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PASCOLI E LA NATURA

La natura ha, nella sua poesia, un ruolo fondamentale, come notiamo nella poesia “Lavandare”: un aratro
abbandonato nei solchi diventa il simbolo di solitudine ed abbandono, così come nel paesaggio autunnale, il
poeta avverte la fragilità della vita umana, simboleggiata dalla foglia (“Novembre). Pascoli giunge alla
frantumazione e allo sfaldamento del naturalismo, potenziando ogni immagine di un sovra senso e
cogliendo tra gli elementi del reale una trama di segrete analogie.pascoli è senza dubbio un poeta rurale
ma la terra e la campagna si caricano nella sua poesia di echi misteriosee di identità visionarie, la
prospettiva naturalistica di pascoli apre le porte all’aspetto più moderno della sua opera la tendenza onirica
e simbolica che comunica un’angoscia e inquietudine dinanzi all’incognita dell’esistenza. Nelle opere di
Pascoli un tema ricorrente è quello della natura, come nella lirica “La mia sera” il poeta identifica la natura
sia come timorosa inquietudine simboleggiata dalla tempesta, ma anche come fonte di fascino associata
alla quiete serale. Pascoli sceglie di rappresentare una natura umile che concerne una contemplazione
ingenua e disincantata di un fanciullino che osserva anche le cose più umili e semplici della natura. Nei
Canti di Castelvecchio Pascoli propone immagini quotidiane della vita di campagna a cui si alternano i temi
della tragedia familiare. La natura e i luoghi dell’infanzia nella campagna romagnola costituiscono per il
poeta un vero e proprio nido, un riparo contro la cattiveria e la violenza degli uomini. La natura nella poesia
di Pascoli assume un valore simbolico. La famiglia è vista dal poeta come un nido, uno spazio protetto e
chiuso dove si sente al sicuro e questo nido è a sua volta protetto da una siepe. Anche gli uccelli sono
simbolici, sono capaci di volare in alto e osservare il mondo da una prospettiva diversa da quella dell’uomo.

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