Sei sulla pagina 1di 14

Corso di Laurea:

Insegnamento:
Numero lezione:
Titolo:

Juan Valera

Juan Valera (1824-1905) nacque a Cabra (Córdoba) da nobile ma decaduta


famiglia, da cui fu avviato alla carriera ecclesiastica, che però abbandonò
abbastanza presto a favore dell'Università di Giurisprudenza, che lo portò poi ad
una carriera diplomatica che gli permise di viaggiare molto: sin da
giovanissimo fu a Napoli a seguito dell'ambasciatore, il Duque de Rivas (suo zio),
quindi a Lisbona, Dresda, San Pietroburgo, Francoforte, Bruxelles, Vienna, Rio de
Janeiro, Washington, dove rimase sempre a contatto dei maggiori esponenti
delle culture locali. Questi viaggi gli permisero di ampliare costantemente la sua
già vasta cultura, soprattutto nel campo della letteratura classica spagnola e
greco-latina e quella europea contemporanea, oltre a forgiarne l'elevato buon
gusto e l'alto ideale estetico che lo contraddistinguevano.

Il suo carattere gioviale lo tenne sempre lontano da polemiche di tipo


politico o religioso, ma il fatto di star spesso lontano dalla sua patria non gli
impedì (d'altro lato) di prendere parte alla vita letteraria spagnola, entrando ad
esempio in polemica con la Pardo Bazán sul naturalismo che, proprio grazie a
questa presa di coscienza, entrò (suo malgrado) in Spagna. Altra polemica
'appassionante' fu quella con Campoamor su metafisica, poesia e scienza; nei
suoi interventi è sempre presente una notevole vena ironica, mitigata però da
una certa tolleranza e raffinatezza tipici del suo status. Dal punto di vista
politico si schierò dalla parte di liberali, dal punto di vista religioso sembrano
invece stridere il suo fervente cattolicesimo (pur attento anche ad altre forme
di eterodossia) con l'altrettanto acceso anticlericalismo.

1
Corso di Laurea:
Insegnamento:
Numero lezione:
Titolo:

Proprio questo suo modo di pensare lo portò ben presto a rifiutare


l'estetica romantica, con i suoi eccessi e le sue esagerazioni sentimentali, anche
se di quella condivideva la concezione dell'arte come espressione del genio
individuale (che quindi deve soltanto seguire l'ispirazione, senza sottomettersi a
nessuno), la tendenza all'evasione nella fantasia, il rifiuto delle etichette. Egli
stesso si definiva un autore classico, "un uomo del Settecento vissuto nel secolo
successivo", come lo definì Montesinos, ma dal neoclassicismo lo separava il
rifiuto del concetto di arte docente, dal momento che lui era uno strenuo
difensore, appunto, del concetto dell'arte per l'arte: lo scopo della letteratura è
creare la bellezza, non cercare la verità, e per questo motivo, ad esempio, non
condivideva gli ideali né dei romanzi a tesi, né di quelli realistici. Valera né
inventava, né osservava, ma si limitava a ricordare esperienze proprie o altrui,
velandole di una lieve idealizzazione abbellente, che presenta la realtà non così
com'è, ma come dovrebbe essere. Questa sua posizione lo porterà a scrivere gli
Apuntes sobre el nuevo arte de escribir novelas [Appunti sulla nuova arte di
scrivere romanzi] (1887) in risposta alla Cuestión palpitante della Pardo Bazán
(1883), dove in realtà non attacca tanto l'autrice, quanto gli inestetismi del
naturalismo e il suo compiacersi negli aspetti più bassi della vita urbana,
trovandosi anche in disaccordo con la fiducia dell'autrice sui precetti del
naturalismo.

Per quanto riguarda le tematiche trattate, predilesse spesso lo studio di


un'esperienza amorosa, pur evitando sempre tutto quanto potesse venir letto
come esperienza personale. Discrezione e misuratezza gli permettono di far sì
che i conflitti amorosi dei suoi romanzi non scadano mai in toni patetici, che
l'autore considerava di cattivo gusto, anche se questo a volta lo porta a sfociare
in una certa freddezza; questa veniva però compensata dalla purezza dello
stile, sempre curato ed elegante.

2
Corso di Laurea:
Insegnamento:
Numero lezione:
Titolo:

I romanzi di Valera si possono dividere (ma solo dal punto di vista cronologico)
in due tappe ben distinte: la prima tappa comprende Pepita Jiménez, Las
ilusiones del doctor Faustino (1875), El comendador Mendoza (1877, in cui un
conflitto di coscienza viene superato grazie ad una menzogna che evita mali
peggiori), Pasarse de listo (1878) e Doña Luz (1879, dove il conflitto tra amore
divino e amore umano si conclude con la tragica morte di frate Enrique quando
la protagonista, di cui era innamorato, si sposa); la seconda tappa comprende
invece Juanita la larga (1895), Genio y figura (1897) e Morsamor (1899).

Valera fu infine autore di una poesia ancora di stampo settecentesco,


piena di intellettualismo e concetti filosofici; e di interessantissimi racconti dal
sapore folcloristico, in cui è evidente il suo interesse per l'Oriente e per
l'occulto, ma che di fatto mai presumono un'ambientazione che non possa
essere un qualsiasi posto della Spagna del suo tempo.

3
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 13/S1
Titolo: Juan Valera
Attività n°: 1

P epita Jim énez


L’opera più importante di Valera è senza dubbio il romanzo Pepita Jiménez
(1874), che combina la tradizionale narrazione onnisciente con la tecnica epistolare;
secondo parte della critica la prima parte del romanzo, composta dalle lettere che
il giovane Luis (seminarista ed ereditiere andaluso) scrive allo zio (vicario generale e
suo padre spirituale) per rendergli conto della sua permanenza a Villabermeja,
danno l’avvio al romanzo psicologico in Spagna con le loro delicate analisi
introspettive. Durante questa permanenza Luis conosce Pepita, giovane vedova
ventenne di cui è innamorato il padre, don Pedro, e di cui si innamorerà lui stesso;
proprio da qui nasce la lotta interiore del protagonista, combattuto tra la sua
vocazione (che scopriremo man mano non essere poi così ‘sua’) e l’amore per la
giovane e bella ragazza.

Nella seconda parte del romanzo, chiamata da Valera Paralipómenos,


l’amore tra i due giovani è ormai consolidato, e la parte introspettiva lascia spazio
alla narrazione romanzesca.
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 13/S1
Titolo: Juan Valera
Attività n°: 1

P epita Jim énez


Dopo il primo bacio tra Luis e Pepita, il seminarista decide di andarsene,
ma la giovane donna riuscirà ad impedirglielo, aiutata anche dalla sua governante,
Antoñona, che potremmo definire un mix tra Celestina e Sancho Panza; alla fine Luis
rinuncerà al suo progetto iniziale, assimilerà il suo nuovo ruolo sociale (quello del
cacique della zona, che erediterà da suo padre) e i due potranno sposarsi.

Sarà don Pedro, nella terza parte del romanzo (l’epilogo), ad aggiornare
brevemente il vicario (suo fratello) sulla nuova condizione dei due ragazzi, che
(verremo a sapere) hanno avuto un figlio e vivono immersi nella felicità, circondati
nella loro casa da tanti altarini dedicati a santi, ma anche dalla statua della dea
dell’amore, Venere.

Nell’opera è evidente il conflitto tra individuo e società, tra desideri


individuali e convezioni sociali; motore unico dell’azione diventa l’amore e, per
ammissione dello stesso Valera, l’idea di fondo del romanzo ha basi krausiste.
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 13/S1
Titolo: Juan Valera
Attività n°: 1

P epita Jim énez


È lo stesso autore a dire che in questo testo voleva esporre le proprie idee
sulla secolarizzazione della religione e sulla possibilità di conciliare il misticismo
con la vita non clericale (idea krausista); cade allora l’ipotesi interpretativa
secondo la quale il romanzo sarebbe una denuncia delle false vocazioni religiose.

È invece importante constatare come entrambi i protagonisti, per poter


raggiungere la felicità finale, debbano fare delle importanti rinunce: don Luis
rinuncia inizialmente al suo ruolo sociale di cacique per diventare seminarista, ma
dovrà poi rinunciare a questa sua scelta per tornare a ricoprire quel ruolo che la
tradizione familiare gli assegnava e che lui, però, imparerà a vedere come una
missione, incentrata sulla generosità; Pepita, da parte sua, rinuncia alla vita sociale
per guadagnarsi il rispetto e l’ammirazione della gente, e da questo punto di vista
non va dimenticata la sua condizione di giovane vedova, per cui abbandonarsi a
divertimenti e passatempi ne avrebbe minato la considerazione sociale. Grazie a
queste rinunce i due riescono a conciliare le loro sfere private con la sfera sociale.
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 13/S1
Titolo: Juan Valera
Attività n°: 1

P epita Jim énez


Grazie alla struttura epistolare della prima parte del racconto, il lettore può
seguire quasi passo passo la trasformazione subita da Luis grazie all’amore,
mentre può soltanto intravvedere nello scioglimento della trama quella che, in
parallelo, deve necessariamente essere avvenuta anche nell’animo di Pepita.

Come già accennato, un ruolo importante nello svolgimento della trama lo


assume Antoñona, domestica di Pepita e novella Celestina che fa da tramite tra i
due giovani, permettendone il primo incontro fisico; da parte sua Pepita sedurrà il
seminarista (almeno all’inizio) in maniera quasi subdola, insinuando in lui un
comportamento tipico della società civile all’interno di consigli apparentemente volti
a migliorarne la sua aspirazione mistica, come quando gli consiglia di imparare ad
andare a cavallo (imprescindibile per un cacique) perché potrebbe essergli utile nei
suoi viaggi missionari; sarà per amore che Luis si sottoporrà a delle prove che gli
permetteranno di acquisire i modi della società in cui finirà per vivere (imparerà,
appunto, ad andare a cavallo, a giocare a carte e a battersi a duello).
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 13/S1
Titolo: Juan Valera
Attività n°: 1

P epita Jim énez


Nell’opera spiccano gli stupendi paesaggi andalusi, di stampo tipicamente
costum brista , che si uniscono allo stile elegante, e intriso di velato umorismo,
tipico dell’autore; questo tratto costumbrista porta ad una certa idealizzazione dei
personaggi, ma Valera si dimostra abilissimo nel descrivere l’evoluzione psicologica
del giovane Luis grazie all’escamotage della struttura epistolare.

La struttura epistolare permette a Valera anche di affrancarsi


dall’obbligo di riflettere la parlata colloquiale tra i personaggi all’interno del romanzo,
e quindi di poter esporre in maniera più libera le proprie idee (in più di un occasione
leggendo le lettere di don Luis allo zio vicario si ha l’impressione di ascoltare lo
stesso Valera). Un altro tratto che caratterizza l’opera è la pressoché costante
presenza di Cervantes: ve ne ritroviamo echi linguistici, ma anche richiami nella
struttura della narrazione e nella narrazione stessa, come la difesa dell’autenticità
della storia sottolineando il fatto che non siano stati aggiunti episodi inventati.
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 13/S2
Titolo: Juan Valera
Attività n°: 1

Juanita la larga
Il conflitto tra l’amore e l’ordine sociale è il tema centrale anche di
Juanita la larga [Giovannina la lunga] (1895), dove però viene trattato in maniera
più «leggera», visto che non si tratta più dell’incompatibilità di due sistemi opposti
(religione / laicismo), ma della possibilità di riscatto sociale di un’emarginata; la
storia della protagonista può però essere letta come simbolo del desiderio della
borghesia di avere un ruolo attivo all’interno della società, acquisendo i modi e la
cultura della classe dominante (il fenomeno cursi già accennato qualche lezione fa).

Juanita è figlia di Juana «la larga» e di un ufficiale di cavalleria di passaggio


a Villalegre, che sarebbe morto di lì a poco in battaglia; sia la madre che la figlia
pagheranno questo «peccato di gioventù» con l’esclusione sociale, ma man mano
che la ragazza cresce diventa sempre più bella, attirando l’attenzione di tutti i
giovani del paese (senza distinzione di estrazione sociale), e anche del cinquantenne
don Paco, braccio destro del cacique del paese, don Andrés. Tutti vengono però
sistematicamente rifiutati dalla ragazza, che cerca invece il suo riscatto sociale.
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 13/S2
Titolo: Juan Valera
Attività n°: 1

Juanita la larga
Per farlo, cerca di nascondere la sua padronanza di sé e di ingraziarsi doña
Inés (figlia di don Paco) grazie alla sua intelligenza e simpatia; per avvicinarsi a don
Paco (verso cui sente sempre maggior considerazione) finge di innamorarsi di don
Andrés, ma per questo don Paco se ne va dal paese; in questo momento, però,
salva la vita al figlio di un ricco paesano, e come ricompensa avrà proprio la tanto
ambita mano di Juanita.

In quest’opera sembrano convivere il fine didattico neoclassico di Moratín


(benché Valera, come già detto, non riconoscesse questa finalità all’arte) e le forme
del naturalismo, ma Valera sfugge ad entrambi usando schemi tipici del Siglo de
oro, rappresentandoli come una sorta di dramma d’onore; anche il conflitto
iniziale tra virtù e umili origini richiama alle opere seicentesche e ancora una volta,
nello specifico, a Cervantes. Alla fine l’opera esce quasi come un dramma individuale
(stavolta è di Juanita che il lettore può seguire lo sviluppo psicologico, ancora una
volta basato su delle prove) sullo sfondo di una società idealizzata.
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 13/S2
Titolo: Juan Valera
Attività n°: 1

Juanita la larga
Juanita imparerà mano a mano che non può separare le sue doti interne
(intelligenza, coraggio, moralità) da quelle esterne (bellezza, sensualità, eleganza), e
che per poter raggiungere la posizione sociale cui ambisce dovrà ingraziarsi i tre
poteri di fatto della società: quello politico-economico (nella figura del cacique,
don Andrés), quello morale (nella figura del sacerdote, don Anselmo) e quello della
«voce del popolo» (nella figura di doña Inés), e potrà farlo soltanto reprimendo le
sue pulsioni sensuali, soltanto (quindi) grazie all’autocontrollo.

Alla fine, Juanita accetterà la corte di don Paco, e lo farà manifestando il


suo lato infantile, in una sorta di girotondo; in questo modo, Valera sembra voler
restaurare una sorta di giustizia poetica dove i buoni sono premiati e i cattivi, per
contro, ricevono una lezione di vita. Per capire il tono nostalgico e benevolo con
cui Valera sviluppa la trama è forse bene ricordare che l’opera fu scritta in vecchiaia,
quando l’autore era ormai cieco; nelle sue pagine (dove comunque non mancano il
suo umorismo e la sua ironia) sembra evocare piaceri ormai lontani e sfumati.
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 13/S2
Titolo: Juan Valera
Attività n°: 1

M orsam or
Morsamor (1899) è l’ultimo romanzo di Valera, visto da alcuni come suo
testamento intellettuale, e forse interpretabile come una sorta di «manuale del
buon morire», inevitabilmente ricollegabile alle vicende della Spagna del periodo,
che sembrano in qualche modo affiorare tra le pagine del libro: la crisi di identità
nazionale (dovuta anche alla perdita delle ultime colonie), il bisogno di ripensare al
proprio ruolo nello scacchiere mondiale, il rapporto con la propria storia…

«Morsamor» era il nome assunto da fra’ Miguel de Zuheros quando era


ancora trovatore e avventuriero, sul finire del XV secolo; ormai prossimo alla morte,
si rende conto di non aver realizzato nulla di importante che lo renda immortale, per
cui chiede a fra’ Ambrosio di restituirgli la giovinezza grazie alle arti magiche;
quando questo avviene, parte per Lisbona e dà il via ad una lunga serie di avventure
degne di un romanzo cavalleresco o bizantino, ottenendo glorie, onori e ricchezze,
fornendo anche notizie di natura varia (culinarie, folcloristiche, artistiche), facendo
dell’opera una via di mezzo anche tra romanzo storico e romanzo di viaggi.
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 13/S2
Titolo: Juan Valera
Attività n°: 1

M orsam or
Compagno di avventure del protagonista è Tiburcio, che funge da figura
comica, come il gracioso del teatro del Siglo de oro, ma che in realtà è una figura
diabolica (introducendo così anche il tema faustiano); Morsamor alla fine, per
conquistare la fama, decide di circumnavigare la terra (ma in senso opposto a come
stava per farlo Magellano), ma giunto quasi alla fine del viaggio una tempesta fa
naufragare la sua nave; tornato alla sua cella, si accorge che in realtà non si era mai
mosso da lì, e che tutto era stato un sogno indotto da fra’ Ambrosio.

È evidente nella trama (e lo stesso Valera lo esplicita) il richiamo alla


novella del vicario di Santiago e del mago don Illán contenuta nel Conde Lucanor
(dove il primo promette grandi ricchezze al secondo se gli avesse insegnato le sue
arti, salvo poi dimostrarsi più volte irriconoscente nel sogno in cui Illán lo indurrà);
in questa novella Valera sembra mettere da parte la sua convinzione che l’arte non
debba insegnare, e le amare riflessioni finali di Morsamor sull’orgoglio che non
porta a nulla paiono potersi riferire anche alla situazione spagnola di quel periodo.
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 13/S3
Titolo: Juan Valera
Attività n°: 1

Juan Valera
ESERCITAZIONE:

Esporre brevemente quali sono le principali differenze che si possono riscontrare tra
le opere di Valera e quelle di Fernán Caballero. Ci sono anche punti in comune? Se
sì, quali?

Indicazioni pratiche: il testo prodotto deve essere lungo tra i 1000 e i 2000 caratteri
(spazi inclusi); va scritto in un file Word e inviato al docente caricandolo su «I miei
documenti» o sull’ePortfolio; in alternativa, è possibile inviarlo tramite sistema di
messaggistica della piattaforma.

Potrebbero piacerti anche