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TEOCRITO

Iniziatore del genere bucolico, ripreso poi da Virgilio nel mondo latino.
La sua produzione non nasce dallo studio filologico​, ma rinnova la tradizione con temi e
forme prediletti e contenuti encomiastici. Possiede le caratteristiche della poesia ellenistica
(brevitas, leggerezza, originalità ad esempio). L’ambientazione e i personaggi cantori sono
proposti in una singolare combinazione: ​realismo e idealizzazione​.

Cenni biografici
Tre luoghi fondamentali: Siracusa come città di nascita, Isola di Kos in cui soggiorna,
Alessandria. Probabilmente nacque nel 315 e morì nel 260. Si può ipotizzare che nel
periodo 275-270 viva a Siracusa, poi a Kos e nell’ultima parte della sua vita ad Alessandria.

Poesia
Della sua produzione sono pervenuti 30 idilli, un carme figurato variamente tradotto come
“La siringa” o “La zampogna”. Il titolo rimanda al ​flauto di pan​, le cui canne di diversa
lunghezza e sempre più brevi sono riprodotte dai versi. Sono pervenuti anche degli
epigrammi grazie all’Antologia Palatina. Come epillio e diminutivo di ​epos​, ​idillio lo e di ​edos
(piccolo quadretto). Leopardi, ad esempio, riprende questa forma poetica modificandola in
virtù del tema e della propria poetica. Non tutti gli idilli tramandai, come gli epigrammi, sono
riconosciuti autentici. Gli idilli di Teocrito più famosi sono di tipo bucolico: viene considerato
l’​euretes​, vale a dire, l’inventore della bucolica basata su canti e personaggi del popolo,
come l’ “amebeo” (canto con verso e risposta). Utilizza un linguaggio pulito, si muove nel
idealizzare elementi della realtà.
Descrive la ​natura di Siracusa, quella siciliana. Quindi, a differenza di Virgilio che tratta di
paesaggi nebulosi con colori sfumati, presenta colori accessi e ambienti decisamente
mediterranei: effetto quasi di accecare la vista del lettore. I suoi excursus naturalistici
vengono considerate anche espressione dell’​atarassia epicurea, tenendo presenti anche i
pastori che la contemplano. Inserisce anche dei ​personaggi mitici a contatto con la natura
= riferimenti mitologici tipici della poesia ellenistica. I pastori, distinti in base agli animali che
fanno pascolare (bovaro, capraio e pecoraro), cantano mentre lavorano o la loro attività o
l’amore. L’​amore​, in Teocrito, spesso e’ non corrisposto o infelice che quindi lo rende una
passione travolgente che fa soffrire l’uomo, che talvolta non viene rivelato nemmeno. Viene
riportato anche l’amore di Polifemo per la bella ninfa Galatea, che gli mostra molta
indifferenza. La poesia o il canto bucolico rappresenta un qualcosa in grado di alleviare il
dolore e l’animo, anche per ciò che riguarda la sofferenza amorosa che, se cantano, viene
diminuita. Bisogna contestualizzare la poesia di Teocrito in età ellenistica per comprendere
la ​nostalgia del cittadino per la campagna riportata nei componimenti: se già Lisia ne “Per
l’uccisione di Eratostene” si riferisce alla campagna del marito fuori città o nelle commedie di
Aristofane quando tutti i contadini devono rinchiudersi in città, in questo momento storico
inizia un’organizzazione urbanistica precisa che riduce gli spazi verdi e che sancisce la
divisione tra e campagna. L’uomo interviene sull’ambiente senza prevaricarlo (educazione
civica), senza distruggerlo, da intendere in senso moderno come “sostenibile”.

Gita fuori città = “​Edalisie”​


Questi giovani incontrano il capraio Simichida e Licida, uno dei questi, propone una gara di
canto e gli dona il suo bastone, riconoscendo la sua capacità.

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