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UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ


fondata dal Lions Club di Cinisello Balsamo
patrocinata dal Comune

ANNO ACCADEMICO 2015-2016

CORSO
L'Europa nella seconda metà dell'800

ROMANTICISMO FRANCESE

Docente: Pinuccia Roberto Indovina


Lezione dell' 11 aprile 2016

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Il Romanticismo in Francia

In Francia, I primi decenni dell'800, sono scanditi, da avvenimenti politici, lotte, guerre
rivoluzioni e profonde trasformazioni economiche, sociali e culturali.
Archiviato il tumultuoso ed esaltante periodo napoleonico, Luigi XVIII, riportato al trono dal
congresso di Vienna, trova un paese dilaniato tra monarchici conservatori da un lato e accesi
repubblicani dall'altro.
Non serve a placare gli animi nemmeno l'emanazione di una Carta Costituzionale e
l’introduzione di un modello parlamentare di stampo inglese. Alla sua morte, il suo successore,
Carlo X, ritiene opportuno ripristinare la monarchia di diritto calpestando la volontà d el
parlamento e togliendo al popolo tutte le libertà e i diritti faticosamente conquistati.
Ben presto Parigi insorge e Carlo X, a luglio del 1830, è costretto ad abdicare. I moderati
riescono a fare eleggere Luigi Filippo noto per i suoi trascorsi rivoluzionari e quindi amato dal
popolo. Luigi Filippo modifica subito in senso liberale la costituzione francese , estende il diritto
al voto a gran parte della popolazione e adotta il tricolore come bandiera ufficiale a posto di
quella borbonica.
La borghesia, sempre più potente, cerca di mantenere le proprie posizioni contro la destra
rivoluzionaria ma anche contro i repubblicani e giacobini e appoggia la politica del sovrano che
tende soprattutto a favorire la grande industria, a scapito delle altre classi sociali. Ben presto i
partiti moderati hanno il sopravvento e si scontrano con le fazioni opposte. Ormai la Francia è
una polveriera pronta ad esplodere. Il popolo deluso dai sovrani, stremato dalle continue
carestie ingrossa le file dei dissidenti. Questo porterà alla rivoluzione di Parigi del 22 febbraio
1848 che infiamma gli animi dei francesi e accende forti speranze, in gran parte dell'Europa,
nelle forze che aspirano all'indipendenza e alla libertà.
Nonostante però le concessioni subito messe in campo dal governo provvisorio, le elezioni della
nuova Assemblea costituente vedono ancora la vittoria dei partiti moderati e conservatori a cui
si uniscono ben presto anche il clero e i ceti borghesi impauriti dal potere conquistato dai
movimenti operai. Nuovi moti insurrezionali a Parigi, sono soffocati nel sangue.
Approfittando del momento di confusione e debolezza di tutti i partiti, i Bonapartisti riescono ad
attirare le simpatie dell'opinione pubblica verso Luigi Napoleone, nipote del grande Napoleone
I, l'eroe ancora vivo nei cuori dei Francesi.
Forte dei consensi che, da abile uomo politico, si è saputo guadagnare, Luigi Napoleone, nel
dicembre dei1851, ottiene la carica di presidente della Repubblica; l'anno dopo, però, con un
colpo di stato, riesce a farsi eleggere Imperatore dei Francesi, col nome di Napoleone III.
Così in poco tempo in Francia si passa dalla seconda repubblica al secondo impero.
Con Napoleone III, la Francia, progredisce in ogni settore; Parigi diventa, in breve tempo, il
primo centro culturale europeo e alla fine del secolo le sontuose esposizioni universali
celebreranno le conquiste dell’impero in campo tecnologico e scientifico nonché il
potenziamento della sue colonie.

In arte, il Romanticismo in Francia, come in Italia, si sviluppa più tardi che negli altri paesi
europei perché qui il movimento neo classico è profondamente radicato e pittori come David e
Ingres dominano la scena con una pittura di grande equilibrio e tecnica, ma purtuttavia
vincolata a schemi classici secondo le dominanti regole accademiche e quindi lontano dalla
libertà creativa celebrata dai romantici.

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A differenza del romanticismo italiano, però, quello francese non ricorre a metafore del passato
per esprimere emozioni e sentimenti, gli artisti preferiscono avvicinarsi alla realtà e
documentare, anche in modo crudo e violento, episodi di cronaca contemporanea denunciando
attraverso la pittura le condizioni misere degli operai o la vita nelle fatiscenti periferie urbane.
Il romanticismo francese esplode nel ventennio che va dal 1830 al 1848: il ventennio più
impetuoso vivo e audace di tutto l’800. E' pertanto evidente che esso, più di ogni altro, riesca a
produrre dei risultati formali esaltanti legati a fermenti rivoluzionari cosi sentiti e profondi che
riescono ad Infiltrarsi e infiammare il tessuto politico, sociale e culturale dell'intera Europa.

La prima grande figura della pittura romantica francese è Jean-Louis-Théodore Géricault.


Egli rappresenta il prototipo del "pittore maledetto" tanto in voga nel XIX sec: di carattere cupo
e introverso, vive un amore tormentato e incestuoso con la giovane moglie dello zio, dalla quale
ha un figlio, soffre di forti crisi depressive, si ciba di immagini violente e truci, e la sua ricerca di
forti emozioni lo porta a frequentare zone degradate e ambienti malfamati della capitale.
Figlio di un agiato giurista, nasce a Rouen, ma la sua formazione avviene a Parigi nello studio di
Vernet, un amico pittore con cui condivide la passione per i cavalli, spesso oggetto dei suoi
quadri. Continua, poi, i suoi studi presso l’atelier di Pierre-Narcisse Guérin un pittore di rigida
ispirazione neoclassica, seguace di David.
Al Salon del 1812 presenta Ufficiale dei cavalleggeri della guardia imperiale, secondo lo stile
esaltante di David e, nel 1814, Il corazziere ferito. Quest’ opera al contrario della prima è una
rappresentazione in senso antieroico della vita militare e dimostra l’empatica partecipazione
dell’artista alla fatica e alla sofferenza sia dell’uomo sia dell’animale.
Affascinato dalla pittura italiana, che ha avuto modo di ammirare al Louvre negli anni della sua
formazione, nel 1816 si reca in Italia. Studia a Roma e Firenze, e approfondisce le sue
conoscenze sulla pittura veneta e sui manieristi di cui ammira le sfumature di colore. Si
appassiona, in modo particolare, alla potenza tragica della pittura di Michelangelo e di
Caravaggio.
Tornato a Parigi sente l'esigenza di rompere definitivamente con l'equilibrio formale imposto
dalle accademie per esprimere in maniera forte e selvaggia l'energia dei sentimenti che lo
agitano interiormente. Affascinato dalla cronaca elabora una serie di incisioni che descrivono il
disfacimento delle armate napoleoniche operando una sorta di denunci a verso le operazioni
belliche. Nel 1819 espone al Salon la sua opera maggiore La zattera della Medusa, ispirata ad un
episodio tragico avvenuto qualche anno prima. Il quadro coglie il culmine del dramma, quando i
superstiti della fregata Medusa naufragata lungo le coste del Senegal, stremati dalla fame e
dalla sete, scorgono in lontananza una nave alla quale cercano di segnalare la loro presenza.
La composizione, di una possente struttura plastica, trasmette la tragicità dell’episodio
attraverso i forti chiaroscuri, la crudezza dei particolari anatomici, l’accavallarsi spasmodico dei
gesti e l’intensa espressione dei volti. I colori, scuri e fangosi, sono resi luminescenti da
pennellate di bitume, dalla materia ricca e pastosa.
L'enorme quadro viene aspramente criticato dai membri dell'accademia sia per l’acuto realismo
dei dettagli, sia soprattutto per lo stile rivoluzionario in antitesi con le formule neo-classiche,
stile che, invece, suscita l’ammirazione dei pittori romantici che guarderanno a lui come al
caposcuola della nuova corrente.
La delusione è cocente per Gericault che parte in volontario esilio per l'Inghilterra dove espone
con successo la sua opera, ottenendo importanti riconoscimenti.

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In Inghilterra ha modo di conoscere Constable e Turner e di apprezzare le atmosfere evanescenti


e luminose protagoniste dei loro dipinti. Si dedica all'acquerello e realizza dei bozzetti dominati
da un acuto verismo. Continua i suoi studi sui cavalli che ritrae soprattutto in movimento o in
occasione di eventi sportivi. (Il Derby di Epson).
Tornato a Parigi, un periodo di depressione lo fa avvicinare ad un giovane medico studioso di
malattie nervose. Dietro suo consiglio esegue 10 ritratti di persone, vittime di malattie mentali,
attraverso i quali conduce un'indagine scientifica sulla follia. Sono ritratti inquietanti
estremamente realistici di forte impatto emotivo che colpiscono per l'espressione intensa e
profondamente umana.
Ci lascia un’enorme mole di bozzetti, quadri, disegni tutti non finiti perché morirà a soli 39 anni
a seguito di una rovinosa caduta da cavallo.

Amico ed erede spirituale di Gericault è Eugène Delacroix il più notevole rappresentante della
pittura romantica francese. Nella sua pittura si fonde oltre alla sontuosa ricchezza cromatica di
Rubens e dei coloristi veneti, la tragicità delle opere di Goya, l'eleganza dei pittori
contemporanei inglesi, la profonda spiritualità tedesca, l'esotismo sensuale tanto caro alle
correnti romantiche europee.
Delacroix nasce a Charenton-Saint-Maurice, un piccolo centro nei pressi di Parigi, dove trascorre
l’infanzia. Nel 1806 alla morte del padre, un’importante membro del direttorio si trasferisce a
Parigi con la madre. Acquisisce un'accurata educazione umanistica mostrando però un spiccata
attitudine per il disegno. Pertanto frequenta lo studio del pittore Guérin dove incontra
Gericault.
La sua formazione avviene anche tra le sale del Louvre appena arricchito di capolavori dalle
razzie napoleoniche.
Sviluppa ben presto una propensione per i colori e i toni drammatici della composizione in netto
contrasto con i filoni della pittura neoclassica allora in voga. Nel 1822 esordisce al salon con un
opera, direttamente ispirata alla Zattera di Gericault: La barca di Dante, in cui il forte contrasto
di luce, la potenza del disegno, la plasticità delle forme annunziano la svolta romantica della sua
pittura.
Il quadro suscita grande scalpore tra critici e i visitatori ma riceve anche notevoli apprezzamenti
da parte di un folto gruppo di artisti emergenti.
Nel 1824 espone Il massacro di Scio, un dipinto monumentale dai toni forti ed esasperati riferito
ad un episodio contemporaneo riguardante la lotta di indipendenza dei Greci contro i Turchi.
Il quadro dal punto di vista tecnico sancisce la rottura con la tradizione pittorica tradizionale per
il modo intenso di esprimere il colore nella luce e nell'atmosfera, per la materia viva e pastosa,
per il forte pathos che sprigiona dalla composizione. Il quadro, acquistato dallo stato, fa
guadagnare a Delacroix una fama internazionale. Egli viene accolto nei salotti letterari più
esclusivi della capitale e diventa amico di letterati e musicisti.
Nel 25 attirato dalle novità coloristiche dei paesaggisti inglesi trascorre alcuni mesi in Inghilterra
dove si appassiona al teatro di Shakespeare e studia da vicino le variazioni della luce naturale
nei quadri di Turner e Constable. Tornato a Parigi espone nel Salon del 27 ben 11 opere tra cui
La morte di Sardanapalo ispirata all'omonimo dramma di Byron in cui la suggestione per il
colore di Rubens e dei coloristi veneti sembra prevalere sull’equilibrio compositivo.

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L’opera suscita polemiche per la crudeltà della visione, la pittura dinamica e tumultuosa, e per il
colore dai toni volutamente accesi in contrasto con i riferimenti figurativi di un gusto
accademico dominato dalla pittura di Ingres, in mostra contemporaneamente negli altri spazi
espositivi del Salon.
I moti popolari del 1830 contro la politica reazionaria di Carlo x accendono gli animi dei parigini
e Delacroix ne è emotivamente coinvolto.
Nel 1831 espone al Salon il suo quadro più celebre La Libertà che guida il popolo: simbolo del
Romanticismo Francese e icona mondiale dell’anelito di libertà dei popoli.
L’artista concentra l’attenzione dello spettatore sulla figura allegorica della libertà, attraverso
una luce chiara che forma quasi un’aureola attorno al volto. L’efficacia drammatica della visione
è resa attraverso colori scuri in contrasto con i colori squillanti del tricolore che illumina la scena
fornendo con nitidezza tutti i particolari, e attraverso il dinamismo delle masse che agita l’intera
composizione

Nel 1832, la curiosità e l'ammirazione per le ambientazioni esotiche lo inducono a d


intraprendere un viaggio in Marocco e in Algeria, dove viene conquistato dalle luci, dai colori e
dal folclore delle popolazioni locali. Questo viaggio segna una tappa importante nella sua
formazione e apre il periodo migliore della sua maturità espressiva. Lo testimoniano i numerosi
schizzi realizzati sul posto e le sue ricerche sul colore che saranno fondamentali per tutti i pittori
della corrente impressionista compresi Van Gogh e Gauguin. Al suo ritorno traduce le sue
emozioni in splendide pitture ricche di fascino e di lirica sensualità. (Donne di Algeri - Nozze
ebree in Marocco).
Tornato in Francia, grazie alla fama conquistata e amicizie potenti ottiene importanti incarichi
per alcuni cicli decorativi in sedi istituzionali e prestigiose chiese della capitale.
Purtuttavia poiché la grandiosità delle decorazioni non sembra corrispondere ad un altrettanto
risultato figurativo, negli ultimi anni della sua vita ritorna verso dipinti di piccola dimensione.
(Lotta di cavalli nella Scuderia - Il sultano del Marocco) opere in cui i colori sono densi, pastosi
e liberi senza alcun riferimento al reale e il pathos emotivo è ottenuto da un rincorrersi
dinamico di luci ed ombre.
La ricchezza interiore dell'artista e la sua sensibilità artistica trovano espressione anche in alcuni
scritti di critica pittorica e soprattutto attraverso il Journal una sorta di diario che egli
continuerà a tenere fino alla morte che avverrà nel 1863.

I paesaggisti francesi
Solo più tardi rispetto ai paesaggisti inglesi e sulla scia delle loro ricerche, i pittori francesi
rompono definitivamente con le vincolanti regole del decorativismo neoclassico per approdare
ad una più sincera e diretta interpretazione della natura capace di destare emozioni e
sentimenti di condivisione.
Alla ricerca di una ispirazione più autentica e per restare a diretto contatto con la natura i
paesaggisti francesi adottano il modo di far pittura “en plein air”, pratica favorita dalla
disponibilità di potere disporre dei colori ad olio in tubetti facilmente trasportabili all'aperto.
Secondo Boudelaire “…a capo della moderna scuola di paesaggio sta Corot”
Jean-Batiste-Camille Corot per tutta la sua vita, riesce ad interpretare le correnti artistiche del
suo tempo, dal neoclassicismo, al realismo, al romanticismo, con personalità e sensibilità tali da
essere considerato un punto di riferimento per una intera generazione di artisti.

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Corot nasce a Parigi nel 1796 da una agiata famiglia borghese. Finiti gli studi presso il liceo
classico di Ruen, collabora, senza molto entusiasmo, con il padre nel commercio di stoffe.
Quindi, forse anche per noia, si dedica al disegno e frequenta lo studio di un paesaggista di
rigida scuola neoclassica, Michallon, alunno di David.
Studia con passione i classici francesi del 600 come Pussin e Lorrain ma è egualmente attratto da
Constable e dai paesaggisti inglesi contemporanei, ormai popolari anche in Francia.
Nel 1825 come molti pittori Francesi, soggiorna in Italia, a Roma in particolare, affascinato, più
che dalle opere d’arte, dalla mitezza del clima e dalla luminosità della dolce campagna romana.
Qui continua la sua formazione pittorica dipingendo en plein air per cogliere il variare delle
atmosfere a diretto contatto con la natura. Sono vedute di piccolo formato con un taglio
personale originalissimo attraverso il quale il pittore coglie, con immediatezza, le limpide vedute
di Roma e della campagna laziale (Il Colosseo visto dalla Basilica di Costantino - I giardini
Farnese).
I colori sono prevalentemente chiari e luminosi stesi a macchia sulla tela con una pennellata
densa e corposa: i chiaro-scuri forti e decisi delineano le masse aumentando la percezione di
immediatezza della veduta. L'evoluzione artistica di Corot si muove su due binari paralleli
apparentemente contrapposti: da un lato la pittura classica e accademica che dà equilibrio alla
composizione, dall'altro una libertà stilistica originale capace di ricreare sulla tela le vibrazioni
atmosferiche e le variazioni luminose dei paesaggi rappresentati. Ma gli schizzi , che realizza en
plein air, costituiscono, per Corot, la base per elaborare tele più grandi secondo schemi classici,
da inviare al Salon. In queste la veduta si dilata e le pennellate più rapide e meno pastose
amplificano l'immediatezza della percezione luministica con ricchezza di particolari e quasi
sempre con l’aggiunta della figura umana per aumentare l'impatto romantico del paesaggio.
Nonostante rimanga intatta la liricità della veduta, il quadro manca dell'immediatezza e della
spontaneità del bozzetto. (Ponte di Narni - Vista del Ponte di Narni).
Tornato in patria nel 1830, fugge da Parigi, sconvolta dalla rivoluzione, e soggiorna a Chartres
dove realizza delle vedute di paesaggio urbano alla maniera di Constable. (Cattedrale di
Chartres). Nel 34 e nel 43 ritorna in Italia e visita Genova Firenze, Napoli e Venezia nella ricerca
costante di cogliere le atmosfere dei paesaggi mediterranei. Le opere eseguite in questi anni
rivelano l’evoluzione della sua formazione pittorica.
Intanto arrivano i primi riconoscimenti ufficiali e nel 1846 Corot viene insignito della Legion
d’onore, e nel 1848 viene chiamato a fare parte della giuria del Salon.
Purtuttavia sono i suoi paesaggi ufficiali, le sue vedute classicheggianti, i panorami a soggetto
mitologico che ottengono i maggiori consensi. (Diana sorpresa al bagno)
Nel 1855 Napoleone III acquista un suo dipinto, Carretto: ricordo di Maurossin. E’ un’opera dai
colori soffusi e dal paesaggio giocato sui toni spenti e pacati che caratterizzano la maturità della
sua pittura.
Infatti dal 1850 in poi Corot inizia a riprendere gli schizzi fatti anni prima e a rifare il paesaggio
in maniera prevalentemente sentimentale talvolta animandolo di figure mitologiche, inneggianti
alla vita. (La danza delle ninfe - Ricordo di Mortefontaine)
Ma il fatto che utilizzi il “ricordo” non diminuisce la verità della rappresentazione , piuttosto
tutto si avvolge in un’impalpabile atmosfera che non trasforma il paesaggio ma lo rende
romantico e vibrante, in una splendida sintesi di verismo e lirismo.
Tra il 54 e il 65, intraprende un’altra serie di viaggi nelle regioni francesi.

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Ormai libero da ogni impedimento accademico, il suo stile diventa più leggero , il colore più
luminoso, la forma meno definita. Il disegno si perde ormai in una pittura fatta di tinte soffuse e
di giochi di luce dal sapore impressionistico. (La Chiesa di Marissel - Il ponte di Mantes)
La liricità della pittura di Corot si ritrova intatta nei suoi studi sulla figura umana , a cui si dedica
per tutto l’arco della sua formazione e negli ultimi anni in particolare. Non esporrà mai queste
opere ma esse costituiscono una galleria di splendidi ritratti di donne, nude o abbigliate con
abiti folcloristici, tutte, per lo più, in atteggiamento pensoso e sognante. Sono figure maestose e
statuarie ritratte con grande equilibrio classico ed impostazioni geometriche tali da suscitare
l'ammirazione dei cubisti, di Picasso in particolare. (Figura in Blu - La ragazza con la perla).

La scuola di Barbizon
Parallelamente alla pittura poetica di Corot, si svolge l'attività della Scuola di Barbizon, un
gruppo di paesaggisti ai quali va il merito di aver introdotto con prepotenza la pittura di
paesaggio nella tradizione artistica Francese. In effetti più che essere un movimento pittorico in
senso stretto la scuola può essere considerata l’unione di più artisti di cultura e stile diverso
accomunati da una stessa poetica e dalla stessa voglia di allontanarsi dalla città per vivere
immersi nella natura onde registrarne, sulla tela, i mutamenti e le variazioni atmosferiche. La
loro è una pittura densa e tonale ricca di una passionalità romantica ma il loro stile si differenzia
l'uno dall'altro a secondo della propria formazione e il coinvol gimento empatico di ciascun
artista di fronte al paesaggio rappresentato.
La personalità più influente del gruppo è Pierre Etienne Théodore Rousseau.
Sin da ragazzo mostra interesse per la pittura di paesaggio, s'iscrive alla scuola de Beaux Arts ma
contemporaneamente studia, al Louvre, le opere dei paesaggisti Francesi e olandesi del 600.
Al Salon del 1824 scopre la pittura di Constable e ne rimane affascinato. Inizia quindi il suo
vagabondare nella campagna francese alla ricerca di spunti per la sua pittura. Ama dipingere a
stretto contatto con la natura e rendere, con nitidezza, i particolari; predilige i fiumi, le paludi,
gli stagni per cogliere nei suoi quadri gli effetti prodotti dalla luce sulle acque. Realizza quindi
bozzetti per macchie di colore, ad olio o ad acquerello, en plein air per poi completare il quadro
in atelier.
Nel 1830 deluso e amareggiato per l'insuccesso dei moti rivoluzionari, intraprende, da solo un
lungo viaggio nel sud della Francia che lo porta a conoscenza dei più svariati tipi di paesaggio da
lui sempre interpretati in chiave fortemente passionale. (Ruscello in Alvernia - Mercatino in
Normandia)
Nel 1835 si ritira a Barbizon, un piccolo villaggio ai margini della foresta di Fontainebleau e
lavora a stretto contatto con la natura condividendo la bellezza e la semplicità del posto con gli
altri pittori da Corot a Delacroix fino agli impressionisti Sisley, Monet e Renoir.
Il suo ritiro a Fontainebleau è anche una sorta di protesta contro la critica ufficiale e i giudici del
Salon che rifiutano ostinatamente i suoi dipinti poiché mostrano una natura selvaggia, aspra,
scomposta, descritta con troppo verismo e lontano quindi dalle visioni idilliache del paesaggio
neo-classico.
Alcune opere, nel tentativo di compiacere le aspettative della giuria, vengono modificate,
torturate arricchite di materia in modo tale da spegnerne i colori, stravolgere l'immediatezza
della visione.
Di solito, per rendere l'infinità dello spazio, adotta un'inquadratura panoramica che consente di
dipingere la trasparenza dell'aria, le tonalità cangianti delle atmosfere che si susseguono in

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lontananza, il variare della luce sulla radura. Purtuttavia i colori sono duri e torbidi e le visioni
soffuse da una velata malinconia che rivelano l'inquietudine e il tormento della sua anima. (Lo
stagno presso la frazione di Fay - il pescatore-Querceto)
Già da1849 arrivano i primi riconoscimenti: sensibili collezionisti cominciano ad apprezzare le
sue opere e, nel 1848, una sua opera Limite del Bosco: sole al Tramonto viene acquistata dallo
Stato.
Frattanto la serenità economica, la vicinanza e il sostegno degli amici, l'influenza della pittura
chiara di Millet lo portano a prediligere una natura più calma e serena dai toni più rassicuranti,
quasi come luogo di pace e serenità. (Stagno) Nel 1852 viene insignito del titolo di Cavaliere e
nell'Esposizione universale del 1855, gli viene riservata un'intera sala per la sistemazione delle
sue opere. Nonostante ormai sia famoso e i suoi quadri apprezzati anche dalla critica, egli
continua ad abitare e a dipingere all'interno della Foresta di Fontainebleau. Le sue pennellate
rapide a macchie accostate di colore anticipano la tecnica degli impressionisti. (Temporale). Gli
ultimi anni della sua vita sono caratterizzati da gravi difficoltà economiche e disgrazie familia ri.
Morirà a Fontainebleau nel 1865.

Intanto alla grande ondata dei temi romantici si affianca, verso la metà del secolo un'altra
tendenza figurativa: Il verismo.
Alcuni artisti scelgono di avvicinarsi alla realtà contemporanea stravolta dalle grandi rivoluzioni
e portare sulla tela le misere condizioni di vita del proletariato, i drammi e le passioni delle
persone comuni descrivendo la realtà in maniera cruda ed impietosa. Il più rappresentativo
esponente del Realismo è Gustave Courbet, un pittore in cui gli entusiasmi socialisti e tensioni
ideologiche trovano espressione in un intenso ritratto della realtà quotidiana, della condizioni di
lavoro degli operai nelle industrie e della vita nelle squallide periferie urbane. Nei suoi quadri
c'è una denuncia esplicita per la classe politica e la grande borghesia colpevole dello
sfruttamento e del degrado della classi più povere. (Funerale a Orlans - Spaccapietre-Lo
spaccalegna)
Courbet, anche se aspramente contestato dai conservatori, dal punto di vista artistico è
considerato un vero innovatore perché nella sua pittura i contenuti di lotta ideologica e sociale
si stemperano attraverso un talento figurativo e un cromatismo ricco e creativo.
Jean Francois Millet, uno dei più grandi pittori dell'800 francese, porta alla ribalta della sua
pittura la realtà contadina per cui la sua figura viene associata a quella di Courbet e la sua
pittura viene letta come un'opera di denuncia contro l’abbandono delle campagne e
l’inurbamento apportato dalle fabbriche.
Ma Millet è verista solo nella descrizione formale perché i suoi quadri sono permeati da
componenti idilliache e idealizzanti spesso unite a sentita e patetica partecipazione emotiva.
Egli, a differenza di Courbet cerca di prendere sempre le distanze dal fervore di movimenti
politici contemporanei evitando ogni esplicito atteggiamento rivoluzionario o riformista, anzi la
sua pittura conserva sempre un'intonazione romantica che manca ai veristi.
Millet nasce in Normandia in un piccolo villaggio in riva al mare da una famiglia di tradizioni
contadine. Non riesce ad avere una normale istruzione primaria ma, pur lavorando nei campi a
fianco dei genitori religiosissimi, frequenta una scuola locale di pittura. Grazie ad una borsa di
studio frequenta, a Parigi, la scuola De Beaux Arts. Frattanto si dedica all'approfondimento delle
opere dei pittori romantici come Gericault, Delacroix e anche di pittori veristi come Courbet e
Daumier. Espone al Salon del 1842 le sue prime opere ispirate a scene pastorali o mitologiche

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legate al gusto del 700 francese, non riscuotendo, però, grande successo. (Dafne e Cloe - La
Bagnante)
Ritornato in Normandia, per guadagnarsi da vivere, inizia ad eseguire ritratti , prima di alcuni
membri della sua famiglia, poi lavora per una cerchia di committenti della modesta borghesia di
provincia. Sono ritratti semplici, senza inutili particolari descrittivi, realistici fino alla crudezza
ma intensi e ricchi di grazia e umanità.
Il successo arriva nel 1847 con l'esposizione al Salon de Il vagliatore. Il quadro rappresenta
realisticamente lo sforzo del contadino nel manovrare il vaglio e la precisione con cui agita il
grano mentre la paglia e la povere, volando nell'aria, creano attorno alla figura una sorta di
pulviscolo dorato.
Il quadro riscuote molto successo sia tra i critici sia dai visitatori e viene acquistato dal ministro
dell'interno appena eletto nella seconda repubblica. Così Millet, messa da parte la
rappresentazione dei temi mitologici, si dedicherà da ora in poi alla rappresentazione del mondo
contadino registrando il lavoro dei campi in tutte le ore del giorno e in tutte le stagioni ,
fornendo una visione sempre lirica e appassionata.
Nel 1849 per sfuggire all'atmosfera rovente di Parigi, grazie ad una sovvenzione dello stato, si
ritira con la sua numerosa famiglia, nella foresta di Fontainebleau, dove, a parte qualche breve
soggiorno all'estero, rimarrà fino alla morte.
Con i pittori della scuola di Barbizon condivide l'amore per la natura ma si mostra interessato
più che al paesaggio in sé, al lavoro dei contadini che si svolge nelle pianure ai margini della
foresta.
Man mano i suoi quadri si arricchiscono dei protagonisti del mondo rurale, zappatori, piantatori
di patate, spigolatrici ripresi durante il duro lavoro o nei momenti di riposo all'ombra dei covoni.
Il suo naturalismo scarno ed essenziale si esprime attraverso figure possenti, plastiche
perfettamente fuse nei toni di colore che esprimono la dignità, la fierezza e la sacralità che
Millet vedeva nel lavoro dell'uomo. Nei suoi dipinti non c'è nessuna denuncia sociale, ma amore
per la realtà e interesse partecipato per le precarie condizioni della gente umile. (Le spigolatrici
- L’angelus - Piantatori di patate)
Con la stessa dignitosa sacralità sono descritte scene all'interno delle umili case dove alla luce di
una lampada si compongono intimi quadretti familiari.
Dal punto di vista tecnico la pittura di Millet ha una impostazione classica ma il disegno è
appena accennato e c'è un attento dosaggio della luce e dei colori alla ricerca di delicate
armonie e intimi accordi cromatici. L'uso dei pastelli talvolta serve a rendere l'atmosfera più
evanescente e traslucida senza perdere mai il riscontro con la realtà. I suoi quadri sono sempre
pervasi da una sensazione di pace e di quiete profonda che rende lirica e poetica l'immagine.
Egli esporrà i suoi quadri per circa un ventennio, fino a quando nel 68 diverrà egli stesso
membro della giuria. Negli ultimi anni della sua vita si dedicherà principalmente al paesaggio
giungendo a risultati che anticipano il simbolismo. La figura umana sparisce quasi nello
splendido spazio di una natura rigogliosa e vasta, ritratta con verismo quasi botanico senza mai
perdere di fascino o di liricità. (Primavera)

A cura di Giuseppina Roberto Indovina


11 aprile 2016

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