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MONDALIZZAZIONE E SOCIETA’ DI MASSA NELLA BELLE EPOQUE

Società di massa potrebbe essere una tematica trasversale per la maturità, e affronteremo questo 15ennio di storia
europea che è la Belle époque.
E’ un periodo abbastanza breve che va dal 1900, ma se si vuole essere precisi si può far iniziare dal 1896, e
arriva al 1914.
Perché queste due date?
1914: abbastanza semplice, inizia la Prima Guerra Mondiale;
1896: si può intuire se si ricorda le cose fatte l’anno scorso, perché se noi volessimo periodizzare il 1800
dovremmo dire che gli ultimi 25 anni del secolo non sono un epoca di grande crescita economica, anzi c’è una
fase depressiva chiama “La Grande Depressione” dove l’economia rallenta rispetto al Bum che c’era stato tra il
‘50/’70 con la Seconda Rivoluzione Industriale, questo rallentamento sarà infatti poi una delle cause
dell’imperialismo perché le potenze europee, a causa di questa economia, si dedicano a conquistare territori per
acquisire materie prime, mercati di sbocco.
Ecco questa fase però di Grande depressione finisce diciamo col cambiare del secolo, il 900 è un secolo che parte
molto bene, forte, c’è una ripresa economica importante.

Perché la chiamarono Belle Epoque?


1. Non ci furono guerre particolari in Europa;
2. Ai tempi questi nomi venivano dati a posteriori, quando l’Europa sprofonda nella Prima Guerra Mondiale,
quello che era prima sembra meraviglioso, un po’ come noi negli anni prima del Covid.
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale è una cosa che nessuno nel 1914 si aspettava, la gente vive in un periodo
felice e nessuno si aspettava che sarebbe successo qualcosa che avrebbe fatto finire quel secolo di serenità.
E per descrivere perfettamente il secolo, per capire come è l’Europa a cavallo del 12-14 basta pensare al Titanic.
Il Titanic è una nave costruita in modo da considerarla INAFFONDABILE, primo viaggio, viaggio inaugurale,
va a sbattere di notte contro un Ice-berg e affonda.
Questa nave che rappresentava diciamo la festa dell’Europa della Belle Epoque, questa Europa riesce nel giro di
pochi anni ad autodistruggersi.

Ovviamente questa Belle Epoque è figlia dell’espansione economica, la gente stava bene anche
economicamente.
E’ qui che veramente le innovazioni diciamo portano i loro frutti, i trasporti, il petrolio, l’elettricità, le fonti di
energia, l’acciaio, la ghisa e il ferro vengono abbandonati e si entra in un secolo di grande innovazioni che si
possono vedere in tutta la loro potenzialità, e a tutto questo si accompagna anche la crescita della società:
>crescono i tassi di urbanizzazione, la gente va a vivere sempre di più nelle città;
> l’alfabetizzazione e scolarizzazione, è una classe che comincia a trasformare la società, non è soltanto la
ricchezza di quei grandi industriali ma è proprio un benessere diffuso, che inizia a toccare anche strati più bassi
della popolazione.
La crescita demografica dice tutto: da 195 milioni a inizio 800, si arriva a 435 milioni nel 1914 della
popolazione europea.

Si trasforma anche il modo di produzione, che avrà un ruolo decisivo: il modo di produrre le merci si trasforma
e diventa più moderno, più standardizzato in quanto le industrie produttrici affrontano un aumento della
domanda e l’allargamento del mercato, tant’è che si sviluppano due modi per organizzare il lavoro industriale:
TAYLORISMO e il FORDISMO .
Grazie all’ingegnere Frederick Taylor e l’industriale Henry Ford, la produzione industriale e il lavoro dell’operaio
nella fabbrica cambiarono radicalmente.

Taylor agì sull’organizzazione del lavoro, si rende conto che il metodo migliore per produrre ogni bene
consisteva nel dividere il lavoro in tante piccole operazioni, che a loro volta dovevano essere cronometrate in
modo da avere un tempo di produzione ben preciso.
Perché è importante il tempo nelle fabbriche? Per ottimizzare i processi senza avere tempi morti.

Questa è la premessa del fordismo, il fordismo cosa aggiunge al taylorismo? Il fordismo parte dal taylorismo
come base di lavoro, ma Ford sviluppa poi da 3 idee rivoluzionarie:

1. CATENA DI MONTAGGIO: la catena di montaggio è un evoluzione per il processo produttivo, perché se


prima era l’operaio ad andare dal lavoro, cioè un operaio addetto al fissaggio delle ruote prendeva la singola ruota
e girava per la fabbrica in modo da fissare le ruote a tutte le altre macchine, adesso era il lavoro che andava
dall’operaio perché grazie alla catena di montaggio l’operaio sta fermo e sono le macchine che si spostano
dentro l’officina, gli passano davanti e l’operaio avvita solo, ovviamente tutto ciò sempre cronometrato. Ford si
era accorto che tutto ciò portava a una perdita di tempo e capisce che con dei sistemi meccanizzati si poteva
rovesciare tutta questa dinamica, da adesso in poi grazie a ciò il tempo di produzione si raddoppia.

2. LA PRODUZIONE DEVE ESSERE STANDARLIZZATA: essendo una catena di montaggio le macchine


uscivano tutte uguali, anzi Ford si accorge che aumentando la produzione in serie di prodotti uguali si
abbattevano i costi e i tempi di produzione, perché tu non dovevi fare una lavorazione particolare o diversa ma
era tutto standardizzato.
La standardizzazione permetteva di abbassare di molto il costo di produzione, quindi anche il costo di quegli
oggetti, ma ovviamente anche ciò a una sua controparte perché questa standardizzazione dei beni di consumo è
uno dei fattori che porterà alla massificazione della società.
Il risultato fu che il prezzo della “Model T”, automobile Ford prodotta da Detroit, scese dai 950 dollari ai 360.

3. AUMENTARE LA PAGA DEGLI OPERAI: la porta da 3 a 5 dollari al giorno. La Ford T quindi da un bene
di lusso diventa qualcosa che anche gli operai possono acquistare.

In assenza di leggi antimonopoliste nascono grandi monopoli finanziari, bancari e industriali.


Si sottovaluta il fenomeno e spesso si hanno delle collusioni tra la grande industria, la grande finanza.
Un’altra cosa nuova è che si inasprisce questa politica protezionista, e questo sarà motivo di scontro anche
commerciale tra le potenze.

SOCIETA’ DI MASSA
Fenomeno sociologico che ancora oggi è presente.
Noi siamo abituati a vivere in una società di massa, ma in una società di massa a nessuno importa di noi e a noi
non importa di loro, noi possiamo essere chiunque, un genio un poveraccio, ma alla gente non interessa del
singolo. Non ci sono più protagonisti che spiccano, riconoscibili per il loro ruolo, è rimasto solo il corpo.
Ovviamente anche la standardizzazione influisce in questo fenomeno perché la gente comincia a vestirsi in
maniera uguale, un conto se ci facciamo un vestito dal sarto del paese e un altro se si va a comprare nei grandi
magazzini dove tutto è standardizzato.
C’è una trasformazione radicale perché non sono più gli individui i protagonisti, ma diventano grandi gruppi
dove l’individuo si perde, c’è soltanto un coro.

La massificazione può essere considerata per certi aspetti un fenomeno positivo:


1. E’ positivo perché vuol dire che aumenta un certo benessere, sempre più persone possono permettersi certi
consumi che prima erano preclusi;
2. Anche l’urbanizzazione in sé non è un fenomeno negativo perché molto spesso l’urbanizzazione vuol dire
allargamento degli orizzonti;
3. La democratizzazione effettiva della società in quest’epoca, anche il suffragio universale o comunque un
allargamento del suffragio è un fattore di questa massificazione.
(Che vuol dire allargamento del suffr.? Più persone possono votare e universale si intende maschile)

Ma come tutti i fenomeni c’è anche un aspetto negativo:


1. L’omologazione cioè tutti diventano uguali, si perde l’unicità dell’individuo;
C’è un autore che scrive uno dei primi libri di sociologia moderna dedicato proprio allo studio delle masse e si
chiama “La psicologia delle folle” di Gustave Le Bon.
Egli è un sociologo francese ed è uno dei primi a studiare questo fenomeno emergente cioè la massa nei
comportamenti delle masse e si rende conto di alcune cose.
Le Bon osserva questi fenomeni e nota che l’individui quando sono coinvolti in una situazione collettiva, di folla,
tendono a comportarsi in modo diverso rispetto a quando sono da soli.
Quando sono da soli gli individui sono tendenzialmente razionali, cioè valutano in modo sereno delle situazioni,
controllano i loro comportamenti, quando invece sono in situazioni di massa prevalgono le pulsioni di tipo
istintivo, le emozioni, le paure, la rabbia, si perde quel controllo razionale che l’individuo ha quando è da solo.
Possiamo chiamarlo “contagio emotivo” e Le Bon diceva anche una cosa in più.
Queste folle sono diciamo anarchiche, cioè non è che queste folle si organizzano per una ragione X , però se
quella folla trova un leader carismatico in grado di toccare, non la ragione (perché abbiamo detto che la folla non
è guidata da un motivo razionale) , di interpretare questo tipo di emozioni, allora quelle folle si lasceranno guidare
proprio perché sono in uno stato caotico e desiderano un punto di riferimento, un ideale, sarà più facile che un
leader carismatico che sappia parlare riesca a prendere il controllo.

800 leader politico che mezzi ha infondo? La stampa che comunque fa leva sulla ragione, ma se vedo un leader
parlare in piazza li fa leva sulle emozioni, quindi una massa può essere manipolata molto più facilmente se si
hanno mezzi.
Apriamo una parentesi anche per i consumi.
Pensiamo sempre che nell’800 la gente viveva nei paesi e quando voleva comprare delle cose andava al centro del
paesino dove c’è il mercatino dove appunto si trovano prodotti agricoli, oppure sempre in centro dove c’è il sarto,
il calzolaio.
Pensiamo ora invece al 1900, cambia la produzione che ormai è di massa e standarlizzata, e questi prodotti
vengono venduti in città dove nascono quelli che noi oggi chiameremo “La Grande Distribuzione” (grande
magazzino), cioè nasce una filiera che si occupa della distribuzione di questi prodotti.
E la gente che sta in città comincia a frequentare questi grandi magazzini, solamente che le persone invece che
abitano più in periferia come fanno a sapere che cosa puoi comprare però in questi grandi magazzini, nasce la
PUBBLICITA’, che viene diffusa tramite stampa, e ciò diventa un circolo virtuoso perché la pubblicità momento
diventa un mezzo di finanziamento importante. La pubblicità è interessata alla sua diffusione sul giornale e il
giornale è interessato a essere sponsorizzato per poter avere più guadagno(?).
GOVERNO CRISPY
L’anno scorso abbiamo parlato della sinistra storica e siamo arrivati a de pretis.
Nell’87 cade il governo di De Pretis, per due ragioni fondamentali:
1. La drammatica sconfitta coloniale di Auia
2. De Pretis in quello stesso anno muore.
Questo però non porterà a un rovesciamento di fronte perché dopo lui si avrà un altro esponente della sinistra
storica, Francesco crispy.
Sarà un uomo diverso rispetto a de pretis è un personaggio anche più discutibile, più critica.
Crispy era innanzitutto un uomo del sud, siciliano, ed era stato un garibaldino, aveva partecipato alla spedizione
dei Mille, che dovevano andare ad aiutare garibaldi nel meridione.
Ci si aspetta quindi un uomo di tendenza democratiche, quasi repubblicane, in realtà poi crispy in quegli anni si
era andato molto di più a rigidendo spostandosi a supposizioni molto più conservatrici e quasi autoritarie.
Infatti l’idea di crispy è un po’ quella dello Stato forte, a che serviva lo stato forte alla fine dell’800?
Immaginiamoci che è un’Italia che viene fuori da una sconfitta coloniale e che aspira da una parte ad
essere una grande Nazione europea, ma dall’altra fa i conti con i vinti, l’Inghilterra aveva conquistato
mezzo continente africano e noi ci eravamo fermati alla prima tappa, sconfitti tra l’altro da un esercito
meno attrezzato.
Inoltre questa Italia è anche un paese relativamente non ricchissimo, ed è un paese che sta attraversando
una crisi economica lunga, un po’ come tutta l’Europa, la cosiddetta Grande depressione che ormai sono
quasi 16 anni che dura.
Cominciano ad esserci disordini, scioperi, e tutto questo Crispy che risposta cerca di dare?
Risposta autoritarie, Stato forte, potere al governo, esercito, questa è l’idea di Crispy che fa di lui un
conservatore.
Crispy ha un modello non solo fisiologico (i baffi) ma anche politico che è il modello di Bismark, che in
politica interna è un personaggio conservatore, autoritario che combinò una certa dose di riformismo
però con delle scelte fondamentalmente autoritarie: regressione contro il socialismo, contro i cattolici.
E’ inoltre un convinto colonialista cioè crispy a un certo punto si gioca tutto sul colonialismo italiano,
perché vedeva in questa sorta di potenza coloniale, una speranza per il futuro del Paese.

SCELTE POLITICHE
Salito al potere, Crispi si propose di rafforzare i poteri nell’esecutivo e concentrò nelle sue mani le
cariche di Presidente del consiglio, ministro degli interni e ministro degli esteri. Crispi avrebbe utilizzato
il suo enorme potere, soprattutto nel suo primo mandato (1887-1891), alternando riformismo e
autoritarismo, soprattutto nel primo mandato, perché lui avrà due governi:
> lui si mostra anche timidamente riformista, per esempio nel 1889 un nuovo codice penale, il Codice
Zanardelli, che aboliva la pena di morte e riconosceva una limitata libertà di sciopero;
> numerose leggi interessarono la riforma della sanità, la gestione delle carceri, la riorganizzazione dei codici;

Queste scelte progressiste però unite a scelte forti in campo politico come per esempio restringe i diritti sindacali
con l’approvazione di una legge sulla pubblica sicurezza che aumentava i poteri delle forze di polizia, quindi lo
strumento scelto dal governo per rispondere alle manifestazioni della piazza era la repressione.

Inoltre portava avanti una vera e propria politica anticlericale, anche qui ricorda molto Bismark.
Cerca di limitare i poteri della Chiesa, abolisce addirittura l’insegnamento della religione alla scuola elementare, e
numerose ingerenze nella gestione delle attività e del patrimonio della Chiesa.
Esempio: la statua di Giordano Bruno a campo de fiori fu inaugurata nell’anniversario trecentesco dalla sua
morte, il progetto era nato però nel 1886 sotto il governo di Crispy, in quanto simbolo del libero pensiero, della
contestazione all’autorità della Chiesa.
Qualche decennio prima gli italiani in africa, si erano comprati in modo molto legale e pacifico la Baia di
Assab(1882), territorio abbastanza limitato però strategico perché vicino a uno stretto che permette l’accesso al
Mar Rosso dall’Oceano Indiano, e gli italiani avevano un’ obiettivo che era quello di penetrare nell’entro terra e
spingersi verso l’Etiopia, che era uno degli ultimi grandi imperi a rimanere in piedi nei paesi nord orientali.
Questo tentativo fallisce ma Crispy ha in testa di fare un patto, perché lui capisce che alla fine l’uomo forte con
cui deve parlare è il Negus dell’Etiopia.
Nel 1889 si mettono a tavolino e firmano il Trattato di Uccialli:
>per gli italiani è un trattato vantaggioso, che riconosceva i possedimenti italiani in Eritrea e stabiliva un
protettorato sulla stessa Etiopia e sulla Somalia; è come se un Re riconoscesse il protettorato di una potenza
straniera sul proprio paese.
Perché fu firmato?
Perché il Negus Menelik era stato appropriato, perché le versioni in lingua abissina e quella in lingua italiana
erano diverse, nella versione italiana il protettorato era menzionato esplicitamente mentre in quella in amarico, se
ne faceva un vago accenno, interpretato dal negus come semplice «patto di amicizia».
A un certo punto però venuto a luce l’equivoco Crispi decise di promuovere una campagna militare contro
l’Etiopia (1895-1896) per imporre al negus il protettorato italiano.

Nello scontro decisivo, che avvenne presso Adua nel marzo 1896, il contingente italiano composto da 16.000
uomini fu sconfitto da 70.000 abissini, con il costo di 7.000 morti e 3.000 prigionieri.
E così finisce anche il governo di Crispy che aveva puntato tanto al colonialismo italiano.
Travolto dal disastro, Crispi dovette dimettersi e scomparve dalla scena politica italiana, concluso il periodo di
governo della Sinistra storica l’Italia si ritrova più povera di prima, più affamata di prima infatti entrerà in una
fase storica alla fine dell’800 detta crisi di fine secolo.

Tra questi due governi di Crispy in realtà c’è un intermezzo, ed è interessante perché salirà al governo Giolitti.
Politico sempre della Sinistra Storica però sicuramente è un politico molto diverso da Crispy, innanzitutto:
1. Giolitti è un feroce critico dell’Italia coloniale, pensa che l’Italia non serve essere una colonia ma gli serve in
primis rimettersi in sesto come Paese;
2. E’ di una generazione più giovane e sicuramente è una figura più progressista rispetto a Crispy, tenta di
cambiare l’idea politica.
Infatti in occasione della rivolta dei Fasci siciliani, un movimento di protesta contadino e operaio, Giolitti assume
una linea più morbida , lascia che queste manifestazioni finiscano in modo spontaneo evitando l’uso della forza.
Però Giolitti pagherà caro uno scandalo che getterà fango sull’intera classe dirigente:
“1892- salta fuori un fatto, accaduto però nel 91 quando Giolitti era ministro delle finanze e Crispy presidente del
Consiglio. In Italia all’epoca c’erano 6 banche che potevano produrre monete, perché erano vecchie banche di
emissione degli Stati Preunitari. Una di queste banche di emissione era la Banca Romana.
Quando Roma diventa capitale, inizia tutta un’opera di urbanizzazione che comprendeva anche i ministeri, la
costruzione di edilizia, uffici pubblici. La Banca Romana è una delle banche che finanzia questi lavori, siccome
questi prestiti poi con l’aggravarsi della situazione economica, non tutti rientreranno nella Banca Romana e si
troverà poi in difficoltà, non avrà liquidità. Con la complicità di gran parte della classe politica, che avrebbe
chiuso un occhio, la Banca Romana stampa più soldi di quelli che avrebbe dovuto. Alla fine lo scandalo viene
fuori perché erano proprio dei biglietti con dei numeri di serie doppi, c’erano due biglietti con lo stesso numero di
serie”.
Quando viene fuori questo scandalo Giolitti è costretto a dare le dimissioni, tornando al governo Crispy.
ETA’ GIOLITTIANA
Abbiamo parlato dell’età crispina e sappiamo che finisce molto male in quanto è una figura molto autoritaria,
governo forte che sul finire dell’Ottocento utilizza la mano pesante dopo manifestazioni di protesta, scioperi che
esprimevano il disagio della lunga crisi economica.
Quando però finisce l’età crispina le cose non migliorano, anzi per alcuni anni le cose vanno ancora peggio
perché queste manifestazioni diventano ancora più violente e di conseguenza il governo risponde in maniera
sempre più dura.
Un esempio molto chiaro: 1898, la folla protesta in Piazza Duomo a Milano per il caro prezzo del pane, cosa fa il
governo? Il governo ordina di sparare sulla folla, spara a cannonate sulla folla, muoiono 82 persone e 450 feriti.
Questa è la risposta del governo alle proteste della gente per il prezzo del pane.
Il successivo governo, addirittura, il generale Belluno tenterà di dare una base istituzionale alla repressione, cioè
di dare delle leggi che lasciassero alle forze dell’ordine mano libera nel caso di proteste popolari.
SEMPRE PIU’ A DESTRA.
Per fortuna questo governo di Belluno verrà ostacolato, queste leggi mai approvate, e sarà costretto a dare le
dimissioni e a quel punto il Re Umberto I si rende conto che non era possibile su quella linea autoritaria
repressiva. Affiderà il compito di formare il governo a figure più moderate.
Dal 1900 in poi avremo governi più moderati, prima Zanardelli che sarà una sorta di tecnico liberale, e poi con
Zanardelli e Giolitti sicuramente cambia la strategia politica, si cerca la via del dialogo, delle riforme e non più la
via della repressione, però si passa attraverso una fase di tentazione autoritaria.
Con il 1900 cambierà completamente questa linea, entrando in una fase molto più positiva perché comincia la
stagione delle riforme.
Bisogna dire però che questa crisi di fine secolo, e questo malcontento popolare darà un ultimo colpo di coda
proprio nel 1900 assassinato Umberto I da un anarchico, che si chiamava Gaetano Bresci.
(Per capire come funzionava l’Italia in quegli anni: secondo lo statuto albertino(1848, ed era stato la costituzione
del regno di Sardegna per poi diventare la Costituzione del Reno d’Italia fino al 1948) l’Italia era una monarchia
però tecnicamente Costituzionale, non Parlamentare, quindi il potere legislativo sta alla Monarchia, ma anche al
Parlamento, ma quello che cambia veramente è il potere esecutivo perché secondo lo statuto albertino fa capo al
monarca, questo vuol dire che il potere esecutivo ce l’ha il re, e infatti a differenza di quello che accade oggi, non
è il parlamento che nomina il governo (oggi è cosi, parl nom il gov) ma il governo dipende dal Re, cioè il Re che
nomina un Primo Ministro e i Ministri, questa è un’emanazione del vecchio modello assolutistico, l’Italia in
quegli anni funzionava come una monarchia Parlamentare, cioè il re nominava delle figure che avessero anche
l’appoggio della maggioranza parlamentare, infatti quando c’è la svolta autoritaria qualcuno inizia a scrive: ma
perché noi dobbiamo essere una Monarchia Parlamentare? Quando non è scritta sulla nostra carta costituzionale?
Sonnino scrive un articolo anonimo apparso sul corriere della sera, torniamo allo Statuto, cioè torniamo ad essere
una monarchia costituzionale pura dove è il re che governa, non i ministri.
Non sarà così ma ci fa capire come ci sono dei problemi a livello istituzionale in Italia in quegli anni lì.
Questo è importante perché ci fa capire il ruolo che avrà la monarchia nel ventennio e perché poi dopo quando
finisce il ventennio con la seconda guerra mondiale, i Savoia saranno cacciati dall’Italia e mandati in esilio in
Portogallo perché dopo la marcia su Roma non è Mussolini che prende il potere da solo, ma è il re Vittorio
Emanuele III a dare l’incarico a Mussolini di formare un nuovo governo, quindi è per quello che la monarchia
sabauda dopo la guerra è stata cacciata dall’italia, i Savoia c’entrava perché quel modello li è un modello che
prevede infondo la responsabilità che il governo di un paese come l’Italia era monarca., ecco come funzionava
l’italia li.)
Con Giolitti l’Italia entra in una fase positiva, è anche fortunato (i politici a volte il loro destino è legato alle
circostanze) perché quando si entra nel nuovo secolo cambiano le condizioni economiche, anche in Italia, è un
paese che si lascia alle spalle la crisi e comincia a incamminarsi su una via industriale.
Nascono tantissime industrie, come la Fiat, Pirelli e tutto il cuore dell’industria italiana moderna nasce in questi
anni.
Ma aumenta anche il PIL del 6-7%, anche il Reddito Pro-capite aumenta del 30%.
Anche se bisogna dire che rimangono dei problemi, perché rimane una grande arretratezza al Sud, il Sud non si
industrializza tanto e si manifesta il fenomeno dell’immigrazione, quasi il 25% degli italiani emigrano in America
del Sud. Soltanto nel 1913, anno precedente alla guerra, quasi un milione di persone emigrano.
Giolitti è un personaggio importante ed è una figura mediamente positiva se guardiamo l’età giolittiana ma se
consideriamo tutto l’arco della sua carriera politica è più difficile da posizionare, perché Giolitti negli anni20 sarà
uno di quei politici che tornerà al governo, e sottovaluterà molto il fenomeno del fascismo, tanto quasi da non
favorirne l’ascesa, ma di certo non si oppose, anzi in un certo periodo facilitò il lavoro a Mussolini.
Nell’età giolittiana però è la figura dominante, governerà per quasi tutto questo 15ennio, anche se ci saranno delle
interruzioni tant’è che si parla di 3governi di Giolitti, perché Giolitti però lascia il potere e poi lo riprende?
E’ una tecnica che si chiama ritirata strategica.
Innanzitutto Giolitti è di una generazione più giovane della vecchia classe politica perché lui non ha fatto le lotte
risorgimentali, è un uomo che conosce perfettamente la macchina amministrativa dello Stato perché aveva fatto
carriera politica in Piemonte e si era aperto una proprietà amministrativa prima di diventare politico, quindi
conosceva benissimo le leggi, la burocrazia, l’amministrazione, uomo esperto di governo.
DI che parte politica è Giolitti? Ovviamente parliamo di liberali perché in Italia la classe politica è tutta
liberale, se non alcune eccezioni, quindi parliamo di persone che si collocano al centro dello schieramento
politico, Giolitti però è un liberale-moderato-democratico, cioè un liberale progressista, orientato verso sinistra.
Lo si vede che è un moderato, già nel suo primo governo dove verso le agitazioni popolari sceglie di non
intervenire con la forza politica, lo Stato non prende le parti di una classe sociale ma lascia che le classi sociali si
confrontino su questioni che riguardano i loro interessi privati.
Quali sono le 2 linee fondamentali che guidano la politica di Giolitti?
1. Il Pragmatismo: contrario dell’approccio ideologico, cioè un approccio che non parte da problemi concreti ma
parte da idee, valori, principi che poi il politico cerca di realizzare; il politico pragmatico parte dai problemi e
cerca di risolverli.
Il pragmatismo però ha anche dei lati oscuri, per Giolitti il lato oscuro del pragmatismo è che forse a volte finisce
per accettare in modo un po’ passivo la realtà, se devi fare un abito a un gobbo ti devi adattare alla gobba.
Questo dove si vede? Da come Giolitti tratta il Meridione, perché capi che la malavita al Sud non la estirpavi,
tanto valeva scendere a patti.
Questo è il lato oscuro del pragmatismo, finisce per accettare cose che non si dovrebbero accettare.
2. Giolitti capisce che l’ascesa delle masse è inevitabile, l’ingresso delle masse nella politica è inevitabile, non si
può arrestare. Capisce che essendo ciò inevitabile, la classe dirigente liberale doveva cercare di incanalare questa
massa nel solco delle istituzioni democratiche, perché altrimenti dice Giolitti, questa marea arriverà comunque ma
sfocerà verso il socialismo.
Giolitti capisce che per evitare la rivoluzione socialista bisognava dare alle masse un’alternativa, cioè farle
partecipare di più alla vita politica. Se non ci si prende cura di queste masse, diventano socialiste, le masse alla
fine se le si educano le masse non sono stupide ma dotate di buon senso e si riuscirà a coinvolgere per interessarle
alla sicurezza dello Stato.

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