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Photobook
L’immagine di un’immagine
Silvia Bordini
Ringraziamenti:
Piero Cavagna
Biblioteca della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma
www.postmediabooks.it
isbn 9788874902576 postmedia books
Indice
Capitolo 1
7 L’immagine di un’immagine
1.1 Ma dunque cos’è un libro fotografico?
1.2 Fotografi, editori e collezionisti
Capitolo 2
47 Come si gestisce un medium
2.1 Serie e sequenza
Capitolo 3
71 Festival, laboratori, premi e mostre
3.1 Libri visibili e libri intoccabili
3.2 Il libro come pensiero visivo
Capitolo 4
109 Strategie digitali e oggetti immateriali
Capitolo 5
121 Nove libri fotografici
140 Bibliografia
PHOTOBOOK 7
Capitolo 1
L’immagine di un’immagine
“Per molti decenni è stato il libro il modo più diffuso di mettere in ordine
(di solito miniaturizzandole) le fotografie, garantendo loro in questo modo –
le fotografie sono oggetti fragili che si rompono o si smarriscono con facilità
– se non immortalità, la longevità e insieme un pubblico più vasto. In un
libro la fotografia è, ovviamente, l’immagine di un’immagine. Ma poiché,
già in partenza, è un oggetto liscio e stampato, riprodotta in un libro una
fotografia perde la sua qualità essenziale assai meno di un quadro. Eppure
neanche un libro è del tutto soddisfacente quando si tratta di diffondere una
serie di fotografie. L’ordine nel quale le fotografie devono essere guardate è
proposto dall’impaginazione, ma nulla obbliga i lettori a seguire la sequenza
prescelta né indica il tempo necessario da passare su una fotografia”.1
Così scriveva Susan Sontag nel 1973, facendo riferimento a un rapporto
tra libro e fotografia strettamente legato da un lato alla dimensione
concettuale della riproduzione come “immagine di un’immagine”, dall’altro
a una comune modalità della visione delle fotografie come oggetti. Ma da
allora questa concezione del legame immagine fotografica-libro ha ricevuto
interpretazioni e pratiche diverse. Oggi in generale il libro fotografico non è
considerato semplicemente un contenitore o un supporto ma piuttosto uno
spazio di sperimentazione in cui le immagini prevalgono e in cui convergono
componenti diverse – il fotografo certamente ma anche il designer, l’editore, il
pubblico, il collezionismo, il mercato – nell’orizzonte di una storia articolata
e in divenire. Lo statuto di oggetto fisico e tangibile proprio della fotografia
si è sempre più incorporato nel libro, in parallelo, paradossalmente, con la
sua smaterializzazione nei dispositivi digitali.
Mi riferisco a quel modo specifico di proporre immagini fotografiche
che va sotto il nome di libro fotografico o photobook, come più spesso è
8 Silvia Bordini
Non a caso anche i più importanti tra gli storici e gli specialisti di
photobook sono generalmente fotografi oltre che collezionisti, editori,
curatori di mostre ed eventi, accorti imprenditori delle proprie curiosità e
passioni. Prins è artista, fotografo, designer, dedito a un particolare impegno
nella conservazione della memoria di avvenimenti del suo paese, l’Olanda.11
Il photobook è uno dei temi di un discorso artistico e culturale sull’immagine
come documento intessuto di storia e di socialità e anche di un intrinseco
valore simbolico. Gli elementi cioè che hanno accompagnato la sua attività
di fotografo in giro per il mondo; infatti Prins ha lavorato successivamente
ad Amsterdam (1945), L’Aia (1946), Parigi (1950), in Italia, dove è stato
un designer industriale per Olivetti (1950). Inoltre a Cuba, a Mosca, in
Giappone, Portogallo, Spagna, Turchia, e Svizzera. Il suo libro Foto in omslag,
con la collaborazione di Michael Boom, è una delle prime pubblicazioni
che hanno modificato la percezione del libro fotografico: un volume di 143
pagine dedicato alla tradizione dei libri di fotografia in Olanda, a partire
dalla fine della guerra mondiale fino al 1990.12
Andrew Roth è un protagonista di primo piano della scena newyorkese:
fotografo, gallerista, collezionista di fotografie e di libri, ma anche di carte,
residui e ricordi. Oltre a curare libri di autori famosi (come Daido Moriyama
e David Wojnarowicz) ha pubblicato diverse raccolte di photobook: il primo è
stato Books on Photography nel 1996, (riedito 1997 e 1999); nel 2001 è uscito
The Book of 101 Books, 320 pagine sui libri di molti grandi fotografi, dal 1907
al 1996, tutti corredati da immagini e informazioni, con saggi di Richard
Benson, May Castleberry, Daido Moriyama, Neville Wakefield, Richard
Princeis, Jeffrey Fraenkel. È stato pubblicato in tre formati diversi, di cui uno
in edizione limitata e firmata sul modello di alcuni prestigiosi photobooks,
e, come questi, diventato rapidamente oggetto di collezionismo. E nel 2004
Roth ha dato alle stampe The Open Book. A history of the photographic book
from 1878 to the present, un volume nato come catalogo di una mostra
all’Hasselblad Center di Goteborg 2004, con saggi di Simon Anderson e Ute
Eskildsen, Philip Aarons, Gerhard Steidl e una postfazione di Hasse Persson),
e nel 2017 Artists who make books.13 Una serie dunque di ampie raccolte dei
libri che ritiene i più rappresentativi della grande diffusione dell’immagine Martin Parr, The Last Resort, 1983-85
isbn 9788874902576
PHOTOBOOK 47
Capitolo 2
Come si inventa un medium
PHOTOBOOK 71
Capitolo 3
Festival, laboratori, premi e mostre
What a book is, è l’incipit di The New Art of Making Books, un saggio
pubblicato da Ulises Carriòn nel 1975, e recentemente inserito nel catalogo
di Documenta 14: Learning from Athens (2017)1. Carriòn è stato un poliedrico
artista, editore e scrittore messicano che ha lavorato in vari paesi europei e si è
stabilito per molti anni ad Amsterdam, dove ha fondato Other Books and So;
uno spazio interamente dedicato ai “non-libri, anti-libri, pseudo-libri, quasi-
libri, libri concreti, libri visuali, libri concettuali, libri strutturali, libri progetto,
libri dichiarazione, libri istruzione”, in sostanza libri oggetto e non libri da
leggere, simboleggiati nella formula Dear reader/ Don’t read di un suo celebre
dittico2. In The New Art of Making Books, il suo scritto più famoso, Carriòn
definisce, concettualizza e mette in discussione il libro d’artista conducendo
un’analisi che tocca lo spazio, il tempo, la sequenza, la forma, la struttura e
la lettura. Un saggio teorico, breve, provocatorio e dissonante, che non fa
riferimento a nessun libro in particolare ma segna una svolta nel modo di
concepire la struttura di un testo a stampa in quanto dispositivo artistico.
La sua presenza in una mostra importante come Documenta conferma
l’interesse per il libro come forma d’arte, riscontrabile in molte delle scelte
che hanno caratterizzato non solo questa manifestazione (sia a Kassel sia ad
Atene) ma anche, parallelamente, la cinquantasettesima Biennale di Venezia.
A Kassel l’elemento più vistoso è stato il monumentale The Parthenon of
books di Marta Minujìn sulla Fiedrichsplatz, più di 100.000 libri usati come
materiale da costruzione e metafora di una versione del Partenone a grandezza
naturale; e non libri qualsiasi ma oltre 170 titoli messi al bando, censurati
e bruciati nel corso dei secoli, da Boccaccio a Einstein, da Machiavelli a
Kafka, da Voltaire a Thomas Mann, da Lewis Carrol a Orwell. Alla Biennale
di Venezia, intitolata Viva Arte Viva, la parte centrale dei Giardini si è
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PHOTOBOOK 109
Capitolo 4
Strategie digitali e oggetti
immateriali
PHOTOBOOK 121
Capitolo 5
Nove libri fotografici
Magma
Antonio Biasucci
Multiforms
Giulia Marchi
Paesaggi
Alessandro Dandini de Silva
Outskirts
Daisuke Yokota
isbn 9788874902576
Peter Bialobrzeski
Case Study Home
Hatje Cantz, Ostfildern, 2009
Un libro fotografico che sembra avere tutti gli ingredienti per apparire
solidamente tradizionale, nel senso che ha al loro posto tutte le componenti
del genere: rilegatura in cartoncino, copertina, titolo, breve prefazione, dedica
finale, editore. Ottanta fotografie a colori, tutte delle stesse dimensioni e
correttamente smarginate, tutte con lo stesso tipo di luce piatta e omogenea:
la ripetizione seriale di una tipologia di oggetti diversi ma uniformati da un
medesimo sguardo. Fotografie molto intense, diverse e meno spettacolari di
altri paesaggi urbani che da tempo
sono il campo di ricerca di Peter
Bialobrzeski, come ad esempio la
serie di megalopoli asiatiche di
Neon Tigers (2000-2002).
Il titolo del libro si riferisce al
programma Case Study House –
avviato nel 1945 dalla rivista Arts
and Architecture con l’obiettivo di
costruire 36 abitazioni unifamiliari
sperimentali a basso costo nel sud ondulato e altri tipi di scarti e residui assemblati in forma di casa, puntellati
della California, su progetto degli su palafitte improvvisate per ripararsi dai movimenti del mare e della sabbia.
architetti Richard Neutra Charles A Baseco vivono circa 70.000 persone – lavoratori migranti dalla campagna
e Ray Eames e Raphael Soriano. delle Filippine – ma nessuna è visibile in queste immagini; Bialobrzeski sceglie
Un progetto considerato all’epoca di rendere silenziosa e deserta questa sterminata e instabile baraccopoli,
come uno dei più significativi proponendo alcuni esempi e senza mai aderire a un approccio pittoresco
nell’architettura post-Seconda Guerra Mondiale. Ma il sogno americano, né a un compassionevole compiacimento. Per questo elimina ogni traccia
così come la tassonomia alla Bernd e Hilla Becher richiamata in questa serie, di vita, donne uomini, bambini e animali sono assenti dalle loro abitazioni
si ribalta nelle immagini di Bialobrzeski e si trasforma in un diverso tipo che così diventano oggetti quasi surreali, forse sculture, forse tracce che
di distacco e insieme di tensione. Le fotografie raccontano le baracche di provengono da un mondo lontano. Un mondo che improvvisamente genera
Baseco, un campo di abitazioni abusive costruite sulla sabbia tra due terminal immagini assurdamente piene di dignità e di rispetto. Perché questa è una
container del porto di Manila; strutture provvisorie ricavate dai più disparati delle caratteristiche del libro fotografico, pagina dopo pagina evocare altre
materiali che la città butta via, pezzi di legno, plastiche, cartone, metallo immagini, creare connessioni, porre domande, provocare interpretazioni.
isbn 9788874902576
Vincent Delbrouck
Some Windy Trees
self-published (Wilderness), 2013
500 copie firmate e numerate
politico e religioso. Negli spazi della galleria, mentre la città veniva distrutta,
Issa Touma ha subito organizzato una sessione fotografica e ha ripreso le
immagini che compongono questo libro. Quindici donne di varie etnie e
religioni, tra il 18 e i 35 anni, raccontano in poche righe la loro storia; vestite
con gli abiti tradizionali che ognuna di loro ha scelto di indossare, in posa,
dignitose, composte, belle. Nessuna concessione all’esibizione e neppure alla
documentazione del dolore, della perdita, della distruzione atroce portata dalla
guerra in Siria. Ma come sempre succede nei libri fotografici, il messaggio
drammatico arriva dalla composizione, dal montaggio, e dall’intenzionalità
Issa Touma
Woman We Have Not Lost Yet
Paradox, Rotterdam, 2015
“Dedicated to: The Aleppo Women for telling their stories so openly and dell’autore: Issa Touma ha diviso in due il corpo di ciascuno di questi ritratti,
courageously, in the hope of changing the future of the city. The members of letteralmente tagliato all’altezza degli occhi, una parte in una pagina, l’altra
Art Camping for their help to opening the eyes of the world to Aleppo’s rich, nella pagina successiva. Le donne di Aleppo non hanno più gli occhi, lo
inclusive past and the importance of preserving it.” sguardo scompare, ognuna di queste fotografie si staglia sul vuoto, le pagine si
“Dedicato alle donne di Aleppo” può evocare un’atmosfera vagamente riempiono di spazi bianchi. Gli occhi tagliati sono una trasparente metafora
esotica ma non è così. Il 26 aprile 2015, quando le forze radicali islamiche della violenza, tanto più efficace in quanto le immagini sono semplici ed
dell’opposizione hanno dato inizio al “Grande Attacco” della città di Aleppo, eleganti, senza effetti visivi aggiunti. Quello che in una rivista di moda
varie persone hanno trovato riparo negli spazi di Le Pont, la galleria d’arte potrebbe essere un espediente glamour si rivela qui drammaticamente come
di Issa Touma, fotografa e fondatrice nel 2011 di Art Camping, un progetto la metafora di un dolore inguardabile. E le parti scritte del libro, limitate a
rivolto a usare l’arte come elemento aggregatore di cittadini e rifugiati contro poche righe con cui le donne di Aleppo riferiscono le loro storie, diventano
gli orrori della guerra e per una resistenza comune contro il fanatismo icone, complemento necessario per la lettura del libro fotografico.
isbn 9788874902576