Data e Ora: 19/05/07 00.

31 - Pag: 50 - Pubb: 19/05/2007 - Composite

50 SABATO 19 MAGGIO 2007 LIBRI Giornale di Brescia

IL FALSO RITORNO ALL’EDEN, TRA AMORE E INGANNI, NEL ROMANZO DI BIANCA GARAVELLI

Quando la dantista cerca il sentimento impossibile a Cape Town

Il posto delle allucinazioni che una
donna scontenta ha in mente è l’amo-
re, un amore eccitante, robusto e
tenero insieme - un amore che sia
davvero amore. La donna ama i viag-
gi, la seduce l’altrove, l’idea dell’esoti-
co dove lo spleen sembra aprire le
porte a storie inusitate e il cielo si
sdoppia in un emisfero per noi vergi-
nale. Sceglie perciò di volare in una
città lontana, la più a sud che ci sia,
Cape Town, con un’amica di nome
Margherita già aggrovigliata in una
vicenda di coppia piuttosto comples-
sa. La protagonista, donna di mezza
età ma ancora molto avvenente, col-
ta, studiosa di Dante - per alcun
tempo abbandonato tra cumuli di
appunti sulla scrivania - ha deciso
che l’intelligenza d’amore, non quel-
lo celeste, vuole toccarla con mano in
un tentato, immaginario, paradiso; e
ben presto incontra colui che pare
essere l’oggetto dei suoi sogni. Guido
la corteggia con «stile internaziona-
le», cioè la imbambola, e la imbambo-
la Cape Town di cui descrive tutti i
dettagli, dintorni compresi. Le emo-
zioni si susseguono, ma anche le
delusioni, lo squallore delle bugie, la
malinconia degli strascichi dialettici,
il tempo perso a rimuginare i silenzi
inspiegabili - tutto come in Italia, e la
voglia di scomparire come un’ombra
dietro un muro. C’è però da conside-
rare un altro uomo, Eddy, sfuggito
con fatica a un raro tumore alla
mammella.
Che sia lui il tanto desiderato
bene? È faticoso fare la fanciulla
quando non si ha più l’età, tanto che
è lei stessa ad ammettere di non aver
usato con lui le energie che sarebbe-
ro state necessarie per catturarlo.
L’essenza del «tempo perso» dilaga
per le pagine della Garavelli, viaggia-
trice dall’anima traballante, una spe-
cie di canna nel deserto. È contenta
di tornare a casa. Tuttavia le resta
un desiderio estremo, che forse (i
romanzi non si chiudono mai ) soddi-
sferà un’altra volta: baciare Eddy be pronunciate facendo sesso si per-
dalle labbra di velluto, con lo stesso dono nell’aria come sprazzi inconsi-
amore che si mette nel baciare i stenti, i legami sono fragili come
morti, baciati per sempre nel segno stelle filanti, e un sentore di buie e
di baci che mai verranno traditi. mute presenze sorveglia ogni rappor-
C’è infatti qualcosa di ultimativo to. Tutto questo con un bagaglio di
nel libro autobiografico della nostra sapere e una passione interiore che
dantista: gli estremi capitoli si intito- non rinunceranno mai a quell’intelli-
lano «Fingendo che il viaggio conti- genza d’amore, dico completa, cui
nui» (finzione = non realtà), «L’isola l’autrice aspira.
che non c’è» (dunque mito), «L’ulti- Curzia Ferrari
ma telefonata», «L’ultimo incontro».
Una visione negativa del viaggio, inte- AMORE A CAPE TOWN
so dal punto di vista esistenziale? AUTORE Bianca Garavelli
Magari solo il piacere amaro di sotto- EDITORE Avagliano editore
lineare che tutto il mondo è paese, e PAGINE 150
in qualsiasi luogo del pianeta le silla- EURO 12

Un libro di Roberto Festorazzi ricostruisce i rapporti fra il Duce e i governi inglesi I TASCABILI di Alberto Ottaviano

Mussolini e la Gran Bretagna S

Politica e diplomazia dal 1914 al 1940
Giancarlo Piovanelli
È pieno di interessanti sorprese
l’ottimo libro di Roberto Festoraz-
zi: «Mussolini e l’Inghilterra (1914-
1940)». Già otto anni fa, nel 1998,
Richard Lamb aveva pubblicato
un libro sullo stesso argomento
(«Mussolini e gli Inglesi», Corbac-
cio), ma l’autore era stato elusivo
su alcuni argomenti scottanti. Il
nostro Festorazzi, comasco, classe
1965, è assai più documentato e
nel 1998 ha pubblicato un libro di
grande interesse «Churchill-Musso-
lini, le carte segrete».
I due personaggi, fotografati sul-
la copertina del nuovo libro, sono
Mussolini e Chamberlain, protago-
nisti di una fitta rete diplomatica
che si svolgeva anche attraverso
canali segreti. L’ottimo Dino Gran-
di era l’ambasciatore italiano a
Londra nei turbinosi anni Trenta,
collaborando moltissimo a calibra-
re una situazione che poteva esplo-
dere durante la campagna di Etio-
pia e la guerra civile spagnola.
Ad ogni modo sia Mussolini che
Chamberlain sono saliti insieme
alla ribalta della Conferenza di
Monaco (fine settimana del set-
tembre 1938) e insieme hanno falli-
to la loro politica estera: il primo
spiazzato dal famigerato accordo
Ribbentrop-Molotov, il secondo
In «Cento poesie d’amore a Lady Hawke» Michele Mari riannoda i fili di un sentimento che non trova un punto d’incontro
dall’illusione che dopo l’Austria e i
Sudeti il Führer si sarebbe calma-
to per un po’. Neville Chamberlain
era visceralmente anticomunista e
vedeva in Hitler il naturale antemu-
rale di Stalin, nonostante percepis-
se per lui ripugnanza, la stessa che
il Duce aveva provato all’incontro
nella villa Pisani-Strà nel giugno
1934, subito dopo la tremenda stra-
ge dei lunghi coltelli.
Festorazzi chiarisce, documenti
alla mano, come lo statista inglese
non fosse l’uomo dell’appease-
ment a tutti i costi, tant’è vero che
dopo l’occupazione di Praga e lo
sfascio della Cecoslavacchia egli
offrì addirittura la famosa cambia-
le in bianco alla Polonia, un’opera-
zione definita cinica dal nostro
autore e che fece scoppiare la
Seconda guerra mondiale. Ad ogni
modo c’era chi avversava i tentati-
vi di riavvicinamento fra Gran Bre-
tagna e Italia. Così Ciano (geloso
di Grandi) e soprattutto Anthony
Eden, il vero nemico dell’Italia,
perché era stato offeso da Mussoli-
ni a Palazzo Venezia. Fu lui che si
oppose ai tentativi armistiziali del
nostro Paese, ben prima del fatale
8 settembre 1943. Mussolini puntò
su Gran Bretagna e Germania con-
temporaneamente, né più né me-
no come Salandra e Sonnino nel
1915. In entrambi i casi il governo
italiano non capì che il conflitto
esorbitava ormai dai confini euro-
pei. Quando la Gran Bretagna non
ebbe più bisogno di Mussolini co-
me intermediario gli voltò le spalle
spingendolo all’alleanza con Hitler
soprattutto dopo il duro blocco
navale. Dopo il crollo inaspettato
della Francia il Duce pensò che il
trionfo finale dell’uomo di Brau-
nau fosse inevitabile.
MUSSOLINI E L’INGHILTERRA
(1914-1940)
AUTORE
EDITORE
Roberto Festorazzi
Datanews
PAGINE 238
EURO 13,50
Spie nell’Italia del dopoguerra
pie e faccendieri, mafiosi e
banditi, generali e banchieri.
Sono gli attori degli intrighi, del-
le manovre politiche, delle alle-
anze inconfessate che si intrec-
ciano sullo scenario italiano nei
primi anni dopo la caduta del
fascismo. Uno scopo comune
spinge l'azione di tante persone:
scongiurare nel nostro Paese il
supposto «pericolo rosso» dopo
la vittoria degli Alleati nel secon-
do conflitto mondiale, mentre
l'Europa sta per essere trascina-
ta nella guerra fredda. Racconta
questo versante poco noto della
storia un volumetto appena pub-
blicato nei Tascabili Bompiani,
Tango connection (9 euro). Lo
hanno scritto lo storico siciliano
Giuseppe Casarrubea e l'argenti-
no Mario J. Cereghino. Casarru-
bea è uno dei maggiori studiosi
della strage di Portella della Gi-
nestra (1˚ maggio 1947), uno
degli episodi più gravi nell'ambi-
to dei tanti tentativi di interveni-
re con la forza nello sviluppo
della giovane Repubblica italia-
na per fermare il pericolo comu-
nista.
La «tango connection» del ti-
tolo fa riferimento ai legami di
quegli anni tra l'eversione di
estrema destra italiana e i rifu-
giati nazifascisti nell'America
PUNTOGIALLO
A lato, Churchill. Sopra, Chamberlain (in primo piano a sinistra) e Mussolini
Delittinella Romadiieri edioggi
Ipochi
l romano Massimo Petroselli
si aggiunge ora a coloro, non
e alcuni importanti, che
meridionale, oltre che al ruolo
giocato dall'Argentina di Perón,
dove furono messi al sicuro i
tesori dei nazisti. «L'oro nazifa-
scista, l'America Latina e la guer-
ra al comunismo in Italia.
1943-1947» recita il sottotitolo
del libro. Gli autori, che fondano
le loro ricostruzioni sulle carte
dei servizi segreti occidentali
ora rese pubbliche, citano nume-
rosissime sigle di gruppi eversi-
vi, fanno riferimento a una miria-
de di personaggi, ipotizzano che
quelle vicende stendano la loro
ombra lunga anche sugli avveni-
menti italiani dei decenni scorsi.
Dunque ci vengono raccontati
anni cruciali e tempestosi per
l'Italia, scoprendo una dovizia di
particolari poco noti. Il libro non
deve però portare qualcuno a
indulgere a una lettura della
storia solo come frutto di intri-
ghi e manovre. Il che desterebbe
certamente qualche perplessità.
*
I Classici Moderni della Bur
ripropongono Eugenia Grandet,
uno dei maggiori romanzi di Ho-
noré de Balzac (l'avarizia di un
padre e l'amore deluso della fi-
glia per il cugino). La traduzione
è di Gabriella Alzati, il saggio
introduttivo è tratto da un'ope-
ra di Stefan Zweig (7 euro).
di Marco Bertoldi
un futuro, clamoroso e devastan-
te scandalo dell’Italia giolittia-
na. Non facile, ma assai buono.

L’amore angelicato dal liceo

Paola Melo Danelon
«Dal mio banco al tuo/ c’era-
no tre metri che non ho mai
percorso…». La storia visce-
ral-sentimentale versificata
nel canzoniere di Michele Ma-
ri «Cento poesie d’amore a
Lady Hawke» (Einaudi) sem-
brerebbe, sulle prime, quella
di un cuore stilnovistico che
vagheggia nella graziosa com-
pagna liceale la creatura ange-
licata, sognandola da lontano
per tutta la vita sino a intrec-
ciare con lei un rapporto e
giungere a un passo dal lieto
fine. La fanciulla degli anni
Settanta ritorna nella vita del
poeta: è una donna matura
che apprende con stupore di
essere stata amata nell’om-
bra. Lusingata e attratta, av-
via con lui una relazione plato-
nica, complice la rete informa-
tica protettrice degli amanti
fedifraghi: «I primi cristiani / si
«Beatrice» del preraffaellita Dante Gabriel Rossetti riconoscevano nelle catacom-
be / con il segno segreto / del
Pesce / e come pesci moribondi
noi / siamo uniti solo dalla Re-
te».
Ma Lady Hawke (nome della
protagonista di un noto film
fantasy-medievale il cui tema è
quello di due innamorati vitti-
me di un maleficio: lei sarà un
falco, lui un lupo grigio e non si
potranno incontrare sino alla
rottura dell’incantesimo) fa so-
spirare colui che si dichiara
pronto a tutto pur di averla per
sempre. Di verso in verso ci si
avvia alla discesa negli abissi
sentimentali: «In quale oceano
/ in quale notte / la sto perden-
do / chiesi al delfino / Disse il
delfino: / Nell’acqua nera / dove
quello che unisce separa / dove
il silenzio è un boato / dove sei
perso anche tu». Perché lei ha
Pagina a cura di:
MAURIZIO BERNARDELLI CURUZ e ENRICO MIRANI
deciso di non sconvolgere la
sua esistenza con un colpo di
testa: «Mi concedi un posto
nel tuo cuore / ma non nella
tua vita / Allora ti avverto che
là dentro / farò un tale casino /
che il cuore rivelatore di Poe /
sarà al confronto / un cuore
silenzioso».
Il poeta sembra strapparsi
di dosso le parole della delusio-
ne per trasformarle in sillabe
che danzano su ritmi diversi.
Talvolta comunicano vera pas-
sione, talaltra ironizzano sulla
materia erotica in un helza-
popping di citazioni che spa-
ziano da Kant a Carosello.
Avviene il distacco e dallo
struggimento - che è danno
nel cuore - sgorgano i versi più
toccanti del canzoniere: «Fe-
deli al duro accordo / non ci
cerchiamo più / Così i bambini
giocano / a non ridere per
primi / guardandosi negli oc-
chi / e alcuni sono così bravi /
che diventano tristi per la vita
intera». L’autore tratta la ma-
teria amorosa come fosse un
soffiatore di Murano: dopo
aver plasmato la pasta incan-
descente, ammira i riflessi iri-
descenti del vetro ma sa che
questi appartengono a una fra-
gile creatura che, solo a guar-
darla, può rompersi. Così av-
viene per un amore fuggito o
per un fiore mai sfiorato, come
dice la chiusa del componi-
mento finale, dedicato a Lady
Hawke e al muto linguaggio di
119 specie floreali.
CENTO POESIE D’AMORE
A LADY HAWKE
AUTORE Michele Mari
EDITORE Einaudi
PAGINE 112
EURO 11,5
hanno vinto il Premio Tedeschi
(consegnato durante il Cour-
mayeur Noir in festival e consi-
stente nella pubblicazione sul
«Giallo Mondadori» del roman-
zo vincitore) e sono poi passati
nelle collane da libreria di Mon-
dadori. Eccolo così negli Omni-
bus dell’editore di Segrate con
La porta sulle tenebre (pagine
334, euro 18) che riprende i per-
sonaggi dell’ispettore di Pubbli-
ca sicurezza Massimo Archibu-
gi, torinese trasferito a Roma, e
del collega Onorato Quadraccia,
ex-sbirro papalino ora questuri-
no italiano, già conosciuti in «Il
palazzo del diavolo», il giallo vin-
citore del succitato premio nel
2005. Ottimo per atmosfera, ri-
cerca storica (siamo nella Roma
del dopo Porta Pia, divenuta
capitale nell’Italia risorgimenta-
le grazie ai Re di Savoia) e
intrigo, il romanzo ruota attorno
alla scomparsa di un giornalista
autore di un feuilleton a forti
tinte e dei ritrovamenti dei cada-
vere di un ragazzino, che pare
vittima del serial killer della pagi-
na e di una vagabonda. Le inda-
gini dei due porteranno a risulta-
ti diversi, uno dei quali legato a
Mi occupo ora di due ritorni.
La villa dei misteri di David
Hewson (Fanucci, pagine 393,
euro 17,50) riporta in campo il
detective Nic Costa conosciuto
in «Il sangue dei martiri», pure
ambientato nella Roma di oggi.
Ora, con la patologa Teresa Lu-
po, è alle prese con la scomparsa
di una ragazzina e il ritrovamen-
to del corpo di una giovane che
sembra essere vissuta nell’Anti-
ca Roma, ma è invece stata
assassinata di recente: chi e per-
ché sta ripristinando sanguinari
riti del passato? Molta attenzio-
ne ai personaggi, compresi quel-
li di passaggio, e un clamoroso
colpo di scena finale.
Il sangue dell’altra di Tess
Gerritsen (Longanesi, pagine
357, euro 16,60) è invece una
nuova avventura della poliziotta
Jane Rizzoli, qui ormai prossima
madre, che dà la caccia a un
serial killer che ha ucciso una
donna che si rivela gemella, ma
sconosciuta alla stessa sorella,
di una patologa di Boston. Una
ricerca che porta pure nel passa-
to e carica di rischi in un thriller
che conferma qualità e tensione
dei precedenti della serie.

IL PENSIERO DI JEAN LUC NANCY

La filosofia della responsabilità: così
dobbiamo cambiare per sopravvivere
Nato nel 1940, il francese
Jean-Luc Nancy, già docente
nelle Università di Strasburgo,
Berlino e San Diego, è una delle
personalità più interessanti del-
l’odierno panorama filosofico. I
suoi interessi sono poliedrici e
spaziano dalla letteratura alle
arti figurative, dalla musica alla
psicoanalisi, dalla storia alla po-
litica.
Una particolare attenzione
hanno suscitato anche le sue
opere autobiografiche nelle
quali egli ha narrato la sua
vicenda di trapiantato di cuore.
Insieme a Jacques Derrida
viene considerato il maggior
esponente del decostruzioni-
smo.
In questo volume, che viene
ora proposto ai lettori italiani,
sono raccolti vari saggi compo-
sti dall’autore in un arco di
tempo che va dal 1977 al 1983:
non si tratta, come potrebbe
far pensare il titolo, di un’opera
di filosofia morale in senso
stretto e pure l’espressione «im-
perativo categorico» non è inte-
sa e usata nell’accezione resa
celebre da Immanuel Kant nel-
la sua celebre Critica della ra-
gion pratica.
Tuttavia, il testo di Nancy
contiene un appello all’assun-
zione di responsabilità dinanzi
al mondo: essere responsabile
significa rispondere a, di o per
ciò che potrebbe essere chiesto
al soggetto di ciò o di colui del
quale esso si assume la respon-
sabilità, assumendo pure appie-
no l’imprevedibilità che ciò
comporta.
Si tratta di riflessioni sugge-
stive, ma certo complesse, di-
nanzi alle quali il lettore non
specialista potrebbe trovarsi a
disagio, ma che costituiscono
un contributo significativo allo
sviluppo della filosofia contem-
poranea.
Maurizio Schoepflin
L’IMPERATIVO CATEGORICO
AUTORE Jean-Luc Nancy
EDITORE Besa
PAGINE 164
EURO 14
Il mito, il folklore, le narrazioni popolari raccolte e commentate da Carla Boroni in un volume edito dalla Compagnia della Stampa
Tra le fiabe e le leggende bresciane
Anita Loriana Ronchi
Chi l’ha detto che le fiabe e le favole,
così come le credenze mitiche, sono
ormai desuete, in gran parte dimenti-
cate e in ogni caso destinate a
scomparire? Non basta l’imperare in-
calzante di una cultura massmediati-
ca e di trasmissioni televisive dove i
«grandi fratelli» vanno a braccetto con
le «spose perfette» per cancellare con
un colpo di spugna un patrimonio di
tradizioni di cui lo spirito umano si
ostina a vivere, e ad alimentarsi, nell’in-
conscio.
Ne è convinta Carla Boroni, autrice
di «Favoleggiando. Fiabe e leggende
bresciane fra letteratura, storia e
folklore», un bel volume che predilige
più il taglio letterario-divulgativo che
scientifico-conoscitivo: «Più da aman-
ti dell’argomento che da studiosi della
materia», si legge nell’introduzione. E
che compendia in un appassionante
itinerario, commentato dal ricco appa-
rato iconografico, la storia «delle sto-
rie», a partire dall’antichità e dal Me-
dioevo per risalire fino al Rinascimen-
to e all’Illuminismo e poi all’Otto e al
Novecento, in cui abbiamo gli esempi
significativi di Calvino e Rodari.
Ma questo è soltanto il primo capito-
lo. Lo spazio geografico prescelto è
quello del territorio bresciano, inteso
come parte integrante non solo del-
l’area lombarda e nazionale, ma dell’in-
tera Europa, che, attraverso il passag-
gio e l’occupazione di popoli, ha deter-
minato il sedimentarsi di caratteristi-
che strutturali e quindi di una precisa
fisionomia culturale.
Nei luoghi di «Favoleggiando» si
inseguono streghe e maghi, fate e
orchi, re e principesse, contadini e
valligiani, matrigne e fanciulli abban-
donati. Protagonisti di vicende straor-
dinarie e paradossali, talvolta anche di
ritratti più legati alla semplice quoti-
dianità, capaci di suscitare emozioni
che accarezzano il ricordo dell’infanzia
e di suggerire insegnamenti (la «mora-
le» della fiaba) di cui tuttora percepia-
mo l’eco. Il libro analizza l’identità dei
testi, soprattutto dal punto di vista
linguistico, i temi e l’ambientazione,
per approdare ad una lunga carrellata
di fiabe, storie e leggende del Brescia-
no: scopriamo la strana «donna del
giuoco» della Val Camonica; le storie
dell’uomo selvatico e il diavolo dei
racconti popolari in Valtrompia, ma
anche le leggende religiose (il «Santel-
lo» della guardia) e le fantasiose fiabe
per bambini («Martina e la pentola
magica», «La storia di Mirmilla»…).
Dalla Valsabbia arrivano Toni e Bepi,
le streghe di Caino e la croce di San-
t’Eusebio. Mentre la Bassa è frequen-
tata da «storie e leggende di paura»,
come il Sabba misterioso nei boschi di
Padernello. E, ancora, streghe, balleri-
ne e taglialegna animano l’immagina-
rio onirico della Valvestino e del Gar-
da, e abbondano le leggende nell’area
del lago d’Iseo e della Franciacorta,
dal temporale di San Pietro alla «Sar-
neghera». Pagine assolutamente godi-
bili, che ci fanno compiere un tuffo nel
passato per ripescare la chiave di quel
tesoro di segni e simboli che, come un
prezioso scrigno, sta dentro il cuore di
ciascuno di noi.
FAVOLEGGIANDO. FIABE E
LEGGENDE BRESCIANE FRA
LETTERATURA, STORIA E FOLKLORE
AUTORE Carla Boroni
EDITORE La Compagnia della stampa
Massetti e Rodella Editori
PAGINE 175
EURO 15 Le streghe: numerose fiabe bresciane sono a loro dedicate