all'interno
del quadro. In primo piano troviamo delle donne Bretoni ( munite della tipica cuffia),
disposte in preghiera, osservando la lotta. Lotta che percepiamo come divisa obliquamente
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tra reale e irreale dal tronco di Melo. L'angelo è vestito di viola scuro, in modo da effettuare
un atipico contrasto col colore complementare ( giallo delle ali). Troviamo grandi campiture
dello stesso colore, con contorni, però, ben segnati.
I tratti del volto non sono ben definiti,
ma appena abbozzati, fatta eccezion
della donna presente nell' angolo più
basso a sinistra. L'impressione è
quella di un momento al di fuori della
realtà. I piani non sono suddivisi
correttamente. Non ci sono ombre, il
taglio è fotografico. Cominciamo a
percepire un distacco dall'arte
realista. In questa rappresentazione vi
sono riassunte tutte le caratteristiche
dell'arte di Gauguin nel suo primo
periodo.

Il Cristo giallo
1889, Bafalo, Albright-Knox Art Gallery, olio
su tela. Insiparsione da numerosi crocifissi
presenti nelle chiese in Bretagna.
Ambientazione inusuale, all'aperto in mezzo
alle colline in campagna. I colori principali
sono il giallo (colline, Cristo) e il rosso
(alberi). Vi è un'associazione tra il corpo di
cristo e le colline,segnando un legame tra
quella regione e la religione cristiana.
Dopo il viaggio in Polinesia francese
Gauguin cambiò anche la sua arte. Aveva il
suo studio all'interno di una capanna e
realizzava dipinti. Cambia la sua tecnica e
la sua pittura, ma soprattutto i soggetti, che
da qui in poi diventeranno sempre le donne
polinesiane, le quali rispecchiano una
nuova bellezza.
Inoltre il luogo in cui si trova la Polinesia ha una luce diversa rispetto alla Francia. Ciò aiuta a
sviluppare una nuova concezione di natura e bellezza. Un esempio che vediamo:
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Due donne tahitiane


Dipinto nel 1899, conservato al Metropolitan
di New York, olio su tela. I soggetti sono
due
donne che sembrano camminare verso
l'osservatore, come se fossero delle antiche
offerenti. Entrambe, infatti, portano dei doni,
una porta un vassoio con sopra fiori di
mango, l'altra tiene in mano dei boccioli di
rosa. Abbiamo una proporzione nelle figure
che ricorda la statuaria classica, soprattutto
per la nudità. Queste due donne risaltano
su uno sfondo indefinito, che sembra
essere realizzato ad acquerello. Si può
percepire come vi sia una vegetazione e la
luce nello sfondo, ma non è importante,
quello che c'è dietro non attira la nostra
attenzione. I volti hanno i tratti delle donne
polinesiane, con capelli scuri, occhi
profondi, sopracciglia scure e incarnato ambrato.
Indossano delle vesti che le coprono solo parzialmente ( hanno il busto scoperto), realizzate
una coi colori del viola e del violetto, l'altra coi colori dell'azzurro. Quella vestita di azzurro
ricorda quasi quei panneggi tipici delle statue greche. Lo sguardo di una è rivolto verso lo
spettatore, l'altro verso destra, come se nascondesse una timidezza.

Vincent Van Gogh


Uno degli artisti più famosi al mondo, ma in vita sua non ha mai venduto un'opera. Nella
clinica dov'era stato ricoverato avevano centinaia e centinaia di suoi dipinti, che in seguito
alla sua morte bruciarono, per cui molte sue opere finirono perse.
Van Gogh nacque in Olanda nel 1853. La sua famiglia era molto modesta, vivevano
discretamente bene. Il padre era un pastore protestante. Vincent aveva anche un fratello,
Teo, con cui si scambio moltissime lettere, da cui ricaviamo molte informazioni sui suoi
dipinti. Il fratello sarà colui che lo manterrà alla perdita dei suoi genitori, dato che Vincent
aveva problematiche sia sociali che psichiche. Sua madre quando nacque gli diede il nome
di un fratello morto qualche tempo prima. Questo non lo aiutò a superare certe difficoltà, si
senti fin dalla nascita sovraccarico di responsabilità. Come ogni buon artista i suoi studi non
furono per nulla costanti. All'inizio lavorò in uno studio di grafica, poi decise che voleva fare il
pastore come il padre, un uomo molto rigido, per cui le difficoltà del figlio non erano ben
accolte. In questo periodo dove voleva fare il pastore passò la vita con un gruppo di minatori
del Belgio, così che sviluppo un approccio innovativo dal punti di vista della denuncia
sociale. Vincent viveva come povero tra i poveri. I gestori della miniera lo cacciarono proprio
per questo, poichè che rendeva chiara la condizione tutt'altro che dignitosa dei minatori. Nel
1880 so trasferì a Bruxelles e successivamente a L'Aja. Seguì un corso di anatomia, di
disegno prospettico e di pittura. La sua arte, però, fu sempre da autodidatta. Proprio in
questo periodo cominciò a dipingere in maniera importante. I suoi dipinti per lo più erano con
colori scuri, cupi, le tematiche erano tematiche sociali. Esempio di questo periodo:
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I mangiatori di patate
Opera del 1885, conservato ad Amsterdam,
dove si trova il Van Gogh Museum.
Soggetto: Abbiamo un gruppo di cinque
contadini all'interno di una casa che stanno
cenando con delle patate e del caffè
fumante. L'ambiente è molto cupo, i colori
sono scuri. L'unica fonte luminosa è la
lampada, anche se in un certo senso
illuminano il quadro anche le patate, che
sembrano quasi delle pepite dorate. Questi
personaggi sono realizzati con delle forme
anatomiche non aderenti al naturale.
Hanno dei tratti molto spigolosi. Le mani sono quelle di persone che hanno appena finito di
lavorare. I volti sono scuriti dal sole e scavati dalla stanchezza. Questo tipo di realizzazione
artistica appartiene quasi alla categoria della caricatura. Nel '600 la caricatura veniva
utilizzata per rappresentare ciò che era povero, talvolta non degno di dignità e spesso il
brutto veniva legato al cattivo. Van Gogh recupera questa rappresentazione, ma la utilizza
per definire sì il povero, ma che comunque merita dignità. Una caratteristica dell'arte di Van
gogh è l'importanza delle caratteristiche fondamentali dei personaggi, anche se vi era la
necessità di deformare la realtà.
La stanza è dominata dal quadro, con elementi che hanno prospettive diverse, come se ogni
soggetto avesse la sua. Attorno al tavolo sono disposte le figure, di schiena, frontali, di
profilo. Al di sopra vi è l'unico elemento di illuminazione della stanza, cioè la lampada. Sul
tavolo vi sono le patate e le tazzine allineate. Intorno al tavolo vi sono pochi elementi che
caratterizzano le scena. Vi è un mobiletto, quelli che sembrano degli utensili da cucina
dentro dei cesti. A sinistra vi è un orologio e a destra due finestre. Questo è il contorno. I
colori utilizzati sono ocra, marrone, verde scuro. Si assomigliano così tanto che
sembrerebbe quasi un dipinto monotono. I volti sono realizzate con pennellate velocissime e
grosse. Questo dipinto è il risultato di circa 50 bozzetti. A differenza degli impressionisti,
quindi, Van Gogh medita tanto sui suoi dipinti. È dedito alla rappresentazione di questi temi
sociali, a cui sente di essere vicino, che lo toccano molto. La parte interessante delle opere
di Van Gogh è che lui parla delle opere al fratello.
Nel 1946 la vita di Van Gogh ha una svolta perché arriva a Parigi e conosce gli
impressionisti (entra in contatto con il colore).
Inizia a utilizzare colori caldi. Le pennellata sono energiche e seguono i contorni delle cose
dipinte. L'artista comincia a parlare della sua sensibilità. Le emozioni sono amplificate dalla
salute mentale precaria di Van Gogh. Rappresenterà sempre oggetti reali, ma i volumi e le
proporzioni non rispecchieranno la realtà.
Van Gogh era un uomo molto solitario e impulsivo. Solamente il fratello Theo sarà colui che
riuscirà a raccoglierlo e accompagnarlo. Vincent sarà sempre legato al fratello. A partire dal
1880 lo accompagnò anche dal punto di vista economico e gli fece sempre da sostegno
morale in tutte le sue scelte.
Van Gogh soffriva di una forte depressione, che diventerà col passare del tempo
un'alienazione mentale. Si trasferirà in una clinica psichiatrica e proverà anche un periodo di
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felicità, dato che si sentì accolto. Ciò è espresso in tele che troviamo molto più luminose e
colorate.
A partire dal 1886 si appassionò al tema dei girasoli. Le nature morte gli permettevano di
focalizzarsi sui suoi sentimenti, che esprimeva attraverso il colore.
Nel 1888 si trasferì nella famosa casa gialla in Provenza. Van Gogh cercherà di fondare un
gruppo di artisti, una sorta di comunità dove scambiarsi delle idee, l'Atelier Dumidi.

Camera di Arles
È un olio su tela realizzato nel 1888, è
conservato ad Amsterdam. Questo dipinto è
considerato un autoritratto esistenziale.
Attraverso le sue opere Van Gogh
raccontava di sé stesso, delle sue emozioni
e dei suoi sentimenti. In particolare qui ci
racconta una parte molto intima di sè, cioè
camera sua, una parte che solitamente
cerchiamo di custodire.
Che cosa notiamo guardando questa
stanza? Tutto ciò che vediamo è poco
equilibrato e ci da senso di instabilità. La
struttura della stanza non ha una
prospettiva.
Nessun oggetto ha una prospettiva condivisa con quella degli altri.
Il tavolino è rappresentato quasi ad angolo, le porte non rispondono ad alcuna prospettiva. I
quadri sembrano quasi inclinati pendenti verso l'interno. È una camera piuttosto spoglia,
abbiamo dei quadri appesi sulla destra, un appendiabiti dietro al letto, qualcosa appeso sulla
sinistra, due sedie ed un tavolino.
Com'è steso il colore? Com'è stato realizzato il disegno? Accumulo di colore, ne usava
veramente tanto. Vi sono delle parti in rilievo, le pennellate, infatti, erano molto spesse e con
una quantità di colore a dir poco generosa. I colori sono molto accesi, brillanti e caldi. Il
disegno viene realizzato con la prospettiva del colore. Vengono, in particolare, sottolineati
tutti i profili. Van Gogh segna col colore nero i profili più profondi. Il volume e la forma degli
oggetti è data dai colori, non abbiamo disegno preparatorio. In questo momento Van Gogh si
appassiona anche di arte giapponese. Possiamo cogliere riferimento nell'utilizzo del colore
azzurro e verde, solitamente usato nelle stampe orientali.
Nei quadri troviamo un suo ritratto.

La notte stellata
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Realizzata nel 1889, conservata a New


York. Periodo di relativa pace, nonostante
Van Gogh fosse ancora vincolato dalla sua
permanenza all'ospedale psichiatrico.
Quest'opera ci racconta, in un certo senso,
questo suo approccio e visione della vita,
sommati alla bellezza di ciò che lo circonda.
I colori utilizzati sono caldi e avvolgenti, non
è un dipinto triste.

Abbiamo un paesaggio, con in primo piano un cipresso, in secondo piano un paesino (dove
spicca il campanile di una chiesa), dietro ancora delle colline, e sopra viene rappresentato il
cielo stellato.Ciò che rende straordinaria quest'opera non è molto il soggetto, ma come Van
Gogh lo ha rappresentato. Lui prende la realtà delle cose, la filtra dentro di sé attraverso le
sue emozioni e la racconta così come la vive. Viene data importanza ad ogni singolo
elemento. Abbiamo una pennellata piuttosto lunga, con spesso colori contrapposti tra di loro,
ma della stessa tonalità. Sugli oggetti, sulle case e sulle colline si riflette la luce delle stelle e
della luna. Il cielo è rappresentato con dei vortici di luce, attorno alle stelle e alla luna
abbiamo come delle aureole dorate e luminose, distribuite in tutto in cielo in maniera quasi
casuale. Le colline sembrano delle onde marine. I colori utilizzati sono quelli del blu, del
giallo e dei tratti di marrone, nero, verde scuro. È rappresentato un paesaggio interiore.

Campo di grano con volo di corvi


Conservata al Van Gogh Museum di Amsterdam, è un olio su tela realizzato nel 1890.
Questo è un tema che Van Gogh affronta più volte a partire dal luglio del 1890. Si concentra
sul tema della natura come soggetta agli eventi che cambiano. Questa produzione sembra
richiamare quello che sarà il suo futuro. Da lì a breve, infatti, tenterà il suicidio, per poi
morire poco dopo, dato che lo fece rimanere solo agonizzante.
I colori sono più forti del solito. Il cielo è di un blu intenso, in netta contrapposizione col
campo di un giallo molto forte, come se fosse dorato. Viene rappresentata la disperazione di
questo momento. Si può ritenere come un testamento artistico e spirituale di Van Gogh.
Come soggetto, quindi, abbiamo un campo di grano, suddiviso da tre strade, riconoscibili per
il colore verde e marrone. Sopra questo campo vi sono dei corvi che volano. Il cielo sembra
annunciare l'arrivo di una tempesta, in quanto molto scuro. Questo quadro sembra realizzato
con una forte violenza, il tratto è pieno di rabbia. I colori sono stesi a sentimento, soprattutto
il cielo viene rappresentato con un tratto che non ha un ordine, guidato dall'emozione.
Il campo di grano ( mosso dal vento) occupa due terzi della tela. Il cielo, invece, occupa il
terzo rimanente. Nel mezzo, a collegare il grano al cielo, vi è il volo dello stormo di corvi.
È come se l'artista stesse guardando la scena, ma impotente, accettando di buon grado
quello che stava per accadere, cioè la tempesta che stava per arrivare.
Van Gogh non creò un filone artistico a cui poi altri si aggrapperanno. La sua è un'arte
strettamente legata alla sua personalità. Nessuno può interpretarla allo stesso modo,
nessuno ci riesce. Dopo lui il concetto di arte cambiò radicalmente.
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