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La Casa del Futuro - nella finzione e nella realtà -

di Mauro Corsetti

Questo breve articolo intende offrire una breve, e non esaustiva, cronologia
delle esperienze del Ventesimo secolo, sul tema della “Casa del Futuro”, al
fine di valutare i singoli contributi dei progettisti in materia, del ruolo
dell’industria nello sviluppo di materiali, tecnologie e prodotti e degli spunti
creativi che il cinema ha collaborato ad alimentare.

La prima esperienza che troviamo nella progettazione di interni innovativi la


possiamo ricondurre al 1929, anno in cui Gino Pollini partecipa all'Esposizione
dell'Alto Adige, realizzando per conto dell'Azienda Elettrica Consorziale un
"appartamento elettrico", che si propone di rendere più evidente lo scopo e la
destinazione degli elettrodomestici, esponendoli in uno stand espositivo che si
configurava come una ipotetica abitazione, inseriti negli ambienti in cui erano
effettivamente utilizzati.

Alla IV Triennale di Monza del 1930 Giò Ponti invita il Gruppo 7, un gruppo di
giovani architetti, tra cui figuravano i nomi di Figini, Pollini, Libera e Terragni,
che sostengono il Razionalismo e la modernità su ispirazione lecorbusieriana.
Il tema della mostra è "La villa moderna" ed i partecipanti sono invitati a
presentare abitazioni modello da costruirsi nel parco della Villa Reale.

L'idea di riproporre la casa elettrica piace a Giò Ponti, che approva il progetto,
ed alla società elettrica Edison, che decide di finanziarlo.

La casa elettrica della IV Triennale di Monza si configura come una villa, una
casa di campagna e non si propone come un padiglione pubblicitario.

La casa elettrica è un parallelepipedo di base 16x8 metri, tutta ad un piano,


con un tetto giardino destinato all'attività fisica; è realizzata completamente in
acciaio e vetro e contiene al suo interno tutti gli elettrodomestici esistenti al
momento.

La casa si svolge ad U intorno al grande soggiorno, distaccato dalla strada


mediante una doppia vetrata che contiene la serra.

Per quanto riguarda le caratteristiche cromatiche della casa, le pareti erano


bianche o rosse, mentre i pavimenti erano in linoleum grigio o blu.

Ogni camera è caratterizzata singolarmente, la camera matrimoniale è


completamente verde, mentre la cucina è grigio-azzurra e la camera del figlio
è bianca, rossa corallo e grigio antracite.

I pilastri del salone sono in eternit (materiale all'epoca sperimentale ed


innovativo) di colore rosso e contribuivano ad accentuare il carattere
avveniristico dell'opera.

Il mobilio è realizzato in legno scuro ed i velluti di rivestimento erano in


tonalità acide e le porcellane del bagno sono di colore azzurro o arancio.

Le porte sono laccate e non hanno maniglie, in quanto sono controllate da un


innovativo meccanismo elettrico.

Gli oggetti tecnologici, collegati a molteplici prese di corrente disposte in ogni


angolo della casa, si mescolano agli oggetti d'arte (dipinti, sculture) che
adornano l'intero edificio.

Dall’altra parte dell’Oceano intento le ricerche di Richard Buckminster Fuller


conducono nel 1927 alla prototipazione della Dymaxion House.

Il nome del progetto deriva dalla sintesi delle due parole “Dinamismo” ed
“Efficienza”, proprio ad evidenziare la componente innovativa dell’operazione.

Il progetto prevede la realizzazione di una casa prefabbricata attraverso


l’utilizzo di componenti in metallo e vetro, sorretta da una struttura reticolare
con tiranti e da un pilone centrale che contiene anche le canalizzazioni e gli
scarichi.

Lo scopo che Fuller vuole traguardare è quello di migliorare le prestazioni


dell'oggetto edilizio, realizzandolo industrialmente ed evitando il
pressappochismo tipico delle costruzioni tradizionali, anticipando di quasi
quattro decadi i concetti che avrebbero portato all’high-tech.

Il prototipo sarebbe servito per la produzione in serie.

Negli anni 1938-40, Buckminster Fuller continua nelle sue ricerche sulla
prefabbricazione delle componenti edilizie, brevettando un bagno
industrializzato, realizzato in metallo e, nel 1945, con il finanziamento di
un’industria aeronautica statunitense, riesce a sviluppare un nuovo prototipo
della della Dymaxion House, nota con il nome di Wichita House.
Anche in questo caso si tratta di una serie di blocchi attrezzati intorno ad un
asse centrale che contiene gli impianti, ma, a differenza del vecchio modello,
la casa è di forma cilindrica con cupola, del diametro 12 m e dal peso
complessivo di circa 3 T. La struttura è ad ombrello, in metallo rivestita in
alluminio e le finestrature in plexiglass corrono lungo la circonferenza.

Interessante (ed innovativo per l’epoca) è il “packaging” attraverso cui era


prevista la vendita ed il trasporto:
costituita da 3000 pezzi, questi dovevano essere contenuti in un cilindro di
acciaio trasportabile su un camion con gancio, permettendo il montaggio da
parte di 10 persone in circa 2 giorni.

Negli anni Trenta si assiste ad una mutazione nelle abitudini di vita


quotidiana; in Europa si vive il fiorire dei concetti dell’Existenzminimum, cioè
della ricerca dello spazio minimo da destinare alle funzioni dell’uomo, mentre
negli Usa la situazione è nettamente diversa; con la diffusione dell'automobile
si verifica il decentramento delle residenze rispetto agli agglomerati urbani e
con i mezzi di comunicazione a distanza le funzioni ricreative entrano
direttamente in casa.

Nel 1933 i fratelli Keck presentano la Tomorrow House alla Fiera di Chicago.

Questa nasce dalla volontà di reagire al clima generato dalla crisi della
Grande Depressione del 1929 e propone l’immagine ottimistica di un futuro
radioso.

L’abitazione è conformato da una serie di volumi dodecagonali sovrapposti “a


torta” caratterizzati da ampie superfici vetrate che ne distinguono i prospetti.

Per la prima volta nella storia si realizza un progetto di casa tutta in vetro, in
cui, tra l’altro, la componente tecnologica assume un ruolo predominante,
attraverso l’uso di sistemi di climatizzazione, nonché di apparati per il
controllo dell’umidità e della polvere.

L’uso degli elettrodomestici, all’epoca sperimentale, e dell’hangar per il


ricovero del jet privato contribuivano a rendere fantascientifica l’immagine di
questo tipo di abitazione.

Negli anni della seconda guerra mondiale, le previsioni sul futuro si fanno
difficili ed anche la ricerca architettonica, per motivi sia economici che sociali,
subisce bruschi rallentamenti, ma nel Dopoguerra, già agli inizi degli anni ‘50
si cerca di reinventare l’architettura per la rinascita.

Nel 1956 Alison e Peter Smithson presentano alla Daily Mail Ideal Home
Exhibition il prototipo di casa del futuro, composta da componenti
prefabbricati tridimensionali, realizzata con materiali nuovi, anche plastici, e
fortemente influenzata dalle teorie di Buckminster Fuller.
Anche la mentalità in quegli anni va mutando, la rivoluzione culturale avanza
ed i giovani sentono la necessità di ribellarsi al passato.

La società avverte il bisogno di esprimersi in maniera nuova e anche


nell’architettura e nel design i riflessi di questa situazione generano una serie
di nuove idee.

Le proposte dei giovani progettisti del periodo riflettono il nuovo “style of life”
basato su una maggiore libertà dal conformismo, dal nomadismo e dalla vita
in che si stacchi dalle convenzioni dei padri.

Il gruppo degli Amazing Archigram rappresentano a pieno titolo a questa


generazione di architetti; nel 1964 esce il primo numero della rivista che
rappresenta il manifesto ideologico del gruppo, che propone, attraverso il
linguaggio degli artisti pop, attraverso collages e slogan forti, un nuovo
concetto di abitare e di pensare alla città.

Walking City è un esempio emblematico del tipo di proposta che Archigram


promuoveva.

Nel 1966, influenzati dalle ricerche che a breve avrebbero portato l’uomo a
conquistare la Luna,gli Archigram progettano il Living Pod, un capsula
avitativa di mt 8x5x4, composta in due parti: la scocca e le attrezzature.

La scocca in vetroresina ha un doppio livello e quattro aperture, chiudibili


ermeticamente ed una serie di pannelli sandwich isolanti, che garantiscono il
benessere ambientale.

Le attrezzature sono due bagni con sistema di pulizia automatica del corpo,
distributori per oggetti di toilette e per vestiti usa e getta, armadi silos rotanti,
distributore di cibo preconfezionato.

A queste si aggiungono supporti audiovisivi mobili, una macchina per


l'apprendimento ed il lavoro, sistema di climatizzazione.

Interessante l’analogia con il Lem lunare, per cui per entrambi l’appoggio
avviene attraversoi piedini regolabili.

In caso di aggregazione si prevedono appositi contenitori.

Anche il cinema si lascia affascinare dalla cultura Pop e nel 1968 i Beatles
“partecipano “ al lungometraggio animato Yellow Submarine, disegnato
dall'artista tedesco Heinz Edelmann, che offre una visione favolosa della vita
in una casa-sottomarino.

Ovviamente il cinema di quegli anni non poteva trascurare gli spunti che
offrivano le scoperte in campo astronomico, sia per l’attualità dei temi, che dei
possibili sviluppi per l’umanità, e così anche Stanley Kubrick nel 1968
immagina quello che per lui sarebbe stato il Terzo Millennio.

In 2001 - Odissea nello Spazio Kubrick immagina la vita di un viaggiatore


interstellare all’interno di una casa - astronave, costituita da monoblocchi
funzionali governati da un computer intelligente.

Sebbene possa sembrare incredibile, un designer italo-tedesco, Luigi Colani,


progetta realmente un monoblocco cucina circolare con posto di comando,
simile a quelli inventati da Hollywood, che viene prodotto da Poggenpohl nel
1968.

D’altra parte le aziende produttrici in quel periodo sperimentano l’uso e le


applicazioni che derivano dallo sviluppo delle materie plastiche e così
vediamo la Bayer sponsorizzare i progetti di Verner Panton in Visiona 68, in
cui il progettista realizza uno spazio con pareti verticali ed orizzonrtali
integrate ed articolate per divenire arredi, e, l’anno successivo, Joe Colombo
in Visiona 69, il quale realizza monoblocchi funzionali disposti liberamente a
distribuire caratterizzare ed attrezzare un open space.

Lo stesso Joe Colombo continuerà fino alla sua prematura scomparsa lo


studio di monoblocchi in plastica.

Nel 1972, al MoMA di New York si inaugura una mostra che segnerà una
svolta per l’Italian Design - Italy: The New Domestic Landscape.

Joe Colombo presenta un’unità di arredamento totale composta da blocchi:


cucina, bagno, blocco notte che muta in studio, contenitori estraibili che
danno luogo a soluzioni distributive differenti a seconda delle ore del giorno,
mentre Ettore Sottsass propone una serie di monoblocchii realizzati in resina,
che possono essere dotati di diverse attrezzature e le cui canalizzazioni si
distribuiscono superiormente attraverso tubi flangiati.

Tutti questi sistemi soddisfano la volontà di garantire la massima flessibilità di


configurazione.

Nel 1973 Woody Allen gira il film comico “Il Dormiglione”, una parodia delle
classiche visioni futuriste alla Orwell.

Il set che viene scelto per la “casa del futuro” in cui si trova a vivere il
protagonista è la Sculptured House, realizzata in Colorado da Charles Deaton
negli anni 1963-65, al fine di farne la propria casa studio.

La casa nasce da una visione organica della vita, non bloccata nelle logiche
funzionaliste, bensì sugli ideali rivoluzionari di Archigram e dalle immagini
aerodinamiche di Hollein.

A meno di dieci anni dalla sua costruzione però l’edificio si trova in stato di
abbandono e viene perciò adattata, con qualche “licenza” a casa dell’anno
2173.

Nel 1990 la figlia dell’originario progettista, Charlee Deaton insieme a Praxis


Design ha realzzato un restauro e ampliamento della Sculptured House che
ha apportato al blocco originario di 232 mq un ampliamento di 465 mq I
richiami agli anni ‘60 e ‘70 sono presenti attraverso gli arredi.

Dagli anni Ottanta la fiction ci offre visioni del futuro cupe e pessimiste, in cui
gli uomini sono costretti a vivere in spazi squallidi ed angusti.

Sia in “Blade Runner”, di Ridley Scott, del 1982, che nel più tardo “Nirvana” di
Gabriele Salvatores, del 1997, si assiste ad una visione decadente del futuro,
in cui i protagonisti vivono in spazi di alienazione.

La casa del cacciatore di Replicanti (Harrison Ford) è realizzata attraverso


elementi modulari dall’aspetto organico che rivestono indifferentemente ogni
parte degli interni e dell’esterno dell’edificio, la luce è fioca e le attrezzature
sembrano essere un re-styling delle usuali apparecchiature domestiche.

Una visione differente, ma altrettanto pessimista, la offre nel 1997, Luc


Besson, ne “Il Quinto Elemento”, in cui vediamo la cellula abitativa in cui vive
il protagonista (Bruce Willis), che per motivi di economia degli spazi, recupera
i monoblocchi funzionali alle necessità.

Un progetto realizzato del 1999 dai Future Systems, la Holiday House nel
Pembrokeshire, Galles, ci riporta invece alle seperienze degli anni Settanta,
riveduto e corretto sulla base delle tecnologie e delle necessità del 2000.

Scavata nel terreno e completamente mimetizzata per non contaminare lo


spazio circostante, è costruita come un unico guscio in cemento,
completamente vetrato sul lato che guarda verso il mare, e dotato di due
blocchi di servizi, realizzati in monoblocchi che dividono le diverse aree della
casa.

Il film del 1999 “Matrix” ci offre una visione totalmente nuova degli spazi
abitativi del futuro, attraverso una teoria fantascientifica per la quale nulla
esiste più e le persone si trovano di fronte solamente ad interfacce grafiche
che simulano la realtà.

Fortunatamente invece la visione di Steven Spielberg in “AI - Intelligenza


Artificiale”, ci mostra interni d’abitazione più rassicuranti, molto simili alla
realtà attuale, resa futuribile attraverso alcuni arredi ed attrezzature che
sembrano essere una nuova generazione di oggetti.

In realtà ciò che veramente sta mutando all’interno delle nostre abitazioni è il
nostro modo di vivere, funzionalmente alle nuove attrezzature tecnologiche di
cui disponiamo - e di conseguenza necessitiamo - e dei cambiamenti nelle
abitudini e dello stile di vita.

Proprio su questi principi nel 2000 Asymptote Architecture ha progettato delle


isole ufficio compattabili, allo scopo di fornire un’alternativa funzionale a chi
ha la necessità di lavorare a casa.

Peraltro i grandi produttori già da tempo stanno cercando di prevedere il


futuro, con lo scopo di anticipare ciò che potrà essere la Casa Futura.

Nel 1999 l Philips ha presentato la “Casa prossima futura” ai Saloni del Mobile
di Milano, in cui mostrava la Smart Home, una casa intelligente nella quale i
benefici offerti dalla tecnologia sono al servizio di bisogni personali ed
individuali.

Anche nel progetto successivo, la “Casa del 2000”, la Philips presenta nuovi
media domestici per la comunicazione, l'informazione e l'entertainment per la
casa di domani, con lo slogan di “New Objects, New Media, Old Walls”.

Dispensa del Corso di Architettura degli Interni - prof. arch. Emilio


Vendittelli - a.a. 2002-'03.
1930. Luigi Figini e Gino Pollini. “La Casa Elettrica”, alla IV Triennale di Monza.

1929. Gino Pollini. “Appartamento Elettrico", all'Esposizione dell'Alto Adige.

1927. Richard Buckminster Fuller. Dymaxion House. Pianta.


1927. Richard Buckminster Fuller. Dymaxion House. Prospetto.

1938 - 40. Richard Buckminster Fuller. Bagno industrializzato


1945. Richard Buckminster Fuller. Wichita House

1945. Richard Buckminster Fuller. Wichita House. Pianta.


1945. Richard Buckminster Fuller. Wichita House

1934. La Casa Usa Ieri. Dalla casa si esce per raggiungere le varie attività della città.
1934. La Casa Usa Oggi
L’abitazione diventa luogo indipendente, attrezzato per il tempo libero, autosufficiente ed in
grado di comunicare con l’esterno.

1934. Keck&Keck. Tomorrow House.

1934. Keck&Keck. Tomorrow House.


Gli interni opulenti e borghesi rappresentano la volontà di promuovere una visione ottimistica
del futuro.
1934. Keck&Keck. Tomorrow House

1964. Archigram.
I Collagessono l’espressione delle teorie progettuali promosse dal gruppo di progettisti.

1964. Archigram.
Il Nomadismo è visto come il nuovo stile di vita, che condiziona anche il concetto stesso di
“casa”.
1964. Archigram Plug-in City

1966. Archigram. Living Pod


1968. The Beatles. Yellow Submarine.
Le forme ed i colori del sottomarino riflettono l’immagine delle architetture proposte dai gruppi
radicali.

1968. The Beatles. Yellow Submarine.


L’interno del sottomarino si presenta attraverso un’immagine che sarà lo spunto di un modo
nuovo di fare architettura

1968. Stanley Kubrick. 2001 Odissea nello Spazio. L’hotel Hilton sulla stazione orbitante.

1968. Stanley Kubrick. 2001 Odissea nello Spazio.

1968. Stanley Kubrick. 2001 Odiss ea nello Spazio


1968. Luigi Colani. Monoblocco cucina circolare con posto di commando

1968. Verner Panton. Visiona 68.


1969. Joe Colombo. Visiona 69.

1969. Joe Colombo. Visiona 69.

1972. Joe Colombo. Monoblocco abitativo in ABS.


1972. Ettore Sottsass. Monoblocchi

1963-65. Charles Deaton. SCULPTURED HOUSE. Casa studio del progettista in Colorado.
Quest’abitazione nel 1973 ospiterà il set del film “Il dormiglione” di Woody Allen.
1963-65. Charles Deaton. SCULPTURED HOUSE. Casa studio del progettista in Colorado.
Pianta.

1990. Charlee Deaton e Praxis Design. Restauro e ampliamento della Sculptured House

1973. Woody Allen.


Il Dormiglione.
1973. Woody Allen. Il Dormiglione. L’ambiente cucina ricalca fedelmente le linee espressive e
funzionali proposte nel prototipo di monoblocco cucina di Luigi Colani del 1968.

1973. Woody Allen.


Il Dormiglione

1982. Ridley Scott. Blade Runner.

1997. Gabriele Salvatores. Nirvana.


1997. Luc Besson. Il Quinto Elemento. La cellula abitativa in cui vive Bruce Willis.

1997. Luc Besson. Il Quinto Elemento. Nella cellula abitativa gli spazi sono ridutti al minimo. Il
frigorifero scompare nel muro per far spazio alla doccia.

1997. Luc Besson. Il Quinto Elemento. Il letto dispone di un meccanismo per cui dopo ogni
“uso”, si autodistrugge per far posto ad un nuovo letto.
1999. Future Systems. Holiday House in Pembrokeshire, Galles.
L’edificio si mimetizza perfettamente con l’ambiente circostante e si propone come una
capsula autosufficiente.

1999. Future Systems. Holiday House in Pembrokeshire, Galles.


Spaccato Assonometrico

1999. Future Systems. Holiday House in Pembrokeshire, Galles.


L’interno si caratterizza attraverso la divisione funzionale realizzata mediante i
monoblocchiche contengono i servizi.

1999. Matrix. Non c’è “casa”, ma solo “interfaccia”.


1999. Matrix. La digitalizzazione dello spazio fisico.

2001. Steven Spielberg. AI - Intelligenza Artificiale.

2001. Steven Spielberg. AI- Intelligenza Artificiale.


2000. Asymptote Architecture. Isole Ufficio per lavoro a casa.

1999. Philips. “La casa prossima futura”, presentata ai Saloni del Mobile di Milano.

1999. Philips. La casa del 2000.

1999. Philips. La casa del 2000.


Archive Unit: Sistema di archiviazione di dati audio e video in formato digitale. Ha l'aspetto
della tradizionale cassettiera, quale archetipo di archiviazione.

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