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Lezione 17/03/2021

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato, ed è il rappresentante dell’unità


nazionale. Esso è eletto dal Parlamento in seduta comune, ed in più la partecipazione di 3
delegati per ogni regione eletti dal consiglio regionale (in questo modo è consentita la
rappresentanza di tutte le regioni italiane), con un’unica eccezione rappresentata dalla Valle
d’Aosta che ha un solo delegato regionale (N.B. ricorda Molise). Il soggetto eletto Presidente
della Repubblica deve rispettare due requisiti: deve avere almeno 50 anni d’età; deve godere
di tutti i diritti civili e politici. Per l’elezione bisogna convocare il Parlamento in seduta
comune ed i delegati regionali. Tale convocazione viene fatta dal Presidente della Camera 30
giorni prima che scada il mandato del Presidente della Repubblica in carica. Se le camere
sono sciolte, o manca meno di 3 mesi alla loro cessazione, l’elezione ha luogo entro 15 giorni
dalla riunione delle nuove camere. In questo caso sono prorogati i poteri del Presidente in
carica. Durante i 7 anni di carica del Presidente può capitare che vi sia un temporaneo
impedimento per lo svolgimento delle sue funzioni (es. viaggio all’estero), in questo caso le
sue funzioni vengono esercitate dal Presidente del Senato: tale situazione prende il nome di
“supplenza del Presidente della Repubblica”. In questi casi il Presidente del Senato non deve
prestare alcun giuramento, in quanto la supplenza subentra in automatico: il Presidente del
Senato può svolgere tutti gli atti propri del Presidente della Repubblica fino al termine degli
impedimenti. Si richiede tuttavia per correttezza istituzionale che si debba astenere dal
compiere atti di particolare importanza, come ad esempio lo scioglimento delle Camere (può
di norma dunque effettuare i compiti di ordinaria amministrazione).

La carica del Presidente della Repubblica dura 7 anni, e decorre dal momento in cui egli
presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e l’osservanza alla Costituzione davanti al
Parlamento in seduta comune. La carica di Presidente della Repubblica è inoltre
incompatibile con qualsiasi altra carica politica. La cessazione dall’ufficio di Presidente della
Repubblica può avvenire: a scadenza naturale dei 7 anni di carica; per impedimento
permanente; per morte o dimissioni; per decadenza della carica a seguito di un evento
eccezionale (es. cittadinanza italiana). L’ordinamento riconosce al Presidente della
Repubblica un’importante posizione personale, la quale comporta che non vi siano grandi
limitazioni per il suo operato; anzi, stabilisce delle prerogative e delle garanzie
importanti/particolari. Innanzitutto, il Presidente della Repubblica è irresponsabile dal punto
di vista civile/politico/penale per gli atti che compie nell’esercizio delle sue funzioni. Tale
irresponsabilità degli atti vi è sempre, tranne che in due situazioni: per alto tradimento (ossia
contro lo Stato) o per attentato alla Costituzione (ossia andare contro la Costituzione). In
questi due casi la messa in stato d’accusa è effettuata dal Parlamento in seduta comune, ed è
fatta a maggioranza assoluta dei suoi membri. Per gli atti personali rimane responsabile come
ogni altro cittadino, dunque rimane responsabile per gli atti dal punto di vista civile, penale
ed amministrativo. Il codice penale inoltre gli riconosce una particolare tutela giuridica,
sanzionando gravemente alcuni reati contro la sua persona, ossia: attentato con il Presidente
della Repubblica; offesa all’onore o al prestigio del Presidente della Repubblica; lesa
prerogativa della sua irresponsabilità. Tutto ciò è previsto in quanto il Presidente della
Repubblica rappresenta l’Italia, il popolo italiano.

Dal punto di vista economico il Presidente della Repubblica recepisce un assegno l’anno ed
una dotazione di beni mobili/immobili, i quali sono esenti da imposte e tributi. Infine, il
Presidente della Repubblica per gli spostamenti può utilizzare l’aereo dello Stato, le ferrovie
ed ecc…

Il Presidente della Repubblica è totalmente, ovvero tutto ciò che riguarda la sua carica, è
normato/disciplinato dalla Costituzione. Unica eccezione è il caso in cui una legge
costituzionale (mai legge ordinaria) definisca specifiche funzioni da svolgere. Egli è dunque
pienamente classificabile come organo costituzionale. Dunque, come definito dalla
Costituzione, il Presidente della Repubblica è posto al di fuori dei tre poteri dello Stato; egli
esercita quindi tutte le sue funzioni come potere autonomo. Inoltre il Presidente della
Repubblica gode di una particolare posizione, in quanto controlla e coordina l’esercizio di
tutte le funzioni, e quindi rappresentando, al di sopra delle maggioranze/minoranze politiche
che si vengono a creare, l’unità e la continuità nazionale/organizzazione statale a prescindere
dalle maggioranze politiche che si vengono a creare a seguito delle elezioni politiche. La sua
funzione è dunque quella di controllo e coordinamento; tuttavia egli svolge anche altre
funzioni/poteri, le quali sono specificate all’interno della Costituzione, e le quali sono
raggruppate per categoria. Tali poteri sono di: controllo e freno, stimolo ed impulso; tendere a
coprire e regolare il funzionamento degli altri organi costituzionali. Vi sono infine dei poteri
residuali, i quali sono formalmente, ovvero solo per ragioni tradizionaliste, affidati al
Presidente della Repubblica. I poteri più importanti e di maggior numero sono quelli di
controllo, tra i quali sono identificati:
- La convocazione straordinaria delle camere (art.62 della Costituzione). Questa può
avvenire anche su richiesta di 1/3 dei suoi componenti;
- Promulgazione delle leggi: il Presidente della Repubblica rende esecutive le leggi
approvate dal Parlamento, mediante la promulgazione. La promulgazione è un atto di
accertamento con cui il Presidente della Repubblica constata la regolarità formale del
procedimento legislativo ed il consenso di entrambe le camere (dei deputati e del
Senato).
N.B. Ricorda che il Presidente della Repubblica può rimandare indietro il testo di
legge che non ha intenzione di firmare con allegato un apposito documento in cui
spiega la motivazione del suo rifiuto. Tale caso può esservi solamente una volta, di
fatto nel caso in cui il testo torni al Presidente della Repubblica con le medesime
caratteristiche della prima volta, egli è obbligato alla firma, ma non risulterà
responsabile di tale atto (mancata controfirma del Ministro della Giustizia, il “guarda
sigilli”);
- Autorizzazione alla presentazione dei disegni di legge governativi: il Presidente della
Repubblica può rifiutare l’autorizzazione se ritiene che il disegno di legge sia
costituzionalmente illegittimo o inopportuno;
- Emanazione (art.87 comma 5): il Presidente della Repubblica emana i decreti aventi
valore di legge e tutti i regolamenti;
- Ratifica i trattati internazionali: tale potere non è un potere proprio del presidente
della Repubblica, ma è un potere successivo all’autorizzazione delle camere o è il
completamento di un potere tipicamente governativo;
- Comando delle forze armate: il Presidente della Repubblica è il comandante delle
forze armate e presiede il Consiglio Supremo di Difesa (CSD). Egli è inoltre il
Presidente del Consiglio Superiore di Magistratura (CSM). La legge ordinaria affida
al Presidente della Repubblica il potere di convocazione del CSM e della sezione
disciplinare, e gli affida il compito di indire le elezioni dei Magistrati.
N.B. Dunque, il potere è dato dalla Costituzione, ma è poi la legge ordinaria che
prevede come procedere allo svolgimento dei compiti a lui affidati;
- Scioglimento anticipato di camere, consigli regionali/provinciali/comunali: tale potere
è il più ampio potere che possiede il Presidente della Repubblica, in quanto è detenuto
solamente da lui. Infatti, dallo scioglimento delle camere e dall’indizione di nuove
elezioni può risolvere i conflitti/problemi che vi sono tra il Parlamento ed altri organi
costituzionali. Egli a seguito dello scioglimento può scegliere di affidare il nuovo
incarico, nel caso in cui ad esempio non vi sia più la maggioranza nel Parlamento, ad
un altro tecnico/politico da lui deciso e che abbia la maggioranza, o indire
direttamente nuove elezioni.
Importante poi definire che nei 6 mesi precedenti alla fine del mandato del Presidente
della Repubblica (il cosiddetto semestre bianco), egli non può sciogliere le camere. Il
semestre bianco è previsto in quanto si vuole evitare che si facciano accordi
“sottobanco” tra partiti e Presidente della Repubblica per essere rieletti.
N.B. Il mandato del Parlamento dura 5 anni, mentre del Presidente della Repubblica
dura 7 anni, quindi di base, e non considerando le crisi di governo, le elezioni di
questi due organi non dovrebbero mai coincidere.

Il Presidente della Repubblica possiede poi poteri di impulso, i quali tendono a far attuare la
Costituzione a tutti gli organi costituzionali. In particolare, quindi stiamo parlando del potere
di messaggio, in quanto il Presidente della Repubblica può inviare dei messaggi alle Camere
(es. motivazione rinvio del testo di una legge) o anche ai cittadini italiani (es. saluti di fine
anno), ogni qual volta egli voglia esprimere la sua opinione riguardo una determinata
situazione.

Un altro potere che possiede il Presidente della Repubblica è il potere di nomina, ossia egli
può, in base allt’art.59 comma 2 della Costituzione, nominare come senatori a vita 5 cittadini
che hanno illustrato la patria per altissimi meriti in diversi campi (sociale, politico,
scientifico, letterario, artistico, ecc.). Egli nomina inoltre: 5 giudici della Corte
Costituzionale, ed il Presidente del Consiglio dei Ministri. La nomina del Presidente del
Consiglio avviene sempre a seguito delle consultazioni, le quali sono un tipico esempio di
fonti fatto. Sono definibili come delle fonti fatto in quanto non è specificato da nessuna parte
che il Presidente della Repubblica debba effettuare obbligatoriamente le consultazioni prima
di nominare il Presidente del Consiglio, infatti egli potrebbe sceglierlo direttamente.
Nominato il Presidente del Consiglio, su proposta di questo il Presidente della Repubblica
nomina i ministri. La nomina dei ministri è solo un atto formale, in quanto la lista gli viene
data direttamente dal Presidente del Consiglio.

Infine, vi sono i poteri residuali, i quali sono formalmente, e solo per motivi di tradizione,
affidati al Presidente della Repubblica. Rientrano in questa categoria:

- Il potere di grazia: questo rientra nel potere di amnistia e nel potere di commutare le
pene (art.87 della Costituzione). Infatti, fino al 1992 l’amnistia e l’indulto erano
concessi dal Presidente della Repubblica su legge delega delle Camere, e comunque
mai per reati commessi dopo la proposta di delegazione. Ad oggi sono concessi con
un provvedimento legislativo deliberato dalla maggioranza parlamentare molto ampia,
ovvero il voto dei 2/3 dei componenti della Camera e del Senato.
La grazia è un provvedimento di clemenza individuale, ossia viene prevista solo per
una persona, la quale risulta essere l’unico determinato beneficiario condannato o
detenuto o internato, al quale viene condonata in tutto o in parte la pena principale,
con o senza condizioni. Tale pena può essere anche sostituita con una pena meno
grave, e dunque la pena viene commutata in altro. La grazia, essendo destinata ad un
solo soggetto specifico, è rimasta di competenza del Presidente della Repubblica.
Con l’amnistia si intende una causa di estinzione del reato con l’indulto si intende una
causa di estinzione di una pena. In questi due casi non si tratta di un soggetto
specifico, ma di un’intera categoria di reato e di pena: dunque con l’amnistia lo Stato
rinuncia all’applicazione di una pena al verificarsi di quel reato (depenalizzazione del
reato); con l’indulto lo Stato si limita a condonare in tutto o in parte la pena inflitta,
senza però cancellare il reato.

LA CORTE COSTITUZIONALE

La Corte Costituzionale è un organo costituzionale (insieme al Presidente della Repubblica,


al Parlamento, al Governo), ossia quell’organo che viene regolamentato interamente dalla
Costituzione, ed è in posizione di indipendenza rispetto agli altri. L’art.134 della Costituzione
attribuisce alla Corte Costituzionale il compito di giudicare per quanto riguarda: le
controversie di legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge (decreto-
legge, decreto legislativo) sia dello stato, che delle regioni; sui conflitti di attribuzione
(art.117) tra i poteri dello Stato, tra Stato e Regioni e tra regioni stesse; sulle accuse promosse
contro il Presidente della Repubblica.

La Corte Costituzionale è formata da 15 giudici: 5 sono nominati dal Presidente della


Repubblica; 5 sono nominate dalle supreme magistrature ordinarie ed amministrative dello
stato (3 dalla Cassazione, 1 dal Consiglio di Stato, 1 dalla Corte dei Conti); 5 sono nominati
dal Parlamento in seduta comune.
N.B. Gli ambiti della Cassazione sono: civile, penale, lavoro; del Consiglio di Stato è
competenza l’ambito amministrativo; della Corte dei Conti è competenza l’ambito
economico.

Importante sottolineare che possono essere presi in esame solamente degli atti derivanti fonti
primarie (leggi, decreto-legge, decreto legislativo), e non di atti derivanti da fonti secondarie.
In questo secondo caso, nel momento in cui si voglia agire per illegittimità costituzionale,
bisogna prima andare davanti al TAR, il quale eventualmente poi lo solleverà all’attenzione
della Corte Costituzionale.

Nei sistemi anglosassoni dove vi è il Common Law, l’accesso alla Corte Costituzionale è
diretto; nel nostro ordinamento invece l’acceso alla Corte Costituzionale avviene in maniera
indiretta. Nel nostro ordinamento, in caso di controversie, per poter accedere alla Corte
Costituzionale bisogna prima presentare la questione al magistrato della materia oggetto di
controversia. Il magistrato analizzerà ogni aspetto della legge sotto giudizio, per comprendere
esattamente quale parte, o più parti, siamo da ritenere incostituzionali. A questo punto nel
caso in cui il magistrato reputi che ci sia qualcosa di incompatibile con i principi della
Costituzione, crea il cosiddetto “Incidente costituzionale”, ossia decide di fermare la parte
ordinaria per rivolgersi alla Corte Costituzionale. Nel momento in cui si ferma il processo, si
attende che la Corte Costituzionale si pronunci in merito alla questione; una volta emessa la
sentenza, la Corte Costituzionale rimanda tutto al giudice, il quale dovrà poi decidere in base
alla sentenza emessa dalla Corte Costituzionale. Dunque, l’accesso alla Corte costituzionale è
un accesso indiretto in quanto è filtrato dalla presenza di giudici. La legge per la quale è stato
richiesto un controllo per illegittimità costituzionale, e per la quale la Corte Costituzionale si
è espressa negativamente (ovvero è stata dichiarata incostituzionale), dal giorno dopo in cui
è data la sentenza è automaticamente abrogata.

Con la Corte Costituzionale si conclude la parte relativa al Diritto Costituzionale.

N.B. Il Diritto Pubblico si divide in Diritto Costituzionale e Diritto Amministrativo.

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