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Organi di controllo costituzionale

Presidente della Repubblica


 art. 87: è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale. Questa funzione serve
per la necessità di garantire un riferimento stabile, personale e, per i cittadini, un
soggetto in cui riconoscersi tutti, indipendentemente dai propri interessi e ideologie.
Egli ha il compito di coordinare l’attività degli altri organi statali, indirizzandola
verso il rispetto costante della Costituzione; per questo motivo egli usa spesso il
potere di esternazione = potere di esprimere pubblicamente le proprie opinioni,
attraverso messaggi e interviste, indirizzati agli organi costituzionali. Questo potere è
frutto di una consuetudine politica che si è affermata in Italia.
Queste esternazioni devono sempre rispettare il principio di imparzialità, proprio
perché il Presidente è super partes.

L’elezione
 art 83
Le Camere operano in seduta comune.
Oltre ai membri del parlamento si trovano 3 rappresentanti per ogni regione (Valle
d’Aosta 1 solo). L’elezione avviene per scrutinio segreto, così che i parlamentari
possano votare in maniera autonoma.

Maggioranze richieste
Nelle prime 3 votazioni deve essere ottenuta una maggioranza qualificata (= 2/3
componenti dell’intera assemblea); dal quarto scrutinio basta la maggioranza
assoluta (50%+1 componenti dell’assemblea)
Dopo l’elezione, il Presidente giura fedeltà alla Repubblica davanti al Parlamento in
seduta comune  entra ufficialmente in carica

Requisiti
 art 84 può essere eletto ogni cittadino che sia in possesso:
- Cittadinanza italiana
- 50 anni d’età
- Godimenti diritti civili e politici
Il ruolo di Presidente è incompatibile con qualsiasi altra carica, pubblica o privata.

Durata
 7 anni e può essere rieletto.
 30 giorni prima che scada il termine del mandato, il Presidente della Camera dei
deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali per eleggere il
nuovo Capo dello Stato.
Se le Camere sono sciolte, l’elezione ha luogo entro 15 giorni dalla riunione delle
nuove camere (questo perché altrimenti non sarebbero pienamente rappresentative
degli elettori).
Nel frattempo i poteri del Presidente in carica sono prorogati, ma limitatamente alle
attività urgenti o di ordinaria amministrazione.

Supplenza
Se il Presidente della Repubblica è temporaneamente impossibilitato ad esercitare le
sue funzioni, si fa ricorso all’istituto della supplenza = la carica di Capo dello Stato
viene ricoperta dal Presidente del Senato, la cui attività deve limitarsi agli atti urgenti
e a quelli necessari al normale funzionamento dello Stato.
Se l’impedimento è permanente, si procede all’elezione di un nuovo Presidente.

Poteri capo dello stato


 artt. 87 e 88 indicano le principali attribuzioni del Presidente della Repubblica
Egli non è titolare di una specifica funzione fondamentale dello Stato, ma ha un
potere di intervento su tutti i poteri dello Stato.

Rispetto al Parlamento:
- Fissa la prima riunione delle Camere, una volta elette
- Può nominare 5 senatori a vita per alti meriti
- Promulga le leggi, con la possibilità di esercitare il potere di veto sospensivo
- Può inviare messaggi alle Camere
- Può sciogliere anticipatamente le Camere, dopo averne sentito i presidenti,
tranne durante il semestre bianco (=ultimi 6 mesi dell’incarico), a meno che
questo non coincida con la naturale conclusione della legislatura.

Rispetto al governo
- Nomina il Presidente del Consiglio e i ministri
- Emana i decreti del Governo
- Autorizza il Governo a presentare i disegni di legge al Parlamento
- Nomina i più alti funzionari dello Stato
- Ha il comando delle Forze armate
- Dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere
- Ratifica i trattati internazionali
- Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici

Funzione giudiziaria
- Presiede il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM)
- Può concedere la grazia e commutare le pene
Il Capo dello Stato nomina 5 giudici costituzionali

Rispetto agli elettori


- Indice le elezioni delle Camere
- Indice referendum popolari
 Le funzioni più importanti sono quelle di sciogliere anticipatamente le Camere e
di nominare il Presidente del Consiglio, nel rispetto della volontà espressa dagli
elettori in occasione delle elezioni politiche

Atti presidenziali e la responsabilità


Gli atti del Presidente della Repubblica possono essere:
• Atti formalmente presidenziali: sono atti governativi, come i decreti
legge/legislativi e i regolamenti, ai quali il Presidente della Repubblica conferisce
piena legittimità attraverso l’apposizione della propria firma.
Questi si caratterizzano per essere sempre controfirmati da 1+ ministri (=la
decisione spetta al Governo; il PdR assume solo rilievo formale)
Il PdR può formulare delle critiche, di cui il Governo dovrà tenere conto; in caso di
contrasto insanabile tra Governo e Presidente, prevale la decisione del Governo, che
si assume la responsabilità politica dell’atto davanti al Parlamento
• Atti sostanzialmente presidenziali: atti di competenza esclusiva e autonoma del
PdR e non richiedono il consenso del Governo.
È presente la controfirma ministeriale, ma in questo caso si limita solo a riconoscere
la validità degli atti (=la decisione di emanazione è del Presidente)

Irresponsabilità politica
Visto l’obbligo della controfirma, il Presidente della Repubblica non è mai
responsabile dei suoi atti, né davanti al Parlamento, né davanti al Governo  nessuno
di questi organi può togliergli la fiducia e costringerlo alle dimissioni

Responsabilità penale
Il PdR è punibile come qualsiasi altro cittadino.
Nell’ambito delle sue funzioni, la Costituzione ha previsto l’irresponsabilità del PdR
tranne nel caso in cui commetta 2 reati non previsti dal Codice penale: l’alto
tradimento (=se viola l’obbligo di fedeltà alla Repubblica) o l’attentato alla
Costituzione (=se commette atti talmente gravi da mettere in pericolo le regole della
Costituzione e la loro sicurezza).
In questi casi il Presidente viene messo in stato d’accusa dal Parlamento in seduta
comune, viene poi giudicato dalla Corte costituzionale; nel caso in cui questa dovesse
pronunciare una sentenza di condanna del PdR per alto tradimento o per attentato alla
Costituzione, dovrà applicare le sanzioni penali nei limiti del massimo della pena
previsto dalle leggi in vigore nello Stato.
Ruolo e funzionamento Corte costituzionale
 art. 134
La Corte costituzionale è un organo indipendente, composto da 15 giudici, cui è
affidata la funzione di garantire il rispetto delle norme costituzionali.

La presenza di questa Corte costituzionale, è motivata dalla volontà dei Costituenti di


impedire che il Parlamento e il Governo, non si attengano con rigore ai principi
costituzionali.

La composizione
15 giudici che rimangono in carica 9 anni e non possono essere riconfermati
nell’incarico. Questi vengono eletti:
- 1/3 dal Parlamento
- 1/3 dal Presidente della Repubblica
- 1/3 dalle supreme magistrature dello Stato

Le caratteristiche necessarie per essere nominati forniscono garanzie sulla


competenza giuridica dei giudici costituzionali  vengono scelti tra i magistrati
delle giurisdizioni più alti, gli avvocati con almeno 20 anni di esercizio e i professori
universitari di materie giuridiche.
La nomina parlamentare dei giudici costituzionali avviene in seduta comune, a
scrutinio segreto e richiede il raggiungimento della maggioranza dei 2/3 dei
componenti dell’assemblea nei primi tre scrutini e dei 3/5 dal quarto in poi.
Queste maggioranze così alte, corrispondono alla necessità di assicurare un ampio
accordo politico, così da evitare eccessi di potere da parte della maggioranza e
tutelare l’opposizione.
I giudici costituzionali entrano in carica a decorrere dal giuramento di fedeltà alla
Repubblica prestato davanti al Capo dello Stato e terminano il mandato alla scadenza
dei 9 anni; non è prevista la proroga dei loro poteri fino alla nomina dei successori.

Autonomia, inamovibilità e immunità


I giudici costituzionali sono autonomi rispetto agli altri poteri dello Stato; sono
inamovibili (=solo la stessa Corte può sospenderli/rimuoverli dall’incarico per
mancanze nell’esercizio delle proprie funzioni o per sopravvenuta incapacità fisica o
civile); godono dell’immunità dagli arresti e della insindacabilità.

Incompatibilità
La carica di giudice costituzionale è incompatibile con qualsiasi incarico pubblico e
impiego pubblico/privato; non possono esercitare la professione legale né attività
correlate a partiti politici.
La dichiarazione di decadenza dalla carica per incompatibilità compete alla stessa
Corte costituzionale.
Presidente
I componenti della Corte costituzionale provvedono a eleggere (a scrutinio segreto e
a maggioranza assoluta) un loro Presidente, che rimane in carica per 3 anni e può
essere rieletto.
Il Presidente ne coordina le attività, convocandone e presiedendone le riunioni e
stabilendo il calendario dei lavori.
Egli non ha un’autorità diversa dagli altri giudici (primus inter pares), tranne quando
c’è parità di voti in una deliberazione  il suo voto vale doppio

Deliberazioni
La Corte costituzionale delibera con la presenza di almeno 11 giudici e a
maggioranza assoluta.
La decisione si considera adottata da tutti i giudici e i giudici dissenzienti non
possono far trapelare all’esterno la loro opinione.
Le deliberazioni hanno la natura giuridica di sentenze e si caratterizzano per la loro
obbligatorietà verso tutti e per la definitività (= non possono essere impugnate
davanti ad altri organi)

Giudizio sulla legittimità delle leggi


La Corte costituzionale ha il potere di annullare le leggi e gli atti aventi forza di legge
che contrastano con la Costituzione  la Corte non può agire di propria iniziativa,
ma è necessario che qualcuno ne chieda l’intervento tramite la via incidentale o
diretta.

Via incidentale
 durante un processo una delle parti o il Pubblico Ministero ritengono non
conforme alla Costituzione una norma di legge che dovrebbe essere applicata nel
processo in corso. Si chiede al magistrato che dirige la causa, di sospendere il
processo e di rimettere al giudizio della Corte costituzionale la questione di
legittimità costituzionale; devono essere indicate in maniera precisa le disposizioni
di legge che si ritengono in contrasto con uno o più articoli costituzionali.
Il giudice (giudice a quo), deve verificare che la richiesta sia rilevante
(=indispensabile per la corretta conclusione del processo) e non manifestamente
infondata. Egli non può anticipare alcun giudizio di incostituzionalità, ma deve
limitarsi a verificare che ci siano ragioni che inducono a dubitare della
costituzionalità della norma.
Alla fine il giudice potrà dichiarare la questione rilevante e non manifestamente
infondata ( si sospende il processo e si delega alla Corte costituzionale la
questione di legittimità) o no.
Via diretta
 lo Stato può ricorrere alla Corte per giudicare come incostituzionale una legge
regionale che ha ecceduto le proprie competenze
 una Regione contro una legge dello Stato/di un’altra Regione che abbia invaso le
proprie attribuzioni

Giudizio della Corte


La Corte discute in udienza pubblica la questione di legittimità costituzionale che le è
stata sottoposta, si ritira in camera di consiglio ed emette la sentenza, che può essere:
- Di rigetto: non accoglie le ragioni dei richiedenti
- Di accoglimento: la Corte annulla la disposizione di legge riconoscendola
illegittima dal punto di vista costituzionale
La norma dichiarata incostituzionale cessa di avere efficacia dal giorno successivo
alla pubblicazione della decisione sulla Gazzetta Ufficiale; l’annullamento ha
efficacia retroattiva (=si applica anche a situazioni precedenti)

Efficacia sentenze costituzionali


Le sentenze di accoglimento hanno efficacia erga omnes, mentre quelle di rigetto
vincolano solo le parti (inter partes, perché esclude che dopo un altro soggetto possa
risollevare la stessa questione davanti la Corte).
 art. 137, co. 3 Cost.: le sentenze della Corte costituzionale non sono contestabili in
appello.
Il potere della Corte costituzionale si limita all’annullamento delle leggi, senza
poterne modificare i contenuti: questo perché, se fatto altrimenti, la Corte si
approprierebbe di un ruolo che compete al Parlamento.
Spesso però la Corte indica i criteri che dovrebbero essere seguiti per l’emanazione di
una nuova norma, i quali vengono quasi sempre seguiti dal Parlamento quando deve
colmare il vuoto legislativo prodotto dalla sentenza di accoglimento della Corte;
altrimenti si aprirebbe il rischio di esporre la nuova legge a una successiva
dichiarazione di incostituzionalità.

Tipologie di sentenze
 sentenze deleghe o di monito: indica specifici criteri da seguire per l’emanazione
di nuove norme
 sentenze interpretative: non emana il proprio giudizio sul significato normativo
della legge individuato dal giudice a quo, ma su un diverso significato che ritiene
contenuto nella disposizione impugnata.
o Sentenza interpretativa di accoglimento: la disposizione può essere
interpretata nel modo dichiarato legittimo dalla Corte
o Sentenza interpretativa di rigetto: la disposizione di legge non è
considerata incostituzionale solo se viene interpretata in un determinato
modo
 sentenze additive: sentenze di accoglimento con cui la Corte annulla una
disposizione solo nella parte in cui non prevede una determinata regolamentazione e
integra la legge nella parte annullata
 sentenze sostitutive: la Corte sostituisce una norma o una sua disposizione con
un’altra norma/disposizione

Altre funzioni della Corte costituzionale


- Risolve i conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato
- Giudica il Presidente della Repubblica messo in stato d’accusa dal Parlamento
- Valuta l’ammissibilità dei referendum abrogativi

Giudizio sui conflitti


 tra organi dello Stato
 tra Regioni
Possono sorgere conflitti di attribuzione quando si ritiene che una certa competenza
debba spettargli o che l’atto dell’altro sia lesivo di un potere proprio.
La Corte può essere chiamata a risolvere il conflitto, stabilendo a chi spettino le
funzioni oggetto della contesa e annullando eventuali atti compiuti in violazione dei
principi di competenza.

Conflitti tra poteri dello Stato


 art. 134 Cost: la Corte costituzionale giudica sui conflitti tra i “poteri dello Stato”
= Parlamento, Governo e Magistratura = Presidente della Repubblica, Consiglio di
Stato, Corte dei conti e la stessa Corte costituzionale

Conflitto tra Stato e Regioni e tra Regioni


Hanno come oggetto solo atti di natura non legislativa, perché le controversie
legislative rientrano nel giudizio di costituzionalità delle leggi.
 atti normativi non legislativi (regolamenti) o gli atti amministrativi (circolari
ministeriali)
Il ricorse alla Corte deve essere presentato:
o per lo Stato dal Presidente del Consiglio dei ministri o da un ministro da
lui incaricato
o per la Regione dal Presidente della Giunta regionale, dopo la
deliberazione del Consiglio de ministri e della Giunta

Giudizio sulle accuse al PdR


La composizione della Corte si allarga ed entrano a farvi parte 16 giudici aggregati,
(estratti a sorte da un elenco di cittadini di età non inferiore ai 40 anni) formato ogni 9
anni dal Parlamento.
L’atto di accusa deve essere approvato a maggioranza assoluta dai parlamentari
riuniti in seduta comune. Se la deliberazione viene accolta, si apre il giudizio presso
la Corte, che può disporre la sospensione dalla carica del Capo dello Stato.
Il giudizio inizia con l’istruttoria: il Presidente della Corte costituzionale compie le
indagini necessarie e procede all’interrogatorio del PdR.
Si passa all’udienza: si ha il dibattimento basato sul contraddittorio tra accusa-difesa.
La Corte si riunisce poi in camera di consiglio per la decisione finale; alla votazione
devono partecipare almeno 21 giudici e deve risultare prevalente il numero dei
giudici aggregati (quorum costitutivo).
La sentenza può essere assolutoria = la Corte dispone la decadenza dell’incarico
presidenziale e applica le sanzioni che ritiene meglio compatibili con il reato
commesso.
La sentenza è inappellabile, a meno che non vengano scoperti nuovi fatti da cui
risulti l’estraneità del Presidente al reato che gli era stato contestato.

Giudizio sull’ammissibilità del referendum abrogativo


 art. 75, co. 2, Cost.
Durante il referendum, la Corte costituzionale è chiamata a pronunciarsi
sull’ammissibilità del referendum abrogativo.
La Corte può vietare l’esercizio del referendum anche se riguarda altre materie, se lo
ritiene in contrasto con lo spirito costituzionale.

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