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LEGGERE AUSTEN

Jane Austen nasce nel 1775, per le sue letture attinse soprattutto dalla biblioteca paterna. L’autrice leggeva
generalmente in modo casuale, per tanto la sua preparazione letteraria non avvenne secondo le modalità
educative dell’epoca, improntate allo studio di autori e testi classici. Di conseguenza, la Austen sviluppò un
approccio eclettico alla lettura, in cui le scelte dipendevano da ciò che trovava, le veniva suggerito o era di
moda in quel momento. Questo eclettismo ci dice che l’autrice era libera da schemi preordinati e poteva
invece dedicarsi a spaziare tra generi e autori diversi.
I più amati dalla Austen erano gli autori del XVIII secolo, tra cui Samuel Jhonson e Samuel Richardson, il
fondatore del romanzo sentimentale. Da Jhonson tre il ricorso al capovolgimento ironico delle affermazioni e
delle descrizioni, nonché uno stile epigrammatico pungente, al limite della sconvenienza e della
mancanza di decoro, che spesso, la Austen utilizza per smascherare e deridere le verità convenzionalmente
accettate.
Tra le scrittrici, invece, un posto speciale era riservato a Francis Burney, di cui conosceva approfonditamente
i romanzi Evielina, Cecilia e Camilla. I romanzi della Burney appassionarono la Austen perché
fondamentalmente realistici e incentrati sulle peripezie di giovani donne in difficoltà, sulle limitazioni
imposte alle donne dalla società.
Tra i poeti, invece, la Austen apprezzava soprattutto Wiliam Cowper, che fu tra i principali poeti della sua
generazione. Afflitto da episodi di forte depressione, si ritirò a vivere in campagna, iniziando a comporre
opere in versi in cui i sentimenti come la malinconia e la tristezza sono esaminati attraverso un’introspezione
che anticipa quella dei poti dell’età romantica. Di Cowper, la Austen apprezzò sia il lungo the task, che il
noto Tirocinium per la loro celebrazione della vita rurale e della domesticità.
Tutte queste letture ebbero un influsso sullo stile e sulla struttura delle opere Austeniane, che si possono
leggere come opere “in contrasto” rispetto ad altri tipi di romanzo, o come parodie, reinvenzioni di modelli
narrativi della letteratura inglese tra fine ‘700 e inizio ’800, come ad esempio Pride and Prejudice.
La produzione giovanile della Austen si compone di brevi testi in prosa scritti fra il 1780 e il 1793 raccolti in
tre quaderni intitolati Volume the first, the second, the third. È con queste opere che inizia a cimentarsi nella
reinterpretazione dello stile, delle tematiche e delle tecniche narrative acquisite tramite le letture e le attività
teatrali in famiglia. gli Juvenilia sono pertanto indispensabili per comprendere non solo come la Austen
inizia a muovere i primi passi nella composizione letteraria, ma anche per rilevare, sin dall’inizio, come ella
sia un’autrice dalle idee decise e dalle chiare intensioni critiche. Queste opere degli esordi ci permettono,
di cogliere alcuni aspetti centrali della sua produzione successiva, tra cui la tendenza alla riscrittura e
all’inversione ironica, nonché l’analisi accurata dei dettagli come veicoli cruciali del messaggio del testo.
Esemplare in questo senso è Henry and Eliza, contenuto nel primo volume, sottotitolato A novel e dedicato
alla cugina Jane Cooper. La trama di questo romanzo, di sei pagine, riguarda la trovatella Eliza, adottata da
una coppia di ricchi signori di campagna, che pur essendo un esempio di virtù, ruba una banconota da
cinquanta sterline ed è quindi cacciata dalla casa di famiglia; fugge con il suo innamorato, costretta ad andare
in esilio in Francia, finisce in miseria; viene messa in prigione e infine si riscatta vendicandosi dei propri
nemici e venendo riaccolta dai genitori come se nulla fosse mai accaduto. Nel racconto sono frequenti le
situazioni esagerate e grottesche quali l’opposizione assoluta tra vizi e virtù o la trasformazione improvvisa
della bontà in malvagità. Questa opera mette in evidenza la tendenza della Austen a porre in ridicolo le
frasi fatte e le espressioni ricorrenti dei narratori contemporanei. Allo stesso modo, mette in ridicolo
sentimento come l’amicizia e l’amore, celebrati in termini assoluti e quindi irreali.
Queste opere lasciano già presagire alcuni aspetti cruciali della scrittura matura della scrittrice, soprattutto la
centralità dell’eroina e il tema dell’identità femminile. Negli Juvenilia la Austen impara anche a
rivolgersi a un proprio pubblico e al tempo stesso inizia il proprio apprendistato formale iniziando a scrivere
in terza persona, in prima persona, e anche in modalità epistolare. In queste prima prove la Austen
dimostra già la sua abilità nel produrre linee narrative sinuose, nello sviluppare un punto di vista incentrato
sull’eroina, ma al tempo stesso, mobile e variabile, l’abilità di creare dialoghi complessi che lasciano
intravedere le sfumature psicologiche dei personaggi e infine nell’attribuire all’eroina un alto grado di
autocoscienza che la porta interrogarsi su se stessa e su chi le sta intorno, come appare in Catharine. In
quest’ultimo si trovano anche i primi esempi della strategia del disabusement, ovvero del disinaganno
tramite lo svelamento, che la Austen utilizzerà spesso nelle opere mature.
Tuttavia non si devono leggere gli Juvenilia (Short Fiction) solo come anticipazioni un po' rozze dei sei
romanzi della maturità, in quanto essi sono anche operazioni di scrittura in sé concluse e significative in
relazione al momento in cui l’autrice li compone e non solo alla sua produzione futura. In Catharine si
possono riconoscere svariati temi tipici dei romanzi della maturità: l’eroina che deve imparare a gestirsi da
sé; gli ostacoli da superare e le trappole da evitare; lo sviluppo da parte dell’eroina della capacità di
comprendere se stessa e i propri difetti, nonché di esaminare chi la circonda ; una casa che è il nucleo
della narrazione e una cerchia ridotta di gruppi famigliari; infine l’apertura al mondo oltre lo spazio
domestico.
Altra opera centrale del periodo giovanile è History of England , in cui la Austen discute in modo del tutto
personale e con tono derisorio, le vite dei sovrani inglesi da Enrico IV fino alla morte di Carlo I.

Northanger Abbey (1817), è un romanzo pubblicato postumo e appartiene alla prima fase della produzione
della Austen. In quest’opera è ancora percepibile l’approccio parodico e dissacrante proprio degli Juvenilia,
nei quali l’autrice prendeva di mira le formule narrative e i linguaggi stereotipati. In questo caso il suo
bersaglio è il romanzo gotico, ovvero la narrativa del terrore e dell’orrore di grande successo negli anni
novanta del ‘700, i cui elementi ricorrenti erano la triade di personaggi composta da eroe, eroina e malvagio
e le ambientazioni in paesi lontani nello spazio e nel tempo. Al livello di struttura la trama del romanzo è
relativamente semplice poiché manca quella “contro trama” che caratterizza le opere della Austen, cioè
quella narrazione secondaria in cui l’autrice suggerisce i risvolti tragici della vita di un personaggio
femminile, vittima delle trappole tese dai suoi oppositori e dalla società in generale. Il romanzo mette in luce
la precarietà dell’esistenza delle donne, in una società che tende loro tranelli molteplici e spesso invisibili
esponendole in vari modi alla perdita dell’onore, dell’indipendenza di pensiero e dei sentimenti e della
propria identità. Il romanzo è una parodia del gotico: i personaggi, le situazioni che la protagonista apprende
e che vengono applicati al mondo che la circonda sono formule letterarie sorpassate. Nel racconto la Austen
conferma la rilevanza del gotico. La giovane protagonista è un Don Chisciotte che confonde la realtà con i
mondi immaginari e quindi si è un’attualizzazione del personaggio di Servant. Nel finale la Austen rende
giustizia all’eroina sottolineandole l’ingenuità.

Sense and sensibility (1797), romanzo epistolare è la prima opera pubblicata (con lo pseudonimo A. Lady).
Le vicende dell’opera si incentrano su una famiglia composta da tutte donne: la signora Dashwood e le sue
tre figlie. Alla morte del marito la signora non ha alcuna protezione economica perché per legge la proprietà
passa al figlio di primo letto del marito. La signora e le figlie devono abbandonare la casa e la tenuta e
possono contare solo su una piccola rendita. Le tre sorelle vivono amori sfortunati e travagliati, Solo dopo
molte vicissitudini il tutto si risolve al meglio. Per capire meglio il romanzo bisogna chiarire il significato dei
termini inglesi, Sense and sensibility il cui uso all’epoca si discostava dalla lingua contemporanea. “Sense”
designava il buon senso, “Sensibility” si riferiva al mondo dei sentimenti. All’epoca “Sensibility” era
sinonimo di affettazione e sentimentalismo, indicando un abbandono eccessivo alle emozioni. L’opera della
Austen affronta il tema della “Sensibility” in un’epoca (fine ‘700 e inizio ‘800) in cui il culto del sentimento
s’intreccia con tematiche già riconoscibilmente romantiche come la narrativa gotica di Anne Radcliffe;
contemporaneamente, i principi della “Sensibility” imperversano nei romanzi moralistici di Hannah More o
Mary Brunton: sebbene la piena fioritura della cultura del sentimento sia ormai passata, la sua rilevanza
culturale e letteraria è ancora molto alta, e quindi la Austen non tratta la “Sensibility” come una questione
irrilevante o tramontata, ma ne fa il perno problematico del proprio romanzo, sottolineando che la sensibilità
non sia un principio assoluto, ma una forza che si intreccia ad altri sentimenti che compongono l’individuo.
Nel romanzo, il male non sta nel sentimento, ma nel suo eccesso. L’autrice non approva né l’esuberanza
teatrale di Marianne, né l’introversione di Elinore però neanche separa nettamente i modi di sentire delle due
donne. Le protagoniste sono dipinte dalla Austen con profonda attenzione e i loro sentimenti sono l’asse
portante della trama. Nel romanzo, tutti protagonisti sono condizionati dal potere della ricchezza ed è per
questo che la Austen in questo romanzo più che negli altri dà rilevanza agli oggetti di consumo (spartiti,
pianoforte). L’opera ha dei risvolti cupi: è incentrata sul problema di una condizione femminile non protetta,
ma esposta a svariati pericoli. Le due sorelle si pongono continuamente delle domande, per non soccombere
a questo contesto ostile, e le lettere che si scambiano sono strumenti per esprimere i propri sentimenti. Il
romanzo si rivela un intreccio di ambiguità e svela aspetti terrificanti di una condizione femminile tragica al
di là dei rassicuranti esiti conclusivi.

Pride and Prejudice (1813) la cui prima versione fu chiamata “First impressions” (1796-1797). Frutto di
molte correzioni, fra il 1811 e il 1812 diede al romanzo il titolo con cui oggi è conosciuto. Nel suo
epistolario, l’autrice lo definì “il mio adorato bambino”, e questo ci fa capire quanto fosse affezionata a tale
opera. Inizialmente in forma epistolare, il romanzo venne trasformato in una narrazione in terza persona.
All’epoca il romanzo ricevette una sola recensione positiva; in seguito “Pride and Prejudice” è il romanzo
più apprezzato della Austen, quello che si è procurato le simpatie e l’interesse di generazioni di lettori. in
questo romanzo la narrazione si incentra sulla doppia maturazione dell’eroe e dell’eroina e per questo è
stato letto dalla critica come “romanzo di formazione”. All’inizio Elisabeth interpreta la realtà secondo
pregiudizi e impressioni premature, poi ci sono gli ostacoli dovuti alla sua famiglia, in cui la madre e le
sorelle sono figure superficiali, sgradevoli e caricaturali, ostacoli dovuti anche alle altezzose sorelle Bingley
(che non volevano il matrimonio fra Jane e Bingley); l’unico personaggio aristocratico del Romanzo è Lady
Chatrine (zia di Darcy) con la quale Elisabeth intraprende discute per difendere i propri diritti. Viene
delineato un ambiente sociale pieno di intralci e trappole con cui l’eroina deve misurarsi.
Il mondo di Pride and Prejudice è accuratamente ambientato a metà degli anni ’90 del ‘700, periodo in cui
suscita profonde ansie nell’opinione pubblica e getta nel panico la classe politica conservatrice. Lasciando in
ombra la capitale, l’autrice ambienta il romanzo nella campagna, con le sue usanze e le sue tradizioni. Tutta
la trama rappresenta le tensioni che percorrono la società britannica, che non si limita alla minaccia della
Francia, ma anche a fattori interni, per colpa di un’aristocrazia retrograda, gelosa dei privilegi. I valori forti
che emergono dal romanzo sono quelli della propriety e della politeness e soprattutto l’idea di un matrimonio
fondato sull’affetto e che contribuisca a rinsaldare i rapporti fra i membri della gentry. L’autrice auspica il
rafforzamento di un assetto sociale fondato sul rango, ma in modo flessibile, un assetto che sia in grado di
assorbire le fasce dei nuovi ricchi, senza sconvolgere l’ordine, mitigando così i contraccolpi causati dagli
sconvolgimenti interni ed esterni della nazione.
La trama si sviluppa attorno alla famiglia Bennet, che risiede a Longbourn alla notizia dell’arrivo nella
vicina casa di Netherfield Park di un facoltoso scapolo, Mr. Bingley, accompagnato dall’amico Darcy, la
madre inizia ad adoperarsi per fare in modo che le sue cinque figlie, ma soprattutto le maggiori, Jane ed
Elisabeth, abbiano l’occasione di farne la conoscenza, o addirittura di combinare un matrimonio con questi
ottimi partiti. Alla prima festa però, Bingley mostra un vivo interesse per Jane, mentre Darcy esprime un
commento sgradevole nei confronti di Elisabeth che lo sente a sua insaputa. Poco dopo Bingley lascia
Netherfield Park. Intanto arrivano a Meryton alcuni soldati, tra cui l’affascinante Wickham, di cui le sorelle
restano affascinate; arriva anche Mr. Collins, antipatico sacerdote erede di Mr. Bennet. Collins chiede la
mano della cugina Elisabeth che lo rifiuta, mentre l’amica Charlotte accetta di sposarlo per convenienza.
Darcy torna all’improvviso e chiede a Elisabeth di sposarlo, benchè le faccia intendere che per lui sia
un’unione economicamente e socialmente svantaggiosa. Elisabeth rifiuta.
I due si rivedranno in seguito durante una visita di Elisabeth con gli zii proprio a Pemberlay, la casa di
Darcy. L’uomo si mostra premuroso e accogliente, ma l’atmosfera rilassata è interrotta dalla notizia che
Lydia Bennet è fuggita con Wickham. Il buon nome della famiglia e la possibilità per tutte le sorelle di
sposarsi sono messe in serio pericolo. Darcy che conosce Wickham e la sua inaffidabilità aiuta i Bennet a
rintracciare i fuggiaschi e obbliga Wickham a sposare Lydia.a questo punto l’orgoglio di Darcy e i
preconcetti di Elisabeth si attenuano e la giovane accetta di sposarlo. Anche Bingley riannoda il legame con
Jane, e il romanzo si conclude con un doppio matrimonio.
L’azione di Pride and Prejudice è situata in un lasso di tempo ben preciso: 1793-1795. Assieme a
Persuation, questo è il solo altro romanzo della Austen ad essere ambientato in un momento storico
identificabile grazie ai riferimenti alla guerra contro la Francia. Il romanzo presenta uno degli incipit più noti
della letteratura inglese e mondiale. Così viene messo in primo piano il nodo centrale del romanzo: la trama
sentimentale e matrimoniale; allo stesso tempo però la Austen pone l’accento sulla questione economica e
sulla figura maschile, quella appunto dello scapolo facoltoso. Curiosamente, la figura femminile, le sue
necessità e desideri non appaiono nell’apertura di un romanzo che di fatto però è incentrato su Elisabeth
Bennet. Il lettore capisce che questa verità così universale non è che una convinzione di Mrs. Bennet, madre
ambiziosa e superficiale, ma anche pratica e risoluta; è a lei che l’autrice rivolge l’attenzione dopo la fase
dell’apertura. L’ironia appare nel romanzo a più livelli e la Austen ci mette in guardia contro le verità
universalmente riconosciute o punti di vista univoci, e ci porta ad esplorare opinioni e comportamenti
contrastanti.
Il titolo del romanzo è improntato ancora una volta alla modalità del contrasto e molto probabilmente, la
Austen lo trasse dal romanzo Cecialia di F. Burney ed è quindi un omaggio a una delle sue autrici preferite.
Però il titolo segnala la divergenza fra la scrittura Austeniana e quella delle sue contemporanee (anche di
quelle come la Burney): Cecilia è un romanzo a tinte forti, invece la Austen elimina tutte le esagerazioni,
tutto ciò che appare eccessivo, drammatico o lontano dall’esperienza dei lettori e il suo romanzo ha uno
svolgimento del tutto diverso da quello di Burney.
Darcy è una figura di primaria importanza perché è un ricco proprietario terriero, rampollo di una famiglia di
antico lignaggio e imparentata con la nobiltà, vuole mantenere intatta una proprietà tramandatagli, ma è
anche premuroso verso i dipendenti; la sua figura assicura continuità, ordine e rispetto della tradizione,
all’interno di Pemberley, rilevanza fondamentale assume la biblioteca, che è il frutto delle ricerche di molte
generazioni cui egli stesso contribuisce acquistando sempre libri, perché al giorno d’oggi “non si può
trascurare una biblioteca di famiglia”. a Pemberley si trova la galleria con i ritratti di famiglia; la governante
ne fa un ritratto di un gentlement dotato di grandi virtù personali che si traducono in virtù pubbliche. I dipinti
e la biblioteca sono un anello di congiunzione fra passato e presente che Elisabeth sa apprezzare pienamente.
L’unione fra Elisabeth e Darcy non annulla le differenze, ma assicura una certa fusione fra stati diversi della
gentry, indicando i modi per neutralizzare alcune delle cause di instabilità interne anche alla nazione. Per
questo motivo la Austen riserva un ruolo a situazioni e personaggi che altrimenti potrebbero sembrare
secondarie, come ad esempio Mr. and Mrs. Gardner (zii londinesi).
Bingley, amico di Darcy è educato da Jane che con amore e pazienza conquista il suo affetto e crea un
ulteriore legame fra stati diversi della gentry. Infine, un episodio significativo è quello dello scandalo causato
dalla fuga di Lidia e Whickam: la sessualità incontenibile di lei e la mancanza di scrupoli di lui, sono
disvalori da rifiutare ed eliminare. I personaggi negativi sono puniti o messi in disparte, quelli meritevoli
vengono premiati. Per tanti versi Pride and Prejudice è una commedia di maniere dai risvolti sentimentali,
ciò è del genere teatrale che era popolare a fine ‘700. Tracce di questo legame tra il romanzo e lo stile della
commedia di maniera sono evidenti nella scena in cui Elisabeth ascolta non vista il giudizio di Darcy, oppure
nei dialoghi vivaci tra l’eroina e Darcy o Lady Catherine.
Il romanzo poi tratta anche di temi molto seri, che sebbene stemprati dalla trama comica, aleggiano nella
narrazione (es. la povertà che minaccia le Bennet / il libertinismo maschile che rappresenta un pericolo per le
donne e le loro famiglie).
In una lettera della Austen a Cassandra, l’autrice osserva che all’opera manchi un po' d’ombra. Nel romanzo
successivo, invece, in Mansfield Park prevalgono i temi cupi e malinconici: ricca di ombre, quasi l’inverso
del romanzo di cui si è parlato fin ora. Comunque quest’opera mette in luce questioni complesse legate sia
all’individuo che alla società e alla nazione, questioni che insieme alla trama vivace e sentimentale stanno
alla base della fortuna ininterrotta di un classico della letteratura di lingua inglese e mondiale.
Le opere della Austen non sono solitamente annoverate tra i romanzi storici anche se sono comunque ricche
di riferimenti alle condizioni sociali politiche ed economiche della sua epoca, ovvero alla Gran Bretagna nei
decenni tra fine ‘700 e inizio ‘900. Le opere della Austen contengono infatti numerosi, seppure impliciti e
talora ironici, riferimenti al panorama sociale, politico ed economico del suo presente. Importante in questa
prospettiva fu la rivoluzione francese, contesto fondamentale per comprendere gli aspetti ideologico –
politici della Austen e in particolare la sua oscillazione fra posizioni conservatrici e idee riformiste. In senso
più ampio, gli eventi rivoluzionari influirono in modo profondo sulla politica della Gran Bretagna, in cui da
un iniziale atteggiamento di distacco, si passò a un sentimento controrivoluzionario culminato con la
dichiarazione di guerra della Gran Bretagna alla Francia, agli inizi del 1793. Fondamentale per la Austen fu
il dibattito ideologico che la rivoluzione suscitò tra gli intellettuali britannici. Questo scontro fra principi
conservatori e tendenze innovatrici costituisce la base ideologica su cui poggia la realtà descritta dall’ autrice
nei suoi romanzi. Dopo la fine della guerra, nel 1815 il Regno Unito ha un posto di grande rilievo al livello
internazionale, come prima potenza marinara del pianeta. La Royal Navy che ha molta importanza sia nella
biografia, sia nelle opere della Austen, assicurava alla nazione il controllo delle principali vie di
comunicazione e dei traffici commerciali. In merito al contesto sociale, la società inglese era un mosaico
complesso configurato in base alle strutture tipiche del diciottesimo secolo. È solo durante l’epoca vittoriana
che sorge l’idea di classe legata al censo. Prima di questo, e quindi per tutta la vita della Austen, la società
non si divideva in classi, ma in ranghi. Dunque non esistevano le classi medie, che erano ancora “ranghi di
mezzo”, posti tra l’aristocrazia e le classi lavoratrici. In cima alla piramide sociale, dopo la famiglia reale, si
trovava l’aristocrazia titolata. Sotto di loro stava la gentry. E’ questo il ceto su cui si incentrano i romanzi
della Austen. La gentry è un gruppo sociale eterogeneo, principalmente legato all’ambito rurale, imparentato
sia con l’aristocrazia che con le classi professionali. A questo raggruppamento appartiene ad esempio nei
suoi romanzi il ricchissimo Fitzwiliam Darcy. Alla gentry vera e propria si affianca un ulteriore
raggruppamento sociale chiamato “pseudo- gentry”, composto da famiglie la cui ricchezza è di recente
acquisizione. Personaggio che appartiene a questo ceto, è Bingley la cui ricchezza e stile di vita agiato,
provengono dalle attività commerciali.
La gentry svolgeva un ruolo fondamentale nella struttura socio-economica e politica del periodo. Le famiglie
che la componevano erano radicate sul territorio da secoli. Inoltre il titolo di baronetto ad esempio era molto
più prestigioso di quello di famiglie aristocratiche di più recente creazione. Infine la gentry costituiva una
fascia estremamente variegata. Le donne della gentry, ovvero la maggior parte delle figure femminili create
dalla Austen, erano generalmente educate secondo i principi di femminilità e sottomissione e solo con il
matrimonio potevano conquistarsi sicurezza economica e posizione sociale. Legato a queste problematiche è
inoltre il rapporto tra campagna e città, cruciale nella storia e nella cultura britannica tra ‘700 e ‘800. Questo
è infatti il periodo in cui l’industrializzazione inizia a trasformare l’economia e la distribuzione demografica.
Sul finire del ‘700, alle realtà urbane consolidate, si affiancarono i centri industriali in via di espansione. Di
conseguenza, la letteratura del periodo non tarda a esaminare gli effetti negativi della modernità industriale e
tecnologica.
Al pari delle città, anche le campagne erano afflitte da gravi problemi di natura socio-economiche. Non è
possibile ignorare i riferimenti agli eventi della storia nazionale e internazionale presenti nei romanzi in
quanto sono eventi che a loro volta hanno condizionato le storie e le vite dei personaggi.

La Austen non ha lasciato scritti che illustrano le linee guida della sua arte narrativa. Questa era una
caratteristica comune dei romanzieri dell’epoca perché il genere era ancora considerato una forma meno
elevata di altre, soprattutto rispetto al genere poetico. In assenza di questi scritti, per farsi un’idea dei principi
che la ispirarono, bisogna affidarsi agli scarni riferimenti contenuti nelle lettere, nonché a quel Plan of a
Novel.
La Austen era estremamente attenta alle trasformazioni del genere e consapevole della competizione degli
scrittori contemporanei, la Austen aveva inoltre chiaro quale fosse il pubblico cui si rivolgeva. Quelle della
Austen sono opere legate alla percezione, ai processi tramite i quali capiamo il mondo, le cose e le persone.
Inoltre la scrittrice utilizza meccanismi quali la riduzione, la miniaturizzazione e l’intensificazione. Per
quanto riguarda il linguaggio, i termini utilizzati sono verbi che si riferiscono a ipotesi, interpretazioni ed
altri. Nel lessico usato, prevalgono i termini astratti su quelli concreti. Ruolo di primaria importanza è svolto
dal lessico utilizzato nei contesti sociali. Altrettanto cruciale nello stile Austeniano è la “voce narrante” che
svolge le più diverse funzioni nella narrazione. La Austen utilizza una objective narrative (narrazione
obbiettiva in terza persona), che rappresenta gli eventi in modo neutro. Viene utilizzato dalla Austen anche
l’unspoken speech, discorso indiretto libero. L’arte narrativa della Austen rappresenta una svolta nella
letteratura moderna.

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