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ESERCITAZIONE: esporre brevemente quali sono le principali differenze che si

possono riscontrare tra le opere di Valera e quelle di Fernán Caballero. Ci sono anche
punti in comune? Se si, quali?
Juan Valera viaggiò molto durante la sua vita e grazie a questi viaggi entra in contatto
con i maggiori esponenti delle culture locali; riuscendo ad ampliare la sua cultura, in
particolare nel campo della letteratura classica spagnola, greco-latina e quella europea
contemporanea. Fernán Caballero, invece, si formò culturalmente in Germania e poi
si spostò in Andalusia, qui vi rimane per gran parte della sua vita tanto che si
affeziona all’ambiente, ai tipi e ai paesaggi. Ella con la sua opera diede origine a quel
genere letterario, che raggiunse il suo apice durante la Restaurazione; quindi è con lei
che avremo la fase di passaggio dal Costumbrismo al Realismo.
Valera, nonostante si trovasse sempre in viaggio, prende parte alla vita letteraria
spagnola, entrando in polemica con la Pardo Bazán sul naturalismo; ma anche con
Campoamor sulla metafisica, la poesia e la scienza. Egli, nelle sue polemiche, utilizza
sempre una vena ironica, lenita da tolleranza e raffinatezza. Valera appoggiò le idee
liberali e nonostante fosse cattolico, fu un anticlericale. Il suo modo di pensare lo
portò a rifiutare l’estetica romantica, con i suoi eccessi e le esagerazioni sentimentali;
però condivideva la concezione dell’arte come espressione del genio individuale, che
deve seguire l’ispirazione senza sottomettersi a nessuno, ma anche l’evadere nella
fantasia e il rifiuto delle etichette. Egli si definiva un autore classico, ciò che lo
separava dal neoclassicismo era il concetto di arte docente ed era un difensore del
concetto dell’arte per l’arte, ovvero dell’arte fine a sé stessa; sosteneva che lo scopo
della letteratura è quello di creare bellezza, non cercare la verità ed è per questo che
non condivideva gli ideali dei romanzi a tesi o di quelli realistici. Al contrario di
Valera, Fernán Caballero fu contraria alla romanzesca ribellione romantica; infatti la
sua opera sarà un ampio quadro “sulla vita intima del popolo spagnolo, la sua lingua,
credenze, racconti e tradizioni”; quindi non sono romanzi, ma quadri di costume in
cui offre al lettore un’idea esatta, vera e genuina della Spagna e dello stato attuale
della sua società, del modo di pensare dei suoi abitanti, della sua indole, interessi e
costumi. I suoi testi partivano dall’osservazione della realtà, ma la visione di essa
risulta ingenua ed idealizzata, con personaggi stilizzati e un tono melodrammatico;
tutti metodi ricollegabili al romanticismo che la allontanano dal realismo. Un’altra
caratteristica è la riflessione morale, cioè l’intenzione didattica di origine cattolica,
che copre i suoi romanzi di uno spirito di bontà e comprensione.
Di contro Valera non inventava, né osservava, ma ricordava esperienze proprie o
altrui velandole di una leggera idealizzazione, che presenta la realtà non così com’è,
ma come dovrebbe essere. Le tematiche trattate nei suoi testi sono: lo studio
dell’esperienza amorosa, evitando l’esperienza personale; discrezione e misuratezza,
che gli permettono di far si che i conflitti amorosi non cadano mai in toni patetici, che
egli considerava di cattivo gusto, anche se a volte sfocia in una certa freddezza, la
quale viene compensata dalla purezza dello stile, curato ed elegante. Un’altra
differenza tra i due, sta nel fatto che Valera fu anche poeta (di stampo settecentesco)
e la sua poesia era piena di intellettualismo e concetti filosofici; ma anche di
interessanti racconti folcloristici, in cui è evidente il suo interesse per l’Oriente e
l’occulto; tutto questo non era presente invece in Fernán Caballero.
Una caratteristica comune che ho potuto notare è che entrambi presentano un mondo
soggettivo ed idealizzato; anche se l’idealizzazione di uno è lieve e abbellente e
dell’altra ingenua.

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