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Francesco Guicciardini (1483-1540)

Nacque a Firenze nel 1483 da una ricca famiglia impegnata nella vita pubblica della
città. Il padre era ambasciatore presso i Medici presso la corte degli Sforza a Milano.
Francesco fu indirizzato verso lo studio del diritto per indirizzarlo verso il lavoro del
padre. Nel 1508 entra nella Magistratura degli Otto di Guardia. Nel 1511 viene
nominato ambasciatore della Repubblica fiorentina presso la corte di Ferdinando il
Cattolico, re di Spagna. La sua produzione letteraria nacque grazie alla sua vita
pubblica e all’esperienza spagnola. Scriverà Relazione di Spagna, un’attenta analisi
sulla società spagnola, Discorsi, un trattato sulle difficoltà istituzionali della
repubblica e Ricordi. Nel 1513 venne nominato da Leone X governatore di Modena e
svolge questo ruolo in maniera ligia e incorruttibile. Nel 1530 venne inviato a Firenze
con il compito di formulare un progetto istituzionale di governo. Morì nel 1540.

I Ricordi

È una raccolta di riflessioni e massime dedicate a vari aspetti della vita, della storia e
della società. L’opera subisce negli anni un processo di allargamento e di revisione
stilistica. Non ha, tuttavia, una struttura sistematica. Alcuni ricordi appaiono più
legati al contesto storico e politico di Firenze, altri sono legati ai vari tipi di governi,
altri si interrogano sulla morte e sulla condizione dell’uomo. La raccolta inaugura un
nuovo genere letterario: il libro di pensieri e aforismi, un genere che sarà usato da
molti scrittori, tra cui Leopardi.

I Ricordi costituiscono una riflessione sulla crisi del Cinquecento. Affiora la


conoscenza di un’insorgente violenza e irrazionalità della storia, di cui si prende
atto con un senso di inquietudine che incrina la fede umanistica nel sicuro progresso
umano. Guicciardini accentua la dimensione della concretezza e l’attenzione ai dati
della realtà e dell’esperienza per cogliere tutti gli aspetti del reale. Un ruolo centrale
assume l’indagine sulle questione delle condizioni umane, una condizione precaria e
instabile, insidiata dalla fortuna, di fronte alla quale le risorse umane sono spesso
impotenti.

Storia d’Italia

È un capolavoro storiografico sul Rinascimento che pone il principio della


storiografia moderna. Con Guicciardini, la storiografia acquista uno status autonomo,
non è più soltanto una rassegna di esempi morali su cui riflettere, ma una precisa
ricostruzione dei fatti. L’opera ha una struttura narrativa tipica di una tragedia che si
svolge in un certo numero di atti, si parte da una situazione iniziale felice, per poi
arrivare ad un tracollo. La narrazione si incentra non più su una singola città, ma su
un territorio più ampio. Fa emergere l’inettitudine, ma anche l’ambizione dei
principi italiani che non sempre riescono a mantenere saldo il potere.

La novità più rilevante dell’opera consiste nel metodo critico di ricostruzione delle
vicende: avendo a disposizione un’esperienza diretta di esse e una grande quantità di
fonti documentarie dirette, Guicciardini non si limita, come facevano gli umanisti, a
una rielaborazione letteraria della narrazione, ma analizza, confronta e sceglie le
fonti che ha a disposizione. L’opera è stata pubblicata postuma, ma sappiamo che la
compone durante tutta la sua vita.

Letture

La discrezione e il particolare e la condizione umana

Le calamità d’Italia

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