La rivoluzione industriale di cui abbiamo parlato nel precedente capitolo di questo testo rappresenta
dunque la fine della produzione artigianale verso quella, appunto, industriale.
Agli inizi del XIX secolo i manifesti in bianco e nero a caratteri di stampa iniziano a diffondersi sui muri
delle maggiori città europee ed americane. Reclamizzano i primi prodotti industriali e sono
caratterizzati da una scrittura tipografica compatta, indifferenziata e lineare.
La presenza del colore invece, dall'ultimo '800 e nel secolo successivo, viene introdotta a livello di
proto-tipo delle locandine teatrali, stampate per ciascun teatro su fogli di diverso colore, che
permettono al potenziale pubblico di individuare, ancor prima del manifesto, il teatro presso il quale si
sarebbe tenuto lo spettacolo. La cartellonistica nella Seconda guerra mondiale invece, trova la grande
ispirazione durante il conflitto per esigenze di propaganda, con la finalità di rincuorare la popolazione.
Marcello Dudovich creò dei manifesti per la Rinascente fortemente influenzati dal regime fascista
dell’epoca.
Cartellonista, illustratore, decoratore e pittore, Marcello Dudovich nasce il 21 marzo 1878 a Trieste e
si forma nel clima artistico triestino e mitteleuropeo. Importante maestro litografo progetta nel corso
della sua attività diversi cartelloni per varie aziende tra cui la Rinascente dal 1920 al 1929, partecipa
alla biennale di Venezia, esposizione internazionale già da diversi anni, collabora con aziende molto
importanti come la Fiat, Pirelli, Alfa Romeo e Assicurazioni generali, producendo diverse pubblicità.
Lavora anche per il cinema
In quel periodo viene creato anche il famoso slogan " keep calm and carry on” usato ancora oggi.
L’Ottocento è il periodo nel quale si compiono i più concreti ed importanti processi di trasformazione
per le arti e le tecniche della stampa e dell’editoria. Lo sviluppo delle tecnologie tipografiche, dei
metodi di distribuzione e la caduta precipitosa dei costi, forniscono i presupposti basilari per la loro
diffusione, anche e soprattutto presso la grande collettività sociale. Un grande slancio viene dato
anche ai prodotti dell’editoria.
Il primo macchinario per la produzione della carta a livello industriale viene introdotto da Nicolas Louis
Robert (1761-1828) nel 1789. Sistemi di alta ingegneria permettono di realizzare matrici tipografiche
con costi sempre più bassi. La macchina alternativa a vapore usata nelle tipografie per la stampa,
studiata in proposito da Friedrich Koenig (1774-1833) nel 1811, e i modelli seguenti consentono di
riprodurre in serie un numero interminabile di copie con velocità sempre più rapide.
La nuova macchina alternativa a quattro cilindri con cassetti elaborata nel 1829 da Augustus
Applegath (1788 – 1881) ed Edward Cowper (1819 – 1893) può riprodurre dalle 3500 alle 4500 copie
l’ora: una velocità impensabile soltanto pochi mesi prima.
Il macchinario messo a punto da William Church per la fusione dei caratteri nel 1822, i nuovi metodi
auto-meccanizzati per la rilegatura, l’introduzione del nuovo e rivoluzionario procedimento per la
produzione della carta dalla pasta di legno studiato ed introdotto da Friedrich Gottlob Keeler nel 1840,
fanno ulteriormente scendere i costi dell’industria grafica.
L' invenzione della cromolitografia, tecnica di stampa per mezzo della quale si stampano i disegni a
colori, imitando soprattutto i colori a tempera, è un’altra novità. Il termine deriva dal greco chroma
(colore), lithos (pietra) e graphia (da graphein, disegnare). Il brevetto ufficiale viene depositato a Parigi
nel 1837 da Godefroy Engelmann (1778–1839). Alla base delle tecnica cromolitografica si trova
l’invenzione della litografia, nata a Monaco nel 1798 dalle sperimentazioni di Aloys Senefelder (1771-
1834) ed inizialmente impiegata per la riproduzione di spartiti musicali.
Rispetto alle tecniche precedenti, la cromolitografia ampliò la gamma cromatica e consentì una
precisione di dettagli fino ad allora impensabile. Con la tecnica dell’incisione calcografica utilizzata
nei precedenti secoli, si ottenevano stampe policrome utilizzando matrici di colori diversi oppure
acquerellando le stampe a mano.
L'innovazione tecnica della cromolitografia rese possibile la produzione di una grande quantità di
immagini a basso costo. E fu determinante anche per dare un ulteriore supporto tecnico alla diffusione
della pubblicità.
L'influenza del Giapponismo difatti e l'importanza crescente del manifesto moderno affermarono
maggiormente la tecnica della cromolitografia che rendeva possibile numerose varianti e la
possibilità di realizzare stampe con riproduzione seriale.
La prima esposizione universale è quella di Londra che accoglie per la prima volta i prodotti
dell'industria di tutte le nazioni. Il 1851 è un data storica perché segna l'importanza data agli edifici che
ospitano gli oggetti di produzione industriale. La Great Exibition of the Works of Industry of All Nations
è la prima grande fiera in grado di attrarre tutte le ricchezze e le industrie del mondo in un’unica
grande esposizione.
La Gran Bretagna, il paese in cui è nata la rivoluzione industriale, vuole mostrare al mondo la
ricchezza e la grandezza delle industrie britanniche. Il Crystal Palace è un’immensa serra di ferro e
vetro costruita per l’occasione che vuole rappresentare la grandezza dell’industria. Terminata
l’esposizione il Crystal Palace viene smontato e rimontato a Sydenham Hill a sud del Tamigi dove
ospita mostre e manifestazioni fino al 1936 quando viene distrutto da un incendio.
Il vasto repertorio di disegni offerto dalle esposizioni internazionali raggiunse il suo apice in entrambe
le esposizioni universali di Parigi, nel 1889 e nel 1900 e specialmente in quella del 1900 la neonata
Art Nouveau riscosse un grande successo. La torre progettata nel 1889 dall'ingegnere Gustave Eiffel
vinse il concorso per il monumento commemorativo del centesimo anniversario della rivoluzione
francese a Parigi. L’idea alla fine dell’esposizione era quella che la torre fosse smontata, ma dopo
varie discussioni, si decise che la torre rimanesse stabilmente dove si trovava diventando così il
simbolo di Parigi nel mondo.
Il Crystal Palace di Parigi com’era per l’esposizione universale del 1990
Un altro movimento che esercitò una profonda influenza su tutti i settori della arti applicate, dai tessuti
all’oggettistica, fu il famoso movimento delle Arts and Crafts, fondato da William Morris che
coinvolse architetti e designer influenzandoli ad imitare e adottare i canoni di questo movimento
come rifiuto della produzione seriale e dell' industrializzazione.
La sua filosofia si ispirava ai principi medievali di valorizzazione del lavoro artigianale e delle
corporazioni di un tempo.
La sua poetica si oppose alla produzione in serie ed al declino del lavoro artigianale per creare
oggetti fatti a mano di alta qualità che fossero utili ed al tempo stesso validi. Creò una ditta dove molti
collaboratori misero a punto progetti decorativi integrati ispirati agli ideali medievali utilizzando
materiali naturali e tecniche artigianali. Nell'Inghilterra degli anni Ottanta del XIX secolo nacquero una
serie di nuove associazioni fra cui la St. George Guild di John Ruskin (Londra 1819 – Coniston,
Lancashire, 1900) che fu artista, scienziato, poeta, filosofo e soprattutto importante critico d’arte del
suo tempo.
Ruskin studiò approfonditamente la società contemporanea, non senza aspre ed esplicite critiche alla
civiltà industriale, determinando così l’avversità del mondo accademico ai suoi studi.
Il movimento arts and crafts ebbe una vita relativamente molto breve, soprattutto perché gli arredi
fabbricati manualmente si rivelarono molto costosi. Consapevoli della scarsa qualità dei mobili
realizzati in serie e della perdita delle abilità artigianali, una generazione di ebanisti si propose di
creare mobili fatti a mano con materiali di pregio.
Il mobile art and craft è armonico, equilibrato nella forma, nella decorazione, come nell'uso dei
materiali. Il legno utilizzato è la quercia impiegata nella fabbricazione di mobili rustici. È il legno
preferito anche per la qualità delle venature. Fondamentali sono i materiali tradizionali che vengono
utilizzati per costruire i mobili caratterizzati da colori caldi e impreziositi da legni pregiati quali il
mogano e l'ebano che sono decorati dall'applicazione di elementi decorativi come le guarnizioni di
metallo realizzate a mano. L'intarsio è l’altra tecnica adottata, mediante impiallacciature in legno che
non interferivano con la funzionalità e la bellezza del mobile. Il movimento fu influenzato dall'arte
giapponese, infatti William Morris riscoprì i colori vegetali così come le carte da parati ed i tessuti fatti
a mano, realizzati con la tecnica xilografica.
L’Art Nouveau nacque nel 1895 a Parigi e si ispirò alla natura ed alle linee ondulate di piante e di fiori
contaminando varie discipline dall'architettura alla progettazione di interni, dai manifesti delle vetrate
alle ceramiche, ai gioielli, alla scultura, all'arredamento.
Molti palazzi delle città europee furono adornate con motivi floreali e naturali: Parigi, Bruxelles,
Vienna, Budapest. Il movimento assunse varie denominazioni: stile liberty in Italia, Jugendstil in
Germania, Secessionstil in Austria.
Caratteristica dell'Art Nouveau è la linea che è sinuosa ed è ottenuta intagliando un unico pezzo di
legno: gli elementi floreali sono ispirati a forme naturali, come fogliame, fiori ed insetti.
I materiali utilizzati furono ispirati dall'arte giapponese, moresca ed egiziana.
Per la realizzazione delle guarnizioni i particolari decorativi erano realizzati con materiali a sbalzo, a
volte erano in rilievo; i motivi utilizzati erano astratti.
Uno dei rappresentanti del Movimento Futurista è Fortunato Depero che nasce a Rovereto nel
1892, è un artista poliedrico perché sperimenta diverse discipline quali il design, l'illustrazione e la
pittura, con risultati destinati a rimanere nel tempo.
La sua produzione artistica si realizza attraverso una vera e propria rottura dei confini tra arte e vita
quotidiana. I suoi manifesti pubblicitari, arazzi, copertine, dipinti e mobili sono realizzati con colori
molto vivaci, saturi e rimandano alle teorie già promulgate dal poeta Filippo Tommaso Marinetti nei
precedenti manifesti.
Durante la sua attività Depero instaura un legame professionale ed artistico con la celebre azienda di
bevande fondata dal commendatore Davide Campari progettando e rivisitando la bottiglia del bitter
Campari che acquisisce quella forma “contemporanea” riconoscibile ancora oggi.
L’artista è un genio a tutto tondo, capace di far scuola, grazie ad un approccio profondo e filosofico,
ma allo stesso tempo sorprendentemente funzionale. I corpi plastici delle sue marionette e le forme
ardite dei personaggi sono stati concepiti per essere compresi all'istante da chi le osserva.
Nel mondo della pubblicità la sua opera riesce a creare un modo nuovo di concepire la
sperimentazione visuale. L'opera d'arte quindi, da questo momento, può essere realizzata “anche” in
funzione della comunicazione e della pubblicità.
Fortunato Depero, manifesto pubblicitario
di ispirazione futurista per Campari, 1923
Evoluzione del design negli Stati Uniti e in Europa nella seconda metà del XIX
Dopo il 1945 gli Stati Uniti d'America e l'Europa vivono un periodo di ripresa economica che favorisce
il diffondersi del consumismo e l'affermarsi della cultura giovanile.
Il periodo tra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni sessanta è caratterizzato da un rinnovato
ottimismo e da una nuova ripresa economica. Soprattutto gli Stati Uniti d'America si accingevano a
stabilire un ruolo da leadership non solo sotto il profilo economico, ma anche dal punto di vista
culturale. Anche in Europa seguirà un periodo di rinnovamento e di voglia di tornare alla normalità,
mentre gradualmente riprendevano gli scambi commerciali e le attività industriali.
Negli Stati Uniti il processo fu più veloce anche grazie alle industrie che raggiunsero i livelli di
produttività record. Novità tecnologiche come il televisore a colori contribuiva ad alimentare nella
gente la fiducia verso nuove opportunità.
In quel periodo le ripercussioni di una guerra disastrosa, superate da poco tempo, determinarono la
voglia di ripresa economica e sociale, lasciando il posto al consumismo.
La gente chiedeva una ampia scelta di prodotti, richiesta alimentata anche dallo sviluppo dei mezzi di
comunicazione. La musica, il design, l' arte visiva divennero espressione di questo impellente senso di
vitalità a favore di una generazione nuova e progressista, ma presto stroncata da una crisi che, dagli
avvenimenti storici come la guerra in Vietnam, saranno determinanti per creare nella gente
un'enorme sfiducia e scontentezza.
Charles e Ray Eames designer statunitensi svilupparono un tecnica per curvare il compensato in
due direzioni opposte, a partire dal metodo utilizzato per le stecche ortopediche destinate ai soldati
feriti. Questa invenzione portò gli Eames a dominare il mercato del design degli anni Cinquanta. L'
intento progettuale ed estetico di questi designer è quello di abbandonare l'impostazione severa delle
vecchie generazioni e gli aspetti più rigidi dello stile razionalista. La scelta di utilizzare la fibra di vetro,
dell'alluminio ed il compensato è innovativa perché sono materiali che si distinguono per la flessibilità,
freschezza e accessibilità, per rendere il mobile funzionale allo scopo.
In questo periodo è di "moda" il voler utilizzare mobili estremamente scomodi ed antiestetici che
superino le regole formali del funzionalismo che era voga dagli anni Venti.
Nello stesso periodo in Italia Giò' Ponti è ritenuto il creatore della cosiddetta linea italiana, una
sofisticata concezione del design che toccando stili e campi differenti non può essere classificato in
nessun movimento. A partire dagli anni venti, con la sua adesione al circolo di Margherita Sarfatti,
collabora con la ditta Richard Ginori. Il designer incarna il passaggio dalla modernità al nuovo modo
di vedere il design.
Nel 1948 Giò Ponti fonda insieme a Gianni Mazzochi la rivista " Domus" e pubblica diversi articoli
dedicati alla storia del design italiano e non solo, anche a quello internazionale. Il suo design è
semplice, modesto, senza fronzoli, è funzionale e nello stesso tempo esprime una linea elegante. Giò
Ponti è stato anche architetto: una delle sue opere di maggior rilievo è il grattacielo “Pirelli” di
Milano considerato una delle opere architettoniche più famose degli anni cinquanta. Progettato in
collaborazione con l'ingegnere Pierluigi Nervi il grattacielo è un edificio elegante ed armonioso, ora
sede della regione Lombardia. La sua scrivania Nelson è l'esempio dell'utilizzo eclettico delle forme
e dei materiali. Particolari stilistici sono l' impiallacciatura in noce, le anti scorrevoli in finta pelle, il
fronte della parte superiore tagliato in diagonale, le gambe svasate, l'uso dell'acciaio tubolare.
Bruno Munari , è un designer ed artista italiano che è stato "uno dei massimi protagonisti dell'arte,
del design e della grafica del XX secolo, geniale e poliedrico ha dato diversi contribuiti in diversi campi
soprattutto quello del design e delle arti visive. È una figura talmente importante per aver attivato una
ricerca nell'ambito pedagogico per lo sviluppo della creatività e della fantasia attraverso il gioco.
Insieme a Lucio Fontana, Bruno Munari domina la scena milanese degli anni cinquanta e sessanta. In
questo periodo nasce la figura dell'artista operatore visivo che diventa consulente aziendale e ha
come obiettivo la rinascita industriale del Dopoguerra.
Importanti sono le novità del periodo: nel 1951 la famosa azienda italiana Kartell introduce sul
mercato i mobili di plastica. Con il boom del petrolio la plastica diviene facilmente reperibile a basso
costo; anche l'alluminio è utilizzato potendo essere ricavato dai mezzi di trasporto militari, in
particolare degli aerei da combattimento. Il mobile viene verniciato con lacca colorata. L'invenzione dei
nuovi tessuti elastici permette al designer di sperimentare nuove sagome che non richiamano e
rivestono la struttura del mobile, ma semplicemente sembrano essere modellate.
Negli anni cinquanta fu creato “il compasso d'oro” da Giò Ponti e Aldo Borletti, ambito e prestigioso
riconoscimento del design del XX secolo. Istituito nel 1954 il compasso d'oro è stato ideato da Giò
Ponti ed Aldo Borletti proprietario dei grandi magazzini la Rinascente di Milano: il premio
incoraggiava gli industriali ad aumentare i loro livelli di produzione sia dal punto di vista tecnologico
che estetico. Dal 1964 il premio è gestito dall'associazione per il disegno industriale.
La Olivetti ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo degli ambienti di lavoro durante tutto il
Novecento.
I prodotti Olivetti, dalle prime macchine da scrivere ai personali computer, sono stati sempre definiti
come prodotti d’avanguardia. Nel 1958 Sottsass diventa responsabile del settore computer design
della Olivetti. In quel periodo il designer realizza uno degli uffici riempiendo le stanze di sedie
colorate ergonomiche.
La macchina da scrivere colorata che fu disegnata insieme a Perry King nel 1969 coglie lo spirito
dinamico dell’epoca. L’Olivetti è un’azienda italiana innovativa attenta alle richieste del mercato,
l’azienda capace di produrre il primo computer da tavolo, la “Programma 101”, noto anche come la
Perottina, dal nome dell’ingegner Pier Giorgio Perotto a capo del team di progettazione. Viene
considerato il primo "personal computer” perché, pur potendolo appoggiare su una scrivania,
disponeva delle principali caratteristiche dei grandi computer dell'epoca.
Dopo Programma 101, anche negli anni Settanta, nei laboratori di Ricerca & Sviluppo della Olivetti in
via Jervis ad Ivrea, giovani ingegneri e diplomati, non stanno a guardare: nell'aprile 1975 alla fiera di
Hannover, viene presentato il P6060, primo personal al mondo venduto come sistema pre-
assemblato funzionante (ad esempio, con lettore di floppy disk già incorporato, per la prima volta al
mondo).
Nel 1984 venne presentato al mondo il Macintosh. Questo computer era stato realizzato per essere
facile da utilizzare per tutti, in un’epoca in cui i computer venivano considerati difficili da utilizzare.
Costruito in un garage, l'Apple I era un computer che però poteva essere appetibile solo ad un
pubblico di appassionati di elettronica. Il desiderio di Steve Jobs era quello di rendere l'informatica
accessibile a tutti quindi, rielaborando il progetto dell'Apple I, mise tutta l'elettronica in una scatola di
plastica beige comprensiva di tastiera, dando così forma al personal computer che utilizziamo ancora
oggi. L'ultimo Mac Pro 2014 ha un Design spettacolare, cilindrico e un hardware pazzesco. Uno dei
computer più potenti al mondo, ma con un design curato in ogni dettaglio. Apple è un ‘azienda che
mette in primo piano la tecnologia associandola al design innovativo. Un connubio di innovazione
tecnologica e bellezza.
Il 12 agosto 1981, IBM immette sul mercato il primo di una serie di personal computer che diventerà
molto popolare: l'IBM 5150, meglio conosciuto come PC IBM.
Nella sua prima versione era dotato di microprocessore Intel 8088 a 4,7 MHz, con 16 KByte di RAM,
espandibili a 640, senza disco rigido, con massimo due drive per floppy disk da 5.25" a 160Kb, un
monitor a fosfori verdi e sistema operativo PC-DOS 1.0, sviluppato dalla Microsoft e ceduto in licenza
all'IBM.
Tra la metà degli anni ottanta e gli inizi dei Novanta, uno degli home e personal computer più popolari
e avanzati sulla piazza fu Amiga di Commodore.
Nel 1984 Microsoft iniziò ad annunciare l'arrivo di Windows, un'interfaccia grafica che avrebbe
applicato al suo sistema operativo MS-DOS che era venduto con i PC IBM e compatibili dal 1981.
Microsoft aveva creato l'interfaccia utente, all'inizio conosciuta col nome Interface Manager, seguendo
i prototipi di interfaccia grafica della Xerox e seguì la strada intrapresa dalla Apple con il suo
Macintosh.
Roberto Venturi, architetto e teorico aveva già espresso nel 1966 le idee che avrebbero dato vita
alle teorie del Postmodernismo. L’emergere di queste nuove teorie spinge i designer a non
preoccuparsi della funzione dell’oggetto creato, ma a porre l’attenzione alle sue funzioni
comunicative.
Quindi i progettisti prediligono l’aspetto estetico; non interessa più produrre in serie mediante la
produzione industriale dell’oggetto. Le possibilità offerte dalla progettazione e dalla produzione
computerizzata sono determinanti per ottenere il prodotto.
Un materiale in auge è la plastica, che ritorna negli anni Novanta con delle tecniche di sagomatura più
interessanti che si avvalgono di procedimenti più sofisticati e tecnologici, come lo stampaggio ad
iniezione.
I laminati plastici possono spesso rivestire la struttura dei mobili. La sensibilizzazione verso temi
ambientali porta i designer a utilizzare l’ “object trouvé”, attraverso le ispirazioni dall’arte del passato
o nello stesso design, prediligendo i mobili componibili e utilizzando il colore dal punto di vista
decorativo. Anche il marmo è un materiale fortemente apprezzato. Il mobile deve essere funzionale
ed utile nei diversi spazi di un ambiente domestico e, per permettere questo, il designer applica le
rotelle all’oggetto.
Negli anni Settanta il design segue il “kitsch” dei fumetti e della cultura pop, oltr a quella
denominata “high tech” che consta di uno stile prevalentemente americano che riprende lo stile del
Movimento moderno, sollecitato dalla tendenza al risparmio. Negli anni Ottanta Memphis, un gruppo
di designer internazionali, elabora uno stile molto particolare determinato dalla combinazione di
materiali costosi ed economici. È uno stile eclettico combinato dalla contaminazione di motivi
decorativi che provengono da culture diverse e storiche che si adatta allo spirito economico degli anni
Ottanta. Lo stile internazionale assume la denominazione di Neominimalismo, che propone mobili
realizzati con acrilico trasparente o il vimine.
Negli anni Novanta il computer diventa fondamentale per i designer: i loro progetti non si traducono
più sulla carta mediante plastici o disegni. Molti mobili assumono l’aspetto tecnologico che caratterizza
il tempo: i beni di consumo elettronici sono entrati nel linguaggio del design
Gli esponenti dell’anti design possono essere considerati i padri del Postmodernismo. Paesaggi
italiani sfrutta la caratteristica del modulo, potendo quindi assumere forme e disposizioni diverse. I
singoli elementi sono disponibili in colori differenti, lasciando al cliente la possibilità di scegliere il
colore, la quantità degli oggetti da acquistare, la loro collocazione negli spazi. L’intento del designer di
far scegliere al cliente la soluzione più congeniale è un gesto perfettamente in linea con l’anti design.
La poltrona di Mendini è un esempio eclettico di unione tra elementi di cultura popolare e design. Il
designer recupera una poltrona classica del Settecento decorandola con il metodo del pointilliste
divisionista.
Mendini è la voce più importante degli anni Settanta perchè introduce il concetto dell’oggetto banale,
ma in forte contrasto con la visione americana che si appropria degli stili del passato con toni più
celebrativi.
Philippe Starck, nato a Parigi nel 1949, diviene famoso per la progettazione di oggetti di design
dall'insolita forma e dotati di estremo fascino. .
Questo noto design ed architetto è stato direttore artistico dell'impero Pierre Cardin e si è occupato
soprattutto di arredamenti interni e arredi di locali notturni. I suoi oggetti sono determinati da una
contaminazione tra elementi primitivi con riferimenti al mondo intellettuale.
Nel 1990 Phillipe Stark ha realizzato per Alessi un oggetto estremamente decorativo, ma che ha un
difettuccio di base: è praticamente impossibile utilizzarlo per l'uso che viene dichiarato.
L’oggetto è presente in moltissime cucine, ma viene banalmente usato come soprammobile, quando
non è addirittura uscito dalla cucina e non ha trovato il suo posto nella libreria del soggiorno. Si tratta
di un vero esempio di inusabilità.
Negli ultimi decenni il linguaggio del design si è radicato nella cultura contemporanea. Al giorno d’oggi
si pensa che tutto sia design, dagli oggetti di uso comune, al cibo, alla moda, all’attività dei
parrucchieri. Il risultato è che non si capisce quali sia la funzione dell’oggetto, se questo è stato creato
per quella funzione oppure non lo è. Oggi si sta diffondendo una nuova espressione che è quella del
social design. Si rivolge anche ai drammatici problemi che investono molte aree dell’ambiente
denominando così eco design o design per eco sostenibilità. La terza fase della rivoluzione
industriale caratterizzata da numerose scoperte scientifiche, dalla rivoluzione informatica digitale, sta
facendo riflettere su cosa è importante progettare, in una società investita da profonde trasformazioni.
Tutti sono immersi nella progettazione, ognuno deve progettare tutto, dalle vacanze, al proprio lavoro,
alla propria vita.
La figura del progettista si è modificata ulteriormente collocandosi al di fuori del processo produttivo.
Negli ultimi anni nasce anche una nuova merce estetica che è quella del design art che è presente
in diversi saloni del mobile e nelle fiere di arte contemporanea. La design art è un fenomeno di
nicchia, ed espressamente legata all’arte, alla produzione con la sua contaminazione.
Il sistema di mercato del design è cambiato ulteriormente pur essendo considerato un settore di
eccellenza. Per migliorare ed aumentare il mercato bisognerebbe adottare strategie aziendali di
vendita che sappiano non solo creare un prodotto innovativo, ma che mettano al centro lo sviluppo di
nuovi canali distributivi e nuovi consumatori.