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Esposizione comparsa della fotografia

La macchina fotografica è un oggetto capace di rendere un’immagine, irripetibile nel tempo, attraverso
l’elaborazione di un segnale luminoso convogliato nel dispositivo, attraverso una lente. La fotografia
nasce nel 1826 con Joseph Niépce, analizzando i problemi relativi all’osservazione istantanea. Venne
adottato in arte come supporto alla creazione di opere per poi diventare un’arte a sé stante.

Storia

L’analisi del funzionamento meccanico della fotocamera iniziò già intorno al 300 avanti cristo quando
Aristotele vide che, facendo passare la luce attraverso un piccolo foro, essa proietta a un’immagine
circolare. Andarono avanti le ricerche nel tempo, un passo importante è stato la creazione della Camera
oscura (Camera ottica) da parte dello studioso arabo Halhaizen Haitham, intorno al 1030. Per catturare
la luce bisognava prima studiare i materiali foto sensibili, già conosciuti nel medioevo, non furono mai
studiati a fondo prima del 1727 con heinrich Schulze, che si accorse che il nitrato d’argento, si modificava
all’esposizione della luce del sole. Esperimento ripreso dal ceramista Thomas Wedgwood immergendosi
fogli di carta e di cuoio al suo interno, si accorse che le parti coperte restavano più chiare quando il
composto si colorava, il problema è che se continuavano ad essere esposte alla luce del sole perdevano il
contrasto, invece in una stanza buia era possibile osservare le immagini alla luce di una lampada. Joseph
niépce, interessando agli studi, cercò di creare una sostanza capace di mantenere il risultato nel tempo.
Utilizzò il bitume di giudea su una lastra di peltro, dopodichè sovrapposte l'incisione di un cardinale. Le
zone scoperte si indurirono e le restanti vennero grattare via, l’immagine poteva già essere usata per la
stampa. Dopo un po' di Anni, nel 1833 fece un contratto con Daguerre per continuare le ricerche insieme
Niépce morì e il figlio prese il suo posto solo a livello formale, infatti non partecipò attivamente e
Daguerre chiamò questo procedimento “dagherrotipia”. Nel 1837 Daguerre sviluppò una tecnica
sufficiente a realizzare un'immagine valida utilizzò una lastra di rame con una sottile foglia di argento
lucidato. Tramite l’esposizione a vapori di iodio ottenne il ioduro d’argento, il quale posizionato nella
camera scura dove lo ioduro di argento tornava argento proporzionalmente alla luce ricevuta., dopodichè
veniva fatto un bagno col sale comune per fissare l’immagine.

Processi alternativi

Calotipia

inventato da William Talbot nel 1835. Si trattava di un foglio di carta immerso nel sale da cucina nitrato
d’argento, coperto con piccoli oggetti ed esposto al sole. L’immagine appariva in negativo (al contrario) e
per portarlo in positivo utilizzò un secondo foglio in trasparenza. Con una forte soluzione di sale o idrato
di potassio rallenta a il processo di cancellazione dell’immagine.

Cliché-verre

È considerata una tecnica di incisione semifotografica che consiste nella creazione di immagini su
superfici trasparenti, come il vetro. L’immagine presentata, era composta da zone chiare per i riflessi più
scuri e zone più scure per i riflessi più chiari, lo stesso funzionamento del negativo fotografico.
L’inventore fu Henry Talbot, nel 1834

La kodak, una rivoluzione

“ voi premete un bottone, noi facciamo il resto” è così che George Eastman il 4 settembre 1888 presentò
la prima macchina fotografica portatile della storia, la “Kodak n. 1”.

Il suo punto di forza erano la semplicità, infatti, si trattava di una piccola scatola di legno rivestita di pelle
con 3 step da seguire per poter scattare, in ordine:
tirare una stringa per impostare l’otturatore;

dopo la corretta esposizione si girava una chiave per riavvolgere la pellicola.

Premere il pulsante apposito per lo scatto della foto.

Una differenza molto gradita dai fotografi è anche la praticità del rullino, già fornito dalla casa
produttrice, che essendo flessibile permetteva di scattare fino a 100 foto prima di dover essere sostituito,
al contrario delle lastre di vetro.

Da supporto a stile artistico

Le fotografie del tempo risultavano di bassa qualità anche per le tecnologie grottesche, ciò spinse molti
artisti, per lo più ritrattisti a migliorare il risultato finale in dei veri e propri laboratori. Si studiavano pose,
inquadrature, ambientazioni e soprattutto i punti luce, questo portò all’utilizzo della tecnica del ritocco,
per aggiustare le imperfezioni. Ciò creò molti divari fra gli artisti, tra chi considerava la fotografia come
una riproduzione fedele della realtà, e chi voleva usarla come miglioria alla propria visone artistica.

Altri conflitti si crearono grazie al Fading away di Henry Robinson nel 1858 raffigurante una
giovane ragazza sul letto di morte circondata dai suoi parenti, venne criticata a causa del
soggetto drammatico, ritenuto non opportuno per un’immagine fotografica, considerata
ancora solo uno strumento per documentare la realtà e non per interpretarla, anche se, pur
cercando di utilizzarla come imitazione dell’arte, la fotografia veniva sempre più utilizzata
per catturare dei particolari con cui realizzare quadri.

Nel 1866 Peter Emerson dichiarò che la fotografia come arte pittorica, anche se ritrattò
dicendo che la fotografia fosse inferiore alla pittura, il pittorialismo ormai aveva catturato
l’attenzione di molti artisti.

La fotografia all’inizi del nuovo secolo venne proibita come forma di pittura e considerata
anche degli stati uno strumento fine a se stesso, nacquero così dei movimenti come il
Straight photography negli stati uniti, i quali spingevano i fotografi di tutto il mondo a catturare tutti i
momenti che vedevano come puri e rappresentativi di un’emozione, un sentimento. La fotografia venne
usata soprattutto per degli studi sociologici come per la vita in fabbrica. Venne usata fin da subito anche
per la documentazione dei turisti del tempo, i quali cercavano di immortalare situazioni, paesaggi,
tradizioni, irripetibili, molto lontane da loro.

Fino ad allora tutte le esperienze o gli articoli giornalistici erano scritti come in un diario, nasce quindi il
reportage fotografico, una testimonianza diretta volta ad affiancare al testo scritto anche una serie di
immagini per una documentazione più dettagliata ed immersiva.

Nel 1859 il governo francese concesse alle società fotografiche francesi una mostra annua del Palais de
l’Industrie.

La mostra fu un successo, le fotografie vennero giudicate allo stesso modo delle arti più tradizionali,
anche se per i dipinti dove venne utilizzata la fotografia i giudici furono molto severi. Perché la fotografia
fosse considerata arte era necessario dimostrare che al fotografo fosse possibile manipolare il suo
strumento come il pittore faceva con i suoi, ciò portò ad un grave problema con il processo Mayer e
Pierson, i due artisti cercavano di ottenere i diritti d’autore su delle foto da loro scattate, non gli vennero
concessi poiché la fotografia non era ancora considerata una forma d’arte. Ciò portò al riconoscimento
della stessa come uno stile artistico, anche se nimerosi artisti presentarono le loro lamentele a riguardo.

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