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La scrittura creativa
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©Storia Continua
Perché si scrive?
Per molti scrivere è un gesto istintivo, una sorta di impulso. Chi non ha mai
scritto un diario personale durante la propria giovinezza, o magari delle lettere
d'amore, delle poesie? I cosiddetti nativi digitali, forse, imparano a scrivere
sullo smartphone prima di quanto apprendano le regole della grammatica.
Per questi la scrittura è un flusso che nasce dal bisogno di comunicare, di
esprimere se stessi, a volte per comprendersi più a fondo, altre per ritagliarsi i
propri 15 minuti di gloria. Ma raccontarsi, sviscerare i propri sentimenti, non
significa dedicarsi alla scrittura intesa come arte del narrare. Raccontare una
storia significa essere capaci di catturare l'interesse dei lettori, provocando in
loro un senso di immedesimazione. Di solito ciò avviene per una vicenda che il
lettore può davvero aver vissuto sulla propria pelle e quindi lo rende curioso di
sapere se il personaggio descritto si comporterà come lui ha già fatto, oppure,
farà scelte diametralmente diverse, il che scatena un altro tipo di curiosità,
quello di conoscere quante cose potrebbero ancora accadergli, quante vite
sono per lui ancora possibili.
Gli uomini hanno bisogno di storie. Non soltanto per trasmettere sapere. Ogni
storia è la custodia della speranza che questa vita non sia l'unica, che se uno
volesse potrebbe avere un'esistenza differente.
Alessandro Baricco
È questo che un lettore si aspetta voltando la prima pagina di un libro per cui
ha creduto valesse la pena di spendere del denaro: si aspetta di immergersi in
delle storie, che siano verosimili o fantastiche, che lo facciano riflettere o
sognare, ridere o piangere, che siano a volte anche in grado di dare senso e
ordine a ciò che davvero accade nella realtà, già, perché certe volte,
incredibilmente, leggendo un libro, magari acquistato soltanto per un desiderio
di evasione, impariamo invece a dare voce a quelle emozioni che non sempre
sappiamo spiegarci.
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Toccare certe corde non è facile, sono tantissimi i fattori che concorrono alla
buona riuscita di una storia: la creatività, l'immaginazione, la curiosità nei
confronti del mondo che ci circonda, quindi, dimostrarsi degli attenti
osservatori e, non ultimo, degli accaniti lettori. Prima di tutto leggere, sia per
affinare il proprio gusto e poi per sviluppare la capacità di calarsi nei panni del
proprio pubblico, imparando così a giudicare con distacco e senso critico ciò
che si è scritto.
Ma nei libri, chi aspira a diventare uno scrittore è bene che impari a scovare i
propri ferri del mestiere: tecniche, stili, metodi per la costruzione dei
personaggi, per la descrizione dei luoghi; leggere con occhio da chirurgo un
libro, smontarlo pezzo per pezzo per capire come ne è stato costruito
l'impianto narrativo, può essere un ottimo esercizio di scrittura. Apprendere da
chi è già uno scrittore affermato, riconosciuto come tale da un pubblico che lo
segue, può aiutarvi nella stesura della vostra storia, nell'esprimere meglio
l'idea che ne sta alla base.
Perché avete un'idea, giusto?
Sapere cosa vi spinge a scrivere, quale storia volete raccontare e perché, è di
fondamentale importanza. Dovreste sempre porvi tali domande e ricordarvi
delle risposte quando vi accingerete a compiere l'impresa, perché durante la
stesura di un romanzo è molto facile perdere di vista l'obiettivo principale.
Sforzatevi, allora, di scoprire se davvero ne vale la pena, per voi di impegnarvi
e per i futuri lettori di aprire il vostro libro.
Insomma, solo voi potete davvero rispondere alla domanda iniziale: perché si
scrive? Insieme possiamo soltanto provare a trovare degli spunti di riflessione
e approfondirli lungo il seguito di questa nostra guida alla scrittura creativa.
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Dobbiamo avere un personaggio che, come tutti, tende verso qualcosa e fugge
da qualcos’altro: cioè, semplificando, ha un desiderio e una paura.
La trama ha il compito di creare eventi che ostacolino o assecondino il suo
desiderio spingendolo a fare scelte che lo avvicinano alla sua “area di pericolo”.
La sua area di pericolo tuttavia è anche “il tema” della storia.
Fabio Bonifacci
Una volta messo a fuoco il vostro tema, dovrete “metterlo in scena”, anzi nel
vostro caso svilupparlo sulla pagina attraverso le azioni che compierà il vostro
protagonista. Il personaggio è l'anello di congiunzione tra la trama di un
romanzo e il suo tema principale, traduce per l'appunto in azione ciò che è
inizialmente soltanto un'idea, gli dà vita, interagendo con l'ambiente da voi
creato apposta per lui. E perché un personaggio prenda vita, come tutti noi, ha
bisogno di precise condizioni: un obiettivo verso cui tendere (il suo desiderio) e
infiniti ostacoli (le sue paure) da superare per raggiungerlo. Questa potrebbe
essere la prima bozza di uno schema su cui sviluppare una storia. Accanto a
questi primi due riferimenti potreste aggiungere tutto ciò che conoscete sul suo
conto: chi è, cosa fa nella vita, quanti anni ha, qual è il suo passato e
soprattutto cosa vuole? Qual è il suo desiderio? Quale sarà l'evento che
spingerà il nostro eroe a rincorrere tale desiderio o magari, perché no, a
fuggirlo?
Si sta così lentamente delineando quella che sarà la struttura portante del
romanzo, che è importante progettare prima e tenere sempre a mente durante
la fase di scrittura vera e propria, per dare alla storia una direzione. Il lettore
dovrà sempre percepire la sensazione che da qualche parte volete andare a
parare, che qualcosa di emozionante accadrà, altrimenti la noia e la distrazione
potrebbero prendere il sopravvento e addio sogni di gloria!
Ma, per il momento, siamo solo all'inizio di quello che è lo schema classico
della narrativa.
Sviluppo: a questo punto ogni azione del personaggio sarà dettata dalla
volontà di porre fine ai conflitti creati da quell'incidente scatenante, in un
crescendo di ostacoli che lo condurranno sino all'apice della vicenda, al climax.
procede di pari passo con quello del vostro personaggio, allora siete sulla
strada giusta. Altrimenti, è proprio a questo che serve uno schema: a riscrivere
gli snodi principali della storia fino a quando non trovate la soluzione ideale.
Riscrivere è un altro degli esercizi consigliati per affinare la vostra tecnica.
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giù dalla finestra, questo sì. Non perché la soluzione aliena non sia possibile
(non c'è limite alla fantasia) ma perché non è plausibile con le premesse della
storia. Qui noi abbiamo creato un mondo realistico, che quindi risponde in tutto
e per tutto alle regole della realtà. L'elemento extraterrestre infrangerebbe il
patto con i lettori, quella che viene definita la “sospensione di incredulità”.
Quando scrivete una storia e create attorno a questa un vero e proprio mondo,
per quanto fantastico o surreale possa essere, dovete comunque fare in modo
che risponda a delle regole ben precise, regole che in qualche modo vadano a
colpire quello che è l'immaginario del lettore medio, in modo che possa
immergersi nel racconto e accordarvi tutta la sua fiducia e attenzione.
Proviamo allora a cambiarle queste regole: se fin da subito mostriamo come
l'uomo bloccato in quell'ufficio libera se stesso e la sua collega con uno sguardo
a raggi laser, chiediamo al lettore di immergersi in un modo realistico ma in cui
vive un uomo che, sebbene abbia delle doti eccezionali, è incapace di
relazionarsi con le donne. L'effetto curiosità dovuto a questo contrasto è
praticamente immediato. Sappiamo che seguendo le vicende di un uomo
fantastico accadranno cose fantastiche, tra l'altro proviamo anche simpatia per
lui perché emotivamente ha i nostri stessi limiti e non ci si può che
immedesimare con un personaggio simile. Ecco che le regole di credibilità che
abbiamo stabilito rispondono perfettamente allo scopo: ottenere la fiducia e
l'attenzione del lettore.
La capacità di evocare un mondo possibile passa ovviamente attraverso il
linguaggio. Ogni genere di narrazione ha un suo registro; supereroi e impiegati
d'ufficio avranno modi ben diversi di esprimersi. Anche le parole, quindi,
dovranno essere il frutto di una scelta ben ponderata, ancora una volta in
armonia con personaggi e ambientazioni.
Facciamo ancora un altro esempio e torniamo in un mondo realistico: un
automobile attraversa la periferia di una grande metropoli, all'improvviso un
motorino apparso da una traversa taglia la strada al conducente che non riesce
a frenare in tempo; difficilmente si volterà in direzione dell'automobilista del
motociclista per intimargli “Signore, cerchi di stare più attento”.
Non credo proprio.
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Delineare questi tratti potrebbe aiutarvi a definire meglio non soltanto il ruolo
di certi personaggi all'interno della vostra storia, ma anche la loro dimensione
più profonda. È chiaro che la caratterizzazione dei protagonisti necessita di
essere approfondita in tutte le sue sfaccettature, anche quelle più intime e
psicologiche, mentre per i ruoli secondari ci basteranno pochi spunti, a volte un
solo segno particolare che, come abbiamo visto, può comunque essere
determinante per l'andamento della trama.
Proviamo sulla base di queste classificazioni a fare un esempio concreto di
caratterizzazione dei personaggi, tornando nel mondo realistico delle strade di
periferia, dove abbiamo incrociato l'uomo in motorino. È chiaro che sullo
sfondo di un tale paesaggio si muoverà una certa tipologia di personaggi: non
saranno tutti delinquenti, ma quasi certamente saranno tutti dei duri (induriti
dalle difficoltà di vivere ai margini), anche chi non passa le sue giornate
girovagando in sella a un motorino, ma ogni mattina si alza per andare a
lavoro, attraversando quelle strade sempre sorvegliate da loschi figuri, dovrà
assumere un certo atteggiamento.
Cominciano a delinearsi, così, in poche righe già due tipologie di personaggi:
uno sta sempre in strada, magari sul dorso della mano, tra l'indice e pollice ha
un piccolo tatuaggio, uno di quelli fatti con strumenti artigianali, con
l'inchiostro che dopo un po' diventa verde; l'altro, invece, le mani ce le ha
sempre sporche, per questo quando torna a casa, camminando per le strade
del suo quartiere, le tiene sempre infilate nei tasconi della sua tuta blu, tiene
anche la testa bassa, ma il suo sguardo è vigile e la sua andatura rilassata.
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cacciato per lasciare il posto al vecchio compagno di scuola, che adesso odia,
quando lo vede passare in tuta blu da lavoro, perché quel posto spettava a lui.
Ecco che la storia ha preso una nuova piega, ribaltando i ruoli di “buoni e
cattivi”, grazie solo a un tatuaggio, a un motorino e al modo in cui i due
personaggi con caratteristiche ben definite interagiscono tra di loro.
I dialoghi
Oppure:
“Pensi di riuscire ad aprirla? Così?”, disse lei con un mezzo sorriso sulla faccia.
O ancora:
“Pensi di riuscire ad aprirla così-ì?”, disse lei torcendosi le mani.
E a proposito di soap, evitate i luoghi comuni, cose del tipo “Io sono tuo padre”
o “Ti lascio andare perché ti amo”. Se un personaggio è mosso da un conflitto,
costretto a parlare, si esprimerà secondo i sentimenti scatenati da tale
conflitto: con passione, con disperazione o gioia, talvolta senza sapere
nemmeno cosa sta dicendo, questa volta sì, proprio come avviene nella realtà.
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Passando, però, dal tempo della storia al tempo del racconto, quando ci si
sofferma su una descrizione non si fa altro che interrompere lo scorrere
cronologico degli avvenimenti, dilatando, viceversa, la narrazione a scopo
puramente stilistico o, come specificato precedentemente, per dare degli indizi
al lettore sulla trama o ancora evocare un'atmosfera. In ogni caso,
introdurremo una pausa nel tempo della storia che serve a dare ritmo al tempo
del racconto, lento o più sincopato a seconda anche del linguaggio e della
punteggiatura che decideremo di utilizzare. Proposizioni molto brevi, con
interpunzioni molto ravvicinate, accelereranno la narrazione e viceversa periodi
molto lunghi la rallenteranno. Allo stesso modo, possiamo dedicare decine di
pagine a un solo avvenimento, oppure, riassumere in poche righe decine di
anni.
Schematizzando:
Tr > Ts quando il tempo del racconto supera il tempo della storia, siamo
difronte a un rallentamento o a una pausa totale dello svolgersi dell'azione. È
questo il caso del ritmo dettato dalle descrizioni o dai commenti dell'autore.
salti temporali e relativo uso, come vedremo più avanti, dei tempi verbali.
carne, carne a seccare sulle sartie della vela, carne che sanguina, carne, carne
di uomo.
Libro Secondo, “Il Ventre del Mare”
Descrizione
particolari. I luoghi, gli spazi che descrivete, forse più dei personaggi, sono i
veri protagonisti di una storia, se non altro perché sono sempre presenti e
influenzano l'azione più di quanto facciano le vostre stesse scelte stilistiche.
Anzi, è probabile che sarà il vostro stile ad adattarsi all'ambientazione del
romanzo. Raccontare la periferia italiana nel 2023, sarà ben diverso dal
rappresentare ad esempio la Reggia di Versailles nel 1789. I personaggi,
collocati ognuno nel loro tempo e spazio, avranno modi differenti di agire e di
pensare, che dovranno essere riprodotti con ritmo e toni differenti. Se nel
primo caso potrebbero bastare pochi particolari per far intuire al lettore qual è
la dimensione in cui lo stiamo portando, nel secondo, proprio per la distanza
che ci separa da quel mondo, perché il lettore ci segua, sfrutteremo descrizioni
decisamente più articolate per ridare vita a quell'etichetta tipica delle corti
nobiliari di tre secoli fa e soprattutto per catturare un particolare momento – il
1789 – che possiamo immaginare carico di timori per un mondo in piena
rivoluzione.
È bastato, notate, fare riferimento a delle coordinate spazio-temporali per
caricare un soggetto di un ipotetico romanzo di significati simbolici. Versailles
1789 è già un indizio sufficiente per capire cosa potrebbe accadere durante il
resto della storia; un'ambientazione ideale per scrivere di libertà, ideali,
rivoluzioni e ingiustizie, magari speranza nell'essere umano, certo, ma se visto
con gli occhi di un Robespierre. E se a catturare i dettagli di questa storia fosse
un nobile? Ecco che il nostro mondo possibile si ribalta ancora una volta: il
ritmo dovrà incutere timore, i luoghi rappresentare la decadenza di un sistema
destinato a fallire.
La descrizione cattura il punto di vista di chi narra, o dei protagonisti delle
vicende narrate, sul mondo a cui appartengono, per permettere al lettore di
comprenderlo e a sua volta interpretarlo. Per questo è importante scegliere con
cura l'ambientazione per il vostro romanzo: dedicatevi, per iniziare, ai luoghi
che conoscete e se proprio desiderate rappresentare posti in cui non siete mai
stati, il consiglio è quello di studiare, di documentarvi e infine soffermarvi solo
sulla descrizione di quei particolari che possono aiutarvi nell'approfondire il
senso della storia, motivare lo stato d'animo di un personaggio o l'uso di un
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certo linguaggio. Altrettanta cura va usata nella scelta del momento esatto in
cui inserire le descrizioni: soffermandoci sui dettagli di uno spazio diamo anche
delle indicazioni sul tempo; un tempo che rimane sospeso o scorre lento.
Il ruolo che farete giocare al tempo e al ritmo nel vostro racconto sarà
determinante per capire quando inserire una sequenza descrittiva o una
dialogica, specie se un dialogo è ben scritto può assolvere a molte delle
funzioni svolte dalla descrizione: può introdurre i personaggi, darci indicazioni
chiare sui luoghi in cui si svolge la storia, può perfino sostituire i salti
temporali, lasciando che sia il personaggio in prima persona a chiarire aspetti
del suo passato o ad anticipare eventi.
È chiaro che un dialogo conferisce alla narrazione un certo grado di dinamismo,
sia da un punto di vista grafico – richiamando l'occhio sugli spazi e la
punteggiatura che spezzano la linearità della pagina – sia da un punto di vista
temporale, perché (Tr = Ts) ciò che il lettore legge è esattamente ciò che
accade sotto i suoi i occhi, catturati da quegli spazi e quelle linee.
Ma se il vostro personaggio è alla finestra in attesa che arrivi la sua bella,
come fare a rendere quella sensazione del tempo che scorre (lento come in
ogni attesa) se non attraverso una descrizione del paesaggio che ha davanti?
Quindi, una tecnica efficace potrebbe essere quella di inserire una pausa in
concomitanza con gli stati d'animo e le attese del protagonista.
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Il punto di vista
Un narratore esterno, con una conoscenza globale di tutti gli aspetti della
trama, il cosiddetto narratore onnisciente, tipico delle narrazioni in terza
persona.
Si colloca a un piano superiore rispetto al momento in cui avvengono le
vicende narrate e infatti ne conosce già l'epilogo ed è pertanto in grado di
muoversi nel tempo anticipando o posticipando i fatti; allo stesso modo
conosce tutti i personaggi e può esprimere il proprio giudizio su ognuno,
oppure assumere di volta in volta il loro punto di vista svelandocene i pensieri
e i sentimenti più reconditi. In questo caso, quando il narratore ne sa più dei
suoi personaggi (N > P) si parla di focalizzazione zero, tipica del romanzo
classico ottocentesco, come “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni.
Quando, invece, il narratore si limita a riportare i fatti, senza esprimere alcun
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Una classificazione più semplice del punto di vista può essere quella introdotta
da Jean Pouillon, che indica:
Va da sé che, una volta scelto il punto di vista da cui narrare una vicenda,
questo dovrà rimanere tale per tutta la durata del racconto, proprio affinché il
vostro romanzo nella sua totalità risponda alle regole di coerenza che abbiamo
indicato affrontando la caratterizzazione dei personaggi e la credibilità del
testo. Una componente fondamentale per ottenere questo risultato è l'armonia
dei tempi verbali: una narrazione al presente o una al passato, in prima o in
terza persona, produrranno effetti differenti – di distanza, simultaneità o
contemporaneità rispetto agli eventi – la scelta dipenderà dal grado di
conoscenza che il narratore ha della vicenda.
Un narratore onnisciente può iniziare il suo racconto partendo da qualsiasi
punto della storia e, come abbiamo specificato, muoversi agilmente tra
flashback e anticipazioni; così come un narratore protagonista può raccontare
al passato una vicenda già accaduta, volgendosi indietro nel tempo; i verbi al
presente, viceversa, daranno al lettore la sensazione che la storia si stia
svolgendo davanti ai suoi occhi nell'esatto momento in cui sfoglia le pagine del
libro, dandogli la consapevolezza che qualsiasi cosa potrebbe accadere.
Linguaggio
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Trama
Così, siamo in macchina con un gruppo di ragazzi, un po' fumati, che allegri se
ne vanno a un concerto. La scena è divertente, cantano, le coppiette si
baciano, poi, prendono su un'autostoppista, una ragazza un po' cenciosa, ma
sono gli anni Settanta, vestirsi male e viaggiare in autostop sono cose
all'ordine del giorno, solo che, all'improvviso, “BAM” la ragazza impugna una
pistola e si spara in bocca. Colpo di scena. Un'uscita felice si trasforma
nell'inizio di “Non aprite quella porta”. Ovviamente è un caso limite, nei thriller
forse il lettore è già predisposto a essere spaventato, ma i meccanismi del
colpo di scena restano gli stessi per qualsiasi genere. Anzi, in una commedia o
in un romanzo drammatico l'effetto, se ben giocato, potrebbe risultare ancora
più spiazzante.
Intreccio
Aspetta!
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la prima pagina e il primo capitolo
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Eccoci giunti al momento cruciale: abbiamo tutti gli elementi – il tema del
romanzo, la sua struttura, i personaggi e tutte le tecniche per gestirli al meglio
– quindi, ci siamo, è arrivato davvero il momento di farlo, è arrivato il
momento di scrivere. E come in tutte le cose, partiamo dal principio, dalle
prime righe della prima pagina del primo capitolo. Partiamo dall'incipit.
L'incipit è il vostro gancio per afferrare i lettori e trascinarli dentro il racconto.
L'incipit deve promettere, deve far presagire che qualcosa accadrà e che quindi
vale la pena di continuare a leggere. Anche qui, la scelta delle parole dovrà
essere accurata per introdurre quello che sarà il tono generale di tutta la
vicenda. Un romanzo che inizia con un dialogo prospetta un ritmo veloce, una
storia d'azione dai toni serrati. Viceversa, una descrizione lenta e accurata può
introdurci nella lettura di un romanzo classico d'altri tempi. Certo, non è
sempre così: un incipit può essere costruito per contrasto e iniziarci con
dolcezza a una storia cruenta, o con sarcasmo al sentimentale e così via.
Prendiamo come esempi alcuni degli incipit scritti dagli autori citati fino a
questo momento:
“Quel ramo del lago di Como d'onde esce l'Adda e che giace fra due catene non
interrotte di monti da settentrione a mezzogiorno, dopo aver formati vari seni e
per così dire piccioli golfi d'ineguale grandezza, si viene tutto ad un tratto a
ristringere; ivi il fluttuamento delle onde si cangia in un corso diretto e
continuato di modo che dalla riva si può per dir così segnare il punto dove il
lago divien fiume. Il ponte che in quel luogo congiunge le due rive, rende ancor
più sensibile all'occhio questa trasformazione: perché gli argini perpendicolari
che lo fiancheggiano non lasciano venir le onde a battere sulla riva ma le
avviano rapide sotto gli archi; e presso quegli argini uno può quasi sentire il
doppio e diverso romore dell'acqua, la quale qui viene a rompersi in piccioli
cavalloni sull'arena, e a pochi passi tagliata dalle pile di macigno scorre sotto
gli archi con uno strepito per così dire fluviale.
“I promessi sposi” Alessandro Manzoni.
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Sebbene il ritmo sia molto diverso e le epoche in cui sono stati scritti
estremamente distanti, i due incipit, allo stesso modo, usano la descrizione
come fosse l'obiettivo di una camera da presa che da una visione globale del
paesaggio, rimpicciolisce il suo spazio di ripresa giù, giù fino a inquadrare
quella macchiolina, quel “punto nero” che sarà poi il protagonista o comunque
uno dei personaggi che porteranno avanti la storia. Quindi, un incipit che parte
dal generale per arrivare al particolare.
Ma un incipit può anche catapultare il lettore nel bel mezzo dell'azione, che è
poi la maniera più efficace per tenerlo ancorato alla storia. È un po' come
entrare in una stanza e sorprendere due persone che… beh che litigano (che
stavate pensando?). La cosa ci scatenerà tantissime domande e lo stesso
avviene quando il narratore ci introduce in una vicenda proprio sul punto
cruciale. Quale metodo migliore se non attraverso un dialogo? Quando ciò che
accade avviene nell'esatto momento in cui lo stiamo raccontando.
Restiamo su Baricco:
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- Allora, non c'è nessuno qui?… BRATH! ...Ma che canchero, sono diventati tutti
sordi quaggiù... BRATH!
- Non strillare, ti fa male strillare, Arold.
- Dove diavolo ti eri cacciato... è un'ora che sto qui a...
- Il tuo calesse è a pezzi, Arold, non dovresti andare in giro così...
- Lascia perdere il calesse e prendi 'sta roba piuttosto...
- Cos'è?
- Non lo so cos'è, Brath... che ne so io... è un pacco, un pacco per la signora
Rail...
- Per la signora Rail?
- È arrivato ieri sera... Ha l'aria di venire da lontano...
- Un pacco per la signora Rail...
Anche questo non ci anticipa nulla della vicenda, ma ci dice tutto dei due
protagonisti e ci immerge immediatamente in quei meccanismi tipici della
focalizzazione interna di un narratore-personaggio, ma non protagonista.
Watson si dichiara subito secondo e tutto ciò che apprenderemo sarà filtrato
dai suoi giudizi, infatti, noi lettori non possiamo sapere se davvero poi Holmes
è così insopportabile o solo preso dai suoi ragionamenti di investigatore
geniale. Ci toccherà continuare a leggere per capire.
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Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di
Trezza; ce n'erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava
gente di mare, proprio all'opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come
dev'essere.
“I Malavoglia” Giovanni Verga.
Ci vuole molta pratica ed esercizio per ottenere tali effetti, soprattutto leggete
tanto e imparate dai grandi. Anche se è probabile che chi di voi ha in mente
una storia visualizzi già un'immagine, una scena che accade per ora solo nella
pura immaginazione. Trasferirla sulla pagina non è cosa facile, ma le tecniche
elencate potrebbero certamente aiutarvi. Chiedetevi, prima di tradurre in
parole quella scena, chi sono i protagonisti e come sono arrivati fin lì. Poi,
scrivete e rileggete ad alta voce finché non trovate il vostro ritmo interno.
Ripetete l'esercizio per ogni scena dello schema che avete strutturato,
seguendo i primi consigli della guida, perché ogni capitolo del vostro romanzo
dovrà funzionare come un mini racconto, ognuno con il suo incipit e il suo
finale aperto per spingere il lettore verso il successivo.
In bocca al lupo e buona scrittura!
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