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IL PARLAMENTO
Le due Camere hanno le stesse funzioni e gli stessi poteri (bicameralismo perfetto), di conseguenza
le decisioni devono essere adottate da entrambi i rami del Parlamento. Questa modalità, finalizzata
a “raffreddare il procedimento legislativo e meditare le decisioni da assumere”, così come sostenuto
nell’Assemblea costituente da Einaudi, di fatto rende farraginoso e complesso l’iter legislativo.
Il Parlamento in passato ha lavorato, ad una modifica della Costituzione che, tra l’altro, voleva abolire
il bicameralismo perfetto. La riforma costituzionale avviata nel 2015 prevedeva un Senato non
elettivo, composto da rappresentanti delle Regioni e non più organo legislativo con pieni poteri. Si
trattava, dunque, di introdurre in Italia, alla stregua degli altri Paesi europei, il bicameralismo
imperfetto. L’esito negativo del referendum costituzionale ha bloccato l’iter della riforma.
DUE CAMERE
Le due Camere, si differenziano in parte per:
ELETTORATO ATTIVO
i deputati sono eletti dagli elettori che hanno compiuto il 18° anno di età
i senatori sono eletti dagli elettori che hanno superato il 18°anno di età
ELETTORATO PASSIVO
sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che hanno compiuto 25 anni
sono eleggibili a senatori tutti gli elettori che hanno compiuto 40 anni
[Nota: Quanto all’elettorato attivo l’attuale limite di età dai 18 anni anche per il voto per il senato è
stato introdotto con legge costituzionale del 18 ottobre 2021 n.1 di riforma dell’art.58 della
Costituzione, laddove il precedente limite di età era dai 25 anni]
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Il numero dei deputati è attualmente 400, il numero dei senatori elettivi è di 200. A questi ultimi si
aggiungono i senatori a vita, alcuni, membri elettivi, nominati dal Presidente della Repubblica tra
coloro che “hanno illustrato la Patria nel campo sociale, scientifico, artistico o letterario” altri, gli ex
Presidenti della Repubblica, membri di diritto.
[Nota: Quanto ai parlamentari eletti il referendum costituzionale del settembre 2020 ha ridotto il
numero portandolo a quello attuale laddove in precedenza il numero dei parlamentari eletti era di 630
deputati e 315 senatori, più i senatori a vita -questa riforma è entrata in vigore con la presente
legislatura all’esito del voto del 25 settembre 2022-]
I SISTEMI ELETTORALI
I candidati alle elezioni sono in numero più alto rispetto ai seggi da ricoprire. L’insieme delle regole
che consentono di definire quali tra i candidati otterranno effettivamente un seggio nell’organo per il
quale si vota viene definito sistema elettorale (il sistema elettorale “trasforma” i voti in seggi) . Il
sistema elettorale viene adottato con una legge, la legge elettorale, che può prevedere meccanismi
diversi in base alla tipologia di votazione: nazionale (se si eleggono le Camere), regionale (se si
eleggono Presidenti di Regioni e Consigli regionali), locale (se si eleggono Sindaci e Consigli
comunali), comunitaria (se si eleggono i membri del Parlamento europeo).
Il sistema maggioritario si basa su collegi uninominali, cioè aree in cui viene eletto un unico
candidato, quello che ha ottenuto più voti. Questo sistema consente di avere in Parlamento solo la
rappresentanza dei partiti più grandi, e quindi rende più facile la governabilità del Paese, ma è
considerato meno democratico.
Il sistema proporzionale si basa su collegi plurinominali, cioè aree del territorio in cui vengono
eletti più candidati. I voti sono ripartiti tra le diverse liste di candidati e in proporzione ai voti ottenuti,
sono nominati i candidati delle liste che hanno avuto più voti. Il sistema proporzionale garantisce una
maggiore rappresentatività, ma può causare un eccessivo frazionamento delle forze politiche presenti
in Parlamento, circostanza, questa, che rende più difficile governare in modo stabile.
La legge elettorale che disciplina le elezioni per il Parlamento italiano è stata modificata più volte.
Le elezioni, avvenute quasi sempre con il sistema proporzionale, dal 1993 hanno visto l’adozione di
modelli che si sono avvicinati al maggioritario per garantire maggiore stabilità. L’attuale legge
elettorale chiamata Rosatellum dal nome del deputato che l’ha proposta, (e che segue le precedenti
leggi elettorali, il Porcellum e l’Italicum, contenenti dei profili di illegittimità costituzionale) prevede
un sistema di tipo misto (circa un terzo dei parlamentari (il 36%), eletto con un sistema
maggioritario e i restanti 2/3 (il 64%) con un sistema proporzionale, sulla base di un listino bloccato,
un elenco di candidati indicati dal partito che gli elettori non possono scegliere. Prevede inoltre soglie
di sbarramento (cioè una percentuale minima di voti da raggiungere per riuscire ad essere eletti) del
3% o del 10% per le coalizioni e garantisce la parità di genere.
LEGISLATURE
Tra gli organi costituzionali, il Parlamento è l’unico ad essere scelto direttamente dai cittadini
attraverso le elezioni politiche. “La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti
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per cinque anni” (art. 60, 1 c. Cost.). Tale periodo, chiamato legislatura, può anche essere inferiore
se le Camere vengono anticipatamente sciolte dal Presidente della Repubblica.
Per evitare un vuoto di potere, anche quando sono sciolte, le Camere continuano a svolgere le loro
funzioni fino alla prima riunione delle nuove Camere (cosiddetta prorogatio).
Nessuna norma costituzionale indica le cause al verificarsi delle quali il Presidente della Repubblica
può sciogliere anticipatamente le Camere. In mancanza di regole costituzionali, l’esercizio di
questo potere è ritenuto legittimo solo in casi eccezionali: quando i rapporti tra Parlamento e Governo
non sono più basati sulla fiducia e si registrano insanabili contrasti tra le forze politiche. In questo
caso, il Presidente della Repubblica verificato che il sistema istituzionale non funziona più e,
ritenendo inadeguate altre soluzioni, indice nuove elezioni. Il Presidente però non può sciogliere
anticipatamente le Camere nel semestre bianco, cioè negli ultimi 6 mesi del suo mandato.
Ciascuna Camera adotta il proprio regolamento interno contenente le norme per il funzionamento
dell’assemblea ed elegge tra i suoi componenti un Presidente che dirige i lavori parlamentari in
modo imparziale, garantisce l’applicazione dei regolamenti parlamentari, mantiene l’ordine
all’interno delle sedute (art. 63 Cost.).
I Presidenti di Senato e Camera sono rispettivamente la seconda e la terza carica più importanti
dello Stato, dopo il Presidente della Repubblica. A loro, oltre alla funzione di presiedere le Camere,
la Costituzione attribuisce un’ulteriore funzione. Il Presidente del Senato svolge la funzione
di supplente del Capo dello Stato in determinate situazioni e il Presidente della Camera presiede il
Parlamento in seduta comune.
Oltre al Presidente e all’Ufficio di presidenza, gli organi previsti dai regolamenti per consentire il
funzionamento di ciascuna Camera sono: i gruppi parlamentari e le commissioni permanenti.
I gruppi parlamentari sono composti da parlamentari appartenenti a una medesima forza politica.
Si può comunque essere eletti per una forza politica per poi passare ad un’altra durante la stessa
legislatura.
Dalle commissioni permanenti, che rimangono in carica per tutta la legislatura, si distinguono
le commissioni speciali, che si sciolgono una volta compiuto il loro compito. Sono commissioni
speciali anche le commissioni d’inchiesta, incaricate di svolgere indagini su materie di pubblico
interesse.
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COME DELIBERA IL PARLAMENTO
Il Parlamento decide attraverso il voto di cui ogni parlamentare è titolare. Ogni Camera può
deliberare se, al momento della votazione, è presente in aula la maggioranza dei suoi membri
(quorum costitutivo o numero legale). I provvedimenti per essere approvati, richiedono
maggioranze diverse (quorum deliberativo) in base all’importanza della materia da trattare:
Nella maggior parte dei casi il Parlamento delibera a voto o scrutinio palese. In alcuni casi
circoscritti si ricorre allo scrutinio segreto (ad es. per la votazione del Presidente della
Repubblica). Di regola, le sedute delle Camere sono pubbliche per garantire il controllo
dell’opinione pubblica.
a) iniziativa legislativa: Consiste nel potere di presentare al Parlamento una proposta di legge, cioè
un testo di legge già redatto in articoli. La Costituzione attribuisce a 5 soggetti questa iniziativa:
La proposta di legge deve essere presentata indifferentemente al Presidente di una delle due Camere.
b) discussione e approvazione: Una volta presentata alla Camera, la proposta di legge deve essere
letta, esaminata, discussa in aula ed eventualmente approvata.
Per arrivare all’approvazione di una legge esistono principalmente due procedure diverse:
In conseguenza del bicameralismo perfetto, l’approvazione di una sola Camera non è sufficiente a
far nascere una legge, ma occorre una conforme deliberazione di entrambi i rami del Parlamento.
Solo quando entrambe le Camere approvano lo stesso testo, la legge si perfeziona. Il passaggio della
legge da un ramo all’altro del Parlamento prende il nome di spola o navetta.
d) pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale: La legge viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. La
pubblicazione fa scattare una presunzione di conoscenza, cioè la legge si presume nota a tutti i
cittadini (“ignorantia legis non excusat”). La legge entra in vigore, cioè inizia a produrre effetti di
solito dopo 15 giorni dalla pubblicazione. L’intervallo di tempo tra pubblicazione ed entrata in
vigore è detto “vacatio legis” (periodo di “mancanza della legge”).
Funzione di indirizzo politico: La funzione di indirizzo politico consiste nel partecipare alla
definizione dei più importanti obiettivi che lo Stato deve perseguire e nella scelta degli strumenti
necessari per raggiungerli. La scelta degli strumenti e degli obiettivi è una competenza attribuita
al Governo, anche se il Parlamento vi partecipa attivamente quando il Governo richiede la fiducia.
Lo stesso Parlamento, oltre ad accordare, può anche in qualunque momento, con una mozione di
sfiducia, revocare la fiducia.
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato, assicura il rispetto della Costituzione da parte
degli altri organi costituzionali e garantisce l’equilibrato e corretto funzionamento, nel rispetto del
principio della separazione dei poteri, del nostro sistema costituzionale. Si tratta di un
organo imparziale che deve essere sempre dalla «parte» della Costituzione e rappresentare l’unità
nazionale (Art. 87 Cost.): deve cioè rappresentare tutti gli italiani e non una parte politica (la
maggioranza al governo) contrapposta ad un’altra parte (la minoranza all’opposizione).
In base all’art. 84 Cost. il Presidente della Repubblica per essere eletto deve avere i seguenti
requisiti: la cittadinanza italiana, il godimento dei diritti civili e politici, almeno 50 anni d’età.
Non è necessario quindi essere un politico anche se in genere la scelta ricade su personalità politiche,
che abbiano grande equilibrio e valore e che hanno rivestito un alto ruolo istituzionale.
La “casa” del Presidente della Repubblica è il “Palazzo del Quirinale”, che prende il nome
dell’omonimo colle più alto di Roma.
Il Presidente della Repubblica non viene eletto dai cittadini come accade in alcuni Stati (ad esempio
la Francia) ma è eletto dal Parlamento in seduta comune (Camera e Senato riuniti), integrato da tre
delegati per ogni Regione (1 per la Valle d’Aosta) designati dai Consigli comunali in modo che il
Presidente sia espressione di tutto il popolo.
L’elezione avviene a scrutinio segreto per favorire una scelta autonoma rispetto alle indicazioni dei
partiti politici e senza candidature ufficiali. E’ eletto Presidente colui che ottiene il voto di almeno
due terzi (maggioranza qualificata) dell’assemblea in uno dei primi tre scrutini. Se non si
raggiunge tale quorum, dal quarto scrutinio in poi è eletto Presidente colui che ottiene il voto della
maggioranza assoluta dell’assemblea.
Le elevate maggioranze richieste rendono necessario un ampio consenso tra le forze politiche. Questo
per far sì che il Presidente della Repubblica sia il “Presidente di tutti” in grado di garantire gli
equilibri tra i poteri dello Stato.
Il Presidente della Repubblica rimane in carica per 7 anni, detti settennato. I sette anni cominciano a
decorrere dal giorno in cui il Presidente presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza
alla Costituzione, dinanzi al Parlamento in seduta comune. Scaduto il mandato, il Presidente diventa
di diritto senatore a vita, sempre che non venga rieletto. Le funzioni del Presidente della Repubblica,
in ogni caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal Presidente del Senato (Art. 86
Cost.). L’impedimento può essere permanente, come in caso di morte o di dimissioni,
o temporaneo, come nel caso dei viaggi all’estero o di malattia.
Il Presidente della Repubblica è una figura super partes, cioè al di sopra delle parti politiche ma anche
al di fuori dei tra classici poteri dello Stato, legislativo, esecutivo, giudiziario. In questa posizione
di arbitro imparziale svolge il suo ruolo di garante della Costituzione e come tale entra in rapporto
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con tutti e tre i poteri dello Stato nei confronti dei quali esercita un ruolo di stimolo, di moderazione e
di garanzia.
Per far sì che il Presidente della Repubblica possa svolgere il suo ruolo di garante in autonomia dagli
altri organi dello Stato e senza subire pressioni politiche, la Costituzione afferma che il Presidente
della Repubblica è politicamente irresponsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue
funzioni (art.90 Cost.). La responsabilità politica degli atti presidenziali è assunta dai ministri
proponenti (quelli competenti per materia), che controfirmano gli atti del Presidente della Repubblica.
La Costituzione prevede due soli casi, di difficile configurazione, in cui l’irresponsabilità del
Presidente viene meno:
- l’attentato alla Costituzione, cioè ogni comportamento doloso volto a sovvertire con
mezzi illeciti l’ordine costituzionale e i valori fondamentali della nostra Costituzione.
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Se commette uno di questi reati, il Presidente può essere messo in stato d’accusa dal Parlamento in
seduta comune (art. 90 Cost.) e giudicato dalla Corte costituzionale.
IL VESSILLO DISTINTIVO
Tra i simboli della nostra Repubblica c’è lo stendardo presidenziale vessillo distintivo del Presidente
della Repubblica che lo segue in tutti i suoi sposamenti.
Il vessillo presidenziale
IL GOVERNO
Il Governo è l’organo titolare del potere esecutivo: si occupa di guidare il Paese dando concreta
attuazione alle scelte legislative operate dal Parlamento. Il Governo ha dunque il compito di guidare
il Paese realizzando gli obiettivi ritenuti più importanti per lo sviluppo e il benessere dello stesso.
Tale potere viene esercitato attraverso tre diverse funzioni: politica, esecutiva e legislativa.
L’attività del Governo però non è soltanto esecutiva, ma anche di iniziativa e d’impulso. La parola
stessa governo deriva da “gubernum” che in latino indica il “timone della nave” cioè il luogo di
comando, di direzione. Il Governo, infatti, dà la rotta alla politica dello Stato individuando i bisogni
collettivi più urgenti e le misure per soddisfarli. In quest’ottica il Governo esercita il suo potere
di iniziativa legislativa presentando al Parlamento i disegni di legge utili a realizzare il proprio
programma.
La sede del Governo della Repubblica italiana dal 1961 è “Palazzo Chigi” a Roma.
Il Governo è un organo complesso (cioè formato da più soggetti) come indicato nell’art. 92 della
Costituzione che recita “Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei
Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri”. Tra il presidente del Consiglio e i
ministri non vi è un rapporto gerarchico. Il Presidente, infatti, è un primus inter pares, ma non è un
vero e proprio “primo ministro” in quanto non può dare ordini ai ministri riguardo l’organizzazione
del loro ministero e non può revocare i ministri né obbligarli a dimettersi.
La funzione politica
La funzione politica consiste nell’analisi della situazione generale dello Stato e nella conseguente
scelta degli obiettivi da raggiungere. Gli obiettivi, sintetizzati nel programma che il Governo
presenta al Parlamento al momento della richiesta della fiducia, saranno realizzati soprattutto
attraverso la presentazione di proposte di legge.
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La funzione esecutiva
La funzione esecutiva consiste nella realizzazione di azioni concrete tese al raggiungimento degli
obiettivi prefissati. Si tratta di obiettivi di tipo nazionale e anche di obiettivi di tipo internazionale,
quali quelli stabiliti dall’Unione europea. Per raggiungere le sue finalità il Governo deve avere a
disposizione risorse necessarie e per questo motivo ogni anno viene predisposto il bilancio dello
Stato.
La funzione legislativa
Per poter attuare gli obiettivi politici che il Governo si è prefissato occorre che gli stessi si traducano
in provvedimenti legislativi. Per questo motivo il Governo svolge anche una funzione legislativa,
e partecipa alla definizione delle leggi con diverse modalità: può presentare al Parlamento proposte
di legge; può emanare i decreti legge; può collaborare con il Parlamento per l’emanazione di decreti
legislativi; può emanare i regolamenti amministrativi.
Il Presidente del Consiglio è il capo del Governo, è nominato dal Presidente della Repubblica,
dirige la politica generale del Governo, coordina e promuove l’attività dei ministri.
I Ministri (con portafoglio) sono a capo dei ministeri o dicasteri, cioè i settori in cui è divisa la
Pubblica amministrazione, sono dotati di un proprio budget di spesa (il portafoglio appunto) da
destinare al proprio settore di riferimento. Sono nominati dal Presidente della Repubblica, su
proposta del Presidente del Consiglio.
Il Consiglio dei ministri ha il compito di determinare la politica generale del Governo, di assicurare
l’unità dell’azione governativa ed è formato da tutti i ministri e dal Presidente del Consiglio che lo
presiede e coordina.
Fanno parte del Governo altri soggetti, non previsti dalla Costituzione, ma introdotti da leggi
ordinarie: - Vicepresidente del Consiglio dei ministri che sostituisce il Presidente in caso di un suo
impedimento; - Ministri senza portafoglio, a differenza dei ministri con portafoglio, non sono posti
a capo di un ministero e non dispongono di fondi propri per realizzare delle attività, ma si limitano a
promuovere proposte di legge nel settore di riferimento. Il loro numero è variabile e viene deciso ad
ogni nuova formazione di Governo; - Sottosegretari che aiutano i ministri nell’esercizio delle loro
funzioni; - Commissari straordinari incaricati di realizzare alcuni obiettivi specifici del Governo
(ad esempio negli anni passati creati per la ricostruzione delle zone terremotate o per la lotta contro
la mafia e, più di recente, i commissari straordinari Arcuri e Figliuolo, nominati per l’attuazione e il
coordinamento delle misure di contrasto per l’emergenza epidemiologica COVID-19).
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Governo) per individuare la persona cui affidare l’incarico di formare il nuovo
Governo. Di norma si tratta del leader della coalizione uscita vincitrice dalle elezioni.
2. Al termine il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio e, su
proposta di quest’ultimo, anche i Ministri.
3. Il Presidente del Consiglio e i Ministri giurano fedeltà alla Repubblica nelle mani del
Presidente della Repubblica. Ora il Governo è in carica ma non ancora nel pieno dei
suoi poteri.
4. Entro 10 giorni dalla nomina il Governo si presenta alle Camere per illustrare il proprio
programma e ottenere il voto di fiducia.In caso di impossibilità di formare un nuovo
Governo, il Presidente della Repubblica scioglie le Camere per andare a elezioni
anticipate. Il Governo uscente resta in carica per gli affari correnti, come la
conversione dei decreti in scadenza.
Nel caso in cui anche una sola Camera neghi il sostegno al programma politico del Governo, o approvi
la mozione di sfiducia, il Governo deve rassegnare le dimissioni. Una crisi di questo tipo, cioè
conseguente alla rottura del rapporto di fiducia, è detta crisi parlamentare. Di fatto, però, quasi
tutte le crisi governative che si sono verificate in Italia sono state crisi extraparlamentari, che si
verificano quando il Governo si dimette di sua iniziativa, dopo aver constatato di non potere più
godere della fiducia del parlamento.
I DECRETI LEGGE
Così come stabilisce l’art. 77 della Costituzione il Governo può in alcuni casi, adottare
provvedimenti che hanno forza di legge, cioè lo stesso valore di una legge del Parlamento: i decreti
legge, possono essere adottati solo in casi straordinari di necessità ed urgenza, cioè quando non si
possono attendere i lunghi tempi dell’iter legislativo.
I decreti legge sono provvisori, poiché hanno una durata massima di 60 giorni, trascorsi i quali
decadono (cioè perdono efficacia) se il Parlamento non li converte in legge. In quanto urgenti, i decreti
legge entrano in vigore subito dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, senza alcuna vacatio.
I DECRETI LEGISLATIVI
I decreti legislativi, sono emanati dal Governo in base a una legge delega del Parlamento.
La delega è l’atto con cui un soggetto, titolare di un certo potere, trasferisce questa sua prerogativa
ad un altro soggetto. Nella delega è indicato l’oggetto del decreto legislativo, i criteri e
i principi che il Governo deve rispettare e il termine di tempo entro cui deve essere emanato il
decreto legislativo. A differenza dei decreti legge, i decreti legislativi non devono essere convertiti in
legge perché il Governo ha già ricevuto il via libera dal Parlamento mediante la legge delega.
Il decreto legislativo viene solitamente utilizzato per recepire nel nostro ordinamento direttive
dell’Unione europea o per leggi in materia tecnica o in materie particolarmente complesse per
l’approvazione delle quali, si bloccherebbe per molto tempo l’attività parlamentare.
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LA CORTE COSTITUZIONALE
In Italia il controllo sulla legittimità costituzionale delle leggi è attribuito ad un giudice speciale,
la Corte costituzionale, voluta dall’Assemblea costituente come custode dei valori inseriti nella
Costituzione. La Costituzione italiana infatti è rigida: ciò significa che il testo entrato in vigore nel
1948, non può essere modificato in modo arbitrario dalla maggioranza (così come era stato fatto dello
Statuto Alberino, costituzione flessibile), attraverso l’ordinario processo legislativo, ma con una
speciale procedura di revisione, detta aggravata. Quando una Costituzione è rigida, ha un valore
superiore alle leggi, si pone dunque al vertice di una scala gerarchica e le altre fonti del diritto non
possono essere in contrasto con essa. La Corte Costituzionale si occupa di questo controllo.
Composizione
La Corte costituzionale ha sede nel Palazzo della Consulta a Roma ed è composta da 15 giudici, scelti
tra persone particolarmente qualificate e di comprovata esperienza: professori, avvocati, giudici.
I giudici costituzionali restano in carica per nove anni e non possono essere rieletti. Dunque, la Corte
è soggetta a frequenti e parziali ricambi volti a impedirne l’invecchiamento. Il Presidente, invece,
eletto dai membri stessi rimane in carica 3 anni ed è rieleggibile.
Funzioni
Le funzioni della Corte costituzionale sono espresse nell’Art. 134 Cost.
a) Giudizio sulla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge
La Corte costituzionale non può esaminare di propria iniziativa gli atti legislativi per verificarne la conformità
alla Costituzione, né i cittadini possono accedere direttamente alla Corte per difendere i propri diritti.
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Il giudizio di legittimità costituzionale dunque può instaurarsi solo attraverso due vie:
Oltre al giudizio di legittimità costituzionale, alla Corte, spetta anche il giudizio sui conflitti di
attribuzione che si verificano quando un organo invade le competenze di un altro. I conflitti di
attribuzione sorgono tra organi appartenenti ai poteri diversi dello Stato (Parlamento, Governo,
Magistratura, Presidente della Repubblica, ecc.).
Nella storia repubblicana non è mai accaduto che un Presidente della Repubblica sia stato posto in
stato d’accusa dal Parlamento a Camere riunite per aver commesso i reati di alto tradimento
o attentato alla Costituzione. Al verificarsi di questa particolare ipotesi, la Costituzione ha previsto,
che il Presidente sia giudicato dalla Corte costituzionale.
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LA MAGISTRATURA
La funzione giurisdizionale consiste nell’applicare la legge generale e astratta – (art. 624 c.p.
“Chiunque s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene,…”) – ai fatti della
vita, che sono particolari e concreti (Tizio è entrato a casa di Caio e ha rubato un quadro di valore).
E dunque, consiste nel lasciar “dire … al diritto” (iuris dictio) sui confini delle relazioni umane, su
ciò che è lecito, illecito, permesso, vietato.
L’ATTIVITA’ GIURISDIZIONALE
Per consentire una gestione più efficiente della giustizia, l’attività giurisdizionale è divisa in tre
grandi settori :
• giurisdizione civile
• giurisdizione penale
• giurisdizione amministrativa.
In tutti i casi, dopo una procedura che prende il nome di processo, si perviene ad
una sentenza pronunciata dal giudice e vincolante per le parti.
Il nostro ordinamento prevede tre gradi di giudizio. La parte che nel processo di primo grado riceve
una sentenza sfavorevole la può impugnare davanti ad un altro giudice, attivando così un giudizio di
secondo grado o di appello. Questo secondo grado può confermare la sentenza di primo grado ma
potrebbe anche ribaltarla. Anche la sentenza di appello può essere impugnata davanti alla Corte di
Cassazione, ma con una differenza rispetto ai primi due gradi di giudizio: la Corte di Cassazione è
solo giudice di legittimità e non di merito. Essa cioè verifica solo se la legge è stata applicata
correttamente (legittimità), senza ridiscutere e riesaminare i fatti della causa (merito).
Quando una sentenza non può essere più impugnata – perché sono scaduti i termini dell’appello o
perché si è raggiunto il giudizio della Cassazione – si dice che passa in giudicato, cioè diventa
definitiva. La Corte di Cassazione è infatti l’organo “di chiusura” del sistema giudiziario.
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I RAPPORTI INTERNAZIONALI
GLI ART. 10 e 11 DELLA COSTITUZIONE
Articolo 10
L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente
riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati
internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche
garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le
condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.
Articolo 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali;
consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
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