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BAUDLAIRE

Baudelaire è stato un poeta, scrittore, critico letterario e giornalista, è


nata a Parigi il 9 Aprile del 1821, e appartiene alla corrente del
decadentismo

FIORI DEL MALE


Fiori del male forse la più famosa raccolta di poesie scritte da Baudelaire,
contiene più di 100 liriche, scritte a partire dal 1840 e man mano
pubblicate sulle riviste.
La prima edizione fu pubblicata al 1857, ma subito dopo la pubblicazione
Baudelaire fu condannato dalla magistratura per immoralità, visto che la
raccolta conteneva sei poesie dichiarate oscene ed immorali.
Nel 1861 viene pubblicata la seconda edizione, in cui vengono tolte le 6
liriche immorali, e ne vengono aggiunte nuove, inoltra il poeta divise
l'opera in 6 sezioni:
- noia è ideale
- quadri parigini
- il vino
- fiori del male
- la rivolta
- la morte
Nel 1869 dopo la morte del poeta, fu stampata una terza edizione di fiori
del male, con l'aggiunta di poesie inedite e sparse su riviste.
Il titolo consiste in una trasfigurazione di un'idea in un'immagine, in
questo caso il male dei fiori, inoltre racchiude in esso una delle
operazioni stilistiche principali della raccolta, ovvero l'allegoria, cioè la
contrapposizione tra bellezza e innocenza del male.
Il fiore è costantemente associato alla lirica tradizionale e al valore
naturale della bellezza e della purezza, mentre qui invece diventa un
veicolo del male.
Il tema centrale è il contrasto tra ideal-spleen; infatti, ideal è
l'ispirazione ai nobili valori e spleen è lo stato d'animo di disgusto e
disperazione per la vita.
Lo spleen è un termine inglese che deriva dal greco e significa milza.
TEORIA DEGLI UMORI
È una teoria che dice che la milza produceva la bila nera, ovvero l'umore
nero, ed una produzione troppo eccessiva provocava uno stato d'animo
particolare, cioè la malinconia di poetica, ovvero il simbolismo e
allegorismo, che costituiscono una risposta alla crisi dell'artista nella
società delle merci.
L'oggetto della poesia è l'ipotetico, cioè gli aspetti più crudi e
realistici della realtà
La contemplazione della natura viene sostituita dalla
rappresentazione della città moderna, ovvero l’attrazione per i
bassifondi, cioè il fascino perso la corruzione, degrado e perversione.
BAUDLAIRE
L’ALBATRIO
Spesso, per divertirsi, i marinai
catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
indolenti compagni di viaggio delle navi
in lieve corsa sugli abissi amari.
L’hanno appena posato sulla tolda
e già il re dell’azzurro, maldestro e vergognoso,
pietosamente accanto a sé strascina
come fossero remi le grandi ali bianche.
Com’è fiacco e sinistro il viaggiatore alato!
E comico e brutto, lui prima così bello!
Chi gli mette una pipa sotto il becco,
chi imita, zoppicando, lo storpio che volava!
Il Poeta è come lui, principe delle nubi
che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
esule in terra fra gli scherni, impediscono
che cammini le sue ali di gigante.

ANALISI
L'Albatros è una poesia di Charles Baudelaire, pubblicata per la prima
volta nel 1857 nella raccolta di poesie I fiori del male.
Fa parte della sezione spleen e ideal, ed è la prima delle 6 che
compongono i fiori del male
La poesia che prende come metafora quella di un albatro intrappolato,
parla in realtà della vita degli artisti, costretti a vivere in un ambiente che
non riconoscono come proprio.
Allo stesso tempo, però, la poesia esprime anche un senso di
ammirazione per la bellezza e la libertà dell'albatro che, proprio come
fanno gli artisti, cerca incessantemente la libertà nonostante le difficoltà.
L'albatros, con le sue ali maestose, domina nel cielo ma quando si posa
sul suolo, proprio a causa delle ali, appare goffo e ridicolo.
Così il poeta, con le grandi ali della sua superiorità spirituale, delle sue
capacità intellettuali e della sua sensibilità, non viene compreso dagli
uomini comuni, ma trova il proprio spazio privilegiato nell'arte.
La poesia rappresenta la condizione degradata del poeta nella società di
massa.
Il componimento può essere diviso in due parti:
La prima (vv. 1-12) ha un tono narrativo e descrittivo perché racconta la
cattura dell'albatro da parte dei marinai;
La seconda (vv. 13-16) ha un carattere simbolico perché contiene un
messaggio che Baudelaire vuole comunicare attraverso il paragone tra il
poeta e l'albatro.

BAUDLAIRE
PERDITA D’AUREOLA
«Oh! Come! Voi qui, mio caro? Voi in questo luogo malfamato! Voi, il
bevitor di quintessenze! Voi, il mangiator d'ambrosia![1] Davvero, ne
sono sorpreso!». «Mio caro, vi è noto il mio terrore dei cavalli e delle
carrozze. Poc'anzi, mentre attraversavo il boulevard in gran fretta, e
saltellavo nella mota [2], in mezzo a questo mobile caos, dove la morte
arriva al galoppo da tutte le parti ad un tempo, la mia aureola [3], ad un
movimento brusco che ho fatto, m'è scivolata giù dalla testa nel fango del
selciato. Non ho avuto il coraggio di raccoglierla. Ho giudicato meno
sgradevole il perdere la mia insegna che non il farmi fracassare le ossa. E
poi, ho pensato, non tutto il male vien per nuocere. Ora posso andare a
zonzo in incognito, commettere delle bassezze e abbandonarmi alla
crapula [4] come i semplici mortali. Ed eccomi qui, assolutamente simile
a voi, come vedete!». «Dovreste almeno far affiggere che avete smarrita
codesta aureola, o farla reclamare dal commissario». «No davvero! Qui
sto bene. Voi solo mi avete ravvisato [5]. D'altronde, la grandezza
m'annoia. E poi penso con gioia che qualche poetastro la raccatterà e se
la metterà in testa impudentemente. Render felice qualcuno, che piacere!
E soprattutto render felice uno che mi farà ridere! Pensate a X, o a Z!...
Eh? Che cosa buffa, sarà!...».

ANALISI
Perdita da aureola è una prosa allegorica e satirica, e si trova nella
raccolta lo spleen di Parigi.
In Perdita d'aureola Baudelaire mette a nudo la condizione del poeta
nella società industriale, perdita da aureola è fondamentale anche perché
questa espressione è diventata una specie di simbolo una specie di
metafora di quello che succede agli artisti nella società di fine 800.
Baudelaire racconta che nella vita cittadina di Parigi il poeta ha perduto
l'aureola, appunto cerchio splendente posto intorno alle figure dei santi
che indica la sacralità, la superiorità e l'eccezionalità
Quest'opera è caratterizzata dal dialogo di due uomini, ovvero il poeta e
un amico, i due personaggi si trovano in un bordello, E l'amico è
sorpreso di trovare lì il poeta, visto che è un luogo malfamato e non ti
dovrebbe stare
il poeta risponde che mentre passeggiava nel Boulevard, per evitare di
essere preso sotto da una carrozza, si sposta è la sua aureola cade nel
fango, e visto che non aveva più l'aureola, si poteva comportare come
una persona comune, e non più come una figura di riferimento.
Inoltre, il poeta si rifiuta anche di cercare l'aureola, visto che qualcuno
l'avrà già raccolta, ed è anche contento di non dover più ricoprire quel
ruolo nella società; infatti, ora è libero di pensare e comportarsi come
meglio crede, senza pensare al dover trasmettere solo valori positivi.
Il poeta in quest'opera è una prostituta, questo perché nei bordelli vendi
te stesso, e in questo caso l'arte è oggetto di mercato, ed il poeta deve
vendere sé stesso per vivere.
infine, tra il bordello e il poeta esiste una correlazione, ovvero la
condizione delle prostitute è simile a quella del poeta che viene pagato
per celebrare quello che gli viene commissionato, inoltre chi frequenta
questi luoghi resta nell'anonimato, e questa condizione è la stessa del
poeta moderno

BAUDLAIRE
CORRISPONDENZE
La Natura è un tempio dove incerte parole
mormorano pilastri che sono vivi,
una foresta di simboli che l’uomo
attraversa nel raggio dei loro sguardi familiari.
Come echi che a lungo e da lontano
tendono a un’unità profonda e buia
grande come le tenebre o la luce
i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi.
Profumi freschi come la pelle d’un bambino,
vellutati come l’oboe e verdi come i prati,
altri d’una corrotta, trionfante ricchezza
che tende a propagarsi senza fine – così
l’ambra e il muschio, l’incenso e il benzoino
a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.

ANALISI
La poesia fa parte dei fiori del male, in questa poesia la natura viene vista
come un tempio, nel quale ogni elemento anche quello più comune, a un
significato profondo che sfugge agli uomini e che solo il poeta può
individuare.
il poeta è come un sacerdote, ovvero l'unico che è in grado di cogliere le
relazioni misteriose che legano tra loro gli aspetti della realtà in un
insieme unitario di corrispondenze.
Secondo Baudelaire, la realtà che vediamo ne nasconde una più
profonda, in cui ogni elemento è legato reciprocamente.
Nella prima quartina di Corrispondenze sono utilizzate due metafore:
quella del tempio, luogo del sacro e del divino, e quella della foresta,
luogo in cui ci si può smarrire.
Baudelaire presenta la Natura come un tempio vivente formato da
pilastri parlanti che l’uomo dotato di chiaroveggenza, (cioè il poeta)
attraversa e ne coglie messaggi e legami.
I colori, i suoni, i profumi del mondo sono legati tra loro in una sorta di
dialogo; infatti, nella seconda quartina queste manifestazioni sono
paragonate a echi prolungati che partono da lontano e convergono verso
lo stesso centro.
Il poeta può percepire, grazie alla propria intuizione, i legami tra gli
elementi della natura, ma non conoscerli nel profondo, perché sono
infatti fusi in una «unità profonda e oscura / vasta come le tenebre o la
luce» (vv. 6-7).
Nelle due terzine il poeta si concentra sulle sensazioni olfattive: da una
parte profumi che trasmettono purezza e innocenza (v. 9-10), dall'altra
profumi intensi e invasivi (l'ambra e il muschio sono associati a profumi
femminili; il benzoino è una resina esotica da cui si estrae un'essenza
pregiata; l'incenso è utilizzato in campo religioso).
Inoltre, centrale in questo procedimento il ricorso alla figura retorica
della sinestesia, che associa due sfere sensoriali differenti.
La poesia è interamente costituita dall'uso dell'analogia, che si accosta a
ciò che sembra inconciliabile e della sinestesia, che è associata in una
stessa espressione, a elementi che appartengono a sfere sensoriali
diverse, ad esempio dove la percezione olfattiva viene descritta
richiamando alcune sensazioni tattili, uditive e visive.
Le parole del poeta sono capaci di creare tra le cose, associazioni
impensabili nella realtà attraverso il sonetto, infatti, il poeta cerca di
risollevarsi dalla perdita del suo privilegio sociale, perché il mondo
distrugge ogni possibilità di incontro con la natura e il rapporto
armonioso con essa.
IL DECADENTISMO
Il decadentismo è un movimento letterario che nasce in Francia alla fine
dell'Ottocento e si diffonde in tutta Europa.
Il termine decadente lo troviamo per la prima volta nel sonetto
“languore” di Verlaine, all'inizio viene usato in senso dispregiativo e i
poeti decidono di chiamarsi decadenti per andare contro la società.
La parola decadentismo deriva dal termine decadents,, ovvero termine
usato contro i poeti maledetti.
La visione del mondo decadente è irrazionale, e rifiutano infatti, il
positivismo, perché la realtà non può essere conosciuta in modo
oggettivo.
I poeti decadenti hanno il fascino per l'inconscio e per il mistero, gli
strumenti per conoscere la ragione diventeranno: la follia, la nevrosi, il
delirio e il sogno.
Molti poeti cercano di alterare appunto la ragione attraverso l'alcol e le
droghe.
Il decadentismo nasce dalla crisi del positivismo di cui vengono messi in
discussione i 2 presupposti fondamentali:
1. dal punto di vista sociale si ribella all’utilitarismo borghese che riduce
tutto alla ricerca del guadagno;
2. dal punto di vista filosofico viene messo in discussione un modello di
conoscenza oggettiva di tipo razionale per cui l’analisi della realtà si
riduce a osservazione e misurazione dei fenomeni.
I fenomeni sono collegati tra di loro da misteriose analogie che il poeta
riesce a cogliere non con la ragione ma con l’intuizione.
Il filosofo simbolo di questa epoca è il francese Henry Bergson, lui
distingue il tempo della scienza ( fatto di momenti separati e diviso in
passato-presente-futuro ) dal concetto di durata, il tempo della vita in cui
i momenti si fondono tra di loro.
Questo concetto nasce dall’ esperienza di come la percezione dei
momenti della vita possa essere diversa dalla loro misura cronologica.

L’ ESTETISMO
L’estetismo è una tendenza del decadentismo presente nell'arte e nella
letteratura europea nella seconda metà dell'Ottocento.
La corrente letteraria dell'estetismo ha la sua figura di riferimento nel
personaggio del dandy, che è l'individuo che cerca nelle esperienze il
piacere estetico.
Il dandy considera l'arte come l'esperienza umana fondamentale su cui
impostare la sua vita; infatti, vuole costruire la sua vita come un'opera
d'arte, però non vive in maniera spontanea, ma artificiosa, vuole
costruirsi le occasioni di piacere e di godimento secondo il suo gusto
estetico, e non si accontenta di ciò che gli offre la natura, ma vuole
gareggiare con la natura nel creandosi esperienze estetiche, che spesso
sono originali e stravaganti.
Il principio fondamentale è quello dell'arte per l'arte cioè l'arte deve
essere separata da ogni condizionamento morale bisogna fare una poesia
pura.
Inoltre, il dandy è amorale, questo perché imposta la sua vita non su
criteri morali, ma sulla ricerca nel piacere estetico.
I maggiori esponenti dell'estetismo sono in Inghilterra Oscar Wilde con
il ritratto di Dorian Grey, in Italia invece abbiamo Gabriele D'Annunzio
che conia l'espressione del vivere inimitabile, scrive nel 1889 il piacere, il
romanzo racconta la storia di Andrea Sperelli, nobile ragazzo che vive a
Roma, e si innamora di due donne Elena Muti, che rappresenta la donna
fatale e Maria ferres, invece la donna Angelo.
Dal punto di vista letterario, questa sensibilità si esprime nel romanzo
decadente, un esempio è il romanzo di Huysmans, in cui viene descritta
la vita del protagonista chiuso in una villa immerso nei suoi libri e nei
suoi oggetti d'arte, ed è chiuso ogni forma di rapporto con l'esterno, in
quest'opera la trama del romanzo decadente risulta secondaria; infatti,
predominano le descrizioni di ambienti lussuosi, l'elenco di oggetti
raffinati è l'accumulo di impressioni e sensazioni del protagonista.

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