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ARCHIVIO
19 6 8 - 2 018
Testo:Memoria e archivio nella
ricostruzione di un album di famiglia
Autore: Beatrice Zerbato
Fotografie: Archivio Topcon RE-2
INDICE
Introduzione
III. Il digitale
Conclusione
Bibliografia
INTRODUZIONE
Negli ultimi anni l’archivio è diventato sempre più un tema ricorrente, tanto
sul piano della produzione artistica quanto su quello della trattazione teorica,
soprattutto dal momento in cui l’avvento del digitale ha scatenato una
2 E. Grazioli e W. Guadagnini (a cura di), Fotografia Europea. Mappe del tempo. Memoria,
archivi, futuro, Silvana Editoriale, Milano 2017, p. 15
3 F. Muzzarelli, L’immagine del desiderio. Fotografia di moda tra arte e comunicazione,
Mondadori, Milano 2009, p.16
4 S. Sontag, Sulla fotografia. Realtà e immagine nella nostra società, Einaudi, Torino 2017, p.
63
rivoluzione non solo all’interno della pratica del fotografare, ma anche, e di
conseguenza, nella pratica dell’archiviare. La diffusione mondiale di Internet
ha portato con se una sorta di globalizzazione archivistica, aprendo la
riflessione a nuove questioni di carattere etico-sociale. La cultura della
condivisione ha trasferito la sfera del privato in un campo di dominio
p u b b l i c o , p r o d u c e n d o n u o v e p r a t i c h e f o t o g r a fi c h e f o n d a t e
sull’appropriazione, come la Found Photography, di cui citeremo alcune
opere rilevanti al fine di esemplificare come Internet ha cambiato l’economia
delle immagini.
Come già anticipato nella nota introduttiva, l’archivio è stato per la mia
ricerca, oltre a un modello formale ed espressivo, un dispositivo di
conoscenza e memoria che mi ha permesso di esplorare alcune tematiche
del fotografico che proveremo ad approfondire nelle pagine che seguono.
Per gli artisti infatti la scelta dell’archivio è una vera e propria scelta di
linguaggio, che significa, oltre a raccogliere, classificare e conservare,
soprattutto ripensare, mostrare e raccontare.
11 E. Grazioli e W. Guadagnini (a cura di), Fotografia Europea. Mappe del tempo. Memoria,
archivi, futuro, Silvana Editoriale, Milano 2017
II. LA FOTOGRAFIA COME PRATICA SOCIALE
Susan Sontag
12 S. Sontag, Sulla fotografia. Realtà e immagine nella nostra società, Einaudi, Torino 2017,
p. 61
13 Ibidem, p. 78
II.I EFFETTO MEDIO
A questo scopo mi servirò delle parole di Claudio Marra e del suo saggio
introduttivo, Effetto medio, del volume Le idee della fotografia, in cui l’autore
afferma la difficoltà di pensare che tanta ampiezza e tanta diversità di
applicazione del mezzo fotografico possa poi produrre una qualche identità
costante del mezzo.14
14 C. Marra, Le idee della fotografia. La riflessione teorica dagli anni sessanta a oggi,
Mondadori, Milano 2005, pp.7-15
15 P. Bourdieu (a cura di), La fotografia. Usi e funzioni sociali di un’arte media, trad. it.
Guaraldi, Rimini 1972
L’assetto fondamentale del suo discorso era dato dal fatto che il termine
moyen (tradotto in italiano con “medianità”) non fosse da lui utilizzato come
aggettivo qualitativo, ma casomai determinativo, essendo chiamato a
indicare non tanto uno statuto in sé della fotografia, quanto piuttosto una sua
collocazione logistica. La sua idea di “medianità” va infatti intesa come
funzione e non come essenza: secondo la sua analisi sociologica, la
fotografia sarebbe quindi un’arte “media” perché nelle diverse pratiche d’uso
risulta effettivamente collocata a metà tra differenti livelli d’identità.
É infatti nella pratica comune che prendono corpo quelle identità che poi
l’arte utilizzerà nelle proprie ricerche: è proprio qui che prende forma ciò che,
per comodità di comprensione, potremmo chiamare il linguaggio della
fotografia, che pensiamo debba essere identificato, non con quei fattori
solitamente proposti dalla manualistica tecnica di settore (inquadratura,
composizione, luci, toni, ecc.), bensì con categorie concettuali quali la
memoria, il tempo, la presenza, il possesso, ecc, che vengono utilizzate dagli
16 C. Marra, Le idee della fotografia. La riflessione teorica dagli anni sessanta a oggi,
Mondadori, Milano 2005, pp. 7-15
operatori, per la maggior parte delle volte, in modo ingenuo o senza piena
coscienza, dando la possibilità agli artisti di servirsi di quella forma del
linguaggio fotografico sperimentata e diffusa nell’esperienza comune.17
Ecco allora che la fotografia diventa uno strumento utile a questo scopo
perché porta con se l’esigenza di bloccare, mantenere una parvenza,
un’apparizione per assicurare la preservazione del ricordo, per congelare
l’esistenza in un attimo.
20 Federica Polidoro, Umberto Eco, Sulla memoria. Una conversazione in tre parti, http://
www.artribune.com/television/2016/02/video-umberto-eco-sulla-memoria-una-
conversazione-in-tre-parti-biennale-di-venezia-padiglione-italia-davide-ferrario/, consultato il
30.01.2018
21 S. Sontag, Sulla fotografia. Realtà e immagine nella nostra società, Einaudi, Torino, 2017.
pp. 62-63
oggetto da guardare con tenerezza, sopprimendo le distinzioni morali e
disarmando i giudizi storici con il pathos generico del passato.22
Per questo gli album di foto acquistano una particolare importanza: sono la
presenza inquietante di vite arrestate nella loro durata, liberate dal loro
destino.
22 Ivi
II.III IL COMPLESSO DELLA MUMMIA
André Bazin riconosce all’origine delle arti plastiche quello che lui chiama il
“complesso della mummia”, ovvero quel bisogno degli uomini di combattere
l’azione dissolvente del tempo grazie a espedienti che, come la fotografia,
producano un effetto temporalmente cristallizzante. Come nell’antico Egitto si
conservavano i corpi tramite complicati passaggi, cercando di salvare
l’essenza mediante l’apparenza, e dunque salvare da una seconda morte
spirituale, allo stesso modo l’uomo moderno affida alla fotografia il bisogno di
lasciare il proprio passaggio terreno, della sua storia e identità.23
27
C. Marra, Le idee della fotografia. La riflessione teorica dagli anni sessanta a oggi,
Mondadori, Milano 2005, pagg. 44-48
28 I. Calvino, L’avventura di un fotografo, in «Gli amori difficili», Einaudi 1970
brevissimo». 29 Il nostro gusto per la spontaneità dell’istantanea ci porta a
trovare tutto bello, perché colto sul vivo e naturale.
32 A. Gunthert, L’immagine condivisa. La fotografia digitale, trad. it. Guia Boni, Contrasto,
Roma, 2016, p. 14
33 C. Marra, Forse in una fotografia. Teorie e poetiche fino al digitale, CLUEB, Bologna 2002,
pp.61-62
III.I LA RIVOLUZIONE DOCUMEDIALE, COME INTERNET HA CAMBIATO
L’ECONOMIA DELLE IMMAGINI
34 E. Grazioli e W. Guadagnini (a cura di), Fotografia Europea. Mappe del tempo. Memoria,
archivi, futuro, Silvana Editoriale, Milano, 2017, p. 168
35 Ibidem, p. 38
36 F. Muzzarelli, L’immagine del desiderio. Fotografia di moda tra arte e comunicazione,
Mondadori, Milano 2009, p. 10
creare (inconsapevolmente) uno spaccato della storia sociale e della
fotografia.
37 A. Gunthert, L’immagine condivisa. La fotografia digitale, trad. it. Guia Boni, Contrasto,
Roma, 2016, pp. 81-82
il web ha favorito le conversazioni con le foto.38 Creata nel Febbraio del
2004, la nota piattaforma di Flickr si inserisce a pieno titolo in questo
contesto, favorendo una cultura della condivisione attraverso la creazione di
gruppi e album collettivi.39
38 A. Gunthert, L’immagine condivisa. La fotografia digitale, trad. it. Guia Boni, Contrasto,
Roma, 2016, pp. 143-144
39 A. Gunthert, L’immagine condivisa. La fotografia digitale, trad. it. Guia Boni, Contrasto,
Roma, 2016, pp. 82-84
40 Roberta Valtorta (a cura di), Joachim Schmid e le fotografie degli altri, http://
www.lastampa.it/2012/11/19/cultura/fotografia/mostre/joachim-schmid-e-le-fotografie-degli-
altri-Pp4sHfEGjdRSC9PPAJRKNO/pagina.html, consultato il 30.01.2018
selezionate dal sito di Flickr seguendo il percorso degli upload giornalieri da
diversi fusi orari. Schmid ha organizzato queste immagini in collezioni
tematiche, sotto titoli neutri come “Cose”, “Scarpe”, “Cani”, “Volti nei buchi”,
“Vari incidenti”, “Scollature”, affermando «questi raggruppamenti rivelano
modelli ricorrenti nella moderna fotografia popolare. La scelta dei temi non è
né sistematica né segue alcun criterio prestabilito: la struttura del progetto
rispecchia la pratica multiforme, contraddittoria e caotica della moderna
fotografia».41
Le immagini sono segni che trasmettono delle scelte e dei giudizi sulla realtà,
diventando esse stesse una realtà totalmente diversa.48 È importante dunque
riconoscere la fotografia come l’arte del doppio per eccellenza, e cercare
oltre l’apparenza dell’immagine una natura filosofica degli oggetti.
Nell’universo delle fotografie il tempo è frammentato, il passato appare
lontano, e il presente è intrinseco di storia, mettendo il lettore nella
48 Mario Cresci. L’immagine effimera. Dal catalogo: ”L’archivio della memoria Torino 1980,
”http://www.virtualgallery.it/virtual_gallery/opere/masters/cresci_mario/reviews/ita.htm,
consultato il 30.01.2018
condizione di creare nuovi collegamenti che aprono a nuovi spazi e percorsi
personali.
49 S. Sontag, Sulla fotografia. Realtà e immagine nella nostra società, Einaudi, Torino 2017,
pp. 67-68
‘70s
‘80s
2000
CONCLUSIONE
È proprio da qui infatti che prende le sue mosse l’idea di Topcon RE-2, un
archivio così personale, in cui, allo stesso tempo, è facile riconoscere una
sorta di identità collettiva; un archivio così caratteristico, che fa rincontrare
delle fotografie che sono il prodotto di un’unica macchina fotografica,
strumento versatile che ha saputo registrare le visioni dei suoi operatori nel
corso di epoche diverse.
Vorrei ringraziare la mia famiglia per avermi concesso di utilizzare dei ricordi privati
al fine di creare una testimonianza visiva di questo breve studio.
Beatrice Zerbato
Because I know that time is always time
And place is always and only place
And what is actual is actual only for one time
And only for one place.
T. S. Eliot
BIBLIOGRAFIA
SITOGRAFIA
Roberta Valtorta (a cura di), Joachim Schmid e le fotografie degli altri, http://
www.lastampa.it/2012/11/19/cultura/fotografia/mostre/joachim-schmid-e-le-
fotografie-degli-altri-Pp4sHfEGjdRSC9PPAJRKNO/pagina.html, consultato il
30.01.2018