Sei sulla pagina 1di 5

SPINOZA

VITA
Piero Di Vona è il più grande spinozista al mondo e il titolare della prima cattedra di storia della filosofia alla Federico II. Ha
scritto un commento all’ Etica. Era spinoziano, ossia metteva in atto ciò che diceva Spinoza.

Cenni biografici 
Spinoza nacque ad Amsterdam nel 1632 e morì ad Aia nel 1677.
Il suo nome di battesimo era Benedetto (o Baruk in ebraico, o Bento in portoghese, o Benedictus in latino) Spinoza.
Apparteneva a una famiglia di origine ebraica ma spagnola: in quanto moriscos, furono perseguitati e costretti a spostarsi dalla
Spagna in Portogallo, ma anche qui furono perseguitati, infatti alla fine si spostarono in Olanda che era molto più mite. 

Carattere
Era un novello Socrate: uomo mite, delicato, dolce, silenzioso, moderato nei costumi (visse nella povertà quindi tendeva a evitare gli
eccessi), una specie di sapiente indiano o stoico (evitava eccessi) e mangiava pochissimo (il professore Di Vona ci dice che era solito
mangiare fiocchi di avena e uvetta).
Era un molitore di lenti (la sua educazione ebraica gli aveva imposto di avere almeno un mestiere e di non perdere tempo con la
filosofia), ossia smussava le lenti, infatti, si ammalò e morì, a soli 45 anni, di infezione polmonare, causata dalle polveri di vetro che
inalava. 
La sua casa oggi è un museo, di cui sorprende la pochezza dei mobili, ma soprattutto la piccola quantità di libri, sebbene abbia
formato un sistema grandioso. 
E’ contemporaneo ma non è contemporaneo, perché è l'opposto della persona eccessiva di oggi. 
Una sua frase famosa è
 “Non ridere, non giocare , non piangere, ma capisci”
“nec ludere, nec lugere, neque ridere, sed intelligere”
Dice anche 
Ogni cosa se ardua da capire risulta più bella

Formazione
Aveva letto poco ma cose molte importanti, provenienti dalla formazione biblica dei rabbini, che gli impartivano lezioni dell'Antico
Testamento, e inoltre frequentava la Sinagoga. Aveva letto anche Cartesio e Bruno, non provava, invece, particolare simpatia per
Galileo.
Tuttavia, non si fa condizionare da questa visione e ne elabora una propria. La sua frase più importante è: 

“Deus sive natura” 


“Dio senza natura”

Con lui abbiamo la più alta forma di Panteismo e Paniteismo, ancor più di Bruno. 

Hegel nell'800 citerà una frase di Spinoza:

 “Omnis determinatio est negatio”


“Ogni determinazione è negazione”

Nel 1656 a 24 anni ebbe la cherem “la bestemmia/eresia”: fu espulso da tutte le comunità ebraiche.
Ricette inoltre un attentato da parte di un avventore che voleva pugnalarlo, fortunatamente riuscì a salvarsi, arrotolandosi nel suo
mantello, che venne forato (suo segno distintivo):; ebbe una leggera ferita, ma riuscì a cavarsela. 

Da quel momento cominciò l'isolamento di Spinoza, da cui si allontanò persino la famiglia e la sorella con cui intentò una causa per
l'eredità, che aveva perduto a causa di questa scomunica, ma dopo tanta fatica la vinse: era solo e povero. 
 
Un principe elettore del Palatinato e grande feudatario tedesco Heidelberg gli aveva proposto una cattedra ricchissima di filosofia
alla sua università, ma con una clausola: le sue lezioni non dovevano offendere l'ortodossia religiosa (Bibbisa e Signore). 
Spinoza non si sentiva libero di professare la sua verità, decise così di non accettare (novello Socrate e Giordano)

Gli ultimi anni, quando cominciò ad ammalarsi, si trasferì ad Amsterdam da dove poi fu cacciato, e fu sostenuto con un
finanziamento dai fratelli De Witt, dei borghesi olandesi con il desiderio di acculturarsi. 
Infatti la sua casa divenne un centro di filosofia, in cui si intratteneva con intellettuali e scriveva ai reali, mantenendo la sua
purezza di mente e acutezza intellettuale: passa alla storia come uno dei grandi pensatori dell’età moderna (al pari di
Cartesio, Kant ecc). 

Opere
La sua produzione era molto limitata e, soprattutto, la maggior parte di ciò che scrisse fu messo all'indice, infatti tutte furono
pubblicate postume dai fratelli De Witt: 

 Ethica more geometrico demonstrata (1677): è la più importante


 Trattato sull’ emendazione dell'intelletto
 Trattato teologico-politico 

“L’ETICA”
Il punto di partenza per poter comprendere la filosofia di Spinoza e la sua più grande Opera:"l'etica".
 dovrebbe trattare,  come si suppone dal titolo,  di tematiche relative all'etica, come per esempio la felicità, ma invece
tratta di altro ( dunque non tratta di politica, di giustizia, di bene e male, ma parla di metafisica).
 L'opera è caratterizzata da un insieme di assiomi, scoli, affermazioni euclidee.
 possiamo ritrovare nell'opera i suoi studi relativi alla metafisica, Cartesio e ad Aristotele.

“Per causa di sè intende ciò la cui essenza implica l'esistenza, ciò la cui natura non può essere concepita se non come
esistente. L'essenza della causa di sè è dunque il fatto di esistere.”

il punto di partenza è la sostanza ( come per aristotele le upokeimenon e per cartesio il dualismo).
introduce il concetto di causa sui, dunque l’ente che è causa di sé, non necessita di altre cause per esistere. 
La sua essenza implica dunque la sua esistenza ( come per sant’Anselmo che ne parla però a livello ontologico).
In un primo momento non afferma quale sia l’ente, parte unicamente dal causa sui, ciò che non ha bisogno di altro per
esistere.
Evita di parlare del dio biblico per evitare il dogmatismo.

Differenza tra:
 ente: noi particolari, un qualcosa che esiste e ha essenza
 essenza: ciò che è ( la struttura di ogni cosa)
 esistenza: da existo, vengo al mondo, la mia presenza all’interno del mondo

negli enti particolari l’essenza non implica l’esistenza, ma consiste nell’essere finito e partorito. 
Noi siamo causa alii, non causa sui, siamo causa di altri non causa di noi stessi ( un passo indietro rispetto a cartesio)

C’è un ente la cui essenza implica l’esistenza poichè è esistenza pura. 


L’ente in questione è la sostanza ( quasi a livello tautalogico).
la sostanza ricava la sua esistenza dall’essenza ( poichè è, esiste. Dunque non ha bisogno di altro per essere. Poichè è
allora esiste). La sostanza è quella res che è in se ed è concepito per se (substantia est quod est in se et per se
concipitur), non necessita di un altro concetto per essere formato. La sostanza è autosufficiente sia gnoseologicamente sia
ontologicamente.
per sant’Anselmo è dio, Spinoza non lo dice esplicitamente in questa sezione dell’opera, ma lo annuncerà più in avanti
( ovviamente non si tratta di un dio biblico).

La sostanza dunque è:
 autosufficiente gnoseologicamente ( è in se concetto, si spiega da se, senza la necessità di altri)
 autosufficiente ontologicamente ( in quanto è causa sui)
 è unica , infinita, increata

Secondo spinoza la legge dell’esistenza umana è geometrica.


Il metodo spinoziano è deduttivo (dal generale mi ricavo il resto delle cose). Lui parte da un’assioma e si ricava tutto il
resto. 

“IL CONCETTO DI DIO NELLA FILOSOFIA SPINOZIANA”

Nella sesta definizione il filosofo afferma che Dio è l’unica sostanza che è caratterizzata da infiniti attributi.

Dio è la natura stessa. Come afferma in questi assiomi “Dio sive natura”, dunque Dio coincide con le strutture logico-
razionali della realtà, ossia la natura. Dio è il teorema dell’universo ( ha la stessa necessità di un teorema euclideo).
Il dio di spinoza rappresenta la più alta espressione di panteismo, maggiore perfino di quella di Bruno.

Con il passare del tempo il concetto panteistico si è evoluto nel corso delle differenti filosofie:
 l’arkè dei presocratici, simbolo di organicismo fisico-divino
 la pronoia con gli stoici, con organicismo logico ( dio ha importanza ma non è centrale. Non si parla “solo di Dio”,
ma di “ anche dio”)
 bruno con la sua anima mundi, e si parla di organicismo magico
 Spinoza, con la concezione di Dio come teorema di tutte le cose, in quanto prima si definisce dio, e solo poi
possiamo definire il resto partendo esclusivamente da dio ( la sostanza infinita nella natura). Dunque non come bruno
a livello magico, ma a livello di concetto.

Con Spinoza Parleremo anche di Paneteismo, ossia “tutte le cose sono contenute in Dio. Dio è nella natura e la natura è
in Dio. E’ impossibile uscire dalla natura e da Dio. 

“Deus sive natura, natura sive deus”, il raddoppiamento serve per rafforzare il significato.

L’affermazione di Dio come teorema spiegato nelle cose lo ritroveremo poi in Hegel, ma di certo Spinoza ne è la massima
espressione.

Il dio di Spinoza NON E’ CATTOLICO. E’ totalmente privo degli elementi religiosi. Dio è la struttura razionale
dell’universo, la sua intima struttura, struttura della natura che è dio stesso. Dio è come la razionalità euclidea, è
intima organizzazione geometrica. Tutte e cose rappresentano Dio.

Divide due concetti per capire, ma in realtà sono strettamente legati:


 Natura naturans: Dio che è causa ( Dio che produce)
 Natura naturata: Dio che è effetto

Introduce una visione matematica con i riferimenti ai teoremi euclidei, ma non è solo matematica ( come invece lo era per
Cartesio), qui parliamo di necessità, di dualismo spinoziano.

Il teorema è universale, non può essere deviato.


Dio è teorema e necessità di tutte le cose, è necessario per la sua stessa definizione.
Se dio è dio allora deve fare il mestiere di dio. Io sono un teorema esplicato, un corollario del teorema universale che è
Dio. 

Con Spinoza si ha dunque un rigido determinismo: tutto accade perché c’è dio.
Dunque tutta la realtà è regolata dalla necessità.

Nel mentre io vivo in me, io vivo in Dio, dunque la mia condizione è divina perché vivo in dio.
Ti comporti come dio ma non sei dio. noi siamo un’affezione, la modificazione dell’unica sostanza.

esempio del libro:


 il retro e la copertina : l’estensione ed il pensiero considerati come uniti ( supera il dualismo di Cartesio)
 le pagine: sono i modi particolari, non separati dalla sostanza ma sono nella sostanza
Dio agisce per necessità e non per arbitrio.
Secondo Spinoza i miracoli devono essere condannati in quanto non seguono le leggi della necessità ma avvengono
per arbitrio.  il miracolo è un qualcosa che non può essere considerato come teorema universale,  non vale per tutti e
dunque, è frutto della volontà e del libero arbitrio.  Il miracolo non è elemento strutturato della natura.
 in un mondo organizzato come un teorema sono escluse tutte le cose arbitrarie e il miracolo ne è l'esempio.
 Chiesero a Spinoza “Perché i bambini muoiono?” “ e perché non c'è Dio?”,  spinosa rispose che le cose avvengono per
necessità e Dio C'è sempre.  venne considerato in umano Ma in lui c'è una grande umanità che viene compresa solamente
dai saggi.  secondo Spinoza il male non esiste poiché esiste una rigida organizzazione delle cose.  Tutto è frutto della
necessità.

 il popolo tende a credere a cose inspiegabili come ai miracoli, in natura Però tutto può essere spiegato poiché è regolato
da questo teorema universale.

 non si può essere atei,  Ma ciò non significa che il dio spinoziano sia religioso.  il Dio di Spinoza non è un Dio Padre,
poiché un padre agisce per volontà e quindi agisce il fine e il libero arbitrio.   il Dio spinoziano non è biblico ( non è
immanente.) . La Bibbia  dice che Dio affermi che “ se due o tre sono in preghiera, io sono tra di loro” dunque è presente
attraverso lo spirito.
per Spinoza il dio  non crea perché la creazione implica la volontà, e se c'è volontà c'è errore perché la volontà è libertà.  
In lui vige una forte Concezione antifinalistica:
 non c'è un fine, perché se Dio avesse creato per un fine ci sarebbe una realtà precaria e probabilistica.   non c'è un fine
perché Dio crea per necessità,  e la necessità vige nella sua stessa definizione.

 noi esseri umani,  come tutte le cose,  non siamo “ ex fulguratione”, dunque non creati dal nulla, ma proveniamo da
dio. Le cose sono comprese in dio che è eterno. Per questo per Spinoza  Non c'è volontà poiché se seguissi il libero
arbitrio non sarei in Dio.

 Qual è la libertà per Spinoza? 


L’amor fati
l’accettazione del proprio fato ( non a livello degli stoici). 
devo Dunque adeguarmi alla necessità poiché c'è una struttura razionale più grande di noi. 

Spinoza dice che bisogna guardare le cose sub specie aeternitatis.


Differenza tra sub specie aeternitatis e temporis.

IL MONISMO ( Spinoza)
Secondo il monismo esiste un solo principio esplicativo delle cose.
Se con Cartesio si parla di dualismo cartesiano,  con Spinoza si parla unicamente di monismo.
 il principio esplicativo della realtà secondo Spinoza è Dio ,Dio che è natura, Dio che è tutto.

 se avessi due sostanze una dipenderebbe dall'altra.  Essendo che in tal caso nessuna delle due sarebbe ”
causa sui”, ciò è impossibile.

Dio non necessita di un'altra sostanza per esistere altrimenti non sarebbe Dio.
 nonostante ciò non poteva evitare ex abrupto l'opinione cartesiana,  che aveva un'importanza molto grande
al tempo,  per questo decide di avvalersi degli attributi e dei modi per sostenere la sua tesi.

Nella 4 definizione afferma che:

 “ Per attributo intendo ciò che l'intelletto percepisce della sostanza come Costituente la sua essenza”

nella ”definizione 5 afferma che : 


“ per modo intendo le affezioni della sostanza, ossia ciò che è in altro ( quod est in alio)  per cui anche
viene concepito”

 Dunque Spinoza intende per attributo:


 una proprietà dell'unica sostanza, caratteristiche infinita (  si distacca dalla definizione aristotelica di
attributo come siumbembecos, un qualcosa che semplicemente si aggiungeva alla sostanza)
 l'uomo per mezzo dell'intelletto Può percepire solamente due attributi:
 L'estensione: res cogitans
 il pensiero: res extensa 

Entrambe costituiscono la sub specie aeternitatis, Io percepirò la sostanza nella sua eternità sempre in egual
modo, in quanto è eterna.

Per modo si intende ciò che è in atto, un'affezione, una modificazione dell'unica sostanza.  
I modi  costituiscono la sub specie temporis, in quanto non sono eterne.

 Noi siamo  modificazione dell'uno:


 la mia mente è modificazione del pensiero
 il mio corpo è modificazione dell’estensione

Il modo non potrebbe esserci senza gli attributi.

Spinoza ci introduce ad un'altra teoria secondo cui:


“ l'ordine delle idee è lo stesso dell'ordine delle cose” (“ordo idearum ordo rerum est”)

Ci parla Dunque di parallelismo psicofisico ( un po' come Cartesio ci parla di parallelismo psicosomatico)
 Io sono un modo, sono caratterizzato da ciò che caratterizza la sostanza.
 il mio modo del pensiero e dell'estensione sono la stessa cosa.
 Se per Cartesio Dio è garante dell'esistenza per spinosa no, In quanto io sono in Dio e Dio è in me.

 io riesco a concepire l'ordine di Dio in maniera minore in quanto non sono Dio,  ma allo stesso tempo
lo riesco a percepire perché io sono la modificazione di Dio. 

Potrebbero piacerti anche