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Il Parlamento

Il bicameralismo 
Il Parlamento è un organo bicamerale, cioè composto da due “Camere” o “rami”:  
1. la Camera dei deputati, con sede a Montecitorio (seggi verdi); 
2. il Senato della Repubblica, con sede a Palazzo Madama (seggi rossi).  
 
I seggi sono i posti in Parlamento, e a ogni deputato ne spetta uno. 
 
Nota integrativa: 
Al giorno d’oggi, il Presidente della Camera dei deputati è Fico del “Movimento 5 stelle” e il Presidente del Senato è
Casellati di “Forza Italia”. 
 
I senatori a vita, attualmente sono: 
1. Napolitano, in quanto ex Presidente della Repubblica; 
2. Monti, venne nominato da Napolitano (meriti sociali); 
3. Cattaneo, venne nominato da Napolitano (meriti in ambito scientifico); 
4. Piano (meriti in ambito architettonico); 
5. Segre, venne nominata da Mattarella (meriti sociali); 
6. Rubbia (meriti in ambito scientifico). 
 
Quest’anno a settembre ci fu una riforma costituzionale per la riduzione dei deputati nei rispettivi rami. 
Legge che ha cambiato gli articoli 56-57-59 della Costituzione, fu approvata ad ottobre del 2019 da 71 senatori. 

Le Camere, anche se operano separatamente, hanno le stesse funzioni e i criteri di elezione sono quasi simili, perciò si
definisce bicameralismo perfetto. 
 
Le differenze sono: 
1. i componenti, per la Camera dei deputati attualmente sono 630, mentre per il Senato sono la metà, 315, con il
nuovo referendum nella prossima legislatura i componenti cambieranno, nella Camera dei deputati saranno 400 e
per il Senato 200; 
2. per eleggere (elettorato attivo) i deputati, bisogna essere maggiorenne, mentre per eleggere i senatori bisogna
aver compiuto 25 anni. Per essere eletti (elettorato passivo) i deputati, devono aver compiuto 25 anni, per essere
eletti senatori, invece, serve avere 40 anni; 
3. alcuni senatori non sono stati eletti, ma sono stati nominati dal Presidente della Repubblica, ed egli può
nominare solo 5 senatori a vita tra persone che hanno illustrato la Patria con altissimi meriti, e possono prendere il
ruolo di senatori anche gli ex Presidenti della Repubblica. 
 
Ci sono casi eccezionali in cui le due Camere si riuniscono in seduta comune dei loro membri, e in quei casi la seduta è
presieduta dal Presidente della Camera dei deputati. 
I casi sono: 
1. L'elezione e il giuramento del Presidente della Repubblica; 
2. La messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica per alto tradimento alla Costituzione; 
3. L'elezione di 5 giudici costituzionali; 
4. L'elezione di 8 componenti del Consiglio Superiore della Magistratura. 
 
Le norme elettorali per il Parlamento 
L’art. 48 della Costituzione stabilisce che sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore
età. In questo articolo è stabilito l’elettorato attivo, cioè la capacità di votare e bisogna avere due requisiti: possedere la
cittadinanza italiana e la maggiore età. 
Invece, l’elettorato passivo, consiste nella capacità di essere eletto che spetta a tutti gli elettori. 
 
I sistemi elettorali sono criteri usati per trasformare i voti in seggi.  
 
I sistemi elettorali possono essere riportati a due tipi fondamentali:  
1. i sistemi elettorali proporzionali, i seggi vengono assegnati a ciascun partito proporzionalmente ai voti ricevuti
dal corpo elettorale. Per esempio, se un partito riceve il 40% dei voti, otterrà il 40% dei seggi; se un partito riceve il
2% dei voti, otterrà il 2% dei seggi. Il sistema proporzionale offre una rappresentanza piena e fedele delle diverse
correnti politiche presenti nella società, nello stesso tempo, favorisce la moltiplicazione dei partiti, anche di piccole
dimensioni, e non assicura che in Parlamento si formi una maggioranza in grado di governare.  
2. i sistemi elettorali maggioritari, i seggi sono distribuiti solo a coloro che hanno vinto le elezioni, cioè che
hanno ottenuto più̀ voti. L’esempio classico è quello rappresentato dal sistema maggioritario inglese: il territorio è
diviso in tanti collegi elettorali (o circoscrizioni) quanti sono i deputati da eleggere. Gli elettori di ciascun collegio
sono chiamati a eleggere un solo deputato (per questo si parla di sistema elettorale maggioritario uninominale); i
sistemi maggioritari sono sistemi che alterano o deformano le preferenze degli elettori, in modo da ridurre il
numero dei partiti presenti in Parlamento e favorire, così, l’emergere di una maggioranza stabile. 
 
Il sistema elettorale in Italia 
La Costituzione non si pronuncia sul sistema elettorale per il Parlamento, perciò la scelta è libera ed è a scapito della
legge ordinaria. 
 
Nelle elezioni politiche nazionali si sono alternati tre diversi sistemi elettorali: 
1. un sistema proporzionale (dal 1948 al 1993); 
2. un sistema misto, per ¾ maggioritario e per ¼ proporzionale (dal 1994 al 2001); 
3. un sistema proporzionale corretto con sbarramento e premio di maggioranza (dal 2005 fino al 2014), quando è
stata dichiarata l’illegittimità costituzionale parziale della legge, annullando il premio di maggioranza e
introducendo la possibilità di esprimere un voto di preferenza. 
 
L’attuale sistema elettorale 
Nel 2017 è stata approvata la nuova legge elettorale (cosiddetta “Rosatellum”, dal nome del suo relatore Ettore Rosato,
dal partito “Italia Viva”) per entrambe le Camere, che configura un sistema elettorale misto in base al quale: 
4. il 37% seggi vengono assegnati con sistema maggioritario (a turno unico in altrettanti collegi uninominali: in
ciascun collegio è eletto il candidato che ottiene il maggior numero dei voti); 
 il 61% seggi vengono distribuiti con il sistema proporzionale (tra le coalizioni e le singole liste che abbiano
superato le soglie di sbarramento stabilite), il riparto dei seggi è effettuato a livello nazionale per la Camera dei
deputati e a livello regionale per il Senato; 
 il 2% seggi sono distribuiti in base agli elettori italiani all’estero. 
 
La legislatura  
La legislatura è il periodo di tempo compreso tra una elezione e l’altra. 
 
La durata delle Camere 
La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per 5 anni. 
 
Il loro mandato può essere prorogato al di là del tempo normale della loro durata solo con un atto del Parlamento stesso
e solo ed esclusivamente in caso di guerra. 
 
Per evitare i vuoti durante il rinnovo delle Camere la Costituzione espone l’istituto della prorogatio affermando che le
elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro 70 giorni dalla fine delle precedenti e la prima riunione ha luogo non
oltre il 20° gg delle elezioni. 
 
Con la nomina di un nuovo Parlamento vengono interrotti tutti i procedimenti legislativi non conclusi al momento dello
scioglimento, perciò i procedimenti legislativi devono ricominciare da capo con il nuovo Parlamento. (discontinuità dei
lavori parlamentari) 
 
Lo scioglimento anticipato delle Camere 
Le Camere possono essere sciolte anticipatamente dal Presidente della Repubblica, dopo aver sentito i Presidenti delle
rispettive Camere. 
 
Il potere di scioglimento anticipato è un potere di garanzia della Costituzione, perché serve a rimettere in funzione un
sistema politico-rappresentativo “inceppato” (il caso più frequente è quello in cui, per contrasti tra le forze politiche in
Parlamento, è impossibile formare una maggioranza che sostenga un Governo stabile). 
 
Il Presidente della Repubblica non può, però, sciogliere anticipatamente le Camere negli ultimi sei mesi del suo
mandato di 7 anni, durante il cosiddetto semestre bianco, per evitare che egli voglia facilitare la sua rielezione puntando
su Camere nuove (a lui favorevoli). 
 
La rappresentazione politica 
Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato e possono,
quindi votare secondo coscienza. 
 
La nostra Costituzione afferma un divieto di mandato imperativo che libera i singoli parlamentari dal dovere di
sottostare a specifici interessi, li responsabilizza e rende il Parlamento un luogo di compromesso in cui si possa
realmente operare in nome degli interessi generali e permanenti della Nazione. Ma non si esclude un vincolo tra il
parlamento e il proprio partito, ha però un vincolo di carattere politico e non giuridico, in quanto, in caso di contrasto, il
singolo potrà sempre agire “secondo coscienza”. 
 
Le immunità parlamentari 
La carica di parlamentare gode di immunità parlamentari: 
1. l'insindacabilità, nessun parlamentare può essere perseguito per ciò che esprime in Parlamento, anche se egli
diffama un cittadino, questo non può chiedere la condanna penale e neanche il risarcimento del danno; 
2. L'inviolabilità o immunità penale, la libertà dei parlamentari non può essere limitata se non prima di una
speciale autorizzazione a procedere della Camera cui appartengono che deve essere richiesta per: 
a. L'arresto, tranne in cui il parlamentare viene visto in fragrante nel compiere il reato e, anche, per
l’arresto di una sentenza definitiva (irrevocabile, cioè che non può più farne ricorso); 
b. la perquisizione personale o domiciliare; 
c. l'intercettazione delle comunicazioni telefoniche, telematiche e il sequestro di corrispondenza. 
 
Fino a quando la Camera di appartenenza non ha concesso l’autorizzazione, il giudice non può compiere nessuno degli
atti appena specificati. 
 
L’autorizzazione a procedere dovrebbe essere negata solo in casi limitatissimi, quando vi sia il sospetto di una
persecuzione giudiziaria (fumus persecutionis). 
 
I casi di incompatibilità parlamentari 
La carica di parlamentare è incompatibile con altre cariche, per esempio quella di Presidente della Repubblica o di
Presidente, Assessore o consigliere regionale. 
 
L’indennità parlamentare 
I parlamentari ricevono un’indennità che, storicamente, era un corrispettivo per il danno derivante dal non potersi
dedicare ad altre attività. 
Oggi, invece, si tratta di una vera e propria retribuzione non rinunciabile. Essa è stabilita per legge, cioè dal Parlamento
stesso. 
 
I regolamenti delle Camere 
Le Camere sono organi di grandi dimensioni che richiedendo una complessa organizzazione interna.  
Ciascuna Camera adotta il proprio regolamento a maggioranza assoluta dei suoi componenti. 
 
I Presidenti delle Camere 
La Costituzione stabilisce che ciascuna Camera elegge fra i suoi componenti il Presidente e l'Ufficio di Presidenza. 
 
Il Presidente ha il compito di regolare l’attività di tutti gli organi del ramo del Parlamento che presiede facendone
rispettare il regolamento (deve essere imparziale). 
 
Le principali differenze i Presidenti delle Camere: 
1. il Presidente della Camera dei deputati, presidente il Parlamento in seduta comune; 
2. il Presidente del Senato della Repubblica, compensare il Presidente della Repubblica in caso di impedimento di
quest’ultimo.  
 
I gruppi parlamentari 
I gruppi parlamentari, sono l’unione dei membri di una Camera espressamente dello stesso partito. Ciascun
parlamentare deve, per forza, far parte di un gruppo e se non dichiara, entro pochi giorni della prima riunione, a quale
vuole aderire, viene assegnato al gruppo misto. 
 
I gruppi mantengono la disciplina di partito, orientando il voto dei propri iscritti nei limiti del fatto che i membri del
Parlamento non sono soggetti a vincolo di mandato e possono votare secondo coscienza; in questo ultimo caso, però, è
probabile che vadano incontro a sanzioni politiche, come l’espulsione dal gruppo stesso e la mancata ricandidatura nelle
successive elezioni. 
 
Le Commissioni parlamentari 
Le Commissioni parlamentari sono composte da parlamentari di tutti i gruppi, in proporzione al numero dei loro
membri. Le Commissioni servono ad agevolare il lavoro parlamentare. 
 
Le Commissioni possono essere: 
1. permanenti, sono stabiliti e necessari di ciascuna Camera, costituite all’inizio della legislatura e destinate a
rimanere in carica fino alla fine della stessa; esse sono quattordici in entrambi i rami del Parlamento; 
2. temporanee, durano in carica il tempo stabilito per l’adempimento della loro funzione. Un esempio è quello
delle Commissioni parlamentari d’inchiesta. Possono svolgere indagini e sentire testimoni sotto giuramento, ma
non possono emettere sentenze di condanna; 
3. bicamerali, sono formate in parte eguale dai rappresentanti delle due Camere (un esempio è la vigilanza dei
servizi radiotelevisivi). 
 
L’iniziativa legislativa 
La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere. Essa si esercita presentando al Presidente di una
delle due Camere una proposta di legge, cioè un testo legislativo redatto in articoli.  
 
Possono presentare proposte di legge: 
1. Il Governo, può presentare un disegno di legge, che è lo strumento principale per attuare il suo programma
politico esecutivo; 
2. I singoli parlamentari o i gruppi parlamentari, con le proposte di legge a più firme, esse esprimono interessi
particolari, la gran parte non viene nemmeno discussa della Camere e quelle che arrivano all’approvazione, spesso
consistono in “leggine” a favore di questo o quel gruppo sociale; 
3. Il CNEL, può formulare proposte di legge su materie economiche e sociali; 
4. 50.000 elettori, è prevista per consentire a gruppi di opinione di presentare esigenze non rappresentate dai
partiti.; 
5. Le Regioni, per esprimere le richieste delle comunità territoriali rappresentando i rimpettivi “interessi
regionali”. 
 
L’esame e l’approvazione 
Ogni progetto di legge deve prima di tutto essere esaminato dalla Commissione permanente competente e dopo può
essere discusso dalla Camera. Le funzioni che svolge la Commissione variano a seconda dei procedimenti (sono di 3
tipi, due dei quali sono procedimenti abbreviati). 
 
1. Procedimento ordinario o per Commissione referente: prevede che il progetto di legge venga attribuito
all’esame preliminare di una o più Commissioni permanenti competenti per materia. La Commissione unifica le
diverse proposte di legge presentate sui medesimi argomenti e cerca i punti d’incontro tra le differenti posizioni
politiche. A questo punto, il Presidente della Commissione espone le linee generali della proposta di legge
provocando, prima, una discussione generale, poi, articolo per articolo fino alla votazione di tutti gli emendamenti. 
Infine, si predispone una relazione da “inviarsi” all’assemblea plenaria di Montecitorio o di Palazzo 
Madama insieme al testo redatto e votato dalla Commissione stessa. 
L’assemblea, a questo punto, procede a una nuova discussione e poi alla votazione.  
Il voto parlamentare può essere segreto o palese.  
[Segreto è il voto che si esprime mettendo una pallina bianca o una nera nell’urna, o su schede anonime. Palese
è il voto per appello nominale, cioè quando il deputato o il senatore deve dichiarare il proprio voto a voce o per
alzata di mano].   
La votazione avviene separatamente, articolo per articolo, e alla fine, sulla legge nel suo complesso. Sugli
articoli, i parlamentari e il Governo hanno la possibilità di proporre ulteriori emendamenti soppressivi,
modificativi o aggiuntivi rispetto al testo originale. A causa di ciò, però, spesso accade che il testo della
proposta iniziale venga stravolto completamente. 
 
2. Procedimento legislativo decentrato, implica che l’esame del progetto e la sua approvazione si svolgano
nell’ambito della Commissione competente (assume un compito deliberativo o legislativo). 
Questa procedura è una caratteristica del nostro ordinamento ereditata dal fascismo e quindi per evitare i “colpi
di stato”, la Costituzione: 
a. esclude l’approvazione in Commissione delle leggi di maggiore importanza, devono quindi
intraprendere la procedura legislativa ordinaria (le leggi in materia costituzionale ed elettorale,
di delegazione legislativa, di autorizzazione alla ratifica dei Trattati internazionali e di approvazione dei
bilanci e dei conti consuntivi); 
b. consente al Governo a un decimo dei componenti dell’assemblea o a un quinto dei membri della
Commissione, di richiedere lo spostamento dei lavori all’assemblea, per la discussione e la votazione o
anche solo la votazione finale. 
 
3. Procedimento per Commissione redigente: consiste nell’approvazione definitiva che è affidata alla Camera dei
deputati e al Senato. 
 
Il procedimento legislativo deve avere il doppio voto conforme delle Camere; se invece una delle due vuole approvare
delle modifiche, il procedimento ritorna ancora una volta all’altra Camera, fino a quando tutte le due Camere saranno
d’accordo.  
La necessità di questo “andare e venire”, che si denomina navetta (conseguenza del bicameralismo perfetto). 
 
La promulgazione della legge 
Conclusa la fase dell’approvazione, la legge è perfetta, ma non ancora efficace, ossia produttiva di effetti giuridici. 
 
A questo punto la legge viene inviata al Presidente della Repubblica, egli può rifiutare di promulgare delle leggi solo
quando siano gravemente incostituzionali, invece, quando ha obiezioni sulla loro opportunità o conformità alla
Costituzione, può rinviarle alle Camere chiedendo una nuova deliberazione che tenga conto dei suoi consigli.  
 
In caso di riapprovazione il Presidente è tenuto comunque a promulgarle. Poiché l’opposizione del Presidente non è
definitiva (veto sospensivo). 
 
La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale 
La legge promulgata viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. 
 
Essa entra in vigore il 15° giorno successivo alla pubblicazione. L’intervallo tra la pubblicazione della legge e la sua
entrata in vigore si chiama vacatio legis, serve ai destinatari di prendere conoscenza.  
 
In caso di urgenza le Camere possono eliminare la vacatio legis, decidendo che la legge entri in vigore
immediatamente, se invece, il testo è particolarmente complesso, il periodo di tempo può essere prolungato. 
 
La legislazione costituzionale 
La Costituzione italiana è una Costituzione rigida la cui revisione costituzionale è soggetta a un particolare
procedimento con cui devono anche essere approvate le altre leggi costituzionali previste dalla stessa legge
fondamentale per l’integrazione di sue diposizioni. 
 
Il procedimento  
Il procedimento previsto per queste leggi è simile a quello legislativo ordinario, ma più aggravato.  
 
Le particolarità sono che: 
1. la proposta di legge costituzionale deve essere approvata due volte da ciascuna Camera non oltre a tre mesi
dalla precedente decisione; 
2. mentre per le due prime deliberazioni nulla è detto circa la maggioranza richiesta, vale la maggioranza relativa,
per le due seconde deliberazioni occorre la maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera; 
3. la legge così approvata viene, poi, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale per consentire di richiedere su di essa un
referendum popolare (o referendum costituzionale abrogativo).  
Che può essere richiesto da: 
a. 50.000 elettori; 
b. 5 Consigli regionali; 
c. 1/5 dei componenti della ciascuna Camera. 
 
Il referendum è escluso quando nelle due seconde deliberazioni delle Camere si sia raggiunta l’alta maggioranza dei 2/3
dei componenti. In questo caso si presume, la conformità tra volontà del Parlamento e volontà dei cittadini.  
 
I limiti alla revisione costituzionale 
Non tutta la Costituzione è revisionabile; infatti, prevede dei limiti alla sua modificabilità per salvaguardare i suoi
principi essenziali. Se una legge di revisione costituzionale pretendesse di oltrepassali, sarebbe invalida e la Corte
costituzionale potrebbe annullarla. 
 
I limiti alla revisione costituzionale consistono: 
1. nella forma di Governo repubblicana; 
2. nel principio democratico; 
3. nei diritti della persona umana. 
 

La mediazione dei partiti  


La presenza dei partiti politici fa sì che gli eletti in Parlamento siano prevalentemente uomini dei partiti (il Parlamento è
detto, che è un Parlamento di partiti). 
 
Il Parlamento non è composto da individui che si comportano liberamente, ma essi seguono le indicazioni che
provengono dal Parlamento stesso. 
 
Per questo motivo si piò dire che la democrazia rappresentativa è mediata dalla presenza dei partiti, che può essere sia
un collegamento che un ostacolo tra il popolo e il Parlamento.  
 
[Più i partiti riescono a soddisfare le esigenze della società, più il Parlamento sarà un organo democratico. Ma se invece
vi è un distacco, tra società e politica, perché i partiti intendo fare solo i propri interessi, essi saranno di ostacolo alla
democrazia. Così facendo la democrazia rappresentativa si trasforma in una oligarchia di partiti.] 
 
I partiti come associazioni di cittadini 
L’art. 49 Cost. Riconosce a tutti i cittadini il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo
democratico a determinare la politica nazionale. Tutti i partiti sono ammessi, l’unico non riconosciuto è il partito
fascista. 
 
I partiti sono delle associazioni composte dai cittadini (garantite dall’art. 18 Cost), che raccolgono e organizzano coloro
che professano le stesse idee politiche e intendono unirsi per farle valere in modo più efficace. 
 
I compiti tipici dei partiti sono: 
1. Organizzare politicamente i cittadini, elaborando le proprie proposte politiche e, sulla base di queste, chiedere
adesioni; 
2. Selezionare i candidati per le elezioni; 
3. Organizzare gli eletti, in modo che essi agiscano conformemente alle indicazioni dei partiti ai quali
appartengono; 
4. Mantenere vivi il collegamento tra gli eletti e gli elettori, nell’intervallo tra una elezione e quella successiva.  
 
I partiti sono tra le associazioni non riconosciute, questo è una garanzia della loro massima autonomia, perché non si
fanno controlli della pubblica autorità. 
 
 
 
 
 

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