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LA CRISI DI BERLINO
Dopo la sconfitta della Germania, il paese e la sua capitale, Berlino, erano state divise in 4 zone di
influenza, in mano all'Inghilterra, alla Francia, all'America e all'URSS. Tuttavia nel 48 Francia,
Inghilterra e America unificarono le loro parti della Germania e di Berlino, che si ritrovò quindi divisa
in due zone: Berlino ovest e Berlino est, che erano però entrambi nella Germania est. (Repubblica
federale tedesca e Repubblica democratica tedesca). Stalin di fronte all'unificazione della Germania
ovest si insospettì, anche perché molte persone dell'est si spostavano a ovest in cerca di protezione e di
un maggiore benessere.
Per contrastare la manovra angloamericana pose quindi un blocco militare a metà della Germania per
evitare che gli eserciti della Germania ovest rifornissero Berlino ovest, che rimase quindi isolata
all'interno della Germania est. La soluzione fu il ponte aereo: cioè un rifornimento della Berlino ovest
attraverso pacchi lanciati dagli aerei. Stalin alla fine quindi tolse il blocco.
Ma il muro di cinta eretto del 61, che delimitava i confini della Berlino est dividendo la città in due,
rimase tuttavia in piedi fino al 1989, anno in cui si conclude simbolicamente la guerra fredda.
LA GUERRA DI COREA
La guerra di Corea fu combattuta tra il 1950 e il 1953. In quegli anni la Corea era divisa al 38esimo
parallelo in Corea del Nord, dove si era instaurato un regime comunista, e in Corea del Sud, dove invece
c'era un governo filostatunitense.
La guerra scoppiò con il tentativo del Nord di unificare la Corea sotto il comunismo. Nella guerra
intervennero anche USA e URSS, che se non si combatterono direttamente durante la guerra fredda, lo
fecero partecipando agli scontri tra i paesi a loro vicini, finanziandoli e sostenendoli.
La guerra di Corea fece nascere un clima di grande tensione, visto l'intervento delle due superpotenze:
si temeva una guerra nucleare. La guerra si protrasse a lungo causando circa un milione di mort, ma
alla fine si concluse con un nulla di fatto nel luglio del 53.
CRISI DI CUBA
Cuba era stata l'ultima delle colonie spagnole in America ad aver ottenuto l'indipendenza nel 1898. 50
anni dopo Cuba era governata da un dittatore, Fulgencio Batista (presidente della repubblica dal 1940
al 44 e poi dal 52 al 59) che era un esecutore degli interessi americani. Si trattava di una subordinazione
assoluta all'America, che controllava l'intera produzione di zucchero, proteggeva i latifondisti locali e
possedeva quasi la metà delle piantagioni. Nacque ben presto un movimento nazionalista
indipendentista e antimperialista che sognava per Cuba la piena sovranità. A causa di questo
movimento e della protesta sociale dei contadini la dittatura di Batista era costretta a governare
ricorrendo allo Stato d'assedio. Fin dall'inizio degli anni 50 l'opposizione nazionalista si radicalizzò
sotto la direzione di un giovane avvocato, Fidel Castro. Dopo un periodo di carcerazione Castro riparò
in Messico da dove organizzò la spedizione di un piccolo gruppo di militanti, con lo scopo di condurre la
resistenza armata contro la dittatura. Casto sbarcò sull'isola alla fine del 56 e accese focolai di
guerriglia. Nel gennaio del 59 rovesciò il regime di Batista, e insieme a Ernesto Guevera, fondò una
repubblica socialista.
Gli Stati Uniti reagirono con durezza, avendo forti interessi economici, e nel 1961 Kennedy appoggiò un
tentativo fallito di invasione dell'isola, lo sbarco alla baia dei Porci, da parte di alcuni cubani
anticastristi, che furono però respinti. Castro dichiarò Cuba stato marxista-leninista e si spostò
rapidamente nell' orbita Sovietica.
Nel 1962 l'Unione Sovietica controllava politicamente il regime castrista e ne era principale sostenitore.
Delle fotografie aeree scattate da ricognitori americani rivelarono allora che i sovietici avevano
installato a Cuba dei missili in grado di colpire le città statunitensi. Il mondo si trovò vicino a una nuova
guerra mondiale. Kennedy fece circondare Cuba dalla marina e ne impose il blocco totale, ma Kruscev
preferì evitare lo scontro e ritirare quindi i missili in cambio dell'impegno americano a rinunciare
all'invasione dell'isola e smobilitare alcune basi missilistiche in territorio turco.
GUERRA IN VIETNAM
La guerra in Vietnam si divide in due fasi: la prima va dal 1945 al 1954.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale mentre i comunisti, guidati da Ho Chi Min, creavano a
nord la Repubblica Democratica del Vietnam, al sud tornarono i francesi, alleati degli americani. I
nazionalisti, appoggiati dai francesi e dagli americani, e i comunisti, spalleggiati dai cinesi, non
poterono convivere e nel 1954 l'esercito comunista inflisse ai francesi una sanguinosa sconfitta a Dien
Bien Phu. I francesi si ritirarono dall'indocina in seguito al trattato di Ginevra, e il Vietnam fu suddiviso
in due: a sud del diciassettesimo parallelo c'erano i nazionalisti, protetti dagli americani; a nord i
comunisti.
La seconda fase va dal 1960 al 1975.
Dopo la divisione del Vietnam il nord prese la strada oppressiva e radicale del Comunismo asiatico. Il
sud quella di un regime militare dispotico e corrotto, totalmente dipendente dagli Stati Uniti.
Nel 1960 tutti i gruppi d'opposizione al regime militare sudvietnamita si riunirono in un fronte di
Liberazione Nazionale, il Vietcong, il quale diede inizio alla resistenza con l'appoggio dei contadini e del
Vietnam del Nord. Questo, sotto la guida di Ho Chi Min, operava quindi al sud per sollevare il popolo
contro il governo.
L'esercito del Sud privo di sostegno popolare si trova in difficoltà e deve farsi appoggiare dai Marines
americani. L'America decise di impegnarsi a fondo per combattere il comunismo vietnamita, per evitare
che Comunismo si affermasse in tutti i paesi del Sud est asiatico.
La seconda fase della guerra in Vietnam iniziò quando Kennedy era presidente. Nel 63, quando il
presidente era Johnson in Vietnam gli americani avevano un corpo che contava più di mezzo milione di
uomini, e aveva iniziato a bombardare le città del nord. Ma i Vietcong e i nordvietnamiti ricevevano
aiuti dalla Cina e dall'urss. inoltre grazie alla loro tattica della guerriglia riuscirono a prevalere. I
Vietcong infatti non ingaggiavano battaglia in campo aperto ma sfruttavano le caratteristiche del
territorio e l'appoggio di contadini per agire come un nemico invisibile, inafferrabile.
Fu una guerra che determinò molta tensione, anche perché tutto il mondo, compresi molti americani,
condannavano l'intervento in Vietnam. Questo perché il Vietnam del Nord non aveva invaso il sud
come era successo in Corea, ma era stato il sud a cominciare la guerra solo perché il nord appoggiava la
lotta partigiana.
L'anno più difficile fu il 68, con l'offensiva del Tet, un attacco a sorpresa sferrato dall'esercito
nordvietnamita. Gli attacchi delle forze comuniste colpirono tutte le maggiori città del Vietnam del Sud,
e ottennero molti successi, cogliendo impreparate le forze americane. Dopo violenti scontri gli
americani tuttavia ripresero il controllo della situazione, riconquistando le posizioni perdute.
L'offensiva del Tet fu fallimentare dal punto di vista militare, ma costituì una vittoria morale e provocò
una grande crisi politica e psicologica negli Stati Uniti.
La guerra si concluse nel 1975 con la caduta di Saigon (capitale del sud), il crollo del governo del
Vietnam del sud e la riunificazione politica di tutto il territorio vietnamita sotto il comunismo.
LA PRIMAVERA DI PRAGA
La Primavera di Praga (1968) è stato il tentativo di liberalizzare la vita politica, economica e culturale
della Cecoslovacchia e dare un “volto umano” al regime socialista, sostenuto dal segretario del Partito
comunista cecoslovacco Alexander Dubcek. Questo tentativo fu represso duramente dall’intervento
armato dell’Unione sovietica nella primavera del 1968.
Il programma di Dubcek, prendendo spunto dalla destalinizzazione, era basato su riforme economiche
e democratiche e su una più ampia libertà di stampa e libertà di pensiero e di parola.
Ciò preoccupò l’Urss circa gli effetti di contagio che quel processo avrebbe potuto avere sugli altri stati
del blocco continentale. Così, il 21 agosto 1968, reparti corazzati dell’Urss e di altri paesi del Patto di
Varsavia occuparono Praga e il resto del paese. Dubcek fu deposto.
Non vi fu una reazione armata, ma solo una resistenza passiva contro gli occupanti. Eppure 100
dimostranti vennero uccisi, mentre i dirigenti cecoslovacchi protagonisti della Primavera di Praga
furono progressivamente emarginati o costretti a emigrare e sostituiti con uomini più graditi a Mosca.
Famoso il caso di Jan Palach, giovane patriota cecoslovacco che si diede fuoco nella piazza di S.
Venceslao per protesta contro il regime sovietico, diventando simbolo della resistenza.
La vicenda passò alla storia come Primavera di Praga perché durò per il breve spazio di quella stagione.
Come in gran parte degli stati dell’Europa dell’Est, il regime socialista crollò nel 1989.
CADUTA DEL MURO DI BERLINO E UNIFICAZIONE
La prima tappa della riunificazione andò in scena nell'agosto 1989, quando l'Ungheria eliminò le
restrizioni alla frontiera con l'Austria, creando così la prima "breccia" nella cortina di ferro. Dalla metà
di settembre dello stesso anno, migliaia di tedeschi orientali tentarono quindi di raggiungere l'Ovest
attraverso l'Ungheria, ma vennero respinti. Di lì in poi fu un crescendo di dimostrazioni e proteste che
costrinse il governo della Germania Est, nella persona di Egon Krenz, ad allentare i controlli di
frontiera.
Tali disposizioni sarebbero dovute entrare in vigore a partire dal 10 novembre 1989, ma ci fu un
clamoroso malinteso: alla conferenza stampa internazionale del 9 novembre 1989, il portavoce del
governo di Berlino Est, Gunter Schabowski, evidentemente malinformato, annunciò in diretta che a
tutti i berlinesi sarebbe stato permesso di attraversare il confine "immediatamente".
Fu allora che la popolazione si riversò contro il muro. Fu una massa impossibile da arginare. Le
frontiere furono così aperte e la città si ritrovò finalmente unita. Nell'arco delle settimane successive,
migliaia di berlinesi demolirono quel muro che li aveva tenuti in ostaggio per quasi trent'anni,
abbattendo di fatto l'ultimo simbolo della Guerra Fredda e anticipando di un anno la riunificazione
della Germania (suggellata il 3 ottobre 1990).