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Il Parlamento

I parlamenti rimangono parte essenziale dei sistemi politici contemporanei. Essi esercitano

funzioni fondamentali e insostituibili di rappresentanza, di produzione legislativa, di controllo del

governo e, nel caso dei sistemi parlamentari, di legittimazione del governo stesso. La loro struttura

muta sensibilmente da paese a paese in relazione a diversi fattori esterni, tra cui hanno particolare

rilievo il sistema elettorale (elezioni) e la configurazione del sistema dei partiti (monopartitismo,

bipartitismo, multipartitismo). Per ciò che riguarda la struttura più propriamente interna dei

parlamenti, essi si distinguono in monocamerali (una sola Camera) e bicamerali (due Camere).

Questi ultimi, che sono più diffusi, rispondono all’esigenza di una più salda separazione dei poteri

e al bisogno di controbilanciare le tendenze politiche della prima Camera con una seconda Camera

più ristretta, oppure eletta secondo diversi criteri, oppure ancora – come avviene di regola negli

Stati federali (come gli Stati Uniti) – formata su base territoriale, per rispondere alle esigenze delle

singole unità politiche federate.

L’organizzazione delle assemblee parlamentari ha raggiunto un grado elevato di articolazione.

Accanto all’istituto della presidenza, le principali articolazioni dei parlamenti contemporanei sono

date per un verso dalle commissioni parlamentari (per lo più specializzate in determinate materie

– il bilancio, la politica estera, e così via – che vengono preliminarmente trattate prima di giungere

in aula) e per un altro verso dai gruppi parlamentari (sostanzialmente espressione dei partiti,

schierati con la maggioranza o all’opposizione), la cui condotta è fissata da complessi regolamenti

parlamentari.

Il Parlamento italiano

Il Parlamento italiano è sorto nel 1861 sul modello del parlamento istituito nel 1848, nel Regno di

Piemonte e Sardegna, dallo Statuto albertino. Da allora e fino al 1939, quando il fascismo lo abolì

sostituendolo con la Camera dei fasci e delle corporazioni, esso ebbe una struttura bicamerale, con

un Senato di nomina regia e una Camera dei deputati eletta dapprima a suffragio ristretto e poi, a

partire dal 1913-18, a suffragio universale maschile. Formalmente inquadrato in un sistema


politico di tipo costituzionale, in cui cioè il governo è responsabile del proprio operato soltanto di

fronte al sovrano, di fatto il Parlamento italiano fu investito di importanti poteri di indirizzo e di

legittimazione del governo per tutta l’epoca liberale.

Dopo la caduta del fascismo e la Seconda guerra mondiale, la Costituzione repubblicana (1948) ha

istituito un regime pienamente e compiutamente parlamentare, fondato cioè su un rapporto di

fiducia e responsabilità tra governo e Parlamento. In tale regime il Parlamento è bicamerale ed

entrambe le Camere – la Camera dei deputati e il Senato – sono elette a suffragio universale

maschile e femminile.

Il Parlamento, nell'ordinamento italiano, è l'organo costituzionale cui è attribuito l'esercizio della

funzione legislativa. Ha una struttura di tipo bicamerale, componendosi della Camera dei deputati

e del Senato della Repubblica, ed è contemplato dal Titolo I della parte seconda della Costituzione;

nell'Italia monarchica si articolava, secondo quanto previsto dallo Statuto Albertino, in Camera dei

deputati e Senato del Regno.

Il Palazzo Montecitorio ospita la Camera dei deputati della Repubblica Italiana, uno dei due rami

del parlamento. Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica.

Composizione

Il principio di base su cui è stato determinato il numero dei parlamentari è la proporzione fra

cittadini e parlamentari. Fra il 1948 e il 1963 il numero era mobile, mentre era fisso il rapporto con

la popolazione: un deputato ogni 80.000 abitanti e un senatore ogni 200.000. La legge

costituzionale n. 2 del 1963 ha fissato il numero di parlamentari. La Camera dei deputati

comprende 630 deputati eletti da tutti i cittadini che abbiano compiuto 18 anni, mentre sono

eleggibili tutti i cittadini che abbiano compiuto almeno 25 anni.

Il Senato invece comprende 315 senatori eletti dai cittadini che abbiano compiuto 25 anni, mentre

sono eleggibili tutti i cittadini che abbiano compiuto almeno 40 anni (art. 56 e 57 della

Costituzione). Il numero totale dei senatori in carica è dato dalla somma di quelli eletti e dei

senatori a vita. È senatore di diritto e a vita chiunque è stato Presidente della Repubblica. art. 59,

comma 1, Cost.). Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno
illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario; ciascun

Presidente può nominare massimo 5 Senatori a vita, il che, secondo l'orientamento prevalente,

implica che i senatori a vita di nomina presidenziale contemporaneamente in carica possono anche

essere più di cinque (qualora quelli nominati non si siano dimessi e siano ancora in vita).

I dati sul numero dei parlamentari italiani possono essere confrontati con gli altri paesi europei,

tenendo debito conto delle differenze strutturali dell'apparato politico e delle differenze di

popolazione. Nel 2011, ad esempio, l'Italia risulta al secondo posto in Europa per quantità assoluta

di parlamentari, superata solo dal Regno Unito, con 650 commoners della camera bassa e 827 lords

della camera alta (molti dei quali lo sono per titolo o diritto). Tendenzialmente i paesi

numericamente più piccoli hanno più rappresentanti in proporzione agli elettori. Nel 2011, l'Italia

era al sest'ultimo posto con 1,6 parlamentari per 100 000 abitanti. Agli estremi, tra i paesi con più

di un milione di abitanti, vi sono l'Estonia con 7,5 e la Germania con 0,8 parlamentari per 100.000

abitanti. Nel 2011 la commissione affari costituzionali del Senato della Repubblica ha cominciato

l'esame di sei disegni di legge costituzionale, proposti tra il 2008 e il 2011 che modificano gli

articoli 56 e 57 della Costituzione, riducendo il numero di deputati e senatori. Le proposte di

riduzione sono legate anche a valutazioni non positive sull'efficienza del sistema italiano, in

termini di compensi, capacità di produrre leggi applicabili e in tempi ragionevoli, effettiva

partecipazione alle attività camerali. L'11 luglio 2019 il Senato e l’8 ottobre successivo la Camera

hanno approvato la proposta di legge costituzionale recante "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59

della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari". Non avendo ricevuto in

seconda deliberazione la maggioranza dei due terzi, è stato possibile che la legge fosse sottoposta

ad approvazione mediante referendum costituzionale confermativo, richiesto infatti l'11 gennaio

2020 tramite quesito depositato in Cassazione da 71 senatori e deliberato il 23 gennaio successivo.

Il voto, originariamente previsto per il 29 marzo 2020, ha subìto un rinvio al 20-21 settembre 2020 a

causa delle misure di confinamento collegate alla pandemia di COVID-19. La riforma sottoposta a

referendum è stata approvata con il 69,96% dei voti ed è divenuta legge costituzionale n. 1/2020. A

partire dalla XIX legislatura si avranno in carica 400 deputati e 200 senatori elettivi.
Durata del mandato

In seguito alla legge costituzionale n. 2 del 1963, entrambe le Camere sono elette per un mandato

di cinque anni (periodo denominato con il termine legislatura), e non possono essere prorogate se

non in caso di guerra. Possono invece essere anticipatamente sciolte dal presidente della

repubblica (ma non negli ultimi sei mesi del suo mandato, a meno che questi non coincidano - in

tutto o in parte - con gli ultimi sei mesi della legislatura), sentiti i rispettivi presidenti (la prassi

sviluppatasi vede lo scioglimento come uno strumento da utilizzarsi solo ove non sia possibile

instaurare un rapporto fiduciario tra il Parlamento e il governo). Le Camere restano in carica fino

alla prima riunione delle nuove Camere per evitare un possibile vuoto legislativo (istituto della

prorogatio, da non confondere con la proroga, che, come detto, avviene esclusivamente qualora

venga deliberato lo stato di guerra). La prima riunione delle nuove Camere deve avvenire entro i

20 giorni successivi alle elezioni, che, a loro volta, devono svolgersi entro 70 giorni dalla fine della

legislatura.

Organizzazione interna

La disciplina dell'organizzazione del Parlamento e delle Camere è dettata, innanzitutto, dalla

Costituzione e dai regolamenti parlamentari (a favore dei quali esiste una riserva prevista dalla

stessa Carta costituzionale).

Organi necessari (in quanto previsti direttamente dal testo ) sono il presidente, l'ufficio di

presidenza e le commissioni (permanenti). A questi si affiancano altri organi previsti dai

regolamenti (gruppi, proiezione parlamentare dei partiti, e giunte, con funzioni tecniche; ma anche

la conferenza dei capigruppo, cui spetta la competenza di fissare il programma e il calendario dei

lavori), da deliberazioni delle Camere o da leggi (che assumono spesso la forma di commissione,

monocamerale o bicamerale).

L'ufficio di presidenza della Camera e il consiglio di presidenza del Senato rappresentano tutti i

gruppi parlamentari. Hanno compiti amministrativi e compiti che riguardano la disciplina interna

e l'organizzazione. In riferimento alle funzioni amministrative interne, l'ufficio e il consiglio di


presidenza godono del potere regolamentare e decidono sui ricorsi contro gli atti

dell'amministrazione della Camera (art. 12 r.c. e r.s.)

In virtù del principio di rappresentatività, sono le stesse Camere a giudicare dei titoli di

ammissione dei loro membri (con decisione assunta dall'assemblea su proposta della giunta per le

elezioni). Sempre per lo stesso principio, perché possano esprimere legittimamente una decisione è

necessaria la presenza della maggioranza dei membri del collegio (quorum strutturale, che si

presume esistente salvo verifica), e la decisione stessa si assume approvata quando gode del voto

favorevole della maggioranza dei voti espressi (quorum funzionale; con diverse norme, alla

Camera e al Senato, circa il computo degli astenuti). Gli astenuti al Senato vengono considerati

votanti, mentre alla Camera no. In ipotesi tassativamente indicate dalla Costituzione (e

accomunate dall'espressione di una funzione parlamentare diversa da quella di indirizzo politico,

e genericamente qualificabile come garanzia), si richiedono maggioranze qualificate, ossia

superiori alla maggioranza dei votanti.

Dal principio di rappresentatività (e dal principio di sovranità popolare) deriva inoltre la

pubblicità delle sedute. Delle sedute dell'assemblea, infatti, è redatto resoconto sommario e

stenografico, e sono attrezzate apposite tribune per ospitare il pubblico. Delle sedute delle

commissioni, invece, è redatto solo un resoconto sommario (pubblicato sul Bollettino delle giunte

e delle commissioni), ed è possibile seguire lo svolgimento dei loro lavori mediante un sistema

audiovisivo a circuito chiuso. Al contrario, il verbale di seduta è documento riservato (la cui

visione fu negata, nel 1959, anche alla Corte costituzionale). Tuttavia, resta sempre pubblico -

viene letto all'inizio della successiva seduta - il processo verbale di ogni riunione, che viene

redatto, salvo diversa esplicita disposizione, anche per le sedute segrete, delle quali non si

redigono i resoconti; l'organo che si riunisce in maniera segreta può comunque deliberare che non

vi sia processo verbale.

Prerogative

Le Camere del Parlamento italiano godono di particolari prerogative, a garanzia della propria

autonomia rispetto agli altri poteri dello Stato:


Autonomia regolamentare: ogni Camera redige e approva autonomamente un regolamento che

sovrintende ai propri lavori.

Autonomia finanziaria: le Camere decidono autonomamente l'ammontare delle risorse necessarie

allo svolgimento delle proprie funzioni. La stessa giurisprudenza costituzionale ne ha fornito una

legittimazione, quanto meno in ordine alla sottrazione dalla giurisdizione contabile della Corte dei

conti, attraverso il riconoscimento di una consuetudine costituzionale che ne costituirebbe il

fondamento (sent. n. 129/1981).

Autonomia amministrativa: ogni Camera provvede all'organizzazione dei propri uffici

amministrativi e all'assunzione dei propri dipendenti di ruolo esclusivamente con concorso

pubblico nazionale.

Inviolabilità della sede: le forze dell'ordine possono accedere all'interno delle sedi del Parlamento

solo su decisione dei senatori e deputati questori e mai armati, il che non inibisce, secondo alcuni,

la possibilità di perseguire fatti di reato che fuoriescono dalla esclusiva capacità qualificatoria del

regolamento parlamentare.

Status del parlamentare

La Costituzione descrive lo status parlamentare negli artt. 66, 67, 68 e 69. Secondo l'art. 66,

"Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte

di ineleggibilità e di incompatibilità". Si tratta di una funzione giurisdizionale che ciascuna

Camera esercita sia attraverso la verifica dei poteri (consolidando o meno l'ammissione dei propri

membri), sia nei giudizi sulla sopravvenienza di cause di decadenza.

L'art. 67 (cosiddetto divieto di mandato imperativo) dispone che «ogni membro del parlamento

rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato», ossia riceve un

mandato generale da parte del corpo elettorale, il quale non è suscettibile di iniziative di revoca né

da parte dell'ambito territoriale (collegio) che l'ha eletto, né da parte del partito di affiliazione;

mandato generale il cui rispetto non può essere sindacato in termini giuridici (così come invece

avviene per il mandato previsto dal Codice civile), ma solo (eventualmente) in termini politici,
nelle forme e nei modi previsti dalla Costituzione (quindi, principalmente, con le consultazioni

elettorali).

Nell'art. 68 trovano espressione, invece, gli istituti dell'insindacabilità e dell'inviolabilità, laddove

si prescrive, rispettivamente, che «i membri del Parlamento non possono essere chiamati a

rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni» e che «senza

autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere

sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato

della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza

irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è

previsto l'arresto obbligatorio in flagranza. Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i

membri del Parlamento a intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a

sequestro di corrispondenza».

Sia l'insindacabilità sia l'inviolabilità non rappresentano prerogative del singolo parlamentare, ma

sistemi di tutela della libera esplicazione delle funzioni del Parlamento, contro indebite ingerenze

da parte della magistratura (ma costituiscono anche il portato del talora minaccioso passato in cui

la magistratura non costituiva un autonomo potere, ma era sottoposta al governo).

Per ciò che, in particolare, concerne l'insindacabilità, essa consiste nell'irresponsabilità penale,

civile, amministrativa e disciplinare per le opinioni espresse dai membri delle Camere

nell'esercizio delle loro funzioni. Particolarmente controversa è l'interpretazione concernente

questa disposizione: quando un'opinione è espressa nell'esercizio delle funzioni parlamentari? Il

contenzioso costituzionale al riguardo ha dato modo alla Corte costituzionale di precisare la

distinzione tra attività politica e attività istituzionale del parlamentare e, anche con riguardo a

quest'ultima, tra attività insindacabile e attività sindacabile in quanto lesiva di altri principi o

diritti costituzionali.

L'inviolabilità, invece, rappresenta il residuo derivante dalla riforma operata con legge

costituzionale n. 3 del 1993, che ha cancellato il precedente istituto dell'autorizzazione a procedere

nel caso di condanna con sentenza definitiva.


Indennità parlamentare

Infine, a norma dell'art. 69, «i membri del Parlamento ricevono una indennità stabilita dalla legge»:

ribaltando l'opposto principio enunciato dallo Statuto albertino[15], si afferma la necessità (e

irrinunciabilità) dell'indennità, da intendersi strettamente collegata con l'art. 3 (principio di

eguaglianza) e con il sopra richiamato art. 67 (divieto di mandato imperativo).

Autodichia

Secondo l'istituto dell'autodichìa, come riconosciuto dalla sentenza n. 262/2017 della Corte

costituzionale, le controversie relative allo stato giuridico ed economico dei dipendenti delle

Camere e degli altri organi costituzionali italiani sono riservate agli organi di giustizia interni: per

la sentenza n. 262, l'autodichia riflette l'autonomia normativa degli organi costituzionali; in altri

termini, laddove la legge non sia espressamente richiamata da decisioni degli organi interni,

competenti a disciplinare la vita delle Camere, ad essa sarebbe inibito di disciplinare

automaticamente il rapporto di lavoro dei dipendenti. Un'ulteriore conseguenza è quella secondo

cui la disciplina retributiva dei dipendenti sfugge – laddove non espressamente richiamata dalla

regolamentazione interna, soggetta peraltro ad apposite procedure di negoziazione sindacale –

alla normativa di diritto comune dei “tetti retributivi” imposti (a partire dal secondo governo

Prodi (2006-2008) e dal governo Monti (2012), fino al decreto n. 66/2014 del governo Renzi) per la

generalità del pubblico impiego e per i contratti individuali con società partecipate pubbliche. Uno

dei "paletti" contenuti nella sentenza n. 262/2017 rende invece impossibile l'estensione

dell'autodichia dalle questioni retributive dei dipendenti a quelle degli appalti, forniture e affitti.

Funzioni

Alle due Camere spettano la funzione legislativa, di revisione costituzionale, di indirizzo, di

controllo e di informazione nonché altre funzioni normalmente esercitate da altri poteri: ovvero la

funzione giurisdizionale e la funzione amministrativa.


Funzione legislativa

Il sistema parlamentare Italiano si caratterizza per il bicameralismo perfetto: nessuna camera può

vantare una competenza che non sia anche dell'altra camera.

Dai lavori preparatori dell'Assemblea costituente[20] si evince che una delle principali ragioni del

bicameralismo era quella secondo cui il Senato avrebbe potuto svolgere la funzione di "camera di

raffreddamento" presente in altri ordinamenti[21]. Infatti, i limiti di età per l'elettorato attivo e

passivo sono più stringenti al Senato che alla Camera (v. infra) ed è previsto un nucleo, ancorché

minimo, di senatori a vita non elettivi.

In ciascuna camera del Parlamento, i soggetti preposti possono presentare un progetto di legge. La

camera quindi incarica le commissioni competenti di discutere le materie trattate nel disegno di

legge. Trovato l'accordo e approvato il testo in commissione, il testo viene presentato in aula,

discusso e infine votato dall'assemblea. Il testo, se approvato, viene trasmesso all'altra camera del

Parlamento, che ripete la medesima procedura. La legge viene considerata approvata se entrambi i

rami del Parlamento hanno approvato lo stesso identico testo, altrimenti il testo continua ad essere

discusso e votato, se ritenuto valido, oppure accantonato. Il procedimento legislativo per le leggi e

gli atti con forza di legge è quindi obbligatoriamente (o necessariamente) bicamerale, prevede che

entrambe le camere rappresentative approvino lo stesso testo di legge, secondo le procedure

richieste dal dettato costituzionale. Il procedimento può essere così schematizzabile:

iniziativa → istruttoria → esame → approvazione (articolo per articolo e finale) →

promulgazione → pubblicazione.

L'iniziativa spetta al governo, ai singoli parlamentari (che devono presentare la proposta di legge

alla loro Camera d'appartenenza), ai cittadini (che devono presentare una proposta formulata in

articoli e accompagnata dalle firme di 50.000 elettori), ai singoli Consigli regionali e al C.N.E.L.

(Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro).


L'iniziativa, una volta pervenuta a una delle due Camere, deve essere assegnata a una

commissione competente per materia perché svolga una preliminare attività istruttoria

(avvalendosi anche dei pareri formulati da altre commissioni, e in particolare dalle cosiddette

«commissioni filtro»).

A questo punto, il procedimento può seguire due strade diverse. Nel procedimento normale la

commissione competente si riunisce in sede referente e, formulata una relazione e nominato un

relatore, trasmette la competenza alla formulazione e all'approvazione del testo all'assemblea. Il

tutto deve avvenire in non più di 4 mesi alla Camera e di 2 mesi al Senato. Una volta approdato in

una Camera, avviene la discussione generale, a cui segue l'esame (e il voto) articolo per articolo, le

dichiarazioni di voto e in ultimo la votazione generale, che normalmente avviene e in modo palese

(il voto segreto è previsto per materie che implicano scelte dettate dalla coscienza individuale). Se

il progetto ottiene la votazione positiva di una Camera, passa all'altro ramo del parlamento che la

deve votare senza ulteriori modifiche. In caso di modifiche, il testo ritorna all'altra Camera che lo

deve riapprovare. Se il testo ripete questo procedimento più volte si parla di "navette" o

palleggiamento.

Questa procedura è obbligatoria per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per

quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di

approvazione di bilanci e consuntivi (art. 72 Cost.). In tutte le altre ipotesi, si potrà avere una

procedura speciale (o procedura legislativa decentrata): la commissione permanente potrà riunirsi

in sede redigente (sarà di competenza dell'assemblea, cioè, la sola approvazione finale) oppure

deliberante o legislativa (l'intero iter parlamentare si svolge in seno alla commissione), fatta salva

in entrambi i casi la possibilità per 1/10 dei membri della Camera che sta procedendo, 1/5 dei

membri della commissione o per il governo di chiedere il ritorno alla procedura normale.

Procedure particolari sono previste per la conversione di decreti legge, la legge annuale

comunitaria, i documenti appartenenti alla manovra finanziaria annuale - la legge di bilancio, la

relativa legge di stabilità (la ex legge finanziaria) e disegni di legge collegati] - la legge annuale di

semplificazione e altre leggi di cui si decide l'urgenza.


Approvato lo stesso testo in entrambi i rami del Parlamento, questo verrà trasmesso al presidente

della Repubblica, perché entro un mese provveda alla promulgazione, salva la possibilità di

chiedere alle Camere, con messaggio motivato, una nuova deliberazione (ipotesi nella quale la

promulgazione è atto dovuto). Una volta promulgata, la legge sarà quindi pubblicata - a cura del

ministro della giustizia - sulla Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore dopo il periodo di vacatio

legis (15 giorni, a meno che non sia altrimenti stabilito).

Procedura legislativa costituzionale

La rigidità della costituzione è garantita dalla predisposizione di organi e misure di controllo

attraverso i quali si apportano le modifiche che il tempo o i cambiamenti socio-politici rendono

indispensabili. In questo consiste la funzione di revisione costituzionale.

Questo processo (secondo l'art. 138 della costituzione italiana) si articola in due possibili fasi: la

prima in cui le camere procedono a una votazione parlamentare attraverso una doppia delibera; se

in entrambe le camere la votazione positiva è superiore ai 2/3 la revisione è passata e viene

direttamente mandata al presidente della repubblica per la promulgazione, in caso si raggiungesse

una maggioranza assoluta ma non superiore ai 2/3 si prevede che alcuni soggetti, 1/5 dei

componenti di ciascuna camera, 5 consigli regionali, e 500 000 elettori, possono richiedere di

sottoporre a votazione elettorale il testo votato in parlamento. Tale referendum definito

costituzionale può essere esercitato nei 3 mesi successivi alla pubblicazione nella gazzetta ufficiale

ai fini notiziari del testo della deliberazione legislativa. Il primo referendum di questo tipo si è

tenuto il 7 ottobre 2001, e ha registrato la conferma - da parte del corpo elettorale - della legge

costituzionale n. 3 del 2001. Inoltre doppia delibera da parte delle camere avviene attraverso un

esame incrociato, cioè una volta approvata in prima lettura da una camera, la legge viene

trasmessa all'altra senza la seconda deliberazione della prima; in seconda lettura difatti si procede

con solo una votazione finale senza la possibilità di introdurre emendamenti.

L'art. 139 della costituzione stabilisce l'unico vero limite espresso nell'esercizio del potere di

revisione costituzionale e consiste nella forma repubblicana dello Stato. Sussistono inoltre altri

limiti considerati impliciti cioè non vengono modificati gli articoli che contengono i princìpi
supremi dello Stato nonché i valori su cui si fonda la costituzione italiana (sovranità popolare,

unità e indivisibilità dello Stato.)

Funzione di controllo e indirizzo politico

Il parlamento, oltre alla funzione legislativa, esercita anche funzioni di controllo sul governo e

funzioni di indirizzo politico. La funzione di controllo si esplica in interpellanze e interrogazioni.

Le interrogazioni consistono in una domanda scritta dove si chiede al governo se un determinato

fatto sia vero, se ne è a conoscenza e se saranno presi provvedimenti, la risposta può essere data

dal ministro (relativo a quell'argomento), dal presidente del consiglio o da un sottosegretario per

scritto o oralmente durante l'assemblea. L'interrogante può replicare per dichiarare se è

soddisfatto o meno della risposta. Infine, nelle interpellanze il fatto è dato per noto, si chiedono i

motivi della condotta del governo e gli intendimenti futuri, il tutto avviene per iscritto. Se

l'interpellante non è soddisfatto della risposta, può presentare una mozione e promuovere una

discussione.

La funzione di indirizzo politico, invece, si concreta nel rapporto fiduciario che deve sussistere tra

Parlamento e Governo, oggettivizzato nella mozione di fiducia, nella questione di fiducia e nella

mozione di sfiducia (che può essere rivolta all'intero governo oppure anche a un singolo ministro).

Altri strumenti di indirizzo politico sono le mozioni, le risoluzioni e gli ordini del giorno di

istruzione al governo. Una profonda integrazione tra funzione legislativa, funzione di controllo e

funzione di indirizzo si registra, infine, negli atti che vengono svolti nella cosiddetta sessione di

bilancio, e che vanno dall'approvazione DPEF del documento di programmazione economica e

finanziaria all'approvazione della legge finanziaria e dei bilanci.

Funzione di inchiesta

A norma dell'art. 82 della Costituzione, «ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di

pubblico interesse. A tale scopo nomina fra i propri componenti una commissione formata in

modo da rispecchiare la proporzione dei vari gruppi». Il Parlamento, ossia, per adempiere alla sua

funzione di organo attraverso il quale si esercita in forma ordinaria la sovranità popolare, può

adottare penetranti strumenti conoscitivi e coercitivi (gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria) per
sottoporre all'esame proprio - e di conseguenza del popolo sovrano - fatti e argomenti su cui sia

particolarmente viva l'attenzione sociale.

Parlamento in seduta comune

Il Parlamento si riunisce in seduta comune nei soli casi stabiliti dalla Costituzione. La riunione ha

luogo presso gli uffici della Camera dei deputati a Palazzo Montecitorio e l'assemblea è presieduta

dal presidente della Camera con il proprio ufficio di presidenza. Del resto, quando si trattò di

scrivere l'articolo 55 della Costituzione, nonostante la prima idea di una terza Camera

giuridicamente indistinta dalle altre due (idea in seguito scartata), i costituenti diedero il potere al

solo presidente della Camera di presiedere il Parlamento in seduta comune per stabilire equilibrio

con il presidente del Senato, che sostituisce il presidente della Repubblica nel caso questi non

possa adempiere alle sue funzioni.

Il Parlamento in seduta comune si riunisce:

con la partecipazione dei rappresentanti delle regioni, per l'elezione del presidente della

Repubblica. È richiesta la maggioranza dei due terzi nei primi tre scrutini, la maggioranza assoluta

nei successivi (art. 83 Cost.);

per assistere al giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione del

presidente della Repubblica (art. 91 Cost.);

per l'elezione di otto membri del Consiglio superiore della magistratura (art. 104 Cost.)Il quorum

richiesto è la maggioranza dei tre quinti dell'assemblea nei primi due scrutini, la maggioranza dei

tre quinti dei soli votanti nei successivi;

per la messa in stato di accusa del presidente della Repubblica, a maggioranza assoluta (art. 90

Cost.);

per l'elezione di un terzo dei membri della Corte costituzionale (art. 135 Cost.). Il quorum è la

maggioranza dei due terzi nei primi tre scrutini, la maggioranza dei tre quinti nei successivi;
per la compilazione di un elenco di 45 cittadini fra i quali estrarne a sorte sedici, che integreranno

la Corte costituzionale nei giudizi d'accusa contro il presidente della Repubblica (il quorum

richiesto è il medesimo di quello previsto per l'elezione dei giudici costituzionali) (art. 135 Cost.).

Convocazione straordinaria delle Camere

Ciascuna Camera può essere convocata in via straordinaria per iniziativa del suo Presidente o del

Presidente della Repubblica o di un terzo dei suoi componenti. Quando si riunisce in via

straordinaria una Camera, è convocata di diritto anche l'altra.

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