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CAPITOLO 1
DESIGN & DESIGNER
La parola “design” proviene dall'inglese e significa progetto. L'uomo progetta fin dalle sue
origini ed è più interessante interrogarsi su quando la figura del designer è diventata tale
sia a livello sociale che professionale.

Tra il 1700 e il 1800 si sviluppano le Accademie di Belle Arti e si formula così il concetto di
“Beile arti”
Il design emerge con la prima fase della rivoluzione industriale e si apre con la
macchina a vapore di James Watt in Inghilterra (1763-1775): la macchina trasforma in
energia il vapore acqueo e quindi mette a disposizione dell’uomo un’energia artificiale, che
permette di prosciugare le zone profonde delle miniere evase dall'acqua: incrementando
cosi l'estrazione del carbone.

Viene anche applicata ai telai, con un forte sviluppo del settore tesile permettendo la
crescita in molti campi. Si sviluppa cosi in Gran Bretagna l'industria come sistema
produttivo dominante, sostituendo gradualmente la produzione artigianale.

Si moltiplica la produzione di ghisa e ferro permettendo la nascita e lo sviluppo della rete


ferroviaria inglese permettendo lo sviluppo dell'urbanizzazione.

La prima fase viene quindi definita meccanica, seguila a fine 800 dalla seconda fase
elettrica grazie all'invenzione del motore a scoppio.

Uno degli innovatori più importanti dell'epoca, Josiah Wedgvood finanzia artisti inglesi
perché vadano a Roma a studiare i manufatti dell'antichità classica per delineare nuovi
melodi progettuali e produttivi, portando allo sviluppo del disegno tecnico.

Gaspar Monge formula la geometria descrittiva che permette al progettista di trasmettere


con i disegni, le informazioni necessarie per eseguire un artefatto con precisione.
Si rende così possibile la separazione tra designer e artigianato. Il problema di migliorare
la qualità dei prodotti industriali inglesi si presenta presto e il governo lo affronta
promuovendo le "Government School of Design" di Henry Cole, che affronta il tema di
come strutturare e diffondere il design.

HENRY COLE E LA GRANDE ESPOSIZIONE DI LONDRA


Henry Cole, appassionato degli sviluppi della rivoluzione industriale e del nuovo sistema
ferroviario, dà vita al primo di quel sistema ferroviario.
Nel 1848 entra nella Society for the Encouragement of Arts Manufacturers and Commerce
di cui è il presidente il Principe. Vi opera per organizzare esposizioni d'artigianato
artistico e suggerisce al principe di far diventare internazionale un'esposizione nazionale,
nasce così la “Great Exhibition of the Works et Industry of All Nations” che avrà luogo a
Hyde Park nel 1951.
Al concorso internazionale per la realizzazione della sede, vince Joseph Paxton, un noto
progettista di giardini e serre che crea in occasione il “Crystal Palace”.
La costruzione si basa sul montaggio di pannelli prefabbricati di ferro o vetro, modulari e
smontabili. Questo palazzo rispecchia a pieno la modernità e le nuove tecnologie
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sviluppate. Seguiranno in Europa altri edifici per le esposizioni, quali la “Tour Eiffel” del
1889 a Parigi.

La Gran Bretagna decide d’implementare la formazione dei designer istituendo la


“Government School of Design” a Londra nel 1837 e poi la “School or Design” di Henry
Cole. Lui stesso nel 1846 dà vita a una piccola azienda di prodotti in ceramica,
incoraggiando gli studenti a fare esperienze nelle manifatture inglesi.

Nel 1845 progetta un servizio da te tutto bianco con cui vinse il concorso della “Society of
Art” per “oggetti d'uso destinati a elevare il gusto del pubblico”.
In una relazione su di esso, si leggono considerazioni sulla sua funzionalità e l'esortazione
a limitare le decorazioni per contenere il costo.
Il concetto base è Fitness and Price (adeguatezza e prezzo).

Dal 1849 al 1852 Cole fonda e dirige “The Journal of Design and Manufactures”, uno
strumento di divulgazione delle nuove idee sul design e sull'importanza del rapporto fra
progettisti e produttori.

Alla fine del 1948/9, le "Government School di Design" sono ancora lontane dal
raggiungere l'obiettivo per il quale erano state fondate e Cole viene incaricato per il loro
riordinamento. Questo implica che si insegni non solo il disegno ma anche il progetto,
questo è il principio di “coniugare scienze e arte”.
Viene introdotta anche l'Art Botany, corsi relativi a un'attività manifatturiera o a diversi
materiali: tessuti, rivestimenti, vetro, legno e ceramica.
Questo approccio viene utilizzato per via dell'enorme disponibilità di nuovi materiali come
ferro, ghisa e vetro e alle relative nuove lavorazioni.
La nuova responsabilità dei designer è quella di dare forma e senso ai processi di
artificializzazione che la rivoluzione industriale va sviluppando.

NUOVE E ANTICHE MERCI


All'interno del Crystal Palace i prodotti esposti erano di una grande varietà e provenienti
da tutto il mondo, era una sorta d'emporio mondiale in cui erano presenti sculture, opere
artistiche e oggetti tecnici, questi ultimi erano considerati i più interessanti.
Questa discontinuità era dovuta alla difficoltà di elaborare un linguaggio adeguato alla
rivoluzione che stava avvenendo in Europa.
Le opere più interessanti erano presenti nella sezione americana, che presentava una
serie di oggetti tecnici completamente attuali, venne battezzato “American System of
Manufacturing”, erano principalmente oggetti standardizzati dove l’intercambiabilità delle
parti permetteva di sostituire le componenti guaste senza doversi disfare dell'oggetto
stesso, le merci erano prevalentemente in metallo, lisce e non decorate per facilitare la
produzione.
In questo periodo l'architetto Augustus Pugin, John Ruskin & William Morris affermano una
nuova scelta progettuale anti-utilitaria e anti-classica per combattere l'industrializzazione.
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RUSKIN, MORRIS E LE ARTS & CRAFTS


John Ruskin è grande critico d'arte che ritiene che la qualità dei prodotti artistici di una
società sia direttamente connessa con la qualità della vita.
Si fronteggiano quindi due posizioni:
- Anti-tecnica,
- Anti-industriale
- Anti-urbana

Rapporto arte-artigianato è il La scarsa qualità degli oggetti è


fondamento della libertà espressiva del determinata dall'assenza di un metodo di
progettista. progettazione adeguato ai nuovi modi di
produrre
-Di Pugin, Ruskin e Morris
-Dal circolo di Cole

Nel 1861 nasce la ditta-laboratorio


“Morris, Marshall, Faulkner & Co.”, che negli
anni ebbe diverse difficoltà portando alla
nascita di una seconda ditta chiama “Morris &
Co.”

La ditta proponeva:
mobili, carte da parati, tessuti, tappeti, vetrate
colorate, piastrelle e ceramiche.

Nel suo lavoro Morris mette in pratica la sua


teoria secondo cui i mobili vanno divisi in due
categorie:

Necessary work-a-day forniture State-forniture


Mobili per l’uso quotidiano, solidi e ben Arredo di gran rilievo intarsiati e dipinti
fatti, nati dalla semplificazione di modelli pensati per arredare un intero ambiente
della tradizione

Nel 1888 un gruppo di architetti e artisti fonda la “Art and Craft Exhibition Society” per
organizzare mostre che facciano conoscere le nuove produzioni.
Negli ultimi due decenni del 800 diventano meno intransigenti e tendono ad accettare
sempre più l'industria e le macchine, purché permettano di risparmiare fatica e diminuire i
costi di produzione senza pero intaccare la qualità degli oggetti.
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LA SECONDA FASE DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE


Nell'800 in Gran Bretagna cambio molto anche per quanto riguarda il ruolo della famiglia,
l'unità economica familiare, la natura del lavoro e la condizione di donne e bambini.
Queste innovazioni non avvengono solo in Gran Bretagna, tra le principali abbiamo:

- Nel 1956 in cui il convertitore Bessemer elimina il carbonio in eccesso nella ghisa,
utilizzandolo per la produzione industriale dell'acciaio,
- A Parigi si sviluppano le architetture in ferro e acciaio,
- Le città si trasformano grazie alla meccanizzazione e i fertilizzanti che sviluppano la
produttività dell'agricoltura, riducendo la manodopera agricola, aumentando le
aspettative di vita media,
- La chimica sulla scienza medica si sviluppa permettendo la produzione di
anestetici, disinfettanti, antisettici, medicinali fino ad allora inesistenti,
- Con l’illuminazione elettrica si incrementa la vita notturna,
- Si sviluppa la fotografia e il fotografo si afferma come nuova figura professionale,
- Con lo sviluppo della chimica organica si ha la produzione di colori di sintesi in
tubetti di piombo o stagno permettendo la ottura en plain air (impressionisti).

LA NASCITA DELL'ELETTRICITA'
Nella seconda metà dell'800 si assiste a un'intensa realizzazione di oggetti d'uso comune,
questi passano poi a la stona per la loro funzionalità e per il modo d'uso che ha
profondamente influenzato usi e costumi dell’era moderna e contemporanea.
Tra i prodotti che rientrano in questo periodo abbiamo:
- One Dollar Watch e i Roskopf (Orologi dalla tecnica costruttiva semplificata),
- Graffette (Johan Valler, 1899),
- Coltello svizzero Victorinox (Karl Elsener, 1891),
- Jeans Levi's (1873),
- Pistola Colt (1847),
- Lampadina elettrica (Edison, 1877)

Nel mondo dei trasporti nascono:


- Primi treni con vagoni dallo spazio ottimizzato nel dettaglio,
- Pullman in America (1864),
- Divani-Cuccette per le lunghe tratte e vagoni ristorante con cucina e dispensa.

La lampadina elettrica fu l'invenzione che segnò maggiormente il passaggio dalla prima


rivoluzione industriale alla seconda.
La sua invenzione però venne contesa anche con l'inglese Swan, che aveva ottenuto
ottimi risultati con un filamento in carbonio, i due tecnici si unirono e fondando la
“Edisawn”, azienda che produrrà la celebre lampadina e ne venderà successivamente i
diritti di produzione alla tedesca “AEG”.
Grazie a questa invenzione le strade delle grandi città si trasformano in spazi di un'inedita
vitalità popolare, descritta anche noi dipinti di Toulouse-Lautrec.
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In arte la nascita della fotografia creerà una grande rivoluzione, nel 1888 la Kodak mette in
commercio la “Brownie camera”. Il suo creatore, Eastman, progettò una pellicola in grado
d'imprimere immagini e in seguito svilupparle in laboratorio.
II nome è un originale esempio di brand naming, infatti il nome “Brownie” allude sia al
colore della macchina ma anche al dolcetto americano, i poster pubblicitari infatti mostrano
bambini che ci giocano inseguiti da adulti autoritari e il testo recita: “può essere utilizzata
da ogni singolo scolaro o scolara”.
Questo risulta essere un perfetto esempio di pubblicità che cerca di convincere il pubblico
della facilità d’uso di oggetti mai visti prima.

I MOBILI DEGLI SHAKERS


In questo periodo l'arredo assume una caratteristica principale come un'estetica sobria
che predilige i colori chiari, il suo adattasi agli spazi ristretti del tipico appartamento
cittadino.
Cominciano così ad apparire i primi mobili multifunzionali (divani-letto e letti-armadio).
L'incontro tra estetica e funzionalità non avviene dall'industria, ma da una piccola nicchia
artigianale, ovvero gli Shakers americani, una setta protestante attiva dalla fine
dell'700.

Ognuno di questi oggetti aveva un profondo significato spirituale, incarnando quell'ideale


di pulizia che da un principio morale diventavano bisogni funzionali e pratici con un
rispetto totale per la materia prima (pino, acero, noce e betulla).

Lo spirito funzionalista si protrae in tutto il mondo ancora oggi, un esempio sono:


- La molletta da bucato
- La sedia rotelle,
- La scopa piatta.

Tra i primi, gli Shakers intuiscono il vantaggio nel trasformare lo stesso modello
morfologico in varianti dimensionali, la medesima forma può avere dimensioni da uomo,
donna, bambino e anziano.
Tra i modelli di maggiore successo abbiamo la sedia a dondolo e i settimini, contenitori per
la biancheria con sette cassetti per suddividere i ricambi della settimana.

Anche le decorazioni rispondono a precise regole e tipologie d'uso:


- Azzurro per i luoghi di riunione,
- Giallo-rossastro per i pavimenti delle abitazioni,
- Verde bottiglia i letti,
- Rosso per mobili di negozi e luoghi di lavoro.

Gli ambienti sono rigidamente divisi tra uomini e donne, il divieto di spostarsi o formare
coppie li porterà all'estinzione.
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CAPITOLO 2
VERSO LA PRODUZIONE DI MASSA
Il movimento Art & Crafts si diffonde in Gran Bretagna con l'organizzazione di diverse
città tra cui Londra, dove espone nel 1896 la scuola di Glasgow di cui è fondatore Charles
Rennie Mackitosh.
È così il successo del Glasgow style, caratterizzata da motivi decorativi come la rosa,
inseriti in composizioni compatte e lineari con riferimenti celtici.

Nel 1882 Mackitosh fonda la Century Guild o Artists e di seguito introduce nella grafica
di copertine, libri e schienali di sedie motivi serpeggianti di fiori e foglie caratterizzati
dall'horror vacui.
Le sue linee serpeggianti vengono in seguito battezzate 'a colpo di frusta', questa diviene
una caratteristica nelle arti e nel design, quasi come affermazione del valore del “fatto a
mano” e della lavorazione artigianale.

Nel 1892-93 sorge a Bruxelles l'Hotel Tassel progettato da Victor Horta in tutti i particolari:
maniglie, vetrate e intarsi. È un'opera d'arte totale, che unisce la modernità delle colonnine
in ferro e delle coperture in vetro a una assoluta continuità tra architettura e decorazione.

E in atto la nascita di un nuovo stile:


- Modern style in Inghilterra
- Jugendstil a Monaco
- Art Nouveau a Parigi
- Liberty in Italia
- Sezessionstil in Austia
Dopo un secolo nasce un nuovo stile di rottura che cancello le distinzioni tra architettura e
arte dando vita a un'opera d'arte totale. Questo è lo stile di nuovi modelli di vita per via
dello sviluppo della nuova classe borghese, imprenditoriale, commerciale. La nuova
borghesia vuole auto-rappresentarsi rompendo con gli storicismi o ottocenteschi.
Lo stile liberty si diffonde grazie alla nuova importanza della stampa e del commercio
nella società borghese e all'ampliarsi del lusso internazionale.

Henry van de Velde è un architetto, designer, artista e storico che diventa noto
progettando la propria casa in Belgio nel 1895, ne disegna tutti gli interni e aderisce alle
teorie della scuola estetica viennese (secessione viennese) ovvero, la volontà d'arte che
permette all'artista di esprimere lo spirito del suo tempo senza distinzione tra arti maggiori
e minori o riferimenti esclusivi all'arte classica.
"II palazzo della secessione” a Vienna venne costruito nel 1899 da Joseph Maria Olbrich,
è costituito da quattro pilastri che contengono una cupola luccicante costituita da un
intreccio di foglie d'alloro in rame ricoperti da lamine d'oro, che lasciano filtrare la luce
all'interno. Sulla facciata troviamo un'iscrizione in oro che recita "A ogni epoca la sua arte.
All'arte la sua libertà".

La secessione è quella di un gruppo di artisti che escono dall'Accademia di Vienna, come


Gustav Klimt, Hofmann, Olbrich, Moser. La loro rivista si chiama "Ver Sacrum" ovvero
primavera sacra e i loro temi riguardano il nuovo stile che si riferisce a una visione sacrale
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della natura rappresentata in maniera simbolica. Questo stile è nato a seguito delle
influenze dell'architetto Mackintosh.

Nel 1903 Joseph Hoffman e Moser fondano le Wiener Werkstatte (laboratori viennesi)
mettendo in rapporto artisti, architetti e artigiani secondo il modello delle Art & Crafts.
I laboratori producono mobili, soprammobili, lampade, vestiti, gioielli, accessori e cartoline
ma l'impresa più importante è il progetto di “Palazzo Stoclet” a Bruxelles del 1905-1911
progettato da Hoffmann.
Qui appare un'evolversi del linguaggio da sinuosità floreale a strutture geometriche.

A Barcellona con Antoni Gaudi abbiamo un architetto legato al movimento nazionalista e


un forte esponente del modernismo catalano. È autore dei famosi edifici la cui complessità
delle forme è tale da avvicinarlo alle correnti espressioniste e simboliste.
È sostenuto dal mecenate Güell per cui crea un famoso parco dalle forme morbide
rivestite di piastrelle in ceramica e costruzioni cromatiche. È un parco volutamente
pubblico che si affaccia sulla città.

Ed è proprio nelle città che si costituisce un nuovo panorama visivo:


- Pensiline delle metro a Parigi di Hector Guimard
- Caffè e chioschi come quelli di Palermo disegnati da Ernesto Basile

Basile è un giovane architetto, interessante per la sua collaborazione con l'azienda Ducrot
a Palermo, per cui progetta arredi che verranno esposti all'Esposizione internazionale di
Torino del 1902. Il rapporto tra Basile e Ducrot si può considerare un’importante
anticipazione del design italiano sviluppato dal secondo Dopoguerra.

In definitiva il nuovo stile si articola internazionalmente.


In Austria abbiamo il superamento delle sinuosità estreme a favore di una maggiore
geometria elegante che vede un architetto come Hoffmann disegnare una poltrona dal
significativo nome “Kubus”.
Lo stile liberty oltre all'architettura, come linguaggio studia anche il logo, soprattutto uno
che nasce in questo periodo e che segnerà intere generazioni è quello della Coca Cola.
Con la fine del primo decennio del 1900, si apre una nuova fase di superamento del
liberty verso forme caratterizzate da nuove decorazioni geometriche, questo stile verrà
battezzato come Art déco.

LA GERMANIA
I 900 si apre con una situazione internazionale caratterizzata dalla stagnazione della Gran
Bretagna e della scesa socio-economica di Germania e Stati Uniti, in questi ultimi si
sviluppano processi relativi al design che segneranno molti anni a venire.
Nel 1876 il governo tedesco invia un gruppo di tecnici alla “Centennial Exhibition of Arts
Manufactures and Products of the Soil and Mine” di Philadelphia per mostrare la propria
ripresa dopo la guerra di Secessione, ed è nel contempo, il luogo dove si misurano su
scala internazionale i progressi della tecnica e gli sviluppi produttivi dei singoli paesi.
I tecnici tedeschi però rilevano come la produzione Tedesca sia ancora inadeguata perché
l'industria propone merci la cui competitività è affidata al basso costo, senza tenere conto
della qualità. Da ciò nascono una serie di iniziative.
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Nel 1896 viene inviato a Londra l'architetto tedesco Hermann Muthesius come “attaché
culturale”, al suo ritorno viene nominato Sovrintendente del comitato per le scuole di
arti e mestieri, dove vengono chiamati anche i migliori architetti tedeschi per insegnarvi
tra cui:
- Van de Velde a Weimar
- Peter Behrens a Düsseldorf
- Hans Poelzig a Breslaus
- Bruno Paul a Berlino

Muthesius afferma la necessita che i prodotti tedeschi siano caratterizzati da uno


stile semplice e sobrio per due motivi:
1) La semplicità è più adeguata alle possibilità della lavorazione a macchina;
2) Lavorare sulla base dei materiali e delle tecniche che il loro contesto offre.

Nel 1907 Muthesius, Karl Schmit e Friedrich Naumann fondano il Deutscher Werkbund col
programma di raccogliere la migliore arte, produzione, stampa e commercio. L'idea è
quella promuovere la produzione a macchina sotto la guida dei progettisti.
II Werkbund cresce rapidamente e organizza assemblee annuali e apre sezioni in varie
città. Vengono preparati elenchi di prodotti di qualità reperibili in negozi selezionati, con
l'obiettivo di educare il gusto dei consumatori e degli stessi rivenditori.
L'industria tedesca è in pieno sviluppo, ne è un esempio l'AEG, l'azienda tedesca di
elettricità nata nel 1883 quando Emil Rathenau ottenne la concessione dei brevetti Edison
sulla lampadina elettrica per la Germania.
Nel 1891 in Germania viene varata una legge che impone una carrozzeria per la sicurezza
degli oggetti ad alimentazione elettrica: nasce così il design della scocca, sia come
protezione, sia come interfaccia d'uso e visiva con l'utente.
Il design della scocca diviene un tema centrale per il design e l'affermazione sul mercato
dei prodotti tecnici, tant'è che il figlio di Rathenau chiama nel 1907 come consulente
artistico Peter Behrens che riformula integralmente l'immagine dell'azienda e mette a
punto una serie di operazioni, che daranno vita a una prima esperienza definita corporate
image, questo darà vita poi all'intuizione del brand Architecture.
Peter Behrens oltre a modificare la struttura esterna ne modificherà anche il carattere
tipografico disegnandone uno apposito, che prende il nome di 'Behrens Antiqua'.
Le lettere sono Inserite in un esagono diviso da tre più piccoli, in riferimento all'alveare
come esempio dell’efficienza industriale.

Behrens progetterà anche le case per gli operai, i padiglioni per le esposizioni e i negozi
con facciate unificate.

Nei prodotti viene affermata un'immagine di "modernità industriale' mediante


l'abbandono di decorazioni e di stili antichi, si afferma cosi la semplicità delle line
connessa alla standardizzazione degli elementi costitutivi.

Nel 1914 il 'Congresso di Colonia' del Werkbund fa emergere in pieno le contraddizioni


interne, il problema appare evidente nella diversità delle architetture che vengono
realizzate dai sostenitori del movimento.
- Van de Velde progetto teatro nel suo personale Art Nouveau;
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- Bruno Taut realizza una sorta di tempietto gotico,


- Walter Gropius con una fabbrica con un linguaggio squadrato, come le Officine
fagus.

Nel convegno il Werkbund si spacca in due, si mette al centro il rapporto tra design e
industria, sottolineando la necessita del designer nel progettare in rapporto alla produzione
industriale di serie e alle sue tecniche, evitando pezzi unici che vanno alla ricerca della
"stravaganza formale".
Van de Velde si oppone, affermando che l'artista non può sottostare alle regole del
commercio internazionale, con questa affermazione il convegno si scioglie e da lì a poco
sarebbe poi scoppiata la prima guerra mondiale.

IL TAYLORISMO E IL FORDISMO IN USA


Dopo la guerra di secessione l'economia americana inizia a svilupparsi in maniera
esponenziale l’“American System of Manufacturing”.
Si producono oggetti con componenti standardizzati assemblabili e intercambiabili, ciò
permette di servirsi di manodopera non specializzata che può essere impiegata in maniera
utile sia per la ripetitività del lavoro e sia per la facilità del loro assemblaggio.

In Europa prevale ancora il gusto per gli oggetti decorati e per l'ornamento, ed è su questi
temi che si sviluppa il dibattito in Germania nei primi decenni del 900, quando una parte
della cultura progettuale tedesca si impegna a sviluppare un'idea di progettazione
adeguata ai nuovi modi di produrre.
Nel 1911 viene pubblicato il libro “The Principles of Scientific Management” del
meccanico Frederick Winslow Taylor, il saggio riassume i suoi studi sulla fabbrica e
rivelano come prodotti simili richiedono tempi di produzione molto diversi che variano da
fabbrica a fabbrica. Taylor sostiene che l'organizzazione del lavoro non è scientifica e
teorizza che esiste un solo modo di produrre un oggetto, one best way.
Per migliorare l'efficienza è necessario applicare un metodo scientifico
all'organizzazione dei flussi di produzione e allo stesso management.
Ciò richiede l'analisi dei movimenti necessari per realizzare un prodotto e del tempo
necessario per ogni singolo movimento, tutto richiede un adeguato processo di formazione
degli operai e una riorganizzazione della struttura.
La divisione del lavoro viene studiata e analizzata anche da Adam Smith, questo porterà
poi a battezzare questo nuovo metodo di produzione nel Taylorismo.

Negli stessi anni in America Henry Ford propone una “macchina universale", la Ford T.,
fondando poi successivamente nel 1903 la “Ford Motor Company” e avviando la
produzione di una macchina economica prodotta in serie, un modello unico pensato per
rimanere invariato nel tempo.
È la prima automobile costruita con parti intercambiabili e prodotta in serie con la catena di
montaggio.
Il modello rimane invariato per molti anni, a parte le varie migliorie tecniche (avviamento a
manovella diventato elettrico).
A metà degli anni 20 la General Motors chiama Harley Earl, un disegnatore di macchine
particolari per gli studios Hollywoodiani; che nel 1928 progetta La Salle, una vettura
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elegante e sofisticata che propone un nuovo concetto d'automobile, non come i modelli di
lusso ma capace di apparire alla moda e d'imporla.
Il termine Styling nasce da questo modello che battezzerà un'idea di design inteso come
"stilismo" e progetto di forme "alla moda” concepite per sedurre il cliente.
Le vendite della Ford T. sono in declino, ne chiude la produzione e avvia quella della Ford
A. facendo cadere l'illusione del modello universale.
Inizia la rincorsa al ricambio rapido dei modelli d'auto che, si sviluppa in pieno negli anni
30, dopo la rovinosa crisi del 1929 che mette in ginocchio tutto il mondo.

CAPITOLO 3
ARTE E TECNICA
II 900 è caratterizzato dalle avanguardie, già dal 700 si assiste all'irruzione della scienza e
della tecnica nella cultura e nella vita quotidiana.
Si definiscono precise teorie sui colori:
- Nel 1704 con Isaac Newton dove dimostra che facendo passare la luce bianca
attraverso un prisma, questa si scompone nei colori dell'arcobaleno, che definisce
"Spettro della luce” introducendo la classificazione in colori primari, adiacenti e
complementari.
- Nel 1810 Goethe contrappone a questa teoria quella "Teoria dei colori" che afferma
l'importanza degli aspetti psicologici e soggettivi nella percezione della luce e quindi
del ruolo dei sensi rispetto ai dati oggettivi fisici matematici.

Nell'800 si assiste allo sviluppo progressivo dei nuovi metodi di rappresentazione del
reale che culmina nella macchina fotogratica, ciò modifica le abitudini e le modalità
percettive della realtà. La fotografia mette in discussione il ruolo stesso della pittura e in
qualche modo costringe i pittori a interrogarsi sul senso del proprio lavoro.
Infine la psicanalisi di Sigmund Freud e Gustav Jung fa emergere il concetto di inconscio,
si dimostra che esiste una serie di attività mentali di cui l'individuo non ha coscienza, teoria
che viene rappresentata all'interno del libro "L'interpretazione dei sogni” di Freud nel 1899.

Nel 1914 lo scoppio della 1° Guerra Mondiale suggerisce a molti una forte posizione critica
nei confronti del mondo e dell'arte di cui esso è stato sinora oggetto. La tecnica nell'arte
viene incolpata di aver tradito le speranze in essa riposte e il ruolo distruttivo che
ha rivestito.
Le avanguardie che sorgono in questo periodo hanno una serie di punti in comune:
- Il rifiuto deliberatamente provocatorio della tradizione,
- Lo 'shock estetico',
- La provocazione tesa a rimuovere la pigrizia intellettuale del pubblico
addomesticato,
- La costituzione in gruppi tramite manifesto d'intenti,
- Sperimentazione di tecniche di rappresentazione alternativa a pittura e scultura.

Nelle avanguardie si può distinguere tra correnti:


- Astratte di tipo geometrico come il De Stijl,
- Figurative dove permane la figura, il modo di ragionare sul simbolo come il
Surrealismo.
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II 900 ha visto una grande influenza reciproca delle avanguardie artistiche e delle
tendenze nel design, questo vale anche per le neo-avanguardia che vengono definite
posteriori agli anni 50, tra queste la Pop Art, Op Art, Minimal Art, Arte Concettuale.

DE STIJL
II De Stijl nasce esattamente il 16 giugno del 1917, data riportata nell'introduzione firmata
da Theo Van Doesburg sul primo numero dell'omonima rivista.
Insieme a lui altri artisti seguiranno il suo movimento tra cui il pittore.
Nel manifesto emergono chiari i passaggi fondamentali dell'avanguardia olandese che
nasce come reazione alla prima guerra mondiale e all'individualismo che l'avrebbe
provocata.
Van Doesburg afferma l'estetica meccanica, resa possibile dall'impiego della macchina, e
propone uno stile elementare con mezzi elementari. Il protagonista più determinante sarà
Rietveld, contraddistintosi per la visione libera del mobile in senso spaziale, il suo
seggiolone per bambini propone le tipiche scomposizioni per piani tramite i colori primari
come segni caratterizzanti.
La poetica De Stijl ruota sull'idea di sviluppare 'l'astrattismo fino alla sua ultima meta"
come sintetizzò Mondrian praticando la ricerca di una dimensione universale nella quale
poter includere qualunque espressione.

I tre elementi base della pittura vengono tradotti nella loro astrazione estrema:
- Linea: orizzontale o verticale,
- Colore: i tre primari,
- Luce: il massimo del bianco, la penombra del grigio e la sua assenza nel nero.

Lo spazio avrà inoltre una vocazione anti-gravitazionale e centrifuga, incentrata sulla


rottura dei limiti volumetrici.
Gerrit Rietveld libera i confini di questa scolarità negli elementi di arredo, con la sua
'sedia a listelli' del 1918 che presenta piani obliqui vicini, non tangenti e non limitati in una
forma conclusa, nata studiando le sedute di Frank Llyod Wright. È nota come icona De Stil
da quando sposa il senso dei colori primari, divenendo la celebre 'sedia Rosso-Blu'.
Il colore sottolinea la concezione antica cubica e astratta:
- Rosso e blu per i piani di seduta e schienale sorretti dalla struttura nera,
- Tasselli terminanti in giallo quasi a suggerire una non chiusura in senso visivo.

Questa concezione sarà l'aspetto principale anche della celebre Casa Schroder progettata
nel 1924. La proprietaria gli chiede di progettare un'abitazione per lei e per i suoi tre figli.
Lei sogna uno spazio unico senza pareti divisorie. La soluzione pensata de Rietveld è
nell'uso di pareti scorrevoli ma sono i colori a terra a definire la divisione degli spazi stessi.
Questa casa è l'anticipazione di tutto ciò che è moderno, ne è un esempio la finestra, che
aprendosi in maniera perpendicolare svuota l'angolo creando un rapporto continuo tra
interno e esterno.
All’intero abbiamo una scala che può diventare anche un luogo per riposare grazie a un
piccolo sgabello posto a metà del percorso, diventando anche un luogo di privacy
essendoci in corrispondenza un pannello che divide lo spazio e interrompe la scalinata.
Per limitare la luce all'interno sono presenti anche dei pannelli in compensato colorati che
vengono considerate come persiane.
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I mobili pensati per l'interno sono in realtà una denuncia alla ripetizione in serie, inoltre
questa casa incarna il De Stijl attraverso la tridimensionalità e i suoi colori.

IL FUTURISMO NEL DESIGN


Di tutte le avanguardie storiche il futurismo è quello che si sposa meglio con lo sviluppo
del design industriale, si celebrano infatti:
- L'esaltazione della macchina anche in senso estetico,
- La velocità,
- La sintesi spazio-temporale,
- Il rifiuto del culto del passato,
- Il progresso sociale e l’urbanizzazione.

Tra gli artisti che seguiranno questo movimento abbiamo Balla, Boccioni, Sant'Elia e
Mannetti, che segneranno una via d'espressione che influenzerà in modo decisivo molte
correnti successive, basti pensare al Déco, alla Neo-Vanguardia, agli Archigram Inglesi e
ai Radical italiani.

Le 2 eccezioni che colgono nel segno di un progetto innovativo sono un vestito e una
bevanda:
- La tuta dello stilista Thayaht del 1919, il cui nome deriva dal taglio a 'T' della stoffa
che è pensato per limitare lo spreco di materiale e ottimizzare i passaggi di
lavorazione anche in un’ottica industrializzata;
- Il Campari disegnato da Fortunato Depero nel 1927 risulta essere un inno alla forza
dinamica dell'estetica futurista, grazie alla forma a imbuto con sezioni diagonali e
alla totale trasparenza per esaltare il colore rosso della bevanda.

Depero lavorerà e curerà tutta la grafica pubblicitaria e gli allestimenti per Campari, nel
padiglione del 1927. Questo sarà il primo legame tra arte e industria grazie alla bottiglietta
del Campari Soda. Depero crea una bottiglietta che non ha bisogno di aggiunte, questo
perché essendo una bevanda industriale anche la sua confezione e il suo uso deve
esserlo. La forma è il vero punto di forza, vuole ricordare un megafono per gridare al
mondo questo movimento e questa rivoluzione che sta avvenendo anche nel quotidiano.
Quest'opera è la più significativa perché ancora oggi la sua forma è invariata (LONG
SELLER).
Per tutta la vita si dedicherà alla creazione della sua casa d'arte sorta nel 1919, era un
atelier-laboratorio nel quale sperimentare il proprio universo linguistico futurista, che vede
nel 1957 la definizione attuale nella casa-museo di Rovereto. Numerosi sono stati gli
autori contemporanei che hanno preso spunto, primo fra tutti Alessandro Mendini con i
suoi arredi e oggetti per Alchimia.
I Futuristi sono i primi a stabilire una modalità d'incontro tra il mondo industriale e la
quotidianità attraverso il tema della pubblicità che viene utilizzata principalmente per
comunicare e rappresentare una nuova forma d'espressione.
Un altro tema che portano avanti è quello dell'ironia, dando vita alla prima idea e forma di
design gioconda, spavalda e ottimista.
13

IL BAUHAUS
Nel novembre del 1918, la Germania è un paese stremato dalla guerra, tant'è che nel
1919 l'imperatore si dimette e il Congresso Nazionale si riunisce Weimar per diffondere la
nuova costituzione.
Proprio a Weimar nel 1919 nasce il Bauhaus, scuola di design che vivrà fino al 1933
quando verrà chiusa dai nazisti.
Inizia tutto il 1915 quando viene comunicato a Van de Velde che per legge non può
continuare a dirigere la Scuola d'Arti Applicate di Weimar. Lui stesso suggerirà al suo
posto il nome di Walter Gropius che viene inviato a Weimar nel 1919 con il compito di
fondere la Scuola d'Arti Applicate (formazione di artigiani) e l'Accademia di belle arti
(formazione di artisti).
Il termine Bauhaus richiama il termine medievale 'Bauhutte', la loggia dei muratori
costruttori di cattedrali.

Una di queste cattedrali gotiche viene rappresentata anche sul manifesto di fondazione
della scuola Bauhaus in forma di xilografia, essa è il simbolo dell'800 e della riforma
antimoderna di Pugin e Morris, riproposto anche nella cultura espressionista. La scelta di
questa figura riguarda il collegamento con l'architetto Gropius, infatti in quel periodo era
co-fondatore del "Soviet per l'arte" di Berlino, una rivolta espressionista.
Un'altra particolarità sono le 3 stelle che rappresentano pittura, scultura e architettura, le
tre arti del disegno secondo Vasari e l'Accademia del disegno del 500 fiorentino.

Tra le personalità chiamate da Gropius ci sarà anche Johannes Itten, teorico del colore
che ha partecipato a esperienze delle avanguardie, prima il cubismo e poi
l'espressionismo. Itten considera l'artigianato e il fatto a mano come valore, ritiene che la
scuola sia una comunità perché gli studenti esprimano la loro interiorità e non per
trasferire loro delle nozioni.
Promuove linguaggi formali che incrociano arcaismi etnici, folklore tradizionale,
espressionismo spiritualistico, un esempio è la sedia progettata nel 1921 da uno studente
che diventerà famoso, Marcel Breuer.
Qui Itten elabora una metodologia che riprende le esercitazioni che gli studenti
svilupparono in precedenza nelle rispettive scuole con l'intento di reinterpretarle,
chiamandoli a ideare composizioni astratte assemblando legno, ferro, vetro.

Nasce progressivamente lo schema organizzativo della scuola:


- Il corso di base,
- Laboratori per materiali (affidati a 2 maestri: quello della forma e quello
dell'artigianato),
- Corsi teorici generali,
- Corso di architettura avviato solo nel 1926.

Molti professori però hanno difficoltà a integrarsi con la Scuola di Arti applicate quindi molti
di essi andranno via e saranno sostituiti da Klee nel 1920 e Kandinskij nel 1922, che
costituiranno motivo di grande prestigio per la scuola.
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II Bauhaus vive in un periodo in cui è forte da tempo l'idea della riforma dell'insegnamento,
ovvero far diventare gli allievi protagonisti attivi e non riceventi degli insegnamenti in
maniera passiva: 'Learning by doing'.
Nel 1922 Van Doesburg decide di tenere una serie di conferenze alle quali parteciperanno
molti allievi del Bauhaus, egli attacca l'espressionismo dominante rimproverando a
Gropius, progettista di edifici razionalisti e pienamente moderni, di aver tradito le sue
stesse idee. Si forma un'associazione studentesca all'interno della Bauhaus, che
aderendo alle critiche di Van Doesburg prende il nome di KURI. Ogni lettera è inserita in
un quadrato ed ognuna con un diverso colore, con chiaro riferimento all'astrattismo
geometrico.

Importanti sono i manifesti nei quali si delinea la grafica del Bauhaus:


- Astrattismo geometrico,
- Caratteri tipografici a stampatello,
- Composizioni in cui figure geometriche scritte partecipano alla pari,
- Scelta di colori che introducono varianti allo schema De Stijl come l'arancione.

Il manifesto di Beyer per la scuola recita "arte/tecnica/una nuova unità", che si può
considerare il vero messaggio del Bauhaus.

Alla fine del 1923 la casa di Gropius viene perquisita dall'esercito per il sospetto che nella
scuola si svolgano attività comuniste e i finanziamenti vengono fortemente ridotti.
Gropius decide quindi di chiudere la scuola e il consiglio comunale di Dessau si offre di
accoglierla. Nel 1925 la Bauhaus si trasferisce a Dessau e prende il nome di 'Hochschule
(scuola superiore) far Gestaltung: gestaltung' che significa "configurazione formale", nel
senso di strutturazione razionale della forma, contrapposta a un'idea di progetto intesa
come libera espressione di sentimenti ed emozioni.

Lo schema dei laboratori e dei corsi è completo, eccezion fatta per architettura dove una
serie di studenti, che hanno completato il loro ciclo diventeranno maestri, tra cui:
- Stolzl con il laboratorio di tessitura,
- Bayer con il laboratorio di tipografia,
- Josef Albers con un corso propedeutico.

Per la scuola, Gropius sviluppa il linguaggio razionalista nella sua prima fase, ovvero
grandi parallelismi articolati con impianto simmetrico, collegamenti a ponte, lunghe vetrate,
tetti piani. Gli ambienti Bauhaus sono quindi a bassa densità:
- Grandi vetrate,
- Pareti bianche,
- Niente tappeti o oggetti,
- Mobili in tubo metallico così da non diventare ostacoli in senso percettivo.

La comunicazione Interna, oli orari e i programmi si presentano con una grafica


espressionista intensa e colorata, ai limiti della leggibilità. Si afferma un rigoroso ordine
compositivo di base, in particolare Bayer sviluppa uno stile essenziale, adoperando
perlopiù caratteri sans serif minuscoli. Nel 1925 disegna il carattere 'Universal'.
Nel 1925 Gropius e Moholy-Nagy danno vita ai Bauhausbucher ovvero i libri del Bauhaus.
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Questo nuovo metodo permette di documentare il lavoro del Bauhaus attraverso le sue
ricerche e i suoi nomi più rappresentativi e si pone come artefice della comunicazione
delle avanguardie come snodo della ricerca che sperimentano linguaggi.

Siamo in un periodo in cui la fotografia ha superato le tendenze pittoriche, uno tra gli artisti
che ha segnato maggiormente questo momento è Alvin Langdon Coburn che nel 1914 ha
fotografato New York dall'alto di un grattacielo, immagini che hanno mostrato la
citta moderna.
Le fotografie del Bauhaus sono costruzioni prospettiche su linee oblique e a loro volta
strutturate spesso attraverso la ripetizione.
Il Bauhaus propone un'idea di design che si articola in prodotto, grafica, comunicazione
visiva, stand, allestimenti, architetture d'interni.

Nel 1928 Gropius lascia la scuola e apre un suo studio d'architettura a Berlino, il nuovo
direttore che prenderà il suo posto è Hannes Meyer fondatore della rivista 'ABC’.
In Germania in arte si afferma la Nuova Oggettività che risulta essere sia veristica quanto
acre nella satira politica anti-capitalistica.

Sia in Unione Sovietica che nella Bauhaus si guarda al fordismo, inteso come produzione
di massa di beni a basso costo, e alla possibilità di adoperarla in una strategia socialista.
Nei laboratori si progettano semplici mobili economici in compensato.
La scuola viene riorganizzata e i laboratori diventano 4:
- Laboratorio di tessitura
- Laboratorio di arredamento
- Laboratorio di pubblicità
- Laboratorio di edilizia

Nel 1929, a seguito degli attacchi da parte della stampa contro la scuola, il sindaco
licenzia Meyer, che con 12 studenti parte per Mosca. Accetta l'incarico al suo posto Mies
Van De Rohe, che dopo un paio di anni trasferisce la sede nella periferia di Berlino.
Restringerà le attività fondamentalmente all'architettura e impone un forte controllo sulle
politiche degli studenti.
La fama del Bauhaus come scuola comunista popolata da ebrei è tale che nel 1933, 32
studenti vengono arrestati, la polizia ne annuncia la chiusura e Mies Van De Rohe con i
maestri la scioglie

LE AVANGUARDIE E I VCHUTEMAS
Nel 1920 in Russia si affermano i Vchutemas, laboratori tecnico-artistici superiori, la
prima scuola sovietica di design sorta sotto la spinta delle avanguardie artistiche
sviluppatesi dall'inizio del 900, in opposizione al tradizionalismo dell'arte russa e del
insegnamento nelle Accademie.

Nel 1918 gli studenti delle scuole d'arte di San Pietroburgo e Mosca chiedono la
costituzione di liberi laboratori statali aperti agli studenti potendo così chiamare come
docenti, artisti non riconosciuti dal vecchio potere, trasformando le vecchie classi in
laboratori. Si vuole andare oltre all'idea di un'arte solo per il singolo e creare un’arte
collettiva, ovvero abituarci a essere meno suscettibili al cambiamento del gusto.
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Sono necessarie figure professionali adeguate alla progettazione di questa nuova realtà,
Rodcenko che è artista, fotografo e grafico, incita studenti e professori ad abbandonare
l'arte contemplativa per andare nelle fabbriche, per ideare nuovi oggetti, sviluppando così
il rapporto arte-cultura.

Uno tra i principali dibattiti è sulla differenza tra 'composizione' e 'costruzione:

COMPOSIZIONE COSTRUZIONE
Preferenze estetiche soggettive e È costruzione della forma e del
riguarda gli stereotipi borghesi senso sull’uso dei materiali

COSTRUTTIVISMO

Sono anni in cui si promuove la comunicazione dei significati e dei valori della nuova
società, ovvero quello di portare fuori l'arte dai musei e realizzarla nella propria vita.
Nasce l'arte di propaganda, che sviluppa un'ampia 'comunicazione visiva di massa', che
non avviene per gli oggetti di uso ma attraverso altri oggetti che vengono articolati con
geometriche suprematiste ovvero tagliando i volumi secondo diversi piani.
Particolare rilievo assumono la grafica di manifesti, libri e riviste; El Lissitzky era un
architetto, fotografo, grafico, esperto di tipografia e montaggio che nel 1919 disegna uno
dei manifesti che rappresenta meglio questo cambiamento, “Spezza i bianchi col
cuneo rosso”.
E un manifesto particolare per via della sua rappresentazione geometrico-astratta della
vittoria dell'esercito sovietico sulle forze armate zariste.

Nel 1920 a Mosca si fondono liberi laboratori artistici statali, diretti da Malevic e
Kandinskij dando così vita ai Vchutemas con numerosi docenti provenienti dalle
avanguardie ma anche con insegnanti tradizionalisti. Viene programmato come istituto
tecnico-artistico per formare progettisti qualificati a rispondere alle esigenze di sviluppo
culturale, economico e sociale del Paese.
Si vuole mettere a punto un metodo di insegnamento oggettivo fondato sulle teorie del
colore e della percezione visiva, valido per tutte le attività progettuali.

Il dibattito dei Vchutemas si sviluppa intorno a 2 posizioni: FAKTUNA:


concezione secondo cui
- Formare artisti-progettisti sono la costruzione
- Abbandono dell'arte per affrontare la reale struttura delle cose dell’oggetto, i materiali e
il loro uso a dettarne la
forma
Rodcenko è contro le tradizioni legate alla decorazione e promuove la ricerca
sulle proprietà dei materiali e sul loro trattamento tecnico e artistico.

Nel 1927 El Lissitzky disegna la copertina a dell'almanacco della Facoltà di Architettura


della scuola, è un fotomontaggio di una mano col compasso, nella scritta orizzontale
ritroviamo “Vchutemas” nella verticale e diaconale “Architettura”.
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Tra il 1927-28 i Vchutemas prendono il nome di 'Vchutein' e l'istituto superiore artistico-


tecnico ne riorganizza la didattica rendendo tutto incentrato sull'andare contro la
sperimentazione e affermando il ritorno all'ordine, portando alla chiusura nel 1930.

Nel 1934 il regime afferma la nuova linea culturale, il realismo socialista che aveva come
obiettivo quello di fondare uno stile nazionale, recuperando classicismo e
monumentalismo ma anche le tradizioni locali.

FRANCIA: DALL'ART DECO' AL FUNZIONALISMO


In Francia invece nel 1905 si inaugura un edificio abitativo costituito con una tecnica che
avrebbe rivoluzionato l’architettura del decennio venire la struttura portante è infatti in
cemento armato e la partizione in facciata è ben visibile dietro le maioliche a fogliami che
riecheggiano ancora i motivi dell'Art Nouveau.
L'architetto Tony Garnier termina il progetto per una modernissima Citè Industrielle, anche
qui il cemento armato la fa da padrone.
Un architetto che utilizzerà molto questo elemento è Le Corbusier, nato nel 1887 in
Svizzera, abbandona l'Austria da giovane per studiare e conoscere l'architettura di Tony
Garnier per poi lavorare nello studio di Perret a Parigi.
È proprio qui che evidenzia come il suo interesse sia lontano dall'Art Nouveau e orientato
a cogliere i temi centrali del momento ovvero i nuovi materiali, quali cemento armato e le
tecniche di lavorazione per la produzione in serie.
Con lo scoppio della 1° Guerra Mondiale nel 1915 progetta ‘Maison Dom-Ino', fabbricata in
elementi standard, componibili gli uni con gli altri permettendo una vasta serie di
Combinazioni, è proprio da questo che nasce il nome.
Tutti elementi dell'industrial design, termine non ancora conosciuto per descrivere
l'aspirazione alla produzione di arredi e oggetti industriali per la massa.

La grande 'Esposizione Internazionale delle Arti Decorative Industriali e Moderne! del


1925 è la manifestazione che consacra e segna l'inizio della fase discendente dell'Art
Dèco, evento dovuto anche dal ritardo dell'esposizione che doveva avvenire nel 1905 ma
per colpa della guerra spostata a 20 anni dopo.

Un'artista presente a questa esposizione è Konstantin Melnikov un architetto e designer


russo che si forma a Mosca e lavora soprattutto sui caratteri funzionalisti e costruttivisti
dell'architettura, tanto da rappresentarli nel suo Padiglione dell'URSS. Rappresenta la
modernità e la anticipa essendoci elementi che vengono ripresi anche da Le Corbusier,
Questi elementi sono:
- Le vetrate che danno luce all’interno della casa,
- La doppia altezza.
- Piani che si intersecano,
- La scalinata coperta da un muro che la rende invisibile dalla schermata frontale,
- Utilizzo delle forme semplici

Lo stile francese è basato su una decorazione raffinata e artigianale, mentre Le Corbusier


tende ad affermare uno spirito nuovo basato sulla semplificazione strutturale del cemento
armato, la luce e i volumi puri.
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Il padiglione dell'esposizione si pone in contrasto rispetto a quella che era la mostra e


soprattutto risulta lontano dalle forme dell'epoca. Infatti pensa ad un padiglione-casa ma
non per essere abitata ma per essere un sistema di case.
La casa per Le Corbusier è una macchina per poter abitare e c'è una suddivisione in
moduli sia esterno che interno, utilizzando i mobili che per lui non sono altro che
contenitori che vanno a ristrutturare l'ambiente della casa stessa in base alle proprie
esigenze. Molto importante è la doppia altezza e lo spazio fluido.

A questa esposizione infatti mostra anche un alloggio pensato per essere prodotto in
serie e inserito nella trama di alti edifici. E un Duplex con arredi fissi e mobili. È un modello
abitativo che prone la villa suburbana trasportata in città, questa idea si contrappone al
modello della cellula residenziale che negli stessi anni si progetta in Germania per i
quartieri popolari.

Prima del 1925, la figura che riassume meglio le molteplici istanze e suggestioni è
l'architetto e sarto Paul Poiret, egli è considerato il primo stilista della storia in grado, con
le sue creazioni, di liberare la donna da secoli di schiavitù e corsetti che forzavano il corpo
in maniera inumana.
La sua donna indosserà gonne-pantalone, calze colorate, linee morbide che fanno
muovere il corpo femminile senza costringerle nell'anti-naturalistica forma a clessidra.

Viene soprannominato 'Le Magnifique' perché interpreta nei suoi abiti alcune suggestioni
che fondano l'Art Dèco come:
- Il geometrismo stratto della Wiener Werkstatte,
- Il riferimento alle arti primitive della scultura nera, minoica e ciclica fino alle piramidi
a gradini mesopotamiche ed egizie,
- Il senso della composizione spazio-temporale del cubismo e del futurismo,
- Le stringenti gamme cromatiche dei Fauves.

Nel 1910 Poiret fonderà anche una scuola ispirata alla produzione dell'austriaca Wiener
Werkstatte per la formazione di giovani artigiane che producevano splendide opere di
decorazione. Lo stilista fu il primo a progettare una collezione di moda maschile e a
inventare il sistema delle boutique che lo porterà alla conquista degli Stati Uniti.

La prima donna a interpretare un mobile di lusso ma che tiene conto delle lavorazioni e i
meccanismi moderni è l'irlandese Eileen Gray.
È una grande rappresentatrice del Dèco Internazionale affondando le sue radici nella
conoscenza artigianale occidentale e orientale guadando però con interesse l'industria.

Nella villa E-1027 in Francia del 1926-29 concentrerà un campionario della sua visione
architettonica razionalista anche nell'arredo. Il tavolino ad altezza regolabile, concepito
come comodino da letto e poi passato nelle zone di soggiorno, è un sunto della sua idea:
un oggetto lineare, che sfrutta la pulizia del tubolare metallico come vera sintesi tra
estetica e funzione.
Anche la poltrona Bidendum, ispirata alla mascotte pneumatica della ditta Michelin, sfrutta
la conformazione delle camere d'aria per creare un'avvolgente e confortevole seduta.
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Eileen Gray è la perfetta rappresentazione della nuova donna dinamica e autosufficiente


colta e indipendente in grado di svolgere ruoli sino ad allora considerati appannaggio degli
uomini.

CAPITOLO 4
IL DESIGN AI TEMPI DELLA CRISI
Nel 1929 tre mogli di milionari fondarono a New York il 'MoMA', nello stesso periodo aprì
anche una delle più famose scuole di design, la 'Cranbrook Academy’ in cui insegnò per
un periodo Eero Saarinen, per poi diventarne il presidente. Dirige il dipartimento di
architettura e del design urbano, nella sua progettazione si rifà anche all'Arts & Crafs,
soprattutto la parte etica che c'è dietro, ovvero l'enorme spazio dedicato ad imparare con
le mani.
È grazie a questi due edifici che l'Art Deco fiorisce rapidamente negli Stati Uniti, tant'è che
nel 1931 iniziarono i lavori per il Rockfeller Center progettato da Raymond Hood.
Dopo la vittoria nella Prima Guerra mondiale era fiorita una fase di grande sviluppo e
prosperità, che termina con la depressione iniziata nel 1929 per via della caduta delle
Borsa di Wall Street. La risalita dell'economia mondiale si riavrà solo con la Seconda
Guerra Mondiale.
II 'Fordismo', sviluppatesi in quel periodo, si trova improvvisamente di fronte a un mercato
incapace di assorbire l'enorme massa di merci che è in grado di immettervi, qui nasce un
tema preciso: "Come stimolare il mercato e i consumi”.

Da questa domanda nascono nuove tecniche di promozione:


- La General Mills lancia i suoi “Wheaties”, cereali con una ciotola colorata in
omaggio,
- L'Associazione Americana Marketing (AMA) che studia i consumi e le tendenze.

Cresce la pubblicità su giornali, riviste e radio.


Si sviluppano anche i supermercati e per essi si progettano:
- Allestimenti,
- Nuovi utensili,
- Carrelli,
- Registratori di cassa,
- Prodotti sugli scaffali.

Nel 1938 nasce a Chicago l'ADI (American Designers Institute) che si interroga su quale
forma debbano assumere gli oggetti per colpire, sedurre il consumatore ed essere
acquistati. Si sviluppa il sistema stradale come autostrade e con esso la tendenza ai viaggi
in automobile, così facendo le compagnie petrolifere crescono e creano la joint venture,
accompagnate dalla creazione di stazioni di servizio, dove l'identità è costruita da marchio,
architettura, colori e divise. Un designer come Raymond Loewy realizza il marchio della
Shell.

Frank Lloyd Wright, considerato da molti l'architetto americano per eccellenza, aveva
espresso interesse per l'artigianato e progettato case in cui gli arredi si basavano
sull'assemblaggio di componenti semplici prodotte artigianalmente. Si era espresso anche
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a sostegno della macchina e delle industrie, essendo questo un mezzo per dare vita a una
nuova creatività sempre se utilizzata in modo positivo.
Uno dei suoi progetti più famosi in questo senso è “La casa sulla cascata” del 1936, villa
progettata per i signori Kaufmann e inserita nella natura, proprio sopra una cascata.

Negli anni 30 si afferma quello che è stato definito uno stile autenticamente americano, lo
Streamline o Streamlining, uno stile aerodinamico ispirato alla forma della goccia; questo
stile diventa l'immagine simbolica della velocità e cuore della nuova modernità.
L'obiettivo degli industriali diventa quello di sconfiggere la monotonia dei prodotti
migliorandone l'aspetto esteriore e rendendoli più attraenti per i consumatori.
Questo stile e concetto non viene applicato solo agli oggetti, ma ne trae vantaggio
economico anche il paese tramite la realizzazione di treni, aerei, automobili.

In questo periodo si sviluppa il design come professione e si è potuto dar vita a varie
professioni in questo campo:
- Walter Dorwin Teague inizia disegnando illustrazioni, lettering e grafica per le
riviste,
- Raymond Loewy lavora come vetrinista per grandi magazzini e collabora con
giornali e riviste.

Subentra così una nuova generazione di oggetti basati sull'evoluzione tecnologia e sulla
capacità dei grandi designer di dare nuova immagine e capacità prestazionali.
Primo fra tutti è il MoMA di New York diretto da Alfred H. Barr, il quale, grazie al museo
diffonde l'arte europea dagli impressionisti a Van Gogh, organizza una serie di mostre
sull'architettura e il design.
Nel 1932 viene svolta la Mostra sull'International Style e in questa mostra vengono
mostrate tutte quelle architetture che mostrano ciò che è diventata l'architettura, dal 1922
in poi. Ciò fa emerge la domesticità del design.
Il design domestico è composto da contenitori, da tubolari, da materiali eterogenei e
pochissime decorazioni. È qui che nasce la cucina americana, attrezzata e ammobiliata e
conosciuta in tutto quanto il mondo.
È il 1939, l'anno in cui la Germania invade la Polonia e inizia così la Seconda Guerra
Mondiale.

IL TUBOLARE METALLICO E IL MOBILE RAZIONALISTA


In questi anni si diffonde nell'architettura internazionale una serie di elementi comuni che
fanno capo a quei caposcuola riconosciuti come i Maestri del Movimento Moderno.
Il rivestimento in intonaco o calce bianca, la linearità, l'ampio uso delle superfici vetrate e
la libertà di distribuzione sono dominanti nelle architetture di questo periodo.
Architetti e designer come Breuer, Le Corbusier, Mies trovano anche nel mobile una base
comune identificata nel tubolare metallico, la paternità del suo uso è di Marcel Breuer, che
studia e sviluppa nel laboratorio di falegnameria del Bauhaus, nel 1925, la seduta
'Wassily' dedicata al suo maestro Kandinskij e prendendo spunto da una bicicletta Adler.
D'altra parte il tubo metallico Mannesmann era al tempo sperimentato nel Bauhaus,
osservandone gli sviluppi delle biciclette ma anche la piegatura del legno delle Thonet.
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Presto nasce anche il desiderio di spingersi al limite delle possibilità statiche conosciute
per creare la prima sedia a sbalzo ottenuta da un tubolare piegato a freddo che sostiene
elasticamente il peso del corpo senza il bisogno di gambe posteriori.
Tra i primi a lavorarci furono Marc Stam, Hannes Meyer e El Lessitsky nel 1927, risultava
però instabile, nell'anno seguente sarà Breuer ad aumentare la sezione del tubolare
creando la celebre Cesca (o B32) e altri artisti hanno preso ispirazione, tra questi Mies con
la sedia MR20, però la sua più celebre fu Barcellona del 1929.
Anche Le Corbusier si cimentò nella creazione di una sedia con parti tubolari, differente
però da quelle presentate dagli altri artisti, è infatti come dice la parola stessa una Chaise
Longue, che rispetta perfettamente il suo ideale della 'Macchina per abitare' mettendoci
all'interno questa 'Macchina per riposare'.

La linearità di queste sedute è molto gradita ai razionalisti perché la sua esile presenza
non annebbia la visione simultanea dello spazio architettonico, facendo in modo di
renderlo leggero.
Nello stesso periodo si studia anche il settore dell'illuminazione e la sua linearità che viene
adottata quasi come conseguenza a questa nuova tendenza del tubolare.
Nel 1932-33 l'ingegnere britannico George Carwardine motte a punto la lampada
Anglepoise, sfrutta le sue conoscenze nel campo delle sospensioni automobilistiche
creando un sistema di molle in tensione che sostituisce il metodo del contrappeso delle
precedenti lampade presenti sul mercato, garantendo più mobilità, estensibilità e
orientamento utilizzando solo due dita.

È proprio in questo periodo d'innovazione che nascono due delle riviste più importanti nel
mondo del design e sono:
- “Domus” nata nel 1928 grazie a Gio Ponti
- “La Casa Bella” nata nel 1928 grazie a Marangoni che poi si trasformerà in
“Casabella” nel 1933 grazie a Persico e Pagano.

Gli arredi prendono sempre più ispirazione dall'architettura, il mobile che più attira gli
italiani in questo periodo è la Vanity Fair del 1910 di Renzo Frau, che diventa
successivamente l'arredo iconico del transatlantico Rex.
L'arredo versatile e svincolato del site specific è industriale e democratico ma risulta
essere ancora molto lontano dal realizzarsi in Italia, sebbene nelle pagine di Domus ne
parlino molto spesso per cercare d'invogliare i progettisti e gli architetti alla realizzazione di
mobili leggeri e luminosi.
Il primo a sperimentarlo fu Albini con la sua libreria Veliero del 1939, risulta essere questo
un inno alla leggerezza solida e funzionale della Carpentier nautica.

Giuseppe Terragni è uno dei più celebri architetti razionalista del ventennio. Nei mobili per
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"La Sartoria Moderna” alla Triennale di Monza del 1930 propone una poltrona che è
sostanzialmente un cubo svuotato, un oggetto Déco.
Le declinazioni sul tubolare degli architetti degli anni 30 non possono essere realizzate
dall'industria, questo perché molto spesso veniva modificato l'oggetto o il tema per
verificare le sue potenzialità.
II 900 è segnato da importanti ricerche sperimentali legate all'idea di tecnologia e dal
progresso che sarà un forte impulso progettuale per l'industria.
Tra i prodotti di largo consumo in questo periodo abbiamo la radio, che nel 1933 diventa
oggetto di studio per Figini e Pollini con l'intento di eliminare quell'aspetto di piccolo mobile
con piccole gambe e darle un nuovo aspetto più leggero e compatto.
La vera rivoluzione formale la troviamo solo nel 1938 grazie a Franco Albini con la sua
radio dove le parti tecnologiche si trovano tra 2 lastre trasparenti di cristallo, risultando
quasi sospese nel vuoto, rendendo visibili i meccanismi interni, però l'aspetto si avvicinava
ancora troppo a quella del mobile…

I fratelli Castiglioni insieme a Dominioni lavorano nel 1939 alla nuova radio-custodia per
Phonola che sintetizza ricevitore e auto-parlante in una forma continua di tipo scultoreo,
trasformandola finalmente in un oggetto liberandola per sempre dall'idea di essere un
semplice mobile per i soggiorni.

Nello stesso anno per le strade si diffonde la 508 Fiat Balilla, altro simbolo di popolarità
prima solo per pochi, presto seguita dalla Fiat Topolino, prima automobile a dimensioni
ridotte per tutti gli utenti che sfocerà nella celebre Nuova 500 subito dopo la Seconda
guerra Mondiale
Ma è grazie al Maggiolino di Porsche in Germania che quella curva diviene davvero la
forma “dell'automobile per tutti".

ITALIA TRA STILE 900 E RAZIONALISMO


In Italia nel 1936 entra in vigore la Autarchia Fascista che aveva tra le tante restrizioni
l'impossibilità d'esportazione e importazione dei prodotti da e per l'Europa. Inizialmente
questa risulta essere una condizione di rinuncia ai materiali più prestanti provenienti
dall'estero, situazione che si capovolgerà nel momento in cui si avviano le prime
sperimentazioni a partire dalle materie prime locali.
Si scoprono materiali come:
- Linoleum,
- Resina,
- Sughero,
- Buxus (rivestimento derivato dall'industria cartaria),
- Canapa,
- Ginestra,
- Caseina dalla quale si ricava il Lanital, un materiale simile alla lana.

Fin dall'inizio del 900 le regioni del Nord si caratterizzano per mobili e oggetti dalla linea
funzionale e asciutta, la cui eleganza suscita l'interesse dei sostenitori del nuovo corso del
design, rappresentanti del Bauhaus e del Razionalismo internazionale.
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Tuttavia si tratta di oggetti di fattura sobria e pratica, assemblabili e componibili, pensati


per essere anche economici non solo al livello monetario ma anche nei pezzi da
assemblare.
A rompere con lo scenario di altre produzioni europee e americane è proprio il mobile
scandinavo che risulta essere sempre democratico e trasversale, senza distinzione tra
lusso, alta o bassa gamma.
Le ragioni stanno nell'abbondanza della materia prima (il legno e la betulla) che connoterà
in maniera universale il design scandinavo, anche per via della mancata
industrializzazione che rende particolarmente semplici e adatti alla fascia sociale.

DESIGN SCANDINAVO E ORGANICISMO


Il design scandinavo è funzionale perché hanno una linea pulita e sono oggetti sintetici.
La qualità sta nella creazione di:
- Mobili sobri
- Fattura pratica e severa
- Assemblabili e componibili
- Economici nella loro costruzione
- Rompono lo schema (non esiste differenza tra utenti altolocati o meno)
- Trasversale e democratico

Proprio questi ultimi due termini gli vengono attribuiti maggiormente per via del materiale
principale con cui sono composti, ovvero il legno di betulla.
La coscienza civica è una cosa che stiamo perdendo ma che è molto forte invece in
questa tipologia di design, ovvero quella idea di realizzare un oggetto che deve essere
accessibile a tutti, deve durare nel tempo, essere elegante e sobrio ma soprattutto ben
progettato.

Nei primi del 1910 il paese che aveva i maggiori esponenti di questo design semplice era
la Danimarca; la figura di Klint è particolarmente importante essendo stato il primo
professore nella “Royal Academy of Arts” di Copenaghen, che inciderà sulle generazioni
future di progettisti.
La sua idea verte intorno a un progetto incentrato sull'uomo, la quotidianità e l'ambiente.
Per fare questo da un lato segue lo studio delle proporzioni e dall'altro studia i modelli
artigianali del passato, invitando al re-design di pezzi storici ma soprattutto quella di
studiare gli “Archetipi” e le loro evoluzioni.
Questo studio è visibile nella sua:
- Red Chair del 1927,
- Church Chair del 1936.

Paul Henningsen è un progettista della luce della sua epoca: la luce è per lui determinante
fin da bambino, tanto da studiare poi le differenze e le evoluzioni nel tempo
Nel 1925 inizia la collaborazione con la fabbrica di lampade di Louis Poulsen e nello
stesso anno partecipa alla “Esposizione Internazionale delle Arti Decorative Industriali e
Moderne” di Parigi con una lampada a lamelle schermanti prodotta da lui stesso, chiamata
Lampada di Parigi, diventando un punto di partenza molto importante per la successiva
realizzazione di Kogle (pigna) e Artichoke (carciofo) del 1958, modelli ancora oggi
intramontabili.
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Alla fine degli anni 30 si identifica la nascita di un design definito organico che parte dal
rispetto per la natura e anche per i benefici che arredi e oggetti di uso quotidiano
esercitano sugli utenti.
Il più importante architetto e designer in questo periodo è Alvar Aalto che si affianca quasi
sempre a sua moglie Aino Marsio.
Alvar Aalto lavora su due temi:
- legno,
- mobile modulare.
Le sue ricerche sul legno vanno nella direzione della massima continuità di forma,
l'esaltazione della naturale e della sua lavorazione per realizzare il legno curvato.
È uno dei maggiori autori che lavora sul tema dell'organico e sull'architettura organica.
Viaggia molto in tutta Europa ed è questa influenza che gli permette di trasmettere
all'interno di un solo oggetto molte idee internazionali, una visione della modernità di ogni
singolo paese. Non solo gli oggetti ma anche la sua architettura verte su questi principi,
tant'è che molto spesso a ogni edificio corrisponde un dettagliato quando semplice arredo
disegnato e pensato da lui.
Un esempio è l'Ospedale di Paimio per malati di tubercolosi pensato da lui, assieme al suo
arredo, tra cui la celebre sedia Paimio ottenuta da un unico pezzo ricurvo a sezione
quadrangolare con uno schienale leggermente inclinato per aiutare i malati nella
guarigione.
La stessa morfologia organica la ritroviamo nel vaso Savoy del 1936, realizzato in vetro
senza interruzioni ed è ritenuto icona per eccellenza del design scandinavo, grazie alla
sua forma irregolare che ricorda i laghi e i fiordi del Nord. Il design di Aalto è stato
riprodotto da piccole-medie aziende, per esempio i mobili disegnati per la Villa Mairea
formano la base del catalogo e l'avvio della ditta Artek fondata negli anni 30 per riprodurre
i suoi lavori.
Lui definisce le modalità di lavoro del progettista contemporaneo, ovvero quello di non
eliminare il rapporto tra uomo e materiale. In tutta la sua carriera è stato punto di
riferimento per molti architetti e progettisti del modernismo organico, grazie a lui si fonda
l'International style.

CAPITOLO 5
L'ITALIA NEL DOPOGUERRA
Usciti dalla guerra con pesanti distruzioni, l'Italia si avvia vero la sua ricostruzione. In meno
di 20 anni si assiste a una forte ripresa della produzione industriale e a un grande
processo di migrazione interna che vede come conseguenza l'urbanizzazione, creando
nuovi modelli abitativi e stili di vita. Ci fu anche una progressiva motorizzazione e lo
sviluppo di un ampio processo di alfabetizzazione. Vengono costruite le grandi
infrastrutture e le vie di collegamento stradale, il volto della città muta generando nuovi
quartieri modificando quelli più centrali.
Tra i settori e le aziende più coinvolte abbiamo:
- Le industrie pesanti,
- Metallurgiche,
- Edilizia,
- Cimentifici.
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Altre città vengono trasformate dalla presenza di fabbriche che divengono i motori centrali
di una rinascita che riguarda tutto il paese, simbolo della ripresa è l'ETR 300, un treno
superveloce progettato da Minoletti.
Uno dei primi settori che registra grandi successi nel paese è quello dei trasporti con
l'invenzione di nuove forme di locomozione, mentre la casa degli italiani è ancora
fortemente dominata dall'arredo in stile.
Cominciano a cambiare le abitudini degli italiani a partire dal cibo che diventa
'industriale', consumo che avviene sempre più spesso, ciò è dovuto anche la diffusione
degli elettrodomestici che mutano profondamente la gestione casalinga
I media diventano importanti per via del loro condizionamento sui consumi della vita
italiana.
I divi entrano nell'immaginario collettivo con modalità che verranno raccontati in maniera
differente dal cinema con “La dolce vita” di Fellini del 1960 e dagli spot televisivi del
"Carosello” che vanno in onda sulla Rai a partire dal 1957.
Nel 1956 iniziano i lavori dell'Autostrada del sole che corrisponderà al grande boom della
Fiat 600 firmata da Giacosa. Questa vettura esercita grande fascino rappresentando la
cultura popolare e il comfort americani che rapidamente coinvolgeranno molte altre icone
del consumo di massa.
La Fiat Campagnola del 1951 è l'esempio di una visione italiana della Jeep americana.

I prodotti alla quale ci si ispira sono quelli Americani, che porteranno al nutrire sempre più
Il sogno americano, un esempio:
- Caramelle “Charms” del 1951 che ha colori sgargianti,
- Le gomme “Brooklyn” che risulta essere un omaggio italiane alle “cicche” che gli
americani davano in segno di benvenuto in un mondo più libero.
Sulle pagine di “Domus” è già dal 1946 che viene pubblicato il lavoro di Eames & Saarinen
che non mancherà di colpire la fantasia aerodinamica e organica dei nostri progettisti
italiani.
Grazie all'ingegner Corradino D'Ascanio nel 1945 nasce la Vespa, destinata a solcare le
strade italiane sino ad oggi. Lo scooter sfrutta le tecniche utilizzate per i piccoli motori di
avviamento degli aeroplani durante la guerra.
La Vespa è il trionfo della mono-scocca auto-portante, ma ha un rivale, la Lambretta che
invece risulta essere l'emblema del tubolare metallico.
Il punto di partenza da cui nasce la Lambretta sono i celebri "tubi innocenti" che ancora
oggi sono componenti leader nella costruzione d'impalcature per edilizia e non solo.
L'idea di questo scooter nasce dall'esigenza di voler creare uno simile alla Vespa ma
ancora più sintetico e per questo l'azienda chiama Cesare Pallavicino e Pierluigi Torre.
Dal 1947 i due veicoli si contendono le strade e il cuore del pubblico:
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Un altro livello di ricerca formale sarà riservato alle vetture di lusso e sportive (es.
Giulietta Sprint dell'Alfa Romeo) mentre per l'industrializzazione di massa delle automobili
bisognerà aspettare l'avvento delle piccole city car:
1. La Isetta di Preti prodotta in Italia tra il 1954-56 senza successo,
2. La Isetta ma prodotta da BMW in Germania dal 1955 al 1962,
3. La Smart della Mercedes Benz in Germania nel 2000.

Il vero segnale di un'autovettura democratica e funzionale arriva dalla Fiat di Torino con la
Nuova 500, anch’essa opera di Giacosa che aprirà finalmente le strade al processo di
fruizione di massa dell'automobile in Italia.
La modellazione della forma che avviene in questo periodo per l'autovettura, sarà
proiettata anche sugli oggetti, abbiamo la Mirella di Nizzoli per Necchi nel 1957, una
macchina da cucire portatile che unisce la semplicità d'uso di uno strumento tecnico ma
domestico con la completezza di forma.

NUOVA CASA DEGLI ITALIANI E NASCITA DEL MADE IN ITALY


Gli anni 50 sono quelli che segneranno la nascita delle più grandi aziende del settore
dell'arredo in Italia, i primi designer che lavorano in questo settore provengono dalla
tradizione dell'architettura.
Negli Usa Eames & Saarinen con le loro aziende di riferimento Knoll e Herman Miller
portano una sorta di rivoluzione di mentalità nella scena italiana del design, dovuta
all'unione tra tecnologia e artigianato.
In questi anni Milano diviene il centro del buon design italiano e il suo skyline è dominato
da due edifici simbolo della rinascita post-bellica:
- Torre Velasca dei BBPR
- Grattacielo Pirelli di Gio Ponti

Il mutare dell'Italia da paese agricolo-industriale a industriale-agricolo ha al centro la


modernizzazione tecnica
La casa si rinnova col sorgere delle abitazioni popolari e lo sviluppo dell'edilizia.

Con l'industrializzazione si comincia a sperimentare sui nuovi materiali. Marco Zanuso è


un designer che utilizzerà tra i nuovi materiali proprio la gommapiuma e il nastro elastico
per la realizzazione della poltrona Lady per Arflex, che risulta essere non solo una forma
confortevole ma anche un prodotto che tiene conto della filiera produttiva basandosi su 2
elementi simmetrici e speculari che andranno semplicemente assemblati.
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Si sviluppa anche il comparto dell'illuminazione dove Gino Sarfatti progetta lampade


innovative per l'azienda Arteluce, mentre nel 1959 nascono Flos e Artemide che
realizzeranno alcune lampade icona, come Arco dei fratelli Castiglione nel 1962. Si
affermano i materiali plastici, in particolare il propilene isotattico, noto come Moplen
scoperto dal premio Nobel per la chimica Giulio Natta che successivamente fonderà nel
1949 l'azienda Kartell, una nuova azienda che ha l'intento di innovare il paesaggio
domestico tramite l'uso di plastica vivace e colorata.

Tuttavia la stragrande maggioranza della produzione mobiliera è ancora "faIso antico" al


quale Gio Ponti sfiorerà un duro attacco sulle principali riviste del settore.
È un paradosso che resta profondamente dipendente dalle competenze artigianali che
verranno integrate solo parzialmente da vere innovazioni tecnologiche.
Connessioni, giunti e tiranti sono le parti del nuovo mobile che non vengono più nascoste
da rivestimenti ma esaltate da un progetto che ne fa sfoggio.
La poetica del giunto è evidente in questi anni in tutto il lavoro di Franco Albini per la
Poggi con la poltroncina Luisa del 1955.

Alla 10ª Triennale del 1954 anche Caccia Dominioni, Gardella e Magistretti curano la
“Mostra dello standard” che evidenzia le possibilità che si possono aprire a chi utilizza
nella casa i mobili in serie, anch'essi presentati all'interno della “Mostra del mobile
singolo”.
Nel 1960 alla 12ª Triennale compaiono una serie di oggetti disegnati dai Castiglioni,
Zanuso, Tobia Scarpa, Magistretti, che sono la dimostrazione di una già matura capacità
professionale in grado di entrare in rapporto con la nascente industria dell'arredo.

L'azienda Azucena nasce nel 1947 su idea di Dominioni, Dell'Acqua e Gardella per
coordinare il lavoro di artigiani indipendenti che usano ad esempio le laccature lucide e le
zincature unendole con i ready-made, per creare un connubio tra:
- Capacità tecniche,
- Manualità artigianale,
- Conoscenze apprese indagando il mondo dell'arte.

Molti sono artisti arruolati nell'industria del campo delle arti visive, come farà Danese con
Mari & Munari, entrambi artisti di formazione, invitati a passare dai manufatti artistici agli
oggetti seriali.
Dino Gavina incarnerà la figura del produttore di ampie vedute, interessato a designer e
artisti che inserirà nella sua azienda con la funzione di creare praticità nel mobile.

IL PRODOTTO D'AUTORE
Il settore del mobile d'autore è realizzato in finiture limitate ed e frutto di una manifattura
artigianale di cui l'Italia vanta un primato mondiale.
L'autore di maggior rilievo del periodo è Gio Ponti che, insieme a Piero Fornasetti,
conquista il mercato d'autore con mobili foderati di carte e stoffe caratterizzate da segni
grafici.
Gio Ponti con il suo design e architettura ha reso moderno il volto di Milano, il suo lavoro è
particolare perché oltre ad essere attuale riporta alla luce le tecniche artigianali della
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tradizione con l'apporto di un progetto che unisce astrazione e figuratività nei vetri per
Venini e nelle porcellane per la Richard Ginori, della quale sarà anche direttore dal 1923 al
1933.
Il suo progetto simbolo nel design è la sedia Super-leggera disegnata per Cassina, che
prende ispirazione dalla sedia artigianale classica Chiavari.
II suo è un classico caso di come la tradizione artigianale italiana si sia inserita in sistemi
produttivi seriali industrializzati. Si crea così una linea di progetto che unisce tradizione e
modernità, puntando su elementi autoctoni che esprimono un’idea d’italianità
profondamente locale.
Gli elementi da combattere nella visione di Ponti:
1. Il falso-antico,
2. Il brutto-moderno (razionalismo omologante).

I progetti di Gio Ponti riescono ad unire estetica e innovazione, modernità e tradizione


realizzando così la sua ambizione a un progetto “senza aggettivi", ovvero privo di
identificazioni storiche. Una prova è la sua macchina professionale da bar per l'azienda
Pavoni nel 1948 e soprannominata "la cornuta”.

Con le stesse motivazioni egli libera da ogni traccia neo-classica l'arredo bagno con una
serie per Ideal Standard che resterà un best seller nei decenni a venire, proprio per la sua
essenzialità.

Ponti è tra i primi a lavorare sia nella direzione del mobile d'autore in sé limitata e sia in
quella industriale destinata al grande numero, capendo che una via non elimina l'altra.
Sulla via della ricerca di nuove espressioni lontane dallo storicismo stilistico e dal
razionalismo internazionale troviamo collaborazioni come quella di Carlo Scarpa con
Venini, o quelli da uno stampo organista di Mollino, De Carli e Parisi.

In particolare Mollino è una figura anticonformista che saprà rispondere all'omologazione


razionalista del ventennio riuscendo a convolvere il suo universo personale nei progetti
professionali. Negli arredi per i suoi appartamenti sono presenti delle forme particolari che
rimandano agli sport che praticava, ai paesaggi che amava ecc...
Un esempio è il piano in legno del tavolo Arabesco del 1949 che si piega in una curva
complessa e si articola con un oblò di raro virtuosismo.
È un artista molto lontano da influenze streamlining ma è figlio di ideologie futuristiche che
si sposeranno con una linea aerodinamica come nell'automobile DaMolnar che nel 1955
partecipò alla corsa Le Mans stupendo il pubblico per la conformazione a doppia
fusoliera, 1 per il pilota e 1 per il motore.
Alla fine degli anni 50 nasce il movimento neoliberty milanese. dove architetti quali
Canella, Gregori, Aulenti e Sottsass inizieranno una militanza anti-razionalista dove il
richiamo alla decorazione e a forme della Belle Époque hanno più il significato di essere
una reazione al Movimento Moderno. Il passo successivo sarà l'affermazione dei linguaggi
particolari del postmodernismo e del radical design degli anni a venire.

CAPITOLO 6
IL DOPOGUERRA NEL MONDO
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In USA durante la guerra, Charles Eames ed Earo Saarinen si dedicano alla ricerca sul
compensato (plywood), al suo stampaggio in curve complesse e alla saldatura ad arco.
Dopo il successo al concorso del MoMA nel 1940 le loro strade professionali si dividono,
Charles Eames lavorerà per la “Herman Miller” mentre Eero Searinen si affiancherà a una
brillante carriera architettonica e a una collaborazione con “Knoll”. Sono queste le due
aziende statunitensi che si fanno promotrici del design "modernista".
Knoll ha un indirizzo internazionale e guarda ai grandi maestri europei mentre Miller è
interessata ai talenti americani e alla riscoperta delle radici locali.

MILLER
L'Art director dell'azienda Miller è George Nelson, l'autore dell'icona pop Marshmallow
sofà nel 1956.
Il direttore del design per la sezione tessile diventa Alexander Girard, designer dello stile
geometrico caratterizzato dai colori primari, appassionato delle culture popolari nel mondo,
passione che condividerà con Ray Eames.
Nel 1945 John Entenza lancia un progetto dal titolo “Case Study Houses” che ha come
tema quello della progettazione delle case a basso costo, inaugurando la cosiddetta
"architettura a catalogo” realizzata in larga parte con materiali prefabbricati.
L'interesse per le case prefabbricate viaggia in parallelo con quello per le case e i mobili.
La “Case Study Houses #8” è un manifesto del processo progettuale degli Eames che si
basa su una griglia modulare, giocando con i materiali più disparati: dalla lamiera al vetro
e della plastica legno. Con lo stesso sistema progetteranno poi anche un sistema
componibile di contenitori, lo Storage Unit del 1950 e altri mobili per l'ufficio.
Gli interni della loro casa sono anch'essi un mix di cultura del passato e del presente,
sposati a mobili tecnici industriali, come prescrive il loro stile "contemporary" che si
contrappone al Victoria style d'imitazione storicistica, diffusissimo in America.
Gli Eames dimostrano di aver capito che il design ha 2 anime:
- Tecnica
- Artistica

Il prodotto e la sua comunicazione sono aspetti di un processo più ampio, così come il
femminile e il maschile del progetto, incarnati in Charles e Ray.
Loro infatti saranno tra i primi designer della storia, che sui loro progetti mettono la faccia,
dimostrando che attraverso la loro vicenda umana possono dare la più credibile delle
testimonianze a favore di un nuovo stile.
Ma oltre a sperimentare con il compensato e le prime plastiche industriali, gli Eames
lavoreranno anche col metallo, il loro progetto più longevo e proprio Aluminium Group del
1958.
A questa serie apparterranno anche diversi modelli di sedute pensate proprio per la loro
grande versatilità che sono adatte all'ufficio, alla casa e agli spazi pubblici.

KNOLL
Sull'altro fronte la Knoll segue una direzione che guarda ai grandi maestri del razionalismo
europeo, ma anche ai nuovi talenti dei quali contribuiranno a siglarne il successo.
Florence Schust diviene la signora Knoll e chiamerà a sua volta moltissimi designer di sua
vecchia conoscenza tra cui Eero Saarinen, da questa collaborazione dara vita a uno del
primi successi del design, la poltrona Womb del 1946.
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Altra sua vecchia conoscenza sarà Harry Bertoia che gli propose di portare avanti le sue
ricerche scultoree liberamente portandolo alla creazione della famosa Diamond Chair del
1952.
Sempre sua è la celebre serie Tulip caratterizzata del piede unico a fungo che sembra
nascere direttamente dal terreno.

Nel frattempo il mondo tecnologico e dei trasporti stenta a superare forme che sono
ancora il lontano eco dello streamlining.
Harley Earl nel 1953 con la Cadillac Eldorado conoscerà un grande successo grazie alle
cromature luccicanti, alettoni e pinne, uno stoggio di elementi nati per il mondo
aeronautico e convertiti per compiacere il gusto del grande pubblico.

IL DESIGN SCANDINAVO: ACCESSIBILE, PRATICO E SALUTARE


A partire dei primi anni 50, lo stile scandinavo si afferma a livello internazionale:
- Una coerenza formale sempre più delineata,
- Affermazione di piccole-medie aziende che presentano anch'essi una certa
uniformità e riconoscibilità con prodotti che coniugano praticità e gradevolezza.

Il design scandinavo ottiene un grande successo commerciale grazie alla pacatezza e al


suo buonumore dello stile. Non c'è il desiderio di rivoluzioni ideologiche nei loro prodotti
questo perché il design è sempre stato praticato e percepito come un diritto al bello a
prezzi accessibili per il grande pubblico.
i designer che proseguono la storia del mobile scandinavo dopo Klint e Aalto sono:
- Finn Juhl
- Hans J. Wegner

Il loro è un mobile pensato per essere realizzato artigianalmente, mettendo a frutto la


grande esperienza del maestri falegnami e l'abbondanza della materia prima.
È nel secondo dopo guerra che si avvia al suo successo mondiale, la ditta di arredi venduti
per corrispondenza fondata già negli anni 40 da Kamprad, ovvero la famosa Ikea.
Nel 1951 viene pubblicato il suo primo catalogo di vendita di mobili prodotti sul larga scala
e nel 1956 inizia la progettazione di arredi "flat pack” e assemblabili direttamente
dall'utente finale.
L'attenzione alla salute è sempre stata basilare nel design scandinavo e questo obiettivo
tecnico è quello che guida questo design a prendere le distanze dalle tante influenze
storiche e stilistiche che hanno condizionato le produzioni di altre regioni; con equivalente
attenzione per l'influenza che oggetti e arredi possono generare sulla salute umana.
Nasce così il progetto della luce di Poul Henningsen nel 1958 che vede il successo della
sua lampada più celebre, la Artichoke.
L'idea che guida il progettista è quella di una luce portatrice di salute e benessere nei bui
mesi invernali del Nord Europa, utilizzando un sistema di lamelle a rifrazione, in grado di
moltiplicare l'effetto di luce diffusa ed evitare abbagliamento diretto. La stessa
semplificazione compare anche nei pattern decorativi della produzione tessile, dove alla
naturalezza delle materie prime, corrisponde una vivacità cromatica estremamente
apprezzata a livello internazionale dell'Interior, è il caso delle storte di Marimekko.
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La stessa allegria di colori, che vedrà l'affermazione del gioco per l'infanzia più celebre
della storia, il mattoncino Lego, nato in legno negli anni 30, diviene colorato nella sua
versione in plastica proprio di recente.

Su questa via meno riconoscibile come Scandinavia, ma più internazionale troviamo tre
autori danesi:
- Arne Jacobsen,
- Nanna Ditzel,
- Verner Panton.

Are Jacobsen è un architetto che progetterà gli arredi per alcune delle sue costruzioni,
quali il Royal Hotel di Copenaghen che diventerà la sua vera e propria opera d'arte totale.
In quello stesso periodo si occupa anche di disegnare l'Interior di una mensa aziendale
farmaceutica dando vita alla serie Ant, una seduta impilabile e di facile manutenzione e
produzione che viene progettata inizialmente con sole 3 gambe per poi passere a 4 e poi
evolversi in seguito nella Serie 7.
Fondamentali per il design del mobile scandinavo resta l'accessibilità democratica e quindi
il contenimento del prezzo.

Nanna Ditzel si afferma per la sua Egg Chair, a forma di uovo realizzata in vimini e
sospesa a soffitto. Questa aprirà la strada a una concezione del mobile che caratterizzerà
il decennio a venire, ovvero quello di un arredo autonomo. La sua idea era quella di creare
una poltrona avvolgente, un guscio protettivo che ti isoli dal mondo.

Vero innovatore, sia al livello tecnologico che formale è Verner Panton, che nel 1958
realizza la prima sedia in materiale plastico ottenuta con una mono-scocca a stampaggio,
conosciuta con il nome di Panton Chair. Questa seduta incarna le caratteristica dell'icona
della modernità, infatti risulta:
- Classica nel materiale e nella forma scultorea,
- Veloce da realizzare,
- Impilabile,
- Facile da pulire,
- Colorata,
- Versatile.

LA SCUOLA DI ULM E IL BASIC DESIGN


Alla fine degli anni 40 del XX secolo la Germania è un paese distrutto dalla guerra. Il
miracolo economico tedesco, parallelo a quello italiano, si ha grazie agli aiuti americani del
Piano Marshall. II rapporto con il design è importante e significativo per le aziende
tedesche tant'è che in questo periodo si sviluppa e migliora.
Nel 1955 si inaugura la Hochschule für Gestaltung di Ulm (Scuola superiore di
progettazione) nella nuova sede progettata dall'artista e designer svizzero Max Bill, allievo
della Bauhaus dal 1927 al 29. La scuola di Ulm nasce su iniziativa della 'Fondazione
Fratelli Scholl' promossa da Inge School, sorella di Hans e Sophie, due studenti
dell'università di Monaco condannati a morte dai nazisti del 1943, perché membri di una
piccola organizzazione studentesca chiamata "La Rosa Bianca" attiva nella propaganda
contraria al regime.
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Inge ha promosso la fondazione in ricordo dei fratelli, insieme al marito e grafico tedesco
Otl Aicher, con tenacia tale da ottenere anche un sostegno economico dall'Alto
Commissario americano per la Germania.
Max Bill venne chiamato nel 1950 e solamente nel 1953 diventa il primo rettore della
scuola.

La scuola di Ulm nasce nel 1955 grazie alle idee sviluppate nel Bauhaus e dal Vuchtemas;
questa scuola ha lo scopo di voler portare avanti una revisione dell'utilità del prodotto con
l'obiettivo di formare progettisti professionalmente capaci, culturalmente preparati e
politicamente consapevoli.
Ulteriore obiettivo è quello di progettare oggetti di uso quotidiano che utilizzino le nuove
tecniche, tali da migliorare la qualità della vita.
L'inaugurazione ufficiale della scuola è tenuta da Walter Gropius accentuando ancora di
più l'immagine di Ulm come la nuova Bauhaus.
In questa nuova scuola vengono insegnate materie fin ora mai spiegate in altre scuole del
design, tra cui:
o Sociologia
o Semiotica Max Bill non era d’accordo che
o Ergonomia alcune materie venissero
o Fisica spiegate
o Psicologia
o Economia

Nel 1956 Max Bill si dimette in seguito a contrasti con altri docenti della scuola e si forma
una direzione collegiale composta dal designer olandese Hans Gugelot, Oti Aichler e
l'artista Tomas Maldonado.
I motivi del dissenso sono molti, tra cui l'idea che aveva Max Bill nei confronti del design,
che deriva dalla sua formazione al Bauhaus, dove, anche grazie a Gropius, aveva
sviluppato l'idea "Arte e tecnica - una nuova unità".
L’opera maggiormente riconosciuta di Max Bill è lo sgabello Ulmer Hocker del 1954, è così
importante perché è uno di quegli oggetti che fino ad oggi è stato ridisegnato e copiato
molteplici volte perché è economica e democratica rendendolo l'oggetto perfetto per ogni
epoca.

Maldonado promuove un discorso di costruzione razionale del progetto, contro


l’intuizionismo di tipo artistico.
Da questa sua idea vengono introdotti corsi come “Visiting Professor” e
“Conferenzieri” (colui che parla alle conferenze), una serie di discipline che costituiscono
l'intero arco della cultura a indirizzo tecnico-scientifico dell'epoca.

Con Bill il corso di “Basic Design” si svolgeva in un grande atelier come ricerca libera
sperimentale orientata all'arte d'avanguardia.

Si basa sulla simmetria promuovendo una metodologia visiva che si fonda sulla psicologia
della percezione che si sviluppa nella modulazione di patterns.
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Le materie principali che ne connotano l'indirizzo didattico sono:


- Costruzione: è orientata alla progettazione di sistemi prefabbricati per l'edilizia
economica e popolare,
- Informazione: ovvero stampa, cinema, radio, televisione,
- Progetto di prodotto: dove si progettano sistemi di prodotti e le loro componenti
per la produzione industriale di massa,
- Comunicazione visiva: tipografia, fotografia, packaging, sistemi espositivi, sistemi
grafici.

Nel 1961 nasce anche la sezione cinema, che studia le tecniche filmiche e promuove la
sperimentazione.
La scuola però attraversa difficoltà finanziarie e ormai è sovvenzionata totalmente dal
parlamento del Baden-Württemberg che ne decide la chiusura nel 1968.
Molto significativo è il rapporto tra la Scuola di Ulm e le aziende tedesche, una tra queste
è Lufthansa, che commissiona alla scuola il progetto della sua immagine con il team
coordinato da Oti Aicher e Gugelot.
Aicher disegna anche il sistema di pittogrammi per le Olimpiadi di Monaco di Baviera nel
1972 e la grafica del metro di Amburgo.
Particolare è poi il rapporto con la Braun: nel 1955 la Scuola di Ulm riceve dalla Braun i
primi incarichi.
Nello stesso periodo la Braun presenta un sistema di radio disegnato da Hans Gugelot,
che già aveva disegnato e progettato diversi elettrodomestici tra cui:
- Il rasoio elettrico per la Braun nel 1962,
- Il proiettore di diapositive Kodak Carousel nel 1963,
- La macchina da cucire per Pfaff AG nel 1960.

Altro autore molto importante in questo periodo è Tomas Maldonado, un designer


brasiliano che fonda l'arte concreta argentina ed è interessato al disegno industriale, ne
scriverà anche un libro intitolato 'Disegno industriale: un riesame'.
Nel 1954 si trasferisce in Germania per insegnare nella scuola di ULM che dirigerà dal
1964 fino al 1966, introducendo diversi cambiamenti come il rapporto tra arte e industria,
fusione nata dall'industrial design.
Lavora sul basic design, cercando un metodo di insegnamento che permette di progettare
attraverso la pratica dando vita all'antiprimadonna: un foglio A3 sulla quale viene stesa
una fascia di colore suddivisa in 7 parti in cui siamo liberi di usare i colori su 5 di essi
mentre 2 parti devono avere una trama in bianco e nero e devono essere isometrici.
L’obiettivo è che nessuna delle 7 bande diventi prevalente rispetto alle altre.
Lavorerà anche in Italia creando un sistema di mobili ed espositori per la Rinascente,
UPIM e Olivetti. È stato anche direttore del 'Casabella' dal 1979 fino al 1983.

FRANCIA: I NUOVI MITI


Mentre in Italia spopola la Fiat 500, l'italiano Bertoni, scultore presso l'industria
automobilistica e già autore della celebre Due Cavalli nel 1948, crea sempre per la Citroen
l'icona DS. Essa sarà soprannominata “squalo” per le forme biomorfi e prominenti del suo
cofano.
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Riuscire nell'arduo compito di trovare un compromesso tra estetica e tecnologia nel


prodotto realizzato a macchina e anche nel dopo guerra è uno dei temi centrali per molti
progettisti. La risposta sarà nel tubolare metallico.
Sia il tavolo Compas del 1953, che il Trapéze del 1954, adottano proprio nelle strutture di
sostegno un linguaggio coerente con quello dell'officina e degli stessi macchinari che le
realizzano.
Il termine "Brutalista" nasce proprio in questi anni con riferimento al “Béton brut” dell'Unitè
d'Habitation di Le Corbusier a Marsiglia nel 1950.
La materia viva dell'edilizia industrializzata non è più base da rivestire e rinnegare, ma
veicolo di una nuova sensibilità per la forma.
Le Corbusier riesce poi a mettere in atto la teoria del Modulor sviluppata tra il 1942 e il
1948.
La sua ipotesi è quella di adottare un sistema di misurazione che non abbia più nulla a che
fare con quello metrico-decimale di stampo illuminista.
Le misure del Modulor sono cosi derivate dalla sezione aurea rapportata alle misure
umane medie e alle sue proporzioni, ovvero l'altezza dell'uomo con braccio alzato e la sua
metà, pari all'altezza dell'ombelico.
Una scelta del genere porta il corpo al centro dell'attenzione dopo anni in cui la fisicità era
stata condizionata dalla sudditanza alle leggi razionalista.
In questa scelta è presente il desiderio d'interrogarsi sulla relazione tra ambiente costruito
e naturale, tema al quale la grande utopia del transatlantico architettonico ad alta intensità
delle Unitè d'Habitation lecorbusiane tenta di dare soluzione, ma pur sempre all'interno di
una più ampia ideologia del maestro.

CAPITOLO 7
REAZIONE E RIVOLUZIONE
Tra gli anni 50 e 60 va delineandosi il rapporto tra designer e industria in Italia, quello che
si può definire il "modello italiano".
I designer italiani in questi anni, trovano precisi rapporti con la rete di aziende italiane
impegnate nella produzione di:
- Mezzi di trasporto.
- Elettrodomestici,
- Oggetti tecnici.

È con la crisi degli anni 60 che si modifica il quadro della produzione industriale italiana e
di conseguenza anche la collaborazione con i designer.
Negli anni 50 molti piccoli imprenditori artigiani comprendono come la domanda di arredi
moderni sia in crescita per via della modernizzazione degli stili di vita. In questa situazione
imprenditori e architetti-designer si incontrano, dando vita a sodalizi che in alcuni casi
dureranno a lungo. Si tratta di imprenditori dinamici e innovativi ma non sempre detentori
delle conoscenze necessarie per sviluppare la produzione meccanizzata di serie degli
arredi. Il designer così facendo assume a volte un ruolo tra il Consulente e l'Art director,
agevolando la collaborazione dell'azienda con professionisti di qualità per la realizzazione
di cataloghi e stand ai saloni.
Si instaura anche un particolare rapporto tra il progettista e tecnici della fabbrica che non
hanno perso i contatti con una la tradizione artigianale.
35

Questa capacità delle aziende italiane di dialogare con i designer costituisce un carattere
specifico del modello italiano e sarà proprio questa disponibilità al confronto la ragione per
cui nei decenni successivi, i designer di tutto il mondo collaboreranno con le aziende
italiane.

Le plastiche e il compensato alla fine degli anni 60 permetteranno una nuova generazione
di arredi e di oggetti per la casa e gli uffici, dando così vita a mobili modulari e componibili.
Si sviluppa anche il settore dell'illuminazione con l'attenzione alla continua evoluzione
tecnologica degli apparecchi luminosi.
Cresce anche l'attività di promozione, comunicazione e pubblicità.
Nel 1961 apre a Milano il “Salone del Mobile” e ciò modificherà il rapporto tra le aziende e i
rivenditori, prima affidata ai grossisti. Si afferma un nuovo ruolo degli show-room che
promuovono nei territori la propria identità con allestimenti curati dagli stessi designer delle
aziende, costituendo una rete di diffusione del gusto moderno dell'abitare.

PREMESSA POP
È il 1956 quando l'opera di Richard Hamilton dal titolo “Just What Is it that
Makes Today's Homes So Different, So Appealing?” mostra una stanza nel
quale troneggiano due figure della bellezza stereotipata, il culturista e una
ragazza alla ricerca del successo. Sono circondati da simboli del consumo e il
messaggio sembra inequivocabilmente unire beni materiali e il
raggiungimento di un potenziale benessere.
Con quest'opera la cultura pop entra ufficialmente nell'immaginario della casa
comune.

Warhol, Lichtenstein e molti altri autori contemplano le merci come soggetti e rendono
visibile la profonda trasformazione culturale avviata nel secondo dopo guerra con la
globalizzazione dei mercati, la diffusione dei mezzi di comunicazione e il libero accesso
alle informazioni. Sono questi elementi che fanno parlare di "condizione post-moderna"
Contrapposta a quella moderna. La società post-industriale si baso non più sula
produzione di beni, ma sull'erogazione di servizi e sulla nuova società della
comunicazione di massa che vede nel mezzo non più solo un tramite, ma il fine stesso
della comunicazione. Si afferma la teoria della “Both-And” secondo la quale non vige più
una cultura esclusivista ma bensì inclusiva e democratica.
La vita reale diviene argomento d'indagine per gli artisti di diverse discipline, che includono
non solo la considerazione della natura, ma anche l'artificiale partendo dalle plastiche
chimiche fino alle droghe sintetiche. Si utilizzano nuove espressioni e linguaggi che
rendono più esperienziale la fruizione dell'arte.
In architettura si cerca di imparare dalle profonde contraddizioni del passato e anche da
quello che una società governata dalla sola logica del consumismo produce.

Se da un lato c’è la realtà con tutti i suoi controsensi a fornire il materiali su cui ragionare
dall'altro c'è l'utopia, un campo d'azione di alcuni tra i più creativi progettisti del momento.
Un esempio è il Gruppo Archigram che immagina la città come un inno alla macchina,
quasi a ricordare i Futuristi, con i progetti 'Walking City' del 1964 e 'Plug-in-city'.
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Non si costruisce più per l'eternità, ma per perseguire i tempi di una società in rapida
trasformazione. I temi del nomadismo, della multifunzionalità e dell'obsolescenza sono
ricorrenti sul versante del design di ricerca che tenta di approdare, grazie alle plastiche e
alla diffusione dell'arte pop, anche nel mercato.
(Es: Seduta AeO di Deganello con Archizoom per Cassina)
Sono argomenti che entreranno di lì a poco anche nel mondo del design più in generale,
generando oggetti pensati per essere spostati da un ambiente all'altro e per venire distrutti
e sostituiti più che riparati e mantenuti.

RADICAL DESIGN
In Italia all'inizio degli anni 60 si ha ancora una profonda separazione tra la cultura
progettuale e quella dei consumatori, il design degli oggetti quotidiani si proporrà di sanare
questa divisione.

Da un lato cavalcano l’affermazione dei Dall’altro lato propongono oggetti


materiali, ad esempio plastici che che si nutrono delle richieste della
introducono nuovi metodi di cultura internazionale proprio a
produzione. partire da quella pop

I centri che vanno verso questo nuovo atteggiamento sono Firenze e Torino, sarà proprio
nella facoltà di architettura toscana che inizierà a partire dai primi anni 60, una serie di
occupazioni da parte di studenti che seguono il generale clima di contestazione
internazionale.
Nel 1964 in California, gli studenti scesero in piazza per protestare contro la guerra del
Vietnam, volendo un diverso approccio da parte della politica sia nazionale che
internazionale. I movimenti studenteschi scuotono anime e coscienze in tutto il mondo,
tant'è che sfociano nel famoso "maggio francese" del 1968, nello specifico in Italia questa
coinciderà con l'occupazione della Triennale di Milano.
II movimento studentesco italiano portava avanti azioni di rivolta e denuncia contro la
classe politica identificata con il 'capitalismo industriale'.

I gruppi radicali non si fanno più chiamare architetto o designer bensì "operatori culturali" e
mutano il proprio contro-progetto, assimilando diverse influenze, prima fra tutte quella
dell'arte pop che verrà esposta nella Biennale di Venezia nel 1964 e alla Fortezza da
Basso a Firenze nel 1965.
Nel 1966 Firenze vive la tragedia dell'alluvione che devastò il patrimonio culturale della
città, distruggendo monumenti del Rinascimento perché sommersi dal fango.
Un movimento di solidarietà internazionale, chiamato “gli angeli del fango" arrivano in aiuto
della città per salvare dalla distruzione il salvabile. A seguito di questo, l'unione tra
ricostruzione contemporanea e il seppellimento del passato è potente ed entra nelle
coscienze dei progettisti cambiandone completamente il loro modo di pensare.
Da lì a poco nascono le proposte visionare di molti di loro, a partire dal Monumento
Continuo dei Superstudio al Non-stop City degli Archizoom.
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Tra le sperimentazioni più lungimiranti c'è quello di Ugo La Pietra con Jacober e Rizzatto,
che a Milano progetta una boutique/discoteca chiamata Bang Bang, dove la relazione tra il
luogo della vendita e quello dell'intrattenimento sono strettamente collegati.
In questi progetti il largo discorso all'estetica pop sconfina volutamente nel kitsch,
teorizzato da Dorfles negli stessi anni come forma simbolica della contaminazione tra
generi e unione tra la cultura tradizionale e quella popolare. Ne è un chiaro esempio
Dream Bed degli Archizoom, dominati da un linguaggio eclettico e particolare.

Altri designer progetteranno mobili che troveranno nell'alleanza con giovani industriali la
possibilità di sintetizzare in una nuova idea di prodotto le proprie idee e ne nascono arredi
che segneranno la storia. La base comune è l'idea di un oggetto nomade, multifunzionale
pensato per essere trasportato in una casa mutevole e trasformabile. Fondamentale per
l'affermazione di questo progetto dell'abitare è l'alleanza con alcuni industriali, primi fra tutti
Zanotta e Poltronova.
Tra gli arredi entrati in produzione seriale troviamo:
- Superonda degli Archizoom prodotta da Poltronova nel 1966,
- Blow di De Pas, D'Urbino e Lomazzi per Zanotta nel 1969,
- Sacco di Gatti, Paolini e Teodoro.
Soprattutto quest'ultima è fatta di tessuto e imbottita da palline di polistirolo che non la
rendono una vera e propria poltrona, non riuscendo a inglobare in una forma ben specifica
il corpo, rendendo questa seduta completamente mutevole e adattabile.
Sarà proprio grazie ad essa che si rinnoverà il concetto di sedie e poltrone per diventare
“sedute”, concetto che esprime funzione e sostituisce quello di tipologia.
Altri arredi arrivano incarnare le suggestioni della cultura pop:
- Joe di De Pas, D'Urbino e Lomazzi ispirata all'atleta Joe Dimaggio,
- Pratone del Gruppo Strum per l'Azienda Gufram.

Spesso in questi arredi i materiali fino a quel momento reclusi dentro le strutture o con una
funzione d'imbottitura, vengono riversati all'esterno invertendo ogni procedura sin ora
acquisita.
Tutti questi ultimi esempi sono accomunati dal gigantismo nelle proporzioni che
costringono a un ripensamento della relazione tra il corpo umano e le cose.
Riguarda anche l'idea di trasferire il grande e il piccolo, l'esterno all'interno.
Molte proposte di Interior Design in questi anni presentano uno spazio diffuso, un open
space nel quale l'arredo cede il posto a una sorta di allestimento di elementi: la cultura
stanziale dell'arredamento fisso riparito in stanze viene sostituito da uno spazio libero nel
quale gli oggetti migrano e sono loro a svolgere la funzione pratica dell'abitabilità.

Chiara dimostrazione di questa rivoluzione è alla base della mostra "Italy: The New
Domestic Landscape" inaugurata al MoMA nel 1972 curata da Ambasz.
Tre sono gli apporci per rappresentare l'Italia, alla quale tutti guardano:
1. Il conformista, dove il designer deve solo perfezionare forme sociali già accettate e
precostituite (coloro che lavorano nelle aziende più importanti),
2. Il riformista, nel quale il consumo è strumento per la felicità individuale
(rappresentanti del radical design),
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3. Il contestatario, per il quale il design ha la funzione di trasformare i modi sociali e i


costumi (rappresentanti del radical design).

Il 'Radical Design' è riferito ai gruppi sperimentali di architetti e designer, questi infatti


propongono le loro visioni in ambienti nei quali la distinzione tra disciplina salta, così come
tra interni ed esterno, piccola e grande scala.
Tra le opere identificabili come tali abbiamo un interno animato da armadi contenitori di
Ettore Sottsass e la Kar-a-sutra di Mario Bellini.
Una particolarità che li accomuna è l'aver lavorato entrambi per Olivetti.

L'industria e il design sanno guardare oltre il prodotto e investire in ricerca, come hanno
dimostrato Gufram. Zanotta e Poltronova per il mobile, le funzioni pratiche vengono cosi
affiancate e talvolta superate da quelle simboliche.
Il decennio si chiude con lo sbarco del primo uomo sulla luna e con l'uscita del saggio di
Papanek intitolato 'Design fo the Real World', in cui si ha per la prima volta un aspetto
diverso per quanto riguarda il design del mobile, del prodotto o della grafica che viene
rivisto in termini sociali e dei servizi, sottolineando la grande responsabilità del progettista
come operatore dell'industria, ponendo le basi per la nuova sensibilità ecologica.
Questo produce nel progetto anche un largo uso in questi anni di materiali considerati
poveri, il designer Gehry è uno tra i primi a sperimentare i suoi mobili in cartone da
imballaggio compresso.

NUOVI CLASSICI
Un mix di efficienza, alta finitura, prestazione funzionale e nuove idee caratterizza le scelte
d'autori che saranno definiti i maestri del design italiano. Molti saranno i punti di incontro
tra le tipologie classiche e le sperimentazioni più recenti, complice anche l'affermazione di
alcuni nuovi materiali e nuove tecnologie produttive. Tra le tante applicazioni abbiamo
quella del poliuretano espanso che genera un notevole incremento produttivo nel settore
degli imbottiti. Altro elemento importante è il truciolare che amplifica il progetto dei
componibili. Le ricerche proseguono con successo e tutta la ricerca viene innescata
dall'avvento delle plastiche nel settore dell'arredo a partire dalla fine degli anni 50.
Parte del grande successo del mobile in questi anni si deve all'introduzione di questi nuovi
materiali, progetti di maggior successo dell'epoca:
- Maralunga di Vico Magistretti per Cassina nel 1973,
- Coronado di Tobia Scarpa per C&B,
- Lombrico di Marco Zanuso del 1967
- Le Bambole di Mario Bellini del 1972

In termini di longevità il primato va la serie “I Maestri”, edizione in serie di grandi capolavori


di maestri del movimento moderno quali Le Corbusier, Perriand, Wright, Mackintosh e
Rietveld. È realizzata da Cassina ed è interessante sottolineare come le opere da loro
prodotte siano ancora cosi longeve, il segreto sta nel modo in cui vengono realizzati i
prodotti. Infatti loro presentavano disegni dei loro progetti che venivano poi sviluppati
interamente prendendo in considerazione soluzioni ingegneristiche atte alla
serializzazione, rendendole contemporanee all'infinito.
L'idea di Cassina era quello di produrre i classici ripensandoli come se fossero stati
progettati dall'autore con le tecniche odierne.
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Una delle tipologie di prodotti che avrà maggior successo in questo periodo è il settore
dell'illuminazione:
- Eclisse di Magistretti per Artemide nel 1965,
- Pipistrello di Gae Aulenti per Martinelli luce nel 1965,
- Tizio di Richard Sapper per Artemide nel 1972,
- Arco, Taccia e Toio dei Fratelli Castiglioni.

Il nuovo design si reinventa anche a partire da piccoli oggetti per tavola e scrivania, quali
quelli di Bruno Munari e Enzo Mari entrambi per Danese.

Una volta soddisfatto il bisogno della necessità nell'immediato dopo guerra, nasce il
problema del superfluo. Alcuni ne cavalcheranno la causa, progettando desideri invece
altri cercheranno soluzioni alternative.

Enzo Mari ha realizzato prodotti sia utili che un semplice gioco, lui si occupa del design
attraverso un linguaggio visivo e utilizza i suoi oggetti per raccontare una storia. Lui
vorrebbe che la cultura di massa potesse essere virata tanto da poter arrivare a lavorare
su progetti di qualità.
Lui è in una continua ricerca della forma del prodotto, mette in contrapposizione anche gli
schemi stessi del design industriale ed è uno che fa politica perché gli oggetti che lui
realizza anche con Zanotta e Danese hanno alla base un’ideologia che vuole portare
avanti, ovvero l'idea Marxista, dove esiste un’uguaglianza politica ed economica che in
realtà è impossibile da poter ottenere.
Lavora con Danese per diversi anni tanto da permettergli di lavorare sul dettaglio:
- '16 animali e 16 pesci' del 1957 che è in realtà un’arca di Noè disegnata con il legno
ed è un gioco,
- 'Putrella' del 1958,
- Calendari perpetui.
Lui racconta la forma dell'oggetto stesso e cerca il vero segreto di ogni materiale (per
esempio attraverso le sedie). Lui guarda alla vera struttura degli oggetti e ai rapporti che
noi possiamo avere con gli oggetti stessi.

Bruno Munari è un grande sperimentatore che lavora con la creatività e il gioco e si rifà ai
giochi per bambini.
Una cosa importante che lui crea sono le macchine inutili: sono opere che non hanno
funzioni ed è uno dei lavori più importanti che ha realizzato. Ci ricordano il Futurismo e
riportano al tema dell'affezione verso gli oggetti.
Le macchine inutili sono delle vere e proprie istallazioni e giochi che si muovono solo
grazie a un nostro gesto. 'Inutili' ovvero che non eliminando mano d'opera, non producono
nulla di commerciale, ma semplicemente elementi colorati da guardare.
'Sculture da viaggio' sono dei piccoli oggetti in carta da portare con sé per rendere 'casa'
qualsiasi luogo in cui andiamo.
C'è un rapporto fondamentale tra lui e Gianni Rodari, infatti lo scrittore veniva accusato di
creare opere per soli bambini e la stessa cosa avviene per Munari, infatti spesso trovava
le sue opere nelle stanze dei bambini.
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Munari lavorerà anche con Danese dando vita a Cubo, un posacenere leggermente chiuso
da una lamina inclinata; nasce anche lampada esagonale composta da elementi esagonali
concentrici che riflettono la luce duplicandola.

PLASTICHE E PLASTICITA'
Gli anni 60 sono il trionfo della plastica e sono due gli indirizzi principali per il suo utilizzo:
- Distinguere l'oggetto moderno e democratico che è disponibile al grande pubblico,
- II materiale del futuro collegato alla sperimentazione.

Nel primo gruppo di oggetti si sviluppano le logiche più apertamente industriali e seriali
come impilabilità, trasportabilità e multifunzionalità.
II tutto a partire dalla prima sedia, il monoblocco plastico, realizzata grazie alla nuova
tecnica di stampaggio a iniezione.
In questo periodo saranno tre i designer che con i loro oggetti danno il via alla
sperimentazione con questa tecnica:
- L'Universale di Joe Colombo,
- Selene di Vico Magistretti,
- S Chair di Panton.
I colori accesi e l'impilabilità delle sedie ne fanno una perfetta candidata a identificare
quell’ "internazionalità della plastica" che si sta affermando.
In Italia la sperimentazione segue lo sviluppo di aziende come la Kartell, che intuisce
che al settore medicale poteva essere affiancato quello dell'arredo. Vicina alle
sperimentazioni è la seggiola per bambini K1340 di Zanuso con Sapper nel 1964.

Nella casa e nell'ufficio autori come Colombini, direttore tecnico della Kartell, e Anna
Ferrieri introducono la plastica in tipologie "nobili" come sedute, oggetti per la tavola ed
elementi contenitori componibili.

La plastica è un elemento molto importante ed è stata sapientemente utilizzata per la


creazione del contenitore su ruote Boby di Joe Colombo, che diventerà ben presto il
mobile per eccellenza negli studi.
Zanuso e Sapper sapranno poi utilizzare la plastica come veicolo per il grande successo di
oggetti tecnici quali radio, televisori e telefoni, progetti che ebbero la fortuna di collaborare
con la ditta Brionvega dando vita a oggetti pensati per un doppio uso. Essi infatti grazie al
meccanismo del guscio richiudibile in analogia alla morfologia degli organismi bivalve,
danno vita a una serie di oggetti che ne consacreranno il loro successo:
- Radio cubo TS 522 per la Brionvega,
- Telefono Grillo per la Siemens Italia,
- TV Algol per Brionvega.

È grazie alla plastica che l'oggetto d'uso diviene realmente popolare ed accessibile a tutti.
Un effetto della sua diffusione è legato anche all'idea di efficienza associato a oggetti
monouso usa-e-getta.
Plastica vuol dire anche materiale di facile manutenzione, capace di veicolare il successo
dell'americana Tupperware che distribuisce nelle case di mezzo mondo le sue scatole per
alimenti, in grado di rendere più igienico e conservabile il cibo domestico.
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Gli anni 60 sono dominati nell'immaginario collettivo dal sogno dell'allunaggio che, proprio
sul finale del decennio, diverrà realtà. Per la prima volta la Terra viene vista dall'uomo
nella sua interezza e si inizia così a immaginare un futuro in cui le reti di comunicazione
potranno essere condivise: questo si chiama Internet e diviene operativo nel 1991.
Deve molto all'ampia diffusione della plastica e delle resine sintetiche Gaetano Pesce, un
grande sperimentatore di queste plastiche molli che si solidificavano, tanto da essere
soprannominato “uomo di schiuma” da Carlo Scarpa.
Le sue "serie diversificate" giocano proprio sulla possibilità di intervenire su oggetti in
resina colati dentro uno stampo in maniera gestuale e casuale, il risultato è che ogni pezzo
sarà differente anche se all'interno di una serie industrializzata.
L'antica diatriba tra serializzazione e unicità, che aveva spaccato il Werkbund nel 1914,
sembra in un certo senso aver trovato una possibile soluzione.
Il lavoro di Pesce mira a portare nella grande serie industriale, modalità che sono proprie
del mondo dell'arte, dimostrando che le barriere tra le discipline artistiche e tra la cultura
alta e popolare possono realisticamente perdere di senso rispetto al passato.
Pesce propone infatti oggetti e arredi personalizzati, antropomorfi, figurativi, narrativi: ne è
la prova la serie Up dove riunisce perfettamente dato tecnico e valenze semantiche.

CAPITOLO 8
TRA LOCALE E GLOBALE
L'ampliamento delle reti di comunicazione, già avviato nei decenni precedenti con la
diffusione dei mass-media e la visione del sistema informativo globale, alla fine degli anni
70 diventa una realtà.
Si entra nella terza fase della rivoluzione industriale ovvero quella attuale, dominata da
nuove tecnologie, studio di altre fonti energetiche e digitalizzazione dell'informazione.
La concorrenza interazionale nei settori tecnologici, crea alcune difficolta alle aziende
italiane causando una battuta d'arresto nell'ascesa al mercato globale.
La Olivetti paga il prezzo di un complicato passaggio dalla meccanica all'elettronica;
Brionvega non riesce a far valere i propri prodotti nel panorama internazionale nei
confronti dei giganti giapponesi come Sony.

Nel 1977 lancia sul mercato il primo Walkman divenendo un vero e proprio fenomeno di
moda e costume. Altra conseguenza della crisi è la cessione ad aziende internazionali di
alcuni marchi italiani nel settore degli elettrodomestici bianchi.
In contrapposizione a ciò, il settore del mobile in Italia si rafforza notevolmente: le piccole-
medie imprese del settore stabiliscono un primato internazionale a partire dalla fine degli
anni 70 fino agli anni 90, questo grazie anche alla centralità che il Salone del Mobile di
Milano saprà conquistarsi.
A livello progettuale due sono le principali strade seguite in questo periodo:
- Elaborazione di prodotti che incorporano una sapienza artigianale,
- Creazione di mobili spiccatamente versatili, convertibili nell'uso e adatti a molteplici
ambienti, la cui estetica denuncia spesso la derivazione razionalista.

Ne è un chiaro esempio la sedia Cab prodotta da Cassina di Mario Bellini (1977) dove
l'ossatura di metallo è nascosta da un rivestimento in cuoio, materiale antico e artigianale
che viene qui portato a nuova vita.
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Versatilità è la parola chiave dei mobili in truciolare, infatti permette di realizzare un


obiettivo della cultura progettuale razionalista.
Questo materiale omogeneo è lavorabile a macchina rendendo possibile ottenere mobili
componibili con grande contenimento di costi grazie all'uso di scarti di lavorazione e
collanti. Tra le opere di design che portano alla maturità compositiva e formale in truciolare
abbiamo:
- Cub8 di Mangiarotti 1967,
- Oikos di Astori 1972.

Anche nel settore illumino-tecnico le soluzioni trovate vanno nella direzione della
multifunzionalità e di un nuovo classicismo.
- Parentesi di Achille Castiglioni per Flos 1970,
- Atollo di Vico Magistretti per Oluce 1977.

Nel settore del Car design abbiamo Giugiaro, tra i più importanti progettisti industriali degli
anni 70, che in autonomia o con il gruppo Italdesign del 1968, firma tra le più importanti
automobili innovative della storia tra cui:
- Fiat Punto
- Fiat Panda
- Golf Wolkswagen
- Audi 80
- Alfasud
- Alfa Romeo

CASI MEMPHIS E ALCHIMIA


La critica al movimento moderno, già avvenuta all'inizio degli anni 60 e sviluppata dai
Gruppi Radical, trova nella seconda metà degli anni 70 la sua forma conclamata. Lo
slogan funzionalista era "la forma segue la funzione", che sarà definitivamente
accantonato.
Le visioni post modernista e radicale furono entrambi guidati da uno spirito di reazione al
movimento moderno, criticandone principalmente l'atteggiamento ideologico e la
mancanza di contatto con la vita reale.
Per quanto riguarda il design, gli alti costi del mobile e il loro carattere autoriale portano a
una sperimentazione chiamata 'Global Toos', un gruppo nato tra la fine del 1973 e l'inizio
del 1974. Era nato con lo scopo di raccogliere e riunire idee e dar vita a un programma
elaborato su diversi temi tra i quali: comunicazione, sopravvivenza e corpo.
Ne sancisce la fine la foto pubblicata sulla rivista "Casabella" concludendo anche quella
che era l'esperienza Radical.
Solo il lavoro di Ugo La Pietra, sia come progettista che come operatore culturale,
sopravviverà oltre questa esperienza.
Da qui in poi diversi saranno le occasioni per prendere le distanze dalla legge dei
modernisti alla ricerca di vie alternative di progetto e produzione, primo fra tutti lo studio
Alchimia nato a Milano nel 1976. Questo studio infatti promuove una diversa strada
progettuale in cui "tutte le forme del cosmo appartengono a un flusso senza fine”.
Ma questo studio si uniranno anche esponenti dei radical, artisti trans-avanguardia, i nuovi
teatri sperimentali e due figure molto importanti: Ettore Sottsass e Alessandro Mendini.
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Ettore Sottsass con i suoi oggetti parla di una sostanziale delusione dell'industria, di una
non troppo velata critica al sistema capitalistico e dalle necessità di riappropriarsi di una
via più umana rispetto al progetto. Già con le sue SuperBox del 1965 e lo specchio
Ultrafragola un richiamo alla vanità e all’instabilità di un sistema.

Alessandro Mendini disegnerà un'icona di questa fase di transizione, la Poltrona Proust,


proiettando con tecnica del puntinismo di Signac i colori su una vecchia poltrona in stile.
Essa è un invito alla cancellazione della memoria che il credo razionalista aveva imposto.

Le collezioni Bau-Haus / e // dello Studio Alchimia mostrano una pluralità di elementi


accomunati dall'uso variopinto della superficie in laminato plastico, pattern e colori scelti
per la loro distonia più che per la loro armonia.

A distanza di anni sembra avverarsi il sogno del mobile futurista, sia realizzabile sia
dall’effetto di rompente e dinamico. Lo stesso Mendini studia approfonditamente il
futurismo e parlerà di un mobile che potrà "addirittura superare un limite estremo".

Anche in architettura si assiste alla reazione anti-modernista che avviene subito dopo le
esperienze radicali, si afferma la cosiddetta "Tendenza" e Aldo Rossi promulga
un'architettura che rielabora la storia passando attraverso il potere dell'archetipo. Nel 1980
alla 1° Biennale di Architettura di Venezia vede il passaggio tra i canali della sua opera
Teatro del mondo. È un'architettura effimera e flottante sull'acqua che costringerà a
interrogarsi sul cambiamento della scala proporzionale e sulla relazione con un contesto
sempre mutevole. Da questa sua opera nasce la liquidità.

In quello stesso periodo Mendini verrà chiamato a curare la sezione dedicata all'Oggetto
Banale della mostra Strada Nuovissima. Proprio in questa mostra si affermerà la sua idea
di un design fatto di reinterpretazione del mobile in stile o di un re-design che passa per la
lettura sarcastica dei classici del modernismo. La sua Zig Zag con schienale a forma di
croce è una affermazione dello humour nero.

Al paradigma razionalista se ne sostituisce uno fondato sull'arte come modello,


sull'esaltazione degli aspetti mistici e magici della vita. In questa ottica la rivalutazione
dello spirito popolare e il recupero del kitsch genera una vera e propria "opera aperta".
Il nuovo design preferisce l'esuberanza, i forti spessori, l'irregolarità, i colori e la
destrutturazione.

Nel 1981 Sottsass si allontana dallo Studio Alchimia per fondarne uno nuovo, Memphis.
I protagonisti di questa epoca erano tutti già passati attraverso il pop e la stagione dei
radical, quindi fieri sostenitori della mescolanza tra cultura alta e popolare.
Da questo nuovo gruppo nascono mobili e oggetti che mettono in atto la rifondazione di
un'attitudine ludica ed eclettica con tanti riferimenti al Déco.
Un ruolo centrale lo avrà Abet Laminati che fornirà a Memphis una materia prima in grado
d’interpretare al meglio una rivoluzione che dalla superficie penetra nella sostanza.
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L'ornamento in questo periodo non è più un delitto, ma è una necessità


antropologicamente rivendicata, così come il colore può superare i principali primari e
aprirsi all'infinità delle sue combinazioni più disparate
Lo scaffale Carlton del 1981 è l'ambasciatore del "Memphis pensiero" nel mondo del
design. Esso incarna l'idea di un mobile che non rappresenta la sola funzione pratica, ma
anche e soprattutto simbolica.
Cromaticamente presenta una gamma di colori non primari che vanno dall'arancio al verde
acido, dal rosa al celeste che vengono uniti e intervallati a quelli monocromatici in legno.
La particolarità del Gruppo Memphis è il grande sostegno che ha da parte delle aziende
più importanti in quel periodo:
- Artemide per le lampade,
- Zanotta per i mobili.

Proprio l'azienda Zanotta affida a Mendini una collezione, il punto sembra essere quello
del recupero di un controllo sulla ricerca nel progetto.

A metà degli anni 80 chiudono gli Studi Memphis e Alchimia e inizia una fase di stallo, i
pochi prodotti che hanno generato queste due, hanno portato a un proliferare di forme e
un evidente inquinamento semiotico. Quello che in realtà sembra essere un flop per
quanto riguarda i loro ideali in realtà più avanti porterà a dar vita a un florido mercato
collezionistico.
In quegli anni il mondo si interroga sulla consistenza delle cose, Italo Calvino scriverà le
Lezioni americane e la più celebre sarà quella sulla leggerezza dove pone il grande
quesito al quale tutta la cultura dell'epoca cerca di trovare una risposta: 'quali possibilità
hanno le merci materiali in un mondo che afferma sempre più l'evanescenza di essa?'

Nel frattempo a Milano Mendini insieme a Castelli, Guerriero, Mazzocchi cerca di portare il
suo pensiero nella Domus Academy (1982), una nuova scuola di design post laurea che
svolgerà una formazione specializzata nel settore ben prima del sorgere delle prime lauree
specialistiche universitarie.

EFFETTO GLOBALE
L'unificazione dei mercati globali all'inizio degli anni 80 incide fortemente sulla nuova
direzione economica e le industrie trainanti nel mondo del design sono spesso quelle
legate a settori merceologici considerati di intrattenimento.
In Italia esplode la moda, caratterizzata da un originale rapporto stilista-industria in cui lo
stilista è il personaggio dominante, portando all'affermazione di un designer-autore che
sembra sempre più lontano dalle definizioni di Munari e Maldonado di qualche decennio
fa.
Diverse aziende italiane capiscono che è necessario proiettarsi alla conquista di altri
mercati, ne è un esempio emblematico in tal senso l'azienda Alessi.
Dietro consulenza di Mendini nel 1983 nasce la collezione Tea & Coffee Piazza, si tratta di
servizi da tè e caffè dove i classici elementi sono pensati come edifici posizionati su una
piazza-vassoio, un salto di scala spaziale che porta l'attenzione dalla "città al cucchiaio".
A rigettarli vengono chiamati architetti della stagione post-modernista come Jencks,
Graves, Hollein, Portoghesi, Venturi ecc...
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La strategia ottiene grande successo e Alessi fa altre collaborazioni con architetti, tra le
più longeve quella con Aldo Rossi.
Apre poi ad Alessi fronti interazionali e, sulla fine degli anni ottanta, lo spremiagrumi del
designer francese Philippe Stark, diviene una vera e propria icona dei suoi tempi.

Mendini è nuovamente consulente di un'altra vecchia azienda presente in Italia e


l'emblema del periodo, quella degli orologi Swatch.
Nato come oggetto fordista per contrastare il dominio degli orologi digitali, l'orologio
Swatch viene ideato da un gruppo d'ingegneri che ne abbassa il prezzo riducendo il
numero dei componenti interi e utilizzando materiali come la plastica per il cinturino.
Inoltre introducono le lancette per una lettura analogica rifiutando quella digitale e
affermando l'immutabilità del tempo.
Progressivamente la sua obsolescenza diviene un punto di forza, proponendo collezioni
che seguono l'alternanza del calendario della moda. Si inaugurano le collezioni speciali
firmati da autori provenienti dal mondo dell'arte e della cultura generale, speciali edizioni
limitate firmate da: Folon, Francis, Paladino, Rotella, June Più, Korosawa, Spike Lee,
Renzo Piano, Moby e molti altri...

Con una modalità analoga opererà anche l'azienda Illy di Trieste, essa utilizzerà la sua
tazzina disegnata da Matteo Thun come elemento invariato da far interpretare a molteplici
autori con lo stesso effetto di customizzato della serie.
Grafica e comunicazione assumono in questi anni un'importanza fondamentale per ogni
brand, a prescindere dalla tipologia di prodotto.
I cataloghi e la pubblicità sono spesso curati da fotografi di moda e mirano a proporre uno
stile di vita, un universo culturale, un Mindstyle.
È per la prima volta che l'immagine del designer tende a dominare sul prodotto, si pensi a
come le aziende che collaborano con Philippe Stark aderiscano alla sua particolare
attenzione alla costruzione del proprio "mito”.
Egli viene consacrato dalle aziende per cui lavora come esponente di un nuovo star
system, che intende affiancarsi a quello cinematografico, della moda e soprattutto della
musica rock. Se i designer del passato avevano identificato immagine personale e
prodotto adesso è la dinamica della celebrità a contagiare qualunque aspetto della vendita
e del consumo.

TRA ARTE E DESIGN: LE AUTOPRODUZIONI


Il cosiddetto Our design è un campo ibrido che connette il mondo dell'arte e quello del
design, non solo in termini di repertorio immaginario ma anche per motivi produttivi e
distributivi. La relazione tra arte e design non esce assolutamente in tempi recenti, ma è
da sempre stata una prerogativa che si è venuta ad evidenziare in particolari momenti
della storia della disciplina.
Oggi assistiamo a una tendenza che rende più labili i confini sul fronte della produzione e
sottolinea in maniera ancora più determinante l'esistenza di un campo comune
nell'immaginario creativo. Sempre più sono infatti i designer che progettano oggetti che
sono frutto di una ricerca molto particolare e che richiedono energia indispensabili per i
macchinari della grande industria.
Spesso questi artefatti si avvicinano più alla definizione di prototipi e i loro committenti
sono i collezionisti, gli editori, le gallerie e le istituzioni culturali.
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Tra i primi a interpretare questa strada è stato Ron Arad, che nella capitale britannica aprì
tra il 1982 e il 1989 insieme a Thorman lo studio OneOff, un negozio-atelier di design. Al
suo interno vengono esposti i pezzi non solo progettati, ma auto-realizzati. In questi anni si
sperimenta con le lamiere metalliche, con nuove forme transculturali e organiche. Di lì a
qualche anno passano per lo studio artisti e designer e presto il passa parola fa arrivare
anche i produttori più attenti, tre in particolare:
- Kartell,
- Vitra,
- Moroso.

Ecco allora che anche i prototipi diventano la base per una tradizione industriale che
genererà alcuni tra i suoi più grandi successi e veri e propri best seller per le aziende:
- Well Tempered Chair da Vitra nel 1986,
- Libreria Bookworm da Kartell nel 1994,
- Sedute Victoria and Albert da Moroso nel 2000.

Un caso diverso è quello di autori che, non trovando un dialogo aperto con l'industria,
scelgono di fondare una propria azienda in grado di realizzare i prodotti progettati.
È questo il caso di Ingo Maurer, che già a partire negli anni 60 avvia una ricerca sulla luce
che difficilmente può trovare ascolto nell'industria di settore.
Le sue lampade sono spesso esili e basati su elementi fanno della fragilità l'essenza
stessa del prodotto.
Realizza e produce in tutto il mondo, utilizzando un elemento fondamentale per ognuno di
essi che fanno risaltare il valore simbolico della luce:
- Con fili metallici il sistema Ya Ho, 1984,
- Piume di uccello con L'uccellino, 1992,
- Cata con Samurai, 1998.

I suoi riferimenti artistici sono solidi e dichiarati:


- Con le zuppe Campbell di Warhol con Canned Light, 2003.

Anche Tom Dixon creerà una sua propria azienda nel 2002 come conseguenza di un
percorso articolato. La sua storia ha inizio con l'approccio autodidatta al design, all'interno
di un'estetica punk che si basa sul riciclo di rottami mi meccanici molto diffuso a Londra
negli anni 80.

Ma il caso forse più interessante è quello di Marc Newson, che a seguito dell'apertura
della galleria Gagosian nel 2007 mostra i suoi pezzi unici direttamente commissionati da
Gagosian, una tra queste è la sua Chaise Longe in alluminio Lockheed Lounge del 1988,
che diventa un'icona consacrata grazie a Madonna nel suo video 'Rain'.

Novità ulteriore è che negli ultimi anni vengono commissionati oggetti d'arredo ad hoc, non
solo dalle gallerie e non solo ai designer. Per fare qualche esempio, al Salone del Mobile
del 2006 a Milano, Dolce & Gabbana ha presentato poltrone-scultura commissionate a
Ron Arad.
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Nel frattempo sono nate nuove gallerie e fiere dedicate alla vendita dei Limited Editions. II
mondo dell'arte e del design punterà per almeno un ventennio a un business alimentato
dalla fama delle celebrities del mondo culturale, seguendo una modalità simile a quelle
degli Archistar.

BIENNALI
La prima Esposizione d'Arte Decorativa Moderna avviene a Torino nel 1902, in Italia non
c'è una riforma delle arti applicate a differenza di altri Paesi quindi le scuole spiegano
questa disciplina in maniera differente.
Nella 1° Esposizione gli edifici più importanti sono di:

- Raimondo D'Aronco
Un architetto italiano tra i maggiori esponenti dello stile liberty che lavorerà anche
all'estero come Istambul. Crea la scuola tecnica che sarà molto utile poi nella conoscenza
di alcuni materiali come il legno.
È un artista e progettista che crea dei mobili che prendono ispirazione dall'oriente.

- Eugenio Quarti
È un artista che studierà a Parigi, e come D'Aronco ha una solida forza manuale nella
creazione dei suo mobili. Il suo stile non è un liberty puro ma rimane legato al proprio
gusto personale. Realizza mobili per i borghesi in legni pregiati accompagnati da
moltissimi decori particolari e pregiati con uno stile floreale.

- Ernesto Basile
È un artista e architetto che lavorerà molto a Palermo, città dove è nato ed è uno tra gli
esponente del liberty.

- Ugo Certi
Un ebanista che prende la tradizione e la ingentilisce con lo stile floreale.

- Maria Rigotti
È un’artista e tessitrice e si ispira ai fiori.

- Alessandro Mazzucotelli
È un artigiano specializzato nel ferro battuto che crea cancelli, inferiate che diventano vere
e proprie sculture.

In Italia abbiamo la tradizione che guarda al Giappone e allo stile floreale e alle ceramiche.
In questa esposizione troviamo anche artisti internazionali come:
- Joseph Olbrich
- Peter Behrens

Nasce in questo periodo l'università Umanitaria, si occupa di sviluppare tutte le arti


applicate attraverso laboratori. La società Umanitaria e le prime Biennali di design
realizzano tipologie di ambienti per la società, anche tramite la promozione di
concorsi d’arredamento come ad esempio per le case operaie.
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Nel 1905 iniziano i primissimi concorsi d'arredamento e questi danno il via, nel 1919
alla prima esposizione in Lombardia di Arti Applicate dalla quale nascono le
Biennali.

Nel 1922 nasce l'Università delle Arti Decorative di Monza ed è la struttura che
organizzerà anche le Biennali internazionali che diventeranno Triennali.
La Triennale contribuisce alla crescita di Milano ed è ancora oggi una delle più importanti
capitale del design internazionale.

Il corpo docenti di questa Università erano i designer e architetti più bravi e significativi
dell'epoca, tra cui:
- Alessandro Mazzucotelli che si occupa del ferro battuto
- Eugenio Monti che si occupa della lavorazione del legno
- Emilio Quadrelli che si occupa di scultura
- Edgardo Saronni per l'oreficeria
- Luigi Buffa per le vetrate artistiche

II nome di questa università riprende un po’ il modo in cui viene organizzata, ovvero in una
comunità educativa, un po’ come Olivetti che creerà una impresa educativa orientata
sull'impresa.

L'esposizione del 1905 è costruita in categorie:


- Abbigliamento del fanciullo
- I libri per il fanciullo
- La decorazione di piante e fiori all'interno della casa

È un progetto complesso che si farà anche a Milano nel 1919, tutti gli artisti possono
partecipare.
Vediamo all'interno:
- Ponti con i suoi vasi di legno intagliati, i suoi mobili del vivere alla Milanese,
- Cambellotti ha lavorato nella costruzione di un immaginario rurale Laziale con i
suoi disegni delle bufale.
- Mazzacutelli si occupa del ferro e delle inferiate artistiche e organici che
riguardano il liberty.

1° BIENNALE 1923
Dopo questa esposizione nascono le Mostre delle Biennali che saranno 3:
- 1923
- 1925
- 1927

Queste mostre vengono realizzate nella Villa Reale di Monza, alla sede
dell'Università delle Arti Decorative, dal 1930 queste vengono spostate al Palazzo
delle Arti che diventerà la Triennale.
Tutte le mostre avranno dei manifesti ed ognuno di questi vuole mostrare quello che sarà il
tema principale senza nascondere nulla al futuro spettatore.
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Questa primissima mostra è curata dal Consorzio autonomo Milano-Monza


Umanitaria.

Marangoni è il conservatore del Castello Sforzesco ed è da considerare come uno


dei critici d'arte e studiosi dello stesso design. Inizia ad avviare la sede dell'Umanitaria
legata alle esposizioni regionali Lombarde, ed è uno dei promotori delle mostre delle
Biennali.
In questo periodo Marangoni pubblica moltissimi testi, tra questi un’enciclopedia delle
Moderne Arti Decorative, parlando di elementi come stoffe, vetri, ceramiche, mosaico
ecc…. È stato il primo designer per come lo intendiamo oggi.

L'Università Umanitaria oltre a dare un'istruzione base, porterà poi alla nascita
dell'Università ISIA sempre a Monza nel 1922, fondata da Guido Balsamo Stella
insieme a tutti gli artisti e persone più influenti come:
- Mazzucotelli per quanto riguarda il ferro battuto
- Natale Vermi come maestro orafo
- Marangoni come storico dell'arte

Purtroppo rimarrà aperta fino al 1943 perché non ci saranno più fondi per sostenerla.

Alla 1° Biennale Decorativa troviamo artisti come:


- Depero con una sua “sala futurista” nel 1923
- Mazzucotelli con il suo appendiabiti
- Ponti con i suoi vasi di Ginori

Depero con la sala futurista dà vita a una sperimentazione e a una provocazione


attraverso i suoi mobili impossibili.
Ponti recupera l'archivio di Ginori aggiungendo dei simboli ironici come ad esempio
il pagliaccio, gli angeli che portano le sacche da golf; inventa una serie di codici nuovi e
ironici.
Quando si reca alla 1° biennale è un ragazzo giovane e appena laureato, presenterà non
solo opere ma anche un colore inventato da lui stesso, il Blu Ponti. Non è un caso che
lui studia il colore blu, non è solo tra i colori più costosi fin dall'antichità ma anche
dall'utilizzo che spesso veniva associato alla signorie.
Quindi:
- Elegante
- Costoso
- Particolare

Da una parte abbiamo l'ironia con Ponti e Depero e dall'altra abbiamo la rappresentazione
classica della casa, come fosse un museo della tradizione.

Nelle mostre vengono presentate anche le ceramiche di Lenci, queste ceramiche


ricordano molto i cartoni animati perché in realtà era specializzato nella realizzazione di
giocattoli per bambini.
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Martinuzzi è molto importante per aver inventato il Vetro Pulegoso, ovvero un vetro
che sembra spumoso perché al suo interno viene inserita dell'aria.

TRIENNALI
1° TRIENNALE 1930
La 1° Triennale, che in realtà sarebbe la 4° Biennale, avviene nel 1930, succede ciò
quando l'esposizione delle Biennali diventa permanente. Questo fa sì che da qui
nasca una riflessione per quanto riguarda il linguaggio dell'Architettura
Razionalista.
Siamo nella Villa Reale di Monza, da lì in poi Guido Marangoni (presidente comitato)
farà sì di trasformarla in Triennale.
La volontà che si vuole portare avanti è quella di promuovere la modernità e promuoverla
come libertà di gusto.

Partecipa anche Terragni e vi partecipa insieme al Gruppo 7, architetti razionalisti che


vanno alla ricerca di un linguaggio che è composto da elementi classici (colonne,
ordini, bianco ecc.…).
Terragni lavora per il progetto della Sartoria Moderna, vengono inserite statue per le
proporzioni e la tenda che diventa elemento di passaggio e divisione.
Ponti con i suoi vetri smaltati per la Ginori.
Mario Sironi e Giovanni Muzio loro lavorano sulle arti grafiche.

Molto importanti gli allestimenti ma anche i disegni delle architetture, realizzando un


catalogo di tutte le tipologie di edifici tipo di quel tempo. Esempio: Casa Vacanza
Domus Nova che viene sviluppata da Gio Ponti con Lancia.
Questa casa viene messa in scena con una sovrabbondanza di elementi e scene,
rendendola ironica. Il bagno viene riempito di mattonelle dove sono presenti elementi tipici
delle ceramiche Ponti. Realizzano all'interno i mobili rapidi.

Tra i padiglioni troviamo anche la 'Casa Elettrica' di Figini e Pollini che risulta essere un
vero e proprio saggio alla modernità ed è quello che i due architetti sperano possa
diventare la casa attuale.
I materiali utilizzati sono molto innovativi, tra questi abbiamo:
- Linoleum
- Cemento Armato

Contiene tutti gli elementi che secondo loro costituiranno la casa del futuro.
Notiamo la semplicità della sua forma rettangolare, composta da un solo piano e una scala
per la terrazza. Mette insieme tutti i principi dell'Architettura di Le Corbusier.
Notiamo anche qui come le pareti possano scomparire per far diventare tutto uno
spazio fluido. Novità principale è l'elettricità che non solo ci permette di avere la
luce ma anche l'acqua calda e tutti gli elementi elettrici che ci permettono di avere
una vita comoda.
È una vera e propria sperimentazione del design.

2° TRIENNALE 1933 (Tema: Stile)


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Nel 1933, ovvero la 5° Biennale abbiamo la villa di Giovanni Muzio che realizza il
progetto del Palazzo dell'Arte (1931-33)

All'inizio del 900 viene maturata l'idea di voler trasferire la sede di Monza a Milano e
sarà proprio questa la nuova sede, che ha la particolarità di essere più funzionale
senza però andare in conflitto con i palazzi presenti in questa città storica.
Questa idea crea dei contrasti, perché Muzio studia sul tema del monumentalismo e
il dibattito sul nuovo palazzo fa sì che questo edificio diventi uno dei luoghi più
rappresentativi di tutto questo periodo. Nel tempo è stato ampliato aggiungendo anche
l'archivio storico.

Lo scopo della Triennale è quello di avere degli oggetti ma non solo, vogliono
presentare anche i nuovi modelli abitativi.
Nella Mostra dell'abitazione vengono esposti i vari studi effettuati per ogni tipologia di
lavoratore o situazione sociale, è una rassegna dell'architettura moderna europea ma
anche del razionalismo che viene riconosciuta come avanguardia estetica e tecnica.
Viene studiato il condominio e il modo in cui le persone interagiscono attraverso gli
spazi comuni.

Dobbiamo ricordare come elemento di design la cucina di Francoforte, dove la cucina


diventa un luogo in cui è possibile raggiungere tutte le parti della stessa divenendo
spazio fluido.

3° TRIENNALE 1936 (Tema: Alloggio e arredamento)


Nel 1936, ovvero la 6° Biennale, il tema dell'alloggio e dell'arredamento vengono
inquadrati all'interno dell'architettura perché in questo periodo si rafforza il rapporto
tra modernismo e fascismo. L'architettura è ancora l'elemento più importante anche
perché mette in risalto il regime.
I direttori sono Persico e Pagano, soprattutto Pagano rappresenta la ricerca
attraverso la fotografia della casa rurale.
Abbiamo una grande presenza di stranieri tra cui Le Corbusier, Alvar Aalto, Max Bill.
I mobili sono intercambiabili, una nuova modernità, multifunzionalità anche delle
stanza stesse.

4° TRIENNALE 1940 (Tema: Tutti i mezzi per esprimere il fascismo)


Nel 1940 si svolge la 7° Triennale, in piena crisi politica e con una guerra in corso. Dopo
l'avvento del fascismo, viene valorizzato tutto quello che ne riguarda come la Casa
Operaia, Colonie Marine, Cinema, Arte, Propaganda. Qui ci si domanda sui problemi
della quotidianità e come risolverli. A questa esposizione troviamo la Società di Olivetti
in cui la macchina da scrivere diventa elemento d'arredo, artistico, di scultura.

Olivetti è un'azienda che si occupa anche dei piani urbanistici, vuole realizzare una vera e
propria città per l'uomo, capace d'integrare la funzionalità della fabbrica alla casa
Nel suo villaggio operaio a Ivrea progettato da Crespi ne è la prova.
È da qui che nasce la rivoluzione, dove la macchina da scrivere viene portata nelle case di
tutti con una serie di lavori sull'estetica.
Un altro tema che sviluppa l'Olivetti è la pubblicità e gli spot.
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Lettera 22 di Nizzoli è una delle tante macchine da scrivere che è diventata parte della
storia culturale ma anche del design vincendo anche un compasso d'oro.
Altro autore che ha lavorato molto con Olivetti è Carlo Scarpa, il quale ha allestito lo Show
Room a Venezia, uno spazio in cui il progettista ci porta a vedere quello che lui vuole in
ogni singolo particolare.

5° TRIENNALE 1947 (Tema: L'abitazione)


Nello stesso periodo abbiamo l'8° Biennale allestita attorno al QT8.
Con il Q78 voglio sperimentare il tema di una nuova spazialità, diversa dai grandi
edifici che sono stati costruiti nel passato in Germania, ma si vuole creare una
sperimentazione abitativa dove il design e la comunità si uniscono.

6° TRIENNALE 1951 (Tema: L'attualità)


In questo periodo, nel 1951 vi è la 9° Biennale il cui slogan è 'Collaborazione non
casuale tra architetto, scultore, pittore e decoratore' e al cui interno abbiamo una
mostra chiamata La forma dell'utile in cui vengono inseriti alcuni pezzi dell'architettura utile
e ideati da es: Mollino, Achille e Giacomo Castiglioni ecc...
Notiamo che per loro vi è una vera e propria autonomia dell'oggetto stesso sempre
tenuta nel QT8.

7° TRIENNALE 1954 (Tema: Prefabbricazione e Industrial Design)


È nel 1954 alla 10° Biennale che i Fratelli Castiglioni curano la prima Mostra
dell'industrial design mettendo in discussione il ruolo della Triennale. In questi
stessi anni nasce la Fiat 500.

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