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ADAM SMITH

Adam Smith è uno dei più grandi economisti dell’età moderna. E’ il teorico del liberismo  e
teorizza il free trade.

Teorico della divisione del  lavoro ( analizza il processo del factory system), affermando
attraverso le sue analisi specifiche e fornite di dati precisi quanto la suddivisione del lavoro sia
fondamentale per garantire un aumento del profitto e soprattutto un maggior numero di prodotti
realizzati nel minor tempo possibile.

Ideatore della celebre affermazione “Il tempo è denaro”.

Come afferma Marx con il suo “homo economicus” , l’uomo è inserito in un sistema capitalista e
liberista, dunque se non sono utile per incrementare l’economia del paese è giusto che io sia
emarginato. 
Dunque chi produce è socialmente utile (utilitarismo economico), in quanto la ricchezza di una
società si basa sul lavoro prodotto  (si da particolare importanza sia alla quantità che alla qualità
del prodotto). Il lavoro deve essere fatto bene, per garantire ciò il lavoro deve essere diviso.

La ricchezza delle nazioni, 1776

Possiamo notare dai suoi elaborati il suo essere un economista. Possiamo carpire ciò dalla
notevole quantità di dati come sostegno delle sue tesi. Il continuo susseguirsi di numeri sta ad
indicare che gli uomini vengono usati solo per produrre.

Evidenzia lo scarto tra chi è occupato in un impiego e chi invece è disoccupato. Il lavoro dipende
da fattori come: Il clima, la geografia del luogo, ma è importante sottolineare che in primis a fare la
differenza è come una nazione riesce ad organizzare il lavoro e i prodotti messi sul mercato.
Non bisogna sprecare il tempo, bisogna lavorare.

Qual è la migliore risposta al miglioramento? 


La suddivisione del lavoro garantisce maggiore efficacia sia per la quantità che per la qualità.
( anticipa le catene di montaggio di cui parlerà Taylor). Fondamentale dunque la parcellizzazione
del lavoro.

Si parlerà dunque di automazione: le macchine sostituiscono gli uomini. Non servono più capacità
manuali ma basta solo essere assunto.
L’operaio diventa una macchina perchè è facilmente sostituibile.
Le macchine non vengono agate e quindi è meglio. L’automazione ( o luddismo) porta dunque alla
disoccupazione e si riduce la capacità di acquisto. Ciò che viene prodotto non viene venduto, e
questo porta a una sovrapproduzione.
Marx parla di alienazione: colui che produce è sottopagato, spersonalizzato e sottovalutato.
Produce per qualcun altro e non si riconosce nel prodotto che fabbrica. 

Smith parla della fabbricazione degli spilli: se un operaio non ha conoscenze nell’usare i
macchinari produce un solo spillo al giorno. Usa lo spillo poichè è simbolo di un lavoro da affinare.
Se ci sono più persone si producono molti più spilli e questo porterebbe più prodotti sul mercato.

I contadini ormai privati degli open fields, si dirigono verso le aree industriali per trovare lavoro ( si
parlerà di urbanizzazione, da non confondere con urbanesimo, avvenuto nel medioevo). Intorno
alle fabbriche erano costruite delle abitazioni per ospitare gli operai, ma queste baracche insieme
alle fabbriche in se rovinavano la bellezza del paesaggio. Le persone che non ottengono lavoro
presso le fabbriche ( in quanto il numero degli stabilimenti era piuttosto basso) vivono a stento o si
limitano a delinquere.

Nasce la classe del proletariato (detto quarto stato), ossia operai i quali non hanno mezzi di
produzione ( si affermano con la 1 e la 2 rivoluzione industriale. La prima che esalta l’industria
tessile e quella estrattiva del carbone trasformato in coke. La seconda soffermatasi principalmente
nell’ambito della siderurgia.).

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