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RIASSUNTI STORIA DEL DESIGN II

LEZIONE 1

OWEN JONES E IL COLORE


Owen Jones —> gran tour nell’area del Mediterraneo per vederne il bacino culturale e contribuire alla
sua formazione:

- a Granada studia le rovine della Spagna araba, e per onorare un suo amico defunto ridipinge
l’Alhambra —> si inventa un nuovo sistema di stampa che renda al meglio i colori dell’Alhambra:
sosteneva infatti che “una forma senza colore è come un corpo senza anima” —> il colore non
va messo in secondo piano ma ha grande valore e può essere abbinato a certe forme in particolare
—> sinergia tra forma e colore

- OJ ridipinge il Crystal Palace —> decide di colorare le varie facce dei sostegni in rosso, blu e
giallo per non avere una dominante di colore con la luce bianca

il suo progetto mirava a:

1) far apparire l’edificio più alto lungo e solido

2) far emergere il chiaroscuro in ogni singola parte attraverso l’utilizzo del colore, valorizzandone al
massimo la forma

3) bilanciare i colori primari senza farne prevalere uno, e farli armonizzare con gli oggetti esposti

GIALLO INDUSTRIALE
perché le matite storicamente sono gialle?

1973 Conté inserisce nel legno una pasta di grafite in polvere (soluzione più economica e pulita) —>
da questo progetto nasce di fatto un prodotto, destinato a un nuovo target di acquirenti: gli artisti
dilettanti

prime matite della Koh-i-Noor esposte all’esposizione di Chicago (1983) —> gialle perché era legno
laccato proveniente dalla Cina (colore emblematico) —> successo tale che diventa uno standard

—> la standardizzazione dei prodotti influisce sul gusto: ciò che è prodotto in serie ci piace di più
(anche i prodotti naturali sono rigidamente selezionati in base a questo —> vengono uniformati per
assumere l’aspetto più regolare possibile) e lo stesso vale per il packaging oltre che il prodotto

ROSSO E TINTA UNITA


una delle grandi rivoluzioni del design industriale —> resa possibile dalle tinte sintetiche (prima quasi
impossibile da ottenere, si pensi ai dipinti)

esempi: a) Sedia La Marie (Philippe Starck per Kartell) —> sedie di varie colori semitrasparenti

b) Annunciazione (vetrata cattedrale di Chartres) —> ogni pezzo del mosaico di vetro ha un colore

il colore industriale è il risultato della standardizzazione del colore basata sulle tinte unite

Walter Benjamin, “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” (1935-39) —>
secondo WB (e poi De Fusco) la stampa è stato il promo metodo di riproduzione meccanico,
un’anticipazione del design, ma con un ritmo di riproduzione ancora manuale

in seguito con fotografia e cinema aumentano i ritmi di produzione e riproduzione, modificando il


nostro rapporto con l’arte (fanno perdere valore all’autenticità) —> non si distingue più la copia
dall’originale, e l’opera d’arte diventa consumo: basta fotografarla per appropriarsene —> l’arte
assume quindi un ruolo politico, influenzando la vita delle persone

nesso coi totalitarismi e l’estetizzazione della politica: da sempre utilizzano le immagini per
estetizzare la politica e creare consenso —> vedi faccia di Mussolini a Palazzo Braschi, sede partito
fascista, nel 1934)

l’alternativa dell’estetizzazione della politica è la politicizzazione dell’arte: uso dell’arte per


sensibilizzare le masse

BLU: IL COLORE PRE-MODERNO


colore che rimanda a uno status sociale elitario (non a caso “royal blue” indica grande eleganza)

originariamente si otteneva dal lapislazzulo o dall’azzurrite —> materiali tra i più preziosi a inizio ‘400

anche l’abito blu ha un certo status: rappresenta un’anima nobile, pura —> va scelto con cura e
criterio, esempi:

- la “Annunciata” di Antonello da Messina (1475)

- “Madonna del Cardellino” Raffaello Sanzio (1506) —> opere che ritraggono il soggetto più puro in

assoluto)

- "La Bella e La Bestia” o “I dolori del giovane Werther” —> La Bestia e Werther vestono entrambi di
blu per la loro grande bontà d’animo

- “Madame Bovary” di Flaubert

- “Ritratto della Principessa de Broglie”, Ingres

questo colore in sintesi dà un’accezione particolare alla forma —> non è il colore ad adattarsi alla
forma, le due cose cose vanno di pari passo

DE FUSCO SUL DESIGN


De Fusco sostiene che non ci sia una definizione vera e propria del design, ma solo una generica: esso
consiste nella produzione di oggetti, nati da un progetto, portatori di valenze estetico-funzionali,
riproducibili in serie all’infinito

4 fasi individuabili nel processo:

1) progetto

2) produzione

3) vendita

4) consumo

+ oggi la nuova sensibilità eco-green ci porta ad aggiungere un quinto punto:

5) smaltimento: riciclo o riuso

LEZIONE 2

Rivoluzione Industriale —> 3 fasi:

1) rivoluzione meccanica (macchina a vapore, treni) —> XVIII - metà XIX

2) rivoluzione elettrica + fonti petrolifere e motore a scoppio —> fine XIX

3) globalizzazione, nuove tecnologie, digitale —> digitale

JAMES WATT (1736-1819)


nel 1768 costruisce la sua macchina a vapore —> la trasforma in una sorgente di potenza economica
sfruttabile: sfrutta il movimento orizzontale del pistone per creare un movimento circolare

—> essa trasforma il vapore in energia artificiale, dopo millenni in cui la forza propulsiva era
ottenuta da fonti naturali (forza muscolare, cascate, fiumi…) —> Watt è il genio romantico che libera
l’uomo dalla natura (vapore primo esempio di natura sfruttata dall’uomo)

FRANKENSTEIN, MARY SHELLEY (1818 e 1831)


Frankenstein rappresenta la potenzialità delle scoperte scientifiche e al tempo stesso la minaccia e il
pericolo che rappresentano —> esprime la cultura del romanticismo contrapposta al positivismo
illuminista, che portava verso la società delle macchine

- prima di Watt: ruota per filare e telaio per tessere (attività integrativa all’agricoltura per compensi
maggiori) —> col telaio meccanico alimentato a vapore (primo inventato da Cartwright nel 1785)
porta ad un’urbanizzazione dei contadini, costretti a trasferirsi in città a lavorare nelle industrie

- Nel 1793 Whitney inoltre inventa una macchina che permetteva di lavorare il cotone a fibra corta
americano molto più rapidamente (il cotone greggio all’India era diventato insufficiente) —> la
macchina anziché liberare l’uomo dal lavoro manuale ne rende schiavi molti di più (necessaria
molta manodopera)

- Robert Stephenson —> lavora col padre a progetti ferroviari e i due fondano una compagnia di
locomotive —> - un corpo piccolo e agile

- vagone di servizio col carbone per alimentare il treno

es. locomotiva Rocket, locomotiva Planet

JOSIAH WEDGWOOD (1730-1795)


ceramista inglese che anticipa temi che interesseranno la produzione industriale fino al giorno d’oggi

crea un’industria ceramica con Thomas Whieldon (1759), la Wedgwood & Sons (famosa ancora oggi)
per poi fondarne una sua chiamata Etruria

nei suoi prodotti c’è una grande influenza della natura, rappresentata attraverso le decorazioni

l’Etruria in particolare era incentrata sulla produzione di vasi ornamentali (motto: “Artes Etruriae
Renascetur” —> affinché rinascano le arti dell’Etruria

JW inoltre imposta una divisione moderna del lavoro: designer (per la progettazione di forme e
decorazioni) + artigiani (formatori, tornitori, plasmato, decoratori e addetti alla rifinitura)

investe molto anche sulle tecnologie di lavorazione più avanzate (oltre il conosciuto e il basilare)

in tutta questa modernità JW però rifà all’antico

- “First Day’s Vase” (1769) —> primo vaso realizzato il giorno di apertura dell’Etruria: utilizzò il black
basalth, per imitare i vasi grechi rossi con disegni neri (ma modernizzato)

- “serie Jasper” —> oggetti in porcellana Jasper di tutti i tipi (in generale servizi da tavola), dà origine
al “Wedgwood Blue” (color azzurro carta da zucchero) —> invenzione più famosa, divenne molto
celebre ed imitato anche grazie ai servizi ordinati da parte della regina Charlotte

- “Vaso Portland” (1790) —> una delle produzioni di maggiore successo, copia di un vaso antico
(vaso Barberini) ma realizzata con tecniche moderne

HENRY COLE (1808-1882)


nel 1846 costruisce un’azienda di prodotti ceramici riprendendo alcuni manufatti etruschi come JW

i suoi manufatti vennero premiati per il fatto di contribuire ad elevare il gusto popolare (es. la Teiera,
1845)

lo slogan di Cole è “Fitness and Price” = adeguatezza e prezzo (vicina all’economia per funzione del
Bauhaus di Meyer)

MICHAEL THONET (1796-1871)


nel 1819 apre a Boppard una falegnameria-ebanisteria ponendo le basi dell’odierna Thonet

attorno al 1830 sperimenta l’uso di sottili fogli di legno impiallacciato immersi nella colla bollente e
arriva a realizzare i mobili in legno massello curvato —> legno curvato a vapore che poi utilizza per
arredi, sedute e pavimenti

idea geniale che favorisce le vendite —> riesce a spedire il suo modello in tutto il mondo stivando 36
sedie in una cassa di 1 m3 (poi da assemblare) —> con Thonet inizia la storia del mobile moderno

- molto famosa la “Sedia n°14” (1859) —> oggi “214”, realizzata per un caffè viennese, nel 1930 ne
erano state vendute più di 50 milioni

- “Poltrona a dondolo” (1860) —> modello n°1

- “Poltrona da barbiere” —> schienale curvo per appoggiare il collo e regolabile in altezza per
adattarsi al cliente

- “Poltroncina n°9” —> detta “Wiener Stuhl”, forme semplici, eleganti e comode, caratterizzata da un
forte rigore che le conferisce fascino

di solito i modelli Thonet rimangono invariati nel tempo ad eccezione della Serie 9, che venne sostituita
con un modello più moderno, che durò poco per la concorrenza di un modello già esistente della Kohn

altre opere degne di nota:

- Otto Wagner: Poltroncina per la Cassa di Risparmio Postale di Vienna (prod. Thonet, 1906) —>
espressione dell’arte moderna viennese, struttura avvolgente ed ergonomica in faggio massello con
rifiniture in alluminio/rame (novità: uso legno lavorato a sezione trasversale quadrata anziché
rotonda)

- Koloman Moser: Appendiabiti (prod. Thonet, 1905) —> sfrutta la tecnica del faggio curvato per
modellare i ganci (valenza sia pratica che decorativa)

tra i principali concorrenti della Thonet c’è la Jacob & Josef Kohn (fondata a Vienna nel 1849)

LEZIONE 3

DESIGN AMERICANO
Shakers —> comunità religiose dove vige forte separazione sessuale, ma con rituali molto dinamici
nonostante la rigidezza di fondo —> mentalità riflessa anche nell’arredo: è presente solo ciò che è
funzionale (nonostante in quell’epoca fosse appena sbocciato il barocco)

FRANK LLOYD WRIGHT (1867-1959)

nei suoi lavori passa continuamente dall’oggetto all’architettura e viceversa

è un amante della natura e della libertà (wilderness)

la madre (maestra) fin da piccolo lo spinge a giocare coi giochi fröbeliani —> solidi di legno in varie
forme geometriche dipinti coi colori primari, guidavano i bambini a familiarizzare con le relazioni tra
forme e colori (concetti che si instaurano in lui fin da piccolo)

- “Larkin Building” a Buffalo (1902-06) —> tutti gli uffici sono completamente aperti, nulla viene
tenuto nascosto e tutto traspare (opposto dei progetti di VDV —> nessuna libertà, tutto
programmato) + di esso ha progettato anche gran parte dei mobili (sedie in acciaio laccato con
seduta imbottita e appendibili alle scrivanie per facilitare pulizia, oppure girevoli su ruote)

- “A home in Prairie Town”/“Robie House” a Chicago —> = la casa nella prateria —> chiede di
costruire una casa per i suoi committenti altoborghesi che desideravano vivere nei sobborghi (in
realtà è in città ma vuole ricreare lo stesso ambiente della prateria) + prevalenza linee orizzontali,
camino unica verticale che spicca (il fuoco rappresenta l’aggregazione quindi il camino è il fulcro)
—> persino nei mattoni la malta non si vede nei giunti verticali (per dare maggior senso di
orizzontalità) + “la scatola è rotta” —> scompaiono al pian terreno le partizioni (permangono solo al
piano superiore) + nuovo rapporto con la natura: continuità tra interno ed esterno + attorno al tavolo
da pranzo sedie con schienale alto per privacy (minore diffusione della voce)

- “Imperial Hotel”, Tokyo (1915-22) —> edificio in stile neo-maya, costituito da forme ad H e I che si
intersecano (I e H di Imperial Hotel) —> difficilmente collocabile in un’epoca: sfocia nel mito

- “Hollyhock House” LA (1916-21) —> ispirazione dai pueblos, indiani d’america


hollyhock = malversa (pianta capace di vegetare anche in condizioni estreme (es. bordo strada) —>
richiesta della committente di riprendere questa pianta —> W la traduce in forma geometrica,
usando le forme essenziali della pianta (spina centrale e fiori laterali, motivi ripresi anche all’interno)
il focolare collega i 4 elementi (terra, acqua, fuoco, aria) —> è il fulcro dell’unione

- “Textile Block Houses” (1922-30) —> blocchi prefabbricati in cemento creati con stampi in legno e
uniti da giunti in acciaio —> tra queste rientrano Millard House (“La Miniatura”), Storer House, Ennis
House (fonti di ispirazione anche per Game of Thrones + il tessile block diventa il logo della Silver
Picture, casa produttrice)

- “Fallingwater” (1934-37) —> casa sulla cascata commissionatagli da un magnate: uomo che si
impone sulla natura —> usa il cemento armato (per evitare l’erosione dell’acqua)
concetto di “organico” per W —> edificio dove ogni componente è correlato all’intera struttura e la
cui forma deriva dalle funzioni interne e dall’ambiente esterno (se c’è un albero ci giro attorno, non
lo taglio)

HENRY FORD (1863-1947)


1888 —> si trasferisce a Detroit dove venne assunto dalla società di Edison

1894 —> Maestro massone

1899 —> ingegnere capo nella Detroit Automobile Company

1903 —> fonda la Ford


Quadriciclo Ford: prima automobile da lui costruita, inaugurata nel 1896

Ford modello T (1908) —> auto semplice ed economica, pronta in serie attraverso catena di
montaggio, solo nera

Ford era un sostenitore del nazismo (aveva anche rifornito l’esercito di mezzi blindati), e riteneva che il
popolo ebreo volesse dominare il mondo (scrisse anche un libro che fu d’ispirazione per Hitler)

modello Fordista —> dava degli aumenti ai suoi operai, che in questo modo lavoravano meglio e
arrivavano a potersi comprare le auto che producevano

il Chrysler Building (NY, 1926-30) riprende la forma dei cerchioni dell’automobile —> edificio che parla

+ gli stemmi dell’automobile vengono tradotti in elementi di architettura

1925 esposizione Art Deco a Parigi —> gli americani si accorgono di non avere un’arte decorativa a
livello globale —> adottano una nuova linea di disegno: la forma aerodinamica —> forma conferita a
un corpo in modo che offra la minor resistenza possibile con l’attrito di acqua o aria, dal ’29 diventa un
must nel design americano —> per rispondere alla crisi si produce qualcosa di economico che crei un
gusto universalmente condiviso e spinga all’acquisto

streamlining ≠ styling —> lo streamlining conferisce a ogni oggetto uno stile aerodinamico (es. Fiat
Chrysler), lo stilino invece è un’accezione negativa, più effimera dello streamlining (pura decorazione)

gli oggetti vecchi quindi perdono completamente di valore, ora l’attenzione è su questo fenomeno

Ford non capisce le logiche dello streamlining perciò non reggerà poi il confronto con la General
Motors che al contrario si modernizza

NORMAN BEL GEDDES (1893-1958)


esordisce come scenografo, lavora al Metropolitan di NY e a Broadway

nel 1927 apre uno studio di design, professione al tempo poco conosciuta, e progetta oggetti di uso
comune sulla linea dello streamlining (es. Airliner n°4, Motor Car n°8 en°9)

Esposizione Universale di NY (1939): Padiglione “Futurama” della Geral Motors —> realizzato da
Geddes, conteneva un plastico animato grande un acro (4000 m quadrati), e 500 persone potevano
sedere su un sistema ad anello che mostrava il plastico —> aveva lo scopo di illustrare come un
sistema autostradale potesse essere installato su tutto il paese senza mai deviare dal rettilineo,
mantenendo cosi i quattro principi base delle reti autostradali: sicurezza, comfort, velocità ed
economia
G realizza anche uno dei primi computer digitali elettromeccanici della storia, “Harvard Mark I” —> dà
ordine e forma a tutti gli elementi del computer con luci colorate e suddivisione in settori

RAYMOND LOEWY (1893-1986)


designer americano di origini francesi, lavora come vetrinista per alcuni magazzini, e poi come
illustratore —> riesce a sedurre attraverso le sue produzioni, unendo talento e capacità imprenditoriale

riesce a uscire dallo streamlining e instaurare un cambiamento, facendo di sé un’icona

sostiene che la finalità primaria del design sia vendere (visione cinica) —> presta molta attenzione a
ciò che è in voga (i suoi uffici comprendono unità di ricerca di mercato, che studiano l’andamento dei
prezzi e le tendenze del pubblico)

- 1929 redesign del Ciclostile Gestetner —> ne cambia solo il design esteriore

- frigorifero Coldspot, Ventilatore, Temperamatite

- restyling del packaging delle Lucky Strike (1942) —> lo avvicina al pubblico femminile usando il
bianco di sfondo + logo su entrambe le facciate —> riesce a farne quadruplicare le vendite (da cui
prendeva una percentuale)

- redesign locomotive della Pennsylvania Railroad Company (1942)

- redesign veicoli da guerra poi usati per usi civili dopo il ’45

- progettazione ed evoluzione del logo della Shell

- 1951 —> biografia “La bruttezza si vende male”

altri protagonisti:

• Walter Dorwin Teague (1883-1960) —> realizza la Kodak Bantam Special (1936) e la Bluebird Radio
(1934-36)

• Henry Dreyfuss (1904-1972) —> telefoni per la Bell Corporation (1937 modello 300 e 1949 modello
500) + aspirapolvere della Hoover (1936)

LEZIONE 4

DEUTSCHE WERKBUND
il design nasce con le arti applicate —> primo sviluppo nelle “Arts and Crafts” di Morris (GB)

col Crystal Palace (1851) c’era un elevato numero di macchine che dovevano mostrare il livello di
industrializzazione elevato raggiunto, ma lo slancio del design non si verificò in GB, bensì in Germania

—> la GB investiva i suoi utili all’esterno piuttosto che modernizzare la produzione interna

GOTTFRIED SEMPER (1803-1879)


preoccupato dell’effetto dell’industrializzazione (sia in un saggio che in lettere che si scambia con un
collega) —> si riferisce soprattutto al fallimento e all’arretratezza della Ger rispetto agli atri paesi
all’esposizione di Phila (“Philadelphia Centennial Exhibition) —> punta sul basso costo e la scarsa
qualità, anziché prezzi alti e alta qualità, quindi c’è un nesso con gli USA (principale es. di produzione
seriale) —> perché non unire una potenza economica e industriale del genere al background culturale/
artistico europeo?

da questo presupposto nasce il Deutsche Werkbund (1907), fondato da Muthesius, Naumann e


Schmidt —> organizzazione di 12 artisti indipendenti (tra cui Behrens, Fischer, Hoffman, Olbrich) + 12
ditte artigianali (tra cui la Wiener Werkstatte) al suo interno, arte e industria vanno di pari passo (idea
chiave di Peter Behrens)

- Naumann: scrive saggio dove parla della necessità di un compromesso tra industria e artigianato

- Muthesius: figura ponte tra Ger e GB, inviato in Inghilterra per studiare le arti applicate di Morris —
> al suo ritorno ha il compito di riformare il programma nazionale nelle scuole di arti applicate sulla
base dell’esempio inglese

M, N e S lanciano una critica alle arti applicate in Ger —> ciò che vogliono integrare è la produzione
di massa

PETER BEHRENS (1868-1940)


- fondatore dell’immagine coordinata —> B viene assunto dall’AEG e si occupa della progettazione
della fabbrica, delle grafiche delle pubblicità, definisce un proprio font (carattere “Behrens”) —>
riesce a unificare tutto sotto di sé (immagine coordinata perché tutto è uniformato al suo stile)

- incarna l’ideale del Werkbund —> unisce arte e industria come espressione della potenza
nazionale

- linee che riprendono lo stile della secessione viennese —> flessuose ma molto spesse e pesanti

- nuova classicità: B sottolinea la grandezza della nazione spesso associata alla ricerca di una nuova
classicità

- stile classico, pesante, ricco e modulare

- volontà di forma —> capacità di un messaggio caro alla nazione di trasformarsi in forma —> per B
si realizza nei prodotti industriali e si esprime nello stile, non nella tecnica

si presenta però una frattura tra norma (= serialità) e forma —> dibattito a riguardo con due
posizioni principalmente:

1) Muthesius —> sostenitore della produzione seriale, in particolare di prodotti standardizzati di alto
livello qualitativo

2) sostenitori dell’artigianato e della diversificazione (Behrens, VDV, Gropius…) —> l’artista doveva
avere una predominanza sulla produzione

WALTER GROPIUS (1883-1969)


eredita gli insegnamenti di Behrens ma evolve il suo pensiero, forte tendenza al razionalismo dal
punto di vista architettonico

in particolare G si contrappone a B con le Officine Fagus e il Padiglione dei motori Deutz —>
progetta un’azienda dove ogni ramo aziendale ha una specifica funzione: la fabbrica non è più
espressione della potenza tedesca ma differenzia le varie funzioni, creando così una gerarchia interna
—> sparisce l’espressione della potenza nazionale

Officine Fagus: prisma pulito quasi tutto in vetro, no simmetria, eliminata struttura ad angolo (si vede
dentro anche dagli angoli), edificio anti-monumentale, finestre modernizzate, scale elicoidali che
somigliano a ingranaggi (comunicano all’esterno ciò che c’è all’interno)

Padiglione Esposizione Werkbund —> parte esterna in vetro he lascia intravedere l’interno, parti
amministrative separate da quelle produttive (gerarchia)

la guerra del 14-18 frena il Werkbund —> la forza industriale prodotta dal Werkbund è la stessa che
innesca la guerra (basata su prodotti e metodi di radice industriale) —> dopo la guerra Behrens perde
il suo slancio anche se mantiene la volontà di riforma

LEZIONE 5

VIENNA: DALLA RINGSTRASSE ALLA SECESSION


fine ‘800 —> alcuni artisti e architetti iniziano a chiedersi in quale stile costruire e rappresentare la
società —> “stile” diventa la parola chiave

a Vienna prima dell’800 c’erano le mura e fuori di esse un grande vuoto per difendersi dal nemico
senza distruggere nulla —> quando vengono abbattute è necessario un ridisegno di tutto lo spazio
vuoto circostante: vi si collocano luoghi pubblici (es. teatri, musei)

Vienna diventa quindi una città borghese, non nobiliare, dove l’ascensione sociale è rapida

OTTO WAGNER (1841-1918)

famiglia altoborghese asburgica, studia disegno e architettura a Vienna, per poi occuparsi della
progettazione di molti edifici in questa nuova fascia viennese (deve risolvere i problemi idrici e di
trasporto —> reti stradali, mezzi pubblici) e diventare professore di architettura all’Accademia delle
Belle Arti

per W stile = rispondere alla funzione attraverso l’etica della costruzione

- Stazione della metropolitana (1895) —> grande qualità sia su larga scala che nei dettagli,
scheletro di ferro esibito anziché nascosto: è sincero, c’è corrispondenza tra forma e funzione
ricorrono numerosi motivi floreali come decorazioni, disegnati nel minimo dettaglio

- W entra per pochi anni (1899-1904) nel movimento della secessione viennese —> movimento
giovanile che rappresenta il passaggio dall’epoca degli stili all’art nouveau, che prevede un
distacco dagli stili precedenti

- Padiglioni gemelli in Karlsplatz —> sia strutturali che funzionali (separa le funzioni nei due
padiglioni) —> c’è corrispondenza tra forma e funzione

- Stazione della metropolitana di Karlsplatz (1899) —> anche qui scheletro in ferro esibito e
tamponato con pannelli in marmo bianchi decorati con motivi floreali (in particolare con dei girasoli)
non realistici ma idealizzati e geometrizzati

- Postsparkasse (1904-12) —> utilizza gli angoli per rimarcare la forma, crea ombre per definire
ancora di più gli angoli —> le decorazioni sono lontane dallo stile della secessione (es. finestre
senza cornici attorno + usa il chiodo per le piastrelle come elemento decorativo che crea delle
texture (motivo ripreso anche nelle sedute, che denuncia il funzionamento, come è stato costruito
l’edificio) + occupa quasi un isolato, al centro grande sala (sala degli sportelli) liberata dalle colonne
per avere più spazio

- Chiesa di St. Leopold nel complesso psichiatrico dello Steinhof (1904-1907) —> due cupole,
una più grande esterna e una più bassa interna, essa diventa il landmark del complesso (due
strutture simmetriche per uomini e donne) —> nella parte bassa: medici e servizi poi due fasce: più
bassa per i meno gravi, più alta per i più gravi

le decorazioni interne sono di Moser, utilizza soprattutto il bianco e l’oro, e il vetro per filtrare la luce

in modo uniforme

- Majolikahaus (1898-1900, Vienna) —> due fasce di balconi ai lati che la separano dagli altri edifici,
sulla facciata decorazioni simili a un albero fiorito (dipinte su ceramica)

piano terra commerciale, più 5 piani di appartamenti: primo piano —> piano dei nobili (diverso dagli

altri), invece quelli sopra venivano dati in affitto

- Casa dei Medaglioni/Musenhaus (1899, Vienna)—> palme e medaglioni dorati, sopra busti
femminili che gridano

- costruisce anche edifici residenziali per ampliare la parte abitata di Vienna

KOLOMAN MOSER

altro membro della Secession, designer decoratore e pittore

frequenta il Theresaianum, 1885 entra nell’Accademia d’arte, 1895 conosce Klimt, 1897 entra nella
Secession, 1898 nasce la rivista Ver Sacrum

GUSTAV KLIMT (1862-1918)


a differenza degli altri della secessione si discosta: è meno impostato, non cerca a tutti i costi di darsi
una credibilità —> essendo già un arista affermato non se ne cura (nemmeno dal pdv estetico e
dell’abbigliamento) —> aura da guru

JOSEPH MARIA OLBRICH (1867-1908)


allievo di Wagner, viaggia in Ita (Prix de Rome) e Nord Africa affascinato dai volumi puri dell’architettura
mediterranea

formato quadrato, spesso utilizzato per le sue copertine (realizzate da altri artisti)

è uno dei fondatori della Secession

Palazzo della Secessione viennese (1897-98) —> piccolo edificio con valore monumentale,
successione di cubi bianchi che portano a una cupola che è la versione 3D della corona d’alloro che
incorona i poeti

grandi lucernari che illuminano le sale espositive (illuminazione zenitale)

interno molto libero e versatile

motto sulla facciata “ad ogni epoca la sua arte, ad ogni arte la sua libertà” —> rimosso dai nazisti al
loro arrivo a Vienna

forme, disegni e decorazione accostati in maniera libera e caotica, non dialogano tra loro

Colonia degli artisti di Darmstadt (1899-1900) —> scuola di arti applicate, per costruirla traduce la
natura in forme geometriche + a Darmstadt costruisce anche la casa del committente della scuola

JOSEF HOFFMANN (1870-1956)


allievo di Wagner, cura gli allestimenti nel padiglione della Secession per la mostra su Makintosh (1900)
+ fonda la Wiener Werkstatte con Moser (1903) —> si occupava anche della produzione degli oggetti
della secessione

WIENER WERKSTATTE (1903-1932)

vengono creati anche negozi, punti vendita in tutta Europa e fino agli USA (grande influenza sullo
styling) —> diffusione a livello globale

prodotti molto riconoscibili, che non disdegnano l’uso delle macchine ma comunque impronta
artigianale (rimane prezzo alto, poco accessibile —> prodotti elevati, acquistati dalla classe borghese)

- Servizio da tè (Hoffmann, 1903) —> integra culture e materiali differenti

- Servizio da e vaso d’argento —> nella parte superiore le posate richiamano la natura, sotto invece
sono più geometriche (vaso d’argento: contrapposizione tra forme, maglia a buchi quadrati)

- Cabaret Fledermaus (Il Pipistrello) + Sedie Fledermaus —> Cabaret progettato da H, piastrelle
dagli artisti della WW + sedute iconiche pe rio cabaret: parte superiore che emerge, sferette di legno
nere negli angoli per aumentarne la resistenza (funzione strutturale + decorativa)

- Sanatorio di Purkersdorf (1904-06) —> edificio in mezzo al verde, forme semplici e pure, quadrato
come forma decorativa sia in larga che in piccola scala, dominanza del bianco, texture granulosa
sulla facciata (micro ombre), libera solo in parte la pianta

- Palazzo Stoclet (Bruxelles, 1905-11) —> volumi bianchi che uniti costruiscono e distruggono al
tempo stesso la geometria, torretta copiata dai grattacieli USA, cordone di bronzo che orna tutte le
superfici (richiama orlo tessile), edificio che sembra una conseguenza della struttura delle stanze,
sala da pranzo con opere di Klimt

ADOLF LOOS (1870-1933)


tra i firmatari della secession (poi esce perché gli vengono negate delle commissioni)

figlio di uno scrittore, studia a Dresda —> va negli USA nel 1892 e nel ’96 a Londra (si innamora dello
stile di vita anglosassone), infine si stabilisce a Vienna

- “Das Andere” (= l’altro), 1903 —> rivista che introduce la moda anglosassone nell’ambiente
austriaco (ancora un po’ retro dal pdv dell’abbigliamento)

- American Bar (1907-08) —> contrappone alla moda viennese qualcosa di diverso:

• all’interno usa pellami verde scuro, per riprendere i militari, la vita maschile

• lampadine coperte da tessuti —> luci soffuse anziché dirette (fastidiose)

• soffitto in legno a cassettonature —> assorbiva il rumore, problema rilevante nei bar/cafè (con
soffitto piatto molto più rimbombo e brusio)

LEZIONE 6

ART NOUVEAU IN BELGIO E FRANCIA


interessa tutti i campi: design, architettura, arte ecc.

Baudelaire, “Scritti sull’arte” —> parla di come questa Nuova Arte era indirizzata ai borghesi, creando
un bisogno nei borghesi per creare un mercato

Alphonse Mucha (1860-1939) —> realizza manifesti teatrali e pubblicità —> secondo lui non c’è
differenza tra un prodotto intellettuale e uno di consumo, e riteneva l’illustrazione l’elemento chiave

Aubrey Beardsley (1872-1898) —> illustrazione per la prima francese della “Salomé” di O. Wilde —>
linee fluide e sinuose che richiamano la natura

Hermann Obrist —> “La Frustata”, “I ciclamini” —> danno origine alla linea a colpo di frusta, tratto
distintivo dell’Art Nouveau belga/francese: forme sinuose e naturali (opposto del secessionismo, forme
squadrate e geometriche)

VICTOR HORTA (1861-1947)


architetto belga che studia a Parigi e poi all’Accademia delle Belle Arti a Bruxelles

entra poi nella loggia “Les amis philantrophes”

- Hotel o Maison Tassel (Bruxelles, 1892-93) —> primo edificio Art Nouveau, committente l’amico
Emile Tassel (prof universitario), che gli lascia piena libertà ma desidera anche uno spazio per le
proiezioni (appassionato di film e foto) —> Horta mette in campo il principio del ritratto
architettonico —> l’edificio deve in qualche modo riflettere chi lo abita

facciata importante e sporgente, include finestra sulla strada e attorno trave metallica che sostiene

colonne di pietra —> colonne con duplice scopo decorativo e funzionale, mentre la trave è solo

funzionale (bulloni esposti, non decorata)

finestre —> parte superiore trasparente, parte inferiore più scura per impedire la vista da fuori (da

dentro si vede bene fuori)

grande armonia decorativa in tutto l’edificio —> es. colonna non decorata nel mezzo ma piena di

ornamenti verso gli estremi, linee sinuose riprese ovunque

- Hotel Solvay (Bruxelles, 1895-1903) —> committente Armand Solvay, nipote di un ricco industriale
anche qui a Horta è lasciata libertà completa: si ritrovano la linea a colpo di frusta (nella pietra, nel
metallo, nelle maniglie)

collegamento col tema del sogno, con l’indagine della psiche e della sua indeterminatezza —> le

nuove scoperte in questo campo si riflettono anche nell’architettura

- Hotel van Eetvelde (1895-98) —>facciata libera dalla schiavitù della struttura: colonna centrale che

si conficca nel vuoto, indipendente (non ha senso, non è una struttura portante)

- Maison-atelier Horta (1898-1901) —> edificio doppio, netta separazione tra studio e casa (collegati
da un muro portante) —> due sistemi indipendenti

ritmo sincopato nelle finestre, scale vetrate (danno maggiore ampiezza all’edificio), ascensione per

mezzi piani

- Maison du Peuple (1896-99) —> commissionato e poi smantellato dal partito operaio belga,
progettato come luogo di ritrovo o per spazio riunioni (in parte smontato per eventuali ricostruzioni
poi non avvenute, in parte intregrata in un cafè e in una stazione metro), molto vetro poca muratura

HENRY VAN DE VELDE (1863-1957)


architetto e pittore, ha una formazione avanguardista e ha un tratto simile a Van Gogh

decide poi di dedicarsi al design causa la mancanza di designer —> arriva a sostenere che la linea sia
sinonimo di forza: permette di aggrappare la costruzione al terreno

Villa Bloemenwerf —> casa destinata a lui e alla sua famiglia: in ogni sala c’è un abito adatto
all’ambiente, disegnati da VDV per sua moglie (c’è una specie di procedura per cambiare stanza)

secondo VDV l’ornamento deve far parte del design stesso dell’oggetto, non essere solo una
decorazione —> forma = funzione

Gesamtkunstwerk = opera d’arte totale —> ideale portato avanti da Wagner in riferimento alla sintesi
delle arti —> diventa cosi pervasivo che vengono fatte vignette satirica sull’architettura che è
raffigurata quasi come un incubo

VDV arriva a dirigere la scuola di arti decorative di Weimar, che diviene famosa, poi affidata a Gropius
che propone di fonderla con la scuola di arti applicate, da cui nascerà il Bauhaus —> ne progetta
l’edificio universitario, discostandosi dalle sue forme sinuose, e recuperando grande rigore e
compostezza

progetta anche il teatro del Werkbund e la Torre dei libri —> cambia completamente linguaggio
architettonico (si accosta al movimento moderno senza tradire mai completamente il vecchio sè)

HECTOR GUIMARD (1867-1942)


influenzato dalle teorie di Viollet-le-Duc, aderisce poi all’Art Nouveau

costruisce Castel Béranger:

- primo edificio in stile Art Nouveau a Parigi —> per sponsorizzarlo crea un concorso per le più belle
facciate di Parigi e vince il suo (compare la sua firma su una targa sull’edificio —> sorta di auto-
sponsorizzazione che da lì in poi tutti gli architetti fanno)

- produce anche un album di disegni a colori dedicato al castello e delle cartoline

- nell’accesso tornano le colonne di Horta (ambiente buio e caldo che accoglie e ripara)

- tema dell’opera d’arte totale che si espande dal pavimento, ai mobili, ai muri e al soffitto

- contiene una delle prime cabine telefoniche interne

- finestre decorate in modo funzionale, per proteggere la privacy ma al tempo stesso vedere fuori

- fontana quasi sovrannaturale

- maniglie modellate sulla sua stessa mano

- carte da parati diverse in ogni stanza

BAUHAUS
tre direttori:

1) Walter Gropius (1919-28) —> ’22-’24 passaggio da artigianato a industria da lui voluto

2) Hannes Meyer (1928-30) —> politico e orientato a sx (per questo poi allontanato)

3) Mies Van Der Rohe (1930-33) —> neutrale, fuori dalla politica e più intellettuale

tre città:

1) Weimar (1919-25)

2) Dessau (1925-32)

3) Belino (1932-33)

WALTER GROPIUS (1883-1969)


studia a Monaco e Berlino, poi lavora nello studio di Behrens con Meyer, Le Corbusier e Mies

1911 apre studio a Berlino con Meyer, con cui costruisce le officine Fagus (simbolo dell’architettura
contemporanea) —> vedi sopra

conflitto tra VDV e Muthesius —> VDV vuol far prevalere il genio creativo dell’artista sulla produzione in
massa, quindi sostiene l’artigianato, Muthesius invece è a favore della standardizzazione industriale e
della produzione in serie

tornato dalla guerra Gropius unisce scuola di arti decorative di Weimar con l’Accademia di belle Arti e
nel 1919 nasce il Bauhaus assieme alla figura del designer:

Manifesto del Bauhaus —> obiettivo: tutte le arti visive devono concorrere per creare l’edificio
completo —> no differenza tra artista e artigiano, la competenza è lo strumento chiave

nuova pedagogia dell’arte —> sapere pratico e teorico convergono nel progetto

JOHANNES ITTEN (1888-1967)


fa un corso propedeutico prima di entrare nella Bauhaus, dove insegna le teorie relative all’uso del
colore —> Cerchio cromatico di Itten + Stella di Itten: volte a un utilizzo del colore che susciti delle
reazioni, Torre del fuco di Itten: costruzione a elica che usa i colori in modo che, se illuminata, dia
l’idea di un fuoco proiettato dietro di essa

THEO VAN DOESBURG (1883-1931) E DE STIJL


inizialmente “ruba” gli studenti a Gropius, poi si inserisce nel Bauhaus e porta una grande ventata di
innovazione

“Manifesto del Neoplasticismo” (nella rivista De Stijl) —> due concezioni del mondo: antica (tende
verso l’individualismo) e nuova (verso l’universale) —> quella nuova è pronta a realizzarsi in tutto,
anche nella vita: l’arte è qualcosa che quindi si deve espandere in tutti gli ambiti della vita umana, è
universale, un prodotto per tutti

GERRIT RIETVELD
emergono in lui due personalità: quella di artigiano dal linguaggio primordiale, e quella di architetto
dalle forme eleganti

fonde razionalismo e neoplasticismo

“Sedia rossa e blu” (produzione Cassina, 1917) —> forme pure, colori primari —> scopo di
semplificare le singole parti, preservando la forma intrinseca —> si possono collegare le singole parti
senza mutilarle, evitando che una domini sull’altra —> dimostrazione che è possibile ottenere
qualcosa di bello a partire da forme semplici prodotte dalle macchine

teatro —> cuore del Bauhaus perché ingloba tutte le arti (ritorna il tema di arte totale di Wagner)

il teatro ha funzione catartica: ripulisce i sentimenti e può riformare i valori culturali tramite la
condivisione

LEZIONE 8

MIES VAN DER ROHE (1886-1969)


inizia la carriera a Berlino

Casa per il filosofo Alos Riehl (1906-07) —> composizione tradizionale ma il tetto non sporge dal piano
di facciata + fascia finestrata ad angolo

1921-24 a Berlino ha vari progetti non realizzati:

- grattacielo sulla Friedrichstrasse (1921) —> pianta originale e innovativa

- grattacielo di vetro a pianta poligonale (1922) —> linea organica e irregolare, possibilità espressive
del vetro

- casa di campagna in mattoni (1923-24) —> le linee si aprono dentro lo spazio, no soluzioni di
continuità

Existenzminimum —> concetto che esprime il minimo necessario con cui si puo vivere, il minimo di
sussistenza

“Weissenhof Siedlung” —> Mies fa un masterplan per il quartiere modello —> isolato di una città
caratterizzato da tetti piani —> progetta edifici dai 45 ai 72 mq, con pianta flessibile (struttura in
acciaio e partizioni interne con portanti in vetro/cartongesso)

contemporaneamente allestita la mostra “Abitare” con le immagini di tutte le soluzioni di arredo più
moderne, tra cui la famosa “cucina di Francoforte” della Lihotzky:

- rivoluziona il ruolo della donna in cucina

- lampada scorrevole —> risparmio ed economia degli spazi e dei movimenti (es. anta del mobile che
diventa piede dell’asse da stiro) —> riduce al minimo gli spostamenti necessari ed elimina i non
necessari

- cassettini in metallo estraibili

- concepita per i grandi volumi abitativi

Padiglione tedesco per l’esposizione universale di Barcellona (1929)

materiali preziosi, non da costruzione

per Mies il punto focale del progetto è la struttura (es. qui l’elemento chiave è il pilastro cruciforme)
—> la descrive come “il tutto, dall’alto al basso, fino all’ultimo dettaglio”

produce anche la Barcelona chair (per Knoll) —> linea sinuosa

Casa Thugendhat (1930) —> si apre verso la città da una parte e verso la campagna all’altra, come
una grande scatola aperta dove gli angoli scompaiono (non sono portanti)

la trasparenza delle vetrate implica un contatto evidente con l’esterno

pianta superiore —> a livello della strada, zona notte

piano terra —> zona giorno (280 mq): per raggiungerla bisogna scendere le scale

dia Thugendhat —> caratterizzata da fasce elastiche su cui posano i cuscini

periodo americano (1939-60):

- campus dell’IIT (Illinois Institute of Technology) dove viene costruita anche la scuola di design

altri progetti non realizzati: Museo per una piccola città, Concert Hall, Convention Hall (edificio

pensato per le manifestazioni che iniziavano a essere frequenti)

- Fansworth House (1946-50) —> casa costituita da plinti che sembravano fluttuare sul terreno,
spoglia e senza struttura interna vera e propria —> sembra un rifugio temporaneo

- Lake Shore drive apartments (Chicago, 1951) —> sempre sulla linea dello skin and bone: grande
trasparenza e strutture metalliche sottili come sostegno

- Crown Hall (IIT) —> rivoluziona l’idea di costruzione: struttura appesa alla trave principale, pianta
rarefatta per lezioni di atelier

- Seagram Building (NY, 1954-58) —> situato nel tessuto urbano: struttura esterna di pilastrini
disposti ad H che emergono, entrata trasparente che sembra inglobare la città attorno
angolo —> profilati in acciaio, con funzione decorativa e non strutturale
edificio più volte imitato (film di Kubrik, Millenium Hilton Hotel a NY)

quando torna a Berlino —> Neue Nationalgalerie (museo dell’arte moderna): copertura del tetto
cassettonata, pilastri con pianta a croce, eleganti e raffinati

LEZIONE 9

LE CORBUSIER
nome d’arte (vero nome Charles-Edouard Jeanneret)

esordisce con tavole di motivi geometrici in “style sapin” (es. abete ridotto a forma base: triangolo)

fa il suo Gran Tour in Italia e disegna l’architettura dei posti che visita scomposta nelle sue
componenti (es. schizza una singola colonna per dare l’idea del pattern) e fa uno zoom che va sempre
più nel dettaglio accompagnandolo a didascalie scritte

al ritorno si ferma a Parigi nello studio di Perret, dove lavora come disegnatore

Perret progettava e costruiva (raro) —> ciò dava grande coerenza ai progetti (la mente è la stessa per
progetto e costruzione)

Maison Dom-Ino —> studio per la ricostruzione post-bellica nella Fiandre: piani orizzontali
sovrapposti, quasi totale assenza della muratura in verticale

secondo LC il cubismo è un qualcosa di superato, con lui si approda invece al purismo —> a
proposito scrive “Après Le Cubisme” con Ozenfant

con lui pubblica anche “L’Esprit Nouveau” (1920-25)—> rivista d’arte e architettura, che ha la novità
di trattare di tutte le arti —> presenta a un pubblico non specializzato cos’era l’arte di un tempo

Maison-atelier per il pittore Ozenfant —> divisione tra casa e studio del pittore, orientata verso nord
per far entrare la luce indiretta da nord, evitando che cambiasse l’aspetto delle opere a seconda
dell’orario (a causa delle ombre) —> la casa viene quindi usata come una macchina da abitare: il
tetto a shed fa si che la luce sia indirizzata da nord (è l’uomo che la guida e la controlla attraverso
l’edificio)

“Vers une architecture” (1923) —> manifesto di raccolta di tutti i suoi scritti dell’Esprit Nouveau

emerge il suo essere rivoluzionario

sostiene che le ombre e le luci rivelino le forme: le forme pure sono la vera bellezza da ricercare

pubblico a cui fa riferimento LC: il bambino, il selvaggio, il metafisico:

- bambino —> non ancora editato, non ha preconcetti

- selvaggio —> non a contatto con la società, come il bambino

- metafisico —> si libera di cio che ha imparato e si estrania tornando all’infanzia

cinque punti chiave della sua architettura:

1) utilizzo di pilastri (pilotis)

2) pianta libera

3) tetto a giardino (no doppia falda)

4) finestre a nastro (illuminano molto di più)

5) facciata libera

ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DELLA ARTI DECORATIVE E INDUSTRIALI MODERNE (1925)

viene celebrata l’Art Deco ma ne segna anche la fine, ed emergono anche oggetti realizzati dalle
avanguardie —> es. alberi cubisti dei fratelli Martel (ridisegnati da Robert Mallet Stevens)

Robert Mallet Sevens —> Padiglione del turismo e Ambasciata di Francia

l’esposizione del ’25 diede un grosso impulso alla creazione artistica e industriale del lusso

Ruhlmann —> Salone della casa del collezionista, contrasto tra avanguardie (nel soffitto) e art
nouveau (nell’arredamento) —> es. cabinet d’angolo: semplice e pura, scrivania da donna —> grande
ricchezza di materiali

Jean Dunand —> Padiglione dell’ambasciata francese

tavolo da gioco in lacca nera —> eleganza e pregio

era anche un ritrattista di donne

Lalique —> Fontana dei profumi, Vaso delle Baccanti (opalescente)

Le Corbusier —> Padiglione dell’Esprit Nouveau:

- Immeubles-villas —> edifici condominiali con veri e propri giardini interni: idea di integrare la villa
familiare e il palazzo condominiale

- Plan Voisin —> raffigura grattacieli a croce: provocazione per spostare l’attenzione sulla scala
urbanistica

Villa La Roche-Jeanneret —> per la parte di La Roche la forma cambia: la galleria di pittura è
caratterizzata da una parete ricurva —> accompagna il movimento che facciamo per osservare i
quadri (promenàde des observeurs), introduce la dinamica spazio-temporale nel progetto —> anche
qui l’edificio si fa macchina (struttura che ha una funzione specifica)

all’interno è anche aggiunta una barra per illuminare meglio i quadri la sera —> interviene la giovane
designer Charlotte Perriand: progetto questa barra triangolare costituita da un trapezio coperto da un
vetro (per pulirla) che illumina il soffitto e un triangolo che punta verso i quadri —> elimina cosi la luce
diretta vs lo spettatore (fastidiosa) illuminando tutta la stanza

Charlotte Perriand collabora con LC e Pierre Jeanneret —> realizzano mobili esposti al Salon
d’Automne (1929), tra cui la Chaise longue a regolazione continua (LC4) prodotta prima da Thonet
e poi Cassina

Villa Savoye (1928)—> villa bianca, che diventa uno degli standard della modernità

froma pura con variazioni all’interno, pilastri quadrati ma al centro zona arrotondata (filtro tra natura
e artificio), arredi curiosi per l’epoca (es. sdraio di marmo in bagno per rilassarsi post bagno), pian
terreno: garage + locali per i domestici, secondo piano: solarium e tetto a giardino con protezioni in
muratura per il vento

LC nel 1928 fonda i CIAM = congresso internazionale di architettura moderna

dopo la fase purista di LC, segue una fase “igienista” —> LC comincia a stilare il progetto per la città
radiosa: sistema di vita a bassa densità, con edifici e fabbriche immersi nel verde

si inizia a parlare di “zoning” —> divisione delle funzioni, diventa la base della pratica urbanistica

4 funzioni principali:

1) abitare (case)

2) spostarsi (strade, ferrovie…)

3) lavorare (uffici, industrie…)

4) svago/coltivazione di sé (spazi per sport, cultura, studio, tempo libero)

verso la fine della II GM, LC decide di abbandonare la ragione —> ci ha portato al genocidio e alla
violenza

inventa e adotta invece il “modulor”: doppia serie di numeri (rossi e blu) che si avvicina alla serie di
Fibonacci —> numeri ottimali per costruire e dare proporzione a qualsiasi cosa

due volumi —> 1) espone la teoria delle misure ottimali per costruire certi oggetti

2) raccoglie le esposizioni di altri personaggi che ne avevano fatto uso

prima applicazione del modulor da parte di LC —> Unité d’habitation (Marsiglia, 1947-52) —> grande
contenitore residenziale, volto alla collettivizzazione dell’abitare —> all’interno c’era un albergo, un
fornaio, un asilo —> larga bolla che contiene anche i posti dove si trovano i servizi necessari alla vita
quotidiana —> come una grande nave da crociera: le funzioni si concentrano tutte in un posto unico

con delle lame orizzontale fa in modo che il sole (alto d’estate e basso d’inverno) illumini e scaldi
d’inverno e non filtri d’estate quando c’è caldo e serve ombra

tetto a giardino

Lampe de Marseille —> progettata da LC per l’Unité d’habitation: lampada da parete con due snodi
sul braccio e un attacco che permette la rotazione

in alluminio con diffusore tornito in lastra, tre finiture (grigio opaco, bianco calce o nero, interno sempre
bianco)

Cappella di Notre Dame du Haut (Francia, 1950-55) —> quella pre-esistente distrutta dalla guerra,
rimase intatta quasi solo la Madonna all’interno

LC la riprogetta nonostante fosse laico —> cemento bianco molto granuloso + mancano i suoi 5 punti
—> decide di rinnovarsi e cambiare il vecchio sé e le sue idee: si adegua al presente

Madonna esibita anche all’esterno attraverso una scatola di vetro

pareti che diventano una quadreria luminosa —> finestre colorate che filtrano la luce

Padiglione Philips —> LC e Xenakis (soprattutto) —> realizzato in occasione dell’esposizione


internazionale di Bruxelles, ospita eventi e spettacoli

disegnato come una grande tenda

Xenakis lo disegna seguendo l’andamento di una paraboloide (in pianta invece ricorda vagamente uno
stomaco)

anche qui edificio che funge da macchina

LEZIONE 10

L’ALTRO MOVIMENTO MODERNO


EILEEN GRAY (1878-1976)
nome abbreviato (omaggio a Dorian Gray)

ritratta come una dandy, una ribelle che esce dagli schemi —> incrocio tra Gatsby e Coco Chanel

bisessuale —> compagna Damia (cantante)

la sua trasformazione avviene a Parigi che diventa la sua nuova patria

primo progetto —> appartamento in Rue de Lota per Mme Mathieu-Levy, di cui disegna anche gli
arredi (es. lampadario satellite)

hall d’ingresso: mattoni laccati, lampada in sospensione

paravento Briques —> tavole di legno laccate più volte (tempi lunghi, anti-industriale, grande
precisione) —> oggetto statico che crea movimento grazie alle ombre che genera

nel 1922 apre la sua galleria “Jean Desert” a Parigi (Jean nome dell’amante, Desert evoca un mondo
lontano, distante) —> tenta di ambientare i suoi oggetti nella galleria, caratterizzati da un equilibrio
tattile e un valore acustico

subiscono inoltre l’influenza di mondi diversi: industria, arte, viaggio —> diventano oggetti a razione
poetica e fanno immaginare un mondo lontano

Lampada aeroplano (1930) —> è nel suo appartamento personale, è composta di due lampade
tubolari e due vetri (uno bianco e uno blu —> luce neutra vs il basso e bluastra vs il soffitto: idea di
cielo —> tentativo di trasformare l’interno della stanza nell’esterno

EG e Jean Badovici (amante, l’avvicina all’architettura), Maison en bord de mer (1924-29) —> è un
villa su scogliera, situata su un pendio a terrazzamenti —> non la fa parallela ai terrazzamenti ma la
ruota un po’

all’entrata c’è subito un muro, da una parte entrano gli ospiti, dall’altra solo la domestica

transizione tra interno ed esterno filtrata dagli arredi —> c’è un percorso prima di arrivare alla stanza
principale (salone)

finestre a soffietto (si impacchettano l’una sull’altra) che permettono di utilizzarla tutto l’anno + d’estate
balcone coperto da teli, d’inverno rimossi per scaldare di più (sole più diretto)

- camera patronale —> lampade fisse a parete, moltitudine di tappeti e arredi disegnati da EG

- spazio per leggere —> cuscini, musica, tre tipi di chiusura delle finestre, tavolo a snodo

- tavolini insonorizzati ricoprendoli di sughero

- cassettiera con angoli a rotazione

- poltrona Bibendum (mano stilizzata che afferra un bicchiere) e tavolino “adjustable table” (altezza
regolabile)

- LC all’interno dipinge dei murales —> rovinano gli effetti cromatici creati da EG

- specchio satellite —> grande corpo rotondo dotato di uno specchio più piccolo rotabile (per
truccarsi/farsi la barba) + buco nella muratura e filtrare la luce di sera e illuminare specchio

- affianco LC progetta una struttura residenziale per turisti

PIERRE CHAREAU (1883-1950)


progetto più famoso: Maison de Verre —> struttura in metallo e vetro (per un importante ginecologo)

in particolare vetro lenticolare: al centro di ogni quadrato lente che amplifica i raggi + rugosità che
rifrangono ulteriormente la luce

numerose scale all’interno, anche retrattili che conducono a stanze “segrete”

illuminazione artificiale: di notte le pareti vetrate sono illuminate da fuori da proiettori

ROBERT MALLET-STEVENS (1886-1945)


Villa Cavrois —> I Cavrois vogliono costruire una villa moderna, che rifletta lo status della famiglia e
somigli a una specie di castello moderno

malta nei tratti orizzontali dei giunti dipinta di nero —> anche grande manodopera

materiali moderni (es. lamiera)

presenti corpi di illuminazione indiretta —> struttura a L che contiene le sorgenti luminose illuminando
una superficie curva che riflette la luce senza infastidire l’occhio

nelle sale —> 3 grandi fori sulla parete per ascoltare e amplificare la musica in tutte le stanze

stamza da bagno estremamnete ampia

LEZIONE 11

RAZIONALISMO (1) E CLASSICISMO (2)


due correnti rivaleggianti in cui si divide l’Italia nel ‘900

1) principale figura: LC e il suo libro “Vers une architecture”

I Biennale di Monza (1923) —> partecipano vari artisti e designers tra cui Fortunato Depero (futurista),
Gio Ponti, Viterbo e Nizzoli —> in queste esposizioni nonostante le differenze di pensiero gli artisti
razionalisti e classicisti si mescolano e collaborano anche

II Biennale (1925), III Biennale (1927), IV Triennale (1930)

RAZIONALISMO: IL GRUPPO 7 (Rava, Bigini, Frette, Larco, Pollini, Terragni, Castagnoli)


gruppo di 7 architetti che propongono un manifesto sulla loro architettura: idea chiave era la stretta
aderenza alla logica, alla razionalità appunto —> gli edifici devono rispondere alla loro funzione
(che è ciò che va a definire lo stile)

le forme assolute diventano il fondamento di questo stile: create con nuovi materiali che presentano
la possibilità di una nuova estetica (es. cemento armato)

inoltre oppongono all’individualismo la creazione in serie, quindi la macchina, la produzione


standardizzata —> creazione individuale abbandonata

I Esposizione Italiana di architettura Razionale (1928) —> mainnfetso che raffigurava al centro una
colonna in cemento armato, simbolo appunto di questa nuova estetica

in seguito ad essa viene fondato il MIAR (Movimento Italiano per l’Architettura Razionale) che
comprende una 50ina di architetti divisi per regione

Gruppo 7 con Piero Bottoni —> “La Casa Elettrica”, realizzata per la IV Esposizione Triennale
Internazionale delle Arti Decorative e Industriali Moderne (Monza 1930): arredi già presenti + doppia
vetrata come unione di interno ed esterno (tema che ricorda LC) + interni puliti, luminosi e spogli

“Tavola degli orrori”, Pier Maria Bardi (1931) —> collage di progetti e architetture legati
all’immaginario artistico/culturale precedente —> “insulta” uno degli architetti preferiti di Mussolini
(Marcello Piacentini), che perciò decide di sciogliere il MIAR e fonda il RAMI (Raggruppamento
Architetti Moderni Italiani) in cui confluisce gran parte degli architetti del MIAR

MARCELLO PIACENTINI (1881-1960)


architetto preferito di Mussolini

caratteristiche della sua architettura: compostezza, armonia e misura —> è semplice ma reintroduce la
decorazione (contraddittorio) proponendo una via di mezzo tra razionalismo e classicismo —> ha
quindi un modo di fare architettura difficile da inquadrare

es. Rettorato de “La Sapienza” (Roma, 1932-35) —> si vedono entrambe le componenti (scritte che
rimandano al passato ma anche forme semplici e rigorose)

Via della Conciliazione (Roma, 1936) —> dove vennero stipulati i patti laternanensi (accordo fra
Chiesa e fascismo)

nonostante il suo rapporto stretto con M, non ne subisce mai le conseguenze dopo la guerra

Palazzo della Civiltà e del Lavoro (Colosseo quadrato) —> è vuoto dentro, è più espositivo come
edificio: celebrazione nascosta del duce (le cavità hanno lo stesso n° di lettere del suo nome in
verticale e cognome in orizzontale)

GIUSEPPE TERRAGNI (1904-1943)


fermamente legato al fascismo, la sua memoria invece viene subito rimossa dopo la morte nel ’43

- Casa del Fascio (Como, 1932-36) —> dimensioni ridotte, proporzioni eccellenti, eliminati
completamente orpelli e decorazioni di qualsiasi tipo

riempita di finestre con una parte di muro libera per affiggere manifesti di propaganda

- Poltrona Sant’Elia (1936) —> tubolare in acciaio inox con schienale e sedile imbottiti

- Sedia Lariana (1936) —> tubolare + schienale e sedile in legno

- Tre tipi di seggioline per l’asilo Sant’Elia (1934-36) —> sedute molto razionaliste ma con
movimenti comodi e liberi, comprendono la versione ridotta della Lariana

- Sedia Scagno (1935-36) —> sensibilità nuova ai materiali, sostegno in acciaio piatto (più semplice
da curvare e plasmare rispetto al tubolare metallico —> ancora più razionalista)

altre opere:

Gabriele Mucchi, Chaise Longue (prod. Zanotta) —> vicina alla LC4 di LC e C. Perriand

poggiapiedi separato e movimenti piuttosto limitati

Franco Albini, Stanza per un uomo —> arredo iperfunzionale: funge da studio, stanza, palestra, salotto

Giuseppe Pagano e Gino Levi-Montalcini, Poltrone e tavolo in buxus per gli uffici Gualino a Torino +
sedia per l’università Bocconi di Milano —> legno curvato con richiami a Tonet

2) prima mostra ufficiale del Novecento italiano —> partecipano anche dei futuristi (futurismo già visto
come un classicismo)

Mario Sironi —> elimina il dettaglio nei suoi quadri e riprende e rievoca l’antica Roma, ponendola
però nel contesto moderno —> la attualizza (es. Muzio che dialoga con Vitruvio)

Giovanni Muzio (1893-1982) —> progetta la “Ca’ Brütta” (soprannome dato dai milanesi per
schernirla) —> situata dove prima sorgeva uno spazio verde, 2 edifici separati da una strada e collegati
da un arco (così soprannominata perché costituita da elementi un po’ sconnessi tra di loro)

sovrapposizione di materiali, colori e fasce orizzontali (per ridurre l’impatto dell’altezza)

interni che riprendono elementi decorativi antichi

GIO PONTI (1891-1979)


altro pilastro del Novecento, svolge molti ruoli (pittore, designer, architetto, critico, scenografo)

—> figura complessa e polimorfa

- piatto “I progenitori” (1923) —> esemplificativo del suo modo di lavorare, fa parte delle ceramiche
progettate per Richard-Ginori —> viene ripresa l’antichità attraverso figure e decori classici (vistosi,
dorati e luminosi)

- serie “La conversazione classica” (1927) —> vasi e coppe con figure femminili che stanno
intrattenendo e conversando —> in generale il passato è ripreso e reintrodotto nell’immaginario
attuale

GP fa parte del consiglio per la III Esposizione delle Arti Decorative a Monza

promuove il binomio arte-industria —> deve esserci un connubio tra queste due dimensioni, il fattore
umano non va eliminato al 100%, è ciò che rende il design italiano di successo

- scultura “Esorcismo” —> mano aperta, simbolo di fortuna, di pace e coesione

- serie “I Tarocchi” —> riutilizza anche temi popolari iconici

- posate e altri oggetti per Krupp —> forme semplici e geometrizzate

- Lampada per Fontana Arte —> forme pure (dicotomia: creatore di decorazioni ma anche forme)

- fonda la rivista “Domus” (1928) —> direttore fino alla morte nel ’79 (tranne negli anni 1941-46 dove
dirige la rivista “Stile”), I editoriale intitolato “La casa all’italiana”

- costruisce una serie di Domus all’italiana, progettando anche dei mobili per esse (piedi rialzati per
igiene + per far passare la luce)

- Palazzo Montecatini (ne costruisce due) —> palazzi per uffici, con pianta ad H
a ogni persona viene assegnato uno spazio

lavabo con lavandini integrati per evitare l’attacco a muro

- Gio Ponti per Pavoni, macchina del caffè —> diventa un’icona, come fosse un’automobile lucente

- sedia “Superleggera” per Cassina —> cosi leggera da evitare rotture anche dopo la caduta,
rarefatta (c’è solo l’ossatura portante), più ergonomica con lo schienale inclinato —> non più oggetti
“muscolari” in stile fascista ma linee morbide, nuova femminilità

- casa d’abitazione in via Dezza (Milano) —> appartamento di Ponti


le parti piene in muratura scompaiono di notte (vediamo solo le finestre illuminate), crea sfondati che
permettono di vedere l’ufficio da una parte all’altra

- Manifesto dell’Architettura neoplastica (1925) —> l’arte deve entrare nella vita di tutti, fluidità
spaziale, il tempo anima l’opera, convergenza di tutte le arti plastiche nell’architettura

- Grattecielo Pirelli —> torre in cemento armato più alta al mondo —> virtuosismo (diventa uno degli
edifici simbolo di Milano) —> pareti di vetro, base molto più robusta che in cima (struttura
rastremata), pianta libera

- Lampada ogivale (poi “Pirelli) —> stessa forma dell’edificio: trasferimento da architettura a design
anello che permette di appenderla

- edificio Montedoria (Milano) —> struttura puntiforme, rivestimento in piastrelle in ceramica verdi
con superficie liscia diamantata, poste casualmente (ricorda la tecnica del mosaico ravennate —>
tessere non complanari) —> si ottengono effetti di riflessione della luce, intensificati dalle vetrate
che riflettono il cielo —> tecnica ripresa nell’Hotel Parco dei Principi di Sorrento

LEZIONE 12

DESIGN DI GUERRA
la guerra è un grande bacino di sperimentazione scientifica

con la I e II GM —> ridefinizione del design: il design di guerra deve produrre oggetti semplici, leggeri
robusti, di facile impiego, facili da riparare e riutilizzare —> pone le basi per il boom del made in Italy

- Ufficio Tecnico Ansaldo, Progetto di Testuggine Corazzata (carro armato) —> oggetto che deve
superare dei dislivelli

- bicicletta smontabile a telaio rigido —> bici che si può portare in spalla

- Willys —> prototipo jeep militare (soprannominata Jeep) —> nel 55 viene convertita da oggetto
bellico a oggetto di pace

- FIAT Campagnola —> fuoristrada leggero, diventa addirittura la papa-mobile

- Alfa Romeo Matta —> rivale della FIAT

- Vallo Atlantico (1942-44) —> struttura militare lineare puntiforme

- il fronte della manica era quello più debole per Hitler —> i suoi marescialli propongono:

1) armamenti mobili che potessero raggiungere l’attacco

2) muro di armamenti fissi su tutto il confine atlantico (da Norvegia a Spagna) —> scelto da H

sul confine ci sono resti di bunker crollati dalle falesie sulla spiaggia (ancora intatti nonostante i
bombardamenti)

i bunker venivano mimetizzati con tetti di abitazioni, foglie, rami o colorazioni naturali per non attirare
gli aerei militari

- sistemi antiuomo, anticarro e antinave

L’AUTARCHIA E IL DESIGN
Inique sanzioni —> sanzioni economiche deliberate dalla SDN vs l’Ita in seguito all’attacco all’Etiopia
—> proibivano all’Italia di vendere/acquistare prodotti ad altri paesi —> nasce il concetto di autarchia:
mentalità secondo cui bisogna acquistare solo prodotti italiani per rafforzare il mercato interno —> l’Ita
inizia a essere autosufficiente e fa grande propaganda a riguardo

FIAT Topolino (1936) —> es. di macchina italiana frutto dell’autarchia —> non più linee rigide e dure
ma forme più aggraziate e arrotondate, si avvicina allo streamlining

lo si ritrova anche nella Lancia Astura (auto più di nicchia)

nuovi materiali dell’autarchia:

- aumento produzione grano

- costruzione risaie

- programma di ricerca scientifica per sfruttare al meglio le risorse italiane —> sviluppo di tessuti
sintetici, carburanti e del settore farmaceutico/chimico

- vetro autarchico —> impiegato nei mobili

- legno autarchico —> derivante da materiali di scarto per realizzare pannelli di grande qualità

- linoleum —> tipo di pavimento composto da materie prime naturali (anche se aspetto sintetico) —>
materiale steso e tagliato a misura (poi prodotto anche l’Italianeum: nuovo linoleum ricavato dalle
bucce di pomodoro scartate

- tessuti —> obiettivo Ente Nazionale della moda: italianizzare il guardaroba femminile —> grande
esaltazione della femminilità e delle formosità della donna italiana (scopo: esaltare la fertilità)

- ascesa di Ferragamo —> inventa la zeppa in sughero —> sandali in denti, calzature in rafia
intrecciata a mano

materiali prima aventi scopo bellico convertiti all’uso civile:

• poliammide/nylon —> nasce a NY nel 1940 (calze, paracaduti…)

• PVC (Polivinilcloruro) —> prodotto in Ger e USA dal 1930, prima scopi bellici poi uso comune

• plexiglas, polietilene, skai (cuoio artificiale)

• Tupperware —> contenitori che dagli anni ’50 diventano icone della domesticità (Tupperware party
—> dimostrazioni per incrementare le vendite e promuovere il prodotto

• ABS —> anch’esso inizialmente scopi bellici, diventa poi il materiale dei mattoncini lego

• poliuretano —> schiuma flessibile e isolante per imbottiture

• poliestere —> messo a punto nel ’36 poi rinforzato con fibra di vetro (usato nella poltroncina DAR dei
fratelli Eames)

• gommapiuma —> primi impieghi nell’arredo e nei materassi, (in guerra era usata per avvolgere i
serbatoi) —> rivoluzione dell’imbottitura di letti, sedie, poltrone

• polistirolo —> usato come isolante durante la guerra, poi come plastica rigida per cover di CD,
posate e piatti di plastica, involucri, barattoli (quello espanso si presenta sotto forma di sferette,
usato per imballaggio e isolamento)

LEZIONE 13

ANNI CINQUANTA
LA MEMORIA
Mausoleo delle Fosse Ardeatine (1944-51) —> suddiviso in 3 parti: cave, monumento, sacrario
(grande pietra tombale sospesa —> è una memoria inseppellibile)

Monumento ai caduti nei campi di concentramento (1946) —> struttura di tubolari metallici saldati
e dipinti di bianco, disegna una griglia tridimensionale data dall’intersezione tra un cubo e una croce
greca + poggia su un basamento a croce in pietra (leggerezza)

BEL DESIGN
unione di tre fattori: manodopera + cultura industriale + architettura razionalista

design dei trasporti:

- Paperino (Piaggio) —> il design esterno ha solo funzione di copertura, non è progettata per le donne
(si bruciano le gambe)

- Vespa (Piaggio) —> scocca studiata e non solo come copertura, progettata anche per donne,
diventa un’icona, simbolo di libertà e romanticismo

- Lambretta (prod. Innocenti) —> rivale della vespa: si concentra sulle componenti piuttosto che la
scocca, motore non nascosto

- Isetta —> microvettura in stile straemlining, ottimizzazione degli spazi, apertura anteriore

in generale la macchina diventa simbolo di ricchezza —> il design crea l’immaginario collettivo (in
particolare la FIAT 500 diventa la macchina di tutti, il desiderio comune)

design per la casa:

alla VIII Triennale di Milano, Piero Bottoni propone il suo progetto per il Quartiere Sperimentale QT8
—> nel dopoguerra c’è carenza di abitazioni: viene creato il Monte Stella, altura artificiale fatta con le
macerie dei bombardamenti —> crea paesaggio atrofizzato

negli interni delle case Bottoni applica i suoi studi sul colore e sui cromatismi architettonici

Compasso d’Oro (1954) —> istituito su iniziativa di Gio Ponti e sostenuto dai magazzini La Rinascente
(patrocinio fino al ’64, poi passa all’ADI fino a oggi), logo progettato da Albe Steiner (progetta anche
logo Superga, Coop)

3 fattori che contano nel design italiano nell’ultimo periodo:

1) crescita industrializzazione

2) piccole imprese avviano produzione meccanizzata —> si ha un’identità nazionale unica

3) sodalizio tra architetti e imprenditori (collaborano)

Azucena —> azienda milanese che produce pezzi di design, fondata da Corrado Corradi nel 1947 con
Dominioni e Gardella

Gardella:

- Casa al Parco Sempione —> sistema di pilastri e travi, no vuoti strutturali, completa libertà di
facciata

- libreria componibile Lib 2 —> stesso concept, struttura rigida, pezzi componibili e intercambiabili

- Casa delle Zattere —> compresenza di tradizione e modernità, finestre che salgono e scendono
come l’acqua e le gondole

- Lampada Arenzano —> ricorda la lampada dei pescatori, appendibile e spostabile

- case per impiegati della Borsalino —> persiane a scorrimento —> idea di movimento e mutabilità
della facciata, non è standard: ognuno ha esigenze diverse

Dominioni:

- Lampada Sasso —> base: sasso levigato, poi può scorrere lungo un tubolare verso l’alto o il basso

- Lampada Imbuto —> incrocio tra un imbuto e un flûte di cristallo —> due funzioni diverse ma che
convergono, lampada inclinabile in tutte le posizioni —> progetto in continua variazione

- Lampada Base Ghisa —> cosi chiamata sia per il materiale della base sia per indicare i poliziotti
(detti in modo dispregiativo “i ghisa”) —> forma che si riferisce al cappello dei poliziotti

- Lampada Monachella —> forma dei cappelli delle monache —> D definisce barocca la componente
di divertimento nei suoi progetti, ma funzionale e seguace della natura la sua architettura (es. le
scale rotonde non sono barocche ma funzionali ai movimenti dell’uomo)

- sedia Catilina —> assimilata a un trono antico, nastro metallico accogliente per la schiena e curvato
dove le braccia si appoggiano + molto rarefatta —> passa molta luce attraverso essa

Zanuso:

poltrona Lady e divano IX Triennale per Arflex —> introduce gommapiuma nelle sedute

BBPR (Banfi, Belgioioso, Peressutti, Rogers):

- Torre Velasca, Milano—> tributo alla storia, alla città florida del commercio durante il medioevo
recuperate forme del passato post era fascista

- Poltroncina Elettra —> parte della prima serie di mobili destinati a spazi pubblici di BBPR
materiali e design moderni e al tempo stesso funzionali (tubolare e gommapiuma)

Franco Albini:

- Edificio della Rinascente (Roma) —> assembla elementi pre-fabbricati su un telaio metallico
facciata che dà idea di movimento grazie alle ombre che i volumi sporgenti creano

- libreria LB7 (Poggi) —> scomponibile, modificabile e personalizzabile

- libreria Veliero —> tensostruttura

- poltrona Fiorenza —> riprende poltrona francese con poggiatesta

LEZIONE 14

NUOVI MUSEI ITALIANI


Negli anni ’50, immagine del museo si trasforma completamente: connota il modo di disegnare
l’interno dei musei, all’inizio con difficoltà di comprensione per gli stranieri, poi viene considerato un
grande rinnovamento.

prima della II° GM —> musei costituiti da una vaste collezioni di opere d’arte (pittura e scultura,
architettura) disposte a seconda del gusto del proprietario.

- Galleria dell’Arciduca Leopoldo (Bruxelles 1651) —> Galleria privata: dipinti uno accanto all’altro +
dipinti anche i quadri di scorcio + addirittura i cani che rischiano di rovinare i quadri —> il pittore ci
sta dimostrando la ricchezza delle opere grz a qst sistema esposizione che si basa sulla scelta
estetica dell’Horror vacui —> si basa sulla sovrapposizione di immagini che coprono ogni spazio
—> non c’è spazio vuoto, ed è l’altezza del quadro a determinare la posizione (le immagini sono
affiancate in base alle loro dimensioni, non in base alle relazioni storiche tra esse —> la singola
opera perde valore, ma ne acquisisce l’insieme —> principio del collezionismo: meglio più opere
che una sola preziosissima)

- Museo di Ferrante Imperato (Napoli, 1599) —> Il soffitto è come se fosse un fondo marino al
contrario, figura predominante: coccodrillo
Si costruisce l’immaginario dei luoghi di questi animali.

- Museo di Francesco Calceolari —> collezioni di utensili

- Biblioteca dell’Accademia delle Belle Arti di Brera —> raccoglie in ordine i volumi contenenti le
opere degli studenti

- Villa Sant’Isidoro De Cordova a Bagheria —> tappeto rosso che congiunge le stanze, serve per
non farci perdere tra le stanze, costruito come museo ideale per qst collezioni Durand
(l’architetto) legge le pre-esistenze dei musei costruiti in qst modi —> l’infilata di stanze serve a
dimostrare l’importanza della famiglia: tanto più sono numerose tanto è importante in qst
stanze passanti vi sono anche le stanze da letto in fondo: si deve essere molto vicini alla famiglia
ospitante per accedervi: percorso di avvicinamento verso le stanze private —> ascesa di
importanza. Vi sono
sale più grandi e più piccole —> in quelle più grandi: gallerie secondarie questo tipo di
impianto verrà recuperato da tanti architetti come per il museo di Berlino, e idealizzato anche da
architetti del moderno come Mies

I musei tradizionali come il Castello Sforzesco di Milano hanno subito distruzioni dopo i
bombardamenti della guerra —> si sono conservate parti del castello che già ricostruite prima

FRANCO ALBINI (1905-1977)


Studia al Politecnico di Milano, viaggia in Eu dove entra in contatto con grandi maestri di razionalismo
(LC e Mies)

per tutta la carriera è sia architetto che designer

- Libreria Veliero —> esperimento in tensostruttura, si dimostra grande precursore della separazione
filtrata degli spazi (ossia dividere le stanze con questi sistemi senza inserire pareti)

- Mostra di Scipione (Pinacoteca di Brera) —> nasce l’idea del pennone —> allestimento di Albini
che decide di usare questi pennoni, non fissandoli al soffitto ma costruendo griglia di cavetti
d’acciaio in tensione da parete a parete: è come una controsoffittatura —> tutta la struttura è in
equilibrio dinamico (non statico, dove se muovi qualcosa cade tutto) e i dipinti vengono appesi a
queste pannellature, unico elemento singolo è questa sorta di semicilindro in mattoni che racchiude
come in una nicchia l’autoritratto dell’artista

A partire dal 1952 nel suo studio entra FRANCA HELG, e lavoreranno insieme per anni

- Museo del tesoro della cattedrale di San Lorenzo (Genova, 1952-56) —> contiene
l’armamentario regale (es. abiti antichi dei preti)

• allestimento abbastanza piatto collocato in ambienti adiacenti alla cripta

• il problema di questa cattedrale è che non ha spazi per allestire le proprie collezioni: per
compensare ciò si sceglie di collocare la collezione sottoterra: si scava sotto una parte del palazzo
—> ciò scatena la loro fantasia e decidono di usare riferimenti sacri che si rifanno direttamente
alla architettura tombale (in particolare alle tholos scavate sotto terra) come
copertura scelgono di usare il cemento armato in modo da costruire il soffitto in struttura radiale e
costruire un’identità cromatica del grigio scuro

• opere allestite in modo da avere una posizione specifica che non viene mai abbandonata, sistema di
illuminazione che fa si che le opere collocate siano perfette nella posizione in cui sono
• ambiente molto piccolo con all’interno di ogni tholos una porticina di ingresso: entrarvi è
un’esperienza

• il cuore del museo è il sacro Catino: reliquia dell’ultima cena di Cristo —> c’è un angioletto con una
palma che indica il cielo e lo fa all’interno, importanza delle ombre: il moltiplicarsi di queste figure ci
da l’idea del movimento, come se l’angioletto stesse ascendendo al cielo

• teche —> trasparenti con finiture in metallo nero e fondi rossi per far risaltare gli elementi dorati

• tra i pezzi più importanti del museo: “Piatto di San Giovanni” —> retroilluminazione per fargli
cambiare colore (da azzurro a rosso, che rappresenta il sangue della testa mozzata del santo: i
progettisti giocano con tradizione e mito)

• “Croce degli Zaccaria” —> la sagoma della porta ricorda le porte dei castelli: bisogna per forza
entrare uno alla volta perché è stretta, mentre la cornice superiore è più ampia per vedere meglio la
croce anche da fuori

- “Museo di Palazzo Rosso” (Genova, 1952-62)

• possibile cambiare allestimento senza fare buchi nella parete: basta agganciare le opere ai cavi e
cambiare l’altezza

• all’ultimo piano appartamento per la curatrice del museo (in parte anche di rappresentanza per
ricevere) —> ogni opera ha un supporto ben studiato + altro elemento curioso è il design del camino:
struttura sostenuta da tiranti in metallo + c’è una doppia altezza in cui sono raccolti i libri + la
balaustra stessa ha un tratto quadrato per collocare il mappamondo

• uno degli elemento di vertigine della galleria è la scala ottagonale sospesa con movimento ad elica.

- Scala elicoidale dei grandi magazzini La Rinascente (Roma) —> modificano la curvatura della
ringhiera facendo si che la percezione visiva sia tutta vibrante

- Albini e Helg disegnano tutto l’apparato della Metropolitana Milanese (logo invece ideato da Bob
Noorda) negli anni ’60 (anni boom economico) —> pannelli con passo differente e in cui sono
incastonate vetrate con oggetti utili per la metro + la firma degli architetti è il corrimano + disegnano
anche i tornelli di accesso della metro (oggi sostituiti da tornelli più moderni)

CARLO SCARPA (1906-1978)


- studia all’Accademia di belle Arti di Venezia e ottiene l’abilitazione al disegno architettonico, ma
non sarà architetto

- a fine anni ’20 realizza primi arredamenti e comincia a frequentare gli ambienti intellettuali e artistici
veneziani

- dal ’35 diventa direttore artistico della Vetreria Venini —> studia le applicazioni delle nuove
tecniche di vetrazione portando alla costruzione di nuovi mezzi per concepire qst opere —> realizza
delle Murrine come le avrebbero pensare i romani, oppure vaso in cui usa acidi corrosivi per creare
basso rilievo texturizzato

- Negli anni ’50 realizza il Lampadario Poliedri —> usa tecniche e sistemi di assemblaggio
innovativi: lampadario in vetro di murano realizzato soffiando il vetro in stampi poi agganciati tra
loro (agganciato a catene che ricordano quelle di epoca medievale, punte bizantineggianti che
richiamano il gotico)

- il territorio veneto è sorta di collezione a cielo aperto tra Palladio e Canova

Gipsoteca Canoviana:

• estensione della Gipsoteca già costruita da Canova, come celebrazione della sua opera —> studia
anche i gessi di Canova: primo livello sono i bozzetti in terracotta (poi esposti racchiusi in scatole
trasparenti), e se l’idea gli sembra buona allora procede con i modelli a grandezza naturale in
terracotta che poi userà come stampi per la colatura in gesso —> se il modello in gesso va bene
allora lo lavora fino a quando la statua non è soddisfacente per poi passare al marmo
• c’è una lunga vetrata che guarda verso il lato pre-esistente del museo, e l’edificio è caratterizzato da
un sistema a cannocchiale, esasperato dalla differenze di altezza: c’è una sorta di accellerazione
prospettica

• torretta a croce bianca scavata in un cubo —> ci si ferma a metà dell’opera per leggere sia il cubo
che la croce, all’interno lo scorrere del tempo è trasmesso dalle macchie solari delle finestre (che
però non modificano eccessivamente la percezione delle statue)

• la connessione tra quella storica e quella nuova di scarpa è realizzata creando un vuoto in modo da
leggere i due corpi architettonici come indipendenti —> nella parte vecchia i gessi bianchi sono
collocati su sfondo bianco (insolito perché ai tempi erano solitamente disposti su sfondo scuro per
esaltarne la forma —> Canova lo fece per far esaltare di più la tridimensionalità delle sculture
grazie al chiaro scuro che si crea, mentre lo sfondo scuro avrebbe fatto vedere solo il contorno: la
luce che scarpa posiziona all’interno è una luce bassa che ci permette di leggere le opere come
autonome rispetto al fondo e percepire il 3D)

• All’esterno il canocchiale si chiude in una vasca che si riempie di acqua piovana, fa si che la luce
si rifletta anche nella vasca e che poi possa andare a vanificare le statue all’interno

- Museo di Castevecchio (Verona)

• subisce varie ristrutturazioni dopo i bombardamenti della II° GM

• Scarpa accosta materiali antichi (es. pietra e legno) e moderni come il calcestruzzo a vista o
bocciardato (superfici martellate con martelli morbidi, lavorazione fatta per aumentare il valore del
calcestruzzo)

• all’interno effettua delle demolizioni che consentono attraverso dei tagli di evidenziare le parti di
muratura originali (es. scoperchia il tetto)

• Statua equestre di Cangrande —> esibita all’esterno su un podio in cemento armato e posizionata
leggermente ruotata: percezione che ruoti su sé stessa

• Le pedane non toccano le strutture verticali per farci comprendere che sono due strutture separate
(richiami alla architettura giapponese: pavimento che evidenzia la segmentazione degli ambienti)

• Anche qui stanze passanti con grande corridoio, scelta di pietre che cambiano colore

• disegna accuratamente anche i supporti (es. i lucernari)

• porte e cancelli: sistema di cancelli scorrevoli che sono tributo ai cancelli veneziani per l’acqua

BBPR (Banfi, Barbiano, Peressutti, Rogers)


Restauro dei Musei del Castello Sforzesco
• collocano all’interno della prima ala il portale della Pusterla dei fabbri che originariamente si
trovava all’esterno: serve a separare la zona commerciale dal museo

• nell’atrio d’ingresso scalone in ferro con trave a ginocchio, con gradino di ingresso più ampio

• sequenza di ambienti il cui fulcro è la statua equestre di Bernabò Visconti: tributo all’entità locale
di Milano

• ogni pezzo ha un supporto unico

• tutto disegnato da loro, anche illuminazione e supporti

• nella Cappelletta collocano un Cristo di legno che si espande nella stanza grazie al supporto su cui
è fissato, volto a rendere la sofferenza di Cristo

• sala più importante: sala degli Scarlioni —> ridisegnata completamente demolendo pavimento
originale: decidono di infossare la scala di 1,80 m
qui troviamo la Pietà Rondanini di Michelangelo (ultima sua scultura, non finita in modo tale da
mostrarci il legame diretto tra opera e pietra in cui è inserita) —> poi traslocata dall’Expo nel 2015

• la funzione principale del museo è quella di “svolgere una funzione didattica popolaresca
facilmente accessibile alle masse, al loro bisogno di espressioni spettacolari, utilizzando però un
linguaggio che non cade mai nel banale o nel retorico”

• Sala delle asse di Leonardo Da Vinci —> prende il nome dalle assi di legno che si ritiene un tempo
rivestissero le pareti (riprese anche dai BBPR), decorazione con intrecci vegetali e gelsi che vanno a
creare un pergolato

LEZIONE 15

ANNI SESSANTA
anni del boom economico, caratteristiche:

- colore e fantasia
- liberazione sessuale della donna (comincia a trovare il suo posto nella società)

- aerobica e fitness diventano un elemento di costume

- mito del viaggio e della vita nomade (strumento di liberazione individuale)

- “Poltrona Up 5 Donna” —> caratterizzata da forme che rappresentano le sinuosità femminili —> il
design acquista potere dal pdv del messaggio che vuole trasmettere (in questo caso messaggio
sociale/politico legato alla liberazione della figura della donna)

- “Easy Rider” film di Dennis Hopper —> porta sullo schermo la controcultura giovanile —> cultura
che si contrappone a quella codificata già esistente: c’è un anticonformismo di fondo da parte dei
giovani, un allontanamento dagli schemi e dalle istituzioni —> idea secondo cui la vita va vissuta
appieno allontanandosi dai dogmi

- Harley Davidson —> due ventenni che montano su una bicicletta un motore da loro costruito:
prototipo che non funziona —> va creato un telaio che regga di più —> dopo due anni ci arrivano e
la loro azienda ottiene grande successo (fino a oggi)

c’è anche un processo di denuncia e abbattimento delle barriere razziali + una ricerca du una
libertà sociale attraverso la liberazione dei costumi

ACHILLE E PIER GIACOMO CASTIGLIONI

- sgabello “Mezzadro” —> sedile da trattore verniciato in vari colori, con base in faggio evaporato e
sostegno flessibile in acciaio cromato

- sgabello “Sella” —> sella da bici su asta che ruota su una base semisferica —> si perde la
concezione di seduta classica

- serie di lampade presentate a Marcel Breuer —> es. lampada “Luminator” —> lampada da terra a
luce indiretta (la proietta verso l’alto), “Bulbo” —> pendente all’alto attraverso cavi, forma classica
della lampadina (lampada coincide con lampadina), lampada “Gatto” —> lampada da tavolo a luce
diffusa, struttura interna in acciaio e diffusore in resina, “Viscontea” e “Taraxacum 2” —> ripresa di
elementi floreali, “Splügen Bräu” —> lampada a sospensione a luce diretta con riflettore in alluminio

DE PAS, D’URBINO, LOMAZZI


- Poltrona “Joe” —> dedicata a Joe Di Maggio, giocatore di baseball e marito di Marylin Monroe —>
anche qui scompare la seduta classica: poltrona a forma di guantone da baseball

- poltrona “Blow” —> poltrona gonfiabile, facile da trasportare, leggera, forme aggraziate

Moplen —> tipologia di polipropilene, usato per oggetti da cucina, che diventano uno status, icone di
stile (inventore Giulio Natta, che vinse il nobel per la chimica nel ‘63)

viene stampato a iniezione ed è molto duttile grazie ad alte T° e pressioni

una delle aziende più famose di materie plastiche è la Kartell, fondata da Giulio Castelli (pubblica
anche riviste trimestrali per informare il pubblico sulle novità dell’azienda) —> secchio in polietilene
con coperchio vince il Compasso d’oro

sedia impilabile per bambini —> le sedie non sono più solo oggetti funzionale ma anche giocattoli (si
impara facendo giocando —> insegnamento del Bauhaus)

JOE COLOMBO (1930-1971)


- disegna la prima sedia industriale al mondo —> stampata a iniezione e impilabile

- assieme al fratello disegna la Lampada “Acrilica” —> lampada a forma di C, con luce proveniente
da sotto che si riflette nella parte superiore grazie alla trasparenza (segue il principio della fibra
ottica)

- “Combi-Center” —> mobili che si scardinando completamente dalla convenzione sociale —> in
grado di ruotare su sé stessi, non per forza a parete, piani sfalsati (≠ modi di utilizzo)

- “Mini-Kitchen” —> cucine piccole scomponibili e con agganci mobili

- “Personal container” —> vano porta oggetti, in parte simile a un armadio

- serie di calici “Smoke” —> appositamente studiati per essere tenuti in mano mentre si sta fumando

- “Baby” —> cassettiera che puo essere utilizzata per scopi e professioni diverse

- “Tube” chair —> tubi plastici mobili rivestiti da tessuti (≠ possibilità di seduta), “Multi” chair —>
pezzi componibili a diverse altezze a seconda delle necessità di posizione —> entrambe le sedie
escono dai canoni della seduta tradizionale

ANNA CASTELLI FERRIERI (1918-2006)


- contenitori Kartell —> aperti o con sportelli forati (no maniglie), somigliano a dei robottini, si può
cambiare la disposizione a seconda delle esigenze
prendono spunto anche altri designer come Philippe Starck

- sedia impilabile 4870 —> leggera, materiali plastici, impilabile su carrelli appositi

- poltroncina 4814 —> metallo laccato e plastica

- servizio di posate Hannah —> linee sinuose ed eleganti ispirate al design orientale

GAE AULENTI (1927-2012)

lavora per Kartell:

- sedie 4854 e tavolo —> in plastica, molto versatili

- poltrona “Sgarsul” —> poltrona a dondolo che modifica la seduta

- lampada “Pipistrello” —> una delle sue icone: vetro opalino nella parte superiore, struttura d’acciaio
nella parte inferiore

VICO MAGISTRETTI (1920-2006)


- sedia “Selene” —> concept design: linea cosi semplice che non c’è nemmeno bisogno di
disegnarla, può essere tranquillamente spiegata al telefono

- divano “Maralunga” —> materiale schiumato che incorpora una catena da bici per poter variare la
regolazione del poggiatesta

- “Eclisse” —> lampada con due gusci sferici orientabili in modo da evitare la luce diretta

GINO SARFATTI (1912-1985)


costruisce lampade per Arteluce, tra cui la Lampada scomponibile 1055 che vince il compasso d’oro
(può scorrere lungo l’asta metallica)

LEZIONE 16

BRUNO MUNARI (1907-1998)


riteneva che il compito dell’artista fosse quello di comunicare agli altri uomini un messaggio
poetico, espresso con forme, colori, due o più dimensioni, movimento senza preoccuparsi di cosa
sarà ciò che verrà fuori: l’importante è che questo messaggio parli

anni ’20

esordisce col futurismo —> disegna “L’ospedale delle macchine” per uno scritto di Marinetti

sostiene che tutti abbiano sempre in qualche modo attinto al futurismo, lo definisce come un
distributore gratuito e disinteressato di idee —> è il più completo movimento artistico mondiale, l’unico
che ha influenzato tutti i campi dell’arte

anni ’30

- “Macchine inutili” —> costruzioni appese al soffitto che lentamente ruotano e si muovono —>
sono in perpetuo movimento visto che la quiete assoluta non esiste (basta pochissimo, anche un
soffio di vento per farle muovere) + le ombre che creano cambiano in funzione dell’illuminazione e
hanno nitidezza, forma e intensità variabili

Dino Buzzati scrive un libro sulle macchine inutili (“Le macchine di Munari”)

- “Tavola Tattile” (una nel 1931 e una nel ’43) —> struttura prodotta con un collage di diversi
materiali, che danno sensazioni tattili tute differenti —> producono il loro effetto soprattutto
toccandole ma basta anche già solo guardarle per rendersi conto della sensazione tattile

anni ’40

- “Sedia per visite brevissime” —> oggetti d’arte a forma di sedia: il sedile è inclinato e corto, lo
schienale è alto —> non è davvero fatta per far sedere l’ospite quanto per farsi osservare

- “Ora X” —> orologio a variazione cromatica, primo oggetto di arte cinetica prodotto in serie

il tema è quello della regola e il caso: la combinazione di questi due elementi porta all’equilibrio

(i dischi non ci permettono di capire l’orario + non ci sono numeri)

- “Evviva e abbasso” —> teorema pubblicato su una rivista: esortazione a una presa di posizione
etica, non politica né di qualunque altro tipo

- “Concavo-covesso” —> una delle prime installazioni nella storia dell’arte, precedente all’ambiente
nero che Lucio Fontana presenta alla Galleria Naviglio di Milano

- nel 1948 fonda il MAC (Movimento Arte Concreta)

- altra macchina inutile nel ’49 con un filo di ferro, filo di nylon, forme in celluloide e una in alluminio

anni ’50

- Sculture da viaggio —> rivisita il concetto di scultura: non è più monumentale ma da viaggio, a
disposizione dei nomadi del mondo globalizzato

- fa uno studio sui positivi-negativi, usando linee che disegnano sia all’interno che all’esterno sullo
sfondo —> non si capisce bene quale sia la figura e quale il fondo —> si crea un’instabilità ottica
che dipende da come lo spettatore interpreta le forme (realizza anche ambientazioni 3D che ruotano
e modificano l’ambiente circostante)

- “Libri illeggibili” —> si ritrova in parte il tema dei positivi-negativi + ci sono elementi fissi misti a
componenti narrative

- “Supplemento al dizionario italiano” —> spiegazione dei gesti e delle espressioni del linguaggio
italiano —> decide di rifare la stessa cosa con le forchette (posizionate a forma di gesto manuale)

- “Giocattoli d’artista” —> realizzati per Pirelli, in particolare il Gatto Meo e la Scimmietta Zizì (che
vinse anche il Compasso d’oro nel ’54)

- Castello portaghiaccio —> anch’esso compasso d’oro l’anno successivo

- Posacenere Cubo —> semplice ma estremamente funzionale: cubo polimerico aperto su un lato +
striscia d’acciaio piegata (previene la fuoriuscita di cenere e mozziconi + li nasconde alla vista)

anni ’60

- realizza delle grafiche per Einaudi —> alcune minimaliste ai massimi (vicine al costruttivismo russo)
altre più intense e drammatiche, usano il colore

- “Alfabetiere” —> destinato ai bambini ma grande appeal dal pdv grafico —> per niente sciocco o
eccessivamente infantile

- “Good design” —> sostiene che il buon design ci venga insegnato dalla natura stessa, che è il
miglior designer a cui ispirarsi —> esempio dell’arancia: descritto come un oggetto quasi perfetto,
caratterizzato da un forte equilibrio tra forma e funzione + anche esempio dei piselli, descritti come
fossero altro rispetto a ciò che sono (come dei contenitori)

- “Da cosa nasce cosa” —> spiega come crea le sue lampade utilizzando delle calze, un tubo e
degli anelli di ferro fissati all’interno di cuciture parallele al terreno (per non storgersi) —> andamento
casuale delle dimensioni degli anelli + inoltre si puo piegare su sé (packaging ridotto)

- “Flexy” —> scultura flessibile

anni ‘70

- “Abitacolo” —> piccola capsula che nasce in seguito all’avvento dell’immaginario spaziale
(influenza gli oggetti della vita quotidiana) —> è sostanzialmente la capsula privata del singolo
abitante all’interno della casa

- realizza i primi laboratori tattili per la mostra “Le mani guardano”

- “Rose nell’insalata” —> gioca con gli ortaggi tagliandoli a metà e immergendoli nel colore, per poi
usarli come una sorta di timbro

anni ’80

Prelibri —> collezione di 12 libri realizzati con materiali diversi (cartone, panno, plastica, legno,
spugna) pensati per i bambini che non sanno leggere —> forniscono ai bambini informazioni tattili,
sonore e visive, grazie alle sensazioni che i vari materiali trasmettono e i rumori che generano

LEZIONE 17

ARCHITETTURE RADICALI E MEGASTRUTTURE


la megastruttura è un concetto derivante dall’architettura che però coinvolge più campi e ha rinnovato
il concetto di progetto nella seconda metà del XX secolo

Barbapapà —> personaggi di un fumetto: esprimono lo stato di quel periodo tra anni ’60 e ’70, ossia il
desiderio di esprimersi in maniera individuale —> per l’epoca era nuovo essendo tutto quanto tipizzato
e standardizzato, ma nessuno si riconosce veramente negli standard —> la casa dei B è troppo
piccola per tutti, non rispecchia la loro famiglia —> si rifugiano in un castello neogotico, che viene però
distrutto —> trovano posto in un grand ensemble: grandi scatoloni residenziali tutti uguali, ma anche
qui stanno stetti —> trovano la soluzione: costruiscono delle case delle loro dimensioni usando il
Barbapapà come “stampo” —> case che rispondono alle loro esigenze

comics molto influenti in questo periodo —> Guy Debord scrive “La società dello spettacolo” —>
parla di un rinnovamento dello spettacolo, che diventa un valore politico nella società: muove denaro,
interessi, persone —> periodo di grandi eventi e fenomeni di massa —> nascono quindi le
megastrutture, vaste intelaiature che ospitano tutte le funzioni di una città/di una sua parte —> non è
solo una struttura di grandi dimensioni, ma deve:

- avere unità modulari

- avere ampliabilità grande/illimitata

- poter ospitare unità strutturali minori (anche pre-costruite)

- avere un’esistenza utile molto superiori alle microstrutture che contiene

- essere polifunzionale

risposte degli architetti:

CEDRIC PRICE (1934-2003)


Fun Palace (1961) —> progetto mai realizzato, sviluppato solo su carta: assomiglia a un grande
cantiere navale nel quale cinema, teatri, ristoranti e laboratori possono essere assemblati, spostati,
riarrangiati o rottamati di continuo

l’idea era poi quella di una partecipazione attiva delle persone, che poteva modificare gli spazi
attraverso griglie ed elementi componibili

YONA FRIEDMAN (1923-2020)


Città spaziale —> progetto di città che volano al di sopra della natura senza intaccarla, oppure che
insediano in mezzo all’artificio (es. dentro NY) —> parla di architettura mobile, ossia in cui l’abitante
può determinare forma, orientamento, stile del proprio appartamento ogni volta che lo desidera

scrive “Utopie realizzabili” (1975) —> la nostra è l’epoca delle utopie, che hanno il potere di
mobilitare le masse, e secondo lei un’utopia per eccellenza è realizzabile attraverso il progetto

ARCHIGRAM

gruppo di giovani progettisti il cui nome deriva dall’unione di architecture + telegram —> architettura
che cambia velocemente tanto quanto un telegramma, raffigurata attraverso fumetti o disegni che ne
evidenziano l’intento

- Walking City (1964) —> città mobile costruita su struttura con gambe telescopiche (simile a quella
degli insetti)

- Plug-in-City (1964) —> ha un telaio modulare gigante e un sistema rapido accessibile e gratuito in
cui paghi solo spostamento, ogni persona ha possibilità di sganciare le capsule (ovvero la propria
casa) e riagganciarle ovunque —> Capsule Homes: progettazione dettagliatissima delle capsule che
andranno a costituire la Plug-in-City, strutture ad albero per distribuire bene i carichi

- Instant City Airship (1970) —> dirigibile enorme volante che contiene una città e si sposta
liberamente di continuo, forte influenza di forme e oggetti da album Beatles “Yellow Submarine”

MOVIMENTO METABOLISTA (GIAPPONE)


Manifesto Metabolista (1959): l’elemento strutturale è pensato a forma d’albero (elemento
permanente) e le unità di alloggio sono elementi temporanei e mutevoli, cadono e vengono rinnovati a
seconda delle esigenze del momento. Gli edifici potranno crescere entro questa struttura, morire e
tornare a crescere, ma la struttura rimarrà sempre costante

- Studio per una città sull’acqua (1960) —> disegno di Kiyonoru Kikutake
- Progetto per la baia di Tokyo (1960) —> progetto di Kenzo Tange

- Cities in the Air (1960) —> pensata da Arata Isozaki, città che fluttuano su città già esistenti

- Elicoidi (1961) —> di Kisho Kurokawa, hanno riferimenti alla natura e a forme biomorfe

- Grattacieli a spirale —> di Koinori Kikutake

CLAUDE PARENT (1923-2016)


dandy altoborghese che definisce il proprio concetto di architettura come “Architecture oblique”

- scrisse “Architecture Principe, La fonction oblique” (1967) e “Vivre à l’oblique” (1970), dove
parla della costruzione di ambienti su piani inclinati, entrambi sono manifesti di controcultura:
vogliono provocare una presa di coscienza da parte delle persone, per non farle più essere passive,
specialmente dopo la II° GM —> secondo lui c’è dannazione nell’accondiscendenza —> l’obliquo è
considerata una nuova dimensione, ovvero un nuovo sistema di vita, un movimento che produce
nuova energia

- arreda il proprio appartamento a Neuilly secondo la funzione obliqua (1973)

- scultura “Les Iclisites” (1968) —> in legno, costituita da intreccio di piani obliqui

- numerosi schizzi e progetti riguardanti edifici, ponti ecc. seguendo idea di architettura obliqua

- esposizione curata da Parent nella Biennale di Venezia nel 2014

CHANEAC & PASCAL HAUSERMANN


L’Architecture Insurrectionelle (1968): architettura che deve shockare visivamente, insorgere dagli
schemi

- Cellule-parassita / Cellule-ventosa (1968) —> idea di progetto che nasce da Chanéac e Pascal
Häusermann, erano delle sorta di protesi rotonde da applicare come prolungamenti ad appartamenti
situati in palazzi

- Boulle Pirate (= Capsula pirata) —> reale costruzione e applicazione del loro progetto a Ginevra nel
1971, all’interno c’era la camera di una bimba, forte un atto di ribellione, forma della cellula molto
simile a casa tondeggiante dei Barbapapà

all’inizio del 2000 la Mairie di Ginevra espone al pubblico la bulle-pirate restaurata

- Maison Chanéac (1976, Aix-les-Bains) —> progetto costruito realmente, casa tondeggiante dalle
forme biomorfe, all’interno di essa alcune capsule circolari

- ANTTI LOVAG (1920-2014)

- Palais Bulle (1988-1992) —> progettò primo palazzo fatto di bolle in costa azzurra, numerose
capsule di forma circolare e diverse dimensioni

Pierre Cardin inventò “bubble dress” nel 1954, sono abiti scultura che annullano e negano la
femminilità, sono iconici, divertenti e ispirati a design e architettura del tempo

MEGASTRUTTURE DAVVERO REALIZZATE


- Habitat (1967, Montreal) —> di Moshe Safdie, enorme complesso residenziale costituito da
rettangoli di diverse dimensioni incastrati tra loro

- Nakagin Capsule Tower (1970-1972, Tokyo) —> di Kisho Kurokawa, moltissime capsule incastrate
in una struttura portante che si sviluppa in altezza

17

ARCHITETTURE RADICALI E MEGASTRUTTURE

Ci tuffiamo nel mondo degli anni ‘60 dal finire degli anni ‘50. Parliamo del movimento radicale nel
mondo delle megastrutture. La megastruttura coinvolge più campi differenti (architettura, design,
politica e filosofia e altre). Hanno rinnovato il concetto di progetto nella seconda metà del secolo.
Partiamo dal fumetto dei Barbapapà disegnato da Talus Taylor e Annette Tison tra il 1970 e il 1976. Il
papà della famiglia è il barbapapà tutto rosa, mentre la mamma è quella tutta colorata di nero.
Esprimono lo stato del periodo di fine anni ‘60 e inizio anni ‘70 rappresentato dal desiderio di
esprimersi in maniera individuale. Ogni persona ha la sua individualità. Per l’epoca era qualcosa di
abbastanza nuovo uscendo da un periodo in cui tutto veniva tipizzato. Gli standard sono una media
delle caratteristiche della popolazione di una nazione ma non rappresentano nello specifico nessuno di
noi. I Barbapapà cercano riparo all’interno di un gazebo tipico dei parchi parigini ma per la loro
numerosa famiglia la struttura è troppo piccola. Molto spesso infatti le case standard hanno
dimensioni molto ridotte. Allora si rifugiano in un castelletto neogotico che non è altro che il Castello di
Hector Guimard. Ricorda il castello (castel) è un tentativo di progettare nel medioevo questa residenza.
Questo castello viene distrutto in una dinamica di Real Estate, il lotto era troppo appetibile per il
mercato. La casa dei Barbapapà viene quindi demolita. Alla fine trovano spazio in un Grand Ensamble,
strutture costituite da grandi scatoloni residenziali tutti uguali dentro al quali vengono allocate le
famiglie malate di mononucleosi. Negli anni Settanta i grand ensamble raggiungono il punto di
massima espressione. Tuttavia i Barbapapà stanno molto stretti in questo spazio, si annichiliscono un
po’ le loro volontà. Per questo nei Grand ensemble nascono delle malattie come la Sarcelite: molte
donne cominciano a perdersi nei loro quartiere senza riuscire più a trovare le loro case. Le fasce di
massimo degrado si trovano in queste zone. A questo punto i Barbapapà si costruiscono delle case
che gli assomiglino usando come cassero il babbo Barbapapà. È una casa fatta di bolle che risponde
alle esigenze di ognuno di loro. I Comics sono un mezzo estremamente influente in questo periodo.
Roy Lichtenstein costruisce una relazione molto forte tra i tempi del sapere e l’arte popolare per
eccellenza. Così sul finire degli anni ‘60 un grande filosofo e avanguardista d’arte Guy Debord scrive
un testo che si chiama “la società dello spettacolo” in cui descrive la società contemporanea. La
società era cambiata radicalmente e questo possiamo vederlo guardando i fenomeni di massa come i
grandi concerti.

Elvis viene tradizionalmente rappresentato (da re del rock degli anni 50) come un dio visto dal basso
come fosse una la statua per garantire al mito di giganteggiare sul suo pubblico. Elvis emerge dal
fondo nero e in un qualche modo è isolato da tutto il resto. Jimmy Hendrix invece lo vediamo di spalle
laterale alla folla: al centro non c’è più l’artista ma è la folla, la gente che popola la piana di Woodstock.
Il concerto è una data fondamentale per la musica rock e per gli eventi di massa. Uno dei problemi di
Woodstock però è la troppa gente quindi le vie per entrare e uscire sono intasate, mancano cibo e
acqua. Nell’ultimo giorno quando la pioggia arriva torrenziale ci sono le foto con le persone che si
rotolano nel fango. Questo è il clima degli anni ‘60. Un rinnovamento di linguaggio. Un rinnovamento
nel ruolo che lo spettacolo gioca all’interno della società. Diventa un valore politico in grado di
muovere azioni e persone.

Le Megastrutture

Il testo Megastructure di Reyner Banham del 1976 avrà un'influenza preponderante e potente su tutto
il decennio degli anni ‘60. Non sono solo strutture grandi, non basta. L’edificio per costruire i raggi non
è una megastruttura. È una big box, cavo e vuoto perché è un luogo di assemblaggio. Secondo
Fumihiko Maki la megastruttura è:

«una vasta intelaiatura dove sono ospitate tutte le funzioni della città o di parte di essa. L’ ha resa
possibile la tecnologia contemporanea. In un certo senso si tratta di un elemento artificiale del
paesaggio. E’ come la grande collina sulla quale venivano edificate le città italiane…»

È il prodotto della società tecnologica pensata per la società di massa. Quattro anni più tardi Ralph
Wilcoxon definisce in 4 punti la megastruttura. È un bibliotecario e ne propone un’etimologia dicendo
che non è soltanto di grandi dimensioni ma:

1. È realizzata con unità modulari.

2. È capace di un’applicabilità grande o persino illimitata.

3. È dotata di un intelaiatura strutturale nella quale unità strutturali minori possono venir costruite o
incastrate ad altri corpi prefabbricati da altre parti.

4. È un’intelaiatura la cui vita è più lunga rispetto alle scatole che ci inseriamo dentro.

5. Possiamo aggiungere come quinto punto che la megastruttura è sempre polifunzionale.

Quello della megastruttura è un meccanismo progettuale che spazia dall’architettura al design.

Ci sono sistemi che hanno al loro interno lo stesso meccanismo della megastruttura.

Ecco le risposte dei progettisti ad un clima così radicalmente cambiato:

Cedric Price: Forma generazioni di architetti e designer attraverso un progetto come il Fun Palace del
1961 che però rimane sempre sulla carta. È una grande fabbrica attuata con le tecnologie allora
contemporanee. È una struttura di aggregazione. Questa megastruttura è pensata affinché le varie
parti, una volta diventate obsolescenti, vengano sostituite. L’edificio modula al meglio per rispondere
alle esigenze contemporanee. La flessibilità dell’edificio nel tempo e nello spazio è un punto centrale
nel progetto megastrutturale. All’interno del Fun Palace Price si immagina una interazione tra struttura
e visitatori. È un luogo in cui si cresce: sono spazi continuamente trasformati dalla partecipazione
attiva dei cittadini.

Yona Friedman: È stato un grandissimo intellettuale, disegnatore e progettista. Disegna nel ’59-‘60 la
Città spaziale che vola su qualunque tipo di contesto e poggia su pilastri facendo si che l’ambiente
precedente possa continuare a vivere così come il suo spazio. Sono immagini molto poetiche quelle
delle città spaziali che volano sul paesaggio senza intaccarlo, rispettandolo nel modo migliore
possibile. Non soltanto di fronte alla natura ma anche rispetto all’edificio e alla città precedente. New
York in quel periodo era la città simbolo di modernità. Proporre questo progetto di fronte a New York è
una sfida: qualcosa di più moderno del moderno che già c’è. Sviluppa un sistema di costruzione che
permetta all’abitante di determinare lui stesso la forma, l’orientamento senza eccessivi costi.
Diventeranno anche delle città ponte. Friedmann realizzerà poi un testo interessante sul tema delle
utopie. L’utopia è una idea, un pensiero che ha spazio in nessun luogo e dunque mai realizzabile.
Queste utopie invece secondo lui sono Utopie realizzabili (1970-2000).

Credere in un utopia ed essere realisti non è un'opposizione: un’utopia secondo Friedman è infatti
realizzabile attraverso il progetto.

Questo processo riguarda la collettività e queste sono le utopie realizzabili, progetti che si diffondono
attraverso la persuasione.

Questo meccanismo può funzionare soltanto quando non si supera il limite del gruppo critico. Se una
trasmissione di idee è difficile già tra due persone, le difficoltà aumentano se il gruppo si allarga. Il
limite di persone è il vincolo più fondamentale per la formazione di gruppi.

Ad ogni persona corrisponde una valenza di 4. Friedmann ci fa capire come la società di massa è
concepibile solo per gruppi che si autodeterminano.

Il gruppo critico ha un gruppo massimo di 12 persone (4 x 3 perché ognuna delle quattro persone è in
contatto con altre 3) che è un gruppo di famiglia allargata.

Gli Archigram.

È un gruppo che si forma nella scuola in cui insegnava Price. La storia della formazione del gruppo è
rappresentata in un fumetto di Peter Cook.

È un'architettura che funziona come un telegramma. L’architettura al tempo veloce dei telegrammi
genera Archigram. I tempi di comunicazione sono rapidissimi. Sono giovani che si ritrovano alla fine
degli anni ‘50 e Cedric Price è il loro insegnante e guida. Gli Archigram produrranno delle visioni.

La Walking City del ‘64 è un insetto con le gambe ed è una vera e propria città semovente in grado di
interagire con altre città. Vengono anche queste messe a confronto con New York che di fronte a
questa diventa obsoleta. Una delle domande è chi decide poi dove si va? Questa decisione sta nel
reame dell’utopia. All’interno di queste città vivono lavoratori viaggiatori. Queste città sono sia porzioni
di capitale sia porzioni di capitale umano.

Ancora più influente forse perché meno visionaria, la Plug-in City di Cook (sempre degli Archigram) del
1964. È un telaio a cui si agganciano diverse capsule. La modularità è l’elemento tipico della struttura.
Il costo è solo quello dello spostamento della capsula stessa. Questo sistema plug-in viene proposto
come sistema possibile solo con l’assemblaggio a secco. Sono sempre presenti dei sistemi di
agganciano che permettono di sollevare le varie capsule per poterle collocare nel punto in cui si va a
vivere. Non si fa più trasloco ma si sgancia la capsula e la si riaggancia dove si vuole andare ad
abitare. Tutto è assemblato con viti e bulloni. La tecnica del collage è utilizzata per rendere verosimili
immagini avveniristiche alla realtà. Le Capsule Homes del 1964 sono tra i moduli più interessanti che
vanno ad inserirsi nel sistema Plug-in. La Capsule Home è pensata come una torre costruita attorno a
un nucleo centrale che alberga sia le funzioni distributive (ascensori e scale) sia quelle statiche. É
costruita ispirandosi a un albero. Come i rami hanno una struttura a sbalzo così anche questa struttura
ha un andamento simile. È una struttura a mensola doppia che distribuisce i carichi. I livelli sono piani
circolari. Le capsule hanno un disegno radiale. È studiato sia il sistema di accesso che di aggancio. Le
due finestre che danno verso l’esterno servono per ventilare.

Gli Archigram avranno una grande influenza sulle riviste: l’architettura futuristica viene infatti
presentata sotto forma di fumetto space-age.

Il mondo iconografico a cui fanno riferimento gli Archigram è quello degli anni ‘50.

Il lungometraggio di Yellow Submarine: Pepper vive in Pepperland in cui sono arrivati dei cattivi blu. Gli
uomini blu arrivano a prendere tutto ciò che c’è di bello. Sergente Pepper resiste all’invasione e va a
chiamare in aiuto i Beatles. Sergente Pepper una volta che li ha caricati attraversa degli scenari col
sottomarino e sono tutti scenari di degrado: “ALL THE LONELY PEOPLE”. Questo sottomarino porta i
Beatles a Pepper in cui fanno uno spettacolo che risveglia le persone e di scacciare i cattivi blu.

Nel 1970 gli Archigram producono il progetto della Instant City Airship e per questo vengono definiti i
Beatles dell’architettura. Sono architetti che producono immagini rivoluzionarie per il clima degli anni
‘60 e ‘70. Pensano di utilizzare un grande zeppelin, dirigibile molto leggero utilizzato durante la guerra,
in cui sono raccolti tutti i ritrovati della cultura contemporanea. Il pallone arriva in un contesto di natura
diversa, nelle sonnacchiose vallate o in città di palazzi classicheggianti. Il pallone si ferma in entrambi i
luoghi per cercare di salvarli e gli opalini rossi indicano l’aggancio a questa realtà. La Instant City è
scesa nel Grand Ensemble. Quando arriva lei è come se arrivasse il circo. La città volante pervade il
territorio e lo trasforma grazie alla cultura. Le immagini utilizzate sono immagini di grande attualità. I
grafici mostrano il mondo dello spettacolo, dei grandi globi e poi ci sono camper mobili, palloni
gonfiabili che rappresentano la vita nomade della società contemporanea.

La tecnica del fumetto viene utilizzata per fare vedere come prima dell'Instant City c’era una città che
dormiva. Dopo che si verifica l’evento, quando il pallone se ne va rimangono infiltrazioni capillari che
modernizzano la società sonnacchiosa. Una volta che il pallone è ripartito si inizia a strutturare una
rete per cui la metropoli è diventata un’unione di cittadini che lavorano assieme, si mettono in
connessione perché possono dialogare. Noi oggi siamo tutti nel network della rete. È come se loro
profetizzassero l’avvento della società basata su un sistema di rete. La notte si ravviva attraverso
queste immagini ammiccanti. In un continuum potremmo leggere la storia dello Yellow Submarine e gli
Archigram con la Instant City del ‘70 e lo Zeppelin del ‘69 segni di un nuovo sguardo che chiude il
decennio in una chiave distopica: un bianco e nero tragico. Il sottomarino infatti non compie la sua
missione ma va in fiamme: è la contro cultura che brucia. I Led Zeppelin ci mostrano la strada della
distopia, della rabbia e dell’auto distruzione. Il rogo del Rock n’roll.

METABOLISM

Il metabolismo – un “cambiamento” per la sopravvivenza dell’organismo. Questa fu la visione


architettonica della ricostruzione dopo la Seconda Guerra Mondiale in Giappone, dopo lo shock
nucleare, nella prospettiva di un futuro incerto, ma gonfio di speranza.

Un’architettura capace di crescere e di adattarsi all’ambiente e all’evoluzione umana, in una corsa al


superamento di una fase storica degenerata nel disastro.

Il movimento radicale del Metabolismo si esplicita in Giappone, è un movimento che propone un


nuovo sviluppo di pianificazione urbanistica il cui risultato porta a una gestione. La superficie del
territorio giapponese è compressa tra le acque e quindi da sempre il territorio giapponese ha la
necessità di espandersi sull’acqua. Questa pulsione si avverte in tanti stati, anche il Principato di
Monaco si è allargato sull’acqua. Oppure gli Emirati Arabi con la Palm Island. La definizione di questo
elemento strutturale a forma di albero ragiona come il nesso hardware e software. È una metafora.
Sono infatti dei sistemi strutturali che funzionano in diversi campi del progetto e a diversi livelli.

Il più grande progetto di Kenzo Tange del 1960 è il progetto per la baia di Tokyo. È un espansione
mista. L’asse che innerva questa espansione è un’asse infrastrutturale. Dalla città concentrica della
vecchia Tokyo tagliata dalla presenza dell’acqua come Barcellona, Valencia, Genova, nella direzione
del mare si estende linearmente dal cuore della città stessa. Una città che si innerva sulle infrastrutture
presenti nel territorio. Quello centrale diventa un grande asse civico composto da anelli che si possono
permettere di ospitare grandi parchi. Le aree residenziali sono composte da strutture con il tetto a
pagoda. Reinventa questa tradizione in maniera nuova. Queste strutture a pagoda sono fatte così non
solo per rievocare le increspature del mare ma anche perché in questo modo si ha uno spazio cavo
sotto in cui percorrere entrambe le strade separate ed è esposta al sole. È una distribuzione di grande
scala pensata per l’automobile.

Isozaki, esponente del Metabolism, pensa a una nuova forma di città che si spandono nell’aria, le
Cities in the Air del 1960. È anche questa una struttura ad albero con i rami ma essendo questa del
sessanta, lui anticipa gli Archigram. Questo permette che il terreno sottostante resti libero.

Kurokawa e Kikutake riprendono gli elementi formali dalla natura rispettivamente con Gli Elicoidi e con
I Grattacieli a spirale.

Claude Parent è un “nonnino" dell’architettura francese, un dandy alto-borghese che, mentre i suoi
colleghi avevano rivoluzionato il ‘68 nelle barricate, si è sempre rivelato come un elegantissimo esteta
dal discorso molto piacevole. Tra la sua vasta produzione viene prodotto il libello Vivre à l’oblique del
1970 che raccoglie gli esperimenti fatti negli anni ‘60, anno in cui rimane estraneo al clima francese.
Comincia a lavorare a un manifesto di controcultura molto più radicale di quello degli Archigram e dei
Beatles. Molto esistenziale. Lui al posto di orizzontale e verticale nell’architettura introduce il piano
obliquo. Questo comporta un cambiamento di vita. Il corpo conquista un’energia potenziale per salire
sul piano inclinato.

La banale scatola edilizia, con i suoi piani e pareti ortogonali tra loro, ha reso l’uomo pigro,
condannandolo ad una vita ordinaria all’interno di forme preconfezionate. Al contrario l’elemento
obliquo apporta dinamismo all’organismo edilizio, frantuma ogni rigore compositivo, scuote dalle
fondamenta la percezione umana. L’obliquo si traduce in piani inclinati e rampe, fratture e slittamenti di
volumi, scivolamenti e compenetrazioni di spazi.

L’obliquo di Parent nasce dunque come un’ipotesi libera, senza proporsi come un metodo formale.
Percorrere un piano inclinato ci obbliga a risvegliare abilità umane che giacciono addormentate nella
nostra psiche: l’occhio corre lungo le superfici inclinate e il cervello è costretto a rielaborare
continuamente le sollecitazioni provenienti da un supporto destabilizzante.

Tutto il lavoro dei radicali è fatto per risvegliare le persone di modo che non rimangano assopite. Gli
errori della seconda guerra erano infatti stati causati da menti dormienti. Sono peccati da cui bisogna
trovare espiazione. Molta parte delle rivoluzioni degli anni ‘50 sono una reazione all’instaurazione
passata dei totalitarismi. Bisogna reagire all’ambiente, non rimanere passivamente a subire e tutte
queste attività delle avanguardie servono per restituire all’uomo un potenziale di reazioni. Su di un
piano inclinato è impossibile adagiarsi. L’obliquo diventa una nuova dimensione vitale in cui Parent
ritrova una nuova forma di vita. Disegna dunque una serie di ambienti sul piano inclinato. La pendenza
viene utilizzata come elemento del paesaggio. La megastruttura qui è come se fosse una collina delle
città toscane e questa collina diventasse l’interno di un alloggio. Tutto il mobilio è un’escrescenza del
suolo. Tutto può diventare arredo, è una pendenza piena di funzione. Nel 1970 Parent realizza un
padiglione francese all’interno della Biennale di Venezia e subito dopo arriva a costruire il suo stesso
appartamento nei sobborghi dell’altissima borghesia cittadina.

Tutto il suo alloggio viene arredato interamente dalla funzione obliqua. Alla Biennale di Venezia del
2014 l’interno è stato tutto ricostruito con dei cartonati. Parent ha una grandissima produzione anche
nella grafica ed è stato anche disegnatore di Le Corbusier.

Un’altra grande sfida pensata dai radicali è la Città sulla Manica, un gigantesco ponte pensato per
attraversarla. Il piano obliquo era stato anticipato da Ozenfant, Duchamp, Le Corbusier, ma il lavoro di
Parent è nuovo grazie a Nicole Parent, ginnasta e danzatrice eccellente. Grazie alla suggestione del
fratello sviluppa una ginnastica pensata per essere svolta sugli obliqui, L’Inclipan, che servirà a Claude
Parent per affermare ancora di più il suo pensiero sull’obliquo.

Parent negli anni ’60 si mette assieme a Paul Virilio e crea un gruppo chiamato Architecture Principe. Il
primo lavoro di Virilio è una campagna fotografica alla ricerca dei bunker della seconda guerra
mondiale. I bunker del vallo atlantico sono infatti una presenza dimenticata ma una presenza
inquietante e massiccia in tutti i territori del nord Europa. La presenza di questi bunker era infatti
utilizzata come propaganda di regime. I due costruiscono una serie di edifici che riprendono la forma
del bunker. Spesso i movimenti radicali sono reazione diretta a quello che era successo nella guerra.
Parent e Virilio iniziano addirittura a girare su una Jeep con il loro nome “Architecture Principe” per
ricordare la guerra, una reazione che cerca di scardinare le maschere della società dell’epoca, un
tentativo per tenere viva la memoria.

CHANEAC e HAUSSERMANN La bubble architecture di Chaneac è ai confini tra architettura, design e


ingegneria. Richiede grandissima padronanza delle componenti. La tesi di Chaneac parte dalla ricerca
di un modo per reagire all’architettura uniformante che non risponde alle esigenze dell’individuo.
Ipotizza quindi di reagire costruendo cellule parassite che si possono attaccare all’appartamento.
Questa è la teoria dell’architettura insurrezionalista.

Il muratore Marcel Lachat legge le teorie di Chaneac ed entra in contatto con l’architetto svizzero
Hausermann che aveva iniziato costruire megastrutture. Lachat vive in una casa popolare molto
piccola e non potendosi permettere una casa più grande con anche un figlio in arrivo, comincia ad
andare all’ufficio pubblico per chiedere che gli diano una casa più grande. Un giorno però, mentre
esce dall’ufficio pubblico vede l’impiegato che aveva parlato con lui accartocciare la sua domanda e
buttarla nel pattume. Lachat pensa che l’unica strada possibile nel momento in cui le persone sono
abbandonate a se stesse è la rivolta.

Recupera la teoria di Chaneac, trova Hausermann e insieme creano la Capsula Pirata (Boulle Pirate)
costruita nell’edificio delle case popolari di Ginevra. La capsula sarà mostrata anche a Chaneac che
afferma che questa capsula dà lo shock visivo che lui cercava. Per poterla realizzare l’architetto e il
muratore fabbricano prima la capsula in un laboratorio: la creano a partire da un pallone navale in cui
viene esposta la rete e viene sparato il cemento. Nel tragitto per portarla alle case popolari avevano
paura che qualcuno li fermasse così fanno questo trasferimento mentre c’è la festa del santo patrono
di Ginevra. La stanza diventa una grotta fantastica e la bambina appena nata viene accudita proprio
nella capsula. Appena la capsula è allestita la stampa si interessa del problema e le forze dell’ordine
intervengono (una bolla che fa delle onde).

La reazione è tale che immediatamente ne chiedono la rimozione e per metterlo a tacere la sua
richiesta di casa più grande è accolta dagli uffici pubblici: la paura era che tutti iniziassero a fare così.
Nel 2000 il comune di Ginevra mostra la capsula restaurata. È un processo curioso: la casa gli era
stata negata, dietro c’era un processo di ribellione, l’oggetto era stato rimosso. Ma la storia è così
avvincente che la capsula viene riproposta restaurata. Lachat è il Barbapapà di oggi.

Chaneac produrrà una serie di edifici rivoluzionari. Sono tutti progetti abusivi. La sua casa, la Maison
Chaneac del 1976, è fatta come un baccello di piselli. Questa tecnica di costruzione per capsule viene
messa in opera. È come modellare attraverso i frame in wireframe. Viene poi proiettato il cemento
sparato con un sistema di aria compressa sulla tela e viene sparato sia all’esterno che all’interno. Uno
spessore di circa 4 centimetri per realizzare le strutture perimetrale. È un modo di lavorare l’architettura
come struttura.

ANTTI LOVAG Crea il primo grande palazzo di bolle che è il Palais Bulles in Costa Azzurra del
1988-1992 richiestogli da dei mecenati. Nella visione di Antti Lovag l’edificio doveva essere coperto
dalla terra per assomigliare a una struttura di grotte. Lui si definisce studioso dell’abitacolo, un
abitologo. Le sue, come quelle di Chaneac, sono tutte architetture abusive, ma la differenza è che
quelle di Lovag sono vincolate e protette dalle belle arti. In pianta queste bolle possono assomigliare ai
trulli o a grotte scavate nel terreno. Seguono inoltre il digradare della pendenza del terreno verso il
mare e questo serve per creare livelli differenti.

Il palazzo viene acquistato da Pierre Cardin. Gli abiti di Pierre Cardin sono abiti scultura, irridenti e crea
a questo punto i Bubble dress: c’è affinità tra il palazzo delle bolle e gli abiti del suo abitante. È fatto
tutto al contrario. Si parte dal dentro, si sceglie l’inquadratura.

Il corpo è l’elemento stesso che determina. La scala è una conchiglia forata che sbarca sul tetto
giardino.

All’interno del Palais Bulles gli arredi sono tutti disegnati da Pierre Cardin. È l’immagine di un uomo
che si libera dalle convenzioni e può tornare alla vita libera delle origini. Sono l’arte e la tecnologia ai
massimi livelli che permettono all’uomo di affrancarsi e ritornare selvaggio: un uomo tornato ad
integrarsi perfettamente con il contesto naturale che lo circonda. L’esperienza delle avanguardie
radicali è quella di una volontà di non essere rinchiusi all’interno delle scatole. Il minimo non è
sufficiente. La società chiede di essere rappresentata in differenze. I movimenti radicali hanno trovate
strade diverse l’una dall’altra.

Oggi da una parte ci sono tendenze conservative e ragioni di necessità molto forti. Ci sono maestranze
che continuano a lavorare con gli stessi materiali per i regolamenti che continuano a non cambiare.
Questi sono lavori degli anni dai ‘60 agli ‘80 che ad oggi non possono essere realizzabili in Italia: oggi
non si può fare perché si trasgredirebbero i regolamenti che sono modulari su dimensioni ampie.
Questi edifici hanno retto i terremoti ma i regolamenti sono fatti in linea generale. Si arriva ad una
progressiva cementificazione del territorio. Meno permeabilità del suolo, le falde acquifere si asciugano
e tutto l’ecosistema si viene a polverizzare. C’è un meccanismo burocratico che ingessa. Un altro
motivo è la tendenza dei clienti. La maggior parte dei clienti non accetta la novità. Vuole la propria
casa secondo standard consolidati. L’invenzione di nuove forme in architettura è ancora molto
reazionaria. Si è assistito al tentativo di fare nuove forme ma sono tramite operazioni di make up.

La volontà dei movimenti radicali è quello di smuovere la coscienza, provocare intellettualmente.

Alcuni casi di megastrutture realizzate sono:

- Habitat del 1997 di Moshe Safdie che è un unicum. Queste tecniche di costruzione funzionano se di
capsule se ne possono costruire tante, se c’è una grande economia di scala. I costi di questo tipo di
progetti senza economia di scala sono troppo elevati. Le capsule di Habitat dovevano essere di
materiale plastico attaccato alle due torri. È una sperimentazione in cui ci si è fermati nel processo di
tipizzazione prima di trovare un’abitudine che funzionasse bene. Lo standard nell’architettura radicale
è rigettato perché producono un sistema passivante che tutti i radicali vogliono rigettare. Sono discorsi
che spostano il punto del progetto.

Tutto il mondo Apple ad esempio gioca sul fatto che ti può portare dietro il mondo. Noi siamo nuovi
nomadi digitali, possiamo lasciare indietro ciò che è vecchio perché ciò che serve sta tutto lì dentro.
Provano ad inscriverci in quel sistema culturale che è proprio quello radicale. La loro forma di
provocazione è il fastidio. È quel fastidio che fa sentire ancora vivo.

-

LEZIONE 18

DESIGN E LEGGEREZZA
RICHARD BUCKMINSTER FULLER (1895-1983)
cresce su una piccola isola, il suo sogno di andarsene diventa design

ricicla e riutilizza i materiali

ha un progetto a lunga durata: la Dymaxion House (1928 progetto, 1946 realizzazione)

- sta per dynamic maximum tension —> la struttura infatti era previsto che stessi in equilibrio grazie
un punto di tensione centrale al massimo dell’altezza

- struttura ad albero —> casa esagonale con un pilastro centrale che fa da elemento portante + cavi
che congiungono il perimetro esterno ad esso per evitare il momento flettente (all’interno scale a
chiocciola con ascensore centrale)

- sotto si crea una piattaforma utilizzabile come parcheggio o portico

- all’interno della casa:

• revolving closet: armadio con una parte centrale che ruota su un perno + altri scomparti che ruotano
con una manovella —> rendeva molto più rapido il cambio dell’armadio

• progetto per il bagno —> blocco unico, prefabbricato, stampato in materiali plastici

- Dymaxion Car —> forma a goccia e in linea con lo streamlining, 11 posti, pinna centrale per evitare
lo sbandamento essendo così lunga

- Dymaxion Map —> mappa costituita da un insieme di triangoli volti ad avere meno deformazioni
possibili nelle rappresentazioni in piano delle cartine geografiche

- Prototipi Dymaxion —> creati recuperando materiali dai silos, costruzioni a pianta circolare unite
l’una all’altra

fa anche progetti ancora più futuristi come la Wichita House e la Skybreak Dome (cupole senza pilastri
interni)

cupole geodetiche —> leggerissime e flessibili, usate dall’esercito per case mobili (utopiche dal pdv
del controllo climatico)

JEAN PROUVÉ (1901-1984)


nel 1924 apre la sua prima officina a Nancy

- Portoni di casa Reifenberg e Martel —> tecnicamente avanzati, realizzati con una lastra di metallo

- Poltrona "Grand Repos” —> flessibile, varie inclinazioni, utilizzo vario

- Poltrona Cité —> struttura a C, facilmente bullonatili e con una buona resistenza —> Jean Prouvé
critica l’uso del tubolare metallico ancora in voga (che caratterizzava la sedia Wassily ad esempio)

- Tavolo e sedia “Standard” —> pochi e semplici componenti in metallo e legno

- Maison du Peuple: edificio contenente uffici, mercato, sale polifunzionali (uffici: parte in muratura,
mercato: complesso all’aperto, curtain wall —> tetto apribile per la ventilazione)

- Case smontabili per i rifugiati della Lorena e dei Vosgi —> prodotta in serie, assemblata a secco,
economica, componenti prototipi per essere assemblati in varie maniere

- Maison Tropicale —> tetto a doppio involucro per migliorare la performance della casa

- Edificio in Square Mozart (assieme a Mirabaud) —> Prouvé proegtta la facciata, in muratura e
placche in alluminio spostabili che possono diventare parasole

- Maison Alba —> in alluminio e cemento armato, casa a nocciolo centrale —> parti fisse come
cucina e bagno nelle parti in cemento armato, mentre il resto è in pannelli di alluminio

- Casa dei giorni migliori —> progetto voluto da Abbé Pierre: vuole realizzare una casa rapida ed
economica per sostituire le tende e le baracche dei senza tetto
rapidità di costruzione —> es. cucina e bagno inseriti nella casa già montati, come fossero un
blocco unico —> la casa può quindi essere pre-costruita e assemblata in cantiere

LEZIONE 19

DESIGN NORDICO
area scandinava (Norvegia, svezia, finlandia e danimarca)

tutti paesi prevalentemente agricoli, che hanno avuto un processo di

industrializzazione lento —> forte legame con l’artigianato

inoltre forte attenzione all’utilizzo della luce, essendo che in quei climi la luce c’è per pochissimo
tempo all’anno

CARL LARSSON E KARIN LARSSON

- coppia di designer che creano le prime forme iconiche di questo tipo di design —> forme semplici,
rarefatte, grande utilizzo del legno accompagnato da imbottiture in altri materiali es il cuoio
(invecchiano sinergicamente i due materiali)

- forme simili si ripresentano oggi nella Poang dell’ikea (sedia a dondolo)

- Karin arreda la loro casa e Carl realizza fotografie e pitture del nuovo interno borghese —>
rappresenta interni semplici, dove le forme stesse sono semplici e la luce viene diffusa in tutta la
stanza

- Camera —> si vede il tetto a due falde, decori sui muri (carta da parati —> rispecchia lo stile Arts
and Crafts e il suo stile)

- sembrano fondersi vari stili —> medioevale (in particolare quello scozzese), orientale, gotico

GUNNAR ASPLUND (1885-1940)

- laurea in architettura all’istituto reale di Tecnologia di Stoccolma e poi scuola Klara creata in
opposizione all’accademia delle belle arti

- 1913-14 Gran Tour in Fra, Ita e Tunisia —> studia soprattutto l’architettura italiana —> il design
nordico si rifà molto ad essa

- 1915 vince con S. Lewerentz il concorso per il Cimitero del Bosco a Stoccolma —> tra i requisiti
c’era quello di preservare la flora e la fauna locale —> viene realizzato un grande parco dove se non
fosse per la croce non si noterebbero più di tanto i sepolcri

inoltre viene realizzata anche una cappella per le funzioni —> Cappella nel Bosco

• architettura vernacolare nel tetto: tetto a falde spioventi in scaglie di corteccia

• architettura classica nel colonnato: basamento lucido, pianta con cerchio e quadrato,
costruzione in asse, oculo centrale che illumina la cupola dall’alto

- Biblioteca Municipale di Stoccolma —> elementi classici ridotti a forme geometriche primarie,
decorazione quasi assente, cilindro centrale che conferisce monumentalità all’esterno e superfici
rugose all’interno Asplund cura ogni
elemento, ci sono riferimenti all’architettura classica anche nei rubinetti + lampada che ricorda un
braciere ad olio pur nella sua semplicità ed essenzialità

- Cinema Skandia —> richiami all’art nouveau (decori) e al tempo stesso all’arte classica (statua)
palchetti laterali come a teatro, a cui si ha accesso attraverso un sistema di porte anche qui
riferimenti all’art nouveau come nel corrimano che termina con la decorazione di un serpente

- Chiase longue Senna —> da una parte utilizza il legno (tipico della tradizione nordica) e dall’altra
un materiale più morbido per attutire la seduta —> seduta morbida ed elegante, piedi esili rispetto
alla struttura

- Ampliamento del tribunale di Gotemberg

• tripartizione orizzontale conservata, mentre tripartizione verticale no

• riduzione della decorazione verso l’esterno

• frattura intermedia che separa i due corpi, nonostante essi siano collegate

• finestre moderne

• anche all’interno materiali moderni e grande illuminazione attraverso le vetrate (altro dei temi del
design scandinavo)

• pianta rettangolare mentre ai piani superiori angoli stondati, raccordi continui tra le pareti

- Sedia 501 Goteborg —> rievoca gli interni dai colori caldi e luminosi

rappresenta l’interpretazione di Asplund del razionalismo

bombata superiore dello schienale, rivestimenti in pelle e in tessuto

Sedia Goteborg 2 —> trasferisce un’immagine di solidità, seduta moderna, ma che rimane in

linea con la tradizione nordica

ALVAR AALTO (1898-1976)

nel 1917 la Finlandia ottiene l’indipendenza dalla Russia —> obiettivo raggiungere un’indipendenza
anche dal pdv dei vari linguaggi artistici

Aalto ha una grande passione per la storia dell’architettura

sostiene che “cio che è stato non ritorna più, ma nemmeno sparisce del tutto. Ciò che è stato
riappare sempre ma in forme nuove”

sposa Aino Marsio, con cui va in viaggio di nozze nonché di formazione in italia

partecipano al 4° CIAM inserendosi nella scena internazionale —> forgiano un nuovo immaginario
finlandese

Biblioteca di Viipuri (oggi Vyborg) realizzata e completata nel ’35 (primo progetto dei due)

- ci sono dei dislivelli attorno all’edificio

- doppie porte per mantenere il clima più caldo essendo fuori molto freddo

- maniglia della porta che si estende lungo tutta la porta —> è comoda da aprire qualunque sia la
propria altezza

- scala —> separata dall’ambiente dell’entrata con una parete di vetro —> per contenere ancora di
più l’escursione termica con l’esterno

- il design dell’interno è estremamente accurato, e la luce viene studiata in modo da illuminare la sala
senza mai essere luce diretta —> infastidisce l’occhio di chi legge —> la luce rimbalza in questi
specie di tunnel che fanno si che poi essa si proietti in maniera diffusa

- Auditorium della biblioteca —> l’acustica è resa visibile attraverso delle rappresentazioni di come il
suono si propaga in maniera ondulata, rimbalzando e riflettendosi lungo le superfici ondulate del
soffitto —> il suono si propaga in maniera efficace fino alla fine della sala, e funziona anche
all’inverso (c’è un’acustica di ritorno equivalente a quella diretta) —> ci vuole responsabilità sia da
parte di chi parla che da parte di chi ascolta

- vi sono grandi vetrate che portano la luce e la natura all’interno dell’edificio (nonostante le finestre
possano essere un elemento di distrazione che sviano l’attenzione verso l’esterno)

arredi degli Aalto —> in legno curvato: materiale chiave del design nordico

Sanatorio di Paimio (Aalto, 1929-32)


- sdrai per i malati —> fuori all’ultimo piano, illuminati dal sole e all’aria aperta —> si pensava che
potesse curare stare all’aria aperta e in pace, immersi nella natura

- varie funzioni all’interno —> ala servizi, ala sociale e amministrativa, ala degenza e solarium

- cella di base —> stanza del singolo malato, dove ogni cosa è pensata per rendere più confortevole
la sua permanenza —> es. lavandini orientati in modo che l’acqua non faccia rumore, per non
infastidire l’altro paziente

- approccio empirico di Aalto: piuttosto che calcolare scientificamente l’apporto corretto di luce,
sostiene sia meglio capire perché ci si trova meglio con delle luci soffuse e schermate, non diretti —
> amplifica la radiazione attraverso dei riflessi che evitano sia diretta e le danno delle tonalità calde

- sedia Paimio —> angolo di seduta pensato per facilitare la respirazione

—> Poltroncina (Gerald Summers)—> ispirata alla sedia Paimio: unico foglio di compensato curvato e
priva di giunti (pensata per i climi umidi delle colonie, dove i giunti si deterioravano velocemente)

1935 fondano l’azienda Artek (ancora oggi un’eccellenza) —> fonde i in un’unica parola arte e
tecnologia

frase di Aalto —> se l’idea architettonica primaria non progredisce, procede in modo istintivo e
dimentica tutto, e in questo modo semplice e sintetico comunque emergono i concetti che gli sono
stati comunicati —> le forme che derivano sono semplici perché si liberano della parte razionale e di
conseguenza emergono più facilmente

- Vaso Savoy —> vaso dalle forme organiche e curve, volto a poter contenere sia grandi mazzi di fiori,
che pochi fiori

- Padiglione Finlandese —> riprende le scogliere dei fiordi finlanedesi

- Villa Mairea —> pensilina d’accesso retta da un solo pilastro in cemento, nascosto da una “foresta”
di tronchi in legno grezzo (legno per Aalto simbolo dell’intimità domestica)

- Municipio di Saynatsalo —> edifici che ricordano i volumi e gli spazi delle nostre città medievali

- Baker House —> casa dello studente, la costruisce quando muore la moglie 3
anni dopo sposa Elissa (sua collaboratrice) —> si ricrea un’unione simile a quella che aveva con la
sua defunta moglie —> con lei progetta la Chiesa di Santa Maria Assunta a Riola di Vergato
(Bologna) —> chiesa dalla copertura sagomata, ispirata al profilo degli appennini che si vedono
sullo fondo

ARNE JACOBSEN (1902-1971)


- Ant Chair —> prima versione a 3 gambe in plastica, poi 4 gambe in tubolare metallico

- Sedia 3107 (detta Serie 7) —> scocca in legno curvato + gambe metalliche —> prima seduta che
diventa a tutti gli effetti un’icona ripresa da molti

- Radisson Royal Hotel (Copenaghen) di cui AJ progetta gli arredi interni, tra cui Lamp AJ Terra,
seduta Drop (sedia comoda, da tavolo), poltrona Egg (sedia da relax, prestigiosa eimponente, prima
in pelle e base in acciaio, poi rivestita in tessuto), poltroncina Swan (meno imponente, ma
comunque più comoda di una seduta standard —> funzione intermedia tra le due)

- Lampada Pendant —> realizzata assieme a Louis Poulsen realizzata


per avere grande capacità di diffusione, forme che ritagliano una specie di bolla luminosa sul tavolo,
che genera una sorta di spazio di intimità —> è un qualcosa che succede soltanto lì, non all’esterno

- Posate AJ —> 48 pezzi in acciaio inox —> forma semplice e iconica che però perde in termini di
ergonomia

- Lampada Lamp —> lampada con diffusore in alluminio laccato, braccio in tubolare laccato e base in
ghisa —> materiali usati a seconda dello scopo —> ghisa pesante quindi sta alla base è un gioco di
materiali che sembrano uguali ma cambiano

- Stoviglie Cylinda-Line —> serie di stoviglie estremamente completa e ricca —> nascono da modelli
e schizzi che poi vengono prototipi in cartone
prodotta ancora oggi (frase motto “untouched by time” —> vale sia per l’acciaio che per il progetto
in sé —> non invecchia)

EERO AARNIO

- Ball Chair (sedia Palla o Globo): rappresenta una fuoriuscita dai canoni borghesi riguardanti la
seduta, la sedia ci accoglie come un grembo materno ci
sono versioni customizzate —> la seduta non è l’unica cosa che ha importanza, è proprio l’idea di
creare una capsula che ci permetta di rinchiuderci nel nostro mondo a prevalere

- Bubble Chair —> versione simile, esterno in acrilico e barra in acciaio cromato

- Pastilli (Pastil Chair) —> seduta che riprende la forma di una pastiglia, molto accattivante, che
rientra perfettamente nell’immaginario pop, nella controcultura giovanile degli anni ’60

- Puppy (2005) —> moderno, seduta per bambini ma anche oggetto di arredo, che può diventare un
appendiabiti

- Double Bubble —> lampada con due bolle, vagamente a forma di cactus, sembra quasi un
personaggio di un fumetto che abita la stanza

- Sedia a dondolo Keinu (2003) —> struttura in acciaio cromato e sedile in plastica con rivestimento
in pelle nera —> prima versione disegnata negli anni ’80 poi ripresa e messa in produzione (progetti
che durano nel tempo)

- Modern Art table lamp —> lampada smontabile, semplice ed essenziale


Yki Nummi
- Cheese Plate and Cover —> piatto di servizio/cloche, in plastica trasparente

POUL HENNINGSEN (1894-1967)

personaggio molto strano, radicale di sinistra, conosciuto come PH

sosteneva che l’arredo fosse nulla in confronto al posizionamento della luce

- PH 5 —> lampada priva di sorgenti di luce diretta che generano abbagliamento —> sistema a triplo
schermo (tre schermi uno sopra l’altro) —> piatto rosso e piatto blu che si fondono con la
dominante giallognola della luce e la colorano

- Artichoke —> lampada che sembra puramente di design ma è molto funzionale —> lamine di rame
che riflettono la luce e la colorano

Design Nordico oggi:

- Poltrona e divano-letto SplitBack Frej —> sistema con schienale reclinabili —> prodotto degli anni
attuali che riprende la tradizione scandinava

- Sedia ODGER —> sedia dell’iKEA realizzata in una pasta formata da 30% legno e 70% plastica
riciclata —> ricorda Fritz Aalsen —> si recuperano le forme e solo in parte il materiale del design
scandinavo, cercando di rispettare la natura

- Tavolino Lövet —> IKEA: tavolino a foglia riproposto dopo 60 anni dell’idea originale di Gillis
Lundgren, col nome di Lövbacken (2016) —> superficie durevole, resistente alle macchie e facile da
pulire + piedini in plastica che lo rendono facile da spostare senza graffiare il pavimento

LEZIONE 20

DESIGN AMERICANO
forte legame col design nordico —> Saarineen grande esponente (origini finlandesi)

1940, UN ANNO E DUE SEDIE

- sedia Butterfly —> tondini in acciaio, rivestita in pelle —> rimanda all’architettura coloniale (es. alle
amache), il pellame in tensione realizza la seduta stessa —> si adegua alla forma del corpo —>
simbolo del design argentino, poi viene rubata e venduta senza licenza negli USA è una
poltrona da relax, per rilassarsi e ad esempio leggere, ma anche seduta più informale, che si
allontana dai canoni del bon ton —> molto usata anche nelle pubblicità usata
anche come simbolo della sensualità e della bellezza femminile assieme alla donna nel
1940 Edgar Kaufmann JR ne importa 2 prototipi negli USA —> uno lo dona al MoMa mentre l’altra
la tiene nella casa della sua famiglia —> ben presto diventa un prodotto americano, a discapito
degli ideatori (argentini)

- Organic Design in Home Furnishing —> concorso a NYC che vede vincitrice la sedia Organic
Armchair —> scocca deformata che poggia su 4 piedi più grossi, che danno più stabilità —> molto
simile ai concept del design nordico prodotta da Haskelite
Manufacturing (oggi Vitra), in massa solo a partire dagli anni 50 materiali —> legno compensato
sagomato, legno di betulla, gomma schiumata, tessuto ne viene presentata una serie con
delle varianti —> una per una seduta più formale per la conversazione e una per il relax, piu
reclinata (che ha piedi più inclinati per sostenere meglio le forze)
sposano l’estetica del design nordico permettendo attraverso le gambe sottili di vedere attraverso
esse (e la stessa cosa vale per i mobili) —> c’è una continuità visiva che non frammenta la visione
del volume ancora oggi è uno dei
pezzi di punta di Vitra, è un’alternativa alla seduta a sbalzo bauhaus, che ci rende più comprensibile
a tutti come la sedia scarichi il suo peso a terra

INTERNATIONAL STYLE

Modern Architecture: International Exposition —> mostra tenuta al MoMa che vuole mostrare gli
sviluppi dell’architettura moderna europea e americana

Russell Hitchcock e Philip Johnson (curatori della mostra assieme ad Alfred Barr) pubblicano un libro
“lo Stile Internazionale” —> in questo periodo la retorica dell’avanguardia viene abbandonata per dare
spazio alle cause sociali dell’architettura —> ci si sposta da considerazioni di matrice estetica a
considerazioni di matrice etica

—> si inizia a usare l’architettura come strumento in grado di agire sulla conformazione
sociale

Per rendere l’architettura europea adatta alla chiave di lettura americana, H e J devono inventare una
logica estetica che desse l’impressione di spiegare una prassi architettonica generalizzata

—> siccome la necessità principale dell’architettura non è estetica bensì funzionale (l’estetica è un
conseguenza della funzione, non il punto di partenza) sanciscono 3 principi dell’International style:

1) architettura come volume —> come spazio definito da piani o superfici sottili (contrasto con il
senso della massa e della solidità)

2) composizione basata sulla regolarità (non simmetria o altri tipi di equilibrio)

3) gusto dei materiali, della perfezione tecnica e delle proporzioni (anziché della decorazione)

in questo modo cercano di importare e declinare l’approccio progettuale europeo in America (non
avrebbero potuto importarlo e applicarlo così com’era, non sarebbe stato accettato e concepito)

Richard Neutra, Lovell House: icona della casa all’americana —> molto trasparente, grande
continuità tra interno ed esterno (rimanda molto a Mies)

Pierre Koening, edificio parte del progetto delle Case Study Houses —> 36 case modello arredate,
che sono un tentativo di portare avanti l’immagine della modernità americana, che si contrapponga
all’idea di modernità europea che aveva dominato fino ad allora —> è come uno svincolarsi degli
interni americani

Nel ’22 concorso per il Chicago Tribune Tower: partecipano Gropius, Hilberseimer, Eliel Saarinen —>
secondo classificato (non vince perché non è americano, ma batte gli americani dal pdv
architettonico), vincono invece Howells & Hood (americani) —> edificio in stile neogotico

il concorso del ’22 sancisce l’inizio del ragionamento che fanno H e J sull’International Style

grazie al successo ottenuto comunque, Saarinen lascia la finlandia e si trasferisce negli USA invitato a
dirigere il Cranbook Institute of Architecture and Design, dove si formano tutti i designer della
generazione successiva, tra cui suo figlio (Eero)

inoltre anche Florence Schust, che studia assieme ad Eero e Charles Eames —> Florence si crea una
formazione di alto livello

Hans Knoll stabilisce il primo impianto produttivo della Knoll in America e assume Florence, per poi
sposarla

Eero Saarinen —> lavora anch’egli per la Knoll

Womb Chair: ritorna la matrice nordica della scocca modellata coi piedi sottili in metallo (4 piedi o 1
con basamento a croce) —> ne fa varie versioni

Tulip Chair —> seduta con un piede solo e una base curva più larga —> vuole rendere il piede più
sottile possibile senza però dare problemi alla seduta in termini di sostenimento del peso

S non sarà soddisfatto perche secondo lui la seduta doveva essere di un solo materiale e realizzata
con un unico gesto —> la bocca è in materiali plastici mentre il piede in metallo per avere > resistenza
(c’è un giunto in mezzo)

S si afferma anche come architetto realizzando il palazzetto da Hockey su ghiaccio per l’università di
Yale (Yale Hockey Ring) —> struttura estremamente semplice, pianta a forma di pesce/occhio

Terminal della TWA nell’aeroporto internazionale di John F. Kennedy —> conformazione organica,
morbida e fluida —> tutto è continuo e le forme non si arrestano mai in forma spigolosa —> tutto ha
andamento ondulato

la macchina entra in ogni ambito della vita americana, anche nella residenza e non solo in aeroporti e
stazioni —> tutto è moderno e armonioso: es. Kitchen of Tomorrow —> cucina che non tocca terra
(igiene), pulita ed essenziale

CHARLES E RAY EAMES


produzioni inizialmente realizzate da Evans production, poi da Hermann Miller e in seguito da Vitra

tra le prime sedie che producono:

- Lounge Chair Wood (LCW) —> legni curvati che riprendono la cultura scandinava e la tecnica del
legno curvato ormai entrata a far parte anche dell’immaginario americano (può anche essere
imbottita in pelle)

ne vengono realizzate alcune varianti a seconda della funzione —> dining chair, lounge chair

(più reclinata) e ci sono di entrambe le varianti metal (M) o wood (W)

introduce per creare le giunture con il metallo due giunti in neoprene ammortizzanti (usati dalla

Chrysler)

- La Chaise —> tributo a uno scultore (Lachaise) che aveva realizzato una struttura sospesa che loro
avevano apprezzato

scocca in poliuretano, piedi in metallo e basamento in legno

è sia una chaise longue che una seduta per due

- Eames Fiberglass Side Chair —> tante varianti prodotte con delle abbreviazioni che indicano che
tipo di sedia è (es. DSW = Dining Height Side Chair Wood Base) e imbottiture di colori diversi che
aumentano il numero di varianti

- Elliptical Table (ETR) —> tavolino da caffè che ricorda la forma di una tavola da surf

- Eames House (parte del progetto delle Case Study Houses) —> grande trasparenza e
illuminazione, fusione tra interno ed esterno

- Eames Storage Unit (ESU) —> serie di mobili con parti componibili e scomponibili

- Eames House Bird —> oggetto che era sempre presente nelle foto di interni degli eames (lo
avevano acquistano durante un loro viaggio ed era sempre stato parte della loro casa) —> viene
messo in produzione

- Plywood Mobile (Model A e B) —> elemento ludico e decorativo in compensato, la sua leggerezza
è ideal per questo tipo di composizione

- Plywood Elephant —> seduta giocattolo per bambini, inizialmente in compensato, oggi in
polipropilene colorato

- Appendiabiti Hang it all —> serviva a attirare i bambini in quanto colorato e giocoso per fare in
modo che appendessero i vestiti senza spargerli in modo disordinato

- Wire Chair —> seduta costituita da un intreccio di fili metallici (abbastanza spessi però), molto
funzionale e dalla grande trasparenza, adatta per esterni, disponibile anche cuscino o imbottitura in
tessuto/pelle

- Lounge Chair & Ottoman —>poltroncina confortevole con scocca in legno curvato e imbottiture
assemblate sopra di esse in pelle (prodotta da Vitra)

- Soft Pad Chaise —> progettata per il regista Billy Wilder che amava fare pisolini brevi sul set
(stretta per far si che una volta che il sonno diventava pesante le braccia scivolassero provocando
cosi il risveglio), realizza anche le Soft Pad Chairs (stessa imbottitura) + sempre per BW la Lounge
Chair & Ottoman (su cui viene spesso ritratto)

- Sgabelli —> complementi d’arredo per tre lobby del Rockfeller Center (NY), eleganti e sobri, in
massello di noce tornito, utilizzabili anche come tavolini

HARRY BERTOIA (1915-1978)


scultore, designer e musicista italiano naturalizzato americano

forte influenza della natura nel suo percorso + ricordo del paese natale come stimolo + grande
attenzione alle potenzialità dei metalli usati, relazionate ad altri fattori (spazio circostante,
movimento, dimensione del suono)

affronta una continua evoluzione artistica attraverso diversi ambiti artistici (es. dall’arte incisoria alla
creazione di gioielli)

- Side Chair —> simile alla Wire Chair degli Eames ma non verniciata, cuscino come rivestimento

- Bertoia Collection

- Diamond Chair

- Sound Sculpture

LEZIONE 21

LA FINE DELLE UTOPIE


fine anni ’60 / inizio anni ’70 —> anni del disincanto, fine delle utopie

personaggi che hanno popolato gli anni ’60 con un repertorio radicalmente nuovo

ROBERT VENTURI

architetto e critico, produce una serie di testi, nel 1966 fa diverse pubblicazioni che segnano l’inizio di
un nuovo corso

“Complexity and Contradiction in Architecture” (1966)

- motto “less is a bore” —> l’obiettivo è annientare la noia progettuale, si pone al concetto di “less is
more” —> il passato non è più qualcosa da copiare, ma da cui attingere elementi che possano
stuzzicare la nostra sensibilità e suscitare emozioni nel presente

- novità anche nell’impaginazione —> il testo scorre e le immagini sono disposte dallo scrittore per
trasmetterci cosa è assonante e cosa no (griglia libera)

- Venturi preferisce il disordine piuttosto che l’unità ovvia —> accetta il non sequitur (= non
funzionalismo, non consequità casuale) e proclama la dualità (non presenza di una cosa sola ma
anche del suo contrario)

Vanna Venturi House (Philadelphia, 1962-64) —>

- forma esterna semplice e coerente: è disegnata come la tipica casa stilizzata, ma c’è uno
spartiacque in mezzo dove le due parti del tetto dovrebbero unirsi

- inoltre quella che in lontananza sembra essere una porta è in realtà sbarrata, c’è un muro (la porta è
di fianco

- sulla sinistra finestra a croce gigante, quasi appoggiata a terra

- architrave sopra questo finto ingresso e sovrapposto ad esso un arco (che scarica sul vuoto) —>
anticonvenzionalità

- non si capisce bene se la casa è simmetrica o no: per certi elementi lo è, per altri no —> dualità del
progetto

Giulio Romano, Palazzo Te (Mantova)

ci sono degli elementi di ambiguità —> non è in linea con la storia e la tradizione

Venturi ha un concetto di arte “et-et”, ossia inclusiva, che può includere sia elementi in continuità
con quelli classici, che elementi che si allontanano dalla tradizione e sono un qualcosa di nuovo

Venturi sostiene questo concetto anche in altri testi come “Learning from Las Vegas” —>
investigazione radicale e nuova su Las Vegas —> luogo delle pulsioni e dei vizi, paradiso
dell’immoralità —> è un’investigazione su qualcosa che nessuno voleva vedere, una pubblicazione
scomoda

Venturi assieme agli altri due con cui lo scrive e con i suoi studenti raccoglie tutte queste informazioni
sia in forma di testo che in forma di immagini e le riporta in questa pubblicazione

due categorie di edifici a LV:

- “decorated shed" —> anonimi, lontani dalla strada, scatole prive di qualità e uniformate (l’unica
presenza accattivante è l’insegna sulla strada

- “duck” —> l’edificio diventa l’insegna (“building is sign”), esso prende anche la forma stessa
dell’insegna —> questo perché la città è fatta per essere vista alla velocità della macchina, non a
passo d’uomo

come schematizza Venturi:

con Vitruvio —> i tre concetti 1) solidità 2) comodità 3) piacere, erano separati

con gropius —> 1) + 2) = 3)

Banham —> “Los Angeles. L’architettura di quattro ecologie”

pubblica questo documentario in cui parla della dimensione asociale del sistema di vita di LA e di
come lui non riesca a capirla —> non ci sono posti dove fare vita sociale

Il ragionamento di Venturi e Scott Brown li porta a realizzare i Magazzini Best, ricoperti da queste
decorazioni floreali giganti, che sembrano quasi un pacco regalo, con una pensilina che ripara l’entrata
—> è una mezza via tra i decorate shed e i duck —> Learning from Las Vegas ci insegna come questi
luoghi non siano soltanto macchine funzionali, neutri, ma devo anche comunicare un messaggio,
un’emozione, e invogliare la gente ad entrarvi e ad acquistare

es. magazzino Best a Houston —> costruito come fosse un edificio decadente —> ha un significato di
fondo legato al consumismo sfrenato americano e al continuo decadere, perdere di valore delle merci

Sainsbury Wing (1991), Venturi e Scott Brown

ampliamento della National Gallery

la strada è irregolare, l’edificio curvo, ripresa delle paraste (molto dense dove l’edificio curva),
decorazione sfumata fino a diventare nulla nella facciata principale

SUPERSTUDIO
- Monumento Continuo (1969) —> costruzione potenzialmente infinita che accoglie tutte le funzioni
vitali, affetta tutti gli edifici

- Serie di “Mobili Quaderna” (1970) —> ispirati a quaderni a quadretti, immagini che producono uno
straniamento (es. mobili inseriti in un prato all’aperto —> alienazione dalla società: immagini
dispotiche e critiche nei confronti della società)

- “Le Dodici Città Ideali” (1971) —> racconti, descrizioni, stili di vita, abitanti, oggetti

individui volontariamente prigionieri in queste città (es. città delle semisfere, città cono a gradoni)

ARCHIZOOM
altro gruppo avanguardistico fiorentino

No stop city (1970-72)—> grande contenitore strutturale, dove i prigionieri volontari sono nomadi —>
evidenzia la logica del mondo dei consumi: si riempie tutto di rifiuti, poi si cambia luogo e si inizia
(consumo continuo)

REM KOOLHAAS
dal 1968 si forma all’Architecture Association School di Londra

- tesi di laurea assieme a Vreisendorp e i due Zenghelis, progetto chiamato “Exodus, or the
Volountary Prisoners of Architecture” (1972) —> nasce da uno studio sul ruolo del muro di
Berlino: idea secondo cui la reclusione in una prigionia è l’unica condizione per trovare la libertà —>
crea un doppio muro che contiene uno spazio altro, ossia quello del progetto (tangente a Hyde Park
a Londra)

secondo K prima o poi tutti avranno il desiderio di entrare tra queste due mura, al riparo dalla

dura realtà del mondo reale —> mancanza totale di fiducia nella vita: cinismo estremo —> si

vive secondo K in un benessere subordinato all’immobilità, alla prigionia

- "Delirious New York” —> manifesto retroattivo per Manhattan —> esprime come NY sia riuscita a
produrre la cultura della congestione e a esprimere la tecnologia del fantastico (che ha poco a che
fare con le regole della composizione architettonica, ma che riesce a produrre manufatti edilizi non
meno interessanti di quelli derivanti dalle accademie)

- “S, M, L, XL” (1995), OMA —> l’OMA è uno studio di progettazione che lavora con e per K —>
creano AMO, ramo invece più teorico di studio del settore e del mercato
“S, M, L, XL” contiene il saggio Bigness (Il problema della Grande Dimensione in italiano) parte della
raccolta Junkspace —> la Bigness è la condizione che l’architettura assume superata una certa
scala: è l’architettura estrema —> 5 teoremi:

1) superata una certa massa critica, un edificio diventa un Grande Edificio

2) i collegamenti meccanici (es. ascensore) svuotano il repertorio classico dell’architettura

3) nella Bigness —> distanza tra nucleo e involucro talmente grande che la facciata non può più
rivelare ciò che sta all’interno

4) tramite la sola dimensione, questi edifici entrano in una sfera amorale (fuori da bene o male)

5) la Bigness non fa parte di alcun tessuto: esiste/coesiste, non rientra in un contesto

altre considerazioni:

• le attività all’interno della struttura della Bigness sembrano esigere interazione, in realtà essa le
mantiene al tempo stesso separate

• la Bigness è impersonale —> architetto non più condannato al divinismo

• non ha più bisogno della città, è in competizione con essa, o meglio la rappresenta, è la città

• a differenza delle due dimensioni, è modesta

- Sede della China Central Television (2008) K, OMA —> elemento caratteristico di Pechino (anche
nelle pubblicità è iconica)

- K e OMA lavorano anche per Prada:

• Prada Epicenter —> spazio suggestivo e flessibile, dove gli scalini da una parte si sovrappongono a
superfici lisce e ondulate —> K crea anche passerelle per la sfilata uomo/donna estate 2017: set
concepito come una “stratificazione di architetture”, atmosfera futuristica (grazie al metallo che
riveste tutto il layout), ipnotici giochi di luci colorate che dematerializzano tutto (modelli che
sembrano fluttuare)

• Fondazione Prada (2008-2018)

• zaino progettato da K per essere indossato davanti

MVRDV (Winy Maas, Jacob Van Rijs, Nathalie De Vries)

- Residenze per anziani (Amsterdam, 1997) —> edificio caratterizzato da cubi a sbalzo che escono
dal perimetro della struttura di base, per aumentare lo spazio e dare personalità all’edificio e
ricordare agli anziani che hanno ancora un posto nella società, che non sono emarginati

- Silodam (Amsterdam, 1995-2003) —> collezione di modelli differenti tutti in uno stesso insieme di
edifici —> ogni piano ha una struttura diversa e ospita una categoria sociale + ci sono spazi comuni
come giardini e palestre

- “KM3”—> testo dei MVRDV: sulla copertina c’è scritto che la tridimensionalità può essere
considerata l’essenza dell’architettura; in epoca di globalizzazione è necessario un aggiornamento
di questa definizione —> i metri diventano kilometri, quindi i m3 diventano km3 (motivo del titolo)

- Hotel a 9 stanze riconfigurabile a Tetris, (2017) Dutch Design Week —> forme diverse a seconda
delle velleità individuali

- Installazione per Bvlgari, (2018) Milano Design Week —> sistema di specchi sul pavimento che
riflettono la superficie ricurva sovrastante —> se si guarda avanti si ha l’impressione di trovarsi
all’interno di un tunnel

BIG (Bjarke Ingels Group)

- VM Housing —> due edifici a forma di V ed M a Copenaghen contenenti 230 alloggi (il motivo delle
due forme era legato al voler evitare il vis-a-vis con gli altri abitanti come nei blocchi quadrati
tradizionali, e ottenere la migliore visuale da qualsiasi posizione, in modo tale che anche chi si
trovava al centro non vedesse dalla finestra solo il palazzo di fronte (come sarebbe avvenuto
separando i due palazzi e basta e mettendoli solo paralleli) —> c’è inoltre un sistema di finestre a
punta che facilita ancora di più questo aspetto

- “Yes is More” —> archicomic sull’evoluzione dell’architettura

LEZIONE 22

DAL RADICAL AL POSTMODERN


Mostra al MoMA di NY

ITALY, THE NEW DOMESTIC LANDSCAPE (curata da Emilio Ambasz, 1972) —> l’Ita ha assunto le
caratteristiche di un micro-modello: è la principale forza mondiale nel campo del product design —>
questo micro-modello offre un’ampia gamma di possibilità, limiti e problemi, rappresentati attraverso
approcci differenti e qualche volta contrapposti, che mostrano una crescente sfiducia negli oggetti di
consumo

prima parte dell’esposizione: 180 Oggetti divisi in conformisti (1), riformisti (2) e di contestazione (3)

1) hanno preso la forma della società (Gae Aulenti, Joe Colombo, Ettore Sottsass, Marco Zanuso…)

2) propongono modelli alternativi ma operano dentro il sistema (Gaetano Pesce)

3) idea secondo cui il design non può fare nulla senza prima arrivare a una radicale riforma politica
(Ugo La Pietra, Archizoom, Superstudio, Gruppo Strum)

seconda parte: vengono esposti 11 proposte di Ambienti per il futuro sul tema dell’abitacolo

Design as commentary (1), Design as postulation (2), Counterdesign as postulation (3)

• rovesciamento espositivo —> gli Oggetti furono esposti all’aperto mentre gli Ambienti all’interno del
MoMA —> rivalutazione del concetto di ambiente come strategia e termine architettonico

• ogni ambiente occupa circa 5x5 m

• per dimostrare l’abitabilità ogni designer doveva anche presentare un video dimostrativo

DESIGN CONFORMISTA: DESIGN AS COMMENTARY


- Gae Aulenti —> tre elementi: uno lineare e due angolari —> capsula polifunzionale

- Mario Bellini —> “Kar-a-Sutra” —> prototipo di monovolume abitabile in gruppo —> l’Italia è un
paese che vede il design anche come strumento critico nei confronti della società —> la sua è una
proclamazione dell’amore libero e dell’abolizione delle convenzioni sociali

uso del verde che richiama la natura e stesso abbigliamento tutti i soggetti ritratti (abolizione

delle differenze)

- Ettore Sottsass —> sistema di mobili contenitori multiuso in PVC —> progetto sostenuto da
Kartell, Ideal Standard e altre aziende

realizza una serie di mobili in plastica grigi, da muovere e accostare nei soft secondo le proprie

necessità, attraverso dei tubi da cui sono collegati —> il designa assume un ruolo attivo nelle

dinamiche interne

“Specchio Ultrafragola” —> icona del design radicale, esortazione a godere del presente

- Joe Colombo —> “Total Furnishing Unit” —> consiste in un’unità d’arredo totale, tutta su ruote
(mobile e flessibile) e con pareti attrezzate estraibili

- Alberto Rosselli —> “Mobile Home” e “Expandable Living Container” —> esposto alla mostra
“Italy: The New Domestic Landscape”.

casa in alluminio leggero espandibile in quattro direzioni tramite guide telescopiche, pavimenti

incernierati e pareti a fisarmonica (spazio per 5/6 persone), comprende bagno, cucina,

ripostiglio, terrazzo e spazio per posti letto

- Marco Zanuso e Richard Sapper —> “Unità mobile di abitazione” per uso collettivo o di
emergenza, pensata sia per esterni che per interni, realizzata e sponsorizzata dalla FIAT con Kartell
e Boffi

DESIGN RIFORMISTA: DESIGN AS POSTULATION


Gaetano Pesce —> stanza sotterranea —> bunker sotterraneo pensato come rifugio dalla vita reale e
dai mali della società —> è un modo per evitarli, anche se non si possono lasciare fuori il dolore e
l’angoscia

DESIGN DI CONTESTAZIONE: COUNTERDESIGN AS POSTULATION


- Ugo La Pietra —> “Ambiente audiovisivo” —> progetto non capito di nessuno: prevedeva l’uso
della telematica e dell’informatica all’interno dello spazio abitativo —> casa concepita come
strumento di veicolazione di messaggi: si vive solo di stimoli mediatici, sono l’unico ponte tra
interno ed esterno

- Superstudio —> Microambiente —> proposta di possibilità di vita in totale assenza di oggetti

ambiente costituito da una scatola di vetro di 6x6 piedi con una griglia nel pavimento attraverso cui

dei tubi portano aria, cibo, acqua e comunicazioni agli occupanti —> è una sorta di avvertenza per

l’essere umano, a proposito di una vera e propria prigionia volontaria

- Archizoom —> grande stanza grigia che diventa uno spazio vuoto dove una voce descrive la
distruzione di oggetti e istituzioni, seguita da quella di una bambina che che descrive la casa dei
sogni, che chiunque può immaginare —> negazione del progetto: le immagini della fantasia sono
più potenti

- Gruppo Strum —> Tre fotoromanzi —> credono non abbia senso progettare oggetti e ambienti fin
quando non viene reindirizzata l’intera politica urbana —> producono 3 opuscoli che descrivono
presente e futuro

CINI BOERI (1924-2020)


- “Bobo” (1967) —> serie di sedute per Arflex: pensata al femminile, possibilità di sedersi in vari modi,
anche anticonvenzionali

- “Serpentone (Endless Sofa)” (1971) —> sofa a nastro realizzato con materiali di scarto, adatto sia ad
interni che ad esterni

- “Pecorelle” (1972) —> poltroncine ispirate ai precedenti Strips (divani da lei realizzati)

DESIGN POVERO E AUTOPRODOTTO


- Enzo Mari —> Progetti per mobili da autocostruirsi, per Gavina (1974) e pubblica “Proposta per
un’autoprogettazione” —> progetto per la realizzazione di mobili con semplici assemblaggi di tavole
grezze e chiodi —> la definisce una tecnica elementare perché ognuno possa porsi di fronte alla
produzione attuale con capacità critica

primo esempio: Sedia P

per EM progettare è il miglior modo per non essere progettati

- Riccardo Dalisi —> “Giro giro Tondo. Design for children” —> realizza oggetti ludici per bambini
attraverso tecniche povere, che non sfruttano lavorazioni particolari

- Global Tools —> sistema di laboratori a Firenze per la propagazione dell’uso di materie e tecniche
naturali —> obiettivo di stimolare il libero sviluppo della creatività individuale, e farla prevalere sullo
specialismo e sulla frenesia efficientistica

- Collettivo Alchimia: gruppo di designer che spostano la logica progettuale sul piano di un diverso
rapporto con l’oggetto, fondato sull’affettività, la comunicazione, la sensorialtà (intesa come
relazione estetica con le cose) —> il ludico e l’eclettico, l’ironia, il design “emozionale”,
sostituiscono il rigore del design razionalista —> l’arte diventa il modello

• A. Mendini —> “Divano Bauhaus 1” (1978), “Poltrona di Proust” (slittamento semantico: diventa
qualcosa di altro

• Sottsass —> Tavolo “Le strutture tremano” (1979), “Libreria Casablanca” (1981), “Carlton”

LEZIONE 23

DAGLI ANNI OTTANTA A OGGI


BIENNALE DI VENEZIA

“La strada nuovissima”, Paolo Portoghesi

strada reinventata utilizzando elementi classici dell’architettura, ma riletta in chiave ironica

filo conduttore della biennale è il postmoderno, che mette assieme tutti i miti, e consiste in un
superamento di ciò che il moderno rappresentava —> è un nuovo modo di vedere la storia, che
diventa un serbatoio di immagini e suggestioni —> la storia quindi non viene rinnegata ma rivista con
criteri inclusivi

ALDO ROSSI
- “Teatro del mondo”
teatro in legno sospeso sull’acqua che si spostava su una chiatta —> diventa l’immagine della
prima biennale dell’architettura

- “Armadio Cabine dell’Elba”


armadi fatti a forma di casette stilizzate —> è ispirato appunto alle cabine che ci sono in spiaggia

al mare per cambiarsi —> mantiene un ricordo delle vacanze in casa propria

il postmoderno quindi è lontano dal movimento moderno —> non risponde alla funzione

rinunciando all’ornamento —> fa leva su immagini che anche inconsapevolmente fanno parte
del nostro immaginario e abbiamo già visto

Aldo Rossi fa leva sul concetto di archetipo —> immagine primordiale contenuta nell’inconscio
collettivo —> in quanto immagini hanno una forma visiva: quando pensiamo a un certo oggetto ce lo
immaginiamo in certo modo

perché il principe è vestito di azzurro e arriva su un cavallo bianco? —> bianco = purezza —>

perché questo concetto è diventato un archetipo

- “Caffettiera conica” —> può diventare qualcosa di altro a seconda dell’immaginazione

- “Caffettiera la Cupola” —> si rifà alle cupole dell’architettura italiana, in particolare a quella di
Firenze

- Orologio da polso “Momento” —> si rifà ancora una volta alle forme archetipiche dell’orologio —>
il post modern non è solo ridondanza ma anche forme semplici ed essenziali

- Sedia Milano, AR + Luca Meda —> giunti realizzati in modo da evitare gli scricchiolii del legno

c’è la ricerca di un comfort che non si era ancora riusciti a trovare —> anch’essa ricorda l’archetipo

della sedia

“Tea & Coffee Piazza”, Charles Jencks

negli anni ’70 grande riscoperta del centro storico, abbandonati nel secondo dopoguerra per una fuga
verso le campagne (disurbanesimo) —> questo distaccamento fece si che la socializzazione data dalla
piazza si stesse perdendo —> negli anni ’70 ci si accorge di ciò e le piazze riacquistano importanza
—> ha influenza anche sul design

qui Jencks rappresenta queste colonne rivisitate in chiave post moderna

MICHAEL GRAVES
- “Plaza” —> modellino da trucco, in legno, vetro, ottone + specchio —> emerge più il kitsch

- “Mantel Clock” —> riprende l’ambiente urbano, si distinguono i mattoni, le colonne ecc.

- Bollitore “Whistling bird” —> c’è un uccellino finto che fischia quando esce il vapore —> perde il
rigore tipico dell’avanguardia viennese

STEFANO GIOVANNONI
“Pino” —> colino prodotto per Alessi che ha più funzione decorativa che funzionale, è più un gioco

“Merdolino” —>scopino per il water fatto a forma di cactus che però viene nascosto: lo scopino in sé
è coperto e si vede solo quando lo si tira fuori per l’utilizzo —> c’è una critica a riguardo che parla di
design barbaro

FRANK O. GEHRY
- “Wiggle Side Chair & Wiggle Stool per Vitra” —> prodotti in cartone, reggono il peso delle
persone grazie alla piegatura data

realizza numerosi modelli diversi, e per realizzarli li studia solamente in sezione —> perché essa ci

dimostra se l’oggetto è in grado di reggere il peso o no

- Poltrona “Little Beaver” —> cartone laminato, crea un impatto emozionale molto forte perché
rimanda al legno tagliato, e provoca delle suggestioni forti nella persona che li vede —> anche solo
nelle immagini ci rendiamo conto degli odori e delle sensazioni tattili: è quasi fastidiosa perché
sembra possa avere delle schegge o possa essere pungente

- Vitra Design Museum —> fuori dai canoni, forme originali e stravaganti (sia curve che appuntite),
anche i lampioni escono dalle logiche: si attorcigliano l’uno sull’altro come se si abbracciassero

GAE AULENTI (1927-2012)


- Seduta Tlinkit, tavoli meeting e contenitori Kum
serie di tavoli e sedute per lavorare da casa, che si possono spostare

la sedia è in rattan —> di solito usato per gli esterni, rimanda anche qui alla vacanza, mentre invece

si sta lavorando al computer

- Totem e Tlinkit —> Totem riassume l’ufficio a casa: struttura multifunzionale con vari scaffali che
anticipa il principio base dello smart-working

PHILIPPE STARCK
definisce il suo design sovversivo, etico, ecologico, politico, spiritoso

- Spremiagrumi “Juicy Salif” —> opera più famosa, forma di ragno, in alluminio

sembra quasi un oggetto spaventoso, legato all’inconscio —> è inquietante

acquistandolo è come se noi vincessimo la nostra paura introiettandola e accettandola

differenza principale con lo spremiagrumi tradizionale è la mancanza del contenitore —> è alto

perciò basta mettere sotto il bicchiere

- Sedia “La Marie” (per Kartell) —> materiale plastici ed effimeri (è anche trasparente) che rimandano
alla sedia archetipica

anche solo la fotografia dà valore al prodotto

- “Bubble Club” —> poltrone e divani da esterni con fessure laterali per fare colare fuori l’acqua in
caso di pioggia, i tagli ricordano anche la forma dei cuscini

- “Gun Collection” (per FLOS) —> realizzata in modo che il 20% delle vendite sia destinata alla
riduzione della povertà nelle zone di guerra —> è una provocazione delle coscienze volta a far
ragionare su come le armi facciano parte della nostra cultura e dell’impatto negativo che esse
hanno

croci disegnate dentro al paralume —> simbolo di morte

armi note: Beretta, AK-47, M16

- “A’Trego”, Cap d’Ail (Francia) —> vuole costruire una sorta di capanna del pescatore che si
appoggia sugli scogli e si erge sull’acqua —> Starck afferma che qualcosa del genere c’è solo nei
nostri sogni —> gli stessi oggetti che contiene sembrano ritrovati e ripescati dal mare —> oggetti
completamente diversi collocati assieme, che rientrano nel kitsch

è uno spazio volto al relax

MICHELE DE LUCCHI
Designer, architetto e accademico italiano. Dopo la laurea in architettura a Firenze entra in contatto
con il movimento radicale e in seguito con il gruppo Memphis. Collabora con il Centrokapp, Alchimia e
soprattutto la Olivetti, della quale diventerà responsabile dell’ufficio Design della casa madre fino al
2002

Lampada Tolomeo (1987, Artemide) —> pensata insieme a Giancarlo Fassina, vince nel 1989 il
Premio del Compasso D’oro Base:

- struttura a bracci mobili in alluminio lucidato, sistema di equilibratura a molle e bracci mobili

- è diventata una famiglia di lampade di diverse dimensioni, uno dei best-seller dell’azienda

PROGETTI DI RE-DESIGN
- Sedia Silver (1989, De Padova) —> progetto di Vico Magistretti, rilettura della Sedia 811 del 1925
prodotta da Thonet e pensata da Josef Hoffman, realizzata in alluminio, creazione di numerose
varianti

- Sistema di sedute Maui (1995-1956, Kartell) —> progetto di Vico Magistretti, operazione di re-
design che compie sulle seggiole Ant Chair 01 del 1952 di Arne Jacobsen

- 50esimo anniversario dei Componibili (1968-2018, Kartell) —> come tributo alla designer Anna
Castelli Ferrieri, Kartell presenta 15 pezzi d’autore coinvolgendo famosi designer per una personale
rivisitazione dell’oggetto:

Fabio Novembre Smile, Philippe Starck Gnomi, Angela Missoni Righe, Tokujin Yoshioka Farfalle,

Ferruccio Laviani Fiori, Antonio Citterio Cerchi, Disney Rosa

FABIO NOVEMBRE
- Attimi by Heinz Beck (2018, Milano City Life) —> grande bancone vetrina con un materiale che
sembra quarzo, in verità è l’HI-MACS, che può essere termoformato in qualunque forma e tagliato
allo stesso modo del legno, è privo di pori quindi semplice da mantenere pulito: perfetto per il
contatto diretto con cibi e persone

- Poltrona Nemo (2009, Driade) —> richiama la cultura classica, le maschere teatrali e la metafisica

DESIGN RISTORANTI
- Enigma (2016, Barcellona) —> realizzato da RCR arquitectes, effetto ‘ghiacciato ed enigmatico’ che
riproduce uno scenario da era post atomica, un effetto ad acquerello è stato realizzato a tutti gli
interni in pietra sinterizzata Neolith, un nuovo materiale realizzato da TheSize

- Cafe Yeonnam-Dong (2017, Corea del Sud) —> sembra di stare all’interno di un fumetto

LEZIONE 24

DESIGN SOSTENIBILE
Il design sostenibile è la progettazione di un prodotto di un sistema, sociale o economico, nel
rispetto dell’ambiente
L'intento del design sostenibile è quello di “eliminare completamente l'impatto negativo
sull'ambiente attraverso un design intelligente e sensibile”

La progettazione sostenibile coinvolge principi quali riduzione, riuso e riciclo, montaggio, smontaggio,
autocostruzione, uso di energie pulite e rinnovabili, riduzione delle emissioni nocive, scelta dei
materiali, analisi, certificazione e dematerializzazione del prodotto-servizio.

LIFE CYCLE ASSESSMENT (LCA)


ha il compito di valutare gli effetti ambientali di tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto: con la nascita
del LCA il prodotto viene progettato tenendo conto di tutte le fasi del ciclo di vita —> questo implica
una visione più estesa di quella tradizionalmente adottata per la progettazione —> è evidente quindi
un passaggio dalla progettazione del prodotto alla progettazione dell’intero sistema-prodotto

Il design sostenibile ha alcuni principi generali:


1) Materiali sostenibili: materiali riciclati o riciclabili, realizzati secondo processi produttivi che
utilizzano energie alternative

2) Risparmio energetico: utilizzo di processi produttivi o prodotti per ridurre i consumi energetici

3) Qualità e durabilità: maggiore resistenza all'usura per ridurre i rifiuti prodotti

4) Design e riciclo. previsione di un secondo utilizzo per l'oggetto prodotto, sia come materiale sia
come funzione

5) Minima diversità dei materiali: diversità dei materiali all'interno dei prodotti multicomponenti
ridotta al minimo per promuovere lo smontaggio

6) Risorse rinnovabili: materiali provenienti da fonti rinnovabili locali o bioregionali gestite in modo
sostenibile, con la possibilità di compostarle quando non sono più utili

HANNOVER PRINCIPLES
modello di principi di progettazione necessari per la sostenibilità chiamati anche Bill of Rights for the
Planet, sviluppato durante l'EXPO 2000 ad Hannover dall'architetto William McDonough

Essi sono:

1) Insistere sui diritti dell'umanità e della natura per coesistere in modo sano, solidale, diversificato e
in una condizione sostenibile

2) Riconoscere l’interdipendenza —> gli elementi del design umano interagiscono e dipendono dal
mondo naturale, con implicazioni ampie e diverse ad ogni scala —> espandere le considerazioni
progettuali per riconoscere anche effetti distanti

3) Rispettare le relazioni tra spirito e materia —> considerare tutti gli aspetti dell'insediamento
umano, inclusi comunità, abitazioni, industria e commercio in termini di connessioni esistenti ed in
evoluzione tra la coscienza spirituale e quella materiale

4) Accettare la responsabilità delle conseguenze riguardo le decisioni di progettazione sul


benessere umano, sulla fattibilità dei sistemi naturali e sul loro diritto di coesistere

5) Creare oggetti sicuri di valore a lungo termine —> non sovraccaricare le generazioni future con i
requisiti per la manutenzione o la gestione vigile di potenziali pericoli dovuti alla creazione
imprudente di prodotti, processi o standard

6) Eliminare il concetto di rifiuto —> valutare e ottimizzare l'intero ciclo di vita di prodotti e processi,
per avvicinarsi allo stato dei sistemi naturali nel quale non ci sono sprechi

7) Ispirarsi ai flussi di energia naturale —> i progetti di design concepiti dall'uomo dovrebbero,
proprio come il mondo naturale, trarre e basare le loro forze creative sull'energia del sole,
incorporandola nei progetti in modo sicuro ed efficiente così da garantirne un uso responsabile

8) Comprendere i limiti del design —> nessuna creazione umana dura per sempre e il design non
risolve tutti i problemi —> chi crea e progetta deve praticare l'umiltà di fronte alla natura
(= considerare la natura come un modello e un mentore, non un disagio da eludere o controllare)

9) Ricercare un miglioramento costante attraverso la condivisione della conoscenza


Incoraggiare la comunicazione diretta e aperta tra colleghi, clienti, produttori e utenti per collegare
considerazioni sostenibili a lungo termine con la responsabilità etica e ristabilire la relazione
integrale tra processi naturali e attività umane.

- Naturehouse (1974) —> progetto di Bengt Warne (1929-2006): architetto svedese


afferma: “Anche se l'ecologia è stata fraintesa come moralista, noiosa, scomoda e costosa, ora si è
dimostrata radicalmente l'opposto. Vivere in una serra da’ all'architettura una quarta dimensione,
dove il tempo è rappresentato da movimenti di naturali e riciclati flussi infiniti di crescita, sole,
pioggia, vento e suolo nelle piante, energia, aria, acqua e la terra. Io chiamo questo
NATUREHOUSING” —> casa con attorno molto verde e piante, il tutto racchiuso in una serra
trasparente in vetro, sembra una sorta di guscio

- The Green T. House (2013, Pechino, Cina) —> progetto di JinR, casa molto semplice con ampie
vetrate al posto dei muri costruita su un lago, all’interno piante e installazioni natura: stagno

- Bamboo Long House Restaurant (2017, Vietnam) e Serena Bamboo Restaurant (2016, Vietnam)
—> entrambi realizzati dallo studio di architettura Bambubuild: costruiti quasi interamente con il
bambù, tetto spiovente per evitare che arrivi sole o pioggia e che quindi struttura marcisca, bambù
è un materiale molto leggero e semplice da sostituire

- Yakitori restaurant and bar (2014, Tokyo) —> progetto di Kengo Kuma and associates, il ristorante
è decorato con una grande varietà di cavi colorati e sono impiegati solo materiali di recupero, per
arredare il bar sono stati utilizzati sottoprodotti acrilici di scarto fusi insieme, il risultato è una serie di
oggetti che sembrano galleggiare

- Ristorante Ijen nel Potato Head Beach Club (2018, Bali, Indonesia) —> progettato da Potato
Head’s in-house design team:

• il pavimento della sala da pranzo è un mix di cemento, piatti rotti e bicchieri sgranati

• i ritagli di schiuma per le imbottiture delle moto sono combinati per creare pannelli con cui rivestire
gli arredi

• menu stampati su carta prodotta in modo sostenibile e rilegati su pannelli realizzati con pneumatici
per autocarri riciclati forniti dal marchio locale Indosole

• i tappi delle bottiglie di plastica vengono sminuzzati e trasformati in bacchette colorate

• i portacandele di vetro sono ricavati da bottiglie di vino tagliate e le candele all’interno bruciano bio-
cera creata recuperando l'olio da cucina usato

• i tovaglioli sono costituiti da stoffa di riciclo e sono tinti nella tintoria naturale di Bali

• i piatti a mosaico sono realizzati con bottiglie di birra rotte

• i pesci vengono pescati quotidianamente a km0 con tecniche tradizionali.

- Refettorio Gastromotiva (2016, Rio de Janeiro, Brasile) —> progettato dai METRO Arquitetos
Associados, ambienti molto semplici e luminosi, uso del legno recuperato (materiale duraturo)
"Abbiamo bisogno che l'architetto crei uno spazio meraviglioso, abbiamo bisogno che i progettisti
creino bellissimi tavoli e sedie e abbiamo bisogno che gli artisti mettano l'arte ovunque per
ricostruire la dignità delle persone", ha detto Bottura

RENZO PIANO (1937)


«Quello dell'architetto è un mestiere d'avventura: un mestiere di frontiera, in bilico tra arte e scienza. Al
confine tra invenzione e memoria, sospeso tra il coraggio della modernità e la prudenza della
tradizione. L'architetto fa il mestiere più bello del mondo perchè su un piccolo pianeta dove tutto è già
stato scoperto, progettare è ancora una delle più grandi avventure possibili»

- Spazio musicale per Prometeo (1983-1984, Venezia e Milano) —> spazio dedicato all’orchestra,
architettura effimera costituita da una struttura leggera che si articola in 3 piani ed è provvista di una
scala

- Renzo Piano Building Workshop (1989-1991, Genova) —> movimento edificio segue movimento
altura, visto dal profilo edificio ha la forma di una grande scala inficcata nel terreno, ambienti con
molto verde all’interno, tetto costituito da finestre quindi sfruttamento luce naturale del sole

- California Academy of Sciences (2000-2008, San Francisco) —> fondata a San Francisco nel
1853 più di un secolo prima del terremoto del 1989

• il sito si presentava come un insieme di 12 diversi edifici, costruiti all’interno del Golden Gate Park, il
terremoto distrugge il complesso e rende necessaria la sua ricostruzione, gli edifici che possono
essere recuperati vengono consolidati e integrati nel nuovo complesso

• l’elemento unificante del progetto è la grande copertura verde in cui viene fatta crescere una
vegetazione

• per l’isolamento termico sono stati utilizzati gli scarti della lavorazione dei jeans offerti dalla Levi’s.

- G124, Quartiere Giambellino (2015, periferia sud-ovest di Milano) —> progetto di “rammendo” e
miglioramenti alcuni aspetti del quartiere

- Sotto il Viadotto (2014, Roma) —> l’intervento consiste nella realizzazione di una nuova piazza
urbana con una pedana in pallet riciclati, due container, un percorso in ghiaia e arredi con materiali
di recupero, rampe e scale già esistenti collegano lo spazio al viadotto abbandonato

RP viene nominato senatore a vita, è in carica dal 30/08/2013 ed è un componente della Commissione
permanente XIII: Territorio, ambiente, beni ambientali

24

DAGLI ANNI ‘80 A OGGI

La strada Novissima di Paolo Portoghesi del 1980 è un'opera che fa nascere la Biennale di architettura
a Venezia. Era una strada inventata realizzata a partire dagli elementi classici ma reinterpretati nella
contemporaneità. All’interno di questa strada si tratta di creare scenografie architettoniche le cui
facciate sono affidate ad architetti postmoderni.

Il post moderno mette in discussione il moderno con i suoi miti. Il moderno aveva osannato la velocità,
l’industria e il postmoderno mette in discussione questi miti. Si chiama infatti Postmoderno perché è
un superamento di quello che il moderno rappresentava. Non a caso la Biennale si chiama “La
presenza del passato”. Il post moderno offre una visione sincronica della storia, una sovrapposizione
di layer differenti.

La storia diventa un serbatoio di immagini e suggestioni. La strada novissima è una quinta teatrale di
edifici postmoderni, un grande catalogo di architetti che hanno un linguaggio inclusivo che raffresca il
linguaggio ormai fossilizzato dall’ortodossia moderna.

Aldo Rossi con il progetto effimero del TEATRO DEL MONDO, realizzato per la stessa Biennale del
1980 fa un’operazione poetica di grande potenza. È costruito sull’acqua semovente e la chiatta su cui
si erge è trainata da un motoscafo. Viene spostato in laguna e utilizzato per gli spettacoli durante la
biennale. Le forme sono archetipiche.

Aldo Rossi utilizza la storia in maniera nuova attraverso un sistema influente che ha poi dato vita a una
scuola milanese con epigoni ovunque lui abbia insegnato.

L’armadio Cabine dell’Elba del 1983 si ispira alle cabine marittime toscane che ricalcano l’archetipo
della casa riproponendola come capanna. Se l’armadio che si ha nella propria casa ricalca la forma di
questa cabina, significa portare le vacanze con sé. È come se si creasse un cortocircuito che rilascia
lo spirito estivo. È l’utilizzo degli oggetti storicizzati nel quotidiano con una funzione poetico/evocativa.

È il superamento della risposta alla funzione.

Con il postmoderno assistiamo ad un ritorno della poesia negli oggetti, una poesia dirompente che fa
leva su un immaginario collettivo.

Si riesce ad identificare l’ambiente in cui si situano gli oggetti e questi portano un raggio di sole
all’interno del raggio domestico. Aldo Rossi fa leva sul meccanismo dell’analogia e degli archetipi,
sulla loro filosofia, sull’essenza sostanziale delle cose specifiche.

Le idee vivono nell’empireo (il cielo più alto in cui c’è Dio).

Jung recupera la visione platonica degli archetipi e ci dice che sono immagini primordiali contenute
nell’inconscio collettivo: mette insieme il senso di originario con quello delle immagini, forma visiva.

Nel momento in cui ne parliamo siamo così abituati che per noi ormai quella è la matita archetipica.
Quando pensiamo una matita la pensiamo gialla. Noi abbiamo tante immagini che ci creiamo e che
sono immagini private, mentre queste immagini archetipiche hanno la potenza di funzionare al di là
delle esperienze tipiche.

Si pesca nella narrazione collettiva. Bianco = purezza ne è un esempio. Gli archetipi funzionano da un
punto di vista sia culturale che commerciale.

L’analogia è il sistema per cui spostando un oggetto da un agente all’altro, le emozioni che noi
sentiamo sono traslate, legate a qualcosa di altro.

È simile a quello che fanno gli artisti dada con lo spiazzamento, come l'orinatoio di Duchamp.

Realizza uno spiazzamento per il visitatore che è provocato a riflettere infastidito. Prima parlavamo di
funzione, di risposta a un programma, di performance. Da due settimane a questa parte abbiamo
parlato di emozione, di risposta emotiva, di risonanza interiore. Il linguaggio cambia perché il progetto
include adesso i tempi della post modernità.

Nella Serie Conica di Aldo Rossi (Caffettiera, zuccheriera e bollitore), la pallina sopra è il faro, il
landmark. L’universo poetico è descritto nel ritorno a casa.

La Conica ha al suo interno il sistema di riferimento del faro e viene filtrato nel sogno. Il discorso del
progetto si arricchisce con una marea di potenzialità espressive in più. Questi oggetti così si possono
allargare, possono cambiare e infatti otteniamo il bollitore e la zuccheriera.

La Cupola dell’88 conclude la serie. I rimandi alle caffettiere tradizionali ci sono, eppure la forma è
chiaramente archetipica che si rifà ai monumenti delle nostre città, (Cupola di Firenze). Le caffettiere di
Aldo Rossi vanno a costruire una città. I piani del design e dell’architettura sono in continuità. Spesso
nei suoi quadri, nelle sue tavole oniriche si ritrovano architetture e oggetti intrecciati. La loro
monumentalità li fa diventare oggetti fuori scala.

Il Postmoderno non è soltanto ridondanza ma anche costruzione di forme pulite. La sua tecnica è
quella dell’architettura analoga: l’orologio più classico viene smontato e alleggerito con il vuoto. Il suo
disegno è profondamente elegante.

Michael Graves recupera anche lui il tema della piazza nel mobile da trucco PLAZA del 1981. Gli
specchi a mosaico vengono dalla diffusione delle discoteche negli anni ‘60 ‘70.

Pensiamo allo studio 65, il Factory (i designer italiani come Sottsass vanno nelle discoteche perché
erano luoghi di sperimentazione).

Qui insieme ritornano delle forme primarie: sfera, piramide, rettangolo, cerchio. Le forme sono riportate
in una maniera ludica e divertita. Sempre Michael Graves realizza un pendolo per Alessi chiamato
Mantel Clock che ricorda un municipio oppure una loggia di un mercato del medioevo: un piccola
architettura domestica per ricordare qualcosa di familiare. Sono oggetti che diventano urbani.

Il celeberrimo Bollitore di Michael Graves con l’uccellino che fischia del 1985 è un omaggio al servizio
da tè di Joseph Hoffmann. È divertente nel dettaglio dell’uccellino e dei colori utilizzati. Il bollitore di
Michael Graves ha così tanto successo che la sua riedizione viene realizzata con una base plastica e al
posto dell’uccellino c’è un T-Rex: è una operazione di redesign. Si prendono elementi che funzionano
e li si attualizzano con una operazione di cambiamento estetico.

La vena ironica e Kitsch del Postmoderno esaspera la dimensione ludica degli oggetti, i giocattoli
diventano oggetti del desiderio.

Pino, l’imbuto di Stefano Giovannoni e Miriam Mirri del 1998 che si ispira al pinocchio diventa un
oggetto decorativo oltre che culturale.

Il mercato del design era saturo negli anni ‘90 ma il design non può rassegnarsi e per aprire nuovi
mercati realizza nuovi oggetti che vengono dall’immaginario collettivo. Jung ci richiamava
l’immaginario collettivo delle favole e dei sogni ed ecco che saluta fuori Pinocchio. Con il mondo
globalizzato attraverso internet dagli anni 2000 questo mercato si amplia notevolmente.

Il Merdolino per Alessi progettato da Giovannoni nel 1993 è un vaso con la terra e sembra un
germoglio che però ricorda anche le antenne di un alieno. Fa quello che tutti vorremmo fare: nasconde
la funzione dell’oggetto. Questo oggetto è di design barbaro, asservito al sistema dei consumi e che
ne sposa i meccanismi. Applica un progetto anche a queste funzioni che non sarebbero state degne di
attenzione.

Frank O. Gehry La strada dell’avanguardia introduce protagonisti del Postmoderno. Frank O. Gehry è
uno dei più famosi progettisti viventi. Entra addirittura nel cartone animato dei Simpson. La nascita
della Walt Disney Concert Hall è descritta dai Simpson e ci fa capire la percezione di questi oggetti da
parte del pubblico. Frank Gehry segna il passaggio nel contemporaneo non solo con l’architettura ma
anche nel design.

Per Vitra realizza seduta e sgabello Wiggle del 1972 dalla struttura in cartone ondulato e corrugato. Il
cartone viene tagliato al laser e incollato: la forma che è studiata per sostenere il peso di una persona.
Di fatto il progetto sta nel profilo dell’oggetto, che infatti è studiato soltanto in sezione. La sezione è
infatti quella che racconta l’andamento dei carichi, ci dice se reggerà o meno.

Lavorando con il cartone per oltre 15 anni, realizza la poltrona Little Beaver nel 1987 ricorda qualche
cosa di bucolico evocando il legno tagliato e la paglia, suggestione che crea un impatto emozionale
molto forte. È una serie di mobili realizzati per essere fatti e venduti a basso costo. Questi oggetti
auto-costruiti provocano per analogia suggestioni. Anche solo guardando le immagini sentiamo gli
odori e ne percepiamo il tatto.

Fa comprendere la forza dell’idea di Aldo Rossi dell’analogia. Questo procedimento per assemblaggio
lo si vede nel Vitra Design Museum, la mecca dei designer. La tecnica dell’assemblaggio consiste
nell'assemblare sezioni reiterandole in sovrapposizioni di layer fatte per creare delle forme. Negli
oggetti di design solitamente si vede meno l’assemblaggio dei volumi. Nell’architettura ogni sala ha il
suo volume e la sua funzione e viene unita alle altre. Ogni forma denuncia la sua funzione. È come se
l’edificio fosse sottoposto a una forza centrifuga, come se la potenza interna spingesse gli spazi verso
l’esterno del volume stesso. Questa tecnica di assemblaggio svincola i vari oggetti creando dinamiche
spaziali impattanti e forti.

GAE AULENTI Realizza per Tecno negli anni ‘90 delle soluzioni d’avanguardia per lavorare da casa. La
serie Kum di tavoli e contenitori serve per allestire spazi misti adattabili a lavoro da casa.

L’Azienda Tecno è sempre stata un’azienda impegnata nel design di spazi da ufficio. La serie
commissionata a Gae Aulenti può svilupparsi o in un grande o in un piccolo spazio. In realtà la scelta
del rattan come materiale da una suggestione quasi esotica, rimanda alla vacanza, al tempo libero. È
un procedimento analogo a quello dello sfondo del computer: mentre lavorate avete suggestioni che
proiettano in un mondo altro.

PHILIPPE STARCK È l’enfant prodige del design contemporaneo. Gli elementi che possiamo leggere
nella sua poetica sono vari.

È una figura con cui volenti o nolenti bisogna confrontarsi. Lui rientra nel mainstream eppure rimane
sempre e comunque un modello del design.

Lo Spremiagrumi Juicy Salif per Alessi del 1990 gli vale una miriade di riconoscimenti. È un grande
ragno che ricorda nella forma quella degli spremiagrumi tradizionali. È un oggetto icona vicino alle
immagini space age: è come se noi attraverso questo oggetto che mettiamo nelle nostre case
addomesticassimo le nostre paure. In questo oggetto riconosciamo un archetipo inquietante.

La prima differenza con la tradizione è che manca il contenitore. L’altezza dell’oggetto permette di
spremere direttamente nel bicchiere. È così famoso che ci sono edizione in bronzo, oro, ceramica.
Consacra Philippe Stark nell’empireo dei designer.

La sua sedia più famosa è la Sedia La Marie del 1998 per Kartell. La bellezza delle fotografie del suo
design conferiscono valore all’oggetto. La prospettiva in cui sono fotografate queste sedie infatti parla
di prospettiva Brunelleschiana (centrale). I materiali effimeri trasformano ancora una volta la sedia
archetipica.

Il Bubble Club per Kartell realizzato nel 2000 è un riferimento al comodo divano. L'obiettivo di questo
oggetto è rispondere al mercato dei bar all’aperto. Gli arredi da esterno vogliono infatti apparire
confortevoli ma non si possono mettere divani normali per gli agenti atmosferici.

Così Starck usa l’ABS. La forma evocativa ci trasmette un emozione, ma il materiale non è quello che
uno si aspetta da un divano: l’immagine è quello che conta. L’immagine di confort e comodità viene
trasmessa ma smentita una volta seduti. Le fessure laterali servono per fare scolare l’acqua nel retro
della seduta in modo da evitare che rimanga bagnato dove si appoggiano le gambe. Ha anche uno
studio funzionale.

La collezione più rivoluzionaria di Philippe Starck è la Gun Collection fatta per Flos nel 2005. “La
nostra vita non vale che una cartuccia”.

La Gun Collection è una collezione di lampade realizzata in modo che il 20% dei profitti delle vendite
vada a una ONG per ridurre la povertà nei paesi di guerra. È denuncia, provocazione e azione sociale
allo stesso tempo.

La Bedside Gun, lampada da comodino, utilizza una pistola Beretta 92 costruita nella Lombardia in
dotazione alla polizia di stato. Nel nostro comodino il paralume illumina la pistola dorata e l’interno del
paralume ha croci incise che evocano il cimitero. L’operazione che fa Starck con questi oggetti è molto
simile a quello che fece Warhol con le Marylin e la Serie elettrica.

La Table Gun invece, lampada da tavolo, ha come piede l’AK 47, fucile utilizzato nella Seconda Guerra
Mondiale e utilizzato nella guerra del Vietnam.

La Lounge Gun infine, da terra, ha come stelo il fucile M16, fucile d’assalto usato negli anni ‘60.

Il ristorante A’Trego in Francia è un edificio che si ispira alla panne di un pescatore. Un contenitore
anonimo. L’altrego esiste soltanto nei nostri sogni. Pesca ancora da un immaginario onirico. Con le
armi racconta una storia, un simbolo di punti di vista politici differenti, mentre in questo caso realizza
uno spazio appartenente ai sogni. Lo vediamo dagli oggetti interni che sembrano trovati dal mare o
lasciati dai viaggiatori. Si vede lo studio dei meccanismi del Dada: oggetti diversi che stanno assieme.
I candelabri con la cera consunta mostrano un tempo passato. Tutti gli oggetti sono infatti recuperati
da mercatini dell’usato. È una ricomposizione di oggetti scelti e oggetti trovati. Il capanno del
pescatore inoltre racconta avventure, ci proietta in un altro mondo che è quello di Capitan Uncino
oppure quello Di New Orleans: gli oggetti sfiorano il KITSCH.

Lo Spyce Restaurant di Boston del gruppo Spyce Boys, fatto da ingegneri assieme ad uno chef
stellato, è un ristorante in cui si hanno tutte le preparazioni fatte dai robot. È una danza delle
macchine. Lo chef ha preparato le ricette realizzabili dai robot e i prezzi sono bassissimi perchè non
c’è manodopera da pagare. È un lavoro di eccellenza nel campo di design e del progetto.

Il gruppo RCR Arquitectes hanno fatto un ristorante insieme allo chef Albert Adrià nel 2016. Il ristorante
si chiama Enigma ed è uno scenario da era post atomica. Albert Adrià è inventore della cucina
molecolare e il suo ristorante è uno spazio enigmatico. La preparazione è tutta a vista. Il sistema è
ottenuto con un effetto acquerellato applicato alla pietra sinterizzata. Le paratie son fatte come se
fossero lastre di ghiaccio. È il progetto di questi spazi che dovranno essere ripensati, per cercare di
superare la pandemia. Il pattern è un all over. Mette insieme le suggestioni space age.

Hans Ruedi Giger, scenografo cinematografico inventore di Alien, realizza il Giger Museum Bar nel
2003 ispirato alla fantascienza e alle fantasie Death Metal: un misto tra sepolcrale e fantastico.

L’ultimo café è in Korea del sud. È un Cartoon café in cui tutto sembra disegnato e in 2D. Queste
esperienze del Postmoderno arrivano fino ad oggi. Abbandonano la funzione pura e utilizzano il
mondo delle analogie. Sono delle suggestioni utilizzate per creare delle analogie emozionali. L’unico
modo per rilanciare i mondi del consumo è andare oltre il consumo, andare a creare qualcosa di unico
e irripetibile con layer differenti.

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