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Fernán Caballero

Scrittrice a cavallo tra costumbrismo e realismo è Cecilia Böhl de Faber (1796-


1877), figlia dell'ispanista tedesco Nicolás e meglio nota con il suo pseudonimo
di Fernán Caballero; culturalmente si formò in un primo momento in Germania,
ma ben presto si spostò con il padre in Andalusia, a Cádiz, dove visse gran parte
della sua vita e al cui ambiente, tipi e paesaggio si affezionò profondamente. La
sua importanza sta proprio nell'aver dato origine con la sua opera a quel genere
che avrebbe poi raggiunto il suo apice durante la Restaurazione.

Rimasta vedova giovanissima, sposò in seconde nozze il marchese di Arco


Hermoso, e questo le permise di dedicarsi al suo interesse per le tradizioni
poetiche locali e alla scrittura; la sua opera nasce quindi nel periodo romantico,
ma quando iniziò a pubblicala (verso la metà del secolo) era già in atto una
maggiore attenzione alla realtà; la stessa Fernán Caballero (sulle orme del
padre) fu contraria alla romanzesca ribellione romantica, per cui la sua opera
sarà (come lei stessa disse) un ampio quadro "sobre la vida íntima del pueblo
español, su lenguaje, creencias, cuentos y tradiciones"; non romanzi, quindi, ma
quadri di costume in cui lei stessa (nell'introduzione alla Gaviota), dice di
offrire al suo lettore "una idea exacta, verdadera y genuina de España y
especialmente del estado actual de su sociedad, del modo de pensar de sus
habitantes, de su índole, aficiones y costumbres", prendendo spunto
principalmente dal contadino andaluso, che per lei incarnava perfettamente il
sincero sentimento spagnolo, con le sue virtù religiose e nazionali e le sue
espressioni linguistiche più genuine ed essenziali.

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Dal punto di vista tecnico, i suoi testi partono dall'osservazione della


realtà, anche se poi lo fa attraverso una visione di essa che spesso risulta
ingenua ed idealizzata, con personaggi stilizzati e tono melodrammatico,
tutti procedimenti di sapore ancora romantico, che la allontanano dal realismo.
Altra caratteristica è la riflessione morale, la sua intenzione didattica di matrice
cattolica, che vela i suoi romanzi di uno spirito di bontà e comprensione.

La sua opera principale fu La Gaviota [La Gabbiana] (1849), scritta in


francese e tradotta in spagnolo da Mora. La trama è abbastanza semplice: un
medico tedesco si innamora della bella andalusa Marisalada, la sposa e la educa
al canto, per il quale ha una naturale predisposizione; una volta raggiunto il
successo, Marisalada si innamora però di un torero, per cui il medico se ne va
nelle Americhe, dove morrà; la Provvidenza 'punirà' la protagonista con la
perdita della sua bellissima voce, e anche il torero di cui si è innamorata morrà
durante una corrida, per cui a lei non rimane che tornare al suo paese natale,
dove sposerà il barbiere del luogo. L'interesse dell'opera non sta tanto nella
morale (Fernán Caballero non scende mai nelle intime motivazioni dei suoi
personaggi), quanto nei numerosi quadri dell'ambiente andaluso che, di fatto, la
compongono, ambiente sempre evocato con affetto ed entusiasmo, presentando
al lettore un mondo soggettivo ed idealizzato, pieno di storielle, poesie, aneddoti
e digressioni moraleggianti (quest'ultimo forse uno dei difetti più caratteristici
della sua opera).

Altre opere che possiamo ricordare sono La familia de Alvareda (1849), in


cui un marito oltraggiato uccide il rivale ed è poi costretto a darsi ad una vita
criminosa che lo porterà al patibolo (scene particolarmente significative sono
quella del sincero pentimento della moglie e quella del perdono del popolo,
basato sulla carità cattolica); e Clemencia (1852), dove invece l'autrice affronta il
tema dell'educazione femminile.
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Pedro Antonio de Alarcón

Anche se cronologicamente si posizionerebbe già nell’epoca della Restauración,


l’opera di Pedro Antonio de Alarcón (1833-1891) si pone come ponte tra quella
di Fernán Caballero e il realismo di Pereda e Galdós; il suo El final de Norma
(1855), da alcuni, è considerato il primo romanzo realista spagnolo. Nato a
Guadix, vicino a Granada, ebbe una gioventù piuttosto agitata che lo portò
addirittura ad un duello con García de Quevedo, direttore del giornale
monarchico El león español (quindi contrario a El látigo dell’allora ribelle
Alarcón), il quale gli risparmiò la vita, provocando in lui una conversione al
bando conservatore e cattolico. Partì quindi per la guerra in Africa a seguito di
O’Donnell, e da qui inviò le sue cronache di guerra, che raccoglierà
successivamente in Diario de un testigo de la guerra de África [Diario di un
testimone della guerra d’Africa] (1860); scritte con stile vigoroso, ebbero un
grandissimo successo, che gli diede la fama.

A questa prima fase risalgono anche i suoi libri di viaggio De Madrid a


Nápoles (1861), sul suo viaggio in Italia, di cui descrive paesaggi e opere d’arte; e
La Alpujarra (1873), sugli usi e costumi invece della storica regione andalusa.

Molto probabilmente sono frutti giovanili anche i racconti che, più tardi,
Alarcón divise in tre raccolte: Historietas nacionales (1881), con molti episodi
sulla guerra di Indipendenza; Cuentos amatorios (1881), in cui invece predomina
una grazia maliziosa e che contiene El clavo, che possiamo considerare il primo
racconto poliziesco in spagnolo; e Narraciones inverosímiles (1882), che
raccoglie testi di tipo fantastico, tra cui spiccano El amigo de la muerte [L’amico
della morte] («alla Edgardo Poe») e La mujer alta [La donna alta].

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Una seconda fase delle sua produzione comprende le opere più


nazionaliste e popolari, in cui possiamo includere il suo capolavoro, El sombrero
de tres picos, e El capitán Veneno (1881).

Infine, una terza fase comprende i suoi romanzi a tesi, con El escándalo, El
niño de la bola e La pródiga, in cui difende le sue idee conservatrici
sull’importanza del ruolo della Chiesa come pilastro della morale pubblica.

Di difficile classificazione è El sombrero de tres picos [Il cappello a tre


punte] (1874), il capolavoro di Alarcón; è la storia del mugnaio Lucas e sua
moglie Frasquita, della quale si innamora il corregidor del luogo (autorità
giudiziaria e amministrativa), il quale cerca di sedurla; allontanato Lucas con un
pretesto, questi torna però anzitempo, e trova il cappello ed il mantello del
corregidor davanti al camino, e lui nel suo letto; Lucas decide allora di vendicarsi
rendendo par per focaccia, e per farlo indossa i vestiti del corregidor.

In realtà, si scoprirà successivamente che il corregidor non aveva potuto


sedurre Frasquita in quanto era caduto nel canale del mulino; messolo a letto, la
donna era uscita in cerca del marito, ma i due non si incontrano; il finale è tutto
un gioco degli equivoci in cui il corregidor verrà deriso da tutti e punito dalla
moglie (che non gli rivelerà del fatto che nemmeno il tentativo del mugnaio di
sedurla, in realtà, era andato in porto), riscattandosi solo nel finale, quando il
lettore viene a sapere che perde la vita per rifiutarsi di collaborare con l’invasore
francese.

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In questo testo, la nostalgia del passato (storico, sociale, letterario) nei


confronti del presente non può che richiamare l’analogo discorso del Quijote
sull’Età dell’oro; per ammissione dello stesso autore, nel testo ci sono echi del
sainete (costumbrismo e umorismo), dell’entremés (situazioni, personaggi
stereotipati e l’uso di questi a mo’ di marionette), della commedia (la dicotomia
essenza / apparenza e il gioco di equivoci provocato da un travestimento), dal
dramma (il tema dell’onore e la vendetta); la trama ha origini molto antiche, e il
fatto che Alarcón avesse pensato inizialmente per l’opera la forma teatrale è
evidente in alcuni aspetti dell’impostazione.

È interessante notare come il gioco di equivoci che nasce dal fatto che
Lucas indossi i vestiti del Corregidor pare un attacco alla visione aristocratica
dell’Ancient régime che riservava il privilegio agli ‘eletti’; il fatto che basti
cambiarsi di abito per essere confuso con un’altra persona lo si potrebbe
riassumere con il popolare detto «l’abito non fa il monaco».

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Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 12/S2
Titolo: Fernán Caballero. Alarcón
Attività n°: 1

El escándalo
Il tema de El escándalo (1875, primo romanzo a tesi spagnolo, che ebbe
grandissimo successo) è un caso di coscienza: il libertino Fabián Lara Conde seduce una donna
sposata e, in seguito, la figlia di lei (Gabriela), di cui però si innamora veramente; quando
Gabriela viene a sapere del rapporto di lui con la matrigna, lo abbandona e si ritira in un
convento; grazie alla mediazione di Diego, Fabián ne ottiene il perdono condizionato (tornare
preceduto dalla sua fama per le buone azioni), che faticosamente riuscirà ad ottenere. Tutto
ciò viene messo a rischio dalla moglie di Diego, che si invaghisce di Fabián e porta a sfidarsi a
duello i due amici.

Tutto questo lo veniamo a sapere dalla confessione che Fabián va a fare da padre
Manrique, e costituisce quindi l’antefatto della storia; il religioso gli consiglierà di abbandonare
tutto, anche l’amore di Gabriela, per la vita religiosa, ma l’intervento di un terzo amico, Lázaro,
permetterà al protagonista di riconciliarsi con Diego e di sposare, infine, Gabriela.
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 12/S2
Titolo: Fernán Caballero. Alarcón
Attività n°: 1

El escándalo
Questa è la trama principale, cui si affiancano altre due trame che, in apparenza,
non hanno nessun legame con questa: quella del padre di Fabián e quella di Lázaro; in realtà,
il lettore scopre man mano che si tratta (a vario modo) di tre storie di adulterio, in cui tutti e
tre i personaggi sono stati messi nei guai a causa della vendetta di donne gelose o deluse; le
due trame parallele sembrano quindi dare una chiave di lettura per interpretare correttamente
quello che sta avvenendo nella trama principale, pur non interagendo direttamente con essa.

In questo modo l’autore sembra voler suggerire al lettore che l’unico modo di
tenersi lontano dalle maldicenze è quello di non dar loro nessun adito, conducendo una vita
segnata dai valori della religione cattolica, fino all’estremo di rinunciare a tutto per vivere in
pace (anche se nel testo, come abbiamo visto, un intervento esterno scongiurerà tale
eventualità). Un difetto dell’opera potrebbe essere la scarsa credibilità dei personaggi, ma
Alarcón sembra accorgersene e usa piccoli espedienti narrativi per recuperarla, giustificando
così le incongruenze.
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 12/S2
Titolo: Fernán Caballero. Alarcón
Attività n°: 1

El niño de la bola
Con El Niño de la bola [Il Bambino della palla] (1880) Alarcón sembra voler
difendere le sue scelte dopo gli attacchi ricevuti con la pubblicazione di El escándalo,
confermando quindi la necessità (con un romanzo che comunque doveva risultare realista)
della religione e dei sentimenti per controllare le pulsioni animalesche e le basse pulsioni delle
persone; rispetto a El escándalo, però, nel Niño teoria e pratica non si amalgamano, dando un
risultato stridente.

Il testo narra la storia di Manuel Venegas, un bimbo rimasto orfano e diseredato a


causa dei debiti contratti dal padre nei confronti dell’usuraio don Elias; il bambino allora per
protesta va davanti al palazzo che sarebbe dovuto essere suo e lì conosce Soledad, la figlia di
don Elias; se ne innamora, ricambiato, ma i due vengono (naturalmente) ostacolati dal padre
di lei che, durante la festa del Niño de la bola (un’immagine sacra venerata in città) ricorda al
ragazzo il suo debito, per cui questi parte per le Americhe; quando torna, troverà però Soledad
sposata con un altro uomo.
Corso di Laurea: LINGUE E CULTURE EUROPEE E DEL RESTO DEL MONDO
Insegnamento: LETTERATURA SPAGNOLA 1 B
Lezione n°: 12/S2
Titolo: Fernán Caballero. Alarcón
Attività n°: 1

El niño de la bola
Manuel, consigliato dal sacerdote del paese, che lo aveva cresciuto, rinuncerà
allora alla ragazza e tornerà in esilio, ma una lettera della ragazza lo farà tornare di nuovo: al
ballo della festa del paese, riuscirà a danzare con lei, ma nell’impeto della passione l’abbraccia
in maniera troppo violenta, uccidendola; come conseguenza di ciò, il marito della ragazza
infine lo ucciderà. Manuel viene presentato come un ragazzo taciturno, legato alla natura, alla
passione, agli istinti; in un primo momento l’educazione datagli dal sacerdote sembrava
riuscire a controllare queste pulsioni, ma quando Manuel se ne allontana non ha più freni, e si
arriva alla tragedia finale (questo, appunto, quel che Alarcón voleva dimostrare).

Un espediente usato spesso da Alarcón (lo fece in tutti e tre i romanzi appena
analizzati) è quello che oggi chiameremmo flashback: la storia, quindi, inizia in medias res (o
comunque non segue uno svolgimento lineare), per cui ad un certo punto è necessario
qualcosa che permetta di tornare indietro per capire gli antefatti (ad esempio, la confessione
di Fabián in El escándalo).

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