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HVMANISTICA

an international journal
of early renaissance studies

i i · 1 / 2 · 2007

E S TRATTO

pi s a · ro m a
fabrizio serr a · editore
mmviii
CO O RD INAM E N TO
S CI E N T I F IC O E D E D ITORIALE
S E NIO R ED ITO R S
Miche l Blay · Jean-Louis Ch arlet
Ma rce l lo C icc uto (Segretario · Secretary)
Fr a n ce sco Furlan (Segretario · Secretary)
Ma rtin McLaughlin · G ianni Vent uri

CO LLE GIO D I D IRE Z ION E


E D ITO R IAL B OAR D
Giuse p pe Ba rbieri · M ic hel Blay
Je a n -L o uis Charlet · M arc ello Cicc uto
Claudio Cre scentini · Fr anc esco P. Di Teodoro
En rico Fenz i · Ricc ardo Fubini
Fr a n ce sco Furlan · G uglielmo G orni
N icol etta Guidobaldi · Yves Hersant
Cha rl e s Hope · Fr ank La Br asc a
Giul io L epsc hy · David M arsh
Ma rio Ma rtelli † · M art in M c Laughlin
Ste fa n o P ittaluga · Lionello Puppi
Fr a n cisco Rico · Alain-Ph . S egonds
Victor Stoic hita · Ranieri Varese
P hil ip pe Vendrix · G ianni Vent uri

La redazione del seguente volume ii, fascicolo 1-2, è stata curata da


Valeria P on t i aco ed E l e na Sca n ta mbur lo
DOSSIER
*
POGGIO BRACCIOLINI · LE POGGE
Marcello Ciccuto, Francesco Furlan, Stefano Pittaluga curantibus
10 gary ianziti

Amico Aspertini, Schizzo da un vaso antico di proprietà di Andrea Bregno, Wolfegg (Württemberg),
Castello, Codice di S. n° c. 18v.
poggio, bruni, e le storie fiorentine 11

PREMESSA

L a recente pubblicazione di testi originali poggiani, in Italia e all’estero, nonché un rinnovato interesse
critico possono costituire importanti occasioni di rilettura di buona parte dell’opera dell’umanista,
che sotto il fuoco o anche all’incrocio effettivo di differenti modi interpretativi mostra di rappresentare
uno dei luoghi eccellenti dell’intera storia culturale quattrocentesca. Più ambienti, registri e generi
risultano oggi – e sono risultati negli studî di anni non troppo lontani – coinvolti nell’esperienza più
che articolata e varia di quella personalità di valdarnese che seppe aprire prospettive amplissime e
sfondi persino inusuali alla ricerca intellettuale della sua epoca, non senza il fondamento di una sempre
organica attenzione a fatti tanto invariabilmente quanto profondamente segnati da una naturalissima
attitudine al filtraggio culturale, che finisce per rappresentare un Nachlass tra i più cospicui e duraturi
della nostra tradizione letteraria.
Alla definizione di un vivere storicamente consapevole, all’inquietudine anche polemica e contrastiva
di uno spirito incline a raziocinante moralità, all’arguzia di una quasi incontenibile inventio rappresen-
tativa fanno riferimento i saggi raccolti in questo dossier : da uno studio sulla scrittura storiografica
umanistica più vicina all’esperimento poggiano (Gary Ianziti, Poggio, Bruni e le Storie fiorentine), alla
riflessione estetica e storico-filosofica dell’umanista (Michèle Guéret-Laferté, La scène et les coulisses
du « théâtre de la Fortune » dans le De varietate fortunæ de Poggio Bracciolini ; David Marsh, De curialium
incommodis : Alberti and Poggio), comprendendo altresì il versante dello specifico impegno equilibrato fra
politica e cultura (Paolo d’Alessandro, La polemica col Perotti nelle lettere di Poggio Bracciolini), il raggio
delle competenze artistiche (Marcello Ciccuto, Poggio “conoscitore” fra codici antichi illustrati), o le in-
numerevoli sfumature dell’intreccio tra fonti, acquisti conoscitivi e problemi di struttura che emergono
da un’analisi ravvicinata del “pianeta-Facezie” (Armando Bisanti, Spigolando lungo il testo delle Facezie
di Poggio ; Stefano Pittaluga, Un manoscritto delle Facezie di Poggio Bracciolini [Torino, Accademia delle
Scienze, MM V 28 = mss. 0179]). Diciamo pure, auspicabilmente almeno quanto intenzionalmente, tutti
questi saranno pegno di ulteriori avventure di studio, nella misura in cui l’insegnamento umanistico
braccioliniano seppe configurare come moderno – valido insomma ancora per noi – il radicamento
civile dell’essere pensante entro la vicenda delle sue conquiste di conoscenza.
12 gary ianziti
poggio, bruni, e le storie fiorentine 13

POGGIO, BRUNI, E LE STORIE FIORENTINE


Gary Ianziti

S copo della presente indagine è quello di re-


care un contributo alla critica recente intorno
al Poggio storico. Già in un importante saggio
quello adoperato dal Bruni. Così mentre il Bruni
aveva dedicato un libro intero alla Firenze antica,
Poggio vi allude solo en passant. Mentre la narra-
di diversi anni fa, Riccardo Fubini ebbe modo di zione bruniana procede in modo annalistico dal
tracciare un profilo molto efficace di Poggio nel- 1250 al 1402, quella poggiana è più tematica e
l’ambito della storiografia umanistica del quattro- contemporanea, con taglio cronologico che va
cento. 1 L’attenzione di Fubini si rivolgeva giusta- dal 1350 al 1455. Il Bruni, poi, aveva seguito uno
mente al trattato De varietate fortunæ quale opera schema liviano che per ogni anno degno di nota
in certo senso emblematica. L’analisi poneva in raggruppava gli avvenimenti sotto due categorie,
rilievo uno storico per molti versi anomalo nel domi et foris. 5 Poggio invece si concentra principal-
suo tempo, alieno ai meccanismi delle storiografia mente sugli avvenimenti bellici, in ciò rifacendosi
ufficiale allora nascente, osservatore distaccato e al modello sallustiano. 6
disincantato della realtà contemporanea. Le osser- Ma al di là di queste contrapposizioni un po’
vazioni che seguono vorrebbero estendere tale li- astratte, ci sono altri e ben più fondati motivi di
nea interpretativa. Oggetto dell’indagine saranno contrasto. È noto per esempio come le Storie del
le Storie fiorentine di Poggio, opera sulla quale la Bruni abbiano avuto la loro radice in un incarico
bibliografia rimane tutt’ora molto limitata. 2 di tipo ufficiale, per cui si possono vedere come
Le Historiæ florentini populi costituiscono l’ul- espressione del punto di vista dei ceti dirigenti
tima grande fatica letteraria di Poggio. 3 Iniziate fiorentini. 7 Da questa ufficialità derivano alcune
con ogni probabilità nel 1453, dopo il ritorno de- caratteristiche delle Storie bruniane : la forte se-
finitivo in patria, la loro stesura si prolunga per lettività, per esempio, che fa sì che il racconto
tutto il periodo del cancelleriato, ed anche oltre. bruniano è spesso lacunoso là dove le notizie con-
Come indica il titolo, l’iniziativa si ricollegava in tenute nelle fonti non corrispondono all’immagi-
qualche modo al precedente bruniano. 4 L’intento, ne di Firenze che il Bruni vorrebbe promuovere. 8
cioè, doveva essere quello di stendere una storia Seppur anche Poggio occupi il posto di cancelliere
celebrativa, seppur con taglio diverso rispetto a quando comincia a scrivere le sue Storie, non ab-
biamo indicazioni di un incarico ufficiale. 9 La sua
1 Cfr. Riccardo Fubini, Il « teatro del mondo » nelle prospet- storia sembra nascere da un’iniziativa personale,
tive storico-politiche di Poggio Bracciolini, in Poggio Bracciolini condizionata certo, ma non determinata dal ruolo
(1380-1980) : Nel Vi centenario della nascita, s.c., Firenze, San- di cancelliere. Sappiamo poi come andò a finire il
soni, 1982, pp. 1-135 - poi in Idem, Umanesimo e secolarizza-
zione : Da Petrarca a Valla, Roma, Bulzoni, 1990, pp. 221-338.
cancelleriato di Poggio. Mentre quello del Bruni
Ma sono fondamentali anche Idem, Quattrocento fiorentino : finì con la pompa e gli onori, quello di Poggio finì
Politica, diplomazia, cultura, Pisa, Pacini, 1996, pp. 219-234 ; e con recriminazioni e amarezze, seguite poi dalla
Idem, Storiografia dell’umanesimo in Italia da Leonardo Bruni
ad Annio da Viterbo, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura,
2003, pp. 3-38 e 165-194. 5 Cfr. Leonardo Bruni, Historiarum florentini populi libri
2 A parte i citt. saggi di Fubini, sono notevoli Nicolai Xii , a cura di Emilio Santini, in Rerum Italicarum Scriptores, a
Rubinstein, Poggio Bracciolini cancelliere e storico di Firenze, cura di Giosuè Carducci e Vittorio Fiorini, Città di Castello,
« Atti e Memorie della Accademia Petrarca di Lettere, Arti, Lapi, 1900-1917, e Bologna, Zanichelli, 1917 ss., Xix 3, 1914-
Scienze », n.s., Xxxvii, 1958-1964, pp. 215-239 e Donald J. 1926, pp. 1-288 : 78 : « Nam, cum duæ sint historiæ partes
Wilcox, The development of Florentine humanist historiography et quasi membra, foris gesta et domi, non minoris sane
in the Fifteenth century, Cambridge (ma), Harvard University putandum fuerit domesticos status quam externa bella co-
Press, 1969, pp. 130-176. gnoscere ».
3 L’unica edizione del testo latino rimane quella a cura di 6 Cfr. D. J. Wilcox, The development of Florentine humanist
Giovanni Battista Recanati : Poggii Historia florentina, Venetia, historiography, cit., p. 155.
apud Jo. Gabrielem Hertz, mdccxv. Ha ristabilito il tito- 7 Cfr. R. Fubini, Storiografia dell’umanesimo, cit., pp. 115 s.
lo originario R. Fubini, Umanesimo e secolarizzazione, cit., e 151 s.
pp. 301 s., che pubblica anche il Proemio di Poggio (sosti- 8 Cfr. Anna Maria Cabrini, Le Historiæ del Bruni : Ri-
tuito nei mss. e poi nell’edizione dal Proemio del figlio sultati ed ipotesi di una ricerca sulle fonti, in Leonardo Bruni
Jacopo). cancelliere della repubblica di Firenze, a cura di Paolo Viti,
4 Sulle Historiæ florentini populi di Leonardo Bruni, stese Firenze, Olschki, 1990, pp. 246-319 : 275 s.
tra 1415 e 1444, la bibliografia è immensa ; un solido orienta- 9 Cfr. R. Fubini, Quattrocento fiorentino, cit., p. 224 ; I can-
mento in R. Fubini, Storiografia dell’umanesimo, cit., pp. 93- cellieri aretini delle repubblica di Firenze, a cura di Roberto
194. Cardini e Paolo Viti, Firenze, Polistampa, 2003, p. 105.

« hvmanistica » · ii · 1-2 · 2007


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rimozione dall’ufficio, prima de facto, poi de iure. Toscana da parte delle truppe viscontee guidate
Spirito indipendente per indole, poco incline alle dal capitano generale Giovanni d’Oleggio. Dopo
compromissioni, Poggio si trovò presto a disagio aver invano posto l’assedio a Pistoia, l’esercito
tra i litigi cittadini. Racconta Vespasiano che l’in- visconteo si muove verso Firenze nell’estate 1351.
comprensione rischiò di trasformarsi in vero e La risposta fiorentina è quella di far scomparire
proprio antagonismo dopo la revoca dell’immuni- dalle campagne i viveri, di modo che l’esercito ne-
tà fiscale pronunciata nel 1457. 1 Negli ultimi anni mico si ritrova presto in mancanza del necessario :
Poggio si sfogò in due scritti assai polemici nei il rischio è quello di rimanere intrappolati nella
confronti di Firenze : l’invettiva Contra fidei violato- pianura abbandonata e spoglia. Per i fiorentini
res, e il trattato In laudem reipublicæ Venetorum. 2 diventa urgente chiudere ogni varco al nemico.
Bastano questi pochi cenni per indicare quanto A questo punto, però, si verifica il passaggio del-
diversa fu la parabola di Poggio rispetto a quella l’esercito nel Mugello per la Valdimarina. Matteo
del Bruni. Poggio si distingue dal Bruni sia per Villani si scaglia contro l’incompetenza di chi go-
indole e formazione, sia per la sua scarsa solida- vernava Firenze in quel momento, perché non eb-
rietà con i gruppi dirigenti fiorentini. Ovviamente bero « la maestria della guerra », e di conseguenza
non vanno sottovalutati in questa prospettiva i non provvidero con sufficiente cura alla guardia
lunghi anni trascorsi in curia quale segretario, né di quel passo. Ma la colpa non è solo del governo,
le origini borghigiane alle quali rimase in certo poiché la difesa del passo venne affidata « a uno
senso fedele fino alla fine. Ora la domanda che della casa dei Medici ». Matteo Villani sottolinea a
vorrei porre nelle pagine seguenti riguarda il peso questo punto il mancato impegno anche a livello
effettivo di tali motivi nel determinare un approc- individuale : « se ‘l cittadino fosse stato valoroso, e
cio tutto particolare alla storia fiorentina. Poggio avesse voluto acquistare onore, molto agevole li
infatti non si pone su di una linea di continuità era a guardare quel passo […] ». E invece l’azione
storiografica rispetto al Bruni, ma elabora invece sfuma, e il nemico passa nel Mugello, ennesimo
una propria visione. La realizzazione di un siffatto esempio – agli occhi di Matteo Villani – di codar-
progetto lo porta – a dispetto di un certo confor- dia e malgoverno da parte dei fiorentini. 3
mismo sul piano formale – verso la contestazione È ovvio che il Bruni – per i motivi già detti – si
delle Storie bruniane. Ci si può chiedere fino a che sente in dovere di modificare in maniera radicale il
punto arriva tale contestazione, e se in realtà le resoconto del Villani. Egli non solo fa scomparire
storie di Poggio non mirino addirittura a minare l’allusione « a uno della casa dei Medici », ma riduce
(sia pure con le dovute cautele) le Storie ufficiali, tutto l’incidente a poco più di una riga. Così non
e quindi altamente selettive del Bruni. ci sono più decisioni incompetenti prese a Firenze,
Preciso che la mia indagine si limiterà ad esplo- né vigliaccherie di soldati e difensori. Anzi, tutto
rare i libri di Poggio che trovano corrispondenza procede come in una qualsiasi azione militare of-
nelle Storie fiorentine del Bruni. Si limiterà cioè alla fensiva : il nemico si ritira presso il fi ume Marina,
narrazione poggiana del periodo 1350-1402, ossia ai poi avanza lungo quel fi ume, occupando i passi :
primi tre libri e a parte del quarto. Significativa, per ipsum fl uvium profectus, arctis difficillimisque sal-
infatti, appare la scelta di dedicare tanto spazio tibus præmisso pedite occupatis, nullo impediente, in
al rifacimento di una parte consistente (libri Vii- agrum mugellanum transmisit. 4
Xii) dell’opera bruniana. Il metodo nostro sarà Di tutta la lunga e dettagliata descrizione di
quello del confronto testuale, sia tra il Bruni e Matteo Villani – fonte unica del Bruni in que-
Poggio, sia tra questi e le fonti utilizzate. Tale sto caso – rimangono in pratica solo quelle due
metodo ci aiuterà anche a mettere in evidenza la parole : « nullo impediente ». Esempio abbastanza
tecnica usata da Poggio nel comporre le sue Storie eloquente di ciò che osserva Anna Maria Cabrini
fiorentine : egli segue sì, come spesso si è detto, il circa la maniera di servirsi di Matteo Villani ado-
resoconto del Bruni, però ripesca anche dalle fonti perata dal Bruni :
spunti tralasciati da quest’ultimo. Come si vedrà, L’intento di Bruni è soprattutto […] di attenuare […]
si tratta quasi sempre di incidenti o informazioni i toni e l’andamento […] drammatico e fitto di aspre
che tornano in qualche modo a detrimento del- valutazioni negative sull’operato di Firenze e dei suoi
l’immagine fiorentina. reggenti.5
Un primo esempio riguarda l’invasione della Ora è interessante notare come Poggio – che tiene
presente il Bruni – ritorna al resoconto di Matteo
1 Cfr. Vespasiano da Bisticci, Le vite, a cura di Aulo
Greco, Firenze, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, 3 Cfr. Matteo Villani, Cronica con la continuazione di
vol. i, 1970, pp. 547-549. Sulla dinamica dell’incidente è da ve- Filippo Villani, a cura di Giuseppe Porta, Parma, Guanda,
dere R. Fubini, Quattrocento fiorentino, cit., pp. 229 s. 1995, ii 11, vol. i, pp. 212 s.
2 In Poggius Bracciolini, Opera omnia, a cura di Ric- 4 L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cit.,
cardo Fubini, Torino, Bottega d’Erasmo, vol. ii, 1966, p. 178, rr. 36-38.
pp. 887-902 e 917-937. 5 A. M. Cabrini, Le Historiæ del Bruni..., cit., p. 286.
poggio, bruni, e le storie fiorentine 15
Villani e recupera qualcosa dell’asprezza origina- nel caso presente, una maggiore aderenza alle
le. Senza ovviamente chiamare in causa i Medici, informazioni contenute nelle fonti, con evidenti
Poggio mette la responsabilità sulle spalle di chi conseguenze negative per l’immagine della città
doveva difendere il passo della Valdimarina. Se il e dei suoi governanti. Sul piano della metodolo-
nemico raggiunge con tanta facilità il Mugello, gia siamo sul terreno ben familiare dell’autopsia
la colpa sta nella mancata difesa. Difesa relativa- come veniva articolata e praticata anche dal mo-
mente facile, secondo Poggio, se ci fossero stati il dello storiografico di Poggio, Sallustio. Ciò non
coraggio e l’impegno : toglie che il ripristino di tali accenti – tipici tra
quo in loco facile impediri transitus potuisset, si no- l’altro di Matteo Villani e di altri cronisti – ha la
stris idem animus, qui in obsidendo itinere fuerat, funzione di smontare i meccanismi della storio-
permanisset. grafia ufficiale bruniana.
E invece la difesa crolla per la rinuncia del capo Un altro esempio riguarda un episodio verifi-
(non nominato) : catosi durante la guerra con i Visconti. Si tratta
Sed ducis ignavia liberi saltus hosti patuere […]. 1 di un’iniziativa diplomatica viscontea volta a con-
vincere i pisani a schierarsi con i milanesi con-
Il ritorno di tali accenti – diciamo il lato negativo tro Firenze. Nel racconto di Matteo Villani viene
dell’operato di Firenze – caratterizza anche tutta brevemente ripreso il discorso degli ambasciatori
quanta la narrazione poggiana della campagna viscontei davanti al Consiglio generale pisano. Tra
viscontea nel Mugello. La vigliaccheria e la poca gli altri incoraggiamenti ed incitamenti intesi a
volontà di combattere dimostrate in Valdimarina spingere i pisani a scagliare la guerra contro Fi-
si ripercuotono subito sulla situazione nel Mugel- renze, gli ambasciatori ricordano
lo. Barberino ed altri luoghi si danno al nemico ; il
conte Tano prende Montevivagni. 2 la mala volontà che’ Fiorentini avieno verso di loro, e
Il Bruni davanti a questi ultimi avvenimenti o le ‘ngiurie ch’ a altro tempo avieno loro fatte, e inten-
tace, come nel caso del conte Tano, o cerca di dieno di fare quando si vedessono il destro […]. 6
fornire altre spiegazioni. Così, per esempio, il Il racconto di Villani, cioè, non risparmia gli spunti
passaggio di Barberino al nemico fu secondo lui polemici antifiorentini che nella situazione erano
dovuto alla mancanza di adeguate fortificazioni in facilmente prevedibili. Ora, è interessantissimo os-
quel luogo. 3 Ora, qui vale la pena notare che tale servare cosa faccia il Bruni quando riscrive questo
spiegazione va direttamente contro l’indicazione brano. In primo luogo egli elimina ogni allusione
fornita dalla fonte, Matteo Villani, secondo cui negativa, lesiva dell’immagine di Firenze, dal di-
« Barberino era forte e ben fornito alla difesa ». 4 scorso degli ambasciatori viscontei. Essi promet-
Una così netta contraffazione da parte del Bruni tono aiuti nel caso i pisani decidessero di entrare in
fa nascere il sospetto che in questo passo egli pro- guerra. 7 Ma il discorso, presentato in forma molto
cede per semplice rovesciamento delle informa- succinta, finisce qui. Il Bruni, quindi, non lascia
zioni. Matteo Villani, poi, spiega come Barberino trapelare le ben fondate accuse viscontee sulle
passi al nemico per tradimento del suo castellano. mire espansionistiche di Firenze. La soppressione
Ancora una volta, come si diceva, Poggio scarta la di tale dimensione tende ovviamente a discolpare
versione del Bruni e si rifà invece a quanto raccon- Firenze : siamo di fronte all’ennesimo esempio del
ta il Villani. Ma non si tratta di una mera ripresa, taglio ideologico delle Storie bruniane. Insieme
poiché Poggio coglie il nesso causale tra i vari poi con la censura del discorso visconteo, il Bruni
avvenimenti. Così, la rinuncia a bloccare la strada opera uno spostamento su cui conviene soffer-
al nemico nella Valdimarina provoca il tradimento marsi. Al posto del discorso degli ambasciatori,
di Barberino, e di qui la perdita di altri luoghi : così centrale nel resoconto di Matteo Villani, il
[…] a quo Barbarinum proditione paucorum captum, Bruni sostituisce una lunga orazione tenuta nel
Gallianum quoque, ac Villanova, plurimaque finitima corso delle deliberazioni del popolo pisano su
loca disperata tutela se hosti tradiderunt ». 5 come rispondere alle proposte milanesi. Il Bruni
L’impressione è che Poggio, meno legato alle esi- mette tale orazione, da lui ovviamente fabbricata,
genze della storiografia ufficiale, ritorni alla fon- nella bocca di Franceschino Gambacorta, capo
te con deliberato intento di riscrivere la storia di una famiglia che già si distingueva per la sua
fiorentina in una chiave più libera. Ciò significa, adesione ad una politica filofiorentina. Evidente è
l’omaggio del Bruni ad una famiglia ancora ben
vista a Firenze. Ma evidente è pure il tentativo di
1 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 15.
2 Cfr. ibidem.
3 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. 6 M. Villani, Cronica..., ed. cit., ii 20, vol. i, p. 227.
cit., p. 178, rr. 39-40 : « Barbarinum et alia quædam castella 7 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cit.,
non satis contra vim hostium munita […] ». p. 179, rr. 16-17 : « […] maxima pollicentes auxilia, ac victo-
4 M. Villani, Cronica..., ed. cit., ii 12, vol. i, p. 214. riam in manibus esse prædicantes, modo ipsimet sibi nolint
5 Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 15. deesse ».
16 gary ianziti
trasformare tutto quanto l’episodio : centrale non fonte questa volta è Filippo Villani. 5 Quest’ultimo
è più la polemica antifiorentina degli ambasciatori racconta come nel 1363, in piena guerra tra Firenze
viscontei ; centrale diventa invece un discorso di e Pisa, i pisani occupano Figline. Le forze fiorentine,
circostanza svolto intorno a temi programmati- dietro consiglio di Pandolfo Malatesta, si spostano
ci quali la dualità honor / utilitas – discorso, per ad Incisa, dove per ordine di Pandolfo, e contro al
giunta, messo in bocca al capostipite dei maggiori volere del capitano generale Rinuccio Farnese, fan-
partigiani filofiorentini a Pisa. 1 no un accampamento troppo largo per essere dife-
Osserviamo ora cosa faccia Poggio davanti alle so. Ne consegue la sconfitta dei fiorentini. In segui-
due versioni contrastanti del Bruni e di Matteo Vil- to Pandolfo cerca di approfittare dello scompiglio
lani. Come abbiamo già anticipato, egli respinge generale per diventare signore di Firenze. 6 Ora, è
in maniera assoluta la linea ufficiale bruniana : non facile immaginare come reagisca il Bruni davanti a
compare in Poggio neanche l’ombra del discorso siffatte accuse. Egli non può nascondere la sconfit-
di Franceschino Gambacorta. Poggio preferisce ta ad Incisa. Ammette pure lo sbaglio fondamen-
invece ritornare alla versione del Villani. Ma non tale dei fiorentini di aver fatto un accampamento
solo vi ritorna : si direbbe ch’egli voglia svilup- troppo grande rispetto ai numeri disposti alla sua
pare la polemica antifiorentina viscontea. Così difesa : « […] pro laxitate castrorum non satis am-
egli apre il discorso degli ambasciatori milanesi pla defensorum erat manus […] ». 7 Evoca le voci
con parole durissime : causa di tutte le guerre che di tradimento che circolano a Firenze dopo l’esito
affl iggono la regione è l’aggressività fiorentina ; negativo della battaglia. Evita però di chiamare
vittima costante dell’espansionismo fiorentino è in causa Pandolfo Malatesta. Anzi, nel momento
stata Pisa (« Oratores bellorum omnium culpam più critico quest’ultimo viene nominato capitano
in Florentinorum superbiam rejicientes, nullam generale a Firenze, per sostituire Rinuccio ormai
Pisanis adversam fortunam accidisse multis exem- prigioniero del nemico. Il Bruni sottolinea sia le
plis ostenderunt, cuius origo non ducta esset a qualità militari di Pandolfo (« rei militaris peritus »),
Florentinis »). Gli ambasciatori poi ricordano per sia la sua fedeltà alla causa guelfa (« partibus maxi-
filo e per segno i tanti mali subiti da Pisa ad opera me fidus »). Solo dopo tale elogio il Bruni inserisce
dei fiorentini : « oppida ab eis capta, agros vastatos, – quasi casualmente – il fatto che Pandolfo ebbe
bona direpta, cives eorum captos […] ». Espongo- la sua parte nel disegnare l’accampamento ad In-
no in seguito quale unica soluzione la distruzione cisa. Ma subito aggiunge che non fu presente alla
di Firenze : « Si tute vivere, si securi esse cuperent, sconfitta catastrofica. 8 Evidente appare in questo
funditus evellendam esse suarum calamitatum ra- passo il desiderio del Bruni di riabilitare Pandolfo
dicem ». 2 L’obbiettivo può essere raggiunto trami- Malatesta nei confronti di un resoconto – quello di
te un’azione coordinata con le forze viscontee ; i Filippo Villani – dove il condottiere era stato og-
pisani dovrebbero scagliarsi contro i possedimenti getto di accuse molto pesanti.
fiorentini rimasti indifesi per gli accordi esistenti Di fronte a tali accuse l’atteggiamento di Poggio
tra Pisa e Firenze. I popoli non aspettano che il è quello che abbiamo già osservato nell’esempio
segnale per insorgere contro « una libertà peggiore precedente : egli non solo ripristina le polemiche di
di qualsiasi tirannide » (« qui Pisanorum re magis, Filippo Villani, le ingrandisce ed aumenta. 9 Così,
quam verbis, hostes libertatem tyrannide dete-
riorem sint absque dubio admissuri »). 3 Colpisce gnore di Rimini (in Leonardi Bruni Arretini Epistolarum libri,
qui l’audacia di Poggio nel rovesciare il leitmotiv edidit Lorenzo Mehus, Florentiæ, ex Typ. Bernardi Paperini,
della propaganda fiorentina, la libertas, nel suo mdccxli, vol. i, iii 9, pp. 76-83).
5 M. Villani, Cronica..., ed. cit., xi 69, vol. ii, pp. 674-678.
contrario. Anche se il contesto lo poteva giusti- 6 Cfr. ivi, xi 73, pp. 684-687. Si veda anche Philip J. Jones,
ficare, si tratta della svalutazione di un valore The Malatesta of Rimini, Cambridge, Cambridge University
considerato fino ad allora sacrosanto. Tanto più Press, 1974, p. 84.
sbalordisce questo passo, in quanto non avallato 7 L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cit.,
da spunti contenuti nella fonte. È un esempio di p. 203, rr. 2-3.
8 Cfr. ivi, rr. 9-16. Sul cambiamento di rotta qui introdotto
come Poggio non si limiti a ristabilire la fonte, ma dal Bruni – ma con spiegazione diversa delle motivazioni – si
vi aggiunga anche del suo. veda A. M. Cabrini, Le Historiæ del Bruni..., cit., pp. 287 s.
Passiamo ora ad un’altra serie di esempi che 9 Eppure anche Poggio in età avanzata corteggia i Ma-
riguardano i Malatesta, famiglia con cui il Bruni latesta, a quanto pare senza raggiungere i risultati desiderati.
godette rapporti di reciproca stima e fiducia. 4 La A Sigismondo Pandolfo Malatesta egli dedica il dialogo De
miseria humanæ conditionis, ma non si sa con quale esito.
Cfr. Poggio Bracciolini, Lettere, a cura di Helene Harth,
1 Cfr. ivi, pp. 180 s. iii : Epistolarum familiarum libri secundum volumen, Firenze,
2 Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 17. Olschki, mcmlxxxvii, p. 404 (Poggio a Roberto Valturio,
3 Ivi, p. 18. estate 1456) ; R. Fubini, Umanesimo e secolarizzazione, cit.,
4 È noto com’egli abbia dedicato il De studiis et litte- pp. 292 s. Ernst Walser, Poggius Florentinus : Leben und
ris (1422-1429) a Battista Malatesta e famosa è la sua lettera Werke, Leipzig, Teubner, 1914, pp. 307 s., giudica fallito il
a Niccolò Niccoli in lode di Carlo Malatesta (1364-1429), si- tentativo di Poggio di avvicinarsi a Sigismondo.
poggio, bruni, e le storie fiorentine 17
Pandolfo viene definito fin dall’inizio « traditore ». versione del Bruni, insomma, Galeotto Malatesta
Sul suo conto gravano non sospetti, ma certezze. è l’eroe assoluto della vittoria fiorentina a Cascina.
Egli fece apposta a far fare un accampamento Il nome di Manno Donati neanche compare. 7
troppo vasto ad Incisa. 1 Lo fece perché mirava Che cosa fa Poggio davanti a fonti così discor-
alla signoria di Firenze. Infatti, anche dopo Inci- danti ? Questa volta pure egli preferisce seguire
sa si sarebbe potuto procedere contro il nemico, Filippo Villani. È vero, però, che non lo segue in
« si fide integra dux Pandulfus […] fuisset ; sed ut tutto : sopprime per esempio ogni allusione all’in-
compertum est, fallaci spe ductus imperio urbis competenza di Galeotto Malatesta, che definisce
inhiabat, quod per incommoda civium, et adversa – con parole affini a quelle usate dal Bruni – « vir
prælia haud dubie sperabat fore ». 2 spectatæ virtutis, artibus imperatoriis insignis ». 8
Diamo ora un ultimo esempio di come Poggio Ammette che l’età avanzata e la salute cagione-
ritorni alla fonte per elaborare una versione degli vole lo rendono meno atto ai combattimenti, ma
avvenimenti che si contrappone a quella fornita proprio per questo motivo, secondo Poggio, egli
dal Bruni. Ancora una volta si tratta dei Malatesta. avrebbe affidato la cura delle operazioni militari a
La guerra di Pisa arriva al punto critico : siamo Manno Donati. 9 Certo, quest’ultimo diventa poi
alla vigilia della battaglia decisiva di Cascina – 28 la figura-chiave nella battaglia descritta da Poggio ;
luglio 1364. I Fiorentini nominano capitano gene- ma dietro le sue gesta brilla la saggezza di Galeot-
rale delle loro forze Galeotto Malatesta, zio del già to Malatesta. 10 Poggio escogita cioè una specie
licenziato Pandolfo. Il commento di Filippo Villani di contaminatio che mescola elementi del Bruni,
davanti a questa nomina è eloquente : e di Filippo Villani. Egli evita così di riciclare le
e mirabile cosa fue che avendo i governatori della città note più polemiche del Villani, pur rispettando
con fatica tolto il flagello in mano a messer Pandolfo, la fonte per quanto riguarda l’azione svolta da
poco tempo passato lo puosono in mano a messer Manno Donati.
Galeotto, come se andassono cercando di perdere la A questo punto possiamo porre un’altra doman-
sua e l’altrui libertà. 3 da. Con l’anno 1364 finisce la cronaca villaniana.
Quando poi viene a descrivere la battaglia, egli Di quale fonte si serve Poggio per gli anni succes-
racconta di come il vecchio capitano se ne vada sivi ? Crediamo di poter dimostrare che egli ebbe
a letto, senza badare ai pericoli che incombono. a disposizione il compendio messo insieme da
E di come i fiorentini si salvino solo per l’azione Domenico di Leonardo Buoninsegni – o, quanto
tempestiva di Manno Donati, il quale meno, la fonte ancora ignota di cui si servì que-
andando proveggendo il campo […], conosciuto il st’ultimo per la parte delle sue Storie fiorentine
gran pericolo in che il campo stava, […] incominciò a che va dal 1364 al 1385. 11 Già il Rubinstein e poi il
destare il campo […]. 4 Wilcox hanno segnalato la presenza del Buonin-
I fiorentini saranno dunque vittoriosi solo grazie segni tra le fonti delle Storie fiorentine di Poggio. 12
all’iniziativa di questo eroe, che non solo li sveglia Né l’uno né l’altro, però, hanno approfondito il
al momento giusto, ma svolge poi un ruolo di significato di questo rapporto. In primo luogo,
primo piano nei combattimenti che seguono. infatti, la stretta dipendenza poggiana dal Buo-
Il Bruni, molto legato ai Malatesta, non può ninsegni va circoscritta agli anni 1364-1385. Fino al
accettare tutto ciò, e quindi riscrive la battaglia di 1364 fonte principale di Poggio è, come abbiamo
Cascina in una chiave molto diversa. La scelta di visto, la Cronaca di Matteo e poi di Filippo Villa-
Galeotto Malatesta quale capitano generale, per auctoritatis milites accelerabat, et pro temporis angustia
esempio, non fu uno sbaglio ma, viste le qualità hortabatur ».
del candidato, perfettamente logica. Egli defini- 7 Come osserva anche A. M. Cabrini, Le Historiæ del
sce Galeotto un « vir eximius ac peritissimus rei Bruni..., cit., p. 288.
militaris ». 5 Il suo comportamento alla battaglia di 8 Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 32.
9 Cfr. ibidem : « Erat dux senex admodum, ac valetudi-
Cascina è perciò esemplare : si trova all’erta al mo- narius, in quo magis animi vires, quam corporis vigerent.
mento giusto ; spinge i suoi uomini contro il ne- Nequid ergo detrimenti caperetur, exercitus curam Manno
mico. La stessa sua età avanzata si trasforma in un Donato Florentino, viro impigro, bellicisque rebus exercita-
vantaggio, poiché aumenta la sua autorità. 6 Nella to demandavit […] ».
10 Cfr. ibidem : « Mannus præ ceteris egregii Ducis consilio
1 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 28 : « Florentini usus, qua ex parte castra debiliora videbantur, munitionibus,
[…] suasore Pandulfo Malatesta (viro fidei, ut postquam stationibusque militum firmiora reddidit ». Elenca le diverse
traditum est, dubiæ) castra latiori campo, quam numerus fonti anche Ernest H. Wilkins, Petrarch and Manno Donati,
militum pateretur metati sunt ». « Speculum », Xxxv, 1960, pp. 381-393.
2 Ivi, pp. 28 s. 11 Sul Buoninsegni rimane fondamentale Anthony Mo-
3 M. Villani, Cronica..., ed. cit., xi 96, vol. ii, p. 728. lho, Domenico di Leonardo Buoninsegni’s Istoria fiorentina,
4 Ivi, xi 97, pp. 730 s. « Renaissance Quarterly », Xxiii, 1970, pp. 256-266.
5 L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cit., 12 Cfr. N. Rubinstein, Poggio Bracciolini cancelliere e storico
p. 205, rr. 9-10. di Firenze, cit., pp. 229 e 231 ; D. J. Wilcox, The development
6 Cfr. ivi, rr. 35-36 : « Ipse dux ætate provectus magnæque of Florentine humanist historiography, cit., p. 155.
18 gary ianziti
ni. Dal 1385, invece, egli si rifà, come vedremo in ti. Il Bruni, nel riferire l’intervento visconteo, si
seguito, alla Cronaca minerbettiana. 1 Poggio cioè, limita ad una battuta polemica ; 7 Poggio, invece,
come altri suoi colleghi storici del Quattrocento, presenta un resoconto molto più circostanziato,
tende a elaborare sulla falsariga di una cronaca nel quale Bernabò scrive a Firenze per giustificare
specifica ciascuna delle diverse sezioni delle sue le proprie decisioni. 8
Storie. Per il periodo 1364-1385 la scelta cade sulle Qui come altrove ci sembra di poter dire che
Storie in volgare del Buoninsegni. Quest’ultimo, Poggio si serve delle fonti non solo per completare
del resto, è personaggio ben noto, letterato amico il Bruni, ma per approdare ad una propria visio-
di umanisti, di modeste ma sicure credenziali. 2 Le ne della storia fiorentina. Nelle sue pagine viene
sue Storie circolano già negli anni Cinquanta del delineato un ritratto di Firenze quale potenza ag-
Quattrocento, e sono state identificate tra le fonti gressiva, che aspira ad una posizione predominan-
del Sozomeno († 1458). 3 te nell’Italia centrale. Tale aspirazione incontra
La presenza del Buoninsegni nel testo poggiano naturalmente molte opposizioni, e a queste pure
è avvertibile poco dopo la fine della guerra pisa- la narrazione di Poggio dà voce. Al contrario di
na. Poggio narra allora rapidamente i prossimi quanto si verifica nelle Storie ufficiali del Bruni,
appuntamenti bellici di Firenze, legati ai subbugli dove la politica fiorentina viene sempre giustifi-
causati in Toscana dalla discesa dell’imperatore cata, le Storie di Poggio si dimostrano capaci di
Carlo IV, nel 1368. Dopo la partenza di quest’ulti- cogliere la dialettica della storia. Firenze non ha
mo, ottenuta tramite il pagamento di 50.000 fio- sempre ragione, ma ha le sue ragioni, che vanno
rini, i fiorentini si ritrovano a dover fronteggiare i valutate alla stessa stregua delle ragioni esposte
ribelli di San Miniato. 4 Il Bruni, nel raccontare ciò, dai contraddittori. Storie polifoniche quindi, quel-
non vuol ammettere un coinvolgimento diretto di le di Poggio, dove si riaprono spazi, nella misura
Firenze, e quindi tende a presentare la situazione del possibile, ai contrasti e all’immediatezza della
a San Miniato come determinata soprattutto dal- storia quale tramandata dalle varie fonti crona-
l’essere quella città contesa tra guelfi e ghibellini. 5 chistiche.
Più trasparente, il racconto di Poggio sottolinea lo Molti altri esempi si potrebbero fare per illu-
scontento di Firenze nel vedere San Miniato cade- strare l’uso che fa Poggio del Buoninsegni nelle
re sotto controllo ghibellino. I Fiorentini tentano pagine conclusive del primo libro. 9 Ma conviene
dapprima di recuperare la città con la diplomazia ; piuttosto riflettere brevemente sulla diversa di-
fallito il tentativo, passano poi all’azione militare,
ponendo San Miniato sotto assedio. 6 A questo coerenti le scarne notizie fornite da Marchionne di Coppo
punto entra in scena Bernabò Visconti, il quale, Stefani, Cronaca fiorentina, a cura di Niccolò Rodolico, in
Rerum Italicarum Scriptores, ed. cit., xxx 1, 1903, pp. 1-443,
violando i patti esistenti, manda aiuti agli assedia- Rubrr. 710-711.
7 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cit.,
1 In realtà Cronica volgare di anonimo fiorentino, già attri- p. 207, rr. 30-34 : « Bernabos igitur […] ferre auxilium
buita a Piero di Giovanni Minerbetti, a cura di Elina Miniatensibus constituit. Id vero peringrate facere visus
Bellondi, in Rerum Italicarum Scriptores, ed. cit., Xxvii 2, 1915, est. Nam Florentini nuper vel ob id maxime indignatio-
pp. 1-404. La chiamerò tuttavia « Cronaca minerbettiana » per- nem Caroli pontificisque inciderant, quod contra ipsum
ché a lungo conservata – nell’unico codice superstite – pres- tunc amicum inire fœdus recusassent ; ipse vero, cum esset
so la famiglia Minerbetti. pax, nulla probabili causa hostem fovere, ac bello implicari
2 Ne traccia la biografia Vespasiano da Bisticci, Le vite, adversus florentinum populum haudquaquam abnuerat ».
ed. cit., vol. ii, 1976, pp. 405-408. 8 Si legge in Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 36, che
3 Cfr. Sozomeni Pistoriensis Presbyteri Chronicon universalis, Bernabò « […] contra fœdus antea cum Florentinis con-
a cura di Guido Zaccagnini, in Rerum Italicarum Scriptores, tractum, […] milites subsidio obsessis mittere decrevit : ut
ed. cit., Xvi 1, 1908, pp. 1-74 : 29. tamen injuriæ honestam aliquam præferret causam, litte-
4 Si veda, su questi avvenimenti, Gene Brucker, Florentine ris Florentinos monuit, ut obsidionem relinquerent, utque
politics and society : 1343-1378, Princeton (nj), Princeton Uni- castella de Miniatensibus capta restituerant. Id ne injustum
versity Press, 1962, pp. 236 ss. omnino videretur, falso Imperatoris nomine tutabatur,
5 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cujus iussu necesse sibi fore affirmabat arma adversus eos
cit., p. 207, rr. 26-28 : « Post Caroli recessum, Miniatensium sumere, qui illum suaque oppugnarent ». Il passo ricalca D.
exules, iampridem castellis quibusdam occupatis, bellum di L. Buoninsegni, Historia fiorentina, ed. cit., pp. 539 s., ove
oppido inferebant. Erat in eo oppido Germanorum manus viene descritto come Bernabò « […] fatta la deliberazione
ex Caroli exercitu, cumque his oppidani diversæ factionis ; dell’impresa, mandò a Firenze suoi ambasciadori, prote-
sed exules favore opibusque florentini populi nitebantur ». stando loro che dovessino lasciare ogni tenuta, o castella,
6 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 36 : « Ægre Flo- le quali tenevano di quello di S. Miniato, significando che
rentini ferebant Miniatenses relicto priore cum eis fœdere, lo Imperadore l’haveva lasciato suo vicario di S. Miniato, et
Imperatoris ducem, ac milites contra se recepisse. Tentarunt protestando, che se non lo facessono, allui era necessario per
primo eorum animos, si quo modo ad priora fœdera […] re- conservare suo honore di prendere l’arme contro al nostro
dirent. Ubi ea res nequaquam successit, obsidione oppidum comune […] ». Va osservato che nella ripresa di Poggio, più
expugnare adorti, tum suis, oppidanorumque exulum, tum che la propaganda fiorentina di circostanza, si sente la con-
sociorum auxiliis oppidum circumsedere ». Il passo riprende sueta amarezza nei confronti dell’agire dei potenti.
e riassume Domenico di Leonardo Buoninsegni, Historia 9 Si cfr. i passi seguenti : Poggii Historia florentina, ed. cit.,
fiorentina, Florentiæ, Marescotti, mdlxxxi, p. 539. Assai meno p. 38 ; L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cit.,
poggio, bruni, e le storie fiorentine 19
namica che governa le due zone cronologiche guerra degli Otto santi (1375-1378). Basti ricordare
finora esaminate. Per il periodo 1350-1364 abbiamo come Poggio accentua di molto la polemica an-
visto come Poggio ritorni alla fonte già utilizzata ticlericale, elemento di sicuro già sviluppato dal
dal Bruni – le cronache villaniane – per ripescare Bruni, ma reso assai più violento e vibrante nelle
elementi che il suo predecessore aveva preferito pagine poggiane. 4 Notevolissimo, poi, il fatto che
tacere. Per quanto concerne il periodo 1364-1385, Poggio metta in primo piano l’alleanza fiorentina
invece, la situazione si presenta in maniera alquan- con l’ex-nemico Bernabò Visconti, alleanza che
to diversa, in primis perché non sappiamo quali il Bruni nasconde ai suoi lettori perché non col-
siano state le fonti utilizzate dal Bruni in questa limante con l’immagine di Firenze campionessa
sezione del suo lavoro. L’indagine di Anna Maria della libertas. 5 È da notare che Poggio non solo
Cabrini su questo punto non è approdata ad un sottolinea l’importanza strategica dell’alleanza
risultato soddisfacente. 1 Ciò significa che lo sche- fiorentino-viscontea, ma presenta pure un lungo
ma analitico da noi applicato nella prima parte ragionamento – calato nella forma consueta di
di questo studio – dove grazie alla fonte comune un’orazione messa in bocca ad un non meglio
villaniana si potevano identificare con precisione e identificato vir eloquens – dove l’alleanza viene
le omissioni del Bruni e i restauri di Poggio – non ampiamente giustificata. 6 Nel corso delle delibe-
è più valido. Manca la fonte comune, che non razioni fiorentine sull’opportunità o meno di en-
può essere la Cronaca di Domenico Buoninsegni, trare in collaborazione con il nemico di una volta,
poiché quest’ultimo si serve del Bruni, e quindi l’accento cade sull’aspetto offensivo della guerra
scrive dopo il 1444. 2 Tutt’al più si potrebbe pre- che si prospetta. L’alleanza militare con Bernabò
stare maggiore attenzione al fatto che il Buonin- renderà infatti più credibile Firenze agli occhi di
segni compendia testi antecedenti, e che quindi, coloro che la città spera di arruolare alla propria
come ebbe modo di osservare anche la Cabrini, causa. 7 E più efficace sarà la campagna fiorenti-
è probabile che il suo testo racchiuda una fonte na che mira a rovesciare il governo della Chiesa
anteriore, a noi sconosciuta, sugli avvenimenti del nell’Italia centrale, sostituendovi una serie di città
periodo 1364-1385. 3 Allo stato attuale delle cono- « libere », cioè leali a Firenze. Poggio, in altre pa-
scenze, però, ci si deve limitare alla constatazione role, pone l’accento sul carattere aggressivo della
che in questa zona cronologica la situazione delle guerra fiorentina contro il papato. Con ciò, egli si
fonti è assai più complessa che nel precedente separa dalla lunga tradizione che aveva presentato
periodo 1350-1364. Firenze come parte lesa chiamata a difendersi,
Altro fattore da tener presente è la crescente tradizione che aveva avuto nel Salutati e nel Bruni
indipendenza di Poggio nei confronti del Bruni i suoi propagandisti più rappresentativi. 8
per gli avvenimenti successivi al 1364. Tale indipen- Va subito detto, però, che Poggio non dimentica
denza aumenta sensibilmente nel secondo libro, di mettere in risalto i soprusi e le provocazioni
quasi interamente dedicato alla narrazione della emananti dalla curia. C’è anzi nel suo testo un’ac-
centuazione delle offese perpetrate dalla Chiesa.
p. 208, rr. 15-23 ; e D. di L. Buoninsegni, Historia fiorentina,
Per esempio, egli non esita a raccontare come fos-
ed. cit., pp. 543 s. (sulla presa di San Miniato). Scarne le no- sero mandati a Firenze architetti papali col com-
tizie fornite sulla vicenda dallo M. di C. Stefani, Cronaca pito di studiare dove meglio si potesse costruire
fiorentina, ed. cit., Rubr. 716, mentre alquanto si discosta, una fortezza per tenere sotto controllo la città. 9
a nostro parere, la relazione che si trova nella Cronichetta Agli occhi di Poggio, anche il papato nutre propri
d’incerto, in Cronichette antiche, Firenze, Appresso Domenico
Maria Manni, 1733, pp. 173-217 : 195. Altro esempio : si cfr. Poggii 4 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., pp. 47 s.
Historia florentina, ed. cit., p. 39 e D. di L. Buoninsegni, 5 Cfr. David S. Peterson, The war of the Eight saints in
Historia fiorentina, ed. cit., p. 546 (sul tentativo di Bernabò Florentine memory and oblivion, in Society and the individual in
Visconti di rimettere Giovanni Agnello in Pisa, episodio che Renaissance Florence, a cura di William J. Connell, Berkeley,
non trova riscontro nelle storie del Bruni). Ultimo esempio : University of California Press, 2002, pp. 173-214 : 195.
si cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., pp. 39 s. e D. di L. 6 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., pp. 48-52.
Buoninsegni, Historia fiorentina, ed. cit., pp. 547 s. (sulle 7 Cfr. ivi, p. 48 : « Videbatur prudentioribus […] externas
gesta di Manno Donati e l’esercito fiorentino in Lombardia). in auxilium vires esse advocandas, sed maxime Bernabovem
Poche le notizie riportate da L. Bruni, Historiarum florentini esse asciscendum ad belli societatem : exulceratum illius odio
populi libri..., ed. cit., pp. 208, 40-209, 12. Più distesa, invece, in sacerdotes animum pontificique infestum, facile impelli
la relazione della Cronichetta d’incerto, ed. cit., pp. 197 s., ove posse, ut socia arma jungat ; etiamsi cetera deessent, famam
però mancano diversi particolari che compaiono sia nel fœderis admodum profuturam, et ad firmandas existima-
Buoninsegni che in Poggio. tione hominum civitatis opes, et ad excitandas populorum
Ecclesiæ mentes ad defectionem […] ».
1 Cfr. A. M. Cabrini, Le Historiæ del Bruni..., cit., p. 297. 8 Cfr. Eugenio Garin, I cancellieri umanisti dell repubblica
2 Cfr. A. Molho, Domenico di Leonardo Buoninsegni’s Isto- fiorentina da Coluccio Salutati a Bartolomeo Scala, in Idem,
ria fiorentina, cit., p. 261. Scienza e vita civile nel rinascimento italiano, Bari, Laterza,
3 Cfr. A. M. Cabrini, Le Historiæ del Bruni..., cit., p. 297 ; 1972, pp. 1-32.
A. Molho, Domenico di Leonardo Buoninsegni’s Istoria fioren- 9 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 43 ; e D. di L.
tina, cit., p. 259. Buoninsegni, Historia fiorentina, ed. cit., p. 560 : « […] et
20 gary ianziti
programmi espansionistici. Tali programmi non di pace, e poi sulla ribellione provocata a Bologna
emanano – come nella propaganda del Salutati, dai fiorentini, provengono dal Buoninsegni. 6 La
poi ripresa dal Bruni – dai governatori francesi del- parte interpretativa, e cioè la polemica antifioren-
le province pontificie in Italia, ma dallo stesso papa tina, è invece tutta poggiana. Vale la pena, poi, di
Gregorio XI. Fin dalle prime battute del secondo sottolineare come il Bruni non menzioni affatto
libro il messaggio di Poggio è infatti chiaro : la l’iniziativa di pace promossa dal papa nel marzo
guerra trae origine « ab immensa, immoderataque 1376. Egli presenta la ribellione di Bologna come
aliena occupandi, tum Pontificis, tum Legati qui un qualcosa che si verifica nel vuoto, o piuttosto
Bononiæ præerat, ambitione ». 1 Si tratta, cioè, di come l’ultima di una lunga serie di defezioni che
due espansionismi in confl itto, di una lotta ad mettono in crisi lo Stato della Chiesa. Il Bruni non
oltranza tra due contendenti che vogliono far pre- ci vede particolari responsabilità fiorentine, an-
valere la propria autorità nell’Italia centrale. che se ammette l’efficacia di certi incoraggiamenti
Ciò che più colpisce è dunque la schiettezza provenienti dagli Otto. Le forze fiorentine vengo-
delle Storie di Poggio, specialmente se confrontate no spedite solo a fatto avvenuto, per fiancheggiare
con la versione ufficiale del Bruni. Leggendo Pog- i bolognesi nell’opera di difesa. 7 Epperò sia delle
gio si ha l’impressione di una porta che si schiude trattative di pace in corso nel marzo 1376, sia del
per rivelare qualcosa delle vere dimensioni delle coinvolgimento delle truppe fiorentine nel far sol-
contese che segnano la storia italiana dell’ultimo levare la città, il Bruni doveva essere pienamente
quarto del Trecento. Nel caso specifico conviene informato. Del negoziato di pace, come anche di
soffermarsi su alcuni episodi per i quali la narra- quello che succedette a Bologna, parlano infatti
zione di Poggio si discosta da quella del Bruni. ampiamente le fonti del periodo. 8 Non c’è dubbio,
Un buon esempio viene offerto dagli avveni- perciò, che si tratti dell’ennesimo caso in cui la
menti del marzo 1376. Il papa, davanti alle defe- reticenza del Bruni mira chiaramente a ripulire
zione di molte città alla causa fiorentina, manda l’immagine di Firenze. La determinazione con la
ambasciatori a Firenze con profferte di pace. Que- quale Poggio ristabilisce i contorni reali dell’ac-
st’ultima prevede garanzie di libertà per quanto caduto e la violenza delle sue battute polemiche
riguarda Perugia e Città di Castello, due città dove nei confronti della classe dirigente fiorentina fan-
la presenza papale era fin dall’inizio parsa inac- no peraltro sospettare nelle sue pagine una certa
cettabile ai fiorentini. 2 Nel corso del negoziato, volontà di smascherare la versione ufficiale degli
però, capita ai fiorentini un’occasione d’oro per stessi avvenimenti fornita dal Bruni.
far rivoltare la stessa Bologna. Ribellatasi la città di Potremmo fermarci a lungo sui molti punti
Bologna, il negoziato di pace viene naturalmente dove la narrazione di Poggio diverge da quella
ad interrompersi. Poggio a questo punto si scaglia del Bruni. In alcuni casi le divergenze sono dovute
contro i fiorentini, colpevoli secondo lui di aver alle diverse premesse già indicate. Per esempio,
preferito proseguire una guerra inutile (poiché quando si viene finalmente a parlare seriamente
ne veniva rimossa la causa) anziché accettare una di fare la pace, Poggio nota che il papa vuole
pace onorevole. 3 Ma il comportamento fiorentino come interlocutore « l’alleato di Firenze » Bernabò
non solo è ingiusto, ma anche disonesto, poiché Visconti, cosa che il Bruni deve cercare in qualche
Fraus præterea visa est, ac dolus, cum de pace ageretur, modo di dissimulare, visto che mai aveva men-
tantam urbem ad defectionem sollicitare […]. 4 zionato l’alleanza viscontea che stava alla base
La colpa è di chi, tra i fiorentini, mette i guadagni della strategia fiorentina. 9 Il Bruni nasconde poi
privati al di sopra dell’utilità pubblica. 5 le molte difficoltà che nascono dall’essere il ne-
Anche in questo caso le notizie sul negoziato
6 Cfr. D. di L. Buoninsegni, Historia fiorentina, ed. cit.,
hebbono questi preti […] tanta matta presunzione, che […] p. 567.
mandarono segretamente uno Matteo Gattaponi d’Agobbio 7 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cit.,
[…] et altri mæstri a disegnare et avisare dove ponessono le p. 211, rr. 10-15.
fortezze in Firenze per poterla tenere […] ». 8 M. di C. Stefani, Cronaca fiorentina, ed. cit., Rubr. 756,
a proposito di Bologna parla chiaro : « […] si fece la faccenda
1 Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 44. colla gente da piede e da cavallo, che vi si mandò in gran
2 Cfr. ivi, pp. 54 s. ; G. Brucker, Florentine politics and copia […] ». Nota G. Brucker, Florentine politics and society,
society, cit., p. 309. cit., p. 309, che il negoziato di pace tra i legati del papa e
3 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 55 : « Florentini i fiorentini è documentato nelle Consulte e Pratiche. Sia di
Bononiensium rebellionis culpam, ac doli crimen non evi- Stefani che delle Consulte il Bruni fa del resto largo uso nelle
tarunt. Nam cum pax offerretur, et urbium nonnullarum sue storie (cfr. A. M. Cabrini, Le Historiæ del Bruni..., cit.,
libertas, rectius, tutiusque videbatur honestæ pacis quam pp. 297 ss.).
inutilis belli consilia sequi ». 4 Ibidem. 9 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 74 : « […] Pontifex,
5 Cfr. ivi, pp. 55 s. : « […] sed plus ad salutem amissa cum victoriam disperasset, […] paci quærendæ animum
Bononia quam oblata pax nonnullis, quibus natura insitum adjecit, missoque oratore Florentiam […], se ejus compo-
est ut privata studia publicæ utilitati prævertant, conducere nendæ arbitrium lecturum ait Bernabovem eorum socium ».
visa est ». Il passo corrispondente in L. Bruni, Historiarum florentini
poggio, bruni, e le storie fiorentine 21
goziato in mano a Bernabò. Su di esse, invece, ge anche lunghe considerazioni sull’attendibili-
Poggio si dilunga. A Firenze si teme che Bernabò tà di tali occorrenze miracolose : incidenti simili,
possa servirsi della pace per ravvicinarsi al papa. egli afferma, si possono trovare presso gli storici
Un accordo sfavorevole agli interessi fiorentini po- antichi, cui Poggio aggiunge anche l’esperienza
trebbe far doppiamente il gioco di Bernabò : inde- personale.
bolire Firenze, e preparare il terreno ad una nuova Sia la rielaborazione di questa storiella, sia la
egemonia viscontea. 1 In effetti, Poggio sottolinea difesa della sua attendiblità potrebbero sembrar
quanto le condizioni proposte furono dannose ai contraddire quanto si diceva del realismo storio-
fiorentini, chiamati tra l’altro a pagare un’inden- grafico di Poggio. Ma si tratta di una contraddi-
nità di 800.000 fiorini. 2 Su tali condizioni ancora il zione solo apparente, poiché in questo come in
Bruni tace del tutto ; anzi, egli cerca di far credere altri casi bisogna in primo luogo riconoscere il
che la faccenda procedeva piuttosto bene. 3 Non peso accordato alla fonte. A rafforzare tale ten-
così Poggio, che vede i fiorentini prima piegati denza entrano poi in gioco anche altri fattori :
dalle insidie di Bernabò, poi costretti ad accettare l’esempio dell’Antichità ed la logica stessa della
– per mancanza di alternative – una pace iniqua. 4 narrazione. Quest’ultimo motivo merita una pre-
Ancora una volta, quindi, possiamo constatare la cisazione : l’accettazione della storia miracolosa
maggiore adesione di Poggio ai dati reali della nasce all’interno di una tradizione cittadina dove
storia, anche se in questo caso rimane oscura la la morte improvvisa del papa salva Firenze da
fonte utilizzata. una pace ignominiosa. Nessuna meraviglia che
Il secondo libro di Poggio si chiude con la morte un avvenimento del genere venga assimilato al
di papa Gregorio XI. 5 Anche questo avvenimento meraviglioso. Del resto, Poggio teneva presente
inaspettato viene presentato in modo diverso dai in tutto ciò un modello ineccepibile : quello dello
nostri due storici. Il Bruni non ci vede nulla di stesso Leonardo Bruni. Non nel caso specifico,
straordinario. Per Poggio, invece, la morte del perché, come abbiamo già visto, la dinamica del
papa ha del miracoloso, poiché giunge nel mo- racconto bruniano in questa fase è diversa, e non
mento critico in cui Firenze si preparava a sotto- richiede interventi miracolosi. Ma un episodio
scrivere il trattato di pace suddetto. A questo pun- molto simile a quello di Poggio è fornito dal Bru-
to, poi, Poggio si allinea con una lunga tradizione ni a proposito della battaglia di Campaldino. 7 La
circa la maniera in cui la notizia della morte del somiglianza, anzi, è a tal punto perfetta – la no-
papa arriva a Firenze. Le fonti fiorentine infatti tizia che giunge a Firenze contemporaneamente
raccontano come la notizia venne comunicata da con l’esito della battaglia ; la voce di provenienza
una voce misteriosa proprio nel momento stesso misteriosa ; la giustificazione in base ad esempi an-
in cui a Roma il papa moriva. 6 Poggio non solo tichi – da non lasciar dubbi sul fatto che nel passo
segue le cronache su questo punto, ma vi aggiun- Poggio voglia misurarsi col suo predecessore. Già
il Rubinstein mise in rilievo un punto importante :
populi libri..., ed. cit., p. 220, rr. 14 ss., presenta Bernabò come quanto, cioè, Poggio si ponga come rivale storio-
iniziatore ed arbitro della pace, ma senza riconoscere la sua grafico del Bruni. 8 Il commento del Rubinstein si
qualità di alleato fiorentino.
riferisce ad aspetti formali, soprattutto delle ora-
1 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 74 : « Non caruit zioni, dove il desiderio di Poggio di rivaleggiare
ea Bernabovis suspitione fraudis dolique […]. Multi pericu- col Bruni è molto evidente. Ma l’osservazione
losum putabant fore tantam rem credi homini ambitioso, potrebbe facilmente estendersi ad altri aspetti, e
et nuper hosti […]. Dubitabatur, ne et Pontificis gratiam non solo formali. Nel miracolo associato alla mor-
vel inqua pace inire, et Florentinorum opes debilitari, ut
suæ augerentur, vellet ». Nessun accenno a tali sospetti in te di papa Gregorio XI abbiamo un’altra prova di
L. Bruni (Historiarum florentini populi libri..., ed. cit., p. 220, quanto Poggio storico di Firenze si profili anche
rr. 21 ss.), che passa subito alla morte di Gregorio XI. come un emulo del Bruni.
2 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 75 (« Pacis con- Emulo più che discepolo, poiché il punto di vista
ditionum, quæ Florentinis graves admodum videbantur,
et bello deteriores, auctor Bernabos […]. Petebantur inter
di Poggio sulla storia fiorentina si discosta alquan-
cetera octinginta florenorum millia […] » ; e G. Brucker, to da quello del Bruni. Caratteristica, al riguardo,
Florentine politics and society, cit., pp. 353 s. la chiusura del secondo libro di Poggio, dove egli
3 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri…, ed. si permette di esprimere dei dubbi sulla legittimità
cit., p. 220, rr. 21 s. : « Dum hæc eo loco agitarentur, spesque della partecipazione fiorentina alla guerra degli
foret optima rem consecutum iri, supervenit pontificis ino-
pina mors […] ».
4 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 75 : « Multa fiorentino, in Cronache dei secoli Xiii e Xiv , a cura di Alessandro
præterea adjiciebantur, quibus palam erat Bernabovis ani- Gherardi, Firenze, Vieusseux, 1876, pp. 293-481 : 352 ; D. di L.
mum haud recta sentientem partibus Pontificis favere, quæ Buoninsegni, Historia fiorentina, ed. cit., pp. 594 ss.
quamvis aspera, ac difficilia civibus essent, pacem tandem 7 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cit.,
bello et iniquis conditionibus præferendam plures cense- p. 77, rr. 25-41.
bant ». 5 Cfr. ivi, pp. 75-77. 8 Cfr. N. Rubinstein, Poggio Bracciolini cancelliere e storico
6 Cfr. Cronichetta d’incerto, ed. cit., p. 215 ; Diario d’anonimo di Firenze, cit., pp. 226 ss.
22 gary ianziti
Otto santi. Giusta o ingiusta che fosse tale guerra, Conviene inanzittutto tener presente il carattere
scrive Poggio, bisogna riconoscere che poco tem- particolare dei libri corrispondenti del Bruni. Nel-
po dopo la scomparsa di papa Gregorio morirono le Storie fiorentine di quest’ultimo, le guerre contro
l’un dopo l’altro gli Otto, e vennero « cancellati » Gian Galeazzo Visconti occupano gli ultimi tre
anche i loro discendenti. 1 Nessuna conclusione libri. Questa parte dell’opera del Bruni presenta
trionfalistica per questa guerra v’è quindi nelle una serie di problemi specifici. Essa si distingue,
pagine poggiane, ma solo perplessità circa la sua per esempio, in quanto più rigorosamente mono-
necessità e qualche indicazione della conseguente grafica : argomento quasi esclusivo degli ultimi tre
vendetta divina. A quanto pare, manca anche qui libri è infatti, e per l’appunto, la guerra milanese,
una fonte diretta, per cui viene da pensare che si con pochissime concessioni alle preoccupazioni
tratti della solita amarezza di Poggio nei confronti domestiche cui erano dedicati ampi spazi nei libri
delle istituzioni cittadine. Ma la cosa permette an- precedenti. Colpisce poi la brevità, quasi la fram-
cora una volta di misurare la distanza che separa mentarietà di questi ultimi libri. Non abbiamo più
Poggio come storico dal Bruni. una vera e propria narrazione, ma piuttosto una
Una terza sezione delle storie di Poggio ci inte- serie di annotazioni. Solo a tratti il testo si distende
ressa : si tratta del terzo libro (e di qualche pagina in squarci narrativi ; spesso, al contrario, si restrin-
del quarto), dove vengono raccontate le guerre ge a poche notizie. Si rafforza la tendenza a citare
che Firenze ebbe a sostenere contro Gian Galeaz- in extenso vari documenti, ma senza un contorno
zo Visconti, signore e poi duca di Milano. La prima interpretativo di accompagnamento.
parte del terzo libro è dedicata agli esordi di Gian Qualcuno, davanti all’evidente cambiamento di
Galeazzo, e accorda particolare attenzione al tra- registro di questi ultimi libri, ha voluto addurre
dimento di questi nei confronti dello zio Bernabò. come motivo una certa stanchezza del Bruni. 4
Fatta questa premessa, la narrazione di Poggio si Altri hanno sottolineato il fatto che a questo punto
focalizza principalmente sui dodici anni di guerra, gli viene a mancare il sostegno di una fonte narra-
dal 1389 al 1402, che finiscono solo con la morte tiva da seguire. La Cabrini, in particolare, dubita
inaspettata del duca Gian Galeazzo. Osserviamo che il Bruni abbia avuto a disposizione la Crona-
in primo luogo lo sviluppo straordinariamente ca minerbettiana. 5 Limitato quindi ai documenti
dettagliato del racconto poggiano in questa fase. d’archivio, il racconto bruniano diventa quasi di
Questa sezione è in effetti lunga quasi quanto i necessità lacunoso e frammentario per gli anni
primi due libri messi insieme. Altrimenti detto, 1389-1402. Ciò può forse spiegare perché il Bru-
il racconto di Poggio si distende qui molto di più ni non abbia pubblicato questa parte dell’opera
rispetto alla prima parte dell’opera – segno evi- prima di morire, nel marzo 1444. La considerava
dente, a nostro parere, del suo sfruttare una fonte forse non ancora finita, o comunque bisognosa di
narrativa particolarmente ricca di notizie. ulteriori revisioni ed ampliamenti ?
Poggio si serve infatti della Cronaca minerbettia- Certo è che Poggio considerava le Storie fioren-
na, o direttamente o attraverso il Buoninsegni, che tine del suo predecessore un’opera non finita, e lo
la incorpora quasi alla lettera nella propria Istoria. 2 dice chiaramente nell’Oratio funebris : « Non autem
Né la Cronaca minerbettiana è fonte unica, poiché quod proposuerat, ad extremum deduxit »). 6 L’af-
crediamo di poter identificare altre fonti – tra cui fermazione, com’è noto, si riferisce principalmen-
i Gatari, il Biondo, il Morelli – sfruttate da Poggio te alla parte contemporanea delle Storie del Bruni,
in questa fase del suo lavoro. Detto in altre parole, quella mai scritta, o piuttosto trasmutata in forma
il discorso sulle fonti si allarga considerevolmente ancora più frammentaria nel De temporibus suis. 7
col terzo libro. Punto di riferimento costante rima- Non è comunque da escludere in assoluto che il
ne comunque il Bruni. 3 Ancora una volta, quindi, giudizio di Poggio si estenda anche agli ultimi tre
il confronto col Bruni ci pare il miglior modo di libri del Bruni. Nel colmare il vuoto storiogra-
procedere, visto che ci offre la possibilità di coglie- fico lasciato dal suo predecessore, Poggio sente
re con precisione le novità introdotte da Poggio. comunque anche il bisogno di riscrivere – con il

1 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 79 : « Illud vero 4 Cfr. Emilio Santini, Leonardo Bruni Aretino e i suoi
animadversum memoratu dignum : seu justum, seu inju- Historiarum florentini populi libri Xii, « Annali della Scuola
stum cum Gregorio bellum susceptum fuerit, Octoviros, qui Normale Superiore di Pisa - Classe di Filosofia e Filologia »,
bello gerendo præfuerunt, parvum infra tempus post illius xxii, 1910, pp. 3-173 : 89 s.
mortem defunctos esse omnes, genusque eorum majori ex 5 Cfr. A. M. Cabrini, Le Historiæ del Bruni..., cit., pp.
parte deletum ». 305 ss.
2 Per la Cronaca minerbettiana come fonte principale del 6 Poggio Bracciolini, Oratio funebris in obitu Leonardi
Buoninsegni si vedano A. Molho, Domenico di Leonardo Arretini, in Leonardi Bruni Arretini Epistolarum libri, ed. cit.,
Buoninsegni’s Istoria fiorentina, cit., p. 262 ; A. M. Cabrini, vol. i, cit., pp. cxv-cxxvi : cxxiii.
Le Historiæ del Bruni..., cit., p. 305. 7 Pubblicato col titolo Rerum suo tempore gestarum Com-
3 Cfr. N. Rubinstein, Poggio Bracciolini cancelliere e storico mentarius, a cura di Carmine Di Pierro, in Rerum Italicarum
di Firenze, cit., pp. 226 ss. Scriptores, ed. cit., Xix 3, 1926, pp. 423-458.
poggio, bruni, e le storie fiorentine 23
sussidio della Cronaca minerbettiana – una pagina lo zio per raggiungere il potere. Probabilmente
della storia fiorentina solo abbozzata dal Bruni, permane in questo ritratto bruniano qualcosa dei
quella in fondo abbastanza fondamentale che ab- calcoli politici dell’epoca, nei quali Gian Galeazzo
braccia le guerre contro Gian Galeazzo Visconti fungeva da interlocutore privilegiato dei fiorentini
dal 1389 al 1402. nei confronti di Bernabò, considerato assai più
Nel terzo libro, più che altrove, sono evidenziati pericoloso. 6
i lineamenti del metodo compositivo adottato da Nelle Storie del Bruni Gian Galeazzo Visconti
Poggio. Egli abbraccia senza remore la struttura fa di conseguenza il proprio ingresso sulla scena
della narrazione bruniana, che poi riscrive e rie- quasi in sordina. Poggio invece presta a questi
labora, inserendovi molti dettagli attinti da altre avvenimenti toni quasi shakespiriani. Ma non si
fonti. Un esempio di ciò, lo troviamo fin dall’inizio tratta di mera velleità letteraria, o della volontà
del terzo libro, là dove Poggio si ferma a rac- di rivaleggiare ad ogni costo col predecessore. Le
contare in forma particolareggiata dell’imboscata Storie fiorentine di Poggio a noi paiono animate da
tesa a Bernabò Visconti dal nipote Gian Galeazzo un vero e proprio spirito di revisionismo storio-
nel 1385. 1 Egli non si limita qui alle informazioni grafico. Poggio vuole inanzittutto reagire contro
contenute nelle cronache fiorentine, e si spinge certo campanilismo insito nelle fonti fiorentine.
invece ad arricchire il quadro con nuovi elementi Forte della sua lunga esperienza in curia, egli non
desunti da fonti ostili a Gian Galeazzo. Così, per accetta di chiudersi entro i consueti limiti muni-
esempio, la simulazione da parte di quest’ultimo cipali o regionali. In questo senso egli è discepolo
di sentimenti religiosi – finzione tutta calcolata del Biondo, e come il Biondo anch’egli aspira ad
per far tacere ogni sospetto di tradimento – pro- una visione della storia non più municipale ma
viene, se abbiamo visto bene, dai Gatari. 2 Il ritrat- “italiana”. 7 Perciò egli propone – e giustamente
to di Gian Galeazzo dipinto da Poggio è perciò fin – Gian Galeazzo Visconti come il protagonista di
dal principio a tinte fosche. Tutta la prima parte questo terzo libro. Quando parla di Firenze, poi,
del libro è dominata dalla figura del Visconti, che Poggio non risparmia affermazioni critiche. Così,
giganteggia a tal punto che Poggio si sente auto- dopo aver descritto il negoziato che conduce alla
rizzato a procedere in maniera quasi biografica. 3 pace di Genova (1392), egli segnala l’irrequietezza
L’apertura di Poggio si contrappone nettamen- del popolo fiorentino :
te alla pagina bruniana corrispondente. Sull’epi- Pax foris parta seditiones domesticas Florentiæ eo,
sodio in questione il Bruni offre solo poche, scar- qui secutus est, anno excitavit : ut fit in populis, qui
ne notizie. Riconosce tra l’altro il pericolo che nullum statum rerum æquo animo ferre sciunt, tam
Bernabò e la sua figliolanza rappresentavano per belli, quam pacis impatientes. 8
Gian Galeazzo. 4 Le insidie a loro tese sono per Non siamo qui nell’ambito di una questione di
l’appunto tali, ma forse giustificate dalla rivalità incompetenza politica : è tutto il sistema e lo stes-
tra contendenti. Del resto, il Bernabò del Bruni so carattere fiorentino che Poggio mette sotto
muore sì prigioniero, ma di morte naturale, e accusa. Più tardi poi egli polemizza apertamente
non avvelenato col figlio come avviene nella re- contro le imposte straordinarie. Ricorrere a tale
lazione di Poggio. 5 Per il Bruni quanto succede soluzione, come spesso accade a Firenze,
tra Bernabò e Gian Galeazzo nel 1385 si riduce ad iniquum est, pessimumque exigendæ pecuniæ genus,
un problema politico : come deve reagire Firenze et abominandum, atque ab his excitatum, quibus po-
di fronte al fatto che ormai tutto il potere a Mi- tior est res privata, quam publica, quique opes sibi ven-
lano è concentrato nelle mani di uno solo ? Gian dicant per aliorum calamitatem, ipsi omni ejusmodi
Galeazzo non è, almeno in questa fase, l’incarna- tributi onere expertes. 9
zione del male, ma solo un qualcuno che scavalca Dove si nota l’amarezza di Poggio nel constatare
che proprio coloro che istituiscono tali imposte
1 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., pp. 82-85.
2 Cfr. Galeazzo, Bartolomeo, Andrea Gatari, Cronaca straordinarie se ne mettono poi al riparo tramite
carrarese, a cura di Antonio Medin, in Rerum Italicarum esenzioni.
Scriptores, ed. cit., Xvii 1, 1931, pp. 1-908 : 232 ss. Ma si veda Riscrivere le Storie del Bruni serve cioè, a Pog-
anche la Cronaca minerbettiana, ed. cit., pp. 281 s., ripresa in gio, a ristabilire un certo equilibrio. La sua narra-
forma succinta da D. di L. Buoninsegni, Historia fiorentina,
ed. cit., p. 672.
3 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 82 : « […] de quo 6 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cit.,
priusquam scribere aggrediar, paulum ab instituto digre- p. 239, rr. 37 s. ; Daniel M. Bueno De Mesquita, Gianga-
diendum videtur, quo vita moresque Johannis usque ad belli leazzo Visconti, Cambridge, Cambridge University Press,
primordia recenseantur . 1941, p. 85.
4 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cit., 7 Su tale aspetto insiste anche R. Fubini, Umanesimo e
p. 239, rr. 26 s. : « Bernabos enim et natura acer et cupiditate secolarizzazione, cit., pp. 227 s.
nimius et abundans filiis merito formidandus […] ». 8 Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 122.
5 Cfr. ivi, p. 239, r. 36 : « Bernabos ipse captus haud multo 9 Ivi, p. 141. Sottolinea l’importanza di questo passo anche
post obiit diem ». Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 84. R. Fubini, Storiografia dell’umanesimo, cit., p. 179.
24 gary ianziti
zione esce in tal modo dai binari della storiografia la sconfitta ad Alessandria fosse seguita da una
ufficiale. Certo non in maniera completa, poiché rivincita fiorentina. 6
Poggio si dimostra a volte pronto a seguire il In tutto ciò Poggio segue abbastanza fedelmen-
Bruni anche là dove sa che il suo predecessore te il Bruni. Arricchisce, è vero, il quadro generale
falsifica i dati ad maiorem Florentinorum gloriam. con molti particolari provenienti per la maggior
Esempio importante ne è la battaglia di Alessan- parte dalla Cronaca minerbettiana ma sviluppa il
dria, del 25 luglio 1391, nella quale le forze francesi contrasto, già implicito nel Bruni, tra il comporta-
dell’Armagnac, chiamate in Italia per sostenere mento dell’Armagnac e di Hawkwood. Attribuisce
la causa fiorentina, vennero sconfitte e il loro ca- poi la sconfitta del primo alla « ducis temeritas »,
pitano ucciso. La vittoria fu merito soprattutto espressione che ricalca la « troppa baldanza » della
del capitano visconteo Jacopo Dal Verme, il qua- Cronaca minerbettiana. 7 Dal canto suo, Hawkwood
le nei mesi precedenti era riuscito ad impedire invece capisce che la situazione in cui si trova
che le forze fiorentine comandate da Hawkwood richiede cautela e furbizia : « At ille magis astu
si ricongiungessero con l’esercito francese. Non quam viribus utendum ratus […] », scrive infatti
solo il Dal Verme aveva respinto l’avanzata di Poggio. 8 Sicché le sue gesta in quel momento
Hawkwood verso Milano, ma lo aveva addirittura critico sono da ammirare più per l’astuzia che
cacciato fuori dalla Lombardia prima di tornare per la prodezza, e il suo esempio dimostra che
ad Alessandria per sconfiggere l’Armagnac. Tutto nella guerra non vincono i più valorosi, ma i più
ciò viene raccontato in alcune famose epistole del furbi : « docuit plus ingenium in bellis, quam vi-
Vergerio, nonché nella Cronaca minerbettiana. 1 Il res posse ». 9 La guerra subisce pertanto una netta
Bruni a quel punto si sente in dovere di mesco- devalorizzazione in quanto non più dominata da
lare le carte : egli pone la battaglia di Alessandria valori tradizionali quali l’audacia o il coraggio,
prima della cacciata di Hawkwood e attribuisce ma solo da manovre e calcoli di basso ordine.
la sconfitta al gran caldo. 2 Nel suo racconto, solo Nel ritratto di Poggio, insomma, Hawkwood di-
dopo tale battaglia il Dal Verme si lancia con- venta l’eroe di questo nuovo tipo di guerra : egli
tro Hawkwood ; e qui egli inventa di sana pianta stravince soprattutto grazie alla sua padronanza
un’importante vittoria fiorentina : i due eserciti delle finzioni guerresche. Anche in Poggio com-
si scontrano, con un risultato catastrofico per il pare quindi una grande vittoria di Hawkwood ;
nemico : ma più che per ristabilire un equilibrio tra le forze
Cæsi ex his permulti ; capti etiam supra mille ducentos, in campo, come nel Bruni, Poggio presenta tale
et in his præcipui quidam ductores. 3 vittoria come un trionfo dell’astuzia. Egli aumen-
I biografi moderni di Hawkwood non hanno avu- ta poi sensibilmente il numero degli uccisi e dei
to difficoltà nell’accettare queste invenzioni del prigionieri : questi ultimi sono 1.600 in Poggio,
Bruni. 4 Più lucidi gli storici : in realtà, ci furono 1.200 per il Bruni, e molti meno ancora secondo
alcune scaramucce, niente di più. 5 È chiaro che il la Cronaca minerbettiana. 10
Bruni, oltre a rovesciare l’ordine cronologico degli Nel raccontare le ultime fasi della guerra, Pog-
avvenimenti, esagera di molto l’entità di qualche gio si dimostra tuttavia più indipendente. Anzi,
scontro minore in cui Hawkwood ebbe la meglio. come in altre occasioni già viste, la narrazione
L’intenzione era quella di creare l’impressione che poggiana sembra voler non tanto completare
quanto correggere quella precedente del Bruni.
Un primo segnale di questa tendenza arriva con
1 Cfr. Epistolario di Pier Paolo Vergerio, a cura di la descrizione delle iniziative di pace lanciate nel-
Leonardo Smith, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio
Evo, 1934, pp. 66-80 (lettere del 19 luglio e del 3 agosto l’agosto 1391. Secondo il Bruni tali iniziative venne-
1391) ; Cronaca minerbettiana, ed. cit., pp. 125-135 ; e D. di L. ro prese per primo da Pietro Gambacorta, signore
Buoninsegni, Historia fiorentina, ed. cit., pp. 708-710. Si veda- di Pisa, molto legato agli interessi fiorentini. 11 Su
no anche D. M. Bueno De Mesquita, Giangaleazzo Visconti, questo punto Poggio invece segue da vicino la Cro-
cit., pp. 131 s. ; e Gene Brucker, The civic world of early
Renaissance Florence, Princeton (nj), Princeton University
naca minerbettiana : l’iniziativa di pace non parte da
Press, 1977, p. 136. 6 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed.
2 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cit., p. 255, rr. 38 s. : « Hac plaga hostibus infl icta cum eorum
cit., p. 254, rr. 45-47. iactantia perculsa esset, movere postridie signa Augus con-
3 Ivi, p. 255, rr. 36 s. stituit ».
4 Cfr. Giovanni Temple-Leader, Giuseppe Marcotti, 7 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 109 : « Ita nobilis
Giovanni Acuto, Firenze, Barbèra, 1889, p. 199. Ma si veda exercitus unico prælio, ducis temeritate periit »; e Cronaca
ora il giudizio più equilibrato di William Caferro, John minerbettiana, ed. cit., p. 133.
Hawkwood, Baltimore (md), The Johns Hopkins University 8 Ivi, p. 106. 9 Ivi, p. 111.
Press, 2006, pp. 305 s. 10 Cfr. ivi, p. 110 ; e Cronaca minerbettiana, ed. cit., p. 125 :
5 D. M. Bueno De Mesquita, Giangaleazzo Visconti, cit., « […] furono in quella battaglia più di cento uomeni di quegli
p. 131, parla di « two or three days of skirmishing ». Egli segue del Conte presi […] ».
verosimilmente l’Epistolario di P. P. Vergerio, ed. cit., p. 75. 11 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed.
Si veda anche la Cronaca minerbettiana, ed. cit., p. 125. cit., p. 258, rr. 29-35.
poggio, bruni, e le storie fiorentine 25
Pisa ma di Genova, città alleata di Gian Galeazzo Francesco Gonzaga. Una prima azione vede vitto-
Visconti. 1 Ancora una volta quindi, il Bruni si riosi i fiorentini, sotto la guida del capitano Carlo
allinea su posizioni propagandistiche : Firenze spe- Malatesta. È però una vittoria inutile, secondo il
rava di ottenere una conferenza di pace da tenersi Bruni, poiché non viene sfruttata in maniera ade-
a Pisa, in territorio amico, sotto il patrocinio del guata. 6 Poggio concorda su questo punto, e tutta-
Gambacorta ; 2 e la conclamata precedenza pisana via spiega il perché della mancata azione offensiva,
nel promuovere la pace doveva servire a giusti- la quale avrebbe forse portato il colpo di grazia
ficare questa pretesa. La realtà però è un’altra : al nemico. Dopo la vittoria a Mantova si sarebbe
l’iniziativa decisiva partì da Genova, e a Genova potuto procedere a debellare Brescia, « si equitum
poi – come ovviamente deve riconoscere anche il præfecti victoriam sequi voluissent ». Ma c’era tra
Bruni – si tennero perciò i negoziati. i comandanti alleati chi in segreto favoreggiava la
Una seconda divergenza, assai più importante, causa di Gian Galeazzo :
riguarda l’invasione viscontea della Toscana dopo Sed quidam Galeatii rebus faventes, aliam ex alia cau-
la ritirata di Hawkwood. Il Bruni cerca di mini- sa moram subjicientes occasionem rei bene gerendæ
mizzare la gravità della situazione. Poggio, invece, omiserunt […]. 7
riconosce pienamente l’entità dell’incursione ne- È un particolare che il Bruni o non conosceva o,
mica. L’esercito visconteo mira ad interrompere più probabilmente, preferiva tacere. E l’omissione
le comunicazioni tra Firenze e Pisa. L’obbiettivo l’aveva costretto ad inventare un diverso motivo
è quello di fermare i traffici, provocando così una per spiegare il mancato sfruttamento del momen-
crisi economica. Quando questa strategia viene taneo vantaggio militare : l’« ignavia victoris ». 8 An-
contrastata con una certa efficacia da Hawkwood, che in questo caso Poggio si dimostra pronto a
i viscontei ricorrono ad un’altra soluzione : quella portare alla luce i retroscena della storia, anche
di bloccare Porto Pisano. Ne consegue l’ingresso in circostanze in cui essi siano suscettibili di dan-
in guerra della flotta genovese, con annesse azioni neggiare l’immagine fiorentina.
marittime, tutte descritte da Poggio con dovizia Un altro esempio di questo tipo di procedimen-
di particolari desunti dalla Cronaca minerbettiana. 3 to riguarda l’ultima grande battaglia della guerra,
Dal canto suo il Bruni, per quanto riguarda questa quella che si combatté a Casalecchio, presso Bolo-
guerra marittima, osserva invece una sorta di “si- gna, nel giugno 1402. Il Bruni racconta brevissima-
lenzio stampa” : la cosa non torna a vantaggio del- mente quella sconfitta fiorentino-bolognese nella
l’immagine di Firenze e quindi va taciuta. Ancora penultima pagina della sua Storia. 9 In compenso
una volta, poi, egli si dimostra spregiudicato nel Poggio, ormai agli inizi del quarto libro, offre un
manipolare l’ordine cronologico degli avvenimen- quadro assai più dettagliato. Notevole soprattutto
ti : quel poco che lascia trapelare della guerra in è l’inclusione dello scambio di vedute tra il capita-
Toscana, lo presenta prima di menzionare l’inizia- no fiorentino Bernardone da Serres e il signore di
tiva di pace lanciata dal Gambacorta ; 4 nel far ciò, Bologna Giovanni Bentivoglio, prima della batta-
il suo intento è chiaramente quello di suggerire glia. Bernardone esprime una netta preferenza per
una superiorità delle armi fiorentine, seguita poi un comportamento prudente, vista la superiorità
dall’offerta di pace avanzata dall’alleato pisano. 5 numerica del nemico (satius videri ad præsens tueri
È notevolissimo il vedere come Poggio rifi uti in civitatem). 10 Di parere contrario Giovanni Benti-
blocco questa falsificazione, e ristabilisca la verità voglio, il quale « majoris, quam suæ paterentur
storica in base alla fonte. vires animi », denuncia la vigliaccheria del capi-
Anche in altre circostanze Poggio pare intento tano, costringendolo così a scendere in campo,
a correggere il Bruni, sempre col sussidio della con risultato castastrofico. 11 L’episodio potrebbe
Cronaca minerbettiana. È noto come la pace di Ge- far pensare ad una qualque finzione letteraria di
nova non abbia posto fine alla guerra, che infatti Poggio, tanto più che non trova giustificazione
si riaccese nel 1396. Uno dei focolai principali degli nella Cronaca minerbettiana. 12 E invece una fonte
scontri armati è allora Mantova, dove nel 1397 i attendibile c’è : i Ricordi di Giovanni Morelli. 13 Se
Fiorentini mandano truppe in aiuto dell’alleato
6 Cfr. ivi, p. 274, rr. 2 s. : « Qui enim apud Mantuam nuper
vicerant, nequaquam victoriam prosecuti sunt ; quasi enim
1 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 114 ; e Cronaca totum confecissent, vires suas dissolverunt ».
minerbettiana, ed. cit., p. 136. 7 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 132 ; la fonte,
2 Cfr. D.M. Bueno De Mesquita, Giangaleazzo Visconti, come al solito, è la Cronaca minerbettiana, ed. cit., p. 221.
cit., p. 135. 8 L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. cit.,
3 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., pp. 114-119 ; e Cro- p. 274, r. 10.
naca minerbettiana, ed. cit., pp. 136-147. 9 Cfr. ivi, p. 287, rr. 26-34.
4 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. 10 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 149.
cit., pp. 256, rr. 49-258, 28. 11 Cfr. ibidem.
5 Cfr. ivi, p. 258, rr. 31 s. : « Belli autem clades hinc inde 12 Cfr. Cronaca minerbettiana, ed. cit., pp. 277 ss.
infl ictæ, pacem æquabilem recipere posse videbantur ». 13 Cfr. Giovanni di Pagolo Morelli, Ricordi, in Mercanti
26 gary ianziti
il Bruni abbia potuto conoscere questa fonte non te sottratti ? 5 Anche qui, nel presentare la Chiesa
sappiamo, 1 ma il passo morelliano dimostra che quale antagonista principale del Visconti, Poggio
Poggio vi attinse. È infatti merito suo l’aver allar- ci fa vedere quanto egli si distingua dal Bruni. Ma
gato considerevolmente le fonti su cui basare la importante è anche l’elogio di Gian Galeazzo, a
storia fiorentina del periodo. Non v’è poi dubbio cui Poggio riconosce pienamente le qualità che
sul fatto ch’egli riesca a sfruttare quel ricco ma- ebbe :
teriale per approfondire il quadro, a volte scarno Princeps fuit perliberalis, magnique animi, ad Regis
e a volte volutamente reticente, tracciato dal suo mores se componens […]. 6
predecessore.
È vero, del resto, che il duca non teneva parola,
Il contrasto tra i due storici trova espressione
ma à la guerre comme à la guerre :
esemplare nella maniera in cui viene rappresenta-
ta la morte inaspettata di Gian Galeazzo, avvenuta Id in eo culpatur, quod fidem, et promissa ex utilitate
traditur servasse, quod vitium commune cum multis
solo due mesi dopo la vittoria di Casalecchio.
egregiis bello ducibus fuit […]. 7
Sobria e pacata, la relazione del Bruni. Come al
solito egli presenta il punto di vista fiorentino : la Sopra ogn’altra sua qualità, Poggio ne loda il
clamorosa notizia filtra solo lentamente e, in ogni mecenatismo :
caso, Gian Galeazzo rimane lucido fino alla fine : ea laudanda præ ceteris est virtus, quod omnium doctri-
malato, si rende pienamente conto del pericolo narum, artiumque viros eximios, ad se, tamquam egre-
che incombe sui figli, e quindi cerca di combi- giorum hominum receptaculum vocavit, summoque
nare con i fiorentini una pace frettolosa – pace, in honore habuit. 8
secondo il Bruni, che sarebbe stata conclusa, nel Nel passo, si intravede in controluce il rammari-
caso Gian Galeazzo fosse sopravvissuto « parum co dello stesso Poggio, venuto in tarda età nella
amplius ». 2 Ne sopraggiunge invece la morte, che repubblica di Firenze, per trovarvi solo delusioni
una volta divulgata provoca il rovesciamento to- e false speranze. 9
tale della situazione bellica. Le Storie fiorentine, come altre opere di Poggio,
Assai diverso il trattamento di Poggio. Prima testimoniano in definitiva di uno spirito indipen-
di tutto perché egli non guarda gli avvenimenti dente, capace di rinnovare le forme e i generi
da un punto di vista fiorentino, ma con spirito letterari più consueti. Esse vanno lette insieme alle
piuttosto “italiano”. Gian Galeazzo aspira ad es- Storie del Bruni perché ci offrono la possibilità di
sere re d’Italia ed è convinto di essere sul punto una versione alternativa a quella ufficiale brunia-
di pervenirci quando viene colpito dalla febbre. 3 na. Di qui, forse, l’importanza accordata loro negli
Tale descrizione non si impernia sulle preoccupa- ambienti di opposizione al regime mediceo. 10 Di
zioni fiorentine, come nel Bruni, ma ruota invece qui, anche, la collocazione dell’opera a fianco di
intorno alle aspirazioni viscontee. Del tentativo quella del Bruni nelle prime edizioni in volgare 11
di raggiungere in extremis la pace, Poggio non fa – a testimonianza dello spazio che fin dall’inizio
parola. Il suo è un Gian Galeazzo tutto teso verso le Storie di Poggio avevano saputo conquistarsi,
la conquista di un regno. Sbaglia, secondo Poggio, benché all’ombra di quelle, da sempre considerate
nel dividere il ducato tra i figli. 4 Non vede forse maggiori, del Bruni.
che il papato è pronto a riprendere possesso dei
territori che il duca di Milano gli ha ingiustamen-
5 Cfr. ibidem : « Nunquid enim vir, ad cetera egregius, li-
scrittori, a cura di Vittore Branca, Milano, Rusconi, 1986, beralis, ac prudens, ita rerum ignarus erat […] ut quæ per
pp. 103-339 : 260 s. vim, dolumve de alieniis ceperat, permansura diutius penes
filios existimaret ? Ut reliquos omittam, an Pontifices om-
1 Cfr. A. M. Cabrini, Le Historiæ del Bruni..., cit., pp. nes Romanos ita ignavos, insulsosque putabat fore, ut quæ
304 s. summo jure ad Ecclesiam pertinerent, diutine a tyrannis
2 Cfr. L. Bruni, Historiarum florentini populi libri..., ed. possideri paterentur ? ». 6 Ivi, p. 154.
cit., p. 288, rr. 44-48. Si veda D. M. Bueno De Mesquita, 7 Ibidem ; Cfr. R. Fubini, Storiografia dell’umanesimo, cit.,
Giangaleazzo Visconti, cit., pp. 297 s. p. 179.
3 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 152 : « Tam favens, 8 Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 154.
propitiaque Galeatii fortuna […] animum gloriæ cupidum 9 A parte i già citati studi di Fubini, si veda su questo pun-
incenderat, ut Italiæ Regnum sibi persuaserit […]. Sed di- to anche Francesco Bausi, « Paternæ artis hæres » : Ritratto di
vino numine, inanes ejus cogitationes redditæ sunt ; mors Jacopo Bracciolini, « Interpres », Viii, 1988, pp. 103-198 : 134-136
enim sua consilia dissolvit […] » – dove forte si sente l’eco di e 154 s. 10 Cfr. ivi, pp. 174 ss.
un passo parallelo del De varietate fortunæ (1448). Cfr. Poggio 11 Cfr. Edler de Roover, Per la storia della stampa in Italia,
Bracciolini, De varietate fortunæ, Edizione critica con in- « La Bibliofilia », lv, 1953, pp. 107-117 ; e ora Paolo Trovato,
troduzione e commento a cura di Outi Merisalo, Helsinki, Il libro toscano nell’età di Lorenzo, in La Toscana al tempo di
Suomalainen Tiedeakatemia, 1993, p. 120. Lorenzo il Magnifico, s.c., Pisa, Pacini, 1996, vol. ii, pp. 525-569 :
4 Cfr. Poggii Historia florentina, ed. cit., p. 153 : « […] quæ 557 s. Sul significato politico, e non meramente commercia-
Imperii divisio magna ex parte a sapientibus viris […] cul- le, della prima edizione veneta (1476), insiste con efficacia F.
patur ». Bausi, « Paternæ artis hæres », cit., pp. 175 ss.

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