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TEATRO/MITO/RITO 1. DEFINIZIONE Il teatro rito.

. Per rito sintende ordine stabilito o anche scorrere ordinato o azione ordinata, dalle radici indoeuropee della parola latina ritus. Secondo Pasolini il teatro in primo luogo rito naturale, cio sistema di segni della realt e della vita quotidiana, ma a partire da questo momento originario, il teatro-rito si articola storicamente in forme differenti: 1) rito religioso_ tipico delle societ cosiddette primitive, caratterizzato da unazione sacra formalizzata e ripetitiva che ha un preciso valore espressivo-simbolico e mette in contatto con le potenze superiori; 2) rito politico_ il teatro greco, che prende distanza dalle forme puramente religiose per divenire espressione dei conflitti della vita politica della polis, e in particolare dellAtene democratica del V sec. a. C.; 3) rito sociale_ il teatro della borghesia o della prima modernit, che celebra, spesso con ironia, i fasti e le miserie di questa classe in ascesa; 4) rito teatrale_ il teatro delle avanguardie, che, con il declino dello splendore borghese, si ripiega in riflessione spesso amara su se stesso, e sullo statuto problematico della rappresentazione; 5) rito culturale_ il teatro che Pasolini propone e che forse il teatro di oggi, che tenta di uscire dallautoreferenzialit del teatro del teatro per divenire pratica sociale capace di trasformare la societ tramite un recupero sia dei contenuti sacrali originari sia della critica sociale del rituale politico. 2. ARTICOLAZIONE CONCETTUALE 2.1 Classi di riti Un efficace criterio per la classificazione dei riti quello che procede ad una definizione in relazione ai momenti critici della vita collettiva cui ciascun rito si riferisce, in particolare si evidenziano: 1) riti politici e sociali_ attraverso una provvisoria inversione dellordine sociale hanno la funzione di rinnovarne la fondazione e stabilizzare questo stessi ordine; 2) riti ciclici e periodici_ di cui recano traccia le feste come Capodanno, Pasqua ecc questi riti hanno la funzione di rigenerare la vita individuale e collettiva saldando il procedere della vita di ciascun membro della comunit con lo scorrere immutabile del tempo 2.2 Divisione dei riti ciclici I riti ciclici presentano una struttura ordinata in tre momenti distinti: 1) fase preliminale_ nella quale si compiono azioni volte a separare nettamente le persone, gli spazi e i tempi del rito da quelli quotidiani (si traccia il cosiddetto cerchio magico, si indossano maschere, si compiono atti di purificazione ecc); 2) fase liminale_ il momento della soglia (limen), cio del trovarsi in mezzo, dellessere-tralumano-e-il sovrumano che mette in comunicazione il piano umano con le potenze divine, e nel quale lazione umana assume un significato di rigenerazione della vita naturale e cosmica; 3) fase postliminale_ i partecipanti compiono gli atti che permettono loro di uscire dalla sfera sacra e di ritornare allesistenza quotidiana rinvigoriti dal contatto con il divino.

2.3 Interpretazioni del rito Sociologi, psicologici, storici della religione, filosofi e teorici della letteratura hanno dato le pi varie interpretazioni del fenomeno-rito, ecco le principali: a) Durkheim. Rito e societ: secondo il sociologo francese laspetto religioso del rito si risolve nella sua funzione sociale, in altre parole le espressioni simboliche del rito sono funzionali allaggregazione sociale e tengono insieme la comunit attorno a valori condivisi; su questa linea i funzionalisti precisano che il rito legittima e rinsalda i legami collettivi. b) Goffman. Rito e vita quotidiana: la sua attenzione rivolta ai riti di interazione, come piccole recite volte a scongiurare linsicurezza e le pulsioni degli individui nelle loro relazioni sociali; c) Marxismo. Rito e ideologia: il rito interpretato come giustificazione e mascheramento mistificante della situazione oggettiva di sfruttamento di alcune classi a profitto di altre, in altre parole come ideologia che nasconde la situazione di oppressione inscritta nelle strutture sociali vigenti, che dal rito escono rafforzate e consolidate; d) Freud. Rito e nevrosi: il rito latto nevrotico per eccellenza, cio lazione ripetuta con modalit precise e maniacali che serve a scongiurare il senso di colpa. La funzione sociale del rito potrebbe essere appunto quella di scongiurare le nevrosi private, tramite listituzione di atti regolati di nevrosi collettiva; e) Strutturalismo. Rito e linguaggio: il rito guardato innanzitutto come linguaggio che ha le sue strutture ben definite e si distingue dal discorso razionale. Il mito allora una vera e propria lingua della quale occorre trovare la chiave interpretativa senza ridurla alla cultura di provenienza, ma studiandola dallinterno tramite le relazioni differenziali che si stabiliscono tra i diversi elementi di esso; f) Etologia. Rito e animalit: il rito, del quale si pu riscontrare lorigine a diversi livelli anche nel comportamento animale, sarebbe una via umana e culturale per gestire e controllare i livelli pi arcaici dellanimalit delluomo, come laggressivit e listinto sessuale, cio sistemi di adattamento e conservazione dellequilibrio ambientale; g) Girard. Rito, uguaglianza e violenza: secondo Girard il problema fondamentale del rito il conflitto che si istituisce intorno alluguaglianza tra gli uomini allinterno di una societ. In questo senso il rito per eccellenza il sacrificio del capro espiatorio, cio leliminazione dellambiguo, n uguale n diverso, che porta scompiglio nella comunit umana proprio a causa della sua irriducibilit alle categorie dellordine sociale. Per questo il Dioniso delle Baccanti di Euripide viene definito dio del linciaggio riuscito. 3. ARTICOLAZIONE STORICA Il rito deve essere letto in relazione al mito : in pressoch tutte le societ questi due livelli rimandano luno allaltro. Daltra parte questo legame si riflette nel teatro, e in particolare in quello greco, nel quale i miti costituiscono la base a partire dalla quale intessere drammi che coinvolgono i conflitti tra la sfera del pubblico e del privato (Antigone di Sofocle), o il problema della giustizia (Orestea di Eschilo) o il tema della colpa ( Edipo Re, Edipo a Colono di Sofocle) ed altri. Il mito (parola, discorso, in particolare discorso pronunciato in pubblico, cio racconto orale): da un lato, giustifica listituzione rituale con una storia che lo spiega come originato da un atto fondativo compiuto da un dio, da un eroe o da un antenato celebre, dallaltro realizzato e compiuto sul piano storico nella ripetizione potenzialmente infinita del rito.

A partire da questa connessione, la storia del teatro pu essere letta come intrecciata a processi storici di deritualizzazione e demitizzazione che hanno interessato diverse culture e societ nel corso dei secoli e hanno influenzato levoluzione delle forme e dei significati del teatro come rito. 3.1 Demitizzazione Il processo di demitizzazione inizia relativamente presto, ed connesso con processi di risignificazione del mito in : 1) Platone_ in Platone si condensa un percorso che attraversa gran parte del pensiero filosofico greco e che si pone in aperta contrapposizione al mito, inteso come discorso ingannevole riguardo a uomini, eroi o dei, che, in quanto alieno dal logos, cio dal sapere razionale e dialetticamente fondato, deve essere escluso dallambito della vita della citt ideale. Allo stesso tempo per, il mito assume una funzione allegorica, cio di invito e introduzione ad un percorso di verit che tuttavia non si esaurisce in esso; 2) Pensiero cristiano_ il mito viene condannato innanzitutto come discorso pagano e immorale, ma al contempo viene reinterpretato in senso allegorico, cio come figura di verit che anticipa in forma velata il messaggio di verit. Un classico esempio di questo la relazione tra tipo e antitipo (dove il primo il personaggio dellAntico Testamento che anticipa e promette ci che il secondo realizza e compie definitivamente nel Nuovo Testamento) che tende a creare una mitologia tipicamente cristiana; 3) Illuminismo_ il mito viene condannato insieme alla religione dogmatica in quanto ostacolo alla conoscenza razionale e scientifica del reale e portatore di superstizione, allo stesso tempo per emergono miti propriamente moderni, come il Faust o il Don Giovanni, cio figure dellimmaginario culturale che esprimono le contraddizioni insite nel modo di esistenza del soggetto moderno. 3.2 Deritualizzazione Al processo di demitizzazione corrisponde un processo distinto e correlativo di deritualizzazione per cui i riti vengono progressivamente perdendo il loro carattere religioso e sacrale per assumere via via una funzione pi marcatamente liturgica, e poi sociale e politico-istituzionale, o semplicemente spettacolare. Il teatro nasce cos come forma autonoma separandosi progressivamente dalla funzione religiosa rituale. Questo potrebbe riassumere ci che avviene in Occidente, ma non cos per altre culture, nelle quali il teatro ha mantenuto il suo legame con il rito e la religione primordiale. Nel corso del 900 accade poi che queste culture, con il loro teatro ancora sacro e rituale, influenzino un ripensamento complessivo del teatro anche in Occidente, come avviene ad esempio per Artaud, che trasforma la nozione occidentale di teatro a partire dallincontro con il teatro balinese. Perci possiamo dire che il rapporto tra teatro e rito compie un percorso ad U, di unit seguita da separazione e allontanamento e poi ritorno verso quellunit. Per seguire questo complesso sviluppo possiamo seguire due direttrici principali: 1) Pensiero giudaico-cristiano_ la religione ebraica e poi soprattutto quella cristiana condannano in generale il rito, e in particolare quello pagano del teatro, spingendo verso la sua trasformazione in gioco laico. Infatti il cristianesimo tende a interiorizzare il piano della fede, allontanandolo dalla sfera sociale, e obbliga a distinguere il rito dalla liturgia , condannando il primo quando espressione di paganesimo, ma favorendo il secondo, cio il rito vero in quanto capace di far sperimentare la presenza di Cristo in seno alla comunit dei credenti (in ambito cattolico) o la trasmissione di significati utili alla comprensione delle Scritture (in ambito protestante); 2) Modernit_ con la separazione della religione dalla politica (tra 500 e 600) e poi la critica illuministica della superstizione, il rito, ridotto a mero rituale, scompare quasi del tutto in Occidente nella sua forma religiosa in senso forte, il rito subisce un processo di

secolarizzazione dal quale sorge anche il teatro come strumento civile e di formazione della collettivit; il teatro diventa evento pubblico, capace di trasmettere nuovi valori. Infine, progressivamente questi stessi eventi pubblici si differenziano e moltiplicano divenendo molteplici spettacoli e celebrazioni, che riguardano aspetti solamente parziali dellesistenza, la ritualit ritorna, ma trasformata e frammentata, sotto molte prospettive differenti (sport, concerti, congressi di partito, manifestazioni, parate militari ecc) 3.3 Dalla maschera al corpo

Un modo intelligente di seguire questa evoluzione del rapporto tra teatro e rito quello che concerne il passaggio, nellambito del teatro-rito dalla maschera al corpo: 1) teatro greco_ la maschera che tutti gli attori devono indossare una eredit della maschera con la quale i riti esprimono le forze mitiche che parlano nel rito, lattore spersonalizzato, pura voce di unistanza che incarna una parte allinterno del conflitto che lacera la comunit espressione di una forza primigenia che minaccia sempre di lacerare la comunit politica; 2) teatro medievale cristiano_ il cristianesimo condanna la maschera di origine rituale appunto perch spersonalizzante, ma ci porta allaffermazione della maschera come gioco innocuo, finzione teatrale (ad esempio le maschere dei carnevali ladini in Trentino, che sono strettamente legate alla vita quotidiana e alle attivit artigianali); si afferma cos la distinzione tra a) maschere di gruppo (nelle quali il rapporto maschera/attore complementare, cio quando c uno non c laltro e viceversa); b) maschere guida (dove la maschera rivela volentieri ci che nasconde ed anzi funzionale a mostrare la vera identit di chi la indossa, ad esempio, nei carnevali ladini, personaggi di spicco della comunit, che diventano per un giorno zimbelli e giullari, alzando e abbassando la maschera): cos la maschera non pi espressione di spiriti che simpossessano dellattore, ma gioco sociale; 3) teatro borghese_ la maschera diviene funzionale allespressione del tipo e dello stereotipo, cio alla classificazione giocosa e ironica della realt sociale e personale di determinate; 4) avanguardie_ la spersonalizzazione dellattore tramite la maschera torna prepotentemente alla ribalta, sulla scorta dellincontro con altri teatri primitivi, ma soprattutto si arriva alla riduzione dellattore a mero corpo, il soggetto stesso maschera, maschera il corpo spossessato del soggetto. 3.4 Il ritorno del rito

A questo punto possibile tirare le fila della discussione a partire da una importante distinzione, quella tra: a) societ liminali_ dove cio i fenomeni collettivi e il gruppo prevalgono sullindividuo e le manifestazioni della personalit individuale; b) societ limino idi_ dove prevalgono le manifestazioni della creativit individuale, orientate alla ricerca di un pubblico e di un consenso dal punto di vista squisitamente personale-psicologico; La storia del teatro nella sua relazione al rito la storia del passaggio dal primo al secondo tipo di fenomeni sociali. Oggi, per, con la nuova importanza assegnata al gioco del corpo e alla sua capacit di creare aggregazione attorno al teatro come pratica condivisa (oggi pi che guardare teatro sempre pi persone fanno teatro) la dimensione rituale del teatro sembra tornare alla ribalta, modificata, ma utile alla costruzione della persona e della comunit attraverso attivit performative.

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