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IL DECADENTISMO E

BAUDELAIRE
Il Decadentismo
• Il termine Decadentismo indica una tendenza, che si afferma nella seconda
metà dell’Ottocento a partire dalla Francia, che ha come precursori lo
statunitense Edgar Allan Poe e il francese Charles Baudelaire
•C. Baudelaire (I fiori del male, 1857) rifiuta il Positivismo e rifacendosi a E. A. Poe
riprende il modello dell’artista «controcorrente» e «maledetto» che esprime il
«male di vivere», la trasgressione, il rifiuto delle regole morali, il dandysmo
(ostentata e aristocratica raffinatezza).
•Valore supremo è la «bellezza», ma considerata come «fiore del male»: la
bellezza rappresentata dal fiore nasce dal male, dal rifiuto delle regole, dalla
malattia, dall’alcool e dalla droga
Duplice uso del termine
«Decadentismo»
• IN SENSO LATO: il D. indica una vasta tendenza che trovando le sue radici negli scrittori
statunitense e francese (Poe e Baudelaire), ha come fondatori e principali poeti francesi
Verlaine, Rimbaud e Mallarmé (padre del Simbolismo). Nella narrativa sono decadenti
Huysmans e O. Wilde (figura dell’antieroe e dell’esteta). In Italia importanti scrittori decadenti
sono G. D’Annunzio (esteta) e Pascoli (Simbolista), I. Svevo (antieroe), L. Pirandello (relativismo
conoscitivo e crisi delle certezze), G. Ungaretti e E. Montale (filone decadente e simbolista)
•IN SENSO STORICAMENTE DETERMINATO: il D. si afferma a Parigi nel ventennio 1870-1890 in
un gruppo di poeti che fanno capo alla rivista «Il Decadente», termine che prende spunto dal
primo verso del sonetto «Languore» di P. Verlaine (1883): «IO SONO L’IMPERO ALLA FINE DELLA
DECADENZA», in cui il poeta si paragona all’impero alla fine della decadenza, ovvero afferma di
identificarsi con l’atmosfera di stanchezza ed estenuazione spirituale dell?impero romano alla
fine della decadenza, ormai incapace di forti passioni e di azioni energiche, immerso nel vuoto e
nella noia. Il sonetto interpretava il senso di disfacimento e di fine di una civiltà, idea
assaporata con una sorta di compiacimento autodistruttivo.
VISONE DEL MONDO DECADENTE E IL
POETA VEGGENTE
•Alla base della visione del mondo decadente è un irrazionalismo misticheggiante e il rifiuto
radicale della visione positivistica.
•Il decadente ritiene al contrario che la ragione e la scienza non possano dare la vera conoscenza
del reale, perché l’essenza di essa è al di là delle cose, misteriosa ed enigmatica, per cui solo
rinunciando all’abito razionale si può attingere all’ignoto.
•I mezzi per cogliere l’essenza segreta della realtà sono dunque gli stati abnormi e irrazionali
dell’esistere: la malattia, la follia, la nevrosi, il delirio, il sogno, l’incubo, l’allucinazione. Questi
stati di alterazione della coscienza possono essere provocati anche artificialmente attraverso
l’uso dell’alcool, della droga, dell’assenzio).
•Il poeta si trasforma, così come un pittore e un musicista, in un «veggente», capace di spingere
lo sguardo al di là delle cose, verso una dimensione altra che non può essere percepita
dall’uomo comune. L’arte diventa uno strumento privilegiato per attingere a dimensioni nuove
e rivelare l’assoluto
LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEL
DECADENTISMO
Opposizione al razionalismo e al Positivismo e alle poetiche da esso ispirate (naturalismo, verismo)
Uso del simbolo: la parola diventa quasi una formula magica capace di evocare l’ignoto. La poesia assume
un valore suggestivo e d evocativo determinando una vera e propria rivoluzione del linguaggio poetico:
ad immagini nitide della poesia classica, medievale, rinascimentale, barocca e neoclassica e in certa misura
romantica si sostituiscono immagini evanescenti, labili, vaghe ed indefinite. Al legame logico tra i vari
aspetti della realtà e della Natura si contrappongono le corrispondenze analogiche e le metafore
(Baudelaire scrive che la Natura è una «foresta di simboli».
Alle norme sociali e morali si contrappone la concezione dell’estetismo, secondo il quale il valore supremo
è la bellezza. L’artista, l’esteta, è colui che assume come principio regolatore della sua vita il bello, non i
valori morali. Per questo la sua vita si confonde e si identifica con l’arte. L’arte non vuole rappresentare la
realtà storica e sociale, ma si chiude in una celebrazione di se stessa, lontana da ogni fine utilitaristico e
pratico.
Il poeta si sola dal resto della massa circondato solo dalla bellezza e dall’arte. Il presente è per
lui il trionfo della bruttezza e dello squallore, il passato è bello e raffinato. (esteta)
Il desiderio di fuga verso il mistero e l’ignoto
L’attrazione per gli aspetti irrazionali e oscuri della psiche e le filosofie orientali
(Baudelaire è influenzato ad esempio dall’induismo, che ritiene la realtà una
pura illusione)
Rivoluzione del linguaggio poetico, sperimentalismo tecnico e formale: i mezzi
tecnici con cui lo scrittore decadente raggiunge questi effetti suggestivi sono: la
musicalità, la metafora, l’analogia, la sinestesia.
C. Baudelaire (1821-1867)
Charles Baudelaire nacque nel 1821 a Parigi da una famiglia benestante e ben presto rimase orfano di
padre.
Incominciò gli studi a Lione e li proseguì a Parigi. Nel 1841 si imbarcò su una nave diretta a Calcutta, ma
ritornò quasi subito a Parigi per entrare in possesso della ricca eredità lasciatagli dal padre
Condusse una vita sregolata e dispendiosa, in seguito alla quale sperperò quasi interamente l’eredità
paterna , cosicché la famiglia provocò un intervento giudiziario che gli sottrasse l’amministrazione dei
suoi beni
La spregiudicatezza dei suoi scritti suscitò scandalo ed egli venne denunciato per immoralità e
condannato a sopprimere sei poesie dalla raccolta che aveva pubblicato nel 1857, intitolata I fiori del
male
Baudelaire inaugura la tradizione dei “poeti maledetti”, avversi alla società borghese e al concetto di
progresso, idea portante dell’ideologia borghese ottocentesca, e nello stesso tempo realizza una poesia
tutta interiore, nella quale la realtà esterna, storica e sociale, viene completamente rimossa.
LE FLEURS DU MAL
Les fleurs du mal (I fiori del male) è la raccolta di poesie, pubblicata nel1857, che testimonia la crisi della
coscienza borghese e la nascita della poesia intesa modernamente come “epifania”, ovvero come
apparizione di una realtà misteriosa, non percepibile dal senso comune.
6 SEZIONI: Spleen e Ideale, Quadri parigini, Il vino, I fiori del male, La rivolta, La morte
TITOLO: espressione della poetica di B., secondo il quale la bellezza non è espressione, come per i
classicisti e i Parnassiani, di armonia, bensì della contraddittorietà e della negatività del vivere. I fiori,
simbolo di bellezza, nascono dalla negatività della vita.
L’esistenza è dominata dal male, dalla Noia (Ennui), dallo Spleen (uno stato d’animo di malinconia).
Il poeta è come un angelo caduto, in quanto i suoi slanci verso l’ideale sono destinati al fallimento,
perché attratti dal male.
Il poeta concepisce se stesso come l’albatro, il grande uccello marino che caduto sul ponte della nave
viene sbeffeggiato dai marinai. Il poeta si sente un bohemien, zingaro e sradicato, estraneo rispetto agli
altri uomini.
IL SIMBOLISMO
•Baudelaire precursore anche del Simbolismo (uso del simbolo)
•1886: «Il Simbolista», rivista che dà voce ad un gruppo di poeti che assegnano al simbolo una
funzione primaria, strumento della creazione poetica e della vera conoscenza. Il suono della
parola in particolare rende la poesia simile alla musica e alla pittura impressionista (poesia pura)
•1886: Jean Moréas su Le Figaro pubblica il manifesto del movimento:
•1) poesia simile alla musica e alla pittura non figurativa, basata sull’effetto dell’accostamento
tra colori e forme
•2) tendenza al verso libero e linguaggio evocativo (di una nuova realtà, quella vera, diversa da
quella che appare, l’Assoluto.
•3) L’intuizione artistica è lo strumento per percepire l’Assoluto, non la ragione.
•4) Mallarmé: caposcuola del movimento simbolista: si propone di dipingere non la cosa, ma
l’effetto che essa produce. Verlaine e Rimbaud, i cosiddetti poeti maledetti, tra i principali
esponenti. Mallarmé non conduce però vita sregolata.

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