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Sociologia dell’innovazione

Francesco Ramella
SOCIOLOGIA DELL'INNOVAZIONE ECONOMICA
CAPITOLO I : INNOVAZIONE E CAMBIAMENTO SOCIALE

1. CAPITALISMO, SOCIETÀ E INNOVAZIONE

La sociologia nasce nel corso dell’ ‘800 occupandosi essenzialmente del cambiamento
sociale e della società capitalistica. Essa è figlia di una grande rottura storica, quella che
ha visto sorgere la società industriale moderna, imprimendo una forte spinta al processo
produttivo.
La consapevolezza del carattere intrinsecamente innovativo del capitalismo trova una
delle sue magistrali definizioni nell'opera che segna la critica più radicale al modo di
produzione capitalista, il manifesto del partito comunista: “la borghesia non può esistere
senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione. La prima condizione di
esistenza di tutte le precedenti classi industriali era la conservazione immutata del vecchio
modo di produzione. L'ininterrotta trasformazione della produzione, il continuo
sconvolgimento di tutte le istituzioni sociali, l'eterna incertezza e l'eterno movimento
distinguono l'epoca della borghesia da tutte le epoche precedenti.
La cesura impressa dal capitalismo nei confronti del tradizionalismo economico viene
sottolineato anche da weber che dietro la continua rincorsa produttiva vede il ruolo
preminente è più autonomo della dimensione culturale e religiosa.

2. ADAM SMITH E LA DIVISIONE DEL LAVORO

Adam Smith è il fondatore della scienza economica


Nel 1776 pubblica la sua opera principale: indagine sulla natura e le cause della ricchezza
delle nazioni.

Concetto di ricchezza
Per Smith la ricchezza di una nazione è il lavoro svolto in un anno, cioè l'insieme dei beni
prodotti al suo interno o acquisiti all'esterno mediante gli scambi
La ricchezza sarà maggiore o minore a seconda del rapporto fra il prodotto e le persone
che lo devono consumare
La quantità dei beni prodotti (ovvero la capacità produttiva della nazione) dipende da 2
parametri:
- La quota di persone che svolgono un “lavoro utile” sul totale della pop.
- La produttività dei lavoratori, cioè la competenza e la destrezza con cui svolgono il
loro lavoro (-> La causa ultima della ricchezza di una nazione va ricercata in questo
secondo parametro)
-> Ma da cosa dipende la produttività dei lavoratori? Dalla divisione del lavoro. (Ex:
fabbrica degli spilli)

La divisione del lavoro


Consente l'incremento esponenziale della produttività poiché genera tre tipi di vantaggi:
1) Aumenta la destrezza dei lavoratori (che specializzandosi i una sola attività
aumentano la loro abilità)
2) Fa risparmiare tempo
3) Facilita l'invenzione di nuove macchine -> secondo Smith la maggior parte
delle nuove macchine impiegate nelle manifatture sono state create
direttamente dai lavoratori (interessati ad alleviare le loro fatiche). In ciò dono

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Sociologia dell’innovazione

favoriti dalla concentrazione su un compito specifico, che agevola le


scoperte finalizzate a migliorare le rispettive tecniche di produzione.

Altre innovazioni vengono poi dall’ingegnosità di chi le macchine le produce


e le costruisce.
Innovazioni più semplici -> lavoratori
Innovazioni più complesse -> produttori
In entrambi i casi si tratta di innovazioni incrementali (piccoli miglioramenti
progressivi introdotti in maniera collettiva secondo il processo di learning by
doing)

Con l'aumento dell’ingegnosità delle invenzioni il discorso cambia.


Le innovazioni radicali richiedono l'utilizzo di nozioni più complesse, possedute da coloro
(filosofi speculativi) la cui professione consiste nell’osservare ogni cosa e in seguito
combinare e unificare l possibilità insite negli oggetti più dissimili e lontani fra loro.
Smith osserva che, queste attività filosofico-speculative divengono a loro volta un
occupazione specializzata, facendo accrescere enormemente la loro produttività.

Dalle sue riflessioni emergono quindi due diversi meccanismi generali dell'innovazione
1) Processo incrementale basato sulla divisione del lavoro : le innovazioni derivano da
miglioramenti graduali introdotti dagli operai stessi (innovazioni frutto di una
specializzazione)
2) Processo più discontinuo e graduale basato sull'uso di conoscenze teoriche
(innovazioni di maggior portata che provengono da lavoratori intellettuali)
In questi secondo meccanismo il processo di modernizzazione non è la molla
determinante dell'innovazione. In questo caso la molla è la capacità di combinare
insieme componenti diverse superando le barriere delle specializzazioni.

{in questo Smith anticipa, in forma embrionale, la definizione di Schumpeter


dell'Innovazione intesa come una nuova combinazione dei fattori produttivi che
introduce una forte discontinuità nell'economia}.

Qual è la molla originaria della divisione del lavoro?


Secondo Smith si tratta della propensione naturale degli individui a trafficare, barattare e a
scambiare una cosa con un altra.
Nelle società civilizzate gli uomini hanno sempre bisogno della cooperazione e
dell'assistenza degli altri. Questa cooperazione interessata è il fondamento ultimo della
divisione del lavoro ed è presente anche nelle società precedenti (anche se si manifesta
con modalità differenti.

Da notare come il perseguimento del proprio interesse è legato alla ricerca di


approvazione da parte degli altri. L'interesse risulta cioè socialmente regolato e in ciò
hanno un ruolo fondamentale le istituzioni (sia economiche che non). -> infatti la ricchezza
di un paese dipende anche dal suo assetto socio-istituzionale. (Presenza di un mercato
concorrenziale, efficenza dell'apparato statale e amministrativo, dal modo in cui la
ricchezza viene distribuita)

Elementi salienti di Smith


v Non c'è alcun determinismo tecnologico nella sua concezione dell'innovazione e
dello sviluppo economico. È vero che le innovazioni e i nuovi macchinari sono
fondamentali per aumentare la capacità produttiva di una nazione, ma a generare le

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condizioni che facilita queste scoperte è la divisione sociale del lavoro.tutto dipende
cioè dalle modalità di organizzazione sociale ed economica e del processo
produttivo.
Anche le differenze di ingegno personale derivano (non tanto dal talento naturale)
dai diversi ruoli socio professionali e dalla divisione del lavoro tra di essi.

{in questo caso Smith mostra paradossalmente una sensibilità sociologica


maggiore di quella di Durkheim, che parla invece di qualità innate}

v La divisone del lavoro si afferma progressivamente con l'evoluzione sociale e con


l'ampliamento del mercato. Tale sviluppo è legato a fattori socio istituzionali: alla
trasformazione in senso capitalistico degli assetti sociali ed economici delle varie
nazioni e all'efficienza e all’efficacia dell'azione statale.
-> ciò dimostra una lettura tutt'altro che economicista dell'innovazione. -> Essa
infatti dipende da una complessa costruzione sociale: da un contesto socio
istituzionale che consente l'ampliamento del mercato; da una specifica
organizzazione del processo produttivo, basata sulla divisione del lavoro.
Secondo Smith queste condizioni si sviluppano soprattutto nelle società
commerciali, laddove si ha un assetto capitalistico, basato sulla concorrenza tra
molti produttori e la piena mobilità di tutti i fattori di produzione.
Smith inquadra la questione dell'innovazione all'interno d'un analisi che tiene
insieme economia e società, comportamenti economici e regolazioni istituzionali.

3. TRA CONFLITTO E CONSENSO: MARX E DURKHEIM

L'idea di Smith che la divisione del lavoro tenda inevitabilmente a qualificare il lavoro e a
creare un maggiore benessere viene contestata da due sociologi classici: Marx e
Durkheim, ritenuti i fondatori di due tradizioni sociologiche antagoniste:
Sociologia del conflitto -> Marx
Sociologia dell'ordine sociale -> Durkheim
Entrambi dedicano grande attenzione alla divisione del lavoro e sono consapevoli del suo
lato cooperativo e solidaristico che del suo lato conflittuale.

CARL MARX

Studioso tedesco profondamente consapevole del carattere innovativo del capitalismo e


attento osservatore della tecnologia -> perché avverte che l'aumento della capacità
produttiva del capitalismo è strettamente collegata al processo scientifico-tecnologico.
Ne : Miseria della filosofia -> sostiene che siano i cambiamenti tecnologici e le invenzioni a
determinare il mutamento sociale ed economico.
Tuttavia ciò non giustifica la sua lettura in chiave di determinismo tecnologico, per due
motivi:
- Le forze produttive non coincidono con gli strumenti tecnici impiegati nel processo
produttivo, ma includono anche la forza lavoro
- Nell’ origine del capitalismo e nelle sue fasi iniziali il cambiamento tecnologico non
gioca alcun ruolo.

Per Marx il lavoro è una forza produttiva che crea valori d'uso: serve a produrre beni utili
per soddisfare i bisogni.
Il lavoro si compone di tre elementi:
- l'attività cosciente finalizzata allo scopo, cioè il lavoro stesso

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- L'oggetto del lavoro


- I mezzi del lavoro -> gli strumenti tecnici sono quindi i mezzi con cui l'uomo
raggiunge i suoi scopi
è È l'uomo tramite la tecnologia a cambiare il corso della sua storia.

Il processo tecnico assume diverse fasi a seconda del periodo storico e, con l'avvento del
capitalismo, non può essere scisso dal processo di valorizzazione del capitale. Questo
nuovo modo di produzione prende avvio quando i capitalisti incominciano a impiegare un
numero esteso di operai in uno stesso luogo, sotto il loro comando.

(1) In una prima fase ciò avviene attraverso la manifattura,che rappresenta solo
un'estensione dell'officina.
L'incremento della capacità produttiva che si registra nella fase della manifattura è dovuta
ad una innovazione organizzativa: una rivoluzione nelle condizioni di produzione che
assumono una forma cooperativa. Molti operai vengono fatti lavorare insieme dal
capitalista e questo ne aumenta la produttività.il lavoro però non perde la sua
connotazione artigianale: dipende cioè dalla forza dei singoli, l'impegno delle macchine e
ancora limitato e l'incremento della produttività e dovuto alla concentrazione e al
coordinamento degli operai e alla loro crescente specializzazione unilaterale.
Accanto agli operai specializzati si formano degli operai senza alcuna abilità e i costi di
formazione si riducono.
> inizia un processo di svalorizzazione della forza lavoro accanto ad una
crescente valorizzazione del capitale (che si appropria di una parte sempre più
ampia del pluslavoro).
Progressivamente l'intelligenza produttiva di separa dal lavoratore d si concentra nel
capitale. Questo processo si completa con l'introduzione delle macchine e con
l'applicazione della scienza al processo produttivo, che caratterizza la fase della grande
fabbrica.

(2) È con l'avvento della grande industria che si conclude il processo di alienazione, che
separa l'operaio dal suo lavoro, lo immiserisce economicamente e lo dequalifica
professionalmente, riducendolo ad un “appendice della macchina”.
Nella prima fase la rivoluzione del modo di produzione era partita dalla forza lavoro, in
questa fase essa si sviluppa invece a partire dal mezzo del lavoro. Lo strumento di
lavoro dell'artista o viene rimpiazzato dalla macchina utensile.
-> Nelle grandi fabbriche avvengono perciò innovazioni di processo dovute all'impiego di
nuove tecnologie.
-> la scienza si trasforma in una forma produttiva di primaria importanza. La
meccanizzazione rende il processo produttivo più impersonale è oggettivo, analizzabile è
calcolabile. Con la meccanizzazione la scienza aumenta in maniera esponenziale la
produttività delle macchine e del lavoro.
Questa svolta presuppone l'azione convergente di tre fattori:
- incentivi forniti dalle istituzioni capitalistiche (concorrenza e profitto)
- Lo sviluppo di conoscenze scientifiche che possiede un verti grado di autonomia
- Una base tecnica adeguata, che non esisteva nelle fasi precedenti
Il processo di meccanizzazione si scontra contro la resistenza del proletariato. (Perché
entrano in diretta concorrenza con le macchine)

La lotta degli operai segna tutto il processo di affermazione del capitalismo è soltanto nella
fase della grande industria il conflitto si indirizza contro i mezzi di produzione. Questa lotta
stimola un ulteriore meccanizzazione.

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Ci vorrà del tempo perché i proletari trasferiscano la lotta dal mezzo di produzione alla sua
forma sociale di sfruttamento. L'uso strategico delle invenzioni fatto dalla borghesia induce
Marx a leggere l'innovazione tecnologica all'interno del conflitto di classe.
L'introduzione di nuove macchine consente di aumentare l'estrazione del plusvalore dagli
operai e di battere la concorrenza.
Tuttavia ciò che è razionale per il singolo capitalista, a lungo andare, produce
conseguenze (inattese e non volute) disastrose per i capitalisti come classe sociale:
- La meccanizzazione crescente tende a creare disoccupazione (aumenta la miseria
e il conflitto di classe)
- Riduce la quota di capitale variabile (i salari degli operai), da cui i capitalisti
estraggono il plusvalore
- Aumenta la quota del capitale costante (macchinari)
-> tendenziale caduta del tasso di profitto che indebolisce i capitalisti.
L'innovazione tecnologica e la meccanizzazione del processo produttivo tendono a
creare le condizioni che agevolano l'avvento del socialismo.
Mancato avvenimento delle sue previsioni

Punti di analisi
v L'innovazione economica non coincide e non si esaurisce nel cambiamento
tecnologico
v Le origini del capitalismo non sono determinate dalle innovazioni tecniche, bensì da
una trasformazione più complessiva dei rapporti di produzione. È solo all'interno di
queste relazioni sociali che la scienza e la tecnologia applicate al processo
produttivo dispiegano i loro effetti
v Le innovazioni e le invenzioni non sono frutto dell'ingegnosità di singoli individui, ma
vanno letti come processi sociali complessi.
v Tra economia e tecnologia vi sono in un processo di interazione reciproca e
molteplici effetti di retroazione
v L'innovazione tecnologica ed economica si inquadra allint Reno di relazioni di
potere che possono innescare dinamiche di conflitti
v Nel capitalismo la divisone del lavoro nella società è quella tecnica provocano un
processo radicale di dequalificazione degli artigiani/operai, che genera alienazione
e ostacola lo sviluppo della loro capacità creativa. Per Marx infatti il superamento
del capitalismo richiede anche il superamento della divisione del lavoro

DURKHEIM

Scrive: la divisione del lavoro sociale.


è per il sociologo francese la divisione del lavoro ha una valenza positiva per la
coesione sociale.

Nelle società antiche esisteva una solidarietà di tipo meccanico, basata sulla somiglianza
dei componenti del gruppo e su una coscienza collettiva pervasiva che prescriveva norme
dettagliate di comportamento.
Ø L'imperativo = uniformarsi ai valori e ai comportamenti del gruppo

Nelle società moderne dove si afferma la divisione del lavoro, invece, la solidarietà è di
tipo organico e si basa sulla differenziazione degli individui che, specializzandosi in attività
diverse, si rendono indispensabili gli uni agli altri. In questo caso -> la coscienza collettiva
e meno forte e pervasiva -> gli individui sono più liberi di scegliere le proprie preferenze e
le norme di azione.

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Ø L'imperativo = individualizzassi realizzando al meglio le proprie capacità e


inclinazioni.-> lascia ampio margine all'iniziativa dei singoli
Ciò non significa che la coesione sociale viene meno -> ogni individuo
specializzandosi collabora con altri al mantenimento della vita generale
Durkheim delinea due forme distinte di coesione sociale che derivano da una duplice
fonte :
1) Uniformità delle coscienze
2) Divisione del lavoro sociale essa (nelle società moderne) genera una
forma di cooperazione basata sugli scambi e sulla reciprocità, che si
esprimono attraverso i contratti, quali richiedono una regolazione normativa
(di tipo giudico e morale).
La divisione del lavoro aumenta il rendimento del lavoro -> perché mette a
disposizione più risorse e di migliore qualità.

All'origine della divisione del lavoro vi è il desiderio degli uomini di aumentare


incessantemente il proprio benessere materiale e la propria felicità -> X Durkheim non è
sufficiente

Gli economisti vedono nella divisione del lavoro la legge superiore delle società umane
condizionate e la condizione del progresso. Durkheim però obbietta che il mutamento
non coincide sempre con il progresso e l'aumento dei piaceri non comporta
necessariamente una maggiore felicità.
Per produrre integrazione sociale c’è al contrario bisogno di un equilibrio tra i
desideri individuali e le possibilità di soddisfarli.

Quali sono le implicazioni di queste riflessioni di Durkheim per l’innovazione economica?


• La divisione del lavoro per produrre effetti positivi (progresso) deve associarsi ad
una adeguata qualificazione, coordinamento e motivazione dei lavoratori. -> deve
associarsi a solidarietà e giustizia sociale.
• La divisione del lavoro per produrre effetti positivi (progresso) deve associarsi a
un’adeguata qualificazione, coordinamento e motivazione dei lavoratori.

Affinché la divisione del lavoro alimenti la collaborazione e, potenzialmente, la capacità


innovativa dei lavoratori è necessario:
a) che il lavoro non venga impoverito eccessivamente, poiché altrimenti si genera
dequalificazione;
b) che vi sia anche un coinvolgimento soggettivo verso le finalità del lavoro e nel
gruppo di lavoro.
L’innovazione non è frutto solamente della specializzazione e della differenziazione,
ma richiede coinvolgimento soggettivo, esplorazione e combinazione di elementi
diversi e un coordinamento e un lavoro di gruppo.

Riassumendo, sia Marx che Durkheim si confrontano con la tesi di Smith.


Ø Entrambi ritengono che nella società capitalistica la divisione del lavoro non
determini (necessariamente) un aumento di benessere individuale e collettivo:
perché non tutte le classi sociali ne beneficiano nella stessa misura (Marx) o perché
la ricchezza materiale non coincide con la felicità individuale (Durkheim).
Ø Entrambi vedono il lato oscuro della divisione del lavoro che, nel capitalismo, tende
a generare conflitto anziché consenso.

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Ø Concordano sul fatto che un’eccessiva specializzazione del lavoro tende a


impoverire anziché arricchire la qualificazione professionale, riducendo la
disponibilità soggettiva e la capacità innovativa dei lavoratori.

Da qui in poi le strade di questi due sociologi divergono. Durkheim ritiene che la divisione
del lavoro – adeguatamente regolata – crei solidarietà e sia un tratto insopprimibile della
modernità. Per Marx, invece, la divisione capitalistica del lavoro non è “riformabile” e va
superata nella società comunista del futuro.

4. GLI INNOVA – ATTORI: SIMMEL, SOMBART, WEBER

In Marx e Durkheim l'attenzione è mirata soprattuto sulle dimensioni e i processi del


l'innovazione. -> altri sociologici economici – appartenenti alla scuola tedesca – si
concentrano sugli attori. Georg Simmel, Werner Sombart e Max Weber esaminano le
orini storiche e sociali di una nuova figura, quella dell'imprenditore (dato per scontato
dagli economisti classici)

Simmel e Sombart si concentrano sul meccanismo di innovazione economica basato sulla


marginalità sociale. -> essi studiano cioè i gruppo sociali che promuovono l'uso della
moneta, l accumulazione dei capitali, la diffusione del commercio e degli scambi,
facendosi portatori di una nuova mentalità economica: lo spirito del capitalismo 1

SIMMEL

Pone la sua attenzione verso individui e gruppi che sono slegati dalla cerchia sociale.
Gruppi sociali, etnici e religiosi declassati e oppressi, che vengono relegati ai margini della
società.
Questi soggetti, non potendo ottenere riconoscimento e prestigio attraverso percorsi
professionali legittimi, si dedicano ad attività considerate morale mette dubbie: gli affari, il
commercio estero, i prestiti a interesse. -> Il possesso di denaro lo rende ricercati e
indispensabili, permette loro, cioè, di acquisire potere e influenza, ottenendo un
riconoscimento sociale che altrimenti gli sarebbe precluso. (Infatti, anche in società rigide
chiunque prende denaro da chiunque)
A incarnare questo tipo di figure sociali sono soprattutto gli ebrei e gli stranieri2, che
sono disposti a svolgere queste attività moralmente dubbie poiché le altre sono loro
precluse.(Essi infatti non posso accedere agli incarichi pubblici, né dedicarsi nelle attività
consuete quali l'agricoltura o l’artigianato).
> I gruppi meno abbietti devono quindi innovarsi per trovare una loro posizione
all'interno della società.-> e siccome però lo non valgono le norme del gruppo e i
relativi divieti-> possono intraprendere attività commerciali e finanziarie che gli altri
non sono disposti a svolgere (poiché sanzionate negativamente all'interno della
società).-> così facendo però gli stessi cittadini contribuiscono progressivamente al
loro radicamento, favorendo la diffusione dell'economia monetaria.

Simmel analizza tale fenomeno ne: Filosofia del denaro.

1
Sombart definisce questa nuova mentalità economica come una combinazione di spirito
imprenditoriale e spirito borghese
2
Sombart aggiunge anche gli eretici, cioè coloro che non appartengono alla confessione religiosa
dominante in uno Stato
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Sociologia dell’innovazione

• Figura dello straniero. La posizione formale dello straniero è una sintesi di


vicinanza e di distanza: non è un viandante, poiché decide di insediarsi nella
comunità, ma allo stesso tempi non ne fa completamente parte (per le sue origini e
per i suoi legami che lo legano ad ambienti lontani).
---> questa particolare posizione sociale conferisce allo straniero delle particolari
attitudini: una maggiore libertà rispetto al gruppo rendendolo potenzialmente più
innovativo.
In ciò viene aiutato anche dalla sua posizione – culturale e relazionare – al confini
tra due mondi diversi. L'attività commerciale gli consente di entrare in contatto con
idee diverse, dandogli l'opportunità di provare nuove combinazioni precluse agli altri
componenti della società.

SOMBART

Gli spunti di Simmel vengono arricchite dalle riflessioni di Sombart sui migranti, laddove
egli osserva che chi decide di migrare è di solito il più capace, volitivo ed audace della
comunità di origine. Si tratta di un soggetto che si proietta verso il nuovo. E,grandi egli
rompe i vincoli con le vecchie abitudini e le tradizioni della propria terra, mentre quelle del
gruppo in cui si insedia gli sono estranee per cui : lo straniero non è trattenuto da nessun
freno nello sviluppo del suo spirito di imprenditore.

Le osservazioni sul profilo sociale dello straniero/migrante offrono due spunti rilevanti per
lo studio dell'innovazione:
1. Evoca la dimensione socio – normativa, alludendo al fatto che il distanziamento
rende meno prescritti e vincolanti le norme sociali e culturali della comunità (sia
quella d'origine che quella d'arrivo) -> per lo straniero/migrante le società sono
meno chiuse, i confini meno invalicabili
2. Si allude ad una condizione socio - cognitiva -> la sua collocazione al confine tra
mondi diversi gli consente di mettere in comunicazione idee diverse (fa da
ponte l'ora le due culture)

Tali spunti permettono anche di enucleare due distinti meccanismi dell'innovazione


economica:
1. Meccanismo basato sulla marginalità: in un settore economico che offre opportunità
di innovazione è facile che a coglierle siano nuove imprese marginali piuttosto che
le grandi imprese dominanti, poiché queste ultime scontano fattori di inerzia e
vincoli di varia natura.
2. Meccanismo basato sull’intermediazione: collocarsi al confine di cerchie sociali ed
economiche distinte moltiplica le chance di introdurre nuove combinazioni mettendo
a frutto nuove idee provenienti da mondi diversi.

WEBER

Offre un altro tipo di spiegazione della nascita dell'imprenditorialità borghese.

Def di capitalismo: si ha il capitalismo laddove la copertura dei bisogni di un gruppo umano


avviene attraverso un’impresa. Quest'ultima è di tipo razionale razionale quando la sua
redditività viene controllata attraverso il calcolo del capitale.
Egli ritiene che siano esistite diverse forme di capitalismo nei vari periodi storici
-> solo in occidente (a partire dalla seconda metà dell’ ‘800) si assiste ad una piena
soddisfazione dei bisogni quotidiani.

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Questa forma moderna di capitalismo si fonda su alcuni presupposti socio-istituzionali:


- sul calcolo razionale del capitale;
- su un ordinamento istituzionale prevedibile (stato razionale-legale, diritto razionale-
formale ecc.) nelle sue modalità di funzionamento;
- sul perenne rinnovamento della tecnica e sull’impiego della scienza come fattore
produttivo.

Weber osserva che le società antiche (quella greca e romana) ebbero una notevole
fioritura capitalistica senza che vi fosse un corrispondente progresso tecnologico. Nelle
società moderne, invece, questi due fenomeni procedono di pari passo.
Questo sviluppo tecnologico è potuto fiorire grazie al disincantamento del mondo
connesso alla razionalizzazione religiosa e culturale dell’occidente, che ha consentito una
libera applicazione della ragione alla comprensione dei fenomeni naturali e poi alle attività
produttive.

Ciò che per Weber contraddistingue in maniera distintiva il capitalismo occidentale è


la presenza di un’etica economica razionale orientata all’innovazione.

Il sociologo focalizza la sua attenzione sulla formazione di una borghesia imprenditoriale


per la quale l’orientamento al profitto e l’accumulazione indefinita del capitale diventano
una sorte di dovere professionale.

Due sono gli aspetti specifici della riflessione di Weber:


• Le origini ascetico-religiose di questa etica economica. Weber collega il capitalismo
moderno ai tratti specifici della civilizzazione occidentale. Solo l’occidente ha creato
l’organizzazione razionale del lavoro, lo stato moderno di tipo legale-razionale, la
città e i cittadini, la scienza e la tecnica razionale; ma soprattutto, la cultura
occidentale si distingue da ogni altra per la presenza di uomini con un ethos
razionale della conduzione della vita. Weber approfondisce l’originario fondamento
religioso di questa condotta razionale di vita, esplorando il nesso esistente tra l’etica
protestante e lo spirito del capitalismo.
A) I dogmi e i precetti del protestantesimo ascetico (prima fra tutti il calvinismo)
inducono i fedeli a una costante razionalizzazione etica della condotta di vita;
B) i fedeli operano un controllo metodico del loro stato di grazia mediante un
impegno attivo nelle attività professionali;
C) dal successo degli affari ottengono la conferma del loro stato di elezione, ovvero
la certezza di appartenere alla schiera di coloro che sono predestinati da Dio
alla salvezza eterna.
• La rottura che la riflessione di Weber rappresenta nei confronti del tradizionalismo
economico e il fondamento ascetico e carismatico dell'innovazione economica. Un
agire economico tradizionale significa che la copertura del fabbisogno avviene sulla
base di tecniche tramandate e di relazioni sociali abitudinarie. All’inizio di ogni etica
economica vi è per Weber il tradizionalismo, cioè la sacralizzazione del passato e
della consuetudine, che dispone a seguire nelle attività economiche un unico modo
di agire ereditato dalle generazioni precedenti. Alla rottura della tradizione si
oppongono sia gli interessi materiali dei ceti che traggono benefici dallo status quo,
sia elementi magici presenti nelle visioni del mondo. Questi elementi magici
ostacolano la rottura delle consuetudini poiché si temono effetti negativi dovuti alla

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Sociologia dell’innovazione

reazione degli spiriti. Perciò Weber afferma che il dominio della magia3“è stato
uno degli impedimenti più gravi alla razionalizzazione della vita economica”.
-> La rottura della magia è frutto del processo di razionalizzazione innescato dalle
religioni universali e dalle grandi profezie etiche a opera di leader religiosi
carismatici. progredire della razionalizzazione, con la crescente laicizzazione dei
comportamenti economici, modifica però il quadro.

Per Weber il disseccamento della radice religiosa dell’uomo economico moderno tende a
creare problemi al capitalismo. In primo luogo, perché libera il conflitto delle classi
sottoprivilegiate, non più trattenute nelle loro proteste dall’attesa di ricompense
ultraterrene. In secondo luogo, perché inaridisce le fonti etico-motivazionali
dell’imprenditorialità borghese. Weber teme che la razionalizzazione occidentale,
laicizzandosi e radicalizzandosi, porti al prevalere di una mentalità burocratica avversa al
rischio e all’innovazione, che riduce lo spazio per l’azione individuale e il carisma
personale.

Weber, in conclusione, offre due letture relative alla formazione di un’imprenditorialità


capitalista orientata in senso innovativo.
• La prima, di tipo macro, sottolinea l’importanza di un insieme di fattori istituzionali,
sociali e culturali per la creazione di un ethos professionale-razionale il quale
spinge verso comportamenti innovativi che rompono con il tradizionalismo
economico.
• La seconda, di tipo micro, attira l’attenzione su un meccanismo carismatico
dell’innovazione: cioè sulle qualità etico-personali degli imprenditori puritani che,
per sottrarsi all’influenza della tradizione e vincere le resistenze all’innovazione,
devono esercitare una funzione di leadership dai tratti carismatici.

5. SCHUMPETER E L'ECONOMIA DELL'INNOVAZIONE

Schumpeter è un economista particolare, che subisce una pluralità di influenze (scuola


storica dell'economia, idee marxiste, economia neoclassica, etc). Quest pluralità di
influenze lo rendo molto attento allo studio dei fattori economici dello sviluppo.

La sua opera più famosa del periodo giovanile è: teoria dello sviluppo economico (1912).
In essa egli affronta il tema dello sviluppo ponendo la funzione imprenditoriale al centro
della spiegazione. Schumpeter prende quindi le distanze dall'analisi economica
tradizionale (neoclassica) definita come statica e incapace di dare una spiegazione valida
dell'innovazione (fulcro dello sviluppo capitalistico). Egli descrive il flusso circolare
della vita economica, una situazione caratterizzata da un equilibrio di me presto che
determina la quantità e il prezzo delle merci prodotte, sulla base di consuetudini
consolidate; egli distingue inoltre il fenomeno di crescita da quello di sviluppo.
Schumpeter arriva alla conclusione che -> l'economia tradizionale non riesce a far conto
dei mutamenti radicali che sono alla base dei processi di sviluppo e degli andamenti ciclici
dell'economia capitalistica.
Affinché si assista a fenomeni di crescita e di sviluppo è necessario realizzare delle
innovazioni (combinare in maniera diversa materiali e forze).

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per Weber magia significa stereotipizzazione della tecnica e dell'economia. Il tradizionalismo
economico, rafforzato dell'elemento magico, si oppone ad ogni forma si innovazione economica
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Sociologia dell’innovazione

Le innovazioni
Le innovazioni possono comportare:
- La produzione di un nuovo bene, non familiare ai consumatori
- Un nuovo metodo di produzione
- L'apertura a nuovi mercati
- L'acquisizione di nuove fonti nei approvvigionamento di materie prime
- La riorganizzazione di un industria (costruzione o distruzione di un monopolio)

Schumpeter legge l’innovazione come un fenomeno sociale che modella lo sviluppo


economico. Egli non considera i cambiamenti negli stati di equilibrio come dovuti a fattori
esogeni all’economia. Il capitalismo, infatti, ha un carattere dinamico che va spiegato –
come aveva fatto Marx – con fattori endogeni: le novità economiche che vengono
introdotte da uomini nuovi mediante nuove imprese.
Questo dinamismo, inoltre, non si basa su una concorrenza di prezzo tra le imprese, ma
su una competizione di tipo tecnologico e organizzativo.
Le innovazioni che hanno successo assicurano agli imprenditori un profitto economico
che però è di natura transitoria, poiché le novità vengono presto imitate dalle imprese
concorrenti.
Inoltre le innovazioni:
- non si presentano ovunque nell’economia, ma si concentrano in particolari settori;
- tendono ad apparire a grappoli (cluster), alimentando le innovazioni collegate tra di
loro;
- hanno un carattere ciclico;
- sono per lo più legate alla nascita di nuove imprese, oppure all’avvento di uomini
nuovi alla guida di vecchie imprese.

L'imprenditore per Schumpeter


Schumpeter distingue
• Imprenditori – innovatori da coloro che si occupano dei compiti amministrativi e
direzionali (all'interno delle imprese)
-> gli imprenditori non sono i proprietari dei mezzi, né del capitale finanziario ->
cruciale per loro è l'azione del sistema creditizio che crea un potere d'acquisto
aggiuntivo destinato a finanziare le innovazioni.
• Imprenditori dagli inventori
-> la funzione dell'imprenditore non è di scoprire nuove cose, ma di introdurre
novità nella sfera economica piegando molte resistenze di natura psicologica e
sociale
-> per vincere queste resistenze è necessaria una personalità particolare
(energia, intuito, determinazione).

Le logiche dell'azione imprenditoriale sono ben diverse da quelle utilizzate dalla


ferocia convenzionale per descrivere l'uomo economico.-> al l'imprenditore
mancano le informazioni necessarie per applicare una valutazione razionale dei
costi/benefici Dl proprio comportamento.

Se nel delineare il profilo dell’imprenditore Schumpeter pone una forte enfasi sulle
caratteristiche individuali e psicologiche che lo contraddistinguono, tuttavia vi è anche una
marcata attenzione per il quadro storico all’interno del quale questa figura si afferma. Il
contesto socioistituzionali e gli attori sono posti in una relazione di reciproca
interdipendenza.

11
Sociologia dell’innovazione

Schumpeter, inoltre, è consapevole che lo sviluppo cambia il quadro istituzionale su cui si


basa il capitalismo, modificando le logiche stesse della competizione e dell’innovazione.
Distingue, infatti,
Ø il capitalismo concorrenziale: le innovazioni vengono introdotte da imprenditori
individuali: nuovi uomini che si pongono a capo di nuove imprese.-> tipico
industriale dell’Ottocento
Ø Il capitalismo trustificato: l’innovazione è frutto dei laboratori di R&S, delle grandi
potenze oligopoliste che dominano il mercato a partire dal Novecento. In
questo caso la competizione diventa più ristretta.

Borghesia e capitalismo
Qual è il rapporto che lega la borghesia e il capitalismo ?
Gli imprenditori non costituiscono una classe sociale specifica e n n vanno perciò confusi
consola borghesia, da cui non è detto che provengano. Tuttavia esiste un rapporto stretto
fra i due -> la borghesia tende ad assorbire gli imprenditori nei propri ranghi, questo
perché Il ruolo innovativo e il dinamismo economico assicurato dall'imprenditore
conferiscono alla borghesia il prestigio e la legittimazione sociale che il fondamento della
loro posizione di classe.

Schumpeter e Marx
Ciò che distingue Schumpeter da Marx è che il primo individua alcune contraddizioni
socioculturali che possono condurre alla crisi del capitalismo. Da un punto di vista
economico il capitalismo è ancora in grado di assicurare un benessere crescente.
L’innovazione, anzi, viene in qualche misura routinizzata, assicurata da team di
specialisti che lavorano come dipendenti. Il progresso economico tende perciò a
spersonalizzarsi e ad automatizzarsi. Questa burocratizzazione dell’innovazione, però,
toglie spazio alla figura dell’imprenditore: si riducono cioè i margini per una leadership
individuale basata sulla forza di volontà, l’intuito e la responsabilità personale. Con ciò la
classe dominante viene a perdere gran parte della sua legittimazione sociale.

Conclusioni
Le riflessioni di S. Sull’innovazione sono di grande interesse, per diversi motivi:
• Perché mostrano un approccio di studio di taglio interdisciplinare
• Perché hanno avuto un profondo impatto sull'economia dell'innovazione
contemporanea
In realtà il suo contributo è stato per molto tempo ignorato, in quanto le teorie dominanti
tendevano a considerare il progresso tecnologico un fattore esogeno all'economia. Negli
ultimi decenni c'è stato un forte risveglio di attenzione per l'innovazione che
progressivamente è stata endogenizzata all'interno delle nuove teorie di crescita
economica.
Le riflessioni di S. Sono state cosi riscoperte e incorporate nella considera economia
evolutiva (che vede nell'innovazione e nella competizione tecnologica la forza trainante
dello sviluppo capitalistico)

6. I MODELLI DI CAPITALISMO

Sociologia economica contemporanea: in riferimento ai temi dell'innovazione due approcci


analitici
1) Political economy comparata (approccio macro)

12
Sociologia dell’innovazione

filone di studi che analizza i rapporti di reciproca influenza tra fenomeni economici, sociali
e politici e i loro modi di regolazione in differenti contesti istituzionali.=> dibattito sulla
varietà dei capitalismi.

L'analisi comparata mette in luce l'esistenza di diversi modelli di capitalismo


economicamente rilevanti: il finanziamento, la gestione delle imprese, i rapporti fra
venditore e cliente, etc. Queste differenze dipendono dagli assetti istituzionali, politici
e sociali che storicamente si sono formati nei vari paesi e che me condizionano le
prestazioni economiche a libello nazionale.

Questa lettura ha elaborato due modelli idealeipici di capitalismo contemporaneo:


- modello anglosassone (USA e GB) -> economie di mercato liberali -> maggior
spazio accordato al mercato nella regolazione dell'economia
- modello renano (GER e JAP) -> economie di mercato coordinate -> l'azione
congiunta delle istituzioni politiche ed economiche delle organizzazioni tende a
limitare i meccanismi di mercato e a disegnare sistemi di protezione sociale più
estesi e inclusivi.

Ø Con riferimento agli anni Ottanta è stato sottolineato il vantaggio del modello
renano nel favorire stabilità, occupazione e dinamismo delle imprese.

Ø Nel decennio successivo il forte risveglio delle economie anglosassoni ha fatto


rivalutare alcuni punti di forza di questo modello-> in un contesto di rapido
cambiamento tecnologico e di crescita della competizione internazionale, la
maggiore flessibilità delle economie anglosassoni ha consentito una migliore
performance occupazionale e un'elevata specializzazione nei settori più dinamici
dell'alta tecnologia.

Nesso fra i due modelli di capitalismo e i relativi regimi di innovazione


Hall e Soskice -> concezione relazionale delle aziende
I due modelli generano degli specifici vantaggi istituzionali, che orientano in direzioni
diverse gli sforzi innovativi delle imprese. Le aziende a loro volta sono concepite come
attori che devono sviluppare le loro capacità dinamiche e innovative per competere in
maniera efficace sul mercato. Ciò dipende dalla qualità delle relazioni che esse
stabiliscono al proprio interno (con i lavoratori) e all'esterno (con una pluralità di attori)
Queste relazioni servono a risolvere problemi di coordinamento in cinque sapere di attività
cruciali per la competitività delle imprese.
- Sfera relazioni industriali
- Sfera dell'istruzione e della formazione
- Sfera della governante aziendale
- Sfera delle relazioni esterne con altre imprese
- Sfera delle relazioni interne
La tesi avanzata da H. e S. è che per risolvere questi problemi di coordinamento le
imprese graviteranno verso il modo di coordinamento per il quale c'è un sostegno
istituzionale. -> infatti i due modelli di capitalismo possiedono una elevata
complementarietà istituzionale (cioè una congruenza di logiche nelle varie sfere di attività
che tende a rinforzare il rendimento complessivo delle istituzione e apro muovere un certo
tipo di azioni)
In una ognuna delle 5 sfere le imprese delle economie liberali faranno ricorso alla
gerarchia interna e alla competizione di mercato. Viceversa quelle delle economie

13
Sociologia dell’innovazione

coordinate si affideranno maggiormente a relazioni non di mercato, cioè a forme di


interazione con altri attori.
Gli incentivi offerti dalle istituzioni orientano le imprese a produrre certi beni e a
specializzarsi in determinati settori.
- Il capitalismo renano sorregge un regime di innovazione incrementale (tali
economie possiedono un sistema di finanziamento basati sulle banche, cioè sul
capitale paziente che sa valutare nel tempo i risultati delle aziende) -> strategia
manageriale orientata al lungo termine
- Il capitalismo anglosassone si contraddistingue per il capitale poco paziente (basato
sulle borse e i capitali di rischio) e sorregge un regime di innovazione radicale e
la specializzazione in settori a rapido mutamento tecnologico.
Ex : USA e GERMANIA

Cosa ci insegnano queste ricerche?


• l'analisi istituzionale dei capitalismi risulta utile per lo studio dei sistemi
nazionali di innovazione
• Tali assetti istituzionali sono mutevoli,mais sono essere modificati
ð lo studio dell'innovazione non può prescinde dalle scelte compiute dalle aziende,
dalle loro strategie competitive e organizzative.

2) Nuova sociologia economica (approccio micro)

7. LE RETI INNOVATIVE

Nell’ambito della sociologica economica, questo tipo di analisi è stato sviluppato


dall’approccio strutturale, che ha applicato l’analisi delle reti allo studio dei fenomeni
socioeconomici. L’assunto di partenza è che l’azione economica è radicata all’interno di
relazioni sociali tra attori individuali o collettivi.
Queste relazioni influenzano l’azione economica, poiché consentono l’accesso a risorse e
informazioni di vario genere, creano fiducia e scoraggiano l’opportunismo nelle
transazioni.
Le reti non sono però tutte uguali: si configurano diversamente a seconda del tipo di
relazioni che vi sono tra gli attori.
Questi rapporti possono essere:
a) informali o formali;
b) di breve o lunga durata;
c) imperniati su attori individuali o collettivi;
d) orientati verso obiettivi specifici o più generali.

Dagli studi sulla partnership innovativa affiorano due risultati:


1. Emerge una relazione positiva tra reti di collaborazione e innovazione. Si tratta di
una sorta di circolo virtuoso per cui i rapporti che le imprese stabiliscono con altri attori
esterni ne migliorano le prestazioni innovative e ciò tende a sua volta ad alimentare
ulteriori collaborazioni.
2. Non emerge, però, un nesso univoco tra tipo di legami, posizione nella rete e
prestazioni innovative degli attori analizzati.
Per comprendere la mancanza di questo nesso partiamo dagli studi di Granovetter che
distingue due tipi di rapporti:

14
Sociologia dell’innovazione

- i legami forti fanno riferimento a soggetti con cui esiste un rapporto di familiarità e
confidenza;
- i legami deboli indicano rapporti di minore intensità comunicativa e affettiva.

I risultati dell’indagine mettono in luce la maggiore importanza del secondo tipo di legami
per raccogliere informazioni utili alla ricerca di un nuovo lavoro che non poteva ottenere
tramite i legami forti in quanto amici e parenti appartengono alla stessa area di
informazione del soggetto e dunque difficilmente riescono a fornirgli nuove e rilevanti
informazioni. Le ricerche successive, però, hanno mostrato che il tipo di rapporti utili alla
ricerca di un lavoro varia nei diversi paesi e settori produttivi e per le diverse fasce
professionali.
Secondo Granovetter l’innovazione comporta la rottura di routine consolidate e la
combinazione di risorse, prima non collegate tra loro, per un nuovo scopo
economico. Qui il sociologo richiama la tesi formulata da Burt sui buchi strutturali. Le
relazioni sociali tendono ad agglomerarsi intorno a cluster di individui che hanno
interazioni frequenti e intense tra loro. Questi cluster relazioni configurano isole di opinioni
e comportamenti che possono creare barriere nei confronti delle informazioni divergenti
rispetto alle credenze e pratiche prevalenti. Questi gap relazioni configurano dei buchi
strutturali cioè degli spazi vuoti nella struttura sociale, che ostacolano il flusso di
informazioni ma che creano anche delle opportunità imprenditoriali. Il loro valore
potenziale è dovuto al fatto che separano fonti di innovazione non ridondanti. Gli individui
che si collocano in questi spazi, perciò, creando un ponte tra circuiti diversi di
comunicazioni, ricavano dei vantaggi: ottengono una maggiore varietà di informazioni (non
ridondanti); accedono prima degli altri a informazioni significative; controllano il flusso delle
informazioni tra i vari cluster. Questi soggetti si configurano come degli imprenditori delle
reti, dei veri e propri broker che svolgono una funzione di mediazione tra i vari circuiti
relazionali. Burt sostiene che la creatività viene presentato come un brokeraggio
informativo, come una sorta di attività di import-export: la creatività mediante brokeraggio
implica il movimento di un’idea da un gruppo a un altro dove quell’idea è nuova e valutata.

CAPITOLO III: LA SOCIOLOGIA DELLE INNOVAZIONI ECONOMICHE

1) SOMBART, TARDE E OGBURN: CENTOMILA INVENTORI, UNO O NESSUNO?

SOMBART

Per Sombart l’economia è l’attività umana volta alla ricerca dei mezzi di sussistenza.
Le caratteristiche distintive dei vari sistemi economici possono essere colte analizzando
tre elementi:
1) La mentalità economica, ovvero l’insieme degli elementi spirituali che orientano le
attività economiche;
2) la tecnica, vale a dire l’insieme dei procedimenti che servono ai soggetti economici
per conseguire i loro scopi;
3) l’organizzazione del lavoro, che è l’ordine a cui sono sottoposte le singole
operazioni economiche.

La questione degli inventori viene sviluppata in relazione alla tecnica, di cui Sombart da
due definizioni:
- la prima allude a tutti i procedimenti utilizzati per raggiungere determinati scopi;
- la seconda, più specifica, fa riferimento alla tecnica materiale o economica e cioè
tutti i procedimenti che servono alla produzione di beni.

15
Sociologia dell’innovazione

La tecnica assume forme diverse nelle varie epoche storiche e può essere a base:
A) empirica, quando si fonda su procedimenti tramandati e accettati passivamente;
B) razionale, quando si basa su un esame sistematico dell’adeguatezza dei mezzi
rispetto ai fini;
C) scientifica, quando la razionalità dei procedimenti poggia su una spiegazione
causale dei fenomeni naturali a cui viene applicata.

Il tipo di tecnica utilizzata nelle varie epoche storiche si associa a diverse modalità
di organizzazione sociale del lavoro e dell’innovazione.
• Nel sistema economico artigianale, che domina il Medioevo e precede l’avvento del
sistema capitalistico, la tecnica è di tipo empirico-organica. E’ empirica perché si
fonda sull’esperienza pratica. E’ organica poiché i procedimenti usano come fondi
di energia uomini, animali e piante. Questa forma di organizzazione del lavoro è
strettamente legata alla tradizione e lascia poco spazio all’innovazione.
• Durante l’epoca del primo capitalismo, che si prolunga fino alla metà del 700,
questo immobilismo si sblocca: vi sono una serie di invenzioni e scoperte
importanti. E tuttavia, sotto il profilo tecnico, questa epoca mantiene elementi di
continuità con la precedente, poiché è ancora assente un solido ancoraggio delle
invenzioni alla conoscenza scientifica. Il processo inventivo conserva per lo più un
elemento di tipo magico-artistico.
-> A differenza del Medioevo, però, l’epoca successiva è pervasa da una forte
volontà di innovare.
Lo studioso tedesco individua tre fonti di cambiamento.
o La prima, di natura ideale, è la spinta generale a conoscere il mondo.
o Le altre due, invece, sono di tipo materiale, e sono fondate sull’interesse
pecuniario o sull’interesse bellico.
Grazie a questi cambiamenti, il primo capitalismo si configura come l’epoca
della tecnica razionale, che si orienta a una ricerca consapevole di mezzi più
adeguati per raggiungere determinati fini, pur continuando a essere fondata
su basi empiriche e organiche.
• Una svolta avviene con il capitalismo maturo. Qui la tecnica moderna si basa
sempre più sulla conoscenza scientifica, assumendo un fondamento inorganico e
meccanico, che libera crescentemente il processo produttivo dalla forza creativa
dell’individuo.

è Per Sombart i mutamenti sono dovuti a condizioni oggettive e soggettive.


- oggettive l’ancoraggio della tecnica a un fondamento scientifico che alimenta
costantemente le invenzioni; il mutamento del contesto economico e culturale; la
promozione dell’attività degli inventori assicurata dagli organismi pubblici e privati.
- Soggettive riguardano la forte crescita del numero degli inventori e sulle
motivazioni e bisogni di questi ultimi.

In particolare Sombart distingue tre tipi di inventori:


1) Geni inventivi privi di specializzazione professionale (primo capitalismo)
2) Gli inventori profani (invenzioni occasionali)
3) Gli inventori di professione specializzati la cui missione e il cui mestiere sono quelli
d’inventare -> rappresenta l'attività inventiva moderna e ad esso si deve
l'aumento esponenziale delle invenzioni (ex: Thomas Edison)

Inoltre egli si sofferma sulle motivazioni dell'inventore, che sono molteplici:


• Gioia di inventare

16
Sociologia dell’innovazione

• Ricerca di successo
• Desiderio di guadagno

La riflessione di Sombart sullo sviluppo tecnico e su alla proliferazione degli inventori è


strettamente connessa all'analisi storico – comparata del capitalismo,che lo porta a
differenziare vari profili a seconda delle epoche economiche

La tecnica nei vari sistemi economici


Feudale – Sistema economico Capitalismo maturo
artigianale Primo capitalismo
Epoca Medioevo Rinascimento- Seconda metà del
Barocco (XV-XVI sec) XVIII sec
Tipo e Tradizionalista Razionalista Scientifico-razionalista
fondamento Empirico - Empirico - organica Inorganico -
della tecnica organica meccanica

Attori Artigiani: Inventori di diverso Inventori di diverso


• Maestri genere: genere:
• apprendisti • Dilettanti • Geni inventivi
(Della domenica) • Profani
• Di professione • Professionisti
(Dei giorni feriali) specializzati

TARDE

Quasi all’opposto si pone il contributo di Tarde che tenta di scoprire delle leggi generali
valide per tutte le società. Egli concepisce una sociologia di stampo individualista, egli,
in particolare, attribuisce un grande ruolo agli individui creativi, tanto che egli ritiene che
per la sociologia gli individui sono l'unità di analisi; la società si configura come una
rete di stati mentali di individui interagenti e le relazioni sociali sono forme di
influenza che modificano gli stati di coscienza.
è Il sociologo deve studiare le relazioni interpersonali che sono alla base delle
regolarità di comportamento su cui si fondano tutte le società e che sono
governate dalle leggi dell’imitazione.
L’imitazione è il fatto sociale elementare e caratteristico.
Accanto all’imitazione esiste anche l’invenzione(=qualsiasi innovazione o miglioramento,
anche piccolo, apportato alle precedenti innovazioni fatte nei vari campi sociali).
La sorgente di queste novità sono le associazioni di idee fatte da individui particolarmente
dotati di talento creativo, che introducono una variazione nella ripetizione identica dei
modelli già creati dal passato.
I grandi inventori vengono descritti come soggetti geniali, che agiscono
intenzionalmente per raggiungere determinati obbiettivi. Vi sono poi altre componenti
legate ad aspetti fisiologici, emozionali e addirittura inconsci. (Età, dedizione e passione)
-> Emerge perciò una concezione iposocializzata delle attività inventive.

Tarde descrive l'invenzione come un fatto che deriva dall’intersezione tra un genio
individuale e di correnti imitative.
In questo processo intervengono diversi fattori socio-istituzionali.

17
Sociologia dell’innovazione

• Le disuguaglianze sociali, che rendono più inventivi i ceti superiori


• Le barriere di status che stimolano che creatività delle élite
• Le istituzioni universitarie che garantiscono la libertà di pensiero e di ricerca
• l'isolamento (geografico e sociale) che ostacola la capacità inventiva delle società
• Le norme culturali che influenzano e orientano la capacità inventiva

Questa azione dinamica si esercita in tutte le sfere della società, compresa quella
economica. Egli critica gli economisti che hanno sottovalutato le idee innovative.

Particolarmente importanti sono le invenzioni riuscite, quelle cioè che trovano


diffusione sociale e sono all'origine del cambiamento.
- Due tipi di di invenzioni che svolgono funzioni economiche diverse:
o Alcune introducono nuove combinazioni di sensazioni e immagini, che
generano nuovi desideri
o Altre (quelle industriali) consentono di produrre oggetti noti, che soddisfano
desideri già esistenti a prezzi inferiori.
- Le invenzioni inoltre agiscono su due livelli:
o Livello del desiderio -> creano nuovi bisogni
o Livello della fiducia -> rispondono all'esigenza di certezza è di
rassicurazione che trova soddisfazione solo nelle scoperte scientifiche
Tuttavia Tarde crede che ci siano da considerare altri fattori produttivi, che giocano un
ruolo estremamente importante nella spiegazione dello sviluppo economico.

Egli ritiene che il lavoro, in quanto semplice attività riproduttiva, è una pura imitazione
ripetitiva e perciò non può busserà la fonte ultima della ricchezza e dello sviluppo4. Lo
stesso discorso vale per l'accumulazione del capitale, che è prima di tutto invenzione
accumulata, cioè una ripetizione di modelli già dati.

Nonostante ciò non tutte le invenzioni sprigionano il cambiamento social e lo


sviluppo economico. Le innovazioni sono molte, ma solo poche hanno il successo, cioè
vengono adottate e si propagano.
Come è possibile spiegare questo fenomeno?
-> leggi dell’imitazione5.
Nei processi di diffusione agiscono cause sociali di tipo
- logico -> spingono all'adozione delle innovazioni per ragioni logico – razionali
(Perché si pensa che esse siamo più utili per vivere)
- non logico -> agevolano la diffusione agendo su altre leve di tipo psicosociale6
(->Quindi i fenomeno d’innovazione e la loro diffusione sono influenzati da fattori sociali)

Le innovazioni avvengono in maniera discontinua: sono inaspettate e impreviste e


avvengono parzialmente per caso (seppur frutti di un'azione deliberata tuttavia vi è sempre
una certa componente di aleatorietà)

4
mentre è molto diverso “lo sforzo che tende verso il non conosciuto. Cercare qualcosa di nuovo
non è lavorare”
5
sono la parte più nota dell'opera di Tarde e sono all'origine degli studi della diffusione delle
innovazioni
6
sono di 3 tipi: 1) quelle che spingono dall'interno all'esterno l'uomo, 2) quelle che discendono dal
superiore all'inferiore, 3) quelle che provengono dal costume e dalla moda (cioè talvolta dal
passato, talvolta dal presente)
18
Sociologia dell’innovazione

Quella di Tarde, dunque, è una lettura non deterministica delle invenzioni, che lascia
molto spazio agli atti di genio dei singoli individui.

ð Per Sombart il capitalismo maturo generava una proliferazione esponenziale di


inventori professionisti, per Tarde gli individui di genio sono unici e insostituibili

Critiche agli economisti:


• per aver sottovalutato il ruolo delle idee e della creatività nella vita economica
poiché la causa primaria della ricchezza e povertà l'invenzione
• (Classici) per la centralità attribuita al lavoro e al capitale

OGBURN

Ogburn evidenzia la differenza che c’è tra i ritmi molto lenti che caratterizzano
l’evoluzione biologica della natura umana e quelli, al contrario, molto rapidi della
sfera culturale. All'interno di questa però emerge uno squilibrio: la cultura materiale
(artefatti, tecnologia,etc) cambia molto velocemente, mentre quella immateriale
(leggi,malori, costumi sociali) procede con maggiore lentezza e deve adeguarsi ai
mutamenti della prima7.
ð Le innovazioni sono la molla centrale del cambiamento sociale e del processo di
civilizzazione. La società, dal canto suo, si adatta alle innovazioni nella sfera
materiale con ritmi lenti e con resistenze che determinano un sistematico ritardo
culturale.

Da dove emergono le invenzioni?


Due modelli di spiegazione (che riesce solo in parte a conciliare):
• Avanza una lettura del cambiamento in termini di determinismo culturale -> le
invenzioni dipendono dalle condizioni culturali di contesto;
• Propone una lettura simile a quella di Tarde, chiamando in causa le abilità innate
degli inventori 8 -> in questa concezione scompare la costruzione sociale delle
invenzioni.
Questa interpretazione viene in seguito ridimensionata dallo stesso Ogburn-> infatti
le invenzioni sono prevalentemente incrementali9.

Anche le differenze di inventiva nelle varie società dipendono da fattori socio-istituzionali:


la domanda dell'economia e le risorse investite, le dimensioni e la diversità di popolazione.

The great man versus social forces 1926 (articolo)


È uno dei suoi testi più famosi, nel quale affronta la questione del ruolo degli individui nel
cambiamento sociale. Egli presenta una concezione ipersocializzata e funzionalista del

7
per questo Ogburn definisce la cultura immateriale come una cultura adattiva
8
infatti, se gli uomini sono in genere guidati da comportamenti di tipo abituale, il grande uomo
possiede qualità naturali superiori alla media
9
qui Ogburn si rifà ad un modello di accumulazione – combinazione diffuso all'epoca, per cui le
invenzioni si sviluppano dalla combinazione di principi e componenti già noti all'interno della sfera
culturale. -> natura incrementale delle innovazioni -> ridimensionamento del ruolo dei grandi
inventori.
19
Sociologia dell’innovazione

processo inventivo, che risente della psicologia comportamentistica: gli uomini vengono
concepiti come meccanismi che rispondono a stimoli sociali.
La personalità degli individui risulta influenzata da due tipi di forze: le condizioni sociali
(materiali e immateriali) e le valutazioni sociali (i valori di un gruppo).
In situazioni di mutamento si crea uno squilibrio fra le due che rende inadeguati i modelli
abituali di comportamento.
-> questo genera tensione e porta a fare pressione per ridurre la distanza fra le condizioni
e le valutazioni sociali.
-> entrano in gioco gli inventori: la frustrazione induce alcuni individui a produrre delle
invenzioni capaci di riportare l'equilibrio all'interno del gruppo sociale.

Riassumendo:
Ogburn propone una lettura ipersocializzata e funzionalista delle invenzioni. Le
invenzioni vengono viste come un processo evolutivo incrementale, plasmato da firme
sociali impersonali. Esse dunque, da un lato, dipendono dalle condizioni culturali di
contesto; dall’altro chiama in causa le abilità innate degli inventori.

2) LA CLASSE EVOLUTIVA (FLORIDA)

Per Florida le economie avanzate sono entrate in una nuova fase di sviluppo che egli
definisce come “era creativa”10
Ciò che caratterizza questa nuova fase è la rapidità e intensità della crescita del lavoro
creativo, che da vita a una nuova classe sociale con un preciso fondamento economico:
la classe creativa11 -> costituita da persone che costruiscono valore aggiunta grazie
proprio alla loro creatività12
Florida distingue due componenti all’interno di questa classe in formazione:
1. Il nocciolo super-creativo composto da coloro che sono pienamente impegnati nel
lavoro inventivo e creativo (scienziati, ingegneri, artisti);
2. I professionisti creativi, che lavorano in settori ad alta intensità di conoscenza, nei
servizi finanziari e legali, nei sistemi sanitari ecc. Si tratta di professionisti (medici,
avvocati) impegnati in un problem-solving di tipo creativo, facendo affidamento su strutture
complesse di conoscenza per risolvere problemi specifici.

Secondo Florida, nei nuovi scenari dell’era creativa la formula magica per la crescita
economica diventa quella delle 3 T: tecnologia, talento e tolleranza.
-> i primi due (tecnologia e talento) costituiscono gli ingredienti dell’innovazione,
-> il terzo (tolleranza)rappresenta il fattore chiave per mobilitarli.
I lavoratori creativi, infatti, si spostano facilmente da una località a un’altra e la
competizione per il talento si gioca ormai su scala planetaria. Questi soggetti prediligono
i luoghi che sono diversi, tolleranti e aperti alle nuove idee.
ð La presenza del capitale creativo, poi, si trasforma a sua volta in un fattore
economicamente attrattivo, poiché gli investimenti e le imprese innovative seguono
i lavoratori creativi.

10
Che presenta numerosi tratti di novità che interessano: l'economia,la cultura e la vita quotidiana
11
Florida individua 4 valori principali: apprezzamento per l'individualità, la meritocrazia, la diversità
e l'apertura.
12
essi non si vedono come appartenenti ad una vera e propria classe, ma tra di loro affiorano
valori e gusti condivisi
20
Sociologia dell’innovazione

Per individuare questi luoghi di attrazione (dove vige tolleranza e apertura) lo studioso
americano utilizza vari indici che misurano la tolleranza e l'apertura delle comunità e
sviluppa addirittura un indice generale di creatività che riesce a predire la capacità di un
territorio di sostenere uno sviluppo di lunga durata.

In sintesi:
La tesi dello studioso americano è che la crescita economica regionale e guidata dalle
scelte localizzati e delle persone creative.
In particolare, vi sono due punti rilevanti:
1) La qualità della vita nei centri urbani può incidere sulle scelte localizzati e della
forza lavoro disponibile a spostarsi
2) I fattori (materiali e immateriali) che determinano il contesto, sono fondamentali per
lo sviluppo economico.

Diverse critiche
• Alcuni studi dimostrano che la spiegazione basata sulla classe creativa aggiunge
molto poco alle tradizionali analisi in termini di capitale umano.
• -> La performance economica delle aree urbane metropolitane viene spiegata
meglio dagli indicatori tradizionali, relativi al capitale umano
• È difficile credere che le scelte di mobilità dei lavoratori creativi siano connesse
unicamente amenità dei luoghi, e che la presenza di questi lavoratori di per se basti
a generare innovazione e sviluppo.
• La disponibilità la mobilità aria ed è influenzata anche da fattori socio-istituzionali.

3) MEGLIO SOLI O BEN ACCOMPAGNATI?

I risultati mostrano che


Ø gli inventori isolati, specialmente se non appartengono ad alcuna organizzazione,
hanno minori probabilità di produrre innovazioni radicali, mentre al contrario
tendono a generare molte invenzioni modeste.
Ø gli inventori che lavorano in team hanno minori probabilità di brevettare idee
molto deludenti e, invece, maggiori probabilità di produrre scoperte importanti.

Questi risultati vengono spiegati attraverso due meccanismi sociali:


• Il primo riguarda la fase della variazione: qui gli inventori che lavorano in gruppo
hanno a disposizione un numero maggiore di idee a confronto degli inventori isolati,
e questo agevola sia la ricerca di nuove combinazioni che le chance di ottenere
scoperte realmente innovative.
• Il secondo meccanismo, invece, opera nella fase della selezione: gli inventori
isolati valutano da soli le proprie nuove idee, mentre gli inventori in team le
sottopongono anche al giudizio critico degli altri colleghi. Il processo di scrutinio è
perciò più rigoroso e questo spiega perché gli inventori in team generino un minor
numero di invenzioni modeste rispetto agli inventori isolati.

4) PLURALIZZAZIONE E DECENTRAMENTO

I meccanismi generatici delle innovazioni tendono oggi a coinvolgere una molteplicità di


soggetti che operano in diversi contesti. Emergono cioè una pluralizzazione e un
decentramento delle fonti dell’innovazione, che evidenziano due punti: a) le invenzioni
sono in certi casi il prodotto di un lavoro comune in cui è difficile distinguere l’apporto

21
Sociologia dell’innovazione

individuale; b) sia il processo inventivo sia quello innovativo diventano più aperti e
collaborativi.

All’interno di queste coordinate si colloca una pluralità di fenomeni diversi:


1. le invenzioni collettive: si basa sul libero scambio di informazioni tra le imprese di un
settore produttivo, che si trovano a fronteggiare un problema tecnico comune, alla cui
soluzione collaborano apportando ciascuna un piccolo contributo. E’ infatti impossibile
attribuire la scoperta a un singolo inventore.
2. Le comunità di open innovation: sono delle partnership innovative che assumono
forme comunitarie e non sono motivate da incentivi di tipo economico.
3. La democratizzazione delle innovazioni, che indica una diversa divisione del lavoro
innovativo tra users (utilizzatori) e manufacturers (produttori). I primi si specializzano sulle
innovazioni che richiedono elevate informazioni sul contesto d’uso del prodotto e sui
bisogni degli utilizzatori, mentre i secondi si specializzano su innovazioni relative a bisogni
più standardizzati e conosciuti. In sostanza gli utilizzatori evoluti di beni e servizi
introducono autonomamente modifiche e novità che ritengono utili.
4. La strategia dell’open innovation, ovvero le imprese si aprono verso le idee e le
collaborazioni esterne sia per generare e sviluppare le proprie innovazioni che per
commercializzarle.

5) ORGANIZZARE L’INNOVAZIONE

Gli studi evidenziano:


1) le scelte organizzative influenzano la capacità innovativa;
2) non esiste, però, un disegno organizzativo che rappresenti in generale la migliore
soluzione possibile.
Alcuni studiosi hanno ricostruito in forma idealtipica una successione di ere
organizzative che evidenzia una transizione dall’organizzazione verticale, a quella
orizzontale, all’apertura dei confini attraverso l’outsourcing e il partnering.
• La prima era (organizzazioni autocontenute) -> dura fino agli anni Settanta del
900 e in essa prevalgono organizzazioni gerarchiche, basate su una divisione del
lavoro per funzioni e strutture divisionali. Il processo innovativo risulta confinato
all’interno delle imprese.
• La seconda era (organizzazioni orizzontali) -> inizia con gli anni Ottanta:
all’interno delle imprese vengono promossi flussi comunicativi orizzontali e una
maggiore apertura verso fornitori e clienti. Per l’innovazione questo si traduce in
una riduzione delle gerarchie interne, un lavoro per progetti. Il lavoro di gruppo
facilita la condivisione delle conoscenze, idee.
• La terza era (organizzazioni aperte) -> si sviluppa a partire dalla metà degli anni
Novanta e vede una forte apertura delle imprese verso l’esterno. In questa fase
nascono nuove forme organizzative:
o le organizzazioni network, che uniscono unità dotate di una
certa autonomia operativa (esempio la Benetton)
o I network di organizzazioni, che collegano attori autonomi che
collaborano tra loro (esempio le reti di imprese, come quelle che
uniscono le piccole e medie aziende che operano nei distretti
industriali dividendosi il lavoro).
Questa successione di epoche organizzative delinea delle configurazioni idealtipiche e dei
trend che non vanno assolutizzati:esiste comunque una forte varietà settoriale,
contestuale e strategica.

22
Sociologia dell’innovazione

L'evoluzione descritta non va concepita come una sequenza temporale rigida


(perché all'interno le varie fasi si sovrappongono e vi sono periodi di controtendenze nelle
diverse ere)

6) CHI SONO GLI INVENTORI?

Si tratta in larga parte di uomini, nelle classi sociali centrali, dotati di elevati livelli di
istruzione, che nella maggior parte dei casi lavorano come dipendenti, per lo più in grandi
imprese.
Dal punto di vista delle motivazioni e degli incentivi, gli inventori industriali mostrano un
profilo simile a quello degli inventori accademici. -> infatti prevalgono motivazioni sociali e
personali: la soddisfazione di di,o strato che qualcosa è tecnicamente possibile, la
gratificazione individuale ottenuta dal miglioramento delle performance dell'organizzazione
per cui lavorano, il prestigio sociale e professionale. I movimenti materiali (monetari o di
carriera) vengono posti in secondo piano.
è Prevalgono le motivazioni intrinseche
NB: solamente 1/3 delle invenzioni è frutto di un lavoro individuale

Inventori italiani

Ricerca condotta nel 2009 sui settori ad alta e media tecnologia.


L'indagine ha interessato 739 inventori i cui nominativi sono stati ricavati da un campione
di brevetti scelti tra quelli concessi dall’EPO tra il 1995 e il 2004 nei settori della
farmaceutica, degli apparecchi medicali e della meccanica.

Tre mondi sociali delle invenzioni:


1) Mondo della farmaceutica e delle apparecchiature mediche -> il processo inventivo
è fortemente istituzionalizzato. Gli inventori sono protagonisti specializzati, dotati di
elevati titolo di studio, specificatamente dediti allo sviluppo di nuove invenzioni. Essi
lavorano in grandi aziende, prevalentemente nel nord-ovest della penisola.
2) Mondo della meccanica a elevata istituzionalizzazione della ricerca -> anche in
questo caso vi sono soggetti e strutture specializzate, sebbene il livello di
preparazione sia inferiore. Questi inventori lavorano per lo più nelle imprese di
medio-grandi dimensioni.
3) Mondo della meccanica a bassa istituzionalizzazione -> le attività inventive sono
meno formalizzate, con un apporto molto debole della ricerca specializzata.
L'inventore opera spesso come lavoratore autonomo. Questo terzo mondo è
presente prevalentemente al centro-sud.

Tale ricerca offre diversi spunti di rilevanza teorica:


• Sottolinea l'importanza della costruzione sociale delle invenzioni. L’Attività
inventiva risulta fortemente specializzata. Inoltre i continui scambi di idee per
menano profondamente la dialettica della scoperta e ne influenzano i risultati.
• Importanza di un approccio di studio integrato, capace di coniugare contributi
derivanti da diversi filoni analitici.
• Rilevanza delle dimensioni socio-organizzative. Un'organizzazione che supporta
con mezzi adeguati il proprio team, lasciando loro piena libertà , così come un
gruppo di lavoro coeso, etc sono tutti fattori che migliorano significativamente la
prestazione inventiva.-> la capacità inventiva su manifesta quindi come
proprietà emergente dalle interazioni di gruppo, spesso di tipo informale,
favorita da una appropriata forma organizzativa.

23
Sociologia dell’innovazione

• Emerge inoltre la complementarietà delle risorse utili per l'innovazione:


a) Tra le relazioni esterne e interne all'organizzazione di appartenenza
b) Tra le reti di collaborazione corte e lunghe (locali/regionali o extra regionali)
c) Tra le varietà di conoscenze e la coesione delle relazioni
La ricerca sugli inventori evidenzia perciò la logica della complementarietà che governa
le attività inventive e i processi di innovazione. Una logica che lavora a livello individuale,
di organizzazione di territorio, bilanciando meccanismi generativi di varietà e meccanismi
generativi di coesione.

CAPITOLO V: I SISTEMI DELL'INNOVAZIONE

1. UN APPROCCIO DI STUDIO INTEGRATO

A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta negli innovazioni studies cominciano ad
apparire prospettive analitiche più integrate.
Vi sono alcun elementi che accomunano questi nuovi approcci all'innovazione:
1) Si generalizza l'idea che la conoscenza sia diventata uno dei driver fondamentali
dello sviluppo knowledge economy e che i processi di apprendimento siano perciò
essenziali per innalzare la competitività delle imprese.
2) Viene definitivamente abbandonata la visione strettamente economicistica
dell'innovazione poiché ci si rende conto che
a) per innovare è necessario il contributo di una pluralità eterogenea di
attori economici e non
b) Le istituzioni giovano un ruolo rilevante nel modellare il contesto in cui
tali attori operano
3) Viene riconosciuto il carattere intrinsecamente sociale e relazionale di questi
processi, per cui la produzione e la diffusione della conoscenza e dell'innovazione
sono radicate in reti di relazioni tra persone e tra organizzazioni.
4) Tutti gli approcci assumono una prospettiva sistemica: l'innovazione Viene
interpretata come una proprietà emergente solo parzialmente intenzionale, di un
sistema di elementi e relazioni, compi esiti che possono essere voluti e non voluti.

2. I PRESUPPOSTI

Gli approcci sistemici che si sono diffusi nel corso degli ultimi venticinque anni metto a
frutto molto lavoro di ricerca svolto nei decenni precedenti sull'innovazione e sui fattori di
competitività a livello micro (aziendale), mesi (settoriale e territoriale) e macro (nazionale e
internazionale).
La l'iro formulazione rappresenta rappresenta anche una risposta all emersione di alcuni
fenomeni economici, che evidenziano il carattere sempre più complesso e interattivo dei
processi di innovazione.
Fenomeni:
• Il primo di questi fenomeni riguarda il cambiamento intervenuto nei modelli di
produzione a livello di regolazione dell'economia a livello mese marzo. Con la crisi
del fordismo le imprese sperimentare modelli alternativi di organizzazione della
produzione che mostrano il carattere sempre più relazionale dell'economia e
l'importanza del contesto istituzionale articolazioni territoriali. Esempi di studi
condotti sui distretti industriali e sulle ragioni della terza Italia evidenziano
l'esistenza di un modello di sviluppo alternativo A quello fordista, improntato sui
criteri di specializzazione flessibile e mezza tu sistemi locali di piccole e medie

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Sociologia dell’innovazione

imprese che operano nei settori tradizionali sono legate tra loro da una divisione
specialistica del lavoro. Non sono come le efficienza produttiva la competitività
siano fondate sulla costruzione sociale del mercato. -> Richiede un approccio
analitico compreso di taglio interdisciplinare. Questo studio inizialmente utilizzato
per studiare sette di manifatturieri tradizionali, si successivamente dimostrato utile
anche per con comprendere i processi di innovazione più radicali.
• Il secondo fenomeno da menzionare i settori accesso crescente di scientifiche
azione della tecnologia, accentuato nei settori cosiddetti paced, cioè nei comparti
produttivi che si avvalgono maggiormente nelle conoscenze provenienti dalla
comunità scientifica. Nei Stati Uniti, per esempio, nel giro di pochi anni cresce in
misura esponenziale il numero di brevetti che basano le loro scoperte sulla ricerca
scientifica finanziata confondi pubblici.
• Un terzo fenomeno è la crescita della partnership Inter-aziendali, dovuta al
carattere sempre più variegate interdipendenza delle conoscenze specialistiche
necessarie all'innovazione.
• Il quarto fenomeno è legato la globalizzazione economica e alla riorientamento
delle politiche pubbliche che ne discende. L'emergere di una nuova concorrenza
internazionale provenienti dei paesi di nuova industrializzazione rendi chiaro che
l'innovazione insulta la gente per competere con i paesi a basso costo del
lavoro;che ruolo delle politiche pubbliche risulta cruciale per sostenere innovazione
punto, che le politiche manovra ripensata all'interno di una cornice più integrate di
tipo sistemico.
L'insieme di questi fenomeni spinge ad una riconsiderazione dell'innovazione, non
c'è del fatto che la produzione di beni e servizi diventa sempre più intensi e
coinvolge una pluralità di attori istituzionali. Il nuovo approccio dei sistemi di
notazione rispondo a questa esigenza. I sistemi di innovazione rappresenta un
meccanismo di messa a fuoco che pone al centro dell'analisi l'apprendimento
interattivo e l'innovazione. In altri termini un ragionamento analitico, che fornisce dei
modelli causali astratti che sono però anche empiricamente fondate attenti alla
storia dei modelli che, ricordano le teorie di medio raggio di merda con i tipi ideali di
Webber. Esistono alcuni assunti condivisi che stanno alla base di questi approcci
sistemici. Ma esistono anche diversità che non vanno trascurate, partire da quelle
costitutive, relativa alle dimensioni fondative dei sistemi di innovazione. Questi
ultimi sono stati definiti utilizzando criteri spaziali geografici, distinguendo tra loro i
sistemi nazionali e quelli regionali e locali; oppure utilizzando criteri tecnico
industriali, classificandoli in base ai settori produttivi a quelli tecnologici; oppure
identificandoli in base ai tipi di attori e di rapporto.

3. I SISTEMI NAZIONALI

Le prime formulazioni che fanno riferimento ai sistemi di novazione nazionale (SIN)


compaiono negli anni '80 ad opera di alcuni dei maggiori studiosi degli IS. Il termine è
impiegato per la prima volta in uno scritto di Charles Freeman Dove lo studioso inglese
sottolinea l'importanza di un ruolo attivo dei governi nel promuovere le infrastrutture
tecnologiche a supporto dello sviluppo economico. Negli stessi anni compare l'idea di un
sistema di innovazione. Il termine viene poi ufficializzato in uno studio di Freeman sul
Giappone . Questo concetto. Ha trovato ampia diffusione anche in ambito politico grazie al
suo impiego da parte di alcuni organismi internazionali. L' OCSE è stata la prima
impiegare in una serie di studi e ricerche che ne sottolineavano la potenzialità sul piano
analitico. Perché questo successo?

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Sociologia dell’innovazione

Il primo motivo è che questo approccio sviluppò una pluralità di contributi elaborati negli
anni precedenti. Inoltre, nell'approccio sistemico confluiscono riflessione di tipo teorico. Si
assiste infatti è una presa di distanza dall'economia neoclassica sia sul piano analitico sia
sul piano politico. La crisi della concezione lineare dell'innovazione e l'emergere
dell'economia evolutiva stimolano perciò la ricerca di nuove coordinate e concettuali.
Innovazione viene posta al centro di una teoria dello sviluppo che in the Agra che integra
l'analisi della struttura economica e del contesto istituzionale, sia per spiegare diversi
andamenti specializzazione delle economie avanzate, sia per fornire suggerimenti governi
nazionali. Questo introduce il secondo motivo del rapido successo del nuovo approccio
sistemico. I SIN si affermano come concetto utile orientare non solo la ricerca ma anche le
politiche pubbliche. Fin dall'inizio infatti nascono al confine tra due comunità: quella
scientifica e quella della politica.

Ma precisamente cosa sono i SIN? Esistono varie definizioni. Nelson e Rosemberg con
questo concetto fanno riferimento all'insieme di istituzioni le cui interazioni determinano la
performance è innovativa delle imprese nazionali. Lungo Val indica gli elementi e relazioni
che interagiscono nella produzione, diffusione e uso della nuova conoscenza. Si tratta di
definizioni in parte diverse, ma dietro le quali vi sono alcuni assunti condivisi:
• Il primo assunto è che le economie nazionali presentano una varietà di
specializzazioni, che non riguardano solamente le strutture produttive e commerciali
ma anche quelle conoscitive. Queste specializzazioni produttive conoscitive sono
tra loro interdipendenti e come evolvono in maniera interdipendente, seguono cioè
traiettorie modellate dalla storia e dall'esperienze precedenti trasformandosi
lentamente.
• Il secondo assunto è che la conoscenza è appiccicosa, non circola facilmente da un
luogo ad un altro, poiché è incorporata nelle menti e nei corpi delle persone.
• Il terzo assunto è che gli individui e le imprese e le organizzazioni non innovano
mai in completo isolamento e che per studiare la loro relazione è necessario una
prospettiva interazionista.
• Il quarto assunto è che la pluralità eterogenea di attori e istituzioni implicati nei
processi di innovazione richiede un approccio analitico di tipo olistico,
interdisciplinare e storico evolutivo.
-> Per tutte queste ragioni gli studiosi che si collocano all'interno di questo filone
assumono un'impostazione sistemica e si concentrano non solo sugli aspetti economici,
ma anche su quelli sociali e politici.

Il sistema
Un concetto qualificante di questo approccio è quello di sistema, concepito come un
insieme interconnesso di elementi che lavorano per un obiettivo comune.
Un sistema è formato essenzialmente da due elementi: le componenti e le relazioni e
possiede delle proprietà emergenti diverse e distinte da quelle degli elementi che lo
compongono.
• Le componenti del sistema sono:
o le organizzazioni fanno riferimento all'insieme di attori che agiscono
interagiscono nel sistema. Le organizzazioni sono le strutture formali
create intenzionalmente con un obiettivo esplicito, ad esempio ne sono le
imprese o le università
o le istituzioni, le situazioni sono insieme di abitudini, routine, pratiche
stabilite, norme o leggi che regolano le relazioni e interazioni tra individui,
gruppi e organizzazioni. Esempi ne sono le leggi sui diritti di proprietà
intellettuale, come i predetti.

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Sociologia dell’innovazione

• Le relazioni si riferiscono rapporti che legano le varie componenti del sistema.


Questa dimensione riguarda quindi il legami che si vengono a creare fra le
organizzazioni dell'ambito di uno specifico contesto istituzionale. L'approccio dei
SIN pone una forte in fasi sulla dimensione interattiva, prendendo in considerazione
relazioni sia di mercato sia non di mercato tra gli attori coinvolti.

La definizione di confini del sistema è un aspetto cruciale poiché individua quali


componenti relazioni vengono presi in esame. Gli studi sui SIN adottare un criterio
geopolitico di definizione, assumendo gli Stati nazionali come unità d'analisi.
Questo viene fatto per due motivi: il primo risiede nella consapevolezza che esistono
marcate differenze economiche, politiche, sociali e culturali a livello nazionale che
influenzano la configurazione istituzionale organizzativa dei vari sistemi di innovazione. Il
secondo è che le politiche che supportano, direttamente indirettamente, la capacità
innovativa dell'impresa e dei territori sono decise in misura rilevante a livello statale.

Funzione dei sistemi di innovazione (SIN)


Negli ultimi anni è stata dedicata attenzione anche alle funzioni all'attività dei sistemi
innovazione. La funzione principale dei SIN è quella di promuovere lo sviluppo la
diffusione e l'uso delle innovazioni. Attività sono svolte dalle varie organizzazioni
rappresentano il loro contributo specifico all'innovazione. Non esiste comunque una
relazione univoca tra organizzazioni e attività, un' Organizzazione infatti può svolgere più
di un'attività.

Sulla base di vari contributi apparsi nella letteratura internazionale, Edquist ha elaborato
una lista delle 10 principali attività svolte dai SIN:
- produrre nuova conoscenza,
- costruire competenze per il capitale umano,
- fondare nuovi mercati di prodotti,
- articolare requisiti qualitativi per i nuovi prodotti,
- creare modificare le organizzazioni necessari allo sviluppo di nuovi campi di
innovazione,
- genera vedete di mercato e non per favorire la circolazione delle conoscenze,
- creare modificare situazioni che siano in grado di fornire vincoli incentivi,
- svolgere attività di incubazione e sostegno iniziative,
- assicurare finanziamenti per innovazione,
- fornire servizi di consulenza qualificati.
Molte di queste attività assumono una rilevanza diversa a seconda dei sistemi presi in
considerazione sono creati solo parzialmente maniera intenzionale, perché sistemi di
novazione evolvono nel tempo secondo modalità di scarsa pianificazione. In questo
approccio le situazioni rivestono un ruolo importante -> interessante conforto con la
political economy comparata; infatti a differenza di quanto si osserva per l'economia di tipo
neoclassico, che tende a stilizzare in un'unica regola di comportamento, Per l'approccio
più moderno la storia ai contesti istituzionali sono importanti per comprendere le concrete
modalità di comportamento, interazione apprendimento degli attori economici.
Tra queste teorie vi sono diverse differenze.
Ø la prima differenza riguarda la definizione più o meno ampia che viene data
dell'oggetto di analisi. Gli studiosi che provengono dalla tradizione americana si
soffermano sulla scienza e la tecnologia e tendono ad assumere un fuoco analitico
ristretto si concentrano sulle relative politiche per individuare le specializzazioni, e
quindi si concentrano sulle principali organizzazioni (imprese, università) che
promuovono e di fondo le conoscenze scientifiche ed innovazione. Vi sono poi gli

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Sociologia dell’innovazione

studiosi europei che assumono una prospettiva più ampia in quanto ritengono che
queste attività vadano viste in un contesto più ampio, poiché fattori economici
politici e culturali influenzano l'intensità e risultati dell'attività innovative.
Ø Un'altra differenza è il grado di teorizzazione necessario nell'ambito di questo
campo di studi. Qui la distinzione è tra coloro che ravvisano un deficit di teoria e
l'esigenza di un maggior rigore nella definizione e nella operatività azione dei
concetti, e coloro che ritengono invece un vantaggio la flessibilità e teorica e
analitica di questo approccio.

Volumi principali
Tracce consistenti di queste differenze di impostazione si scorgono già nei due lavori
principali appartieni inizi degli anni 90: libro di Nelson è quello di Lundvall.

Il volume di Nelson
Il volume curato da Nelson contiene uno studio su 15 economie nazionali finalizzato a
mettere in luce le somiglianze e le differenze nelle situazioni nei meccanismi che
sostengono l'innovazione. I casi presi in esame includono le economie più industrializzate
(Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna), diversi stati di piccole
dimensioni ma ad alto reddito (Danimarca, Svezia, Canada e Australia) e alcuni di nuova
industrializzazione (Corea del sud, Taiwan, Argentina, Brasile Israele). Gli studi di caso
prestano particolare reato in Simone alle attività di R&S E al loro finanziamento,
concentrandosi su tre fattori principali: le imprese, le università e i governi con le loro
politiche. Il contributo offerto da queste istruzioni e le diverse combinazioni presenti nei
vari paesi definiscono le caratteristiche distintive dei sistemi nazionali di innovazione e ne
condizionano le prestazioni.
Un buon esempio di questo modo di procedere è rappresentato dall'analisi condotta sul
sistema di novazione degli Stati Uniti (pagina 160). Lo studio condotto sugli stati uniti
mostra me nell'impostazione analitica presente nel volume curato da Nelson.
L'analisi è fortemente focalizzati sul contributo fornito dei principali attori del sistema alla
RS, informi anche non intenzionali: un esempio l'influenza esercitata dalla legislazione
antitrust. In alcuni periodi della storia americana quest'ultima avuto l'effetto con tre intuitivo
di stimolare la nascita delle boh corporation che, proprio investendo massicciamente
ricerca, sono riuscita a mantenere a lungo una posizione dominante nel sistema di stati
uniti. La comparazione dei casi nazionali, condotta da Nelson consente anche una
riflessione sulle differenze presenti nei vari sistemi nazionali, che sono stabili nel tempo e
legate soprattutto al ruolo del governo dell'economia. La forza dei sistemi di innovazione
riflette forse condotti in consapevolmente dal settore pubblico per sostenere l'economia
nazionale. L'ingrediente fondamentale affinché un sin anche delle buone performance
innovative rappresentato dalla solidità, dalla competenza e della competitività delle
imprese nazionali. Questo non significa che le imprese però devono essere
necessariamente di grandi dimensioni e specializzate nei settori dell'alta tecnologia.

Ma quali condizioni hanno favorito la nascita e il consolidamento di un'economia


competitiva basata sul vitale tessuto imprenditoriale? Diverse forme di regolazione
pubblica e in particolare sulla qualità del sistema formativo nazionale sulle politiche
macroeconomiche. Anche interventi in favore dell'innovazione giocano un ruolo rilevante:
programmi nazionali infatti sono altamente differenziati così come loro esiti.

Volume di Lundvall
il suo lavoro non contiene uno studio comparato dei casi nazionali, piuttosto fornisce una
cornice teorico concettuale sui sistemi di innovazione che deriva dalle ricerche sullo

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Sociologia dell’innovazione

sviluppo economico condotte da un gruppo di economisti dell'università danese. Il punto di


partenza è rappresentato dall'affermazione che nei nuovi scenari economici le risorse
fondamentali per la competizione sono rappresentate dalla conoscenza dei processi di
apprendimento. Siamo entrati infatti in una nuova fase di sviluppo del capitalismo,
caratterizzata da un rapido cambiamento economico, guidato dalla tecnologia, dov'è il
successo delle imprese, dei territori degli Stati nazionali dipende dalla loro capacità di
apprendere. In altri termini si afferma quella che può essere definita con una Learning
economy, cioè un'economia basata sull'apprendimento.
Secondo Lundvall, L'economia neoclassica focalizzato come sull'allocazione statica di
risorse scarse non risulta adeguata spiegare questi mutamenti. Nella teoria tradizionale
infatti innovazione si configura come un evento esogeno straordinario, che fa uscire il
sistema dal suo stato di equilibrio. Per contro, nel capitalismo moderno l'innovazione:
costitutiva e onnipresente poiché è diffusa in tutto il tessuto economico implica processi
continui di apprendimento
• Graduale cumulativa, poiché è formata da nuove combinazioni basate su
conoscenze, opportunità e componenti già disponibili, ma che vengono abbinate in
maniera diversa, introducendo discontinuità più o meno radicali con il passato.
• Processuale, perché non consiste di un secondo lo evento bensì di una serie di
attività tra loro concatenate che si influenzano a vicenda e fanno sfumare le
classiche distinzione tra invenzione, innovazione e diffusione.
• Interattiva e collettiva, poiché con l'apprendimento si configura in termini
relazionali e la conoscenza è un bene comune che viene condiviso dentro le
organizzazioni.

L'apprendimento perciò si configura come un processo di costruzione di competenze. Vi


sono quattro tipi di conoscenze che si fondano su competenze di natura diversa: il know
What and Why riguardano la conoscenza dei fatti e dei principi che spiegano E si basano
su competenze di tipo cognitivo; il know how fa invece riferimento alle conoscenze
pratiche e alle competenze necessarie per eseguire compiti specifici. E, infine, il know
Who si riferisce saperi e competenze sociali. Queste competenze e vengono apprese in
modi differenti. Le prime due sono più formalizzati e possono essere assimilato attraverso
lo studio, mentre le altre due presentano degli aspetti tacite che sono difficili da codificare
per cui vengono acquisite tramite esperienze pratiche.

Ludvall non si concentra solamente sulle situazioni alle organizzazioni che si occupano
della ricerca scientifica e tecnologica, bensì su tutte le componenti della struttura
economica e istituzionale che influenzano i processi di apprendimento. Questi ultimi sono
radicati in attività di routine che si svolgono nella sfera della produzione. Queste attività
ordinarie generico non mi è di apprendimento di tre tipi:
L'Apprendere facendo che produce miglioramenti nel processo produttivo; apprendere
usando che aumenta l'efficienza di uso dei sistemi complessi; l' A prendere interagendo
che introduce perfezionamenti innovazioni che derivano dalle relazioni con altri soggetti.
Anche l'approccio di Ludo Val coniugale analisi economica con quella istituzionale. Tra
queste due componenti esiste una relazione di tipo circolare: le specializzazioni produttive
influenzano le istituzioni nazionali questi ultimi a loro volta tendono ad attrarre a contagiare
le imprese e le industrie più compatibili. C'è perciò una forte interdipendenza. Le situazioni
vengono in tese come una serie di abitudini, Routine, regole norme e leggi-> esse
svolgono un ruolo fondamentale nei processi di apprendimento innovazione poiché i
riducono i rischi, distribuiscono gli incentivi, media nei conflitti e coordinano l'uso della
conoscenza forniscono la stabilità necessaria la produzione sociale, ma sono anche
essenziali per agevolare il cambiamento poiché forniscono una cornice di certezze che

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Sociologia dell’innovazione

serve gli attori per stabilizzare le loro aspettative. Inoltre essi organizzano il processo
cognitivo sia tramite l'accumulazione la trasmissione delle conoscenze che deve essere
ricordata e modellano quattro aspetti che impattano sugli orientamenti innovativi degli
attori economici: dirigenti temporali degli attori, il ruolo della fiducia, il mix di razionalità
utilizzata, i modi in cui le autorità viene esercitata. Per queste ragioni le differenze
istituzionali, culturali e storiche dei vari paesi si riflettono nella specificità dei singoli, in
quanto influiscono sugli assetti delle imprese, sulle loro le nazioni solo del settore
pubblico. Se la dimensione di Nelson, di tipo più micro, spinge il dialogo in direzione della
nuova sociologia economica; Ludvall, di taglio più macro, spinge invece verso la politica
economica comparata.

4. I SISTEMI SETTORIALI

Alcuni autori hanno proposto un approccio diverso, basato sui settori di produzione.
L'assunto è che le modalità del cambiamento tecnologico e dell'innovazione dipendono
dalle caratteristiche specifiche delle varie industrie. Approccio dei sistemi dell'innovazione
settoriale si discosta dalla prospettiva tradizionale per diversi motivi: a differenza
dell'economia industriale analizza i settori in funzione dei processi di innovazione e non
considera i loro confini come statici, non prende in esame solo le imprese, ma anche altri
attori analizzando la loro interazione all'interno di contesti modellati dalle situazioni.
L'economia evolutiva rappresenta la cornice teorica di questo approccio fornendo alcuni
assunti di base: le trasformazioni tecnologiche sono centrali per spiegare il cambiamento
economico., Gli attori coinvolti nei processi innovativi sono eterogenei in termini di
competenze punto, il comportamento dell'impresa e plasmato dal contesto per cui le loro
modalità di azioni sono vincolate dalla tecnologia, dalla base di conoscenze dell'ambiente
istituzionale.
Non sistema settoriale di novazione produzione si compone di una serie di prodotti per usi
specifici di una serie di agenti che svolgono attività e hanno interazioni, sia di mercato che
non, finalizzati alla creazione, produzione e vendita di quei prodotti. I principali elementi
costitutivi del sistema di notazione settoriale sono tre:
conoscenze e tecnologie (elemento centrale e distintivo di questo approccio): le nuove
cognizioni sono il fondamento del cambiamento tecnologico ciascun settore a una sua
base di conoscenza e di specifici processi di apprendimento.
Agenti e network: i protagonisti dei sistemi settoriali possono essere individui e
organizzazioni. Oltre che sugli agenti, il fuoco analitico viene posta anche su le loro
interazioni, ovvero sui legami formali informali di cooperazione che li uniscono.
In situazioni: includono le norme, le routine, le abitudini, le pratiche le regole e le leggi che
plasmano la conoscenza e comportamenti degli attori.
Queste norme hanno diversi gradi di formalità e di cogenza, alcune nascono dalla stessa
interazione tra gli agenti.
Le istituzioni regolano l'interazione tra gli attori incidono sul cambiamento tecnologico.

L'idea di fondo è che ogni sistema di novazione settoriale abbia come suo fondamento un
diverso regime tecnologico. Questo concetto, introdotto da Nelson, fa riferimento
all'ambiente tecnologico in cui operano le imprese, che si differenziano in relazione alle
condizioni in cui avviene il cambiamento delle tecnologie. Le condizioni di opportunità
rappresentano le occasioni di innovazione che si danno a parità di risorse investite nella
ricerca. La presenza di alte basse opportunità definisce un ambiente tecnologico dove
esistono più ristretti potenziale d'innovazione e si creano perciò forti deboli incentivi a
investirvi. Le condizioni di appropriabilità riguardano la possibilità di tutelare i risultati

30
Sociologia dell’innovazione

dell'innovazione per ottenere i relativi benefici economici. Un alto livello di appropriabilità


significa che attraverso vari mezzi l'impresa riesce a proteggersi dalle abitazioni. Le
condizioni di cumulatività si riferiscono al grado in cui le conoscenze accumulate in
passato sono importanti per produrne di nuove in futuro. Essa può essere connessa sia la
dimensione cognitiva sia alle esperienze e competenze sedimentato in una specifica
organizzazione produttiva. Le conoscenze di base fanno riferimento al know how
necessario per l'attività innovativa e si distinguono in base alla natura e ai mezzi di
trasmissione. La combinazione di questi elementi definisce regimi tecnologici nei vari
settori, a cui si associano diversi modelli di innovazione.

Malerba e Orsoningo si rifanno ai modelli proposti da ShunPeter


Modello della distruzione creativa: è tipico di mercati con basse barriere all'entrata,
caratterizzati dalla presenza di molte piccole medie imprese e da innovazioni che vengono
generate da imprenditori innovatori. Il secondo il modello dell'accumulazione creativa che
si trova in mercati con alte barriere all'ingresso e processi innovativi terminati nel laboratori
delle grandi imprese. In modelli implicano diverse modalità di cambiamento tecnologico: il
primo si caratterizza per elevate opportunità di innovazione, bassa appropriabilità E
cumulativita viceversa il secondo presenta condizioni di alta proprie abilità e cumulativita.

Ma come si legano a questi modelli analisi settoriale? Somiglianza tra paesi nei modelli di
novazione settoriale invece una notevole diversità tra settori all'interno dei singoli paesi. Il
primo modello tende a prevalere in alcuni settori tradizionali e in quelli meccanici, Mentre il
secondo nei settori che impiegano le tecnologie chimiche delle croniche. In sintesi regimi
tecnologici condizionano il modo in cui l'attività innovative vengono organizzate prodotte
nei vari settori industriali. I modelli di novazione non sono prostatici. Cambiano nel tempo,
seguendo il ciclo di vita di un settore le voluzione del suo regime tecnologico.
Nella fase iniziale, quando le conoscenze sono ancora fluide, la traiettoria tecnologica
incerta prevale un modello di tipo primo: distruzione creativa. Quando il settore in tre in
una fase maggiore di maturità e la tre tera tecnologica si stabilizza iniziano a diventare più
rilevanti le dotazioni finanziarie le economie di scala, si afferma così un modello di
novazione di tipo secondo: accumulazione creativa. Non si deve tuttavia immaginare un
evoluzione di tipo lineare.
(Esempio evoluzione del settore farmaceutico pagina 169.)
Caso: settore farmaceutico: il punto da sottolineare è che i mutamenti avvenuti nel regime
tecnologico di questo settore ridisegnano gli equilibri tra le grazie aziende leader del
settore e le piccole aziende di nuova fondazione che si affacciano per la prima volta e sul
mercato.

Dunque processi di cambiamento settoriale sono tutt'altro che lineare procedono


sostanzialmente attraverso tre tipi di processi evolutivi: la creazione di varietà che
aumenta le opzioni disponibili, la selezione di uno o più opzioni fra queste che riduce la
verità nel sistema economico e diminuisce l'uso in inefficienza, la produzione della
soluzione affermatasi, che viene replicata generando continuità inerzia. Questi
meccanismi evolutivi non producono mai equilibri stabili e duraturi nel tempo e non sempre
seleziono le soluzioni migliori in assoluto, perché la tre torri del cambiamento dipende
anche dei vincoli derivanti dalle mosse compiuti in precedenza. Il successo e la diffusione
di alcune soluzioni iniziali, possono inoltre creare situazioni di non reversibilità delle scelte
tecnologiche compiute in un primo momento. Questa dipendenza dal sentiero può
determinare degli effetti di intrappolamento del sistema all'interno di configurazioni
strutturali che non sono sempre le migliori disponibili. Esempio tastiera qwerty.

31
Sociologia dell’innovazione

Ritornando all'evoluzione dei sistemi di novazione settoriale, va infine aggiunto che essi
dipendono solamente dei cambiamenti che avvengono nelle singole componenti ma anche
dalla loro con i miei pulsione. Quest'ultima può essere definita come il mutamento
congiunto e interdipendenti tra tecnologia e competenze strategie e organizzazione
dell'impresa. Un altro aspetto rilevante riguarda i flussi tecnologici tra le imprese settori E
le sorgenti dell'innovazione processi di diffusione di utilizzo delle nuove tecnologie. Questa
prospettiva di analisi mette in luce una compressa ragnatela di transazioni tecnologiche tra
le varie industrie.

È possibile analizzare i modelli ricorrenti di cambiamento tecnologico che consentono di


elaborare una tassonomia settoriale che tiene conto dell'eventuale coincidenza tra il
settore di produzione e di uso delle innovazioni. Questa classificazione si basa su diverse
dimensioni: le fonti settoriali della tecnologia, per valutare se essa venga generata
all'interno oppure provenga dall'esterno di un settore. Le fonti istituzionali la natura della
tecnologia che viene prodotta. Le caratteristiche delle imprese innovative, p.a. vita in
particolare elabora la seguente classificazione: imprese dominanti dei fornitori, imprese ad
alta intensità di produzione a loro volta suddivise in impresa di intensità di scala imprese di
fornitori specializzati.

• Le imprese dominanti e dei fornitori prevalgono nei settori manifatturieri tradizionali


(tessile, calzature), in agricoltura, nelle costruzioni nei servizi. Sono in genere
piccole, fanno poca ricerca e loro vantaggi competitivi si basano sulle competenze
professionali. Le loro traiettorie si basano prevalentemente sulla riduzione dei costi.
Non contribuiscono allo sviluppo delle tecnologie che utilizzano.

• L'impresa intensità di scala operano nei settori di produzione dei materiali (vetro,
acciaio, cemento), di consumo durevole dei veicoli. Sfruttano le ampie dimensioni
dei mercati di riferimento per ottenere delle economie di scala attuando una forte
divisione del lavoro il lavoro interno. Le tre torri tecnologiche sono perlopiù orientate
verso l'innovazione di processo. Queste imprese sono in in genere di dimensioni
mediograndi operano nei settori produttivi capaci di generare al proprio interno le
innovazioni tecnologiche di cui si avvalgono. Le fonti di innovazione provengono
dall'esperienza e dalle competenze maturate dai reparti produttivi oppure delle
attività interne.
• Le imprese di fornitori specializzati operano nella meccanica strumentale e nella
produzione di macchinari e attrezzature. La loro traiettoria tecnologica è diversa
dalla precedente: e orientata verso innovazione di prodotto volte a migliorare le
prestazioni piuttosto che verso innovazioni di processo volto a ridurre i costi. Sono
perlopiù di piccole dimensioni e producono novità che vengono utilizzati da altre
imprese in altri settori. Le innovazioni provengono dall'apprendimento
dell'esperienza, specialmente con le imprese di grandi dimensioni.

Le imprese basate sulla scienza operano principalmente nei settori chimico farmaceutiche
ed elettrici elettronici. Le fonti di novazione risiedono nell'attività svolte dalle imprese che
tendono a mettere a frutto la conoscenza prodotta dalla comunità scientifica. Intrattengono
rapporti di collaborazione molto stretti con Universita e gli altri centri di ricerca.

I sistemi di novazione tecnologica sono un altro approccio, che insiste molto sulla
specificità dei processi conoscitivi relazionare i sottostanti al cambiamento tecnologico. Da
un lato ne restringe il fuoco analitico poiché fa riferimento a specifiche tecnologie anziché
è un intero settore, dall'altro invece lo amplia poiché riguarda tecnologie generiche con

32
Sociologia dell’innovazione

confini settoriali geografici meno definiti. Il punto di partenza è fornito il concetto di sistema
tecnologico inteso come un network di agenti che interagiscono in una determinata area
economica industriale, nel contesto di una particolare infrastruttura istituzionale. I sistemi
tecnologici vengono definiti in termini di flussi cognitivi ed esperienziali piuttosto che di
beni servizi e di navi e tra le loro componenti compaiono anche gli artefatti.

5. LA TRIPLICE ELICA

Anche il modello della triplice elica sottolinea la componente esiste temi con internazionale
dei processi di innovazione. Prende parzialmente le distanze dalla letteratura sui sistemi
nazionali di novazione, che gli studiosi della tripla Erica ritengono più adeguata a studiare
l'innovazione tipo incrementali, poiché assume come protagoniste principali le imprese si
concentra sugli aspetti dei sistemi istituzionali.
Ciò che viene proposto un modello a spirale dell'innovazione, che mette al centro le
interazioni fra tre distinte sfere istituzionali: università, industrie governo, considerate le
chiavi di volta per l'innovazione e la crescita. Nel nuovo contesto dell'economia della
conoscenza si viene a creare un fitto reticolo di comunicazione tra queste tre sfere che
modifica la struttura istituzionale le dinamiche innovative, conferendo un ruolo sempre più
centrale università. Questo nuovo modello deriva dalla convergenza di due diversi assetti
istituzionali: il modello statalista, dove il governo controlla sia l'università che l'economia e
il modello dell'asse serra, di matrice liberale in cui le sfere sono indipendenti interagiscono
molto debolmente poiché sono separate da confini rigidi. Si tratta di due tipi ideali opposti
sotto il profilo della governance. Nello viciniori competitive entrambi questi modelli
risultano in appropriati subiscono delle pressioni crescenti per il mutamento, in direzione di
una convergenza istituzionale. Vi sono perciò due distinti percorsi che spingono verso la
triplice Erica. Il primo che interessa il modello statalista, si sviluppa come un processo di
relativa differenziazione istituzionale che conferisce una maggiore autonomia all'università
l'industria e portafoglio nuovo punto di cui Livio. Il secondo che riguarda il modello della se
serra segue invece una strada opposta, che riduce l'autonomia delle situazioni e produce
una crescente integrazione tra le sfere istituzionali. In virtù di questa convergenza, Il
formato comune della tripla Erika sostituisce le variazioni nei sistemi nazionali di
innovazione. Nel modello della triplice Erica ci serve una parziale sovrapposizione delle
sfere istituzionali, che induce cambiamenti non solo nei loro rapporti manca l'intervento in
una DS, senza che però questo mette in discussione la loro funzione di base. Elezioni fa
riferimento a vere proprie intenzioni sociali, organizzazioni di te. Questa nuova
configurazione dei rapporti innesca mutamenti sostanziali nella sette istituzionale.
Ad un primo livello, le trasformazioni avvengono all'interno di ciascuna sfera, cioè in
ognuna delle like, a seguito del processo di produzione delle logiche istituzionali. Al
secondo livello, ci sono i cambiamenti connessione influenza che ciascuna Erica esercita
sulle altre. La spirale evolutiva della triplice elica casi agreement e di processi di
circolazione che avvengono a livello sia macro che micro. La circolazione micro viene
all'interno di ciascuna elica, mentre quella macro avviene tra eliche e innesca una
fertilizzazione inter istituzionale.
Entrambe vengono in inventate: dalla circolazione di individui tra le posizioni
occupazionali delle diverse situazioni e situazioni, dalla circolazione di informazioni
attraverso network innovativi, dalla circolazione dei risultati raggiunti dei vari ambiti.
Si tratta di forme diverse di una mobilità sociale di tipo orizzontale che promuove processi
di prestazione di novazione socio organizzativa. La contaminazione funzionale che si
associa questa interazione di tali apportano nuovi contributi ed idee Che migliorano le
prestazioni del sistema nel suo complesso.

33
Sociologia dell’innovazione

Le regioni della triplice Erica non coincidono necessariamente con i confini politico
amministrativi degli Stati includono tre elementi costitutivi: una fonte di conoscenza, un
meccanismo di creazione del consenso, un progetto finalizzato a promuovere innovazione.
Come casi esemplari e azioni indica nei stati uniti la Silicon Valley.

Ma come nascono queste esperienze? Dalla creazione di uno spazio della conoscenza
ovvero dell'agglomerazione territoriale di un'attività di ricerca focalizzato sullo specifico
tema da cui possono derivare rilevanti sviluppi tecnologici. Perché queste risorse di
conoscenza siano messe a frutto c'è però bisogno di uno spazio del consenso, cioè un
luogo dove i maggiori attori regionali, si riuniscano per elaborare un progetto comune
dando così il via a reti di discussione. Questi progetti devono concretizzarsi poi in uno
spazio di no versione: una nuova organizzazione ibrida che promuove l'innovazione su
scala regionale mettendo in collegamento le risorse. Sebbene il modello della triplice ricca
ponga una forte infatti sull'interazione l'apporto di tutte e tre le sfere istituzionali, egli ritiene
che siano le università rappresentare il cuore dinamico della società della conoscenza: sul
principio generativo. Negli scenari del capitalismo contemporaneo esse rappresentano
l'equivalente di ciò che le miniere di carbone le acciaierie furono nella fase della prima
industrializzazione. Nelle università di pesi ansati in corso una grande trasformazione di
portata rivoluzionaria. La nuova rivoluzione che interessa l'università sia via negli ultimi
decenni del novecento introduce una terza missione.

La terza missione implica una capitalizzazione della conoscenza è una maggiore apertura
verso l'esterno, legando i docenti ricercatori aiuto iniziatori finali del loro sapere: in altre
parole, genera l'università imprenditoriale. Essa poggia su quattro pilastri: una leadership
accademica, il pieno controllo delle università sulle proprie risorse, una struttura
organizzativa in grado di attivare il trasferimento delle tecnologie mediante brevetti, una
diffusione delle tue sì imprenditoriale tra gli amministratori, i docenti e gli studenti. Si
assiste a una progressiva universalizzazione dell'imprenditorialità accademica.
Così formulata la tesi appare però molto discutibile. Tende infatti a semplificare processi
ben più complessi e variegati.

CAPITOLO VI: LA GEOGRAFIA DELL'INNOVAZIONE

1. LA MORTE DELLA DISTANZA E LA RISCOPERTA DELLA GEOGRAFIA

Il dibattito sulla globalizzazione ha fatto spesso parlare di morte della geografia. La


rivoluzione avvenuta nei mezzi di comunicazione e la riduzione degli ostacoli ai movimenti
delle esci e dei capitali hanno fatto ipotizzale la morte della distanza.
-> non è un’ ipotesi nuova! -> già agli inizi degli anni ’70, Alvin Toffler aveva previsto un
declino dell'importanza delle località come generatrici delle diversità socio-culturali. (Il
luogo non è più fonte di primaria identità)

Sul fronte economico: dal un lato l'economia si basa sempre di più sull'utilizzo di beni
immateriali, mentre, dall'altro, si assiste a una drastica riorganizzazione spaziale delle
attività produttive, che tende a relativizzare l'influenza della lontananza fisica.
È stato un economista inglese Richard O’Brien (1992) a lanciare l'idea della fine della
geografia. (simile al Flat world di Florida)
è In realtà l'evidenza empirica contraddice questa tesi. -> la produzione della
ricchezza e del benessere non avviene in qualsiasi posto nel mondo.

34
Sociologia dell’innovazione

Le imprese si addensano in luoghi specifici, le cosiddette località industriali (che tra il resto
hanno alle spalle tradizioni produttive di lungo periodo)
è Se da un lato si è cominciato a parlare di fine della geografia, dall'altro, molti
studiosi hanno riscoperto l'importanza delle regioni e delle società locali.
è Questa riscorra e alla base della geografia dell'innovazione. Infatti neanche
l'innovazione viene ovunque, ma tende ad agglomerarsi in determinati luoghi, ricchi
di risorse è strettamente collegate al contesto socio istituzionale.

Per l'innovazione la dimensione spaziale è importante essenzialmente per due motivi:


A) l'introduzione di nuovi prodotti e processi produttivi implica l'integrazione e lo
scambio tra una pluralità di attori. -> si configura cioè come un processo congiunto
di creazione e applicazione di nuove conoscenze.
B) Gli spillover di conoscenze, ovvero la circolazione (più o meno volontaria) delle
informazioni e delle conoscenze che vengono prodotte nelle attività di ricerca e
innovazione. Gli pillole r producono delle esternalità positive di cui beneficiano
anche gli attori che non hanno contribuiti a produrre le conoscenze. -> di conseguenza
le prestazioni innovative delle imprese non dipendono solo dalle risorse che
investono nella ricerca, ma anche da quelle investite da altri.
L Appropriazione di questi spillover è legata alla vicinanza della sorgente delle
nuove conoscenze.-> una rilevanza che diventa tanti più rilevante quanto più
nell'innovazione viene usata la conoscenza tacita.13
Queste conoscenze territoriali assumono una particolare rilevanza proprio sullo
sfondo dei processi di globalizzazione. Quanto più la conoscenza codificata circola
facilmente attraverso le reti globali, tanto più quella tacita diventa un bene
strategico che produce vantaggi competitivi.

Alla base della scoperta dell'importanza dei luoghi di innovazione confluiscono contributi
provenienti da diversi filoni della letteratura (Kruman, sociologi italiani, etc)
Tutti questi studi sono accomunati dall'idea che alcuni territori forniscono specifici vantaggi
localizzativi che facilitano i processi d'innovazione e là competitività delle imprese.
Tre elementi risultano particolarmente interessanti:
- La riscoperta delle economie regionali e locali
- Lambito interdisciplinare
- Le attività innovative sono radicate all'interno di reti personali e Inter-organizzative
che implicano relazioni di prossimità.
Tuttavia questa rilevanza dei luoghi non significa che la chiusura localistica giovi ai
processi d'innovazione e neppure che la dimensione geografia sia l'unica dimensione
rilevante per i processi di circolazione delle informazioni.

2. CONOSCENZA TACITA E PROSSIMITÀ

La conoscenza tacita viene spesso menzionata per spiegare la rilevanza del territorio nei
processi d'innovazione. -> è difficile tradurla in forma scritta per trasmetterla ad altri.

13
la conoscenza tacita si genera mediante le esperienze maturate in contesti specifici ed è
incorporata. Essa cioè è indissolubilmente legata alla persona che la detiene e si trasmette
attraverso la comunicazione densa, basata su relazioni personali. La costruzione di queste
relazioni richiede tempo e fiducia ed è perciò agevolata dalla prossimità dei soggetti coinvolti. (È
difficile che viaggi su lunghe distanze)
35
Sociologia dell’innovazione

Polany 1996 -> la conoscenza inespressa


In questo testo Polany ricorda che tutti noi sappiamo più di quello che riusciamo a dire.
I motivi che rendono taciti alcuni aspetti della conoscenza sono i seguenti:
• Il primo è legato alla consapevolezza soggettiva. Esistono infatti alcune
competenze e prestazioni che sono padroneggiate senza sapere esattamente quali
regole vengono eseguite.
• Il secondo è legato alla difficoltà di comunicare attraverso il linguaggio alcuni
aspetti delle nostre competenze,per cui la loro trasmissione ad altri avviene per
mezzo delle semplificazione dell'apprendimento pratico piuttosto che attraverso la
codificazione lo studio.

Ma cosa c'entra la conoscenza tacita con la collaborazione territoriale dei fenomeni


innovativi? Per spiegarlo dobbiamo comprare due passaggi: richiamare alcuni tratti
caratteristici della conoscenza legale la questione dello sviluppo economico della
prossimità territoriale tra soggetti che la scambiano.

1. Primo passaggio. Oggi è diventato un luogo comune affermare che la conoscenza e alla
base della competitività nei paesi avanzati. Si tratta perciò di un bene che possiede un
grande valore economico. Tuttavia la conoscenza è stata a lungo considerata dagli
economisti come un bene economico molto particolare, per il quale è difficile organizzare
un mercato è un'allocazione efficiente di risorse.
Importante in questo caso è il celebre saggio scritto agli inizi degli anni 60 da Kenneth
Arrow. Secondo lo studioso la concorrenza di mercato non fornisce i privati incentivi
sufficienti per investire risorse nella ricerca nelle invenzioni, vale a dire nella produzione di
una nuova conoscenza.
Si tratterebbe di un caso emblematico di fallimento del mercato, che giustifica l'intervento
di un decisori centralizzato: l'attore pubblico che investe nella ricerca scientifica,
soprattutto in quella base.
La conoscenza, infatti, possiede le caratteristiche del bene pubblico. Questo tipo di
bene si contraddistingue per due proprietà: la non rivalità nel consumo e la non
escludibilità dei benefici, per cui è difficile escludere dalla loro fruizione le altre persone. La
conoscenza presenta tratti simili, poiché una volta che è una nuova idea viene creata, può
essere riprodotta, diffusa è consumata da una pluralità di attori senza che questo deteriori
o nei comprometta le qualità I bassi costi di riproduzione di circolazione rendono difficile
escludere la diffusione della nuova conoscenza e la sua iscrizione da parte di un pubblico
più esteso di quello dei soggetti che hanno contribuito a produrre. Questi ultimi hanno
sostenuto privatamente tutti costi, ma non riescono ad appropriarsi pienamente di tutti
benefici, poiché li devono condividere con altri.
Problema di divergenza tra benefici sociali e benefici privati: un ampia diffusione delle
nuove conoscenza produce un deficit dire numerazione per gli attori economici che le
hanno prodotte e quindi scarsi incentivi ad investirvi risorse. (Elevata utilità sociale ma
bassa utilità privata).
Questi argomenti sono stati sviluppati da Arrow per mostrare la difficoltà di organizzare un
mercato efficiente per la produzione della conoscenza, data la sua elevata trasferibilità
pubblica e la pasta proprie abilità privata dei benefici. Anche in presenza di adeguate
misure di protezione legale è una completa appropriazione privata dei benefici della
conoscenza risulta difficile. Nessuna protezione legale può quindi trasformare un bene
così intangibile come la conoscenza in una merce completamente appropriabile dai privati.
Del resto sta con troppo severi alla circolazione della conoscenza se non lato in alto nei
benefici dei privati dall'altro diminuiscono l'utilità sociale e quindi riducono l'efficienza
complessiva del sistema produttivo.

36
Sociologia dell’innovazione

Problema: quello di un drastico sotto investimento nella ricerca da parte dei privati, dal
momento che l'innovazione un'attività in sé rischiosa e sui risultati possono essere fatti
propri dal suo produttore sono in misura molto limitata.
Ciò porta a importanti implicazioni: l'importanza attribuita al finanziamento pubblico della
ricerca la progressiva scoperta da parte dei teorici ruolo cruciale delle conoscenze e delle
loro esternalità per la crescita economica.

2. Secondo passaggio: spiegare l'importanza della conoscenza per lo sviluppo e per la


Gruber azione territoriale delle innovazioni.
A partire dalla seconda metà degli anni 80, le nuove teorie della crescita nei iniziato a
focalizzarsi sugli stock e i suoi gli spillover di conoscenze per spiegare diversi tassi di
produttività e sviluppo nelle varie economie.
La nuova teoria della crescita attira l'attenzione Sul progresso tecnologico enfatizzandone
due aspetti: che il cambiamento tecnologico risultato di decisioni consapevoli di
investimenti finalizzati da parte delle imprese private e di altri attori e che questi
investimenti producono significati le esternalità che generano rendimenti crescenti.
L'output non dipende solamente dei fattori produttivi interni ma anche dalle conoscenze
disponibili a livello collettivo. Ogni investimento privato e ricercano non mente solamente
lo stock di conoscenze nella singole imprese, ma attraverso lo spillover accresce anche lo
stock aggregato di conoscenze pubbliche: per questo il rendimento sociale degli
investimenti è superiore a quello privato. Per comprendere la portata di queste novità
teoriche bisogna: mettere in discussione il teorema di Arrow introdurre L'idea anche questi
costi di trasferimento siano legati alla prossimità dei soggetti coinvolti. Alla base della
geografia dell'innovazione vi è la convinzione che questa prossimità sia soprattutto di tipo
territoriale. I successivi allo scritto di Arrow, l'idea che la conoscenza sia un bene pubblico
concorsi di diffusione molto bassi è stata messa in discussione. E nuove conoscenze
presentano rilevanti barriere di accesso e asimmetrie informative. Come abbiamo visto
molta della conoscenza privata è legata la ricerca e calibrate sulle specifiche esigenze di
un'azienda e questo non la rende facilmente trasferibile. D'altra parte anche
appropriazione della conoscenza pubblica non è esente da costi complicazioni: richiede
infatti un forte investimento nel capitale umano interno alle imprese. Insomma anche per
mettere a frutto la conoscenza prodotta dagli attori pubblici (università, centri di ricerca) i
privati necessitano di una elevata absorptive capacity.
Per questo insieme di motivi la conoscenza assomiglia piuttosto ad un bene di club, c'è
un bene che viene condivisa privatamente da un gruppo limitato di soggetti che possono
utilizzarlo in esclusiva in virtù di un qualche meccanismo di esclusione. Un meccanismo
che consente solo a coloro che sono ammessi alla fruizione di quel bene di avvalersi dei
relativi benefici, escludendone tutti gli altri.
Alla base degli studi sulla geografia dell'innovazione via l'idea che la prossimità spaziale
rappresenti uno di questi meccanismi di esclusione, che consente solo le imprese che
operano un determinato territorio di beneficiare delle risorse produttive e dei beni collettivi
che vi sono localizzati. Vi è inoltre il convincimento che il trasferimento di conoscenze
risulti agevolato dalla prossimità relazionale tra i soggetti coinvolti.
A tal proposito si possono individuare due filoni principali di ricerca, che si interrogano sul
rapporto tra le attività innovative la loro localizzazione:
- Uno è quello sugli spillover conoscitivi
- il secondo riguarda l'articolazione territoriale dell'economia e la differenziazione dei
livelli di sviluppo connesso alle attività innovative alla loro organizzazione dello
spazio.

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Sociologia dell’innovazione

3. GLI SPILLOVER DI CONOSCENZA

Griliches 1979 -> la questione è posta nel suo saggio e riguarda l'influenza esercitata dal
capitale di conoscenze esterno a un'impresa un'industria sulla loro produttività.
La produttività, infatti dipende anche dal serbatoio di conoscenze generali a cui le imprese
possono accedere, e che può variare in maniera significativa tra i diversi settori aree
geografiche. Inoltre, la capacità di appropriarsi degli spillo per varia seconda della distanza
tecnologica ed economica che li separa dalla fonte di conoscenza esterna. In questa
prospettiva, un puro spillo per conoscitive rappresentato dalle idee che team di ricerca
dell'industria X prendono a prestito dai risultati di ricerca dell'industria Y.Cioè dagli scambi
di conoscenze che le imprese derivano lavorando su cose simili e quindi beneficiando
molto dalla ricerca reciproca.

Le prime ricerche empiriche condotte su questi temi da Adam Jeffe mostra in effetti che
l'attività di ricerca correlate, condotte cioè in aree tecnologiche vicine, consentono
incrementi significativi nelle prestazioni delle imprese. Lo studioso esplora resistenza
negli stati uniti di spillover mediati geograficamente, in particolare quelli di origine
accademica. Usando serie temporali di dati livello statale, riguardanti la spesa e brevetti
delle imprese delle università e si trova che questi ultimi esercitano sia un impatto diretto
che uno indiretto sulle innovazioni commerciali delle prime. La ricerca universitaria
influisce infatti direttamente sull'attività brevettuale dell'impresa e, in particolare in alcuni
macro settori tecnologici e indirettamente aumentano e rendono in più produttiva la ricerca
industriale. Lo studioso mostra così che le università esercitano un effetto positivo
sull'innovazione locale non solo tramite laureati servizi che mettono a disposizione
dell'economia, ma anche tramite la diffusione di conoscenze informazioni derivanti dalla
ricerca universitaria: in breve, tramite spillover conoscitivi mediati geograficamente.
Altre indagini, condotte successivamente, usano indicatori diversi.
Questi studi mettono in luce l'esistenza di spillover vincolanti geograficamente, ma si
basano esclusivamente su un'evidenza di tipo indiretto, cioè su correlazioni statistiche a
livello territoriale punti non esaminano invece percorsi meccanismi concreti attraverso. Cui
gli spillover vengono effettivamente condotti.
Crook man aveva sostenuto l'opportunità di concentrare la ricerca sulla nuova geografia
economica soltanto su alcuni fattori di agglomerazione territoriale: quelli visibili e
misurabili, trascurando l'atmosfera industriale gli spillover conoscitivi. Questi ultimi infatti.
Segni materiali difficili da analizzare perché non lasciano nessuna traccia di carta che
possa essere usata per misurare implica mente.
Le ricerche condotte da Adam Jeffe si lanciano proprio sulla scoperta di queste
tracce di carta, esaminando la distribuzione geografica dei brevetti delle citazioni
brevettuali, al fine di dimostrare che gli spillover di conoscenza sono
geograficamente localizzati. Le situazioni contenute in un brevetto sono assunte come
evidenza di una sviluppo tecnologico successivo conti lizza conoscenze dei predetti citati:
sono in altri termini tracce visibili dei flussi di conoscenza. Cosa ti piace e ti riportano le
indicazioni sulla localizzazione geografica degli inventori, è possibile analizzare la
dimensione territoriale dei spillover e la loro capacità di viaggiare attraverso le distanze.
Questo insieme di brevetti di origine rappresenta la fonte dei potenziali spillo over,
rispetto ai quali vengono poi individuati tutti brevetti successivi che contengono loro
citazioni, i brevetti citanti. I risultati delle analisi consentono agli studiosi di dimostrare: che
le citazioni provengono in prevalenza da brevi detti di imprese americane, localizzate nello
stesso stato addirittura nella stessa località del brevetto di origine, che questi spillo
persona più forte livello locale nei primi anni successivi alla concessione del brevetto,
mentre l'effetto territoriale tende a svanire con il passare degli anni, nonché spillo per locali

38
Sociologia dell’innovazione

non sono confinanti all'interno delle stesse classi tecnologiche, ma tendono a travalicare le
varie specializzazioni.
In sintesi due cose rilevanti:
1) in primo luogo che malgrado l'invisibilità degli spillo per di conoscenze si lasciano
una traccia di carta nella formazione delle citazioni e
2) in secondo luogo che queste piste indicano che i spillo per di conoscenza sono
geograficamente localizzati.

Questa indagine è stata successivamente sottoposta alcune critiche: la robustezza dei


risultati ottenuti a livello Subnazionale e l'attendibilità dell'indicatore utilizzato.
Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto è stato osservato che una gran parte delle
situazioni vengono inserite dei tecnici e degli uffici e brevettuali che analizzano le
domande: si tratterebbe perciò di un fenomeno burocratico, piuttosto che di un flusso reale
di conoscenze tra inventori. Inoltre, tutte le situazioni sono introdotte per gli amministrativa.

Alla luce di questi dati diversi studiosi hanno iniziato a dubitare che le citazioni
rappresentano una fonte attendibile di informazioni sullo stato delle conoscenze di
inventori su gli spillo per territoriali. Ciò detto, altre ricerche mostrano che dietro le citazioni
mi sono spesso degli effettivi flussi di conoscenza.

Gli studi sugli spillover territoriali rappresentano un tentativo di misurargli la rilevanza nella
vicinanza territoriale per gli scambi di conoscenze e le attività innovative. Lasciano tutta
viene esplorato i meccanismi concreti che rendono possibili questi processi. Questo tema
viene invece affrontato da un team di ricercatori californiani che studiano il settore delle
biotecnologie fattori che spingono operare in determinati territori in una concentrarlo sì
sulla conoscenza incorporata nel capitale umano. E soprattutto il capitale umano di cui
sono portatori gli scienziati star, ricercatori particolarmente produttivi innovativi,
rappresentare il fattore attrattivo delle imprese innovative.
Nel corso delle varie ricerche condotte insieme ad altri colleghi, il team ha dimostrato che:
la creazione iniziale del settore commerciale delle biotecnologie strettamente connessa
agli apporti conoscitivi di tipo rivoluzionario generati dalle università, che la nascita e il
successo delle nuove imprese biotecnologiche sono strettamente legati all'impegno diretto
di ricercatori collocati alla frontiera di questo nuovo settore scientifico.
Questo team di ricercatori apre perciò la black box degli spillover, analizzando i
meccanismi che consentono il trasferimento di conoscenze scientifiche e delle università il
settore delle imprese. In particolare, si concentrano sulla fase iniziale di creazione della
nuova industria tecnologica, dopo la scoperta nel 1973 della tecnica di base per la
ricombinazione del DNA. Gli studiosi californiani individuano un set di 327 scienziati stare
particolarmente produttivi all'avanguardia in questo settore. In una fase di cambiamenti
fondamentali questi ricercatori possiedono due caratteristiche peculiari: sono legati una
determinata località e possiedono un capitale umano naturalmente escludibile, in ragione
della complessità e ho del carattere tacito delle informazioni necessarie per praticare
queste innovazioni.
Nella fase iniziale di questa rivoluzione scientifica ci sono ostacoli naturali alla circolazione
al la rapidità della diffusione delle conoscenze che si caratterizzano come tacite, scarse e
di alto valore economico. Essi infatti sono incorporate nei scienziati che operano la
scoperta e possiedono un elevato valore a causa dei loro possibili impieghi commerciali.
Finché non verranno codificati in utilizzate queste procedure di scoperta possiedono
perciò dei tratti di escludibili età naturale. Chi vuole conoscere imparare queste tecniche
deve fare esperienze dirette di S legandosi ai team di ricerca. Per trasferire queste
conoscenze le imprese, perciò, c'è bisogno di un'abilità del capitale umano, che devo altre

39
Sociologia dell’innovazione

passare i confini delle un'e-mail io accedere al settore commerciale. Questi scienziati però,
nella fase iniziale, sono territorialmente stabili, poiché è poco disponibile a lasciare le loro
università e ti indirizzerà per cui lavorano. Sono loro quindi a determinare la localizzazione
geografica delle risorse, poiché queste ultime per acquisire le nuove conoscenze hanno
bisogno di impiegarli direttamente. Si creano in questo modo gli effetti localizzante della
ricerca universitaria.
La localizzazione geografica dei scienziati risulta un elemento chiave per spiegare
dove e quando le imprese biotecnologiche iniziano a proliferare. Ciò vieni in diverse
forme. Le imprese esistenti si inseriscono nel nuovo settore stipulando contratti di
collaborazione con questi ricercatori. Inoltre, il grado di coinvolgimento diretto degli
scienziati nell'attività dell'impresa risulta un forte predittore del loro successo commerciale.
Contrariamente a quanto tenuto dalla lettura degli spillover, questo fenomeno non sembra
però indicare che siano all'opera dei puri spillo per di conoscenze, bensì meccanismi
standard di mercato concernenti lo scambio di beni privati. Non tutte le imprese che
operano nell'area Dove fanno ricerca in Scienze ti star beneficiano dei vantaggi delle loro
ricerche comunque non è quel misura. Allora volta gli scienziati che si lanciano e sono
coinvolti di più dimostrato una maggiore produttività ed efficace scientifica rispetto ai
colleghi che rimangono confinati nelle università.
Esiste quindi un circolo virtuoso tra la conoscenza scientifica e la valorizzazione
commerciale. Questi fenomeni caratterizzano solo una fase transitoria: quella di avvio di
un nuovo settore produttivo seguito di una scoperta scientifica radicale risulta incorporate
nel capitale intellettuale di particolari soggetti. Questi studi mostrano che i spillo per di
conoscenza sono legati alla qualità del capitale umano e al trasferimento delle
conoscenze al mondo delle imprese, attraverso meccanismi di mercato. Anche altre
ricerche successive hanno mostrato che la mobilità occupazionale del capitale umano È
uno dei fattori che spiega il trasferimento di conoscenze e di capacità innovativa tra le
imprese, la mobilità che quando è confinata prevalentemente all'interno di una determinata
area tende a beneficiare la capacità innovativa delle imprese locali. Ma non solo. Le
ricerche del team della California mostrano infatti che le imprese che hanno rapporti più
stretti con gli scienziati star crescono più di altre, assumendo orologi leadership.
Ecco che quindi gli studi del team finiscono Per incontrarsi con quelli sulla localizzazione
geografica degli spillover della conoscenza tacita. Come abbiamo visto la geografia
dell'innovazione essa infatti è prodotta all'interno di contesti specifici e può essere
condivisa solamente attraverso la dispnea astrazioni la pratica.
La geografia economica di matrice istituzionale tende però a sottolineare anche la
dimensione socio situazione alita dei processi. L'ambiente entro cui avviene la produzione,
la riproduzione la diffusione del sapere tacito è fortemente condizionato dal contesto
istituzionale che modella se le transizioni economiche, che ai processi di di mento.
Dipende cioè da norme, convenzioni, valori, aspettative routine condivise, che discendono
da strutture di istituzioni comunemente vissute. Le situazioni esercitano quindi la loro
azione sia livello nazionale che locale e regionale.

4. I SISTEMI REGIONALI

L'assunto di base della letteratura sui sistemi di novazione nazionale e che la struttura
economica e le situazioni modella nei processi di innovazione.
Ma esiste un solo sistema di novazione all'interno di uno Stato? All’ inizio degli anni 90,
diversi studiosi hanno iniziato a mettere in dubbio questa affermazione, sottolineando
l'importanza della dimensione regionale della sua capacità di generare una nuova
conoscenza. Si inizia perciò parlare di Learning regions (LR).

40
Sociologia dell’innovazione

Queste riflessioni rappresentano il primo tentativo di collegare processi di novazione le reti


territoriali nella spiegazione dello sviluppo regionale.
Nei nuovi assetti competitivi, infatti, la conoscenza diventa un bene strategiche processi di
novazione assumono una configurazione reticolare, poiché nessuna impresa riesce a
troneggiare lì da sola. La letteratura sulle LR e suggerisce che le economie regionali siano
la sede più adatta per rispondere a queste trasformazioni. Tale letteratura si articola in due
varianti principali. Una nordamericana che tende a sottolineare il ruolo delle risorse socio
cognitive: la qualità delle infrastrutture conoscitive, delle università, dei cerchi di ricerca e
della forza lavoro specializzata nei settori dell'high-tech dell'economia. La seconda è
quella europea che si focalizza invece maggiormente sulle risorse sotto normative: solo
del capitale sociale e della fiducia nell'agevolare la collaborazione tra imprese processi di
apprendimento interattivo. Questa letteratura non ha avuto molti sviluppi successivi per la
tendenza a confinare le reti processi di apprendimento all'interno dello spazio regionale,
per la forte e commistione con le politiche di innovazioni e per la forte in fase di tipo olistico
che tende ad oscurare la dimensione degli interventi internazionali realizzati degli attori
regionali.
E ho detto le riflessioni sulle LR hanno fornito un contributo seminale chi ha poi trovato
sbocco nei sistemi di novazione regionale (SIR). Questo filone di ricerche si colloca in una
posizione complementare rispetto agli studi sui SIN. Il SIR non sono una semplice
proiezione su scala regionale di questi ultimi, bensì vanno pensati come sistema in sé
stanti, con delle caratteristiche specifiche differenziali. Il concetto viene lanciato per la
prima volta da Cooke.
Il SIR si configura come un'area geografica in cui, grazie un contesto culturale
situazionale favorevole, si realizza una cooperazione per l'innovazione di una
pluralità di organizzazioni.
Gli assunti di questo approccio sono i seguenti: le imprese innovative sono collocate
all'interno di reti regionali, dove interagiscono e con operano non solo quei fornitori e
clienti ma anche con le organizzazioni informative e centri di ricerca. La prossimità di
queste organizzazioni facilità i processi di novazione. Autorità regionali possono giocare
un ruolo importante per sostenere questi processi offrendo servizi e promuovendo
interconnessioni gli attori.
Ma quali sono precisamente i fattori costitutivi di un SIR? Un sistema di innovazione
regionale consiste di sottoinsiemi di produzione sfruttamento della conoscenza che
interagiscono tra loro e sono collegati con altri sistemi regionali, nazionali e globali
per commercializzare una nuova conoscenza.

Nel SIR esistono perciò due lati:


- quello dell'offerta, che comprende tutte le organizzazioni responsabili della
produzione della conoscenza,
- Quello della domanda, che in include le imprese e le altre organizzazioni che usano
e sviluppano queste risorse.
Vi sono poi tutta una serie di organizzazioni che assumono ruolo di intermediazione al
fine di accorciare le distanze facilitare i rapporti tra i due lati del sistema innovativo.
Vengono inoltre specificate le due dimensioni costitutive dei SIR: quella della
governance territoriale e quella dell'innovazione economica.
1) La dimensione della governance riguarda le politiche pubbliche le infrastrutture
conoscitive che tengono ogni innovazione delle imprese. Il riferimento è la
propensione delle amministrazioni regionali e costruire reti interattive inclusive che
facilitano l'associazione e la cooperazione tra le organizzazioni locali.
2) La dimensione dell'innovazione aziendale riguarda la struttura economica
industriale, con particolare riferimento alla cultura produttiva la capacità di

41
Sociologia dell’innovazione

innovazione delle imprese. A definire queste dimensioni con corni livelli di


investimento, dimensione delle imprese, la presenza di reti interne aziendali, i livelli
di collaborazione con clienti e fornitori.

Per ciascuna di queste due dimensioni Cooke propone una tipologia specifica.

Dimensione dei sistemi di governance


La tipologia dei sistemi di governance fa riferimento soprattutto alle modalità impiegate
per il trasferimento tecnologico, cioè servizi ed iniziative messe in campo per diffondere
nuove conoscenze e tecnologie presso le imprese locali. Si basa essenzialmente su
cinque variabili: la fonte dell'iniziativa, la fonte del finanziamento, le competenze di ricerca,
il grado di specializzazione, il grado di coordinamento. Analizzando le governance
regionale secondo queste cinque dimensioni, tre tipi ideali di SIR.
tabella

è I modelli idealtipici proposti da Cooke non vanno però applicati in maniera statica,
poiché le regioni che vengono analizzate possono subire anche delle trasformazioni
che ne cambiano i caratteri di fondo, anche in collegamento con mutamenti
intervenuti nel quadro nazionale.

Dimensione dell'innovazione aziendale


Per quanto riguarda la seconda dimensione costitutiva del SIR, quella dell'innovazione
aziendale, il sociologo presenta un'altra tipologia che tiene conto del ruolo delle grandi
imprese, delle relazioni tra le aziende e dei loro approccio verso l'innovazione.

Anche in questo caso vengono proposti tre del tipi


• sistema localistica. In questo caso il ruolo delle grandi imprese è molto limitato. La
capacità tecnico scientifica la portata innovativa delle imprese è piuttosto limitata. Ci
sono pochi finanziamenti istituti di ricerca pubblici, anche se vi possono essere
risorse centri privati che lavorano insieme alle imprese locali. La capacità
associativa dell'impresa e dei governi locali può essere invece è buona.
• sistema interattivo. Queste economie regionali non sono dominate dalle grandi
alle piccole medie imprese, bensì da un mix equilibrato di entrambe, Che possono
essere sia di origine locale che ti origine esterna. La capacità di ricerca e la portata
innovativa delle aziende si dispiega su scala regionale, ma quando necessario può
spingersi anche oltre, su scala nazionale internazionale. Sul fronte della ricerca c'è
una combinazione di centri pubblici e privati con alcune grandi imprese che hanno i
loro quartieri generali nella regione e governi regionali che intervengono per
promuovere l'economia dell'aria. C'è un buon livello associativo sia di tipo verticale
tre vari livelli di governo, che di tipo orizzontale a livello locale.
• il sistema globalizzato. Questi SIR sono dominati dalle grandi imprese che si
muovono su scala globale, spesso basandosi, su una catena del valore in cui
trovano spazio, livello locale, agglomerazione di piccole medie imprese. Il
potenziale di ricerca e perlopiù concentrati all'interno delle big corporation. E perciò
prevalentemente di tipo privatistico, anche se può essere presente un'infrastruttura
pubblica di ricerca, specialmente verso le esigenze delle piccole e medie imprese.
Sulla base di queste due tipologie stata costruita una tassonomia di casi concreti a

42
Sociologia dell’innovazione

partire da uno studioso alcuna ragione innovative e collocati in varie parti del
mondo.

Cooke è consapevole che le regioni analizzate a prossima non in misura variabile tipi di
SIR.
A questo proposito bisogna tener presente che lo schema analitico propone dei tipi ideali
che servono come termine di riferimento per lo studio della realtà empirica.
Cooke propone una strumentalizzazione analitica per lo studio di SIR che cerca di tenere
insieme sia la dimensione concettuale che con le empirica.
Lo schema si compone di cinque concetti interconnessi, definiti come polarità dicotoniche,
che consentono poi di studiare misurare i casi concreti in termini di una combinazione di
indicatori sistematici:
- regione, intesa come una unità politica amministrativa di livello meso, collocata tra
lo Stato Nazionale e governi locali. Una regione può possedere un profilo
omogeneo dal punto di vista storico e culturale, ma essenziale che abbia dei poteri
di intervento sul fronte delle politiche economiche.
- Inovazione intesa come capacità di commercializzare nuove conoscenze relative ai
prodotti, i processi azione della produzione.
- network riguarda la presenza di rapporti cooperativi e fiduciari tra gli attori locali e
regionali, che consentono di perseguire degli interessi comuni sul fronte
dell'innovazione.
- apprendimento, in base al quale le nuove conoscenze, competenze e capacità
che vengono create acquisite a livello regionale si diffondono e vengono assorbite
dalle mese e dalle altre organizzazioni innovative radicandosi nella routine
operative.
- interazione, inteso come insieme di reticoli formali e informali di relazioni, incontro
e comunicazioni sull'innovazione, che consentono agli attori locali di associarsi in
attività di apprendimento interesse individuale collettivo.
In sintesi questi consentono di rilevare sei una regione possiede o meno un sistema di
novazione è il grado in cui questo sistema si avvicina al tipo ideale.

Delle buone prestazioni economiche richiedono un sistema sofisticato e guidato


prevalentemente dal mercato e ciò si verifica più facilmente nei Stati Uniti che in Europa.
Nel vecchio continente infatti ci sono prevalentemente SIR istituzionali basati sulle
istituzioni pubbliche di produzione diffusione della conoscenza, come centri laboratori di
ricerca all'Università di organizzazioni per il trasferimento tecnologico e, le agenzie di
formazione di finanziamenti altre organizzazioni di intermediazione.
Per contro, negli Stati Uniti sono presenti SIR imprenditoriali, prevalentemente guidati
da attori privati. Questa dispensa spiega il gap di prestazioni innovative sulle due sponde
dell'Atlantico, poiché secondo tipo di stile più dinamico ed efficaci e trovandosi
maggiormente a contatto con gli stimoli del mercato.

Recentemente la visione di Cooke essere diventata più sfumata. Le capacità conoscitive e


innovativa livello regionale sono viste come possibile risultato di una strategia
internazionalmente mirata a creare le reazioni meccanismi di intermediazione tra gli attori
regionali sì e privati. Si tratta cioè di produrre diventati regionali costruiti mediante delle
politiche di piattaforma (interventi volti a potenziare i flussi informativi e le capacità
innovative regionali).

Nel corso degli ultimi due decenni ci sono stati essenzialmente due tipi di studi. Da un lato
le analisi di caso cioè lo studio di singole regioni, ritenute esemplari, di cui vengono

43
Sociologia dell’innovazione

esaminati in profondità le origini storiche. Dall'altro l'analisi comparate, condotte usando


uno stesso schema analitico per la rilevazione dei dati e per l'interpretazione dei risultati.
Come quella presente nelle pagine precedenti.

Con riferimento a quest'ultima meritano di essere menzionati anche le ricerche svolte su


alcuni cluster produttivi regionali in tre paesi andina: Danimarca, Svezia e Norvegia. (Per
cluster si intende una concentrazione geografica di istituzioni e imprese interconnesse tra
loro che rappresentano un particolare settore produttivo. Di esso fanno comunque parte
anche imprese organizzazioni appartenenti a settori complementare a quello di
specializzazione che sono importanti per la competitività di quest'ultimo).
I cluster scandinavi vengono ricondotti a tre diversi tipi di Siri:
1) il primo tipo viene definito con una rete di novazione regionale territorialmente
radicata, in cui le imprese innovano grazie processi di apprendimento localizzati.
2) Il secondo tipo invece quello dei sistemi di novazione collegati una rete
regionale, in cui la dimensione locale interattiva dei processi di apprendimento è
ancora forte, ma il sistema un carattere più pianificato e sistemico, poiché vi sono
specifiche politiche mirate di aumentare la capacità innovativa delle imprese.
3) Il terzo tipo è quello del sistema nazionale di innovazione e regionalizzato, in cui
il cluster settoriale e le istituzioni sono funzionalmente integrate a livello nazionale e
internazionale, per cui l'innovazione viene prevalentemente realizzata attraverso la
cooperazione con altri attori esterni alla regione. Anche la conoscenza necessaria
per l'innovazione viene perlopiù da fuori ed è prevalentemente di tipo scientifico.
Questa tipologia di sistemi regionali stata poi interpolata con le conoscenze
impiegate nel processo produttivo, che sono diverse nei settori dell'alta tecnologia
in quelli tradizionali non sono esclusivamente legati all'attività di RS.

Ci sono tre tipi di conoscenze


- La base di conoscenza sintetica che hai usato in comparti produttivi tradizionali in
cui vengono impiegate nozioni più disponibili per dar vita a nuove combinazioni
produttive.
- La base di conoscenza analitica che in più presente nelle attività economiche
dove la ricerca scientifica svolge un ruolo maggiore. Il sapere codificato quindi
assume più rilievo ai processi nuova tv e possono essere di tipo più radicale. In
questi settori rapporti con le fonti della conoscenza scientifica hanno una maggiore
importanza.
- La base di conoscenze simbolica fa riferimento invece alla creazione di
significati, desideri attributi estetici per beni di tipo culturale alla loro valorizzazione
economica. Questo tipo di cognizione viene impiegata nei settori dei media, della
pubblicità, della moda e del design dove c'è uno spostamento di importanza dal
valore due uso dei prodotti alle valore segno delle Marche. Ognuna di queste basi
conoscitive modella diversamente modi di novazione presenti nei vari settori
produttivi e nei vari territori, poiché è diverso mix di conoscenze utilizzate li rende
più o meno sensibili alla distanza geografica. La prossimità spaziale risulta meno
significativa per i processi di apprendimento imperniati sulla conoscenza analitica, è
più elevata per quelli fondati sulla conoscenza sintetica e simbolica.

Per concludere: studiosi che si occupano desideri e riconoscono una varietà di regimi di
innovazione in cui le reti di apprendimento si sviluppano su vari livelli territoriali. Ciò detto,
in questa letteratura la dimensione più rilevante è di tipo regionale.

44
Sociologia dell’innovazione

CAP VII: INNOVAZIONE E SVILUPPO SOCIALE

1. LE ECONOMIE DI AGGLOMERAZIONE

Le riflessioni sui processi d’innovazione locale parte dall’assunto che l’agglomerazione


territoriale delle imprese, all’interno di aree delimitate, crei degli specifici vantaggi
competitivi. Per economie di agglomerazione gli economisti intendono dei benefici
economici che derivano alle imprese dal fatto di essere geograficamente localizzate le une
vicino alle altre. Nella letteratura economica ne sono stati identificati due diversi tipi: le
economie di localizzazione, che discendono dalla co-localizzazione di imprese di uno
stesso settore, e le economie di urbanizzazione, che sono invece legate alla dimensione
urbana, ovvero al volume della popolazione, alla densità abitativa e alla varietà delle
attività e dei servizi disponibili nelle città questa distinzione si connette al genere di
economie esterne di cui possono beneficiare le imprese. Nel primo caso si determinano le
esternalità di Marshall-Arrow-Romer, che sono dovute alla specializzazione settoriale. Nel
secondo caso, invece, si determinano le esternalità di Jacobs, legate alla diversificazione
settoriale e allo scambio di conoscenze complementari.
L’idea di Jacobs è che nei contesti urbani l’addensamento di popolazione, la vicinanza e
l’interazione tra le persone rendano più fluido lo scambio di informazioni e il contatto fra
idee diverse, agevolando così l’innovazione. E’ la varietà che circola attraverso le relazioni
sociali ed economiche a consentire ai soggetti e alle imprese di acquisire nuove
conoscenze che possono essere utili, sperimentando combinazioni mai tentate in
precedenza.
L’idea che la diversità rappresenti un fattore di dinamismo economico è stata di recente
recuperata anche negli studi sull’innovazione regionale e locale attraverso il concetto di
varietà collegata. L’idea di fondo è quella di Jacobs, ma con una significativa
qualificazione. L’ipotesi che viene avanzata è che a creare un vantaggio competitivo in
certe aree territoriali non sia né la diversità settoriale di per se e neppure la
specializzazione settoriale. E’ invece la presenza in quel territorio di una pluralità di
specializzazioni produttive in settori tecnologicamente collegati a facilitare l’apprendimento
interattivo e l’innovazione regionale.

2. LA SCUOLA ITALIANA

L’altro tipo di esternalità, quelle localizzative connesse alla specializzazione produttiva, si


riferisce a quanto scritto da Marshall a proposito dei distretti industriali di piccole e medie
imprese presenti in Inghilterra verso la fine dell’800. Il concetto di distretto industriali (DI) è
stato poi rilanciato da Beccatini che lo definisce come un’entità socioterritoriale
caratterizzata dalla compresenza attiva, in un’area territoriale circoscritta,
naturalisticamente e storicamente determinata, di una comunità di persone e di una
popolazione di imprese industriali. Egli ha tenuto conto sia degli aspetti socioterritoriali (la
comunità locale) che quelli economici (le imprese).
La popolazione di imprese industriali è composta di piccole e medie imprese (PMI)
indipendenti, appartenenti a uno stesso settore produttivo legate tra loro da una divisione
specialistica del lavoro. Questa suddivisione della produzione consente alle PMI di
conseguire un elevato livello di efficienza e competitività in ciascuna delle fasi che
compongono il processo produttivo tipico del distretto.
Il settore di specializzazione del DI viene però concepito da Marshall in senso ampio. Non
comprende solo l’attività produttiva prevalente, ma anche le industrie sussidiarie che
forniscono i macchinari, i materiali. Marshall distingue le economie interne, che dipendono
dall’efficienza organizzativa e dalle risorse proprie delle singole aziende, dalle economie

45
Sociologia dell’innovazione

esterne, che dipendono dallo sviluppo generale dell’industria a cui appartengono quelle
imprese. Quando parla dei DI, l’economia inglese fa riferimento alle economie esterne,
che creano tre tipi di vantaggi competitivi per le PMI.
Economie di specializzazioni, derivanti dalla presenza di un largo numero di fornitori
qualificati e di industrie sussidiarie: produttori specializzati nella costruzione di macchinari
appositamente pensati per ogni singola fase di quell’attività produttiva; aziende
specializzate nella fornitura dei materiali, nella commercializzazione dei prodotti etc.
Questo consente alle PMI di usufruire di macchinari, prodotti e servizi di alta qualità e a
buon mercato.
2. Il secondo vantaggio è connesso a un mercato del lavoro qualificato e specializzato,
che mette a disposizione delle PMI un buon capitale umano a virtù delle tradizioni
produttive sedimentate storicamente nella comunità locale.
3. Il terzo vantaggio concerne due aspetti: la circolazione delle informazioni e gli spillover
di conoscenza. Il primo aspetto è connesso alla facilità di ottenere notizie cruciali per gli
scambi commerciali. Il secondo è connesso alla presenza di uno stock di specifiche
conoscenze e competenze specialistiche, legate al contesto locale, che agevolano la
produzione di nuove idee e la loro diffusione tra le PMI.
Il DI rappresenta un ambiente particolarmente favorevole per l’innovazione, per più motivi:
1. ragioni economiche legate alla competizioni e alla divisione specialistica del lavoro;
2. ragioni normative connesse all’etica del lavoro, alla reputazione professionale e
all’apprezzamento
che ricevono le idee innovative;
3. ragioni sociali connesse alle reti relazioni che innervano l’economia locale e che
agevolano sia la
fertilizzazione incrociata delle idee, sia la diffusione imitativa delle innovazioni. Nel distretto
l’introduzione di innovazioni tecnologiche assume una caratterizzazione collettiva e
diffusa. Si configura come un processo sociale, che si realizza gradualmente e coinvolge
sia le imprese che tutta la popolazione.
Marshall riconosceva i vantaggi che le grandi imprese hanno nell’innovazione, ma riteneva
che anche i piccoli imprenditori, specie se collocati nei distretti industriali, potessero
contribuire al progresso tecnologico. Nel DI, inoltre, i processi innovativi godono di un
duplice vantaggio: 1) da un lato possono avvalersi della creatività individuale e della
dedizione assoluta tipica dei produttori indipendenti, che lavorano in proprio e sanno di
trarre benefici competitivi immediati dalle loro scoperte; 2) dall’altro possono usufruire
della creatività collettiva che coinvolge l’intera comunità locale.
Gli errori e i fallimenti, così come le soluzioni riuscite, diventano presto patrimonio
condiviso e conferiscono nuova linfa per testare ulteriori soluzioni tecnologiche e
organizzative.
Nel distretto si dispiega perciò una capacità innovativa diffusa, cioè forme di
apprendimento per esperienza, che sfruttano le conoscenze pratiche maturate
operativamente dai produttori e dagli utilizzatori.
Il mix di competizione e cooperazione che connota il mercato comunitario del distretto, se
da un lato stimola continuamente la ricerca di nuove soluzioni tecnologiche per battere la
concorrenza, dall’altro agevola la collaborazione, perché il carattere frazionato delle
competenze spinge alla ricerca di una pluralità di contributi, dando spesso vita a un
fenomeno di vera e propria innovazione collettiva.
Gli studi sulla terza Italia (Triveneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Umbria) hanno
favorito uno sforzo interpretativo convergente tra sociologi economici ed economisti
eterodossi che ha dato vita a una scuola italiana dei distretti industriali e dello sviluppo
locale. E’ stata evidenziata l’importanza di fattori non economici quali la storia e gli assetti
socioistituzionali di queste regioni.

46
Sociologia dell’innovazione

3. MONDI DELLA PRODUZIONE E “MILIEU” INNOVATIVI

Un approccio simile a quello italiano si trova in Storper laddove parla dei distretti
tecnologici basati sulle PMI. Anche qui l’idea di fondo è che l’innovazione tragga beneficio
dalla prossimità geografica e culturale che facilita gli scambi di informazioni e conoscenze.
La scuola californiana delle economie esterne – fondata da Storper negli Stati Uniti a
partire dagli anni 80 – sottolinea che la divisione del lavoro tra le imprese rappresenta una
risposta all’incertezza causata dai mutamenti di mercato e da quelli tecnologici, che
tendono ad aumentare i costi delle transazioni economiche. L’agglomerazione territoriale
consente alle imprese di ridurre questi costi e di avvalersi di economie esterne che ne
aumentano la capacità competitiva. Le regioni e le località, infatti generano un insieme di
relazioni, convenzioni, regole informali e consuetudini che sono in grado di facilitare il
coordinamento degli attori economici in condizioni di incertezza. Storper definisce queste
agglomerazioni territoriali come dei mondi regionali della produzione ovvero come
l’interconnessione di persone, organizzazioni, oggetti e idee caratterizzati da una certa
indivisibilità e completezza. Alla base delle tendenze agglomerative vi è la possibilità di
instaurare contatti personali faccia a faccia. Questi ultimi sono un’efficiente tecnologia di
comunicazione, che consente di controllare sia la dimensione verbale che quella non
verbale; stimolano la fiducia reciproca; facilitano i processi di socializzazione,
apprendimento e monitoraggio reciproco.; forniscono delle motivazioni psicologiche
appropriate per eseguire buone performance personali, stimolando l’imitazione e la
competizione.
A livello territoriale questo insieme di fattori determina uno specifico effetto buzz (brusio),
che agevola la comunicazioni di pensieri e concetti complessi. Ciò rende più produttive e
innovative le imprese che operano in queste aree.
L’approccio del milieu innovativo, che si sviluppa a partire dagli anni 80, si pone sulla
stessa lunghezza d’onda della scuola italiana, concentrandosi in particolare sui processi
innovativi che si svolgono nelle aree di PMI, cioè sugli ambienti innovativi. Il territorio viene
concepito come uno spazio relazionale che stimola processi di apprendimento collettivo,
incorporati nel milieu e nel mercato del lavoro locale, riducendo l’incertezza connessa al
cambiamento tecnologico.

4. I DISTRETTI HIGH-TECH

Perché i fenomeni di agglomerazione che in passato hanno manifestato tutta la loro


importanza nei settori manifatturieri tradizionali, si dimostrano altrettanto rilevanti per i
settori dell’alta tecnologia e per le imprese più innovative?
L’innovazione ha una fondamentale componente interattiva e dialogica; riguarda cioè
conversazioni tra più soggetti con esperienze diverse, che potenziano l’apprendimento e la
scoperta. Per funzionare, tuttavia, queste conversazioni richiedono una componente
informale e di interazione diretta che chiama in causa la vicinanza territoriale. Si formano
così dei sistemi locali dell’innovazione o distretti high-tech in cui si concentrano PMI che
collaborano tra di loro. Naturalmente non tutte le produzioni dell’alta tecnologia assumono
una configurazione distrettuale.

Perché ciò avvenga si devono realizzare tre condizioni:


1. il processo produttivo deve essere scomponibile in diverse fasi o componenti;
2. l’incertezza delle traiettorie tecnologiche deve stimolare la condivisione dei rischi e dei
costi dell’innovazione;
3. la variabilità del mercato deve richiedere un’elevata flessibilità organizzativa e
relazionale, e stimolare la continua ricerca di nuove soluzioni produttive.

47
Sociologia dell’innovazione

In simili circostanze le economie esterne alle singole imprese, ma interne a una


determinata area territoriale, acquistano una grande importanza. Oltre alle economie
esterne che caratterizzano tutti i DI, ve ne sono alcune che assumono una connotazione
specifica in quelli high-tech. Occorre considerare l’accesso alla ricerca e le possibilità di
collegamento con strutture scientifiche e universitarie. E’ evidente il rilievo di questo tipo di
beni collettivi per le imprese specializzate in settori ad alta tecnologia, per le quali
l’innovazione è strettamente legata alla possibilità di incorporare i continui progressi fatti
nel campo della ricerca scientifica.
Un secondo tipo di esternalità riguarda la disponibilità di fornitori specializzati di beni e
servizi avanzati, specifici per le imprese high-tech.
Un terzo tipo di esternalità è legato al contesto. La disponibilità di aree attrezzate, così
come di adeguate infrastrutture di comunicazione, è ovviamente importante per le
imprese. Ma nei sistemi produttivi high- tech conta molto anche la qualità socioculturale e
ambientale del sistema locale.

Anche il rapporto con il territorio è diverso nei distretti high-tech. Le attività di questi settori
permeano in maniera meno totalizzante l’economica e questo fa si che si crei una minore
identificazione con la comunità locale: il senso di appartenenza territoriale diventa perciò
meno rilevante e assume invece una maggiore centralità l’appartenenza alla comunità
professionale.

Vanno ricordati anche gli altri fattori socioeconomici che marcano la diversità dei distretti
tecnologici.
1. Il ruolo della famiglia e delle reti parentali è meno cruciale che nei distretti
tradizionali. Le aziende dell’alta tecnologia, infatti, non sono imprese-famiglia, come
spesso accade nei DI, ma imprese di soci.
2. I percorsi formativi degli imprenditori sono più formalizzati e basati su lunghe fasi
di istruzione.
3. Diverso è il capitale sociale su cui possono fare affidamento gli imprenditori, che
si basa meno sulle
reti comunitarie e parentali rispetto a quanto si osserva nei settori tradizionali.
4. Le modalità di generazione dei beni collettivi e della governance locale si basano
meno su quanto
ereditato dalla storia delle comunità locali e di più, invece, su processi intenzionali
di cooperazione tra gli attori pubblici e privati. La loro origine dipende maggiormente
da politiche specifiche.
Come i distretti tradizionali, anche quelli high-tech si basano però su una
costruzione sociale dell’innovazione che è localmente radicata.
Vicinanza territoriale e prossimità relazionale Alcune conclusioni generali:
1. L’importanza della dimensione geografica. Le attività innovative tendono a
concentrarsi territorialmente e la loro dislocazione spaziale non è casuale.
2. Centralità della conoscenza e del capitale umano. Nei nuovi scenari produttivi
globali diventa cruciale la creazione di nuove idee.
3. Importanza del contesto socioistituzionale e presenza di beni collettivi locali
capaci di generare delle economie esterne che aumentano la capacità innovativa
delle imprese. Le dotazioni economiche dei territori e delle singole imprese non
bastano infatti a spiegare da soli l’agglomerazione delle innovazioni.
4. Dimensione sistemica e reticolare dell’innovazione. L’aspetto relazionale è
enfatizzato: si tratta di rapporti tra sfere istituzionali diverse, tra attori individuali e
collettivi, tra soggetti pubblici e privati.
Dietro questi elementi vi sono due convinzioni.

48
Sociologia dell’innovazione

- In primo luogo l’idea che la conoscenza tacita, di tipo personale e contestuale,


giochi un ruolo rilevante nell’innovazione e che questa conoscenza sia appiccicosa
e perciò difficile da far circolare.
- La seconda è che i luoghi pivot dell’innovazione si collochino a livello regionale e
locale, poiché è a questa scala territoriale che si sviluppano più facilmente le
conoscenze.
Negli ultimi anni però entrambi questi assunti sono stati messi in discussione. Da un lato vi
è la crescente importanza delle conoscenze scientifiche e del sapere più formalizzato;
dall’altro ci sono i processi di globalizzazione, cioè la moltiplicazione delle partnership
innovative con attori che si collocano all’esterno del territorio di riferimento e che spesso
operano su scala globale.

5. Vicinanza territoriale e prossimità territoriale

Quali sono i fattori che accomunano questione di approccio al tema dell'innovazione?


• Il primo elemento di importanza della dimensione geografica. L'attività innovative
e tendono a concentrarsi territorialmente e la loro dislocazione spaziale non è
casuale. La dimensione spaziale assume rilevanza sia per i settori produttivi
tradizionali che per quelli più moderni. Nell'attività a bassa è meglio tecnologia così
come nell'attività ad alta tecnologia.
• Il secondo elemento è la centralità della conoscenza del capitale umano. Nei
nuovi scenari produttive globali infatti diventa cruciale la creazione di nuove idee.
• Il terzo elemento è il rilievo attribuito al contesto socio istituzionale alla
presenza di beni collettivi locali capaci di generare delle economie esterne tangibili
intangibili, che aumentano la capacità innovativa delle imprese.
• Infine il quarto elemento è la dimensione sistemica reticolare dell'innovazione.
L'aspetto relazionale e particolarmente enfatizzato: si tratta di rapporti tra essere
istituzionale diverse, trattore individuali e collettivi, tra oggetti e soggetti pubblici e
privati. Gli attori dell'innovazione si avvalgono per le loro attività di relazioni e legami
personali che veicolano risorse cognitive di varietà così come risorse normative di
coesione di fiducia.

Dietro a questi elementi vi sono due convinzioni di fondo. In primo luogo l'idea che
conoscenza tacita di tipo personale contestuale, giochi un ruolo rilevante nell'innovazione
è che questa conoscenza sia appiccicosa e perciò difficile da far circolare. La seconda è
che il luoghi di volt dell'innovazione si colleghino a livello regionale e locale, perché è a
questa scala territoriale che si sviluppano più facilmente le conoscenze, le reti e i vantaggi.
In realtà negli ultimi anni entrambi questi assunti sono stati messi in discussione
dall'intensificarsi dei fenomeni che rappresentano delle sfide apparentemente radicali per
gli appoggi territoriale all'innovazione. Da un lato vi è la crescente importanza delle
conoscenze scientifiche del sapere più formalizzato; mentre dall'altro ci sono i processi di
globalizzazione.

Sfide
La prima sfida riguarda soprattutto distretti industriali tradizionali che vedono messa in
discussione le loro consuete modalità di innovazione, basate perlopiù sui miglioramenti
incrementali. La seconda sfida interessa invece anche distretti tecnologici e le imprese
high-tech che hanno un rapporto meno vincolato con il territorio di apparenza

Anche se cambiano il modus operandi e le architetture relazionali delle economie locali


queste sfide non mettono tutta via realmente in questione ai fenomeni di agglomerazione

49
Sociologia dell’innovazione

dell'attività innovative che continuano a manifestarsi con Chiara evidenza empirica.


Queste sfide e dunque non indicano una perdita di rilevanza della dimensione territoriale
dell'innovazione, ma invitano piuttosto hanno reificare luoghi geografici, non considerarli
cioè importanti di per se è, prescindere dalle opportunità e dei vantaggi che offrono. Il
territorio va dunque inteso come un contesto relazionale in cui avviene la costruzione
sociale dell'innovazione.

Ciò non significa che le relazioni che si svolgono al suo esterno siano irrilevanti. Al
contrario nei sistemi locali più dinamici si osserva una pluralità di attori e istituzioni Che
funzionano come Abe relazionali verso l'esterno.
Inoltre non tutti gli attori rilevanti per la competitività delle imprese del territorio sono locali.

In altri termini, dobbiamo pensare alle affermazioni seguenti come non contraddittorie tra
loro.
Lo studio della geografia dell'innovazione risulta ancora oggi rilevante poiché le risorse
generate a livello locale regionale continuano ad essere importanti per gli attori economici
che vi operano.
Le dimensioni territoriali assumere una configurazione diversa è un peso maggiore o
minore a seconda dei vari paesi.
Studiare i territori non significa analizzare in maniera statica è alto contenuto e la loro
dotazione di risorse beni collettivi.
Gli studi territoriali più avvertiti applicano un approccio processuale dinamico
all'innovazione, integrando una pluralità di livelli esplicativi di tipo sia geografico che
analitico

• Analisi di tipo ecologico sui fattori di contesto, cioè sugli assetti istituzionali e
regolativi per vedere la dotazione di beni collettivi di risorse economiche presenti in
un'area territoriale.
• Analisi di tipo individuale si fattori di agenzia, ovvero sulle strategie sulle azioni
messe in campo degli attori locali e non, individuali e collettivi. Quest'analisi è
importante per capire che meccanismi generativi dell'innovazione se livello di
impresa sia livello di governance locale.
• Analisi di tipo relazionale sui rapporti interpersonali e Interorganizzativi. Le reti socio
economiche e le architetture relazionali che gli attori territori creano in cui si trovano
operare esercita un'influenza autonoma rispetto agli elementi contestuali E alle
strategie individuali.

-> Fattori di contesto, di agenzia e relazionali vanno perciò tenuti insieme nell'analisi sui
processi di innovazione.

La distanza
La distanza viene socializzato: diversi tipi di relazioni tra gli attori rendono la vicinanza
territoriale più o meno importante, la prossimità diventa cioè un concetto multi
dimensionale.
Boschma individua cinque diverse dimensioni:
• La prossimità cognitiva, connesse le diverse basi di conoscenza detenute dagli
attori economici,
• la prossimità organizzativa connesse le diverse soluzioni approntate per la
collaborazione lo scambio di conoscenze all'interno di uno o più organizzazioni,
• la prossimità sociale, connesse legami alle relazioni interpersonali,

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Sociologia dell’innovazione

• la prossimità istituzionale, connessa alle situazioni che definiscono a livello macro i


valori e le norme di condotta,
• la prossimità geografica, connesse a distanza spaziale tra gli attori.
Per lo studioso esiste una relazione ho invertito la tra le prossimità dell'innovazione. Sia
troppo che troppo poca vicinanza possono ostacolare l'innovazione anziché favorirla:
Nel primo caso perché si creano effetti di blocco in quanto troppa somiglianza tra un deficit
e di varietà nelle risorse cognitive che non stimolo all'innovazione.
Nel secondo caso perché poca vicinanza non genera risorse di coesione e fiducia tra gli
attori e questo ostacolo all'interazione l'apprendimento delle spetti le conoscenze.

è il punto di quest'analisi che interessa maggiormente è che la vicinanza territoriale


viene indicata come solo una delle possibili modalità di soluzione del problema del
coordinamento tra gli attori. La prossimità geografica non è perciò condizione
necessaria e neppure sufficiente per l'innovazione.

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