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E s’aprono i fiori notturni1,
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come gli occhi sotto le ciglia.
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dentro l’urna molle e segreta6
-> imponinance de flo
non so che felicità nuova. o atto sessuale del
SPOSI 2
1. il gelsomino, i cui fiori si aprono verso il tramonto e si chiudono all’alba. 2. i viburni: arbusti dai fiori
bianchi a infiorescenze, i cosiddetti palloni di neve. 3. le falene, farfalle notturne. 4. i richiami degli uccelli.
5. nome contadino della costellazione delle Pleiadi. 6. metafora per indicare l’ovario del fiore, umido di
rugiada e protetto dai petali, in cui si racchiude la promessa di una nuova vita; vi è l’allusione al corpo
femminile, culla della vita, ma vi è anche un riferimento alla morte (urna cineraria).
A una prima lettura la poesia appare costituita da una serie di notazioni impressionistiche che non hanno
fra loro legami, se non quello di creare un suggestivo scenario naturale notturno; il titolo allude al
gelsomino notturno, fiore dal profumo molto intenso che sboccia verso il tramonto e si chiude all’alba. La
narrazione segue gli eventi naturali dal tramonto all’alba e parallelamente allude agli eventi notturni nella
casa dei due giovani sposi. In questa prospettiva assume significato l’immagine, centrale nella poesia, del
fiore che apre il suo calice al calar della sera e per tutta la notte esala il suo profumo penetrante e
inebriante: l’immagine vegetale è allusiva all’altro rito, quello che si svolge nel mondo umano, la cui carica
sensuale è sottolineata dall’insistenza sulle sensazioni olfattive e cromatiche (il colore rosso si fonde
sinesteticamente con il profumo dolce e invitante delle fragole).
Quello di Pascoli, però, non è un inno gioioso alla fecondità, quale si può trovare negli epitalami del mondo
classico: la contemplazione del rito avviene da parte di chi ne è escluso. Si chiarisce allora anche il
significato delle immagini funebri che si alternano con quelle del fiore che invita all’amore: già la notte
evoca l’idea della morte e i fiori notturni all’inizio del testo si aprono proprio quando il poeta pensa, invece,
ai suoi cari defunti (altri riferimenti funebri sono le farfalle notturne e l’urna). La fedeltà ai morti,
all’impegno di ricreare il “nido” originario andato distrutto, impedisce a Pascoli di uscire da quel cerchio
chiuso, protettivo ma anche soffocante. Si chiarisce in tal modo anche il quarto ordine delle immagini che,
nella poesia, si alternano a quelle della casa, del fiore e dei morti, quelle appunto che si riferiscono al
“nido”, qui evocato dall’immagine rassicurante del verso 7 e ripreso dall’analogia tra la costellazione delle
Pleiadi e una chioccia con i suoi pulcini (vv. 15-16).
Il componimento è uno dei grandi esempi del simbolismo pascoliano: l’alternanza tra le immagini naturali e
i fotogrammi realistici che si riferiscono a quanto avviene nella casa è apparentemente senza alcuna logica,
le diverse notazioni e sensazioni che attraversano la notte sono legate da una trama segreta di rispondenze
e allusioni; anche l’uso della paratassi, costante nella poesia pascoliana, qui appare particolarmente
accentuato e rappresenta, con il suo ritmo frammentato, il susseguirsi delle sequenze senza mediazioni
logiche. Il quadro notturno che sembra così idillico è percorso da segrete tensioni, che creano un clima
enigmatico, sospeso tra struggente sensualità, trepidante vagheggiamento del fiorire della vita, senso
desolato di solitudine, angosciata dimensione funebre