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ORIGINE DELLA FOTOGRAFIA

Lo strumento che si può considerare antenato della macchina fotografica è la camera ottica,
cassettina di legno con un obiettivo frontale con un sistema di specchi all’interno. Questo strumento
viene usato dai pittori del 700, dai pittori dei paesaggi, i pittori vedutisti (esempio: Canaletto).
Attraverso l’obiettivo la veduta del paesaggio viene riflessa su un vetro. Su questo vetro i pittori
appoggiano il foglio e lo ricalcano. Da qui nel 700 fioriscono gli studi sul modo di fissare
l’immagine in modo pertinente senza l’intervento della mano dell’uomo (solo reazione di tipo
chimico). Chi fa questi studi, a chi interessa (a quale categoria di persone)? Ad esempio, ambito
della fisica, della chimica. Non ci lavorano i pittori e gli artisti. Non è una ricerca fatta in ambito
dell’arte figurative, ma in ambito scientifica. Sono i fisici e i chimici che fanno questi studi, di come
reagiscono dei materiali colpiti dalla luce. Alcuni materiali trattengono l’impronta dell’immagine
che viene proiettata sopra. Nasce nel 700 (secolo della chimica) nasce questa idea di inventare e
scoprire un metodo per fissare le immagini in modo permanente, senza l’intervento dell’uomo.
Prima fotografia 1826, quando un chimico-fisico francese Joseph Nicéphore Niépce ottiene la prima
immagine permanente. Questo studioso usa una sorta di camera ottica (macchina fotografica
formata da obiettivo e cassetta di legno). Prende una lastra di peltro (lega d’argento), lo copre con
del bittume (idrocarburo sensibile alla luce). Questa lastra la espone alla finestra del suo studio e lo
lascia esposto alla luce per 8 ore. Dopo 8 ore, l’immagine che sta difronte a questa lastra è rimasta
impressa su di essa (la luce ha scritto sulla lastra di peltro l’immagine). CHIEDI L’ETIMOLOGIA
DI FOTOGRAFIA. Cosa è che ci conferma la lunghezza dell’esposizione? Le ombre. Il sole in
queste 8 ore si è spostato, tutti gli edifici sono illuminati. Il limite di questa invenzione e di questa
tecnica è il fatto che questa fotografia è un pezzo unico.
Dopo questa prima fotografia c’è una corsa ad inventare altre tecniche nel tentativo di trovare un
modo più agevole, veloce e meno costoso. Nel 1838 un altro francese Daguerre sostituisce la lastra
di peltro con una lastra di rame argentato e elabora un’altra tecnica. Su questa lastra l’immagine si
imprime in negativo e poi con dei sali di mercurio avveniva una reazione che modificava
l’immagine e la trasformava in un positivo. Il vantaggio è che la fotografia è più definita, i dettagli
si vedono meglio. Il limite è sempre quello: è sempre un pezzo unico (la fotografia si chiama
dagherrotipo). Attorno alla metà dell’800 in Francia si elabora il negativo, una tecnica attraverso la
quale si crea un negativo su vetro, reso sensibile alla luce dall’albumina (gelatina). Questi negativi
sono resi fotosensibili da questo strato. Da qui si potevano ottenere più positivi. Da una sola matrice
si ottengono più fotografie.
Passaggio successivo avviene in America. Nel 1888 viene messo sul mercato il primo rullino
Codac, rullino reflex per antonomasia. Sviluppo straordinario. Improvvisamente tanti possono
effettuare fotografie e tanti hanno l’opportunità di provare questa tecnica espressive. Si evidenziano
due categorie: quelli che sviluppano una fotografia di tipo artistico (le foto assomigliano a dei
dipinti) e quelli di tipo commerciale (aprono dei grandi studi e sviluppano il tema del ritratto:
ritratto fotografico inizia a prevalere sul ritratto dipinto). La fotografia si sviluppa in tanti filoni: di
viaggio, fotografia documentaria, di guerra. C’è anche chi è contro alla fotografia: uno di questi è
Charles Pierre Baudelaire, che dice che la fotografia non è un’arte, ma è la serva delle scienze e
delle arti. Come la stampa e la stenografia non hanno né creato né sostituito la letteratura, allo
stesso modo la fotografia non ha niente di artistico (passiva riproduzione delle cose, oggettive).

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