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GIOVANNI PASCOLI

BIOGRAFIA
4° di dieci figli, nasce a San Mauro di Romagna nel 1855, da una piccola famiglia borghese-rurale,
abbastanza agiata
frequenta un collegio ad Urbino-> formazione classica
1867-> anno fondamentale per il poeta -> da questo anno in poi Pascoli subirà una serie di lutti di
persone a lui molto care -> influenza psicologica
Infatti, in quello stesso anno, viene assassinato il padre di Pascoli, in circostanze non chiare,
drammatiche, da dei sicari
L’anno successivo viene a mancare anche la madre
Nel corso degli anni muoiono anche alcuni dei suoi fratelli
Si trasferisce insieme al fratello maggiore Giacomo a Rimini
Pascoli vince una borsa di studio e inizia a frequentare la facoltà di lettere
Egli si dedica all’attività politica -> difende i diritti dei lavoratori + partecipa a numerose proteste
contro il governo + viene anche incarcerato per alcuni mesi -> dopodiché abbandona la militanza
politica + riprende gli studi universitari che aveva interrotto
Pascoli ha un legame affettivo molto forte con le sue due sorelle -> cercano insieme di tenere
unito il nucleo famigliare
Quando si sposa una delle sue sorelle -> Pascoli lo vede come un tradimento al nucleo famigliare -
> si sfoga nella poesia -> rapporto morboso-ossessivo con la sorella (alcuni parlano addirittura di
situazioni di incesto)
Successivamente, diventa docente universitario a Bologna -> fa il professore di Greco e Latino
Egli vince numerosi concorsi internazionali di poesia
Insegna sia a Messina sia a Pisa
Nel 1897-> compone il saggio ‘Il Fanciullino’ -> viene pubblicato su una rivista del paese +
compone i ‘Poemetti’
Nel 1905 torna a Bologna per ricoprire il ruolo di insegnante di Italiano
Infine, egli compone odi ed inni per innalzare l’orgoglio nazionale
MA colpito da un tumore muore a Bologna nel 1912

NB-> nella biografia di Pascoli non c’è nessun cenno ad una relazione amorosa con qualche donna
questo fa pensare che il suo nucleo famigliare è come se si fosse fermato dopo i numerosi lutti che
sono successi nella famiglia dell’autore

PRESENTAZIONE GLOBALE SU PASCOLI DA PARTE DI GUIDO BALDI


Pascoli -> 2 visioni del poeta
1)‘poeta delle piccole cose, delle cose semplici’ contemplate con lo sguardo candido da fanciullino
2)poeta inquieto, turbato, visionario, allucinato talvolta -> poeta decadente -> MA in senso
positivo, in senso solo definitorio -> vuole sondare il mistero che si cela dietro alle apparenze,
dando una visione della realtà disgregata, frantumata, in cui non esistono più rapporti organici
il poeta sa cogliere corrispondenze arcane tra loro anche lontane, sa proporre una visione onirica
della realtà, sa cogliere simboli anche negli oggetti più banali e semplici della quotidianità
la metrica Pascoliana appare come una metrica tradizionale, ma, se osservata da vicino, si
allontana dalla tradizione, così come la sintassi
Pascoli utilizza spesso il procedimento della sinestesia -> fondere insieme diverse sensazioni (caro
alla poesia simbolista = Pascoli = equivalente italiano)
Pascoli usa anche il linguaggio analogico (accosta tra di loro termini lontanissimi, tagliando tutti i
passaggi intermedi, costringendo il lettore a compiere voli vertiginosi con la fantasia)
Pascoli è considerato uno degli iniziatori della poesia novecentesca (es. Montale si ispira a lui)
Pascoli si rende conto che la scienza ha un’incapacità di spiegare del tutto il reale
Prova a cercare di cogliere nella natura i significati nascosti
Pascoli non approderà mai ad una religione positiva, codificata, come il Cristianesimo
Avrà però un grande interesse verso la natura in modo non scientifico -> cercherà di indagarla per
coglierci dentro quegli aspetti simbolici/ allusivi che rimandano ad una realtà che va oltre

UNA POETICA DECADENTE da IL FANCIULLINO (pag. 527)


-saggio (estratto)-> spiega qual è la sua linea guida che lo accompagna nello scrivere
-fanciullino=rappresenta una sorta di sensibilità che il poeta vede in ogni individuo
-bambino= essere che si affaccia al mondo e cerca di conoscerlo attraverso un’osservazione molto
più approfondita rispetto a quella di un adulto
-Pascoli ritiene che dentro all’uomo ci sia un ‘fanciullino’-> quando si è piccoli il fanciullino e il
bambino corrispondono, quando si cresce l’adulto non corrisponde più al fanciullino, nonostante
ciò, questo lato è comunque mantenuto al suo interno
-Pascoli si domanda se è in tutti gli individui questo ‘fanciullino’-> in realtà in alcuni pare non ci sia
perché non sempre questo lato fanciullesco viene esternato dagli adulti -> non gli viene data voce
-Questo ‘fanciullino’ si presenta attraverso atteggiamenti umili e semplici -> es. ha paura del buio
perché al buio crede di vedere i mostri / parla agli animali, alle piante / crea fantasmi con la sua
immaginazione / parla d’istinto, senza filtri / è attento a tutti i dettagli
-Il ‘fanciullino’ è presente dappertutto, in tutti gli individui, anche quelli cresciuti
-Il ‘fanciullino’ ha l’attenzione per tutti i particolari, le piccole cose, contrariamente all’adulto che
ha una visione sintetica della realtà
-importanza agli oggetti materiali -> ma non c’è un intento veristico
-ASPETTO RILEVANTE NELLA POETICA DI PASCOLI: nomina con il proprio nome tutte le cose-> egli
attribuisce a tutte le cose il proprio nome specifico, non quello generale -> dando il nome alle cose
può appropriarsene, dominarle
-‘FANCIULLINO’= è il nuovo ‘ADAMO’ -> Adamo è stato il primo uomo sulla terra, che si è
affacciato alle porte del mondo -> allo stesso modo anche il ‘fanciullino’ vede il mondo per la
prima volta -> prova stupore, si stupisce di cose banali
-Pascoli mette insieme attraverso un processo di analogia immagini che non hanno elementi in
comune così lampanti -> il ‘fanciullino’ deforma la realtà
-il ‘fanciullino’ classifica gli elementi della realtà attraverso la sua visione soggettiva delle cose (es.
se esse sono piccole, grandi etc…)
-il ‘fanciullino’ non è attivo in tutti nella vita ma tutte le persone non possono sentirsi non coinvolti
difronte a qualcosa di piacevole
-se il ‘fanciullino’ è in tutti, è anche nel poeta, che vuole farlo parlare
-Pascoli spiega che il ‘FANCIULLINO’ È IL POETA VEGGENTE->conosce il mondo non attraverso i
gradini del pensiero ma attraverso la modalità dell’intuizione -> scende negli abissi riportando in
superficie la verità
-TEMA DELLA PAROLA: fondamentale! attraverso la parola è possibile appropriarsi delle cose
-POESIA-> non ha un’utilità vera e propria-> Pascoli ritiene che indirettamente abbia una funzione
morale e sociale -> il ‘fanciullino’ ha espresso ciò che vede e ciò che pensa-> secondo Pascoli la
poesia è questo
-i toni di Pascoli l’ha reso ‘il poeta delle piccole cose’ ; per quanto a volte si banalizzino le sue
opere, dietro di esse si nascondo significati profondi
-Nell’ultima parte Pascoli enuncia il suo tipo di poesia ideale dal punto di vista stilistico:
 bisogna cercarla nelle cose piccole che ci circondano
 poesia pura, senza aggettivo -> non deve avere la funzione di dare regole morali
 nella poesia uno ‘canta per cantare’-> dice ciò che ha dentro di sé
-Pascoli si rivolge ai poeti che trasformano la poesia in messaggi sociali -> la poesia deve solo
cantare, dire i sentimenti dell’uomo -> di conseguenza fornirà all’umanità un messaggio, che non
può non essere di solidarietà tra gli uomini

MICROSAGGIO PAG 535

Myricae-> prima raccolta che Pascoli scrive, sono raccolte 20 poesie, che voleva regalarle ad un
suo amico per il suo matrimonio
successivamente la raccolta è stata ampliata e sono state aggiunte altre poesie

Spicca nei testi di Myricae il mondo della natura e della campagna. È compito del poeta, che deve
farsi “fanciullino” (come Pascoli spiegherà in un importante testo teorico), cogliere il mistero che
sta dietro alle cose e trasmetterlo agli altri uomini con gli strumenti della creazione letteraria.
Alla descrizione del mondo naturale si aggiunge il dolore per la perdita degli affetti familiari (come
nel testo X Agosto) e in generale il tema della morte e del conflitto tra la purezza del mondo di
Natura e le minacce del mondo reale.

I PUFFINI DELL’ADRIATICO da MYRICAE


Tra cielo e mare (un rigo di carmino
recide intorno l'acque marezzate)
parlano. È un'alba cerula d'estate:
non una randa in tutto quel turchino.
Pur voci reca il soffio del garbino
con ozïose e tremule risate.
Sono i puffini: su le mute ondate
pende quel chiacchiericcio mattutino.
Sembra un vociare, per la calma, fioco,
di marinai, ch'ad ora ad ora giunga
tra 'l fievole sciacquìo della risacca;
quando, stagliate dentro l'oro e il fuoco,
le paranzelle in una riga lunga
dondolano sul mar liscio di lacca.
La poesia offre una serie di vivide notazioni visive e cromatiche, quasi fosse un dipinto
impressionista. In questo clima si proiettano la solitudine e il silenzio dell’alba d’estate. In
quest’atmosfera si collocano le voci degli uccelli, che secondo le credenze classiche sono “voci
arcane” che lanciano messaggi misteriosi da un altrettanto misterioso “al di là”. Gli uccelli (i
puffini) sono esseri sospesi tra cielo e mare e perciò sono più liberi dell’uomo, sgravati del peso
della fisicità. Il loro verso nonostante sia così simile alla voce umana è incomprensibile e
rappresenta perciò l’elemento misterioso della poesia e il mistero impenetrabile della vita.
L’esistenza di un significato arcano nella poesia è suggerita dal paragone ipotetico tra i puffini
(nelle due quartine) e i marinai (nelle terzine) che chiacchierano oziosamente da una barca all’altra
per ingannare il tempo. I due quadri sono in perfetta simmetria nelle immagini che li compongono
(l’opposizione silenzio-voci) e negli aspetti cromatici. Inoltre, sia le quartine, sia le terzine,
contengono una quantità significativa di materiale fonico, ossia di consonanze evocative di valore
simbolico e di forte potere suggestivo.
Pascoli adotta un linguaggio ellittico, allusivo e lascia il lettore nell’incertezza. Le sue immagini
derivano una forte carica suggestiva dal ritmo spezzato della poesia e dal particolare ordine
sintattico che pone i verbi in posizioni di rilievo rispetto al resto delle proposizioni.
LAVANDARE DA MYRICAE PAG. 555
ll poeta passeggia in campagna in una giornata d’autunno. Il paesaggio è avvolto da una nebbiolina
che sale leggera dal terreno e Pascoli scorge nel mezzo di un campo, arato a metà, un aratro
abbandonato. Da un fosso arriva il canto triste e lento delle lavandaie al lavoro. Il canto racconta di
un’innamorata rimasta sola, in attesa che l’amato ritorni, ella si sente triste e malinconica come
l’aratro abbandonato in mezzo al campo.
I temi principali sviluppati da questo breve componimento poetico sono quelli dell’ABBANDONO e
della SOLITUDINE. Pascoli si serve degli aspetti della natura e delle cose in maniera emblematica,
simbolista, per creare corrispondenze che conducono ad un’immagine desolata che trova il suo
corrispettivo nello STATO D’ANIMO DEL POETA colmo di malinconia e di smarrimento.
L’immagine dell’aratro in mezzo al campo apre e chiude il componimento, dandogli una
STRUTTURA CIRCOLARE. Il campo arato solo a metà suggerisce un senso di incompletezza e
l’aratro anticipa la sensazione di abbandono. Questi aspetti oggettivi della vita contadina
diventano simbolo della solitudine dell’uomo.
ARANO da Myricae PAG. 553
Nella prima strofa lo sguardo osserva un campo avvolto dalla nebbia mattutina dalla quale
traspare («brilla») il «roggio», il colore rossastro, di alcune foglie di vite.
La seconda strofa è aperta dal verbo al plurale «arano», che riprende il titolo, privo di soggetto (si
sottintendono i contadini). Vengono spiegati i lavori di cui si occupano i contadini nei campi.
La strofa conclusiva (3° strofa) si concentra sull’ immagine del PASSERO – il quale sa che quando i
contadini se ne saranno andati potrà beccare le sementi tra le zolle e gode a questo pensiero – e
del PETTIROSSO, il cui verso squillante ma sottile richiama il tintinno degli oggetti d’oro.
Quest’ultima immagine è esempio del fonsimbolismo pascoliano, con i suoni della /i/ e della /t/
che rimandano al “tintinno” descritto.

L’ASSIULO DA MYRICAE PAG. 561


CONTENUTO:
-> uccello rapace, notturno
-è solito per Pascoli far risiedere negli uccelli degli oracoli
-essi hanno per il poeta il valore di saper leggere il mistero, situazioni misteriose della vita e
successivamente rivelare
-è un ambito dal punto di vista simbolico chiuso alla vitalità
-il clima che si va a creare p tutt’altro che positivo
-è un notturno lunare -> si è discusso se la luna sia già sorta ma non si possa scorgere perché
velata dalla nebbia oppure se debba ancora mostrarsi e sparga il suo chiarore da dietro l’orizzonte
-in lontananza si vedono dei lampi silenziosi -> non sempre precedono un temporale, a volte sono
lampi di calore quando le temperature sono molto alte in estate
-il poeta sente una voce che viene dai campi-> il ‘chiu’ è il suono dell’assiuolo, espresso con
un’onomatopea primaria
-difronte al ricordo di questo paesaggio l’autore sente nel cuore un sussulto -> determinato dal
verso dell’assiuolo ‘chiu’, definito come un singulto (verso lamentoso)
-si sente nella notte anche il suono delle cavallette, simile a quello dei sistri d’argento fatti
ondeggiare gli uni accanto agli altri
-ritorna il ‘chiu’ dell’assiuolo, questa volta associato ad un pianto di morte

ANALISI:
-ogni strofa è come se fosse divisa in due parti:
o la prima parte si associa ad un’impressione di tipo visivo, caratterizzata da aspetti di
positività
o la seconda parte, invece, annotazioni visive scompaiono e vengono sostituite da
impressioni uditive che generano una situazione di paura e di spavento
->contrapposizione!
-ogni verso si conclude con il verso dell’assiuolo ‘chiu’
-l’uccellino inizialmente cantava e faceva il suo verso, alla fine evoca un messaggio negativo, reso
soprattutto nella parte finale in cui il verso delle cavallette viene accostato a invisibili porte da cui
si cerca di entrare ma che non si aprono più -> allude al fatto che la possibilità di andare verso una
vitalità non è più presente
-l’alba di cui si parla è una ‘falsa alba’, è un’’alba notturna’, non porta con sé nulla di positivo
-il simbolismo fonico non serve a rendere in maniera più realistica la scena che sta presentando,
bensì comunica un carattere misterioso ed inquietante che il poeta sta cogliendo all’interno di
questo clima -> si apre con un’apparente positività ma successivamente si connota di
caratteristiche negative, oscure, misteriose
-linguaggio analogico del poeta -> immerge Pascoli nel mondo decadente, in cui prevale l’analogia:
mettere insieme due termini, due aspetti, che nel modo comune di conoscere il reale dovrebbero
essere caratterizzati da un’affinità logica, in realtà le immagini scelte dal poeta sono lontane e
sconnesse tra loro
es. alba di perla -> colore della luna lattiginoso caratterizza l’atmosfera al nascere del sole
es. soffi di lampi -> quasi una sinestesia
es. nero di nubi -> avrebbe dovuto dire nubi nere
es. cullare del mare-> nel portare avanti e indietro l’onda crea un movimento ritmico simile a
quello che compie una mamma per cullare il suo bebè
-il poeta cancella tutti i legami logici mostrando come la sua modalità di conoscere il mondo non si
basi sulla regione -> capacità del poeta di trovare la parola magica che permette di comprende più
in profondità il reale
-ciò che arriva a comprendere il poeta non lo rivela esplicitamente ma si coglie che ha a che fare
con l’angoscia della morte

LEGGENDA:
11 novembre -> San Martino
->dal punto di vista meteorologico l’11 novembre fa meno freddo rispetto agli altri giorni del mese
-la leggenda racconta che intorno all’11 novembre San Martino andava in giro con il suo cavallo
quando incontrò un povero nella strada a cui, spinto dalla compassione, regalò una parte del suo
mantello per riscaldarsi
-Dio per ringraziarlo fece splendere il sole, da qui, l’espressione, ‘l’estate di san Martino’
NOVEMBRE DA MYRICAE PAG. 566
-quello a cui siamo di fronte non è un quadretto impressionistico/ naturalistico
-presentazione della natura che punta molto sul senso della vista, dell’udito, dell’olfatto
-il poeta inizia la poesia con l’aggettivo ‘gemmea’ riferito all’area -> questa pietra, fredda al tatto,
allude anche al fatto che l’aria è limpida e trasparente
-nel primo verso Pascoli utilizza una sintassi che non fa uso del verbo per sottoporre il lettore in
maniera più forte all’impressione che egli sta avendo
-il sole è chiaro, le piante stanno iniziando a fiorire, si ricercano gli albicocchi e si sente l’odore
amaro (sinestesia) del prunalbo -> questo fa pensare che sia un giorno di primavera
-Pascoli utilizza una nomenclatura precisa per descrivere al lettore la realtà
-la scelta dell’autore è fatta al fine di evocare delle corrispondenze nella natura
-la congiunzione avversativa ‘MA’ con cui inizia la seconda strofa della poesia, svela subito come
questo paesaggio primaverile non è reale
-il reale non è ciò che appare ma è ciò che si cela dietro l’apparenza: il pruno è secco, le piante
sono stecchite e si stagliano contro il cielo segnando nere trame, il cielo è vuoto perché non vi
volano gli uccelli come a primavera, quando si cammina sopra il terreno si percepisce una
sensazione di vuoto dovuta alla presenza di ghiaccio sulla superficie
-si capisce che quella descrizione fatta nella prima strofa era solo un’illusione
-nell’atmosfera si sente il suono delle foglie che cadono sospinte dal vento
-verso 11-> ‘di foglie un cader fragile’ -> IPALLAGE -> spostamento dell’aggettivo
l’aggettivo ‘fragile’ è riferito alle foglie, non a cadere
accostando ‘cadere’ e ‘fragile’ Pascoli ha creato anche una sinestesia
la poesia si conclude con ‘È l’estate fredda dei morti’-> ‘estate’ rievoca la leggenda di San Martino,
‘dei morti’ perché il 2 novembre c’è la commemorazione dei defunti
-poesia ricca di simboli i cui significati sono misteriosi e tristi
-ciò che domina veramente la realtà è la morte

TEMPORALE DA MYRICAE PAG. 564


-stessa struttura di tuono (metrica diversa però: tuono endecasillabi, temporale settenari)
-si apre con un verso e seguono poi altri versi che si distaccano dal primo iniziale
-viene presentato un quadretto impressionistico, ciò che prevale è l’effetto coloristico e
soprattutto nella fase iniziale anche l’aspetto uditivo -> forte annotazione impressionistica per la
presenza di svariate immagini
-si sente un ‘bubbolio’-> brontolio -> onomatopea
-linguaggio onomatopeo-> forma prelinguistica usata soprattutto dai bambini per definire alcune
esperienze
-se si guarda verso il mare si vede un orizzonte, che appare infuocato
-a monte, invece, il cielo è di colore nero pece, in mezzo al quale ci sono delle nubi che sembrano
stracciate (‘stracci di nubi’ =linguaggio analogico)
-> allude ad una natura negativa
-tra il nero si vede un casolare (‘tra il nero un casolare, un’ala di gabbiano) -> il casolare bianco che
si staglia sul nero delle nubi richiama l’immagine dell’ala di un gabbiano-> è l’esempio di linguaggio
analogico
-un’altra interpretazione che si può dare all’associazione di queste due immagini -> l’ala del
gabbiano rappresenta protezione per i piccoli, come il casolare per gli uomini
-riferimento ancora al ‘nido’ -> elemento di protezione che protegge l’uomo dal male del mondo

LAMPO DA MYRICAE PAG. 569


-quando c’è un lampo, il suo chiarore illumina all’improvviso il cielo e la terra, mostrando il loro
aspetto sconvolto dalla tempesta -> è come se il lampo avesse la capacità di restituire la vera
immagine della terra e del cielo
-il lampo porta con sé dei sentimenti di angoscia e deformazione della realtà
-per descrivere il cielo e la terra vengono usati per ciascuno 3 aggettivi-> non è una descrizione
impressionista, piuttosto è espressionista
-la terra viene descritta: ANSANTE, LIVIDA, IN SUSSULTO ->comunicano una situazione di difficoltà
-il cielo: INGOMBRO (di nuvole), TRAGICO, DISFATTO ->il cielo è sofferente e squarciato dai lampi,
che rompono la sua armonia
-tutti questi epiteti comunicano di più di una semplice notazione naturalistica -> viene spiegato
cosa sta succedendo al cielo e alla terra a seguito di questo evento
-il tuono non è ancora scoppiato, per questo motivo è tacito il cielo
-il lampo illumina una casa che ‘appare e scompare’ -> paragonata ad un occhio che aperto ed
esterrefatto, che si apre e si chiude nella notte nera -> rappresenta un momento istantaneo in cui
uno nel tumulto comprende all’improvviso il senso delle cose
->UN DOLORE TRAGICO (interpretazione pag. 570)
-l’occhio aperto potrebbe essere l’occhio dell’uomo, che nel momento di intuizione, che il lampo
gli ha permesso, coglie che la realtà è completamente avvolta dal dolore (difficoltà del vivere)
oppure secondo un’interpretazione biblica l’occhio che si apre e si chiude potrebbe essere quello
del padre che negli ultimi minuti di vita si rende conto che la realtà è intrinseca dal dolore

TUONO DA MYRICAE
E nella notte nera come il nulla,
a un tratto, col fragor d’arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, 5
e poi vanì. Soave allora un canto
s’udì di madre, e il moto di una culla.

ANALISI:
-il tuono si manifesta nella notte nera
-per descrivere il suono del tuono Pascoli ricorre all’uso di onomatopee
-lo paragona al rumore della frana di una montagna altissima
-il tuono nel momento in cui si propaga nell’aria rimbomba e lo si percepisce come se fosse
avvenuto uno schianto -> (‘rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo’)
-una volta infranto, come un’onda dopo che ha raggiunto la riva del mare, tace, ritorna indietro e
svanisce
-dopo il chiasso ritorna la calma presentata come il canto soave di una madre mentre culla il suo
bambino (inversione nella strutturazione del verso)
-viene data un’idea di mondo negativa, qualcosa di brutto e terribile per l’individuo
-l’unico posto sicuro per l’uomo è il nido -> casa, all’interno della quale c’è protezione sicurezza
riprende la biografia di Pascoli -> fuori dal ‘nido’-> padre è stato ucciso
dentro al ‘nido’-> ci sono le sorelle che gli danno affetto
senza dubbio c’è patologia in quanto sostiene Pascoli e anche una maturazione esistenziale
10 AGOSTO DA MYRICAE
San Lorenzo, Io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:


l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là come in croce, che tende


quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:


l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono…

Ora là, nella casa romita,


lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi


sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

ANALISI:
-attraverso questa poesia Pascoli rievoca la tragedia della morte del padre
-una rondine sta cercando di portare del cibo ai suoi piccoli, nel mentre viene uccisa e lascia i suoi
piccoli a morire di fame
-allo stesso modo, anche il padre di pascoli non riuscirà mai a tornare al proprio ‘nido’ perché
verrà ucciso prima, lasciando i suoi cari ad aspettarlo invano
-viene fatta un’invocazione finale al cielo, che viene descritto come indifferente alla sofferenza del
mondo
-il testo viene costruito tra due parentesi-> prima: invocazione a San Lorenzo, ultima: invocazione
al cielo
storia della rondine
storia del padre di Pascoli
descritte con parallelismi
tetto -> metonimia (per casa)
è caduta negli spini con in bocca un verme -> rappresentava la cena per i suoi piccoli
quando è caduta aveva le ali aperte -> come se fosse stata crocifissa
quando muore ha ancora in bocca il verme-> sembra lo tenda al cielo
ANGELO MARCHESE ->strutturalista, fa un’analisi di 10 Agosto
-nella struttura in cui le strofe sono disposte è come se si potesse riconoscere un’immagine -> una
croce = simbolo di sofferenza, disperazione, morte

NB: l’uomo ritorna al suo ‘nido’ – la rondine torna al suo ‘tetto’ (sineddoche -> ‘casa’)
In realtà sarebbe il contrario, ma è una scelta voluta dall’autore
->Successivamente, le parole ‘nido’ e ‘casa’ vengono invertite di nuovo
NB: e il suo ‘nido’ è nell’ombra che attende – ora là nella ‘casa’ romita lo aspettano invano

ULTIMA STROFA-> è come se il male venisse trasportato in una dimensione metafisica, generando
il pianto delle stelle -> questo pianto inonda ‘l’atomo opaco del male’ -> = terra
il Cielo è scritto con la C maiuscola = allude forse ad un’identificazione con un elemento divino
questo Cielo è completamente distaccato dalla terra, indifferente, non compiange l’uomo
il pianto del cielo non allude ad una compassione bensì allude alla presenza del male sulla terra

I POEMETTI DI PASCOLI
-taglio narrativo, metrica diversa rispetto alle altre opere di Pascoli -> versi raggruppati in sezioni
più o meno ampie
-rappresentazione del mondo rurale/ vita di campagna
-tentativo di dare freschezza, purezza al mondo contadino -> Pascoli ne esalta i valori autentici e le
tradizioni che ha conservato intatte nel tempo -> Eden intatto di autenticità ed innocenza
-sono una sorta di racconti trasformati in poesia-> contengono un’idea di narrazione e al tempo
stesso trasmettono un messaggio
-Pascoli si sofferma sugli aspetti più quotidiani, umili, designando con precisione gli oggetti e le
operazionu del lavoro dei campi-> questa procedura non ha nulla a che vedere con il naturalismo,
al contrario, risponde all’intento enunciato dall’autore nel ‘Fanciullino’-> ridare la sua vergine
freschezza originaria alla parola, per esprimere una stupita meraviglia dinnanzi alle cose

DIGITALE PURPUREA DAI POEMETTI PAG. 577

IL GELSOMINO NOTTURNO DAI CANTI DI CASTELVECCHIO PAG. 603


-Canti di Castelvecchio= ‘fratelli maggiori di Myricae’-> situazione di tipo rurale, campestre
però all’interno di questa raccolta sono aggiunti temi inquieti, legati alle ossessioni del poeta
-Questa poesia è stata scritta da Pascoli per le nozze di Gabriele Briganti
-Il significato di questa poesia ci viene chiarito dalla dedica che l’autore fa all’amico -> in termini
simbolici e allusivi viene spiegato che durante la prima notte di nozze è stato concepito il figlio
dell’amico di Pascoli: Dante Gabriele Giovanni -> tenendo in mente questa cosa è possibile
interpretare nel modo corretto la poesia, altrimenti sembrerebbe di leggere un notturno con
riferimenti alla natura

ANALISI:
-I gelsomini aprono la loro corolla quando il sole cala -> ‘si aprono i fiori notturni’-> allude ad una
vitalità
-Subentra subito il tema della morte/ fortissima inquietudine legata alla morte ->’nell’ora che
penso ai miei cari’
-In mezzo ai viburni (arbusti dai fiori bianchi) appaiono le farfalle notturne-> secondo
l’interpretazione del testo simboleggiano le anime dei morti
-Nel mezzo della notte solo una casa (metonimia), attraverso il bisbiglio di voci umane, tradisce la
presenza di qualcuno ancora sveglio
-Nella notte i piccoli degli uccelli dormono protetti dalle ali dei propri genitori
-In questa poesia non c’è una continuità narrativa, bensì vengono fatte molte notazioni che
tratteggiano il disegno della notte
-La percezione della realtà descritta dall’autore avviene tramite i 5 sensi
-Dalla corolla dei gelsomini si sprigiona un odore di fragole -> ‘dai calici aperti si esala l’odore di
fragole rosse’-> il rosso allude alla passione, all’amore
-‘Nasce l’erba sopra le fosse’-> viene inserita questa annotazione priva di un nesso con il verso
precedente
la nascita dell’erba allude alla vitalità, però questa vitalità è ambientata in un contesto di morte=
in un cimitero, sopra le fosse in cui sono sepolti i cari del poeta
-Strettissimo legame tra vita e morte
-Il poeta è come se fosse escluso dall’amore che si celebra all’interno della casa -> è come se
Pascoli fosse fuori ‘dal nido’ -> questa idea è resa dall’immagine espressa dalla quarta quartina
-Un’ape ritornata troppo tardi al suo alveare si aggira intorno col suo ronzio, trovando già tutte le
celle occupate-> allude al fatto che non c’è possibilità per Pascoli di instaurare un legame d’amore
maturo e duraturo
-‘la Chioccetta per l’aia azzurra va con il suo pigolio di stelle’ -> letteralmente: la chioccia va nel
cortile della fattoria con i pulcini che pigolano
metaforicamente: la ‘Chioccia’ -> costellazione delle Pleiadi chiamata così dai contadini
il cielo diviene l’aia su cui si muove la Chioccia e le stelle sono i pulcini che la seguono pigolando
(sinestesia= lo sciame luminoso evoca una sensazione fonica)
-Il profumo dei gelsomini viene diffuso nella notte dal vento
-Nella casa si vede un lume, portato da qualcuno, passa dalla sala al primo piano, dove c’è la
camera da letto, poi si spegne
-Torna l’alba -> i petali dei gelsomini appassiscono (‘un poco gualciti’= rovinati = è come se l’atto
sessuale fosse percepito come quasi una violenza) e si chiudono ma all’interno della corolla chiusa
c’è il polline che è stato fecondato. Il fiore è del tutto umanizzato -> immagine della donna
fecondata, che contiene nel suo grembo una nuova vita -> ‘dentro l’urna molle e segreta’ = urna =
posto in cui si mettono le ceneri dei morti -> ritorna la riflessione iniziale del poeta sulla morte ->
genera turbamento
-La poesia di Pascoli per l’amico allude alla visione si tutto ciò che è legato alla sfera affettiva come
qualcosa di brutto, negativo, a cui il poeta non è in grado di aprirsi

IL LINGUAGGIO PASCOLIANO – CONTINI


CONTINI = critico letterario -> studioso di letteratura, che cerca di dare una spiegazione ai testi che
legge, basandosi sulla propria formazione e sulla propria esperienza personale
-Egli si sofferma soprattutto sull’analisi del linguaggio
-‘Pascoli trascende il modulo di lingua, che è noto alla tradizione letteraria o resta al di qua’
-La lingua di Pascoli è davvero particolare
-Si riconosce la presenza di molte onomatopee (es. ‘chiu’) -> si tratta di un linguaggio
FONOSIMBOLICO (ciascun suono porta con sé l’evocazione di un simbolo)
-È un LINGUAGGIO AGRAMMATICALE
-Ci sono molti tecnicismi -> es. citazioni precise degli strumenti del contadino
a seconda degli ambiti che vuole evocare, utilizza TERMINI SPECIFICI
-Pascoli utilizza nelle sue poesie anche il LATINO
-Tra questi linguaggi c’è una distanza immensa-> Se si utilizza un linguaggio che esce dalla norma
vuol dire che il rapporto che il poeta ha con la realtà non è più tranquillo, ha una visione alterata
con la realtà
-Contrariamente se si utilizza un linguaggio normale significa che si ha padronanza della realtà che
si vuole descrivere
-Non ci sono oggetti, cose, animali esclusi dal poter parlare -> tutti hanno il potere di parlare ->
ESTENSIONE DEL DIRITTO DI CITTADINANZA A TUTTI GLI ELEMENTI DELLA REALTÀ (ripresa de ‘Il
Fanciullino’) – DEMOCRAZIA POETICA

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