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(1469-1527)
Nuclei tematici 1
•Fondante di tutto il discorso è il tema della stabilità dello Stato di cui il principe
non è che lo strumento: a questo fine va subordinato anche il rispetto della morale.
Nuclei tematici 2
•La riflessione si fonda sull’osservazione diretta della realtà e non sull’ideale: di qui
la messa in valore della «verità effettuale della cosa», la realtà vera dei fatti.
Lo stile 1
•Lo stile è chiaro e conciso, privo di ornamenti, secondo una scelta deliberata (la
quale opera io non ho ornata né ripiena di clausole ample e di parole ampullose e
magnifiche o di qualunque altro lenocinio o ornamento estrinseco).
•Il discorso procede per proposizioni disgiuntive che riducono via via le
alternative proposte (Tutti gli stati, tutti e’ dominii... sono stati e sono o republiche o
principati. E’ principati sono o ereditari... o sono nuovi... e aquistonsi o con l’arme
d’altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù): Machiavelli rinuncia perciò
all’ipotassi e impiega frequenti connettivi di causalità (E perché conosceva le
rigorosità passate...).
Lo stile 2
•La lingua è il fiorentino d’uso quotidiano (e se gli ordini sua non gli profittorno)
con un lessico che si avvale di latinismi del linguaggio burocratico e letterario
(ruinano li arbori), di parole comuni (per mettere le barbe sua) e finanche di un
registro plebeo (A ognuno puzza questo barbaro dominio) che conferisce grande
espressività.
Nuclei tematici 1
•Approfondendo i temi già trattati nel Principe, Machiavelli affronta i nodi cruciali
della storia di Roma:
- l’organizzazione politica interna
- la politica estera e l’espansione militare dell’impero
- le azioni dei cittadini che fecero grande Roma
•La riflessione si appunta sull’analisi delle dinamiche politiche sia del principato
sia, in particolare, della repubblica, che si rivela come la forma più alta di Stato,
garante della stabilità delle istituzioni e sprone alle virtù civili.
Nuclei tematici 2
Lo stile 1
Lo stile 2
•La prosa, più ampia e complessa, asseconda così l’andamento ragionativo del
pensiero (E la cagione che la Italia non sia in quel medesimo termine, né abbia
anch’ella o una republica o uno principe che la governi, è solamente la Chiesa;
perché, avendovi quella abitato e tenuto imperio temporale, non è stata sì
potente né di tanta virtù che l’abbia potuto occupare la tirannide di Italia e
farsene principe, e non è stata, dall’altra parte, sì debole che, per paura di non
perdere il dominio delle sue cose temporali, la non abbia potuto convocare uno
potente che la difenda contro a quello che in Italia fusse diventato troppo
potente).
Nuclei tematici
•Gli annali fiorentini, commissionati dal cardinale Giulio de’ Medici, poi papa
Clemente VII, sono divisi in 8 libri:
- Il I libro tratta la storia d’Italia dalla caduta dell’impero romano al 1434
- i libri II-IV si occupano della storia di Firenze fino al 1434
- i libri V-VIII narrano la storia italiana e fiorentina dal 1434 alla morte di Lorenzo il
Magnifico nel 1492
Lo stile
•Le vicende sono pertanto drammatizzate per voce di personaggi storici che
entrano in gioco tramite dialoghi o anche monologhi e che propongono nel più
ampio scenario della storia collettiva episodi singolari e storie individuali.
Nuclei tematici
•Il trattato si svolge intorno al nucleo tematico principale, la materia militare, che
ha come obiettivo la difesa delle «armi proprie», già avanzata nel Principe, a
scapito degli eserciti mercenari, dal cui impiego deriva, nella visione di Machiavelli,
l’insicurezza dello Stato e la sua debolezza politica.
Lo stile
•Le vicende sono pertanto drammatizzate per voce di personaggi storici che
entrano in gioco tramite dialoghi o anche monologhi e che propongono nel più
ampio scenario della storia collettiva episodi singolari e storie individuali.
Nuclei tematici
• Al centro della trama, sulla falsariga della commedia plautina degli equivoci, c’è il
motivo della beffa ordita attraverso una rete di finzioni e di inganni.
• Anche il tema dell’amore diviene spunto per delle trovate che fanno parte del
repertorio tradizionale della commedia classica.
Lo stile
•La lingua è ancora il fiorentino, declinato maggiormente però sugli usi del parlato
(Non fu mai uccellatore più di me fortunato, che avendo oggi tese le panie a dui
magri uccelletti, che tutto el dì mi cantavano intorno, a caso una buona e grassa
perdice ci è venuta ad invescarsi). Compaiono perciò vernacolarismi (Andianci a
sbisacciare) che danno un tono efficacemente realistico, proverbi (in terra di
ciechi ch vi ha un occhio è signore) e frasi fatte (riempire una sedia in Paradiso), e
doppi sensi (E’ ci è cinquanta donne in questa terra che ne alzerebbono le mani a
cielo).
•Domina su tutto l’ironia (Poi che l’astuzia tua, la sciocchezza del mio marito, la
semplicità di mia madre e la tristizia del mio confessoro mi hanno condutto a fare
quello che mai per me medesima arei fatto, io voglio giudicare ch’e’ venga da una
celeste disposizione che abbi voluto così) che permea la commedia dalla scelta dei
nomi alle soluzioni linguistiche.