Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
V-;.
ìrf.
I MERIDIANI
a cura di
Mario Diacono e Luciano Rebay
Arnoldo Mondadori
Editore
ISBN 88-04-11459-2
Prefazione
di Carlo Bo
Introduzione
di Mario Diacono
Cronologia
Conferenze 1924-1937
a cura di Mario Diacono
Note
Bibliografia degli scritti
in prosa di Giuseppe Ungaretti
a cura di Mario Diacono e Luciano Rebay
> . ■' •
S i/l
PREFAZIONE
di Carlo Bo
.
»
Questo volume d’Ungaretti saggista - nel senso più
ampio del termine - sarà una sorpresa per tutti: per
chi ha soltantQ dello scrittore l’accezione più comune
e anche per chi ne aveva già una nozione più ricca,
aveva cioè avuto modo nell’esercizio delle sue letture
di incontrare uno spirito critico per molti aspetti e-
stremamente sottile e persuasivo. Sono pagine che van¬
no dal 1918 all’anno della morte: oltre cinquantanni
di meditazioni, meglio di « studi », dove il lavoro cri¬
tico deve essere legato strettamente a quello che per
Ungaretti resta il dato essenziale dell’amore. Non ser¬
ve neppure dire che quest’immagine del saggista inte¬
gra e sostiene quella del poeta; o almeno è un’idea
valida fino a un certo punto, dal momento che la ma¬
teria è talmente ricca, sovrabbondante da spostare i
termini della visione poetica per esigere una valuta¬
zione diversa che implica la natura dell’uomo, il suo
gusto della vita, le passioni politiche e civili, insom¬
ma tutto quanto contribuisce a fornire elementi di
giudizio per quella che è stata l’umanità di Ungaretti.
Infatti la prima notazione che viene fatto di registra¬
re, è la continuità dell’attenzione, la religiosa premura
con cui lo scrittore guardava alla vita, al di là degli
interessi privati e al di sopra di quello che poteva
essere adattato e sfruttato ai fini della sua speculazio¬
ne poetica. Chi ha conosciuto Ungaretti ha potuto -
1906
Fino al 1905 frequenta l’Ecole Suisse Jacot, una delle più rino¬
mate d’Alessandria. Nel 1906 conosce Enrico Pea, anche lui emi¬
grato in Alessandria, e frequenta la « Baracca rossa », una casa
di legno a due piani, ricoperta di lamiera e dipinta di rosso,
che serviva a Pea da abitazione, da magazzino per il suo com¬
mercio di marmi e di legname, e da luogo di ritrovo di sovver¬
sivi e fuorusciti.
Durante gli anni di scuola si lega d’amicizia con Moammed Sceab
e comincia a scrivere i primi versi. Fa le prime scoperte lette¬
rarie: Leopardi e Baudelaire, Mallarmé e Nietzsche. Finiti gli
studi, sempre più si precisa il suo interesse per la poesia. Legge
e discute, segue le riviste letterarie più avanzate di Francia e
d’Italia, frequenta i caffè d’Alessandria dove si danno ritrovo
letterati ed artisti, entra in contatto epistolare con Prezzolini,
che dirige « La Voce ».
Guadagna intanto qualche soldo tenendo la corrispondenza fran¬
cese per conto di un importatore di merci dall’Europa, certo
Seeger. Quando sua madre, venduto il forno, gli affida parte del
ricavato, investe il denaro in affari sballati e in breve tempo
il piccolo capitale va in fumo.
1.912
Nell’autunno lascia l’Egitto. Durante il viaggio diretto a Parigi,
conosce per la prima volta l’Italia. Nella capitale francese segue
i corsi di Bergson, di Bédier, di Lanson, di Strowski e di altri
illustri docenti al Collège de France e alla Sorbona. Contem-
c Cronologia
1914
Conosce a Parigi, in occasione della Mostra futurista da Bern-
heim Jeune, Papini, Soffici e Palazzeschi, che lo invitano a col¬
laborare a « Lacerba ». Allo scoppio della guerra, si trasferisce
a Milano, dove stringe amicizia con Carlo Carrà.
1915
Pubblica le sue due prime poesie su « Lacerba » (numero del
7 febbraio).
In seguito all’entrata in guerra dell’Italia, è chiamato alle armi,
e viene mandato sul Carso, soldato semplice del 19° Reggimento
di Fanteria.
1916
In dicembre, esce a Udine il suo primo volume di versi, Il Por¬
to Sepolto, in edizione numerata di ottanta copie. A stamparglie¬
lo è un giovane ufficiale del Commissariato, Ettore Serra.
1918
In primavera, il reggimento di Ungaretti viene trasferito in Fran¬
cia, sul fronte della Champagne.
Alla fine della guerra, si stabilisce a Parigi, in rue Campagne
Première.
1919
Pubblica a Parigi, presso l’Établissement Lux, la tipografia che
stampava il settimanale « Sempre Avanti! » per conto del Corpo
di spedizione italiano in Francia, un volumetto di versi in fran¬
cese, intitolato La Guerre. Nel febbraio è incaricato della cor¬
rispondenza da Parigi da « Il Popolo d’Italia ». Verso la fine
dell’anno esce a Firenze, presso l’editore Vallecchi, Allegria di
Naufragi.
1920
Lasciato « Il Popolo d’Italia », s’occupa dello spoglio dei gior¬
nali e dei periodici francesi presso l’Ufficio stampa dell’Amba¬
sciata d’Italia a Parigi.
Il 3 giugno sposa Jeanne Dupoix.
Cronologia ci
1921
Si trasferisce a Roma. Per vivere, accetta di collaborare alla re¬
dazione degli estratti dei giornali stranieri per il Bollettino set¬
timanale pubblicato dall’ufficio stampa del Ministero degli esteri.
1925
Il 17 febbraio, nasce a Roma la figlia Ninon.
1926
Compie un giro di conferenze in Francia e nel Belgio.
1929
Compone la poesia La madre destinata al Sentimento del Tempo.
1930
Il 9 febbraio, nasce a Marino (Roma) il figlio Antonietto.
1931
Inviato speciale della « Gazzetta del Popolo » di Torino, com¬
pie, nel giro di quattro anni, una serie di viaggi: in Egitto, che
rivede dopo quasi vent’anni, in Corsica, in Olanda, in varie re¬
gioni d’Italia.
1932
Gli viene conferito, a Venezia, il Premio del Gondoliere. È il
primo riconoscimento pubblico dato alla sua poesia.
1933
Compie un giro di conferenze sulla letteratura italiana contem¬
poranea in Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Cecoslovacchia, Sviz¬
zera.
Esce a Firenze, presso l’editore Vallecchi, e contemporaneamente
a Roma, presso Novissima, il Sentimento del Tempo.
1934
Esce a Praga un volume di sue poesie tradotte in cecoslovacco,
Pohrbeny Pristav.
1936
Pubblica, presso Novissima, un volume di Traduzioni (da Saint-
John Perse, Blake, Góngora, Essenin, Paulhan).
È invitato dal governo argentino a partecipare al congresso del
Pen Club. Durante il soggiorno nel Sud America, gli viene of¬
ferta dall’Università di San Paolo del Brasile la cattedra di Lin¬
gua e letteratura italiana.
Si stabilisce con la famiglia a San Paolo, dove vive fino al 1942.
CII Cronologia
1942
Rientrato in patria verso la fine dell’anno, è eletto Accademico
d’Italia e nominato professore di Letteratura italiana contempo¬
ranea all’Università di Roma « per chiara fama ».
L’editore Mondadori inizia la pubblicazione di tutte le sue opere,
con il titolo generale di Vita d’un Uomo.
1944
Pubblica la traduzione, presso l’editore Documento, di XXII
sonetti di Shakespeare.
1945
Escono, presso l’editore Mondadori, le Poesie disperse, con uno
studio di Giuseppe De Robertis e l’apparato critico delle varian¬
ti dell’Allegria e del Sentimento del Tempo.
1947
Esce II Dolore.
1948
Esce il volume di traduzioni Da Góngora e da Mallarmé.
1949
Pubblica, presso le edizioni della Meridiana, Il Povero nella Cit¬
tà, sua prima raccolta di prose.
Nel corso di una solenne cerimonia in Campidoglio, riceve dalle
mani del Presidente del Consiglio il Premio Roma per la poesia.
1950
Esce La Terra Promessa, con un saggio critico e l’apparato delle
varianti a cura di Leone Piccioni.
Esce la traduzione della Vedrà di Jean Racine.
1952
L’editore Schwarz pubblica Un Grido e Paesaggi in edizione di
lusso illustrata da Giorgio Morandi.
1956
Riceve insieme a Juan-Ramón Jimenez e a W.H. Auden il pre¬
mio Biennale Internationale de Poésie a Knokke-Le-Zoute.
1958
La rivista « Letteratura » dedica un numero di 370 pagine al-
Cronologia cui
1960
Esce II Taccuino del Vecchio, comprendente le poesie scritte do¬
po il 1952, e una serie di testimonianze di amici e scrittori
d’ogni parte del mondo.
Compie un viaggio in Giappone.
Gli viene conferito il Premio Montefeltro all’Università di Ur¬
bino.
1961
Esce II Deserto e dopo, in cui sono riuniti gli scritti di viaggio
usciti nella « Gazzetta del Popolo » di Torino, traduzioni di
poeti brasiliani e note varie.
1962
È eletto all’unanimità presidente della Comunità Europea degli
Scrittori.
Nasce la nipote Annina.
1964
Tiene un ciclo di lezioni alla Columbia University di New York.
1965
Esce il volume di traduzioni Visioni di William Blake.
1966
Riceve il Premio internazionale di poesia Etna-Taormina.
1968
In occasione degli ottant’anni, gli vengono tributate solenni ono¬
ranze in Campidoglio da parte del Governo Italiano. La rivista
« Galleria » gli dedica un numero unico.
Compie un viaggio in Brasile e in Perù per ricevere le lauree
honoris causa conferitegli dalle Università di San Paolo e di Li¬
ma. Pubblica, in edizione numerata di 59 esemplari fuori com¬
mercio, Dialogo (Editore Fògola, Torino), comprendente insieme
a sue, un gruppo di poesie di Bruna Bianco e una combustione
di Alberto Burri.
1969
A Parigi la rivista « L’Herne » dedica un numero alla sua ope¬
ra. Esce, presso l’editore Gallimard, Innocence et Mémoire, una
CIV Cronologia
1970
Datata « nella notte del 31 dicembre 1969, mattina del 1° gen¬
naio 1970 », scrive l’ultima poesia L’impietrito e il velluto, che
si pubblica in una cartella litografica (con illustrazioni di Dora-
zio) il giorno dell’ottantaduesimo compleanno del poeta. Tra¬
scorre la sera del compleanno in grande vivacità ed allegria, in
un ristorante romano con pochi amici (Guttuso, Manzù, Parise,
Piccioni). Parte poco dopo per gli Stati Uniti per ricevere un
premio internazionale di poesia dell’Università di Oklahoma.
Si sottopone ad un viaggio molto lungo e faticoso: raggiunge poi
New York, che trova nel più crudo gelo. Già in partenza dal¬
l’Italia si trascina una noiosa bronchite: a New York è ricovera¬
to in clinica con una broncopolmonite bilaterale e complicazioni
circolatorie. Si riprende e può rientrare .in Italia. Dal mese di
aprile si stabilisce a Salsomaggiore per potersi curare, ma la sua
fibra fortissima e ormai stanca. È a Milano alla fine del mese di
maggio per controlli medici. Muore a Milano nella notte tra il
1° ed il 2 giugno. I funerali si svolgono a Roma, nella Chiesa
di San Lorenzo fuori le Mura il 4 giugno: la salma, benedetta
dal Cardinal dell’Acqua, Vicario di Roma, è tumulata al Vera-
no, accanto a quella della signora Jeanne. Ungaretti - assente del
Cronologia CV
• ' . . . . . .
’
SAGGI E INTERVENTI
SCRITTI LETTERARI 1918-1936
a cura di Luciano Rebay e Mario Diacono
ZONA DI GUERRA
(Vivendo con il popolo)
[1918]
e se non canto
moro
il 7 marzo, 1919
Parigi, 29 [luglio]
In un cimiterino, all’estremo angolo, sperduto nelle
nebbie, del paludoso confine fiammingo, tra le croci
in memoria db soldati uccisi, domina una colonna
tronca.
In questi giorni fu un pellegrinaggio di popolani
belgi verso Adinkerke, e quel luogo, dove un poeta
riposa, fu coperto di fiori rossi.
Quanti mai anni sono passati da questi dolci co¬
stumi romantici, da quel socialismo bonario, da quel
Verhaeren che portava tra i paesi di Mimi Pinson e
quelli di Sigfrido i suoi baffoni aurei da Vercingetorice
e il suo celeste sguardo da Do rotea?
Ma non del tutto saranno ancora svanite le tracce
dei tempi in cui la poesia francese si perdeva nei Gu¬
stave Kahn; le chellerine in quei tempi si facevano
chiamare Salomè.
Fu allora che, nella patria di Nietzsche e in quel¬
la di Jarry, passò una voce che lasciò tutti a bocca
aperta.
Educata tra le gugliette dei monasteri e i mantici
degli arsenali, tra gli ora prò nobis delle beghine di
Bruges e gli olla oh dei facchini del porto d’Anver-
sa; voce ondeggiante tra gli urli delle sirene e gli
angelus delle campane, tra i fumi dei turiboli e quelli
delle ciminiere; voce intenerita all’apparizione delle
fate in riva ai laghi dei cigni, o alla scoperta in una
cantera annosa del corredo ammuffito di sposa della
bisnonna; tale la poesia belga che fece la sua entrata
trionfale nel mondo delle lettere col nome di simbo¬
lismo.
18 Giuseppe Ungaretti
%
Parigi, Dicembre
Ora è un anno...
Parigi, dicembre
Par pudeur.
Si je pouvais ètre quelqu’un, je ne m’amuserais pas
à par altre.
Vous savez que la pudeur est la forme consciente
de la làcheté.
Mais, par hasard, je viens de me montrer tout nu.
Ne m’en gardez pas rancune. Ungaretti
• L’AFFAIRE BARRES/TEMOIGNAGE
[1921]
LES POÈTES
Sa tète s’abritait sous l’abat-jour de la lampe. Il est
vert et ses yeux sont rouges. Il y a un musicien qui
ne bouge pas. Il dort; ses mains coupées jouent du
violon pour lui faire oublier sa misere.
Un escalier qui ne conduit nulle part grimpe autour
de la maison. Il n’y a, d’ailleurs, ni portes ni fenètres.
On voit sur le toit s’agiter des ombres qui se préci-
pitent dans le vide. Elles tombent une à une et ne se
tuent pas. Vite par Vescalier elles remontent et recom-
mencent, éternellement charmées par le musicien qui
joue toujours du violon avec ses mains qui ne l’écou-
tent pas.
(1915)
FORTE MER
Devant le bateau immobile
Quelqu’un qui attend
C’est le port qui bouge
Il fait trop de vent
Le niveau de l’eau change
Tant la mer est lasse
Tout devient plus grand
Le marin qui passe arrive en retard
D’où vient l’air qu’il a
Et sa tète lasse
La sorde du bar
78 Giuseppe Ungaretti
(1922)
L’uomo è profondo!
La lingua è il simbolo della civiltà d’un popolo. E
dal posto che occupa il tempo nella struttura della lin¬
gua d’un popolo si stima il grado di civiltà di detto
popolo. Apro, a caso, una grammatica, di quelle vec¬
chie, di quando s’insegnava a distinguere un gusto dal¬
l’altro, a scegliere, e leggo:
L’uomo è profondo.
Il tempo è la primordiale intuizione della qualità, è
la melodia dell’universo, di ciò che dura costantemen¬
te mutando, ed è nuovo costantemente, e mutando
crea, di ciò che non può esser raffigurato da quantità,
perché cesserebbe, se potesse esserne interrotto il cor¬
so, d’esser il segno della vita e diverrebbe materia
inerte. Non dico una figura spaziale, ma la parola qua¬
si non riesce, per Bergson, malgrado ciò che poco fa
si diceva della lingua, a aderire al moto del tempo, e
non perché non possa esser abbastanza fulminea nel ri¬
ferire, ma perché necessariamente ha una certa fissità,
una certa rigidità.
sismo, dal titolo del suo primo poema e del suo car¬
me più recente.
Di tanto in tanto - di rado - faceva capolino in
piazza. Sono di quegli anni i suoi « metodi », dal
« metodo di Leonardo » alla « conquista metodica »,
saggio l’ultimo, per una rivista inglese, nel quale esa¬
mina, quando (nel 1895) nessuno si sognava di pensa¬
re al pericolo tedesco, lo sviluppo crescente della Ger¬
mania e le conseguenze estreme di quello sviluppo.
Era naturalissimo che, nello sfacelo del dopoguerra,
gli sguardi si volgessero verso chi, nella sua opera, gui¬
datici nel labirinto del nostro sgomento, c’insegnava
poi a rinfrancarci. A riavere se non proprio fede, la
persuasione almeno di essersi radicato in una civiltà,
con chiara passione aveva sviscerato i metodi, dichia¬
rato con eloquenza l’efficacia della volontà ordinata a
un fine, l’importanza travolgente, incalcolabile, d’uno
sforzo ostinatamente compiuto in un unico senso. È
il secondo punto.
Prosegue il Leopardi:
L’endecasillabo
Il Leopardi:
Difesa dell’endecasillabo
Metrica o estetica?
[RELIGIOSITÀ E MISTERO]
Accettando la rivelazione?
Non so. L’universo non ci sembra più rappresentabile,
come per gli umanisti, dall’uomo nelle sue gesta, me¬
diante l’applicazione trasfiguratrice di certi canoni del-
Scritti letterari 1918-1936 197
Argento, le oscillazioni
Del ruscello che dorme,
Metamorfosi incantevole
Dell’aspetto divino,
Epilogo a Vaichiusa
'
,
PUNTO DI MIRA
[1924]
oppure :
oppure:
par, le fait d’un autre siede qui ne peut plus les con-
cevoir que dans sa couleur,8
f
SERA
Balaustrata di brezza
per appoggiare la mia malinconia
Versa il 22 maggio 1916
[DANNAZIONE]
La morte
si sconta
vivendo
Valloncello di Cima 4 il 5 agosto 1916
[VANITÀ]
Mi sono curvato
sull’acqua
sorpresa dal sole
e mi rinvengo
un’ombra
cullata
e
piano
franta
SOLITUDINE
A Giannotto Bastianelli
E sprofondano
impaurite
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
298 Giuseppe Ungaretti
LINDORO DI DESERTO
A Giuseppe De Robertis
Allibisco all’alba
Mi si travasa la vita
in un ghirigoro di nostalgie
ALLA NOIA
Sono un poeta,
Un grido unanime...
Andiamo avanti.
L’Umanesimo e la Rinascenza avevano stabilito il
loro campo d’avventure nell’Antichità. Avevano dun¬
que indotto la fantasia a dipendere dalla memoria.
Un’idea simile della fantasia doveva naturalmente es¬
sere portata a confondersi coll’idea del nulla di que¬
sto mondo così cupamente proclamata da Jacopone.
Ed ecco Leonardo. Oh! sarà tanto più desolato: e
penserà che la metafora sta tra la facezia e la pro¬
fezia, e ridurrà l’idea che del mistero possono farsi gli
uomini a una semplice figura rettorica. Sarà perché
sulla terra era ricomparso in carne ed ossa il diavolo
e bruciavano le streghe sulle piazze? Come aggravate
la trasformazione dell’uomo e la nozione del mondo
apparse al Petrarca! Ma se noi guardiamo i poeti del
Quattro e Cinquecento, come questo senso dell’esula-
zione del mistero è sentito! E come il divertimento
e un’acre curiosità, e un calcolo furioso diventano lo
scopo e l’aspirazione della vita.
Conferenze 1924-1937 313
e un quinario:
■
COMMENTO
AL CANTO PRIMO DELL’« INFERNO »
[1952]
Si fa narrare da Virgilio:
che
[-]
Per arrivare a conoscere quei nostri simili che nelle
storie delle loro persone svelano in folle ciascuno l’in¬
ferno, Dante dovette inoltrarsi nella selva oscura, sa¬
lire l’aspro monte, affrontare belve inventate dal titu¬
bare e dall’oscillare di chiarori d’inganno. Quando il
naufrago fu giunto in cima, il sole un poco allora este¬
se lo spazio, ebbero le cose invito a indovinarsi il no¬
me, potè, lontana ombra nell’ombra, apparire Virgilio
insieme d poesia e a sapere che sono unica cosa.1
Nel Paradiso il sole non concede più qualche bar¬
lume a malapena, ma dentro all’intima stanza delle
sue luci, accoglie Dante e chi nei cieli lo guida e gli
porse e gli porgerà sempre consiglio, Beatrice sogno
d’amore di bellezza.
Di Beatrice, l’atto d’innalzarsi da cielo a cielo era
subitamente scorto come un volo che non cedesse a
segno di tempo, e Dante dice di non rammentarsi del¬
le immani distanze superate obbedendo all’impercet¬
tibile cenno, se non come del venire del pensiero sol¬
tanto all’arrivo, l’uomo s’avvede.
Dentro alla sfera del sole, nel quarto cielo, dal Can¬
to X al XIV del Paradiso, la poesia di Dante è mossa
alludendo a quel tumulto che dal secolo XI al XIV
scosse i popoli cristiani ansiosi di un ritorno della lo¬
ro fede alle sue origini, e di un aggiornamento, di
una semplificazione e di un approfondimento degli
studi e del sapere. La rissa parve godere di tregua
quando sorsero i due grandi ordini mendicanti dei
Domenicani e dei Francescani. Nelle liste di nomi fat-
390 Giuseppe Ungaretti
11 turno di parlare.
Farà l’elogio di san Domenico, scelto dalla Provvi¬
denza per una missione diversa da quella affidata a
san Francesco, ma da compiere in concordia con essa.
Esaminerà poi lo stato del proprio ordine non rispar¬
miando il rimprovero ai confratelli che ne alimentava¬
no le dissidenze:
...tremai; di meraviglia.
20 aprile 1950
IMMAGINI DEL LEOPARDI E NOSTRE
[1943] »
...io solo
Combatterò...
...quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
...sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo...
Posa la luna...
Tu dormi...
spegnendosi induce
...vedrete il cielo
Imbiancar novamente, e sorger l’alba}
...tremar di meraviglia,
.follia.
Posar...4
« il testo prosiegue:
...guardo esclude.
. interminati
Spazi.sovrumani
Silenzi,.
Io nel pensier mi fingo.
In quel momento:
«
il vento
Odo stormir tra quéste piante,
...io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando...
...io quello
Infinito silenzio...
E le morte stagioni...
...presente
E viva...
...posa...)
Postille
.E come \l vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno...
a furia
%
di statistiche, si mandano le nazioni in ma-
lora.
Tolto all’uomo il diritto di ^rrare - le calcolatrici
elettroniche non possono sbagliarsi! - si commettono
gli errori più orridi, poiché l’uomo, rimanendo uomo
nonostante le macchine, continuerà a errare: a errare
sempre più, sempre peggio, se privo di quella pruden¬
za di quando ancora si riconosceva, persino nella paz¬
zia, fallibile; se privo di quell’umiltà che facendolo
pronto alla tolleranza - non ancora inesorabile, non an¬
cora giunto all’ultimo grado della stupidaggine: non
ancora odioso all’estremo - facendolo pronto al com¬
patimento, lo faceva degno di pietà, d’amore, e anche
di qualche gloria.
Sancio ridondava di quella specie di ragione che il
Leopardi chiama facoltà materialissima.
Sancio, a furia di frequentare Don Chisciotte, arri¬
va fino a imparare a favorirne, da buon politico, le
mattane, a subornarle ai suoi fini, e un giorno gli
prepara a Tolosa perfino il sospirato incontro con Lei,
con la divina Dulcinea. Lo conduce davanti a tre gros¬
se ragazze, e Don Chisciotte a prosternarsi, a chiamar¬
la, quella delle tre rozzone che, stando nel mezzo, era
di sicuro Dulcinea: « Celeste grazia! ». Lei, che ave¬
va una faccia tonda come un pallone, e un nasaccio
camuso, lo scansava ringhiando e scrollando le spalle.
Lui, disperato: « Oh, Dio! Oh, Dio! Ho le traveggo¬
le, e prendo un astro del cielo per una villanzona! Ce¬
leste, celeste grazia, perdono! ». Lo stratego Sancio
gli fischia allora negli orecchi che c’era stato di mezzo
un incantesimo - quel Sancio che difatti possedeva
la stoffa del politico come stava dandone prova, che
diverrà difatti un giorno governatore d’un’isola, che
avrà un governo, un governo che finirà male, come
c’era da aspettarselo: senza gloria... Sancio almeno
non smentirà nemmeno a quel punto, il suo buon
senso: come il cuore gli s’allargò quando finalmente
Saggi e Scritti vari 1943-1970 521
e le varianti:
SONETTO AMOROSO, X
Anno 1582
A ALCUNI PIOPPI
SOLITUDINE SECONDA
1613-1614
[vv. 1-26]
SOLITUDINE SECONDA
[vv. 823-886]
O fu ozio, o presago
Della sua fine: accudiva col becco
Che quel giorno le due > sue ali al vento
Fossero, vaghe spade,
Vrontissime alla scherma.
SONETTO II
SONETTO VI
SONETTO XV
SONETTO XIX
SONETTO LXVIII
SONETTO LXXIII
SONETTO L
SONETTO LI
SONETTO XXX
Quando nella sessione del dolce silente pensiero
Convoco rimembranza di cose avvolte nel passato,
Piango assenza di tante cose nell’anelito vive,
Gemito aggiunto a un vecchio pianto del perso caro
[tempo:
I miei occhi allora, inusi a spargerle, s’annegano in
[ lacrime
Per amici che immemore la morte e incolore, nasconde
E a lamento amorosa pena da lungo tempo estinta
[torna
562 Giuseppe Ungaretti
SONETTO CXXIII
No; Tempo, tu non ti potrai vantare che anch’io muti:
Le piramidi che con nuova potenza torni a erigere
Non mi sono per nulla nuove, neppure in nulla strane:
Non sono che riallestimento d’un antico spettacolo.
Sono brevi le nostre durate, e quindi noi ammiriamo
Quanto da te ci è imposto, e che è, a dire il vero,
[ vecchio;
570 Giuseppe Ungaretti
'
Interpretazione di Roma
■
INTERPRETAZIONE DI ROMA
[1954/1965]
Colosseo,.
,
*
'
GUILLAUME APOLLINAIRE
[1967]
Questa è la Senna
e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciutod
Italie
Toi notre mère et notre fille quelque
chose comme urte sceur.
a }ean Tbuile
o l’ora meridiana:
o questa evocazione:
Midi là-baut...b
ancora
giovane, ancora
sei bella. I segni
degli anni, quelli del dolore
legano Vanirne nostre, una ne fanno.
ti ritrovo in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio,
e in nessun’altra donna.
Saggi e Scritti vari 1943-1970 677
Non vano
godimento ne provo, quasi vivo
fosse l'amico che pur ieri è morto.
RICORDO DI BARILLI
[1963]
Golia
impara che oltre al lavoro
c’è un’altra fatica che uccide.
Diceva Sbarbaro:
[1952]
Stiamo toccando:
O amore muto,
Che non vale parlare che non si conosciuto!
O amor, che te celi per onne stascione,
C’omo da for non senta la tua affezione,
Che no la senta latrone,
Per quel c'hai guadagnato, che non te sia raputo!
Quanto l’om più te cela, tanto più ’n foco abunne:
Omo, tene occultanno, sempre a lo foco iugne;
Ed omo c’ha le pugne
De volere parlare, spesse volte è feruto.
Omo che se destenne de dir so entennemento,
Avvenga che sia puro ’l primo comenzamento,
Vènce da for lo vento
E vali spalianno quel c’ave receputo,5
782 Giuseppe Ungaretti
La remembranza me fa consumare.6
Ma sa dov’è, cercarla,
Quantunque sia notte.
Onnipotente
Fratelli
Parola tremante
nella notte
L’esclusione di
tanta parte
Dell’ultimo orizzonte
dal
guardo
siepe,
ermo colle.
può
di là da quella, [quella è la
tanta parte
Dell’ultimo orizzonte]
798 Giuseppe Ungaretti
il guardo esclude
E come il vento
Odo stormir tra queste piante,
comparando
all’
Infinito silenzio
Saggi e Scritti vari 1943-1970 799
degli
interminati
Spazi
questa voce
sovvien
le morte stagioni,
eterno
delle quali si
sovvien
per 1’
Infinito silenzio
ove va sparendo
stormir
di
vento
e si
sovvien
presente
800 Giuseppe Ungaretti
E viva,
e del
suon ’ di lei
eterno,
voce
vento
che s’ode
stormir
va sparendo nell’
Infinito silenzio
a sciorre il gelo
Onde l’alma t’avean, ch’era sì calda,
Cinta l’odio
alma
il vocabolo
raggricchiata
aveva detto
oppure:
oltre ai liti
Cui strider l’onde all’at tu far del sole
Parve udir su la sera.
Onnipotente
s ...
dro dello spazio e del tempo, sono divenuti strumenti
e opera di sogni, di sogni inattuabili in realtà. Quel
monumento di logica, onore della mente umana, che
erano le matematiche classiche sarebbe dunque crolla¬
to? Oh, è uno strumento che renderà ancora prodigio¬
si servizi, e mi pare rimanga, per quanto approssima¬
tivo, linguaggio di cui dovendo esprimersi non posso¬
no ancora privarsi nemmeno i cultori di microfisica.
« Affermare il determinismo » dichiara Léon Brillouin
in un recente saggio « è fare atto di fede. Per provarlo
occorrerebbe partire da misure infinitamente numerose,
inattuabili, occorrerebbe poi effettuare calcoli non pos¬
sibili, e occorrerebbe osservare lungo un tempo infini¬
to. Si tratta di poesia » conchiude Brillouin « di poe¬
sia senza alcuna realtà concreta. » Ecco, l’hanno detto,
la poesia è errore, è l’impossibile. Non è l’errore, è
ansia di verità: avere sete di poesia è fare atto di
umiltà, è avere coscienza che l’uomo non procede se
non per illusioni e commettendo cumuli di errori, è
avere coscienza della nostra impotenza a conoscere se
non nell’indeterminatezza, la realtà. Non so se il prin¬
cipio di causalità sia ormai andato in malora insieme
a quello di non contraddizione, so che, confessando la
propria ignoranza, uno, la causa di tutto, oscuramente,
col cuore, l’indovina. Aveva dunque ragione il Leopar¬
di quando divideva il vocabolario in termini e parole,
quando sperimentava e decretava che il termine esatto
si converte in parola poetica proprio per quell’alone
d’indeterminatezza che lo circonda, per quel suo irri¬
ducibile margine vago, infinito anche se minimo; là
è il luogo, ripetiamolo, dove sentimento e immagina¬
zione possono liberamente spaziare. E capisco che, il
linguaggio essendo sempre astratto, una povera con¬
venzione, anche quando chiama il gatto, gatto, poiché
il vocabolo gatto non sarà mai, qualunque forza riesca
a avere la nostra poesia, l’animale gatto - capisco che
ci sia chi creda che, nell’astrazione essendoci zone d’in-
Saggi e Scritti vari 1943-1970 813
[LJAllegria]
Quando Mondadori, nel 1942, mi propose la stampa
di tutta la mia opera, mi chiese un titolo compren¬
sivo ed io pensai che il più esatto fosse quello di « Vi¬
ta d’un uomo ». E difatti nella breve prefazione, o
piuttosto nella breve nota all’Allegria, avevo indicato
le ragioni in qualche modo di tale titolo. Il caratte¬
re, il primo carattere di tutta la mia attività è auto-
biografico. Io credo che non vi possa essere né since¬
rità né verità in un’opera d’arte se in primo luogo
tale opera d’arte non sia una confessione. Naturalmen¬
te la fantasia ha tutti i diritti, quindi ha i diritti di
trasportare questa confessione in campi che la ren¬
dano del tutto libera da chi quella confessione vada
facendo. Ma questo, però, non impedisce che si tratti
duna confessione sottoposta alle pressioni e ai voli
del sentimento e della fantasia.
L’Allegria è la parte di un titolo. Come nacque que¬
sto titolo dell’Allegria di Naufragi? La notorietà del
libro mi autorizzava forse a mutilare, come ho fatto,
il titolo originario, rimasto, però, a quella parte del
volume che portava in realtà tale titolo, poi preso dal¬
l’intero volume, quando, insieme a II Porto Sepolto
e ad altre cose pubblicate prima o in riviste o in
un’edizione rara — quella di Serra —, quando Vallee-
chi ebbe l’idea di diventare il mio primo editore nel
1919. Come nacque questo titolo dell’Allegria di Nau¬
fragi? Be’, si cercava a Firenze insieme a Papini, a
Soffici, a Pancrazi e a Vallecchi stesso, con i quali si
discorreva di questo libro e del titolo che avrebbe do¬
vuto avere; si cercava un titolo ed era difficile tro-
816 Giuseppe XJngarettt
[I fiumi]
Finalmente mi avviene in guerra di avere una carta
d’identità: i segni che mi serviranno a riconoscermi
(e proprio nel momento in cui, dopo lunghe peripezie
vane, il mio reggimento può balzare in avanti), i se¬
gni che mi aiuteranno a riconoscermi da quel momen¬
to e di cui in quel momento prendo conoscenza come i
« miei » segni: sono fiumi, sono i fiumi che mi hanno
formato. Questa [I fiumi} è una poesia che tutti co¬
noscono ormai, è la più celebre delle mie poesie: è
la poesia dove so finalmente in un modo preciso che
sono un lucchese, e che sono anche un uomo sorto ai
limiti del deserto e lungo il Nilo. E so anche che se
non ci fosse stata Parigi, non avrei avuto parola; e so
anche che se non ci fosse stato l’Isonzo, non avrei avu¬
to parola originale.
Le poesie di guerra del Porto Sepolto e poi àe\YAl¬
legria, sono poesie non incitanti ad eroismo ma poe¬
sie che inducono un sentimento di partecipazione alla
sofferenza degli altri. La guerra è insomma accettata
non per la gloria che essa poteva procurare, ma come
una fatale necessità, e direi di più, come un’espia¬
zione.
E siamo arrivati all’ultima parte del Porto Sepolto,
siamo arrivati a quella poesia che ha per titolo Pelle¬
grinaggio. Difatti è un momento di avanzata, ma in
questa poesia c’è una cosa nuova, cioè c’è il nome che
il poeta dà a se stesso, quel nome che lo accompagne¬
rà poi in tutta la sua biografia: uomo di pena.
Il Porto Sepolto è stato il primo libro da me pub¬
blicato. La pubblicazione del Porto Sepolto, avvenuta
nel 1916, non era [completa]; quindi al Porto Se¬
polto si sono aggiunte altre poesie poi raccolte nel ’19
822 Giuseppe Ungaretti
[Naufragi]
[Ricordo d‘Affrica]
[L’Amore]
Ci sono tre momenti nel Sentimento del Tempo del
mio modo di sentire successivamente il tempo. Nel pri¬
mo mi provavo a sentire il tempo nel paesaggio [co¬
me] profondità storica; nel secondo, una civiltà mi¬
nacciata di morte mi induceva a meditare sul destino
dell’uomo e a sentire il tempo, l’effìmero, in relazio¬
ne con l’eterno; l’ultima parte del Sentimento del
Tempo, ha per titolo L’Amore, e in essa mi vado ac¬
corgendo dell’invecchiamento e del perire nella mia
carne stessa.
Le ragioni per le quali [in quelle poesie] ci sono
timide apparizioni mitologiche, sono ragioni che na¬
scono naturalmente dal paesaggio come era per natura
e dal paesaggio come l’avevano trasfigurato i secoli.
Del resto bisognava che finissi con l’assimilarmi un
paesaggio verso il quale avevo una certa diffidenza,
no? Mi sono dovuto convertire a Roma, io ho dovuto
a poco a poco assimilarmi il barocco. Io venivo dal¬
l’Egitto, venivo dalla Francia. La Francia, va bene, ha
una tradizione classica; l’Egitto non l’aveva affatto.
Nelle poesie dell’Allegria questa tradizione classica
non esiste, esiste una tradizione che mi può venire dal¬
l’Egitto, che mi può venire da Lucca in un certo sen-
Saggi e Scritti vari 1943-1970 827
[L’endecasillabo]
■
*
'
MISSIONE DEL LETTERATO
[1947]
-
NOTA ALL’EDIZIONE
>
SCRITTI LETTERARI 1918-1936
a cura di Luciano Rebay e Mario Diacono
P. 5
ZONA DI GUERRA (VIVENDO CON IL POPOLO) In « Il
Tempo », Roma, 4 gennaio 1918. È, finora, il primo scritto in
prosa documentato di Ungaretti. Poche sono le speranze che ver¬
ranno mai ritrovati gli articoli critici da lui pubblicati ad Ales¬
sandria d’Egitto nel « Messaggero Egiziano » e ne « L’Unione
della Democrazia », prima del 1912.
p. 10
IL RITORNO DI BAUDELAIRE In « Il Tempo », Roma, 24
marzo 1918. Nel « Tempo » il titolo era preceduto dall’occhiello
Noterelle di poesia, probabilmente non ungarettiano.
1 Cfr. nell 'Allegria (in Tutte le poesie, Mondadori, 1969, p. 84),
Si porta-,
si PORTA
Roma fine marzo 1918
Si porta
l’infinita
stanchezza
dello sforzo
occulto
di questo principio
che ogni anno ■
scatena la terra
Si porta
un’infinita
stanchezza
naturale
dello sforzo
occulto
di questo
principio
892 Note
p. 17
LA DELUSIONE DI VERHAEREN In « Il Popolo d’Italia »,
Milano, 1° agosto 1919, p. 3. L’articolo, firmato in principio
con le iniziali, G.U., era preceduto dall’occhiello Lettere dalla
Francia.
p. 20
PITTURA, POESIA, E UN PO’ DI STRADA In «L’Azio¬
ne », Genova, 10 dicembre 1919. Questo articolo poco noto di
U., ma non trascurabile nella storia della teoria critica del poe¬
ta, venne riesumato, in traduzione francese, nel cahier 11 de
« L’Herne », Ungaretti, Paris, s.d. [ma 1968], pp. 73-77. Come
nel successivo II premio Goncourt risuscita i morti?, apparso
nello stesso giornale alcune settimane dopo, il titolo era prece¬
duto dall’occhiello Novità parigine, probabilmente redazionale.
1 II testo a stampa dice « classici », ma ci pare errore del tipo¬
grafo.
p. 27
IL PREMIO GONCOURT RISUSCITA I MORTI? In « L’A¬
zione », Genova, 28 dicembre 1919. Questo articolo, che è certo
tra i primi italiani, se non il primo, in cui si parli di Proust,
era scomparso dalla memoria dello stesso U.; ne dobbiamo il
recupero alla cortesia del dott. Mario Lafragòla, genero del poeta.
p. 34
GIOVANNI PAPINI: «GIORNI DI FESTA» In « Littéra-
ture », Paris, n. 4, Juin 1919. « Littérature », fondata nel marzo
1919, a Parigi, da Aragon, Breton e Soupault, costituì, come è
■ Scritti letterari 1918-1936 893
P- 35
« POURQUOI ECRIVEZ-VOUS? » / REPONSE In « Littéra-
ture », Paris, n. 11, Janvier 1920, p. 26. All’inchiesta, lanciata
nel numero di novembre del 1919 della rivista, risposero scrit¬
tori d’ogni scuola e tendenza, famosi e non, molti con frasi laco¬
niche e boutades di questo tipo: « Pour mìeux écrire » (Max
Jacob); « J’écris pour étre riche et estimé » (Paul Morand);
« J’écris parce que fai une bonne piume, et pour étre lu par
vous » (André Gide), « Parce que » (Blaise Cendrars); « Par
faiblesse » (Paul Valéry); « J’écris parce que, lorsque j’écris, je
ne Jais pas autre chose » (Francis Jammes). Le risposte, avver¬
tiva una nota editoriale, erano pubblicate nell’ordine inverso alle
preferenze della rivista, quelle giudicate più importanti fra le
ultime. La risposta d’Ungaretti è la penultima delle ventotto
incluse nel fascicolo di gennaio.
Vedi inoltre l’articolo di U., Idee e lettere della Francia d’og¬
gi / Perché scrivete voi?, « L’Italia Letteraria », 2 marzo 1930,
e p. 229 del presente volume.
894 Note
p. 36
L’AFFAIRE BARRÈS / TÉMOIGNAGE In « Littérature », Pa¬
ris, n. 20, Aout 1921, pp. 16-18. Il « processo » intentato contro
Maurice Barrès dal gruppo dadaista (« Mise an accusation et ju-
gement de M. Maurice Barrès par DADA ») ebbe luogo a Parigi
alla Salle des Sociétés Savantes, « le vendredi 13 mai 1921, à
21 h. 30 précises ». Si accusava Barrès di « atlentat à la sureté
de l’esprit »•. « Les livres de Barrès sont proprement illisibles,
sa phrase ne satisfait que l’oreille. Maurice Barrès à donc usurpé
la réputation de penseur » - si legge nell’atto d’accusa. Insieme
a Ungaretti accettarono di « testimoniare » Serge Romoff, Tristan
Tzara, Jacques Rigaut, Pierre Drieu La Rochelle, e altri. (Si
vedano anche: Michel Sanouillet, Le « Procès Barrès », in Dada
à Paris, Jean-Jacques Pauvert, Paris 1965, pp. 254-266, e Gra¬
ziella Pagliano Ungari, Il processo surrealista (sic) contro Barrès,
« La Fiera Letteraria », 28 marzo 1965, che fra l’altro riporta
interamente, tradotta, la « testimonianza » di U.)
p. 38
HISTOIRE DE DADA In « La Nouvelle Revue Frangaise »,
Paris, ler Aout 1931, p. 328. Questa lettera di U. apparve nella
rubrica « Notes et discussions ». Essa è una delle quattro lettere
di protesta (le altre sono di Aragon, Eluard e Tzara) inviate alla
« N.R.F. ». in seguito alla pubblicazione del saggio di G. Ribé-
mont-Dessaignes, Histoire de Dada, nei numeri di giugno e lu¬
glio della rivista. Ricapitolando la storia del movimento dadaista,
Ribémont-Dessaignes ricordava fra l’altro che uno dei « testimo¬
ni » al famoso « processo » contro Maurice Barrès (vedi nota
precedente) £ra « le poète Ungaretti, qui, sympathique à Dada,
trouvait là une occasion de montrer son esprit caustique et
cruel ». Fra gli scrittori attaccati da Ribémont-Dessaignes figu¬
rava pure Breton.
L’intervento di U. è preceduto da quello di Aragon, che si
firma con la formula Salutations communistes.
p. .39
LA DOCTRINE DE « LACERBA » In « L’Esprit Nouveau »,
Paris, n. 2, Novembre 1920, pp. 200-205. Nella rivista, il sag¬
gio era preceduto dall’occhiello Le mouvement littéraire en Italie.
Esso uscì dapprima (il 6 giugno 1920) nel « Don Quichotte »,
quotidiano parigino « d’action latine » diretto da Luigi Campo-
longhi, di cui Ungaretti fu per qualche tempo redattore, termi¬
nato il suo incarico di corrispondente del « Popolo d’Italia »,
dove gli era succeduto Nicola Bonservizi. Il saggio apparve nel
« Don Quichotte » col titolo Brève histoire de notre jeunesse
Scrìtti letterari 1918-1936 895
p. 46
LE DÉPART DE NOTRE JEUNESSE In « L’Esprit Nou¬
veau », Paris, n. 26, Octobre 1924, pp. non numerate. L’intero
fascicolo della rivista era dedicato ad Apollinaire.
Il testo di U. venne ripreso in: Annalisa Cima, Allegria di
Ungaretti, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano 1969, pp. non nu¬
merate. Ma prima ancora era stato riportato come « testimonian¬
za » di U. nell’Omaggio a Apollinaire, a cura dell’Ente Premi
Roma, Grafica, Roma 1960, p. 61; e da P.A. Jannini, nel
suo volume La fortuna di Apollinaire in Italia, Istituto Edito¬
riale Cisalpino, Milano 1959, pp. 91-92. Queste due ultime pub¬
blicazioni davano anche a stampa il testo di una cartolina inviata
da U. a Giuseppe Raimondi nel novembre 1918, e da Raimondi
riprodotta fotograficamente nel suo La valigia delle Indie (Vai-
lecchi, Firenze 1955), p. 262:
p. 47
A PROPOSITO DI UN SAGGIO SU DOSTOJEVSKI In « La
Ronda », Roma, a. IV, n. 1, gennaio 1922, pp. 68-69. La nota
venne successivamente ripresa e rielaborata in Dostoievski e la
precisione (« Gazzetta del Popolo », 6 marzo 1935; vedi pp. 50-
52), e in tale nuova veste convogliata nelle Ragioni di una poe¬
sia apparse in « Inventario » nel 1949 e poi nelle Ragioni d una
poesia poste a capo di Vita d’un uomo / Tutte le poesie, Mon¬
dadori, Milano 1969.
p. 50
DOSTOIEVSKI E LÀ PRECISIONE In « Gazzetta del Popo¬
lo », Torino, 6 marzo 1935. È la rielaborazione della nota del
’22, A proposito di un saggio su Dostoievski. Venne poi inclu¬
so, con qualche modificazione, in Ragioni dì una poesia, « In¬
ventario », a. II n. 1, primavera 1949 (vedi pp. 747-751 del pre¬
sente volume), quindi nelle Quelques réflexions suggérées à l’au-
teur par sa poésie poste all’inizio di Les Cinq Livres (Editions
de Minuit, 1953) e nelle Ragioni d’una poesia premesse a Vita
d’un uomo / Tutte le poesie.
p. 53
PITTURA COSMOPOLITA In « Il Nuovo Paese », Roma, 16
gennaio 1923. In un articolo firmato Ariel (« Il Nuovo Paese »,
17 gennaio 1923), dal titolo Piccola posta / Giuseppe Ungaretti,
Soffici rispose alla lettera-articolo di U. dichiarando tra l’altro:
P- 55 ,
CONSIDERATIONS SUR LA LITTERATURE ITALIENNE
MODERNE In « L’Europe Nouvelle », Paris, 6 Octobre 1923,
pp. 1277-1278. Questo numero dell’« Europe Nouvelle » era in¬
teramente dedicato all’Italia, il che spiega la natura puramente
informativa dell’articolo di U., benché nella conclusione l’autore
già vi avanzi l’idea del fondamento platonico della lingua italiana,
che sarà poi ampiamente svolta in una lezione brasiliana, In¬
dole dell’italiano.
p. 60
ESORDIO In « Lo Spettatore Italiano », Roma, a. I, n. 1, 1°
maggio 1924, pp. 57-60. Esordio perché prima collaborazione
d’Ungaretti (come specialista di letteratura francese) alla rivista,
di cui questo era inoltre il primo numero.
p. 66
JACQUES RIVIÈRE RIABILITA IL «SENTIMENTO» In
« Lo Spettatore Italiano », Roma, a. I, n. 3, 1° giugno 1924, pp.
258-262. Il titolo originale nello « Spettatore » era Jacques Ri¬
vière o la riabilitazione del « sentimento ». U. lo corresse nel¬
l’attuale su una copia dattiloscritta dell’articolo nel 1967.
P- 12 v
GRATITUDE A JACQUES RIVIERE In «La Nouvelle Re-
vue Frangaise », Paris, ler Avril 1925, pp. 683-685. Nella « N.
R.F. » (il fascicolo conteneva varie testimonianze in memoria di
Jacques Rivière), lo scritto s’intitolava semplicemente Gratitu-
de. U. aggiunse à Jacques Rivière su una copia dattiloscritta
del testo, durante la fase preparatoria di questo volume.
898 Note
p. 75
SOTTIGLIEZZA POETICA DI REVERDY In «Lo Spetta¬
tore Italiano », Roma, a. I, n. 6, 15 luglio 1924, pp. 541-544.
Il titolo originale, corretto da U. nell’attuale nel 1967, era Sotti¬
lità poetica. Sono state riportate nel testo' alcune correzioni fatte
dall’autore, sempre nel ’67, su una copia dattiloscritta dell ar¬
ticolo.
1 È evidente l’allusione a Freud.
2 II testo del ’24 recava qui una frase soppressa nel ’67 : « Bur¬
chiello sofisticava meno. Più vicino al genio? ».
p. 79
L’ESTETICA DI BERGSON In « Lo Spettatore Italiano»,
Roma, a. I, n. 7, 1° agosto 1924, pp. 60-66. Si sono riportate
nel testo alcune correzioni fatte dall’autore su una copia datti¬
loscritta dell’articolo nel 1967.
1 Vedi Jacques Rivière riabilita il «sentimento», pp. 68-71.
2 Nello « Spettatore » il testo includeva: « Nel prossimo nu¬
mero proseguiremo e termineremo l’esame del libro di Thibau-
det con alcune osservazioni sullo stile di Bergson ».
p. 87
LO STILE DI BERGSON In «Lo Spettatore Italiano», Ro¬
ma, a. I, n. 8-9, 15 agosto-l° settembre 1924, pp. 172-174. La
seconda parte dello scritto riprende sostanzialmente la pagina fi¬
nale di Una filosofia dell’effimero e Bergson umorista, apparso
nel « Nuovo Paese » del 24 aprile 1923. L’articolo fu poi ripro¬
dotto, con l’aggiunta di due paragrafi all’inizio, in Di palo in
frasca / Lo stile di Bergson, « Il Mattino », Napoli 8-9 luglio
1926. Diceva il cappello aggiunto:
Non si parla più di Bergson. Un tempo non c’era artista che
non ne invocasse l’autorità. Ha chiarito due nozioni, quella del¬
l’uomo artefice, e quella dell’uomo profondo, ha scortò una re¬
lazione così luminosa tra intelligenza, materia, vita, ha dimo¬
strato così necessariamente identici, la coscienza, lo slancio vi¬
tale, e il tempo, slancio di tutto il passato verso tutto l’avvenire,
che, chi più chi meno, gli siamo tutti debitori.
Ma c’è una qualità di Bergson della quale non s’è mai molto
discorso. Bergson è anche uno scrittore singolarissimo.
Si sono riportate nel testo alcune correzioni fatte dall’autore su
una copia dattiloscritta dell’articolo nel 1967.
Scritti letterari 1918-1936 899
p. 90
LE SECRET DE LAUTRÉAMONT In Le cas Lautréamont, « Le
Disque Vert », Paris-Bruxelles, 1925, pp. 59-65. Questo numero
speciale della rivista diretta da Franz Hellens e Henri Michaux
conteneva Etudes et opinioni di 36 autori. Lo scritto di U. venne
poi ripreso parzialmente (da « Les Poésies - le fait que ces
Poésies » alla fine) nelle CEuvres Complèta di Lautréamont, G.
L.M., Paris 1938, p. 392, e una traduzione italiana di tale testo
parziale, ma non dell’autore, col titolo Che vale la parola?,
apparve in Lautréamont, a cura di Renato Giolli, Rosa e Ballo,
Milano 1945.
Su Lautréamont U. pubblicò inoltre due articoli apparsi sull’« I-
talia Letteraria», Il passato di Lautréamont e Odore di bru¬
ciato, nell’aprile e giugno 1930 (vedi pp. 241 e 246).
Di notevole interesse è poi una lettera di U. ad Andrea Caffi,
non datata, ma da Ungaretti assegnata al 1929-30, epoca in cui
viveva a Marino, e rinvenuta da Iris Origo tra le carte della
principessa Marguerite Caetani. La lettera apparve nell’articolo
che sull’animatrice di « Commerce » e di « Botteghe Oscure »
Iris Origo pubblicò in « Tempo Presente » (Ritratto di Margue¬
rite, « Tempo Presente », Roma, a. X, n. 3, marzo 1965, pp.
20-32), e costituisce in qualche modo una post-face a Le secret
de Lautréamont. La trascriviamo qui integralmente assieme al
brano della Origo che l’accompagnava nell’articolo:
« Ungaretti, durante quel periodo, fu per Marguerite un prezioso
consigliere per le opere italiane da pubblicare in “Commerce”
e le sue traduzioni fecero conoscere, quasi per la prima volta in
Francia, l’opera in prosa di Leopardi. Scriveva spesso ad Andrea
Caffi, allora ospite per lunghi periodi in casa Caetani, e fra que¬
ste lettere ve n’è una che rievoca vivamente per noi i problemi
della vita letteraria francese del momento. Quest’unica lettera,
senza data, è fortunatamente rimasta fra la corrispondenza di
Marguerite, forse perché chiedeva anche un prestito di libri della
sua biblioteca. La lettera deve essere stata scritta, tra il 1929
e il 1930, da Marino, dove allora Ungaretti abitava.
« “Non so se hai mai visto un mio articolo su Lautréamont, in
un numero dedicato precisamente a questo poeta dal. ‘Disque
vert’, rivista che alcuni anni fa pubblicava Hellens a Bruxel¬
les. Cercavo, in un modo che oggi può parermi ingenuo, ma
che allora toccava nel vivo un problema, in che modo potesse
scoprirsi l’originalità di Lautréamont. E vedevo, mettendo in
contrasto le Poésies con i Chants de Maldoror, un uomo spinto
alle ultime conseguenze. Un’ironia in funzione di rivolta. In-
somma Lautréamont dimostrava non solo che la parola può avere
il suo senso e il senso opposto, che un detto sacro, come può
900 Note
P- 95 ,
ANDRE GIDE In « Il Convegno », Milano, a. VI, n. 4, 30
aprile 1925, pp. 177-181. Sui rapporti personali tra Gide e U.,
si vedano le due pagine di diario di U., datate 2 e 3 gennaio
1935, che si pubblicano in nota a Immagini del Leopardi e no¬
stre (pp. 950-52). Su quelle giornate del gennaio ’35, U. tornò
nel 1951, in alcuni ricordi, registrati dapprima per la radio
francese il 28 febbraio 1951, pochi giorni dopo la morte dello
scrittore francese (Giuseppe Ungaretti évoque ses souvenirs sur
André Gide), e poi pubblicati, col titolo A Rome, nel fasci¬
colo speciale edito dalla « Nouvelle Revue Frammise » nel no¬
vembre di quello stesso anno, Hommage à André Gide, (pp. 73-
74). Tali ricordi di U. comparvero poi in italiano, col titolo Gide
a Roma, insieme con i testi di Léautaud, Perse e Paulhan ap¬
parsi nello stesso fascicolo della « N.R.F. », nel n. 5-6, settem¬
bre-dicembre 1952, di « Inventario », la rivista diretta da Luigi
Berti e del cui Comitato internazionale di redazione facevano par¬
te sia U. che Paulhan. Si riproducono qui nel testo francese,
sicuramente di mano ungarettiana, poiché è da ritenere apocrifa
la traduzione di « Inventario ».
p. 100
LA RINOMANZA DI PAUL VALÉRY In « La Fiera Lette¬
raria », Milano, a. I, n. 1, 13 dicembre 1925, p. 1. L’articolo
terminava con due paragrafi, di tenore cronachistico, che U. sop¬
presse in una copia dattiloscritta del testo durante la fase pre¬
paratoria del presente volume. Come risulta chiaramente da tale
testo ritoccato, qui adottato, fu salvata da U. solo l’ultima frase
del brano soppresso, introdotta nel paragrafo finale dell’articolo
dopo le parole « scolare di Platone ».
Ecco il finale soppresso:
Scritti letterari 1918-1936 903
p. 104
VA CITATO LEOPARDI PER VALÉRY? In « Il Mattino »,
Napoli, 3-4 giugno 1926. Fu pubblicato col titolo Appunti di
Valéry, ma una copia dattiloscritta recente dell’articolo nell’ar¬
chivio U. reca manoscritto, a inchiostro verde, accanto al vec¬
chio scritto a macchina, il nuovo titolo adottato dal poeta per
l’edizione in volume dei suoi saggi. Tra le carte di U. si trova
inoltre una copia del « Mattino » con numerose correzioni e ag¬
giunte al testo fatte a penna dall’autore, probabilmente subito
dopo l’uscita dell’articolo, che vogliono restituire allo scritto la
sua fisionomia originaria, dato che la maggior parte delle corre¬
zioni riguardano errori di stampa.
p. Ili
INTRODUZIONE A « EUPALINO » In « L’Italia Letteraria »,
Roma, a. IV, n. 41, 9 ottobre 1932, p. 1. Lo scritto fu con¬
temporaneamente pubblicato come nota alla traduzione di Eupa-
lino di Valéry (Paul Valéry, Eupalino o dell’Architettura. Tra¬
duzione di Rafaele Contu, con una Nota di P. Valéry e un
commento di G. Ungaretti, R. Carabba Editore, Lanciano 1932).
II testo qui adottato, comunque, è stato riveduto su quello della
successiva edizione di lusso del volume, in 148 esemplari nume¬
rati (Eupalino o dell'Architettura di Paul Valéry. Tradotto da
Rafaele Contu, con una lettera dello stesso, una nota dell’Au¬
tore e un saggio di Giuseppe Ungaretti, Quaderni di Novissima,
Roma, 1933). La copia di questo volume nell’archivio U. reca
una dedica autografa di Valéry: a Giuseppe Ungaretti / (che
non vedo mai) / affettuoso ricordo / Paul Valéry. La redazione
del ’33 del saggio presenta qualche modifica rispetto al testo
dell’« Italia' Letteraria » (che è identico a quello dell’edizione
Carabba). Nelle citazioni di Valéry fatte da U., noi abbiamo
accolto le correzioni fatte da Contu alla sua traduzione per l’e¬
dizione di Novissima;, inoltre, U. aveva apportato ancora qualche
lieve correzione a matita al suo testo, sulla copia del volume
del ’33, correzioni che sono state qui riportate. Nell’edizione di
Novissima, poi, il Commento di U. reca il titolo Dell’Arte e del
Sentimento.
904 Note
p. 123
DALL’ESTETICA ALL’APOCALISSE O I DENTI DI ZIM-
BO In « Il Mattino », Napoli, 6-7 maggio 1926.
p. 129
INNOCENZA E MEMORIA In « Il Mattino », Napoli, 21-22
maggio 1926. Come alcuni altri articoli da U. pubblicati suc¬
cessivamente nel « Mattino », questo era preceduto dall occhiel¬
lo, quasi titolo d’una rubrica, Arte e problemi.
U. scrisse tre versioni di questo testo. Si è ritenuto opportuno
Scritti letterari 1918-1936 905
p. 132
INNOCENZA E MEMORIA In « L’Italiano », Bologna, n. 12-
13, 7 ottobre 1926, p. 3. La parte iniziale e quella finale del¬
l’articolo riprendono, spesso alla lettera, l’ultima sezione di
Barbe finte, apparso nel « Mattino » del 25-26 febbraio dello
stesso anno (vedi pp. 117-122).
p. 139
L’ESPORTAZIONE LETTERARIA In « Il Mattino », Napo¬
li, 25-26 giugno 1926.
1 L’amico in questione, è probabilmente Bruno Barilli.
2 È chiaro qui il riferimento a Massimo Bontempelli e alla sua
rivista « 900 ». La polemica con Bontempelli fu forse la più du¬
ra mai condotta da U. A una nota di U., Le disgrazie di Bon¬
tempelli, pubblicata con lo pseudonimo « Torcibudella » nel-
l’« Italiano » del 15-30 luglio ’26, Bontempelli rispose dalle co¬
lonne del « Tevere » (Al Torcibudella, « Il Tevere », 5 agosto)
e U. replicò sullo stesso giornale il 6 agosto. Si arrivò cosi,
quello stesso giorno, allo schiaffo di Bontempelli a U. nella ter¬
za saletta del Caffè Aragno (cfr. Leorie Piccioni, Vita di ttn
poeta / Giuseppe Ungaretti, Rizzoli, Milano 1970, p. 138). U.
sfidò a duello Bontempelli. L’8 agosto avvenne lo scontro, così
descritto nel « Tevere » del successivo lunedì 9 agosto:
« L’incidente sorto ' fra Giuseppe Ungaretti e Massimo Bontem¬
pelli in seguito alla nota polemica svoltasi su queste colonne,
ha avuto il suo epilogo: ieri i due scrittori hanno vidé lem
querelle - abbiamo segreti motivi per dirlo in francese - sul
terreno e con la spada in pugno. L’avvenimento ha avuto una
cornice elettissima, essendosi svolto nella villa di Luigi Piran¬
dello a Sant’Agnese alla presenza di alcune personalità dell’arte
e del giornalismo italiano. Giuseppe Ungaretti coi suoi secondi
Mauro Ittar e Federico Nardelli, e Massimo Bontempelli rap¬
presentato da Mario Baratelli e Gabriellino d’Annunzio, si sono
trovati di fronte alle 18, agli ordini d’un direttore di scontro
degno dell’avvenimento: Agesilao Greco. Assistevano i dottori
Tripodo e Ribolla.
« Dopo tre assalti valentemente condotti con attrito continuo,
Giuseppe Ungaretti è rimasto ferito all’avambraccio destro e lo
scontro è cessato.
« Agesilao Greco compiacendosi dell’eleganza e dello spirito ca¬
valleresco con cui il. combattimento era stato condotto invitava
908 Note
p. 143
STATO DELLA PROSA FRANCESE ,In « L’Italiano », Bolo¬
gna, a. II, n. 1-2, 15 febbraio 1927, p. 2. L’articolo era stato
prima pubblicato nel « Mattino » di Napoli dell’1-2 gennaio
del '21. Questa seconda stesura, risulta notevolmente più ampia
della prima, pur avendo contemporaneamente subito qualche ta¬
glio, e diverse correzioni che sveltiscono il discorso. L’aggiunta
più importante, è costituita dal lungo brano che va da « E l’in¬
cauto alza un inno al lancio all’americana » a « esercitarci a
giudicare delle vatie qualità di bluff? ». L’inizio era invece più
esteso nel testo del «Mattino», che diceva infatti:
p. 149 v
ORIGINALITÀ DEL FASCISMO In « Il Mattino », Napoli,
20-21 febbraio 1927. La prima parte di questo articolo, quella
Scritti letterari 1918-1936 909
mossa dal libro di Johannet, era apparsa nel giugno 1924, con¬
temporaneamente sullo « Spettatore Italiano » e sull’« Idea Na¬
zionale », nello scritto Elogio della borghesia.
Qui sono aggiunti il brano su Groethuysen e la pagina finale
sul fascismo. Il discorso su Groethuysen, col quale U. aveva
anche rapporti di amicizia personale, verrà ampliato nell’articolo
Borghesia apparso sulla « Gazzetta del Popolo » del 30 gennaio
1931, che completa, per v così dire, la tri-eulogia di U. sul-
P« homo borghese ». Traspare con evidenza dai tre articoli, che
per il poeta il fascismo non si poneva quale forza puramente e
grettamente conservatrice della borghesia capitalistica, ma invece
come prospettiva di superamento (mistico) delle classi. È per
questo che nella critica alla classe borghese egli sta contro il
cattolico Johannet e-il liberale Croce con il «marxista» Groeth¬
uysen.
Il rimprovero a U. della sua aderenza al fascismo è stato più
o meno ricorrente, anche se non acceso, nella stampa italiana,
e non solo italiana, degli anni successivi al dopoguerra. E sem¬
pre ha provocato violente repliche del poeta. (Si vedano, p. e.,
due lettere, la prima, Ungaretti: « Non, certes, je n’ai pas joui
des faveurs de Mussolini » nel « Figaro Littéraire » del 7 no¬
vembre 1959, di'risposta a un articolo nello stesso giornale di
Felice Bellotti; la seconda. Dopo l’intervista di Quasimodo / Una
lettera di Ungaretti, nel « Paese Sera » del 20-21 gennaio 1960.)
Il fatto è che è impossibile giudicare il « fascismo » di U.,
dal ’19 alla guerra, semplicemente come un fatto personale.
E un preciso esame storico dell’« abbaglio » preso nei riguardi
di Mussolini da due intere generazioni di scrittori italiani, non
è stato ancora fatto. Anche perché nessuno degli « abbagliati »
ha mai sentito il bisogno di lacerarsi nelle radici del proprio
profondo per conoscere la verità personale del proprio musso-
linismo, piuttosto che fascismo: a scorrere le collezioni dei gior¬
nali e delle riviste italiane del ventennio nero, infatti, si ve¬
drebbe che il nocciolo della fiducia accordata dagli scrittori ita¬
liani a Mussolini, dal 95% degli scrittori italiani, cioè, non era
fondato su una motivata adesione agli aspetti totalitari del fa¬
scismo, che sono invece la base della nostra polemica attuale,
quanto su una immagine paraprogressista, pararivoluzionaria, an¬
tiborghese, che Vintellighentsia italiana si era creata del « Du¬
ce ». U. non fa eccezione alla regola. Tanto più che lo lega¬
vano a Mussolini rapporti di amicizia personali, che risalivano
all’immediato primo dopoguerra, quando U. divenne corrispon¬
dente da Parigi del « Popolo d’Italia ». Vi sono nell’archivio
del poeta quattro brevi lettere di Mussolini a U., di quel pe¬
riodo, che riproduciamo qui appresso, e che' nella loro catego¬
ricità ducesca fanno in qualche modo da sfondo psicologico
910 Note
i
20 ott. 1919
Giuseppe Ungaretti
Rue des Carmes 3
Parigi
Carissimo,
non ho ricevuto il vostro libro. Mandate per lettera una corri¬
spondenza settimanale sulla politica generale francese (elezioni,
crisi socialista, etc.). Prenotatevi per il telefono. Credo anch’io
che l’annessione sia inevitabile. Vi faccio mandare un po’ di
denaro.
fraternamente vostro
Mussolini
il
13 die. 1919
Giuseppe Ungaretti
Rue des Carmes 5
Parigi
Carissimo,
Marinetti è in libertà. Tutto bene. È necessario che vi mettiate
al lavoro. Necessarissimo. Se non si telefona, scrìvete delle let¬
tere, ma fatevi vìvo!
Cordialissimamente
Mussolini
ni
Milano, li 24 dicembre 1919
Caro,
riporto la vostra lettera, adattandola a fervorino per gli abbonati
[è il Piano di lavoro, pubblicato con poche righe di cappello
redazionali nel «Popolo d’Italia» del 30 dicembre 1919J. Ho
il piacere di dirvi che siamo in aumento sull’anno scorso. Ciò
è confortante. Quanto al telefono io credo che possiate avere
una comunicazione nelle ore pomeridiane - dalle 18 alle 19 -
come ha Arturo Foà della « Sera ». Niente impegni con L’Azione
di Genova e niente lavoro. Quanto al giornale di Campolonghì
[il « Don Quichotte - Quotidien d’action latine »], bisogna ve¬
dere che cosa vi chiede. Se si tratta di qualche articolo, non
più di 3 o 4 al mese, può andare; di più, no. Mio fratello deve
avervi mandato un po’ di galletta.
Cordialissimi saluti e auguri e avanti.
Mussolini
Scritti letterari 1918-1936 911
IV
[La lettera è senza data, ed è vergata su un foglio intestato
Il Presidente del Consiglio dei Ministri. È precedente al dicem¬
bre 1923, e costituisce la risposta di Mussolini alla richiesta di
U. di una sua prefazione alla nuova edizione del Porto Sepolto.
Tale prefazione di Mussolini è riportata da U. in Vita d'un
uomo / Tutte le poesie, Mondadori, 1969, pp. 552-553.]
Caro Ungaretti,
sta bene; ma riuscirò mai ad avere il tempo necessario per leg¬
gere il vostro libro e parlarne quindi, con devota cognizione di
causa? Lo spero, ma voi', forse, non potrete attendere.
Vi saluto con la vecchia cordialità.
Mussolini
p. 154
DIFESA DELL’ENDECASILLABO In « Il Mattino », Napoli,
4-5 marzo, 31 marzo-l° aprile, 19-20 aprile 1927. Seguendo le
indicazioni probabilmente date dall’autore per la ristampa di
tre suoi articoli del « Mattino » nella rivista « Corrente di vita
giovanile » del 15 giugno 1939, si sono qui uniti sotto un unico
titolo quei testi, apparsi in tre diversi numeri del giornale di
Napoli nel 1927: il primo, L’endecasillabo, uscito Con un’altra
nota di U., intitolata Arte e denaro, come parte di un unico
elzeviro, Del più e del meno, nel numero del 4-5 marzo; il
secondo, Difesa dell’endecasillabo, apparso nel numero del 31
marzo-l° aprile; il terzo, Metrica o estetica? pubblicato nel nu¬
mero del 19-20 aprile. A differenza di quanto fatto dalla rivista
milanese, però, si è mantenuta qui la distinzione originaria dei
testi, conservando come sottotitoli i titoli del « Mattino ».
I tre articoli di U. nascono come una lunga polemica con Flora
sulla natura e la funzione del metro-principe italiano, polemica
che coinvolse anche Emilio Cecchi, e i cui echi e svolgimenti, per
quanto riguarda l’autore di Sentimento del Tempo, arrivano fi¬
no alle sue lezioni brasiliane sulla metrica. L’occasione al dibat¬
tito era stata data da un articolo pubblicato da Francesco Flora
sul « Mattino » di Napoli nel settembre del 1926, La crisi dei
versi. Ad esso aveva ribattuto Emilio Cecchi, con una nota
apparsa sui « Libri del giorno » nel febbraio del 1927, nota che
aveva provocato una risposta del Flora sulla « Fiera Letteraria ».
È da questa risposta che prende avvio l’intervento di U. Ecco
una nuda cronologia della polemica a partire da questo punto:
1) F. Flora, Morte e resurrezione dell’endecasillabo (nella rubri¬
ca « La colonna infame »), « La Fiera Letteraria », 13 febbraio
1927.
2) G. Ungaretti, L’endecasillabo, « Il Mattino », 4-5 marzo ’27.
Scritti letterari 1918-1936 913
p. 170
COMMEMORAZIONE DEL FUTURISMO In « Il Mattino »,
Napoli, 27-28 agosto 1927. Diverse delle osservazioni qui pre¬
senti sulla macchina e la poetica marinettiana, verranno riprese
da U. nella risposta alVInchiesta mondiale sulla poesia pubbli¬
cata nella « Gazzetta del Popolo » del 31 ottobre 1931 (vedi
Naufragio senza fine, pp. 262-66), e di lì poi travasate in altri
scritti.
Nel nostro testo, sono accolte alcune correzioni fatte dall’autore
su una copia del « Mattino ». In particolare: e quindi l'arte
diviene e quindi la poesia-, trascuriamo di plasmare i nostri atti
[...] e siamo dannati diventa trascureremmo di trasfondere le
914 Note
p. 174
DOSTOIEVSKI NAZIONALISTA E IMPERIALISTA In « Il
Mattino », Napoli, 27-28 settembre 1927. L’articolo fu ripreso
due anni più tardi, nel « Resto del Carlino » dell’8 maggio 1929,
con diverse varianti, e il nuovo titolo Idee politiche di Dosto-
ievski. Nel nostro testo, si sono riportate le correzioni fatte
a penna da U. su una copia del « Mattino ». Nel ’29, la pagina
iniziale fu sostituita dal seguente esordio:
1 Nel testo del ’29, il passo che qui segue, da « C’è un’unica
religione vera » fino a « Non gli faceva paura la guerra », è
sostituito da quest’altro:
p. 178
ARTE, AFFARI E ABRACADABRA In « Il Resto del Carli¬
no », Bologna, 21 luglio 1928.
p. 182
DI UN DIFETTO DELLA CRITICA In « Il Resto del Car¬
lino », Bologna, 23 agosto 1928.
1 Gino Saviotti, Troppa intelligenza, « La Fiera Letteraria », 15
luglio 1928. La « polemica sull’arte narrativa » continuò fino al
numero del 26 agosto della « Fiera », con articoli tra gli altri
di F. Perri, G.B. Angioletti, B. Tecchi, A. Frateili, F. Flora, U.
Fracchia.
2 Arrigo Cajumi, Modernità e tradizione, « La Fiera Letteraria »,
5 agosto ’28.
p. 188
Intervista con G.B. Angioletti: LA POESIA CONTEMPORA¬
NEA É VIVA O MORTA? In « L’Italia Letteraria », Roma,
a. I, n. 11, 16 giugno 1929, p. 1. L’intervista apparve col titolo
La poesia contemporanea è viva o morta? / Che cosa risponde
Giuseppe Ungaretti, e a firma Giovan Battista Angioletti. I di¬
versi sottotitoli, qui posti in parentesi quadre, sono prababil-
mente di mano redazionale. Alcune delle osservazioni su Leo¬
pardi qui fatte, U. le svilupperà più tardi nella conferenza II
pensiero di Leopardi. (Vedi pp. 331 e seguenti.)
1 Ungaretti probabilmente pensa, ma non vuole dirlo, a Mari¬
netti: « L’analogia non è altro che l’amore profondo che col¬
lega le cose distanti, apparentemente diverse ed ostili » (Mani¬
festo tecnico della letteratura futurista, 1912); « Ecco perché
l’immaginazione del poeta deve allacciare fra loro le cose lon¬
tane senza fili conduttori [...] Collo scoprire nuove analogie tra
cose lontane e apparentemente opposte noi le valuteremo sem-
916 Note
p. 198
VOGLIAMO ESSERE AUDACI? In « Il Tevere », Roma, 7-8
marzo 1929.
p. 201
CRITICA E ARTE In « Il Tevere », Roma, 24-25 aprile 1929.
p. 203
RISPOSTA ALL’ANONIMO In « Il Tevere », Roma, 16-17
maggio 1929.
p. 205
UN ROMANZO In « Il Tevere », Roma, 9-10 agosto 1929.
p. 207
PER MALLARMÉ In « Il Tevere », Roma, 28-29 settembre
1929.
Scritti letterari 1918-1936 917
p. 210
ANCORA PER MALLARMÉ In « Il Tevere », Roma, 2-3 ot¬
tobre 1929.
p. 211
CLASSICO, ROMANTICO... In « Il Resto del Carlino », Bo¬
logna, 23 ottobre 1929. La parte centrale del saggio, riprende
pressoché testualmente una sezione di Stato della prosa fran¬
cese, del 1927, e precisamente quella che costituisce la diffe¬
renza tra la prima (gennaio) e la seconda (febbraio) redazione
dell’articolo (vedi pp. 144-45, e la nota al testo).
p. 215
SAGGISTI FRANCESI In « L’Italia Letteraria », Roma, a.
V, n. 48, 17 novembre 1929.
1 Si veda in proposito, Stato della prosa francese, pp. 143-145.
p. 221
NOTES ET PENSÉES [DE GIACOMO LEOPARDI] In « La
Nouvelle Revue Frammise », Paris, 1" Avril 1930, pp. 462-469.
Con riferimento a questa scelta e traduzione di pensieri leopar¬
diani, U. scriveva in una lettera del 1928 al suo amico Jean
Paulhan, direttore della « Nouvelle Revue Frangaise »:
Mon cher Jean,
fé te remercie tant tant du soin que tu as mis à revoir ma
traduction. Elle est maintenant plus à toi qu’à moi. [...] En
tout cas, c’est la première fois que la pensée de Leopardi est
présentée — est apergue - telle qu'elle est. J'ai lu presque tout
ce qui a été écrit sur lui. [...] C’est encore un travati terrible
que je te donne. Mais c’est un esprit enorme qu’il faut révéler
au .monde. Infniment plus tragique et plus puìssant et plus
humain que Nietzsche. Et Nietzsche le connaissaìt bien. Il y
a des lettres, et des notes qu’on a publiées après sa mort qui
montrent combien il en avait été frappé, et comme philologue
et comme philosophe. Si je me sens bien, je voudrais faire pré-
céder ma traduction d’une note sur l’idée du mal telle qu’elle
se manifeste en Occident, depuis Dante. Et chez Dante, déjà.
Le monde moderne, notre crise, commence avec lui.
(Vedi: L. Rebay, Ungaretti a Paulhan: otto lettere e un auto¬
grafo inediti, « Forum Italicum », June 1972, pp. 282-283.)
P- 229 ,
PERCHE SCRIVETE VOI? In «L’Italia Letteraria», Roma,
a. II, n. 9, 2 marzo 1930. È il primo d’una serie di quattro
918 Note
p. 237
L’UOMO BUIO In « L’Italia Letteraria », Roma, a. II, n. 15,
13 aprile 1930, p. 1. È il secondo dei quattro articoli della se¬
rie « Idee e lettere della Francia d’oggi ». Il primo, Perché scri¬
vete voi?, apparve il 2 marzo dello stesso anno, mentre i due
successivi, dedicati a Lautréamont, furono pubblicati il 27 aprile
e il 22 giugno successivi.
p. 241
IL PASSATO DI LAUTRÉAMONT In « L’Italia Letteraria »,
Roma, a. II, n. 17, 27 aprile 1930, p. 1.
p. 246
LAUTRÉAMONT ovverosia ODORE DI BRUCIATO In « L’I¬
talia Letteraria», Roma, a. II, n. 25, 22 giugno 1930, p. 1.
Apparso col titolo Odore di bruciato, quarto e ultimo articolo
della serie « Idee e lettere della Francia d’oggi ». Il titolo at¬
tuale fu adottato da U. nel 1967.
p. 252
LA CRITICA ALLA SBARRA In « Gazzetta del Popolo », To¬
rino, 31 dicembre 1930. La seconda parte dell’articolo, da « L’ar¬
te ha dunque un fine; e la storia » al termine, venne ripub¬
blicata, senza alcuna modificazione, ma col titolo Sulla narra¬
tiva, in « Beltempo », Almanacco delle Lettere e delle Arti, Edi¬
zioni della Cometa, Roma 1941, pp. 97-98.
Scritti letterari 1918-1936 919
p. 257
CAUSE DELL ATTUALE CRISI In « Gazzetta del Popolo »,
Torino, 28 febbraio 1931. L’articolo s’intitolava nella « Gaz¬
zetta », Cause della crisi moderna. L’autore adottò il nuovo ti¬
tolo nel 1967. Il passo di Cochin citato all’inizio dell’articolo,
U. l’aveva già riportato nel ’24, a conclusione di Elogio della
borghesia (« Lo Spettatore Italiano », n. 4, pp. 360-364).
p. 262
NAUFRAGIO SENZA FINE (.Risposta a un’inchiesta sulla poe¬
sia) In « Gazzetta del Popolo », Torino, 21 ottobre 1931, p. 3.
Questo testo costituisce la risposta di U. al questionario della
Inchiesta mondiale sulla poesia promossa dalla « Gazzetta ». Ta¬
le questionario diceva:
p. 267
[LE PRIME MIE POESIE...] In «La Tribuna», Roma, 6
giugno 1933, p. 3. Il testo apparve sotto il titolo Poesia e uma¬
nità di Ungaretti, ed era seguito da un lungo commento di
Arnaldo Fratelli, a cui anzi fungeva da pretesto: infatti il ti¬
tolo appartiene al commento di Fratelli piuttosto che al di¬
scorso di U., che si è qui intitolato con un’espressione tratta
dal testo stesso. Fratelli ne giustificava così la pubblicazione,
all’inizio della sua nota:
« Con queste parole Giuseppe Ungaretti ha accompagnato sa¬
bato sera una lettura .delle sue liriche più significative, tenuta
all’Istituto Fascista di Cultura. L’amara veemenza con cui le ha
pronunciate tra un balenare minaccioso dei suoi piccoli occhi
azzurri, parlando egli a un pubblico di ammiratori e di amici
che non si stancavano di applaudirlo, può essere sembrata ecces¬
siva a chi non conosce l’animo di Ungaretti in cui le intem¬
peranze del sentimento nascono sempre da una ferma coscien¬
za, da una fondamentale bontà, da una fede appassionata nella
missione morale e civile della poesia, e da uno sdegno altret¬
tanto appassionato contro tutto ciò che gli appare diretto ad
offenderla o soltanto a diminuirla... »
La parte centrale del discorsetto, da « Le prime mie poesie »
alla fine, fu pubblicata anche, nel luglio dello stesso anno, col
solo titolo Ungaretti ripetuto quattro volte, negli « Oratori del
giorno » di Roma, pp. 36-37.
p. 270
POESIA E PITTURA In « L’Italia Letteraria », Roma, 20 ago¬
sto 1933. Come in un testo successivo, Caratteri dell’arte mo¬
derna, U. aveva in questo innestato su un autonomo discorso
Scritti letterari 1918-1936 921
Una prima idea dell'arte della Signora Mancuso devo averla avu¬
ta saranno dodici anni, sfogliando un numero dei « Valori Pla¬
stici » dove avevano riprodotto un suo dipinto.
Un albero torto e chinato dalla sete, una terra dalle viscere fu¬
renti, una figura tragica — poteva la memoria sciogliersi da tanta
ossessione?
Recentemente la pittrice mi ha mostrato il complesso della sua
opera dall'inizio. Paesaggio o figura, difatti, il suo punto di mi¬
ra era il moto più dolorante. Spavento dei volumi e angoscia
del disegno la spingevano a liberarsi dai primi rivelandone il
peso minaccioso: per quanto breve sia un lampo di solitudine;
appare il macigno che ci trema sul capo; — e, d’altra parte, non
avendo scelti a modello se non bimbi, strappava alla grazia delle
linee un lamento inaudito. Non so quale fatalità l’ispirava, della
miseria umana e della potenza livida degli elementi.
Il suo accento era sordo. La sua tavolozza era tenebrosa: quel
rame che allega i denti, quell’aria di ferro fuso...
La pittrice, nel silenzio, ha fatto da quel tempo un lunghissimo
viaggio sul fiume degli occhi. Innanzi tutto ha imparato che il
colore è una mirabile apparizione. Poche tazze adunate, e di
colpo un rosa antico, il più imprevisto, mette sulla tela la ca¬
rezza d’un sangue di dolcezza infinita.
Combatte poi col colore più difficile, e ne fa ciò che le pare:
bianco serico, bianco vitreo, bianco di nuvole, bianco cereo, l'o¬
ra di calce viva dell’estate, ecc.
p. 272
L’ACTION ET L’ESPRIT (1925/1935?). Questo testo è stato
rinvenuto tra le carte di U. come bozza di stampa. Si tratta di
due pagine stampate su un foglio doppio, sul solo recto, col
titolo in alto a sinistra e la firma, Giuseppe Ungareti (sic) in
basso a destra. In alto a sinistra, nella pagina di sinistra, c’è
scritto Nouvelle Revue, e sulla stessa linea, a destra, nella stessa
pagina, Placarci 84. Ci sono due correzioni autografe di U.,
dérivées al posto di senties cancellato, e tonte aggiunto davanti
a saignante. Era una nota che doveva apparire sulla « Nouvelle
Revue Fran^aise », e non fu invece mai stampata? Sembra la
conclusione più verosimile, al momento, che se ne possa trarre.
p. 274
RIFLESSIONI SULLA LETTERATURA In « Gazzetta del Po¬
polo », Torino, 13 marzo 1935. Dei due scritti di cui è com¬
posto l’articolo, il primo, Costanza del canto... venne ripreso,
con l’esclusione dei due primi periodi, in Ragioni di una poesia
(« Inventario », primavera 1949, vedi pp. 751-53), poi nelle Quel-
ques réflexions... premesse a Les Cinq Livres (Editions de Mi-
nuit, 1953), e infine nelle Ragioni d’una poesia premesse a Vita
d’un uomo / Tutte le poesie. Il secondo, Epilogo a Vaichiusa,
confluì nel saggio sul Petrarca II poeta dell'oblio (vedi p. 414).
1 « Diorama » era il titolo della pagina letteraria settimanale del¬
la « Gazzetta del Popolo ».
p. 277
CARATTERI DELL’ARTE MODERNA In «Gazzetta del Po¬
polo », Torino, 11 maggio 1935. Pubblicato dapprima su un vo¬
lantino come testo di catalogo per la mostra del pittore Gu¬
glielmo Janni alla Galleria della Cometa di Roma (11 maggio-1°
giugno 1935), questo scritto venne poi ripreso in « Beltempo »,
Almanacco delle Lettere e delle Arti, Edizioni della Cometa, Ro¬
ma 1942, pp. 172-174, col titolo Carattere dell'arte moderna.
Ma in questa seconda pubblicazione, che s’è considerata quella
definitiva voluta da U., era omessa l’ultima parte del testo, rife-
rentesi appunto alla pittura di Janni, che diceva:
p. 281
RICORDO DEL PRIMO INCONTRO CON ETTORE SER¬
RA E DELLA STAMPA DEL 1916 DEL «PORTO SEPOL¬
TO » In Ettore Serra, Stambul ed altri paesi, Con uno scritto
di Giuseppe Ungaretti, Emiliano degli Orfini, Genova 1936, pp.
7-8. Apparso come nota introduttiva al volume di Serra, lo
scritto acquistò il presente titolo quando fu ristampato, ma pri¬
vo del paragrafo iniziale, in II Carso non è più un inferno,
All’Insegna del Pesce d’Óro, Milano 1966, pp. 67-72.
Qualche tempo prima, nel « Corriere padano » di Ferrara del 4
ottobre 1933, Serra aveva cosi descritto il suo incontro col poe¬
ta, nell’articolo Come divenni editore di Ungaretti-,
p. 285
PUNTO DI MIRA È il testo, inedito, di una conferenza sulla
propria poesia, scritto quasi certamente nel 1924, come si de¬
duce dall’accenno alla pubblicazione del Porto Sepolto stam¬
pato da Ettore Serra a La Spezia alla fine del 1923. È anche
possibile che questo testo coincida con la conferenza Tendenza
della nuova poesia italiana, tenuta a Milano il 17 dicembre
1924, e annunciata su quasi tutti i quotidiani della capitale lom¬
barda. Tale conferenza fu ripetuta agli Illusi di Napoli il 21
gennaio del 1925; presentandola, il « Mezzogiorno » di Napoli
dello stesso giorno avvertiva: « Il geniale poeta dirà, ancora,
il suo poema La morte di Crono, facendo rilevare da esso le sue
vedute sulla poesia dopo averle illustrate nella conferenza »: la
convergenza col nostro testo sembra qui totale.
Il manoscritto presenta un doppio titolo. Sotto Punto di mira
figura, aggiunto in un inchiostro diverso, Ginnastica spirituale.
Esso è costituito da 25 fogli a righe, staccati, scritti in inchio¬
stro nero, numerati da 1 a 25, ed è zeppo di correzioni e ripen¬
samenti. Le poesie tratte dall 'Allegria e da Sentimento del Tempo
vi sono date secondo l’edizione del 1923 del Porto Sepolto (in
cui erano raccolti, come è noto, Allegria di Naufragi e le Pri¬
me di Sentimento del Tempo - ad eccezione di Ricordo d’Affri¬
ca). Nel ms. Dannazione e Vanità sono senza titolo: qui lo si è
aggiunto, tra parentesi quadre. Le pagine finali di questa confe¬
renza ci sembrano gettare notevole luce sulla formazione di
Sentimento del Tempo.
p. 303
[POESIA E CIVILTÀ] Una versione di questo testo sostanzial¬
mente identica a quella qui pubblicata, dovette essere costituita
dalla conferenza tenuta da U. il 14 febbraio 1933 alla Maison
d’Art di Bruxelles, e il successivo 3 marzo all’Hotel Ritz di
Barcellona. « Le Journal des Poètes » di Bruxelles, infatti, nel
numero del 26 febbraio 1933, faceva precèdere la traduzione in
francese della Pietà, tratta da Sentimento del Tempo, e un Mé-
daillon di U. redatto da Franz Hellens, da una nota in cui si di¬
ceva tra l’altro: « Il y a quelques jours, Giuseppe Ungaretti
passait par Bruxelles... Après que Franz Hellens eut salué le
poète toscan... le poète lui-méme lut d’une voix fiévreuse, baie-
tante et sourde, Vadaptation frangaise de son Hymne à la pitié
et ensuite, d’une voix savoureusement sonore et tragique, l’ori¬
ginai italien de FHymne à la mort. Sous les auspices de la
Maison d’Art, fut organisée aussi une causerie. Intitulée Le poè¬
te et son temps, elle partait d’une enquète du “Journal des
Poètes’’: "Le poète doit-il choisir entre l’humain et le surbu-
main?”. Cette question, comme elle est émouvante, par le trou-
ble spirituel qu’elle suppose et qu’Ungaretti signala comme
étant le signe d’une epoque! ». Diversi giornali della città cata¬
lana, d’altro canto, recensirono brevemente il 4 marzo dello
stesso anno una conferenza letta da U. in francese, sul tema
Poésie et Civilisation, annunciando inoltre che il poeta avrebbe
tenuto una seconda conferenza, in italiano, il 7 marzo, su II
pensiero di Leopardi. E su un dattiloscritto che costituisce la ver¬
sione francese del presente saggio, U. aggiunse a penna all’ini¬
zio: « ... Je parlerai donc de la fonction du poète dans une
civilisation, ce qui me permettra la prochaine fois de mieux
faire ressortir la puissance lumineuse de la pensée de Giacomo
Leopardi ». Un programma della Maison d’Art, comprendente l’e¬
lenco delle manifestazioni dal gennaio all’aprile del 1933, annun-
928 Note
p. 324
[IL PENSIERO DI LEOPARDI] Si tratta con moltissima
probabilità del testo che U. lesse durante un giro di conferenze
tenuto in Belgio e in Spagna nel 1933, e che poi riprese, abbrevia¬
to, in successive occasioni (almeno a giudicare dai numerosi e
difformi dattiloscritti conservati tra le carte del poeta che lo
riportano), prima fra tutte la celebre commemorazione del Leo¬
pardi ch’egli tenne a Napoli nel gennaio 1934.
Il 3 marzo 1933 il giornale « La Vanguardia » di Barcellona, in
un trafiletto dal titolo Conferencia Club annunciava due confe¬
renze di U., la prima in italiano su II pensiero dì Leopardi, e
la seconda in francese sul tema Poésie et Civilisation. L’8 mar¬
zo lo stesso giornale dedicava un’ampia recensione (Conferencia
Club / « El pensamiento de Leopardi ») alla conferenza su Leo¬
pardi, recensione il cui legame col nostro testo è evidentissimo:
« Comenzó, con palabras corteses, agradeciendo la acogida que
en Barcelona le han dispensado los elementos intelectuales y
sociales, que él dice agradecer mas por considerar que con ella
se honra la bella tradición poètica de su pais. Cumbre de està
tradición es Leopardi, cuyo pensamiento analiza el conferen-
ciante, mostrando sus puntos de contacto con el espirìtu cri¬
stiano... Con gran profundidad traza el seìior Ungaretti, el qua¬
dro de la vida espiritual en el momento del advenimiento de
Leopardi, y dice que el gran poeta sufrió el calvario de su tiem-
po... Sus ideas se apoyan en el Viejo y el Nuevo Testamento,
mientras el poeta parece hundido en las quatro maldiciones que
son Enfermedad, Ignorancia, Concupiscencia y Malicia. Estudia
la enfermedad en la obra de Poe, de Proust, de Dostoiewski, y
senala còrno Leopardi ve que todo es mortai, que todo sufre la
pena del pecado originai... Estudia el humanismo en la època
de Leopardi, y dice que da origen al desarrollo de la filosofia
y de la ciencia. Tambìén del egoismo, frente al cual el pensa¬
miento de Leopardi tórnase mas sombrio. El pensamiento de Leo¬
pardi - proclama el disertante - es el mas hondo que en occi¬
dente haya aparecido en mas de trescientos anos... ». [L’inizio,
che s’è omesso per il suo carattere di circostanza, del dattiloscrit¬
to qui riprodotto dice: « Signore, Signori, sono commosso, pro¬
fondamente commosso, d’essere stato chiamato in questa città illu¬
stre fra tutte per luce di pensiero sparso sul mondo, a parlare del
pensiero d’un grande poeta italiano che meglio di qualsiasi altro
della mia nazione conobbe a fondo la grandezza antica ». Ma più
vicina alle parole del recensore della « Vanguardia », appare una
nota scritta a mano sul retro di un foglio dell’Hotel Ritz, Plaza
de las Cortes, Barcelona-, « Signore, Signori, nelle troppo rapi¬
de giornate trascorse in questa vostra fervente capitale, m’avete
fatta così lieta accoglienza, e l’avete resa vivacissima con tante
932 Note
5 Si sarà notato come né nel testo del ’33 che qui termina, né
fra i brani che se rie discostano e che si sono dati del pro¬
babile discorso del ’34, figurino le parole che il Consiglio ri¬
portava nell’« Italia Letteraria » come testuali di U. Ora, quel¬
le parole si trovano in due fogli manoscritti sparsi, non relati
ad altri testi, che si trovano tra le carte del poeta. Il più gran¬
de dei due fogli, bianco, ne contiene chiaramente la prima ste¬
sura, mentre l’altro più piccolo, azzurro, presenta sul retro, nu¬
merata 2, la seconda metà della pagina iniziale della probabile
celebrazione di Napoli, da « lamento orrendo. Anzi egli è il
pietoso » a « e così sostituire la religione ». A me pare evi¬
dente la discontinuità tra le due pagine del foglietto, e non
saprei in alcun modo indicare il posto occupato dalla pagina
isolata in questione nel discorso napoletano. La riporto qui per
intero, comunque:
p. 344
INFLUENZA DI VICO SULLE TEORIE ESTETICHE D’OG¬
GI È la seconda delle due letture su Vico tenute nel giugno
del ’yf all’Università di San Paolo, nella sala Joàn Mendes
Junior della Facoltà di Legge.
L’unica stesura del testo presente tra le*carte di U. è costituita
da diciassette pagine dattiloscritte, numerate da 1 a 17, e da
una sezione finale, di quattro pagine manoscritte, numerate da
uno a quattro. Mancano data e titolo. Come per la prima con¬
ferenza, Posizione storica e grandezza di Giambattista Vico, il
titolo risulta dal materiale sussidiario preparato per la stampa,
e cioè: a) Una pagina dattiloscritta che dice:
Per l’annunzio della Conferenza: titolo della Conferenza:
Influenza di Vico sulle teorie estetiche d’oggi.
Punti che verranno svolti:
Incompiutezza dell'estetica crociana rispetto al pensiero di Vico;
La scultura neoclassica canoviana giudicata sulle basi dell’este¬
tica di Vico;
La poesia manzoniana e la leopardiana confrontate sulle mede¬
sime basi;
La teoria del valore storico ed estetico d’una moderna mitologia
fondata sul concetto vichiano del mito;
Il mito moderno nella pittura futurista e cubista;
La macchina e il concetto di memoria;
Il mito della scomposizione pirandelliana della coscienza;
I miti nella nuova poesia italiana.
b) Un « riassunto », che si riporta qui di seguito, della Se¬
conda Conferenza di Giuseppe Ungaretti sul pensiero di Vico.
Tema: Influenza di Vico sulle teorie estetiche d’oggi-.
Partendo dalla conclusione di Croce per la quale il fatto este¬
tico deriva da identità di intuizione e espressione, mostra co¬
me la spiegazione che ne dà il Croce resta incompiuta perché
il Croce trascura di prendere in esame tutti i problemi relativi
al mezzo espressivo, i problemi cosidetti tecnici o di mestiere.
Sono i problemi della memoria che agiscono tanto nell’intuizio¬
ne quanto nell'espressione in modo primordiale. Ai lavori teo¬
retici in materia d’estetica del Croce che rappresentano ancora
oggi, in tale materia, l’ultima parola, verrebbe intera luce se al
termine di fantasia venisse aggiunto il termine di memoria co¬
me funzioni dell’identità intuizione-espressione.
Sulla base di questa identità, il conferenziere mostra in seguito
il valore della scultura neoclassica canoviana e muove un paral¬
lelo fra la poesia leopardiana e quella manzoniana.
II conferenziere passa poi a dare risalto all’idea di mito nella
Conferenze 1924-1937 939
Classici
p. 367
COMMENTO AL CANTO PRIMO DELL’« INFERNO » In
« Paragone », Firenze, n. 36, dicembre 1952, pp. 5-21. Il testo
venne ripubblicato senza cambiamenti (Il Canto I dell‘« Infer¬
no ». Lettura di Giuseppe Ungaretti) nelle Letture Dantesche,
a cura di Giovanni Getto, voi. I, Inferno, Sansoni, Firenze
1955, pp. 3-23; ma rivisto e modificato, quando l’autore lo uti¬
lizzò parzialmente, nel 1963 prima, per l’introduzione all’edi¬
zione Fabbri della Dipina Commedia, e nel 1965 poi, per le
diverse celebrazioni cui partecipò del VII centenario della na¬
scita di Dante (Assisi, Bruxelles: vedi la nota a « Tra feltro e
feltro », p. 941).
Qui viene riprodotto integralmente il testo del 1952, ma acco¬
gliendo le numerose varianti che figurano manoscritte su alcuni
« estratti » del saggio dalle Letture Dantesche sansoniane.
Nella Presentazione della Divina Commedia, Fratelli Fabbri, Mi¬
lano 1963, fase. 1, pp. 1-4, la parte ripubblicata del Commento
del ’52 era preceduta dal seguente breve « cappello »:
Che altro dire del libro? A tutt’oggi rimane il più moderno tra
quanti dettati dall’umana ispirazione. I dannati, gli espianti, i
santi vi sono ritratti' ciascuno nel modo unico, inimitabile, che
ha ogni persona umana, e, sebbene siano esistenze di tanti se¬
coli fa e anche di secoli precedenti Dante, la verità dei loro
connotati è tale che nessuno dei personaggi di Dostojevski, di
Balzac, di Manzoni o di Kafka, a loro confronto è più profon¬
damente identificato e insieme più simile alla gente che incon¬
triamo per la strada, con la quale conversiamo al caffè e po¬
tremmo stringere rapporti più complessi.
E che dire della poesia? Leopardi e Mallarmé sono poeti im¬
mensi, dei quali nessuno ancora ha- superato negli ultimi due-
cent’anni la rivoluzione di linguaggio e l’arte di tentare l'inco¬
noscibile. Ma ancora per noi è più giovane del loro il lin¬
guaggio di Dante e la sua metafisica d’un soffio è già nel cuore
del mistero, il sacro, purtroppo quasi interamente inibito alle
nostre monche esperienze, essendogli familiare, motivandogli
nell’intimo dell’essere, la poesia.
p. 389
[« TRA FELTRO E FELTRO »: POVERTÀ, SAPERE E POE¬
SIA] Nel settembre del 1965 U. tenne una commemorazione
di Dante, nel VII centenario della nascita del poeta, ad Assi¬
si, per invito della Pro Civitate Christiana. Dichiarava l’autore
ad apertura di quel discorso: « Non mi sono concesso vacanze
quest’anno per venirvi qui a parlare. Non dico che saranno me¬
raviglie. La prima parte è tolta da una mia prosa già edita.
La seconda, nuova, è un abbozzo. Don Giovanni [Rossi], seb¬
bene sia nato come me nel 1888, non ha tenuto conto che ho
quasi ottant’anni, e che nel lavoro non ho mai saputo andare
avanti se non con molta lentezza ».
La «prima parte [...] tolta da una prosa già edita» era costi¬
tuita dalla metà iniziale circa del Commento al Canto Primo
dell’« Inferno », quella che U. aveva utilizzato riveduta, per la
942 Note
Può chi non ha visto con i propri occhi i luoghi, darne tanto
preciso ragguaglio? Guglielmo Gladstone pretende per quella
strada, Dante avesse varcato la Manica attratto dalla scuola di
Oxford affidata allora a famosi Frati Minori francescani. Le sue
nozioni di scienza, come del resto quelle di Ruggiero Bacone e
degli altri grandi oxfordiani, non ebbero invece origine a quella
corte di Federico II, dove ebbe anche il primo alimento l’eser¬
cizio delle lettere in lingue del volgo? Vi era tenuto in somma
stima quel Leonardo Fibonacci che ancora nel Quattrocento era
considerato maestro di teoria dei numeri e tutt’oggi presenta
problemi del quadrato sui quali il matematico ancora almanac¬
ca. Da Oxford comunque calerà in Italia l’impetuoso frate Gu¬
glielmo d’Ockham per difendere la dottrina di Dante e contri¬
buire a salvarne le ossa quando le condannarono, al disseppelli¬
mento e al rogo e alla dispersione al vento delle loro ceneri.
Ma risulta che Dante non avesse sull’Inghilterra che notizie mol¬
to vaghe.
A Parigi però dovrebbe esserci stato. Arrivò in quell’occasione
fino a Bruggia? Sulla permanenza parigina, c’è l’affermazione del
Boccaccio, nato a Parigi, che dal padre fiorentino come Dante,
potrebbe averne avuto notizia. C’è anche l’affermazione di Gio¬
vanni Villani. Insisto sulla possibile dimora di Dante a Parigi,
poiché uno potrebbe domandarsi se in quell’occasione, egli non
vi avesse incontrato una persona di questa terra belga alla quale
in una terzina del Paradiso si volgerà con rispetto straordina-
944 Note
p. 398
IL POETA DELL’OBLIO In « Primato », Roma, a. IV, n. 9-
10, 15 maggio 1943. È il testo definitivo, si può dire, di U. sul
Petrarca. In esso sono sicuramente confluiti precedenti discorsi
petrarcheschi, da quello tenuto alla Compagnia degli Artisti a
Napoli sul Sentimento di Roma nel Petrarca nel dicembre del
1935, alla Commemorazione di Petrarca dell’ottobre del ’41 a
San Paolo del Brasile. Nell’archivio U. si trovano diverse copie
e stesure dattiloscritte con correzioni autografe, di questo saggio,
rispetto alle quali il testo a stampa presenta dei tagli: si tratta
sostanzialmente di due pagine finali qui cadute (quelle della com¬
memorazione del ’41; vedi in proposito la nota 5, p. 930), e di
alcuni passi su Leopardi, che verranno però ripresi in Immagini
del Leopardi e nostre pubblicato nello stesso anno.
p. 423
PETRARCA MONUMENTALE In « Il Popolo », Milano, 4
maggio 1950, p. 3. L’articolo apparve contemporaneamente su
« Il Popolo » di Roma, dello stesso 4 maggio ’50, col titolo
Un’edizione monumentale, e in calce, oltre al riferimento biblio¬
grafico (Petrarchae Rerum Vulgarium Fragmenta, Alberto Tallone
tipografo-editore, Parigi 1949), anche la data di redazione del
testo, 20 aprile 1930.
948 Note
p. 430
IMMAGINI DEL LEOPARDI E NOSTRE In « Nuova Anto¬
logia », Roma, a. 78, fase. 1702, 16 febbraio 1943, pp. 221-232.
Questo saggio fu dapprima letto, il venerdì 29 gennaio 1943,
nell’aula I della Facoltà di Lettere dell’Università di Roma, qua¬
le prolusione ai corsi di Letteratura italiana moderna e contem¬
poranea, materia di cui U., tornato l’anno precedente in Italia,
dopo sei anni di insegnamento in Brasile, era stato da poco no¬
minato professore ordinario, per « chiara fama ». Un manoscritto
e un dattiloscritto (quest’ultimo, quello probabilmente letto da
U. nell’occasione) nell’archivio del poeta, ci conservano l’inizio
del discorso quale fu pronunciato nell’aula universitaria, e che
venne poi soppresso nella pubblicazione del discorso quale sag¬
gio, qua e là modificato, nella « Nuova Antologia ». Eccolo:
L’onore che il Ministro dell’Educazione, il Rettore dell’Univer¬
sità, il Preside e i Docenti della Facoltà mi hanno fatto isti¬
tuendo in quest’Ateneo la Cattedra di Letteratura Italiana Mo¬
derna e Contemporanea e chiamandomi a reggerla, devo inter¬
pretarlo non come reso ai mìei pochi meriti, ma tributato agli
sforzi di rinnovamento compiuti in un quarantennio da tanti
scrittori e poeti per riportare nel mondo ad un’altezza invidiata
la nostra espressione artistica. Se la scelta non ha distinto il
più degno né il più provetto, la colpa è imputabile a un privi¬
legio di circostanze che m’indussero per servire la mia Patria
in un paese lontano, al tirocinio di alcuni anni d’insegnamento
superiore. Nel prendere possesso di così alto posto, in mezzo
a colleghi così illustri per vastità e solidità di scienza, so
bene che non potrei competere con essi se non nei limiti dove
m'autorizza a muovermi la mia pratica non breve, appassionatis¬
sima dell’arte poetica. Sarò qui quello che sono e si vuole ch’io
sia, non un dotto, ma un modesto artigiano e, oserei dire, un
buon artigiano. Le cose ch’io so, le ho imparate via via, spinto
da necessità espressive: erano difficoltà d’arte che via via mi
portavano a impossessarmi di quella erudizione che posseggo,
specialissima anche se scarsa. Forse sarò in grado di dare qualche
consiglio fruttuoso su alcuni degli infiniti casi che derivano,
componendo versi, dal sottile rapporto tra forma e ispirazione.
Non so se ci fu mai un altro uomo che abbracciasse e penetrasse
tali problemi con l’ampiezza e l’acutezza di sguardo storico di
un Giacomo Leopardi. È opportuno, a giustificazione del culto
che gli dedico, ch’io accenni, iniziando il mio corso, ai tragici
motivi che l’hanno abilitato a tanta chiaroveggenza.
Saggi e Scritti vari 1943-1970 949
p. 451
SECONDO DISCORSO SU LEOPARDI In « Paragone », Fi¬
renze, a. I, n. 10, ottobre 1950, pp. 3-35. Il titolo, indica di
per sé la continuità di questo saggio con il lavoro di scavo nel
testo dei Canti cominciato con la prolusione universitaria del
’43, Immagini del Leopardi e nostre, che implicitamente l’au¬
tore considera dunque come un « primo discorso su Leopardi »,
cui questo « secondo » si riallaccia.
Il discorso fu probabilmente letto, o ancora più probabilmente
preparato per essere letto (si veda l’inciso, p. 479: « Purtroppo vi
ho già stancati con la lunghezza del mio discorso... »), all’Uni¬
versità di Roma (il che ribadirebbe ancora la continuità allusa
[« secondo... »] con la prolusione) nel 1944, come U. stesso af¬
ferma in testa alle postille che seguono il saggio.
Una delle diverse stesure manoscritte di questo testo (cinque per
l’esattezza, tutte incomplete, e non datate) reca il titolo: Com¬
mento a Canti di Giacomo Leopardi fatto da Giuseppe Ungaretti
/ Breve discorso introduttivo / Proemio (mentre le altre non han¬
no titolo). In modo abbastanza analogo, il saggio s’intitola in
lnnocence et mémoire (pp. 96-144), La le(on des Canti.
Rispetto a quello che appare come il manoscritto più recente, il
testo di « Paragone » ha subito numerosi tagli (i più importanti
dei quali riporto nelle note più avanti), forse per le preoccupa¬
zioni di lunghezza già menzionate.
1 Vedi 11 poeta dell’oblio, pp. 400-402.
2 II manoscritto recenziore prosegue a questo punto la discus¬
sione del rapporto Leopardi-Breme in tema di mitologia:
954 Note
perché non può l’uomo conoscere se non ciò che fa, perché non
può estendere indagini per acquisto di lumi oltre i limiti della
materia, sopratutto perché gli è oscuro il motivo della condanna
a sofferenza e morte di quanto ha nascita nell’universo e dallo
stesso universo. '
Nel secondo pensiero citato, leggiamo « gli;uditori del poeta non
sono mica i metafisici ma il volgo ». La questione della lingua
è fondamentale per il Leopardi, ed è fondamentale anche nel
senso che, come i Romantici, egli ha il desiderio di fare della
sua voce quella del momento storico della sua nazione. È que¬
stione delicata perché il Leopardi ha di mira anche il rispetto
dell’indole, cioè della tradizione della lingua che usa.
3 Vedi pp. 373 e 384.
4 Trionfo della Morte, Capitolo I, vv. 160-Ì68.
5 Purgatorio, Vili, vv. 1-6.
É Prosegue qui il manoscritto citato:
Il Leopardi non si sbagliava prendendo in serio esame i ragio¬
namenti del Preme. Di quanti ebbero a tentare di prevedere
con qualche chiarezza il sorgere d’un Romanticismo italiano, il
Preme fu in quella polemica uno dei pochi meritevoli d'udienza
e per dottrina e per la cognizione non troppo approssimativa
della possibilità d’allora di rinnovamento delle lettere in Europa
e delle lettere in Italia.
Dagli esempi che poco fa ho indicato, e ai quali il Leopardi era
ricorso per avviare sue stupende soluzioni di poesia, il Leopardi
ricava rinnovamento nel rispetto della continuità storica della
lingua, sollecitando la pesantissima presenza di lunghi secoli e
più badando a sentire ed a fare sentire nel rinnovamento la re¬
sponsabilità e il grado di profondità di quella antichità e di
quella vecchiaia e persino a volte di quella decrepitudine che
10 stesso rinnovamento. Proprio l’opposto di quanto si sarebbe
aspettato il Breme, sebbene il Breme non avesse mancato d’av¬
vedersi, lo abbiamo rilevato, che la mente del Romantico avrà
« da ripiegarsi sul cuore ad ascoltarne la lunga storia ».
Fu il Breme la parva favilla d’un immenso incendio. Forse le
più profonde riflessioni del secolo XIX intorno alla storia, in¬
torno alle passioni umane e alla sorte dell’uomo, e intorno ai
problemi del linguaggio e agli sviluppi delle letterature e della
poesia sono contenute nelle 3000 pagine dello Zibaldone. Forse
i Canti che quelle annotazioni accompagnano sono i più alti dal
Romanticismo ad oggi...
per lui ferma allo stesso limite, fuori dell'uomo oramai, o quasi,
sebbene essenzialmente, fausta o nefasta, non assente dal suo
essere. "Secondo il modificarsi della sua idea della natura, i tre
momenti della sua opera sono i seguenti: 1°) i Canti che vanno
dal 1818 al 1822; 2°) i Canti e le Operette morali sino al 1832;
3°) i Canti composti dal 1832 al 1836.
La prima idea che si fa della natura è quella che troviamo
nella prima annotazione agli articoli del Breme: « E non si av¬
vedono i romantici» osservava allora il Leopardi «che se [i]
sentimenti [della poesia antica] son prodotti dalla nuda natura,
per destarli bisogna imitare la nuda natura ». Nella profondità
del nostro essere s’occulta, ma oramai quasi solo come rimorso,
la forma d’uomo di nuda natura, non è il buon selvaggio, non
è forma di cattivo uomo né di buono, è anteriore a qualsiasi
attività sia pure rudimentale da cui possa avviarsi a rivelarsi un
qualsiasi discorso storico, è forma in eterno, fot ma edenica, è
Adamo, è addirittura di più se, dicendo natura, in quel tempo
il Leopardi osa, con ogni prudenza certo, uguagliarla all’idea
che si fa della divinità. È forma d’intatto vigore carnale e d’in¬
tatta capacità di sentimento e d’immaginazione. Da essa, pura
felicità dell’uomo, da noi profanata e perduta prima che il tem¬
po fosse e avesse notte per avere giorno, da essa, infinito, si
aggomitola e si dipana l’infinita durata della storia, e, a ogni
tappa dell’umano dramma, l’età dell'uomo crescendo, aumentan¬
do il suo incivilimento fatale, diminuisce per l’uomo la capacità
d’essere meno infelice.
La prima raffigurazione che il Leopardi si fa delta natura è quella
di somministratrice d’illusioni. Il vocabolo illusione, il Leopardi
l’adopera subito, è già nell’annotazione di cui ci siamo occupati
e ci stiamo ancora occupando: « Se il poeta non può illudere »
esclamava nell’annotazione il Leopardi « non è più poeta, e
una poesia ragionevole, è lo stesso che dire una bestia ragio¬
nevole ».
Dalla sua forma perfetta separato, e tuttavia ad essa dall’inespli¬
cabile nostalgia unito, l’uomo si farà d’assuefazioni. Interamente
fatto d’assuefazioni, il suo incivilimento fatale, fatalmente con¬
tinuo, trova talvolta modo di rinnovarsi, ed avviene quando una
società sia portata a riaccostarsi alla natura, avviene quando per
essa la natura torni a farsi natura, torni a coprirsi di qualche
lembo del suo jrelo sacro; ma se al nuovo ciclo è ripresa d’e¬
nergia, sarà energia in declino al confronto di quella da cui
ebbe moto in complesso - nascere, salire, estinguersi -> il ciclo
precedente, e così, dell’estinguersi ai suoi tempi d’un ciclo della
storia che gli sembrava chiudesse i cicli d’una data civiltà, il
Leopardi dirà:
Saggi e Scritti vari 1943-1970 959
Titolo pag. 1
Sommario 2
Testo e sigle
[nota sull’edizione del testo della Canzone ed
elenco delle sigle riferentisi alle varie edizioni di
Alla Primavera] 4
Testo della Canzone 5
Appendice di G. Leopardi alla Canzone, con apparato
critico [riportati dall’edizione critica Moroncini,
voi. I, dei Canti (Cappelli, Bologna 1927)] 10
•Annotazioni di Leopardi all’edizione di Bologna, 1824 37
Nota del Leopardi all’edizione fiorentina, 1831 50
Salmo XC, testo della Volgata 51
Salmo 90, volgarizzamento, Venezia 1471 53
Girolamo, Vita di San Paolo 55
Volgarizzamento di Domenico Cavalca [della pagina
di Girolamo] 57
Saggi e Scritti vari 1943-1970 967
Appendice
[Testi di poesia ispirati al tema delle favole antiche e del demo¬
nio meridiano]
Sannazzaro, Salices 122
Versione: I Salici 126
Delille, Les trois Règnes, VI, 1-13 e Versione 130
Wordsworth, Sonnet XXXIII e Versione 131
Keats, Dedication e Versione 132
Shelley, da Cboruses from Hellas e Versione 133
Hòlderlin, I falsi poeti, Tramonto, Arcipelago 134
Schiller, Gli Dèi della Grecia, traduz. Maffei 136
Platen, dall’Inno a Venere e Versione 141
Savioli, La solitudine 142
Monti, Sulla mitologia, Sermone 146
Mallarmé, L'Après Midi d’un Faune 153
Traduzione del Pomeriggio d’un Fauno, di G. Un¬
garetti 158.
Carducci, Alle fonti del Clitunno 164
D’Annunzio, Versilia 171
Segue in fondo al sommario una breve annotazione manoscritta
di U., « Il Sommario si farà secondo il nuovo ordine in cui ver¬
ranno disposte le parti ». Come s’è detto, tale ordinamento nuovo
del dattiloscritto non venne mai compiuto.
13 II manoscritto recenziore continua qui:
Per esempio, ivi è citato l’ermetico interprete che narra della
penisola che « ì poeti chiamano Flegrea, dove la terra serba mol¬
ti cadaveri di giganti, i quali posero quivi il loro accampamen¬
to, e numerose le piogge e i terremoti li scoprono; né alcun
pastore ardisce avventurarsi in quel luogo sull'ora di mezzogior¬
no, per il clamore degli spettri che ivi furoreggiano ». Ivi è
citato Teocrito: « Non è lecito suonare il flauto di mezzogiorno,
poiché temiamo Pan, che in quell'ora riposa dopo i lavori della
caccia. In quell’ora egli è pericoloso e l’ira sua s’accende facil-
968 Note
p. 497
L’« ANGELO MAI » DEL LEOPARDI In « Fiera Letteraria »,
Roma, a. I, n. 1, 11 aprile 1946, pp. 1-2. Si può considerare il
saggio direttamente scaturito dai corsi leopardiani di U. all’U¬
niversità di Roma. Un riflesso dei quali, può leggersi nella Pre¬
messa di Guido Barlozzini, assistente di U. negli anni Cinquanta,
alle sue dispense sull 'Angelo Mai (G. Barlozzini, La Canzone di
Giacomo Leopardi ad Angelo Mai, Edizioni dell’Ateneo, Roma
s.d. [1947. Dispense della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’U¬
niversità di Roma]).
Scriveva Barlozzini: « Prima occasione alle idee che qui si tro¬
veranno annunciate, fu il naturale consenso mio, dinanzi a una
improvvisa assolutezza di risultati critici, per una qualità tutta
nuova d’attenzione recata da Giuseppe Ungaretti sopra taluni fat¬
ti dello stile leopardiano. Ai margini del suo lavoro di maestro,
progettai sul principio, e sommariamente sperimentai in sede di
esercitazioni scolastiche, un commentare esemplificativo, che det¬
te a me stesso la misura delle possibilità aperte a un intenzio¬
nale approfondimento delle predette istanze. Vidi, insomma, la
convenienza di far fruttare quelle scoperte, trasferitesi d’un trat-
970 Note
to fra gli acquisti più indubbi della nostra cultura, fino alle
loro ultime conseguenze, inserendone la funzionalità entro l’im¬
pegno d’un metodo guardingo dei propri doveri, da quello mo¬
desto d’una sufficiente terminologia ».
P. 504
IL POVERO NELLA CITTA [Discorso sul « Don Chisciotte »
di Cervantes] In Giuseppe Ungaretti, II povero nella città, Edi¬
zioni della Meridiana, Milano 1949, pp. 13-45. Il saggio, che
risale al 1946, nacque come discorso di presentazione dell’edi¬
zione del Don Quijote curata da Giampiero Giani, con litogra¬
fie di Carrà (La Conchiglia, Milano 1947-48). Il testo del di¬
scorso venne poi pubblicato in apertura d’un volumetto di prose,
Il povero nella città, che prese appunto il suo titolo da quello
del saggio in questione. (In una copia con correzioni autografe
del dattiloscritto del volume appare sotto il titolo l’indicazione,
soppressa nel volume -stampato, « prose e poesie di viaggio e
un discorso sul Don Chisciotte ».) Il volumetto comprendeva,
oltre al discorso, alcuni degli articoli pubblicati da U. tra il
1931 e il 1934 sulla « Gazzetta del Popolo » di Torino, e poi
raccolti nel volume di « prose di viaggio » Il deserto e dopo.
Il titolo del saggio è ripreso da uno degli articoli del ’31 sul
viaggio in Egitto (Il povero nella città, « Gazzetta del Popolo »,
24 settembre 1931, ora nel Deserto e dopo, I ed., pp. 90-99),
che venne del resto anch’esso incorporato nel discorso, ma con
rimaneggiamenti, tagli e aggiunte, le quali ultime riguardano es¬
senzialmente il brano che riferisce le due storie bibliche di Agar
e Ismaele, Esaù e Giacobbe. (Tali aggiunte vennero poi accol¬
te nella redazione dell’articolo quale figura nel Deserto e dopo.)
Nella Nota introduttiva al volumetto della Meridiana U. scrive¬
va al riguardo: « per farne un discorso intorno al Don Chisciotte,
rielaborai in seguito, nel 1946, Il povero nella città ».
Degli altri testi presenti nel libretto della Meridiana, Giornata
di fantasmi, Elea o la primavera, La pesca miracolosa, La rosa
di Pesto compaiono nel Deserto e dopo coi medesimi titoli; Se¬
conda nota e II demonio meridiano vi compaiono coi rispettivi
titoli originali della « Gazzetta del Popolo »: Il deserto e La
risata dello Dginn Rull; il Lamento cairino vi costituisce, come
nel ’31, la conclusione di Pianto nella notte-, Italia favolosa vi
corrisponde alla prima parte di La giovane maternità (I ed., pp.
334-337). Quanto agli ultimi due testi, Il Tavoliere di luglio
rappresenta una redazione anteriore di Preda sua, che figura tra
le « Altre poesie ritrovate » nella raccolta completa delle poesie
di Ungaretti (Vita d’un uomo / Tutte le poesie, p. 401), e allo
stesso tempo una redazione posteriore, ma molto vicina, di Lu-
Saggi e Scritti vari 1943-1970 971
p. 528
GÓNGORA AL LUME D’OGGI In « Aut Aut », Milano, n.
4, luglio 1951, pp. 291-308. Non diversamente da quelli su
Shakespeare, Racine e Blake, anche questo saggio, benché non
pubblicato nel volume, cui idealmente appartiene, Da Góngora
e da Mallarmé (Mondadori 1948), e anzi apparso tre anni dopo,
anche questo saggio su Góngora è strettamente legato all’opera
di traduzione di un poeta classico compiuta da U., in un arco
di tempo molto ampio (e in certo modo, è con non diverso ani¬
mo di sperimentazione/appropriazione che U. si accosta a Pe¬
trarca, Dante e Leopardi). Nella nota da lui premessa al vo¬
lume di Traduzioni (Novissima, 1936), U. dichiarava in propo¬
sito: « Alla traduzione dei Sonetti e dei Frammenti di Góngora
pubblicata sull’"Italiano” nel ’32 e sulla “Gazzetta del Popolo”
nel ’33, fui indotto da studi cui mi dedicavo, sul Petrarca, il
Petrarchismo, il Barocco, studi esposti in seguito in scritti e di¬
scorsi che mi riprometto di raccogliere in volume prossimamen¬
te ». La profondità dell’interesse di U. per questa linea Pe¬
trarca/Barocco è dimostrata dal fatto che l’opera di traduzione
continuò anche dopo l’uscita dei volumi principali dedicata a
singoli scrittori: così egli pubblicò ancora nel ’58 una tradu¬
zione da Racine (Il terzo atto dell’« Andromaca » tradotto da
Giuseppe Ungaretti, «L’Approdo Letterario», n. 1, gennaio 1958),
972 Note
p. 551
SIGNIFICATO DEI SONETTI DI SHAKESPEARE In «La
Voce delle arti e delle lettere», Roma, a. VI, n. 1, gennaio
1962, pp. 1-2, e a. VI, n. 2, febbraio 1962, pp. 1-2. Lo scritto
sui Sonetti di Shakespeare è, come molti altri scritti di U. po¬
steriori al 1945, un agglomerato di testi di epoche diverse, in
questo caso tuttavia aventi carattere estremamente unitario, per¬
ché tutti riferiti alla sua traduzione, fino al ’46 in progress,
di una scelta dei Sonetti. Fu sostanzialmente scritto tra il 1944
e il 1946, come una serie di note alla sua traduzione riunite
poi nella definitiva Mota introduttiva all’edizione Mondadori
(Giuseppe Ungaretti, Vita d’un uomo, 40 Sonetti di Shakespeare,
Mondadori, Milano 1946, pp. 7-41), e fu ripreso due volte ne¬
gli anni Sessanta, la prima nel 1961, per una conferenza, che
non ebbe mai luogo, che U. avrebbe dovuto tenere a Roma, in
Campidoglio, su invito del Comitato internazionale per l’unità
e l’universalità della cultura, e la seconda nel 1964, per la con¬
ferenza che il 13 novembre dello stesso anno U. tenne a Pa¬
rigi, su invito dell'UNESCO, per commemorare il quarto cente¬
nario della nascita di Shakespeare. Il testo redatto nel 1961 ven¬
ne pubblicato l’anno seguente in due puntate sul giornale men-
974 Note
sile del Comitato, « La Voce delle arti e delle lettere », col ti¬
tolo Shakespeare / I Sonetti, mentre quello della conferenza pa¬
rigina,” tenuta in francese, si può ora trovare, nella stessa tra¬
duzione che Jaccottet ne fece nel ’64, in Innocence et mémoire,
pp. 199-211, col titolo A propos des JSonnets de Shakespeare.
Il titolo da me adottato è quello, inedito, scelto da U. durante
la fase iniziale di preparazione di questo volume con me e con
Ariodante Marianni.
Nella Nota introduttiva ai 40 Sonetti, che è da considerarsi il
testo definitivo di U. su Shakespeare, modificato nelle due con¬
ferenze degli anni Sessanta quel tanto che servisse a trasferirlo
da un’udienza di lettori, aventi le traduzioni a portata di ma¬
no, a un’udienza di ascoltatori, U. stesso elencava i precedenti
testi .ch’erano confluiti in quella Nota, e cioè:
a) La Nota introduttiva in XXII Sonetti di Shakespeare / scelti
e tradotti da Giuseppe Ungaretti, Documento Editore Libraio,
Roma 1944 (edizione' di 498 esemplari numerati), pp. 7-8, la
quale venne riprodotta, senza modificazioni, col titolo Appunti
sull’arte poetica di Shakespeare, in « Poesia », Quaderno pri¬
mo, gennaio 1945, pp. 132-135, a capo della traduzione inedita
di altri sei sonetti.
h) Le Note che seguono, nello stesso numero di « Poesia », pp.
140-146, la traduzione suddetta.
c) Una risposta alla recensione dei XXII Sonetti pubblicata da
Napoleone Orsini (Shakespeare tradotto da Ungaretti, « Il Mon¬
do », Firenze, n. 6, 16 giugno 1945), apparsa in « Poesia », III-
IV, gennaio 1946, pp. 378-80, col titolo Per una traduzione sha¬
kespeariana.
A questi tre testi, nella Nota introduttiva ai 40 Sonetti, U. ag¬
giungeva più che altro delle osservazioni di carattere testuale
sulla propria traduzione, alcune delle quali in risposta a un al¬
tra recensione, quella di Salvatore Rosati in « Le Tre Arti »,
n. 2, 1° novembre 1945.
Un’ulteriore nota shakespeariana di U. apparve comunque, alcu¬
ni mesi dopo l’uscita dei 40 Sonetti (avvenuta nel luglio ’46),
nella « Fiera Letteraria » del 17 ottobre dello stesso anno, col
titolo Della metrica e del tradurre (vedi pp. 571-76), per discu¬
tere le osservazioni del' Pellizzi sui 40 Sonetti.
Il testo qui adottato è quello del 1962, pubblicato in « La Voce
delle arti e delle lettere », più agevole per chi non abbia sot¬
tomano il volume dei 40 Sonetti, dalla cui Nota introduttiva es¬
so deriva totalmente. U. vi soppresse solamente la parte di com¬
mento più minutamente testuale, cioè parte delle Note apparse
in « Poesia » in calce alle traduzioni, le due risposte, all’Orsini
e al Rosati, e i « chiarimenti » finali sulle traduzioni più re-
Saggi e Scritti vari 1943-1970 975
p. 571
DELLA METRICA E DEL TRADURRE In «Fiera Letteraria»,
a. I, n. 28, 17 ottobre 1946, pp. 1-2. Come s’è detto nella nota
precedente, questo scritto fu pubblicato diversi mesi dopo l’u¬
scita dei 40 Sonetti di Shakespeare, in risposta a un articolo di
Camillo Pellizzi sulla traduzione di U. apparso in un numero
precedente della « Fiera », e probabilmente è solo per questa ra¬
gione ch’esso non venne incorporato, nemmeno nella 2a edizione,
nella Nota introduttiva al volume dei 40 Sonetti.
1 Vedi Camillo Pellizzi, Ungaretti traduttore / I sonetti di Sha¬
kespeare, « Fiera Letteraria », a. I, n. 26, 5 ottobre 1946.
2 Vedi Ungaretti, Nota a 40 Sonetti di Shakespeare, Mondadori,
1946, pp. 25 e 36.
3 Ibidem, p. 35.
p. 517
[SULLA « FEDRA » DI RACINE] In Giuseppe Ungaretti, Vita
d’un uomo / Fedra di Jean Racine, Mondadori, Milano 1950,
pp. 5-11. È la Nota introduttiva alla traduzione della Fedra di
Racine. In essa U. convogliò buona parte di un testo su St.-John
Perse, Storia d’una traduzione, pubblicato poi ne « Il Popolo »
del 13 maggio ’50 (vedi nota p. 989', e più tardi, in versione fran¬
cese con l’originale italiano a piè di pagina, e il titolo Histoire
d’une traduction, nel numero 10, Eté-Automne 1950, pp. 81-85,
978 Note
p. 585
JAN VERMEER In « L’Approdo Letterario », Roma, n. 38,
aprile-giugno 1967, pp. 13-21. È la prefazione all’Opera com¬
pleta di Vermeer, Rizzoli, Milano 1967, dove fu pubblicata (pp.
5-8) col titolo Invenzione della pittura d'oggi.
I Si veda Breugbel il Vecchio, pubblicato nella « Gazzetta del
Popolo » del 30 maggio 1933, e incluso poi nel Deserto e dopo.
II discorso su Van Eyck, a cui U. qui si rifa direttamente, e
anzi letteralmente, lo si può trovare alle pp. 254-255 del Deserto
e dopo, la ediz.
p. 596
[DISCORSETTO SU BLAKE] In Giuseppe Ungaretti, Vita
d’un uomo / Visioni di William Blake, Mondadori, 1965, pp.
11-15. Questo scritto apparve come nota introduttiva al volume
di traduzioni dal poeta inglese William Blake, Visioni di William
Blake, col titolo Discorsetto del traduttore. Venne poi incluso
in Innocence et mémoire col titolo Note sur Blake. Seguendo
l’indicazione data da U. per la Note francese, ho soppresso il
paragrafo del Discorsetto riferentesi alla compilazione dell’Ap-
pendice del volume, paragrafo che riporto comunque più avanti.
La maggior parte della nota era già apparsa in due precedenti
occasioni, per accompagnare la pubblicazione di alcune delle poe¬
sie tradotte (è noto che il tradurre da Blake è stato per U. un
work in progress durato 35 anni). Dapprima, come Nota del
traduttore allegata in « Le Tre Arti » (a. II, n. 1, gennaio 1946,
p. 4) alla traduzione di tre poesie dalla prima parte del Mano¬
scritto Rossetti e dal Manoscritto Pickering, ed essa corrispon¬
de all’ultima parte del Discorsetto del ’65 (da « La Rivoluzione
dell’89, Blake fu il solo » alla fine) ma con tre brani poi sop¬
pressi e da me riportati più avanti. Qualche anno dopo, come
allegato, ma senza un titolo specifico, alla pubblicazione in « Gio¬
vedì » (a. II, n. 15, 9 aprile 1953, p. 6) di otto poesie tradot¬
te dai Canti d'innocenza e dalla prima parte del Manoscritto Ros¬
setti. Questa seconda nota coincide praticamente col Discorsetto,
il quale di testo nuovo presenta essenzialmente tre soli paragrafi
(a parte quello soppresso nel testo del presente volume), cioè i
due iniziali e il quinto (« Il miracolo, come facevo a dimenti¬
carmene... »). È da notare poi che il primo paragrafo del testo
di « Giovedì » appariva già all’inizio della nota posta da U. in
Saggi e Scritti vari 1943-1970 983
Interpretazione di Roma
p. 603
INTERPRETAZIONE DI ROMA In Eternità di Roma, a cura
di Massimo di Massimo, presentazione di Giuseppe Ungaretti,
Editalia, Roma 1965, pp. 9-12. Pubblicato dapprima, nella tra¬
duzione di Ph. Jaccottet, come préjace al volume Rome. Peintres
et Ecrivains, Mermod, Lausanne 1954, pp. XI-XXII, lo scritto
vide la luce in italiano, con qualche modificazione nel testo, so¬
lo undici anni più tardi, come introduzione al volume dell’Edi-
talia. Venne poi ristampato nel 1968, in un fascicolo di otto
pagine senza alcuna indicazione editoriale, e con numerosi tagli,
col titolo Interpretazione di Roma. Discorso di Giuseppe Unga¬
retti per il 2721° Natale di Roma; e in un analogo fascicolo
di 16 pp., il discorso venne pubblicato contemporaneamente dal¬
la rivista « Capitolium ». Fu incluso nel ’69 in Innocence et
mémoire col titolo A la lumière de Rome.
La presentazione del ’65 iniziava col seguente paragrafo, soppres¬
so su un dattiloscritto da U. durante la fase di preparazione del
presente volume:
Contemporanei
p. 615
GUILLAUME APOLLINAIRE In «L’Approdo Letterario»,
Roma, a. XIII, n. 38, aprile-giugno 1967, pp. 8-12. « Discor¬
so tenuto il 25 febbraio 1967 in occasione del gemellaggio
Parigi-Roma, per lo scoprimento della lapide sulla casa romana
vicino a quella ora distrutta dove risulterebbe sia nato il poe¬
ta »: così dichiarava U. in una nota in calce alla pubblicazione
del discorso sull’« Approdo ». La lapide si trova presso il n.
17 di Piazza Mastai, a Roma.
Il testo venne contemporaneamente pubblicato in « Capitolium ».
a. XLII, febbraio 1967, pp. 89-92, accompagnato da un servi¬
zio fotografico sulla cerimonia. Nell’« Approdo », esso apparve
con altri quattro scritti di U., su Breton, Utrillo, Vermeer e
Cagli, riuniti sotto il titolo generale Un mese di lavoro. Il ti¬
tolo che appare in testa alla pubblicazione in « Capitolium » (Il
ricordo di Apollinaire in Trastevere), non è di U.
Ricordando Apollinaire, U. riporto più volte il racconto della
sua ultima visita all’amico poeta appena morto, dall’articolo del
1919, Pittura, poesia, e un po' di strada (vedi pp. 20-26 del pre-
986 Note
p. 620
TESTIMONIANZA SU VALÉRY In « Poesia », III-IV, Mon¬
dadori, Milano, gennaio 1946, pp. 144-146. Pubblicata senza ti¬
tolo fra le Testimonianze su Valéry di poeti italiani contempo¬
ranei, raccolte da Enrico Falqui nel numero III-IV dei « Qua¬
derni Internazionali » da lui diretti per onorare Valéry, che era
morto il 20 luglio 1945. Scrissero con U. per l’occasione, Be¬
tocchi, De Libero, Grande, Luzi, Montale, Ortolani, Quasimodo,
Saba, Sinisgalli, Solmi e Vigolo.
p. 624
DISCORSO PER VALÉRY In « L’Approdo Letterario », Ro¬
ma, a. VII, n. 14-15 (nuova serie), aprile-settembre 1961, pp.
39-55. Letto dapprima a Genova il 12 giugno 1961, in occasio¬
ne d’una commemorazione di Valéry nel quadro della Semaine
Fran?aise, il saggio venne incluso poi in lnnocence et mémoire
(pp. 231-252), col titolo Hommage à Valéry.
Di .un’altra commemorazione di Valéry tenuta da U. a Genova,
quella del 7 maggio 1955, in occasione dello scoprimento d’una
lapide in Salita S. Francesco, sulla facciata di Palazzo Monta¬
naro, per ricordare la famosa Nuit de Génes, del 4-5 ottobre
del 1892 (« Nuit effroyable - passée sur mon lit - orage par-
tout — ma chambre éblouissante par chaque éclair - Et tout mon
sort se jouait dans ma téte. Je suis entre moi et moi », come
scriveva nelle note di diario riportate dalla figlia, Agathe Rouart-
Valéry), la notte in cui Valéry fu « folgorato » dalla decisione di
rinunciare alla letteratura, non ho trovato il testo tra le carte
di U. Non è improbabile che quella volta il poeta si sia limi¬
tato a un collage o a un montaggio di suoi scritti precedenti sul¬
l’autore de l’Ame et la danse, almeno a giudicare dai resoconti
del suo discorso fatti dai giornali di Genova.
p. 645
SOUVENIRS SUR JEAN PAULHAN In « Présence », Roma,
Deuxième année, n. 29, 22 Juillet 1945, p. 4. Pubblicato su
un settimanale culturale francese che si stampava a Roma nel¬
l’immediato dopoguerra, l’articolo fu poi incluso, « restaurato »
988 Note
p. 649
ST.-JOHN PERSE (STORIA D’UNA TRADUZIONE) In « Il
Popolo », Roma, 13 maggio 1950, p. 3. Come s’è accennato
nella nota al saggio su Racine (vedi p. 977), questo testo fu
scritto, probabilmente su richiesta di Jean Paulhan, per il nu¬
mero dedicato a Saint-John Perse dalla rivista « Les Cahiers
de la Plèiade », di cui Paulhan figurava come redattore-capo ma
ne era di fatto il direttore (vedi « Les Cahiers de la Plèiade »,
X, Été-Automne 1950, pp. 81-85). Il manoscritto reca in calce
l’annotazione « Dal prossimo numero dei “Cahiers de la Plèia¬
de” dedicato alla poesia di St.-John Perse ». Nei « Cahiers » il
testo apparve in versione francese (« Traduction de l’auteur » vi
è dichiarato in fondo), con l’originale italiano a piè di pagina
e titolo Histoire d’une traduction, mentre la nuova versione di
Jaccottet in Innocence et mémoire (pp. 269-272) reca come ti¬
tolo À Saint-John Perse. In concomitanza con l’invio alla rivi¬
sta francese, lo scritto, con qualche correzione, fu poi passato
da U. al « Popolo », e contemporaneamente utilizzato nella
Nota introduttiva alla Fedra di Racine.
Nel pubblicare nel 1931 su «Fronte» (a. I, n. 2, ottobre 1931),
e poi nel ’36 nel suo volume Traduzioni edito da Novissima,
la traduzione dell 'Anabasi di Perse, U. vi premetteva una nota
in cui diceva:
QaerFAnabasi che presento nella veste italiana, è uno dei rari
esempi recenti di poesia epica. È il tentativo audace e riuscito,
di fondere nella rappresentazione degli eventi d una gente, il
moto lirico, cioè la storia d’un io, dello «Straniero» legato
« ai suoi modi per le strade di tutta la terra ». E l anima del
poeta ha scelto per la sua fantasia quei luoghi che « dalle valli
e dagli altipiani, e dalle più alte pendici di questo mondo » arri¬
vando «sino alla scadenza delle nostre rive» contengono una
delle condizioni della vita leggendaria: spazio. Un’altra condi¬
zione epica ha il deserto: la sua gente è « di poco peso nella
memoria dei luoghi », ossia la vastità dello spazio la mantiene
quasi primitiva nei costumi e quasi innocente nelle intenzionii.
La natura dominando la civiltà, l’uomo essendo in balìa più
dell’elemento che della sua opera, in quei luoghi valgono storie
e non persone: l’uomo essendo cioè alle prese con la natura in
modo elementare e legato a sé e agli altri da vincoli quasi uni-
camente istintivi e religiosi, valgono in quei luoghi, l’oscurità
dei fenomeni naturali, il furore del sole, il clima a diversi pia¬
ni, il vento inospitale, lo spettacolo del disseccamento progres¬
sivo della terra, l’affannarsi d’un convoglio dietro un filo d ac¬
qua... Laggiù vale la sete, vale la sollecitazione dei sogni. «Lo
Straniero ha messo il dito nella bocca dei morti. »
990 Note
p. 653
MAGISTERO DI PIERRE JEAN JOUVE In « La Fiera Let¬
teraria », Roma, a. XII, n. 12, 24 marzo 1957, p. 3. Contem¬
poraneamente alla pubblicazione nella « Fiera », il testo appar¬
ve come presentazione nel volume: Pierre Jean Jouve, Poesie,
a cura di Nelo Risi, con una presentazione di Ungaretti, Ca¬
nicci, Roma 1957, pp.VII-IX. Venne incluso in Innocence et
mémoire col titolo Sous le signe de Niobé, che riprende un’e¬
spressione del testo stesso. Jouve aveva pubblicato nella « Nou-
velle Revue Frangaise » dell’ottobre 1931 una sua traduzione di
quattro poesie di U., i Canti I, II, V, VI della Morte medi¬
tata, usciti in quello stesso anno, ma in una redazione legger¬
mente diversa da quella che figurerà poi nelle diverse edizioni
di Sentimento del Tempo, i primi tre nella rivista « Fronte »
e l’ultimo nell’« Italia Letteraria ». (Le traduzioni furono ri¬
stampate da Vanni Scheiwiller quasi trent’anni dopo: Giuseppe
Ungaretti tradotto da Pierre Jean Jouve, All’Insegna del Pesce
d’Oro, Milano 1960.)
p. 655,
ANDRE BRETON In « L’Approdo Letterario », Roma, anno
XIII, n. 38 (nuova serie), aprile-giugno 1967, pp. 3-8. Stam¬
pato con altri testi sotto il titolo generale Un mese di lavoro,
lo scritto recava la nota: « Intervento alla tavola rotonda orga¬
nizzata dal Centre Culturel Frangais di Roma la sera del 16
febbraio 1967 in onore di André Breton ». (Breton era morto
pochi mesi prima, il 28 settembre del ’66, e alla table ronde
organisée en hommage à André Breton parteciparono, con Un¬
garetti, Murilo Mendes, Giordano Falzoni e Paul Teyssier.) Men¬
tre nell’« Approdo » come titolo figura semplicemente André
Breton, per la futura raccolta in volume dei suoi scritti critici
U. aveva scelto quello di Perché Breton mi fu caro, titolo che
nella traduzione: Raisons d'aimer Breton, appare anche in Inno¬
cenze et mémoire. Qui si è lasciato il titolo del testo a stampa.
Saggi e Scritti vari 1943-1970 991
p. 661
LA RIVISTA « COMMERCE » In Hommage à Commerce —
Lettres et Arts à Paris 1920-1935, Palazzo Primoli, Roma, 5
Décembre [1958]-30 Janvier [1959], Istituto Grafico Tiberi¬
no, Roma, pp. 14-16. Lo scritto apparve come introduzione al
catalogo della mostra documentaria sulla rivista « Commerce »
e la sua editrice, Marguerite Caetani, e venne poi ripubblicato
in « Prospettive Meridionali », a. V, n. 3-4-5, marzo-aprile-
maggio 1959, p. 123, col titolo La rivista « Commerce » che si
è qui adottato.
p. 666
CAVAFY, ULTIMO ALESSANDRINO In «L’Approdo», n.
516, lunedì 7 gennaio 1957, RAI, Radiotelevisione italiana, Sede
di Firenze, Sezione Programmi. Pubblicato nel fascicolo ciclo-
stilato n. 516 dell’« Approdo », settimanale radiofonico di let¬
tere ed arti, col titolo Ricordo di Cavafy. Il titolo qui adottato
fu dettato da U. durante la preparazione di Innocence et mé-
moire con me e con A. Marianni, nell’estate del 1967.
Come s’è già menzionato altrove, questo testo fu poi parzial¬
mente utilizzato nella Premessa al volumetto di Caterina Vas-
salini, In Grecia (Rebellato, Padova 1959, pp. 5-7) e nella ver¬
sione francese della nota su Racine (Innocence et mémoire,
pp. 213-214).
Una copia dattiloscritta con correzioni autografe (che sono state
riportate nella presente edizione) reca in calce l’annotazione
« Roma, il 7 dicembre 1956 ». Ho mantenuto la grafia usata da
U., Cavafy, anziché adottare quella oggi più corrente di Ka-
vafis.
p. 670
LA PITTURA DI FAUTRIER In Palma Bucarelli, Jean Fau-
trier, Prefazione di Giuseppe Ungaretti, Il Saggiatore, Milano
1960, pp. 9-11. Una versione abbreviata di questo testo, decur¬
tata cioè della pagina riferentesi al volume della Bucarelli, fu
stampata, col titolo La pittura di Fautrier (che s’è qui adottato),
nel catalogo della mostra personale di Fautrier alla galleria l’At¬
tico, Roma, gennaio 1963.
992 Note
p. 673
PEREGRINAZIONE CON UMBERTO SABA In « Il Popo¬
lo », Roma, 18 settembre 1957, p. 4. L’articolo apparve con¬
temporaneamente su « Il Popolo » e su « La Sicilia del Popo¬
lo ». Nel primo giornale aveva per titolo Testimonianza a Um¬
berto Saba / Da poeta a poeta, mentre il titolo nel secondo
giornale era Ungaretti ricorda Saba. In ambedue i casi si trat¬
tava evidentemente di titolazioni redazionali. Nel 1967, su delle
fotocopie del « Popolo » U. pose come titoli prima Saba, amico
mio, poi Peregrinazione con Umberto Saba. Un’eco di questo
secondo è nel titolo che lo scritto reca -in Innocence et mé-
moire, Avec Saba, ed è esso che si è adottato qui essendo stato
evidentemente l’ultimo scelto dal poeta in italiano.
Una eco della stima che U. ebbe subito per Saba è nella breve
recensione alla rivista « Primo tempo » che U. pubblicò, a firma
G.U., nel « Nuovo Paese » di Roma del 31 marzo 1923:
PRIMO TEMPO
In questa nostra epoca, dura e stupenda, varcando la quaran¬
tina par d’essere ancora ragazzi... Speranze, fede, amori, sacrifi¬
zio, entusiasmo, delusioni, vittoria si sono alternati così velo¬
cemente che gli anni non sono passati. E passano! Ci sono più
giovani di noi. Giacomo Debenedetti, Mario Gromo, Emanuele
F. Sacerdote, Sergio Solani che pubblicano a Torino « Primo
Tempo », rivista letteraria, non hanno ancora venticinque anni.
Beati loro! E sono tanto più invidiabili che alla loro freschezza
accoppiano un senno che forse noi anziani ancora non abbia¬
mo acquistato. L’umiltà! Non salgono in cattedra quei giovani,
non hanno da insegnare, da riformare, da sconvolgere; già l’a¬
stuzia di volere imparare. Dio li aiuti! E ci perdoni quest’ultima
dichiarazione orgogliosa: Lo vedete, noi che non ci decidiamo
a invecchiare, non abbiamo seminato invano...
In « Primo Tempo » abbiamo letto deliziosi canti di Umberto
Saba (gli amici gipvani, onorandolo particolarmente, c'invitano
ad accorgerci meglio di questo nostro coetaneo). E Saba ora ci
annunzia una collana di Sonetti autobiografici [i 15 sonetti di
Saba, intitolati Autobiografia, apparvero nel numero 9-10 di
« Primo Tempo », di 11 a poco7, d’un’ebrietà malinconica e
perfetta, come quella che viene dal vino che s’è spogliato, lim¬
pido, generoso, fragrante!...
p. 678
RICORDO DI BARILLI In « Galleria », Caltanissetta, a.
XIII, n. 3-4-5, maggio-ottobre 1963, pp. 207-209. Lo scritto ven¬
ne incluso da U. in Innocence et mémoire, dove appare col ti¬
tolo Souvenir de Barilli.
Saggi e Scritti vari 1943-1970 993
p. 681
RICORDO DI PEA In « L’Approdo Letterario », Roma, a. V,
n. 8, ottobre-dicembre 1959, pp. 28-31. Un primo breve schizzo
di questi ricordi su Pea è costituito dalla nota Una grande ami¬
cizia, apparsa sul « Corriere d’informazione », Milano, 11-12 ago¬
sto 1956, p. 9.
p. 685
PAROLE PER GADDA In « Palatina », Parma, a. VII, n. 25,
gennaio-marzo 1963, pp. 3-5. U. lesse dapprima questo testo per
presentare, nella sede romana d’una casa editrice, il libro di
Gadda, allora appena uscito. La cognizione del dolore (Einaudi,
Torino 1963).
p. 689
PREFAZIONE A «L’OSPITE DELL'HOTEL ROOSEVELT»
DI GIACOMO NATTA In Giacomo Natta, L’ospite dell’Hotel
Roosevelt, Edizioni della Meridiana, Milano 1953, pp. 7-10.
p. 693
PICCOLO DISCORSO SOPRA « DIETRO IL PAESAGGIO »
DI ANDREA ZANZOTTO In « L’Approdo », Roma, a. Ili,
n. 3, luglio-settembre 1954, pp. 59-62. Il titolo originale con cui
lo scritto apparve sull’« Approdo » era Piccolo discorso al Con¬
vegno di San Pellegrino sopra « Dietro il Paesaggio » di Andrea
Zanzotto. Su una copia dattiloscritta del discorso, U. soppresse
più tardi il paragrafo finale del discorso pronunciato al Conve¬
gno di San Pellegrino, e che fu riportato anche nel testo stam¬
pato:
p. 700
PER GIULIANI In « Il Verri », Milano, n. 20, febbraio 1966,
pp. 64-66. « Queste parole di presentazione furono lette da Giu¬
seppe Ungaretti il 16 giugno 1965 alla Libreria Feltrinelli di
Roma », dichiarava una nota in calce allo scritto nel « Verri ».
La presentazione, era stata quella del volume di Alfredo Giuliani
allora appena uscito, Povera Juliet e altre poesie, Feltrinelli, Mi¬
lano 1965.
994 Note
p. 703
«SICILIANA» DI MURILO MENDES In Murilo Mendes,
Siciliana, a cura di A.A. Chiocchio, prefazione di Giuseppe Unga¬
retti, Sciascia, Caltanissetta-Roma 1959, pp. 5-7. La Prefazione
reca in calce la data, Roma, il 19.1.1959. Essa venne poi ripub¬
blicata, col titolo, Il mio Brasile e un suo poeta, in « Successo »,
n. 2, giugno 1959, p. 129. Di Mendes, U. tradusse più tardi
Janela do Caos-, Murilo Mendes, Finestra del Caos, traduzione
di Giuseppe Ungaretti, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano 1961.
La prima stesura di tale traduzione era uscita nell’« Europa Let¬
teraria », n. 4, ottobre 1960, pp. 75-78.
p. 705
POESIA DI VINICIUS DE MORAES In « L’Approdo Lette¬
rario », Roma, n. 45, gennaio-marzo 1969, p. 14. Questa pagina
era seguita nell’« Approdo » dalla traduzione ad opera di U. di
cinque poesie di Vini'cius de Moraes: Patria mia, Poetica I, La
vita vissuta, Il tuffatore, Sonetto dell’amore totale.
p. 707
OSWALD DE ANDRADE In Oswald de Andrade, Memorie
sentimentali di Giovanni Miramare, a cura di Giovanni Cutolo,
Prefazione di Giuseppe Ungaretti, Feltrinelli, Milano 1970, pp.
V-VII. È l’ultimo testo critico pubblicato da Ungaretti, e pro¬
prio nel mese in cui compiva 82 anni. Ma quale giovanile, umo¬
rosa, impaziente aggressività di linguaggio, vi è ancora. Di O-
swald de Andrade, U. aveva tradotto le cronache in poesia Pàu
Brasil, pubblicate nel Deserto e dopo, Mondadori, Milano 1961,
pp. 383-390, e che davano poi il titolo all’intera sezione brasi¬
liana del volume.
p. 710
SULL’« ANTOLOGIA DEI POETI NEGRI D’AMERICA » DI
LEONE PICCIONI Questo testo fu letto alla libreria Paesi
Nuovi di Roma, per presentare il volume, allora da poco uscito,
Antologia dei poeti negri d’America, a cura di Leone Piccioni
e Perla Cacciaguerra (Mondadori, Milano 1964).
p. 714
[PER ALLEN GINSBERG] È il testo della presentazione fat¬
ta da U. a Napoli, presso la libreria Guida, il 10 febbraio 1966,
del volume antologico di poesie di Alien Ginsberg, Jukebox
all’idrogeno, tradotte da Fernanda Pivano (Mondadori, Milano
1965). U. aveva conosciuto Ginsberg a New York nella prima¬
vera del 1964, durante il periodo d’insegnamento alla Colum-
Saggi e Scritti vari 1943-1970 995
bia University, e con lui tenne poi letture di proprie poesie, nel
1967, a Spoleto e a Londra, rimaste memorabili. Nello stesso
Jukebox all’idrogeno, p. 306, il verso 6 della seconda sezione di
At Apollinaire’s grave, « Huidobro forgotten in tbe bony ocean
Ungaretti remembering white Public haìr\ Huidobro dimenticato
nell’oceano ossuto Ungaretti memore del bianco pelo pubico »,
è un’eco del loro primo incontro newyorchese. Scrive F. Pivano
in una nota al verso: « nel corso di una festa organizzata al
Greenwich Village in onore del grande poeta italiano, i poeti
presenti accettarono l’invito di donare alcuni peli del proprio
pube per una vendita all’asta in favore della rivista letteraria di
Ed Sanders [...] Per spiegarmi l’accostamento di questi due no¬
mi Ginsberg mi scrisse: “Huidobro è morto giovane e Ungaretti
ha vissuto così a lungo da poter offrire peli bianchi (C’est bian¬
che, c'est bianche) a New York per contribuire al catalogo di
oggetti memorabili di Ed Sanders”. Anche Ungaretti mi spiegò
questo verso scrivendomi: “Rammenta una strana cerimonia alla
quale Ginsberg e gli altri poeti avevano sottoposto i presenti, fa¬
cendo loro strappare ‘peli pubici’ da vendere all’asta in uno sca-
tolino, in occasione d’una lettura di poesie ch’era stata fatta per
festeggiarmi al villaggio” ».
Di questa presentazione, esistono due stesure manoscritte, in in¬
chiostro verde su fogli bianchi, alquanto diverse luna dall’altra,
senza titolo né data. Qui si pubblica, con un titolo puramente
indicativo, quella che appare come la redazione più ampia e
recente.
'Poetica
p. 723
RIFLESSIONI SULLO STILE In « Inventario », Milano, a. I,
n. 2, estate 1946, pp. 11-17. Come U. stesso dichiara nel corso
del saggio, questo testo deriva dalla prefazione ch’egli scrisse per
il catalogo della mostra che il pittore portoghese Antonio Pedro
tenne a San Paolo del Brasile nell’agosto del 1941, nel quale
esso appare in una anonima traduzione portoghese. Tale prefa¬
zione, sempre in portoghese, venne poi riprodotta integralmen-
Saggi e Scritti vari 1943-1970 997
p. 737
POETA E UOMINI In « L’Universitario », Roma, sabato 30
marzo 1946, p. 3. « L’Universitario » era l’organo dell’Interfacol¬
tà, cioè dell’organismo dirigente delle organizzazioni studentesche
di facoltà dell’Università di Roma, dove com’è noto U. era or¬
dinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea. L’arti¬
colo deriva in tutto da una più ampia lezione dell’anno accade¬
mico 1945-46, Introduzione alla Canzone «Alla Primavera », che
figurerà nel futuro volume delle Lezioni universitarie, e in cui
però le varie parti avevano un ordinamento completamente di¬
verso, sicché questa ne risulta di fatto una seconda stesura, sgan¬
ciata da una relazione troppo diretta con la Canzone leopardiana.
p. 741
INDEFINIBILE ASPIRAZIONE In « La Fiera Letteraria »,
Roma, a. X, n. 51, 18 dicembre 1955, p. 3. Il saggio venne- ri¬
preso sulla « Fiera » dalla Antologia popolare di poeti del Nove¬
cento, a cura di Vittorio Masselli e G.A. Cibotto, volume I,
Vallecchi, Firenze 1955, pp. 211-218, dove era apparso senza ti¬
tolo in testa alla scelta di poesie di U. (Nella « Fiera », oltre a
quella di U., apparvero sotto il titolo generale « Il nostro destino
di scrivere versi » le introduzioni alle proprie poesie scritte per
l’antologia da Saba, Montale, Cardarelli, Jahier, Quasimodo, Pa¬
lazzeschi, Betocchi e Valeri.) Venne poi incluso in Innocence et
mémoire, pp. 292-297, col titolo Une aspiration indéfinissable.
Il testo risale comunque al 1946-47. Il 22 ottobre 1946, U. inau¬
gurò con una sua lettura al Teatro dell’Opera di Sanremo gli
« Incontri con poeti e narratori » organizzati nella città ligure da
Mario Sogliano e Renzo Laurano. Un breve resoconto del discor¬
so di U. pare appunto riferirsi a Indefinibile aspirazione-, « “La
poesia” ha cominciato col dire Ungaretti “non è definibile ma
neppure estranea ad alcun essere umano” [...] Ungaretti ha bre¬
vemente riassunto l’evoluzione della sua poesia, cominciando da
quando egli sentì, come una missione (eppure egli ha detto di
non presumere di sé d’esser chiamato ad una missione), la neces¬
sità d’una radicale evoluzione della poesia italiana: reagire al
gonfio floreale dannunzianesimo, al paroliberismo futurista, ai
rimpicciolimenti della cosidetta poesia d’avanguardia. Riportare
la parola, questo austero segno della dignità umana, alla sua es-
Saggi e Scritti vari 1943-1970 999
scritto venne ripreso più tardi, dopo la stampa del Dolore (ago¬
sto 1947), per altre conferenze: un dattiloscritto leggermente più
breve,,ma analogo al testo della «Voce del Popolo», fa infatti
menzione anche della Terra Promessa e di Un Grido e Paesaggi
come già pubblicati. E ancora nel 1964, il 13 aprile, U. lesse il
testo quale era apparso nella « Fiera »’ ma col primitivo titolo
Ragioni d’una poesia, insieme a una scelta di sue poesie, alla
Casa italiana della Columbia University di New York.
I In una correzione molto tarda, la parola « tema » è cancellata
e sostituita con « musica ».
p. 747
RAGIONI DI UNA POESIA In « Inventario », Milano, a. II,
n. 1, primavera 1949, pp. 6-19. È questo uno dei testi conside¬
rati fondamentali da U. per la sua poetica, benché sia sostanzial¬
mente costituito da un montaggio di scritti che vanno dal 1922
al 1949: Dostoievski -e la precisione, Costanza del canto nella
poesia italiana, Attualità dell'arte, Libertà. (Per i primi due dei
quali, precisiamo che, poiché essi furono ritoccati o in parte
riscritti in occasione della stesura nel ’49 di questo saggio, la
loro inclusione qui non ne ha provocato una loro esclusione
come testi autonomi: si è preferito il rischio di qualche doppio¬
ne a quello di restituire incompleta la storia del discorso critico
ungarettiano. Quanto agli altri due, si vedano le note 4 e 8, più
avanti.)
Contemporaneamente a « Inventario », il saggio venne pubblica¬
to, col titolo Sentimento di Dio, nel volume collettivo II pro¬
blema di Dio, a cura di G. Savio e T. Gregory, Editrice Uni¬
versale di Roma, Roma 1949, pp. 327-348, senza altra modifica¬
zione che nel titolo. Più tardi, nel 1953, esso diventò buona par¬
te delle Quelques réflexions suggérées à l'auteur par sa poésie,
da U. premesse alla traduzione delle sue poesie in francese: Les
Cinq Livres, Texte frampais établi par l’Auteur et Jean Lescure,
Les Editions de Minuit, 1953, pp. 9-45. Queste furono in seguito
incluse, nella stessa traduzione di Lescure e col titolo Quelques
réflexions sur mon ceuvre, in Innocence et mémoìre, pp. 319-358.
II testo composito delle Quelques réflexions... venne infine ri¬
preso da U. nel 1969 e posto a capo del volume delle sue poesie
complete (Vita d’un uomo / Tutte le poesie, Mondadori, pp.
LIX-XCV) col titolo Ragioni d’una poesia. Quest’ultimo testo
però, così come quello delle Quelques réflexions..., risulta co¬
sì costituito: a) dal testo di Ragioni di una poesia di « Inven¬
tario », dall’inizio, alla fine dello scritto Attualità dell’arte-, b)
dal testo di Riflessioni sullo stile, del 1946, nella sua interezza,
ma col paragrafo iniziale leggermente modificato; c) ancora dal
Saggi e Scritti vari 1943-1970 1001
p. 768
SULLA POESIA (Intervista Radiofonica) In « Il Popolo », Ro¬
ma, 6 aprile 1950. Sul « Popolo » il testo recava come semplice
sottotitolo Pensieri di Giuseppe Ungaretti, ma si trattava in real¬
tà di un’intervista trasmessa dalla RAI nella rubrica « Scrittori
al microfono », nel marzo del ’50, e dalla RAI stessa poi pub¬
blicata nel volume collettivo Confessioni di scrittori (Interviste
con se stessi), I Quaderni della Radio, XI, Edizioni Radio ita¬
liana, Torino 1951, pp. 98-101.
Parti dell’intervista furono poi usate largamente da U. in scritti
posteriori.
p. 772
SU « UDII UNA VOCE » DI D.M. TUROLDO In David Ma¬
ria Turoldo, Udii una voce, con una Premessa di Giuseppe Unga¬
retti, Mondadori, Milano 1952, pp. VII-X. Questo testo costitui¬
sce la prima parte della Premessa al libro di poesie di padre Tu¬
roldo. Durante la preparazione di lnnocence et mémoire, e poi
del presente libro, U. aveva deciso di sopprimere le pagine finali,
dal testo del ’52, e includere le rimanenti tra gli scritti sulla
poesia. In lnnocence et mémoire esso figura infatti, così abbre¬
viato, nella sezione Poétique, col titolo A l’écoute d'Isàie.
Per l’edizione italiana dei saggi, l’autore aveva anche steso una
noticina preliminare al testo che diceva: « A un giovane mona¬
co poeta, David Maria Turoldo, le vicende degli anni terribili
dettarono un libro di poesia che ritengo dei più veri di quegli
anni. Le pagine che seguono, che portano il titolo di quel libro,
sono state ispirate meditandolo ».
Si riporta qui di seguito, per documentazione, la parte soppressa
della Premessa:
La poesia di Davide Turoldo è poesia che scaturisce da macera¬
mento per l’assenza-presenza dell’Eterno, presenza in tortura di
desiderio, assenza poiché dall’Eterno ci separa Veffimero nostro
stato terreno, al quale tiene tanto la nostra stoltezza. L’anno
liturgico, è, nelle pagine di questo libro, patito, contemplato,
minuto per minuto, nella sua verace parola:
Anche il tuo Verbo è celato
nella carne oscura.
... il Verbo
vivo che tace...
E dentro le case,
ognuno è solo
con la sua diffidenza.
p. 776
DOLORE E POESIA In AA.W., Il dolore e la gioia, Stu-
dium Christi, Roma 1956, pp. 107-128. È il testo di una confe¬
renza tenuta il 28 febbraio 1956 all’Angelicum di Roma, nel¬
l’ambito di un ciclo di conferenze religiose organizzate dallo
Studium Christi. Il Sonetto di Góngora Alla Nascita di Nostro
Signore, che Ungaretti riporta nella propria traduzione, presenta
Saggi e Scritti vari 1943-1970 1009
p. 792
DIFFICOLTÀ DELLA POESIA È un testo formatosi per suc¬
cessive elaborazioni ed accumulazioni nel giro d’una decina d’an¬
ni, e la cui redazione finale è inedita in italiano, mentre venne
inclusa, nella traduzione francese di Jaccottet, in Innocence et
mémoire (pp. 298-318), col titolo La crise de la poesie moderne.
Il nucleo originario del saggio è costituito dalle 3 parti di uno
scritto apparso in due puntate, col titolo unico Difficoltà della
poesia, nell’« Approdo » (anno I, n. 1, gennaio-marzo 1952, pp.
9-12, le parti I e II; e anno I, n. 2, aprile-giugno 1952, pp. 31-
34, la parte III. Delle tre parti, la prima svolge più direttamente
il tema proposto dal titolo, la seconda è una discussione del
Natale del 1833 di Manzoni, mentre la terza amplia il tema
del rapporto uomo-Dio proposto dal Natale del ’33, prendendo
in esame testi poetici di S. Francesco, Iacopone e S. Bernardo).
Le parti I e II vennero riprese, con poche modificazioni, nella
conferenza Riflessioni sulla difficoltà d’intendimento della poesia,
tenuta a Milano il 2 ottobre 1957 per inaugurare i Corsi di
Cultura per Adulti dell’Unione « Coscienza », e il cui testo ven¬
ne dall’Unione stessa stampato in una plaquette fuori commer¬
cio. Le parti II e III erano state inserite l’anno precedente
nella conferenza Dolore e poesia tenuta all’Angelicum di Roma
(vedi in proposito p. 1009).
Il testo della conferenza di Milano del 1957, che costituisce so¬
stanzialmente l’ossatura di questo saggio, venne ampliato poi nel
1963, quando U. pensò di utilizzarlo per un’altra conferenza,
che non ricordo se egli tenne poi o meno. Il testo stampato dal-
Saggi e Scritti vari 1943-1970 1013
tutto, non affronta privo di risorse nulla di ciò che deve avve¬
nire; ma contro la morte, invano chiede aiuto ».
Quest’acino è stato proposto ai nostri dibattiti per tema: « Il
carattere e lo sviluppo delle avanguardie nelle lettere europee
contemporanee ». Non mi spetta, né intendo, né saprei antici¬
pare le conclusioni alle quali si giun’gerà. Ma, riflettendo a
quelle frasi citate dell’Antigone, mi tornava a mente che l'uo¬
mo, per illudersi d’essere immortale, aveva a disposizione, e lo
sapeva bene Sofocle, la parola della poesia e la sopravvivenza
che il succedersi delle generazioni assicura. Sono pensieri che
stupendamente svolge Shakespeare nei suoi Sonetti. Mi pongo
questa domanda: Esiste ancora la possibilità d’un linguaggio di
poesia? Oggi il terrtpo è divenuto tanto veloce che pare non esi¬
sta più possibilità di rapporto tra tempo e spazio, che pare non
esista più durata, cioè non esista più possibilità di contempla¬
zione e, per conseguenza, di espressione di poesia.
Non esiste più possibilità alla contemplazione umana di conce¬
dersi una durata? di concedere alla poesia l’atto di trovare un’e¬
spressione duratura? È diventato atto disperato ciò che oggi si
chiama poesia? Non può andare avanti se non per disintegra¬
zione e denigrazione della parola ciò che si chiama oggi poesia
scritta? se non cambiando d’attimo in attimo modi che diver¬
ranno passato e cadranno nell’oblio in meno d’un battere d’oc¬
chio? La natura, già se ne lamentava Essenin, d’attimo in attimo
scompare. L’uomo davanti ai mezzi automatici, capitola, anch’e¬
gli diventa pupazzo da fantascienza, si destituisce.
4 La conferenza del ’57 presentava un periodo finale in più, ri¬
spetto al testo definitivo del ’63:
Così, tra gli artisti d'oggi, sono arrivati a snodare qualche vol¬
ta canti tragici e puri Valéry e Mahler, Braque e Kandinsky, e
alcuni contemporanei pittori e poeti e musicisti di casa nostra.
Avere luce nel cuore è difficile, soffrire e morire non sono che
la sorte di tutti.
p. 815
UNGARETTI COMMENTA UNGARETTI In « La Fiera Let¬
teraria », Roma, a. XVIII, n. 37, 15 settembre 1963, pp. 1-2 e
a. XVIII, n. 38, 22 settembre 1963, pp. 1-2. Questo commento
di U. alle proprie poesie dell 'Allegria e del Sentimento del
Tempo era stato dettato al magnetofono dall’autore per una se¬
rie di radiotrasmissioni dal titolo « Ungaretti letto e commen¬
tato da Ungaretti », che andarono in onda a cura di Elio Filippo
Accrocca e Furio Sampoli nella primavera-estate del 1963. La
« Fiera » lo pubblicò, per concessione della Radio Italiana, in
due puntate nel -settembre dello stesso anno. Il titolo e i sot-
Saggi e Scritti vari 1943-1970 1015
totitoli, che si sono messi tra parentesi quadre, sono forse reda¬
zionali. U. utilizzò solo in minima parte questo autocommento
nelle Note da lui stese per l’edizione definitiva di tutte le sue
poesie: vedi Vita d’un uomo / Tutte le poesie, Mondadori,
1969, pp. 497-542.
Poiché di questo commento non s’è trovato il manoscritto, e il
testo della « Fiera » è in qualche punto incompleto, si è do¬
vuto in tali punti emendarlo, e le correzioni si sono poste tra
parentesi quadre.
p. 829
A PROPOSITO DI CRISI DEL LINGUAGGIO (Prolusione
'all’Incontro tra poeti italiani e sovietici) In « La Fiera Lette¬
raria », Roma, 20 ottobre 1957. Questo discorso venne letto in
occasione di un Incontro tra poeti italiani e sovietici, organizza¬
to dalla Associazione Italia-URSS e svoltosi a Roma, l’8 otto¬
bre 1957. Sulla « Fiera Letteraria » venne pubblicato col titolo
A proposito di crisi del linguaggio / Uno scrittore, un poeta
è sempre impegnato, titolo che, pure riproducendo un’espressio¬
ne del testo, è, come molti di quelli della « Fiera », impro¬
babilmente dell’autore. Un ciclostilato rinvenuto tra le car¬
te del poeta, e che deve essere stato distribuito durante i la¬
vori dell’Incontro, reca il titolo Prolusione di Giuseppe Un¬
garetti all’« Incontro tra poeti italiani e sovietici ». Solo l’oc¬
chiello, nella « Fiera », ha qualche possibilità di risalire a U.
Sulla « Fiera Letteraria » del successivo 10 novembre, poi, sotto
il titolo Incontri e scontri di Ungaretti, veniva pubblicata una
lettera dell’autore al Direttore che indicava numerosi errori nel
testo stampato del discorso, errori che sulla scorta di tale let¬
tera si sono qui corretti.
In questo testo, per una sua buona metà, U. utilizzò alcune pa¬
gine del discorso Riflessioni sulla difficoltà d’intendimento della
poesia, che aveva letto a Milano una settimana prima, appor¬
tandovi qua e là delle variazioni. Le pagine in questione sono
le prime due, da « Alcuni anni fa, e precisamente nel 1950 » a
« e che ritengo possegga la poesia, la vera »; poi, .più avanti, il
brano da « Le mie convinzioni rimangono dunque quelle che
sono sempre state » a « alla storia intesa biologicamente »; quin¬
di parte delle ultime pagine, all’incirca da « È errore parlare di
Decadentismo riferendosi all’arte d’oggi » alla fine, ma soppres¬
sivi tutti i passi riferentisi a Leopardi.
1 Nel suo Traduzioni, Edizioni di Novissima, Roma 1936, in cui
1016 Note
p. 835
INTERVISTA CON F. CAMON In II mestiere dì poeta, Au¬
toritratti critici a cura di Ferdinando Camon, • Lerici, Milano
1965, pp. 23-30. L’intervista ebbe luogo a Venezia nel gennaio
1965.
1 U. qui è stato tradito dalla memoria. Lo scritto citato da Ca¬
mon, Vecchie carte / Bei libri di guerra, pubblicato nell’« Ap¬
prodo » del gennaio-marzo 1958, è un vecchio articolo del ’30
inedito, riesumato nel ’58 appunto, e la guerra di cui vi si
parla, è la prima e non la seconda guerra mondiale.
2 Nel dattiloscritto definitivo dell’intervista, di cui si conserva
copia tra le carte di U., figurava a questo punto la seguente
domanda-e-risposta, che non appare nel volume:
Camon Barante la guerra, lei non fu fatto ufficiale. Come
mai?
Ungaretti Sono stato allievo ufficiale, a Campolongo. Non avevo
né desiderio né intenzione di fare l’ufficiale, ma sono stato man¬
dato d’autorità al corso; e alla fine del corso sono stato riman¬
dato al Reggimento perché inetto al comando.
3 Vedi Su «Udii una voce» di B.M. Turoldo, p. 772 del pre¬
sente volume.
p. 842
DELLE PAROLE ESTRANEE E DEL SOGNO D’UN UNI¬
VERSO DI MICHAUX E FORSE ANCHE MIO Questo te¬
sto fu scritto per il numero dei « Cahiers de l’Herne » dedi¬
cato a Michaux (« Les Cahiers de l’Herne», 8, Henri Michaux,
Saggi e Scritti vari 1943-1970 1017
Cultura
p. 847
MISSIONE DEL LETTERATO In Dopo il diluvio, Somma¬
rio dell’Italia contemporanea, a cura di Dino Terra, Garzanti,
Milano 1947, pp. 3-11. Lo scritto di U, è il primo dei 32 saggi
di scrittori italiani che costituiscono il volume antologico. Ven¬
ne incluso in Innocence et mémoire, a chiusura e in certo mo¬
do a sigillo del volume, col titolo Mission de l’écrivain.
In più punti cambiato qua e là, talvolta sensibilmente, nella ve¬
ste formale, e con la sostituzione di due brani, come si speci¬
ficherà nelle note 1) e 3), esso venne poi letto al Secondo Con¬
vegno internazionale per la Civiltà e la Pace cristiana, a Fi¬
renze, nel giugno del 1953, e pubblicato, col titolo Responsa¬
bilità del poeta, nel volume Preghiera e Poesia, Atti del II
Convegno internazionale per la Civiltà e la Pace cristiana, Ci¬
viltà e Pace, Firenze 1954, pp. 79-86. Nella « Relazione » fio¬
rentina, era inoltre aggiunto un periodo di esordio:
Ciò che dirò non ha peso se non come testimonianza della mia
esperienza, lunga esperienza, d’uomo e d'artista.
Tale relazione venne anche pubblicata, col titolo II poeta e la
sorte dell’uomo, in « Giovedì » del 2 luglio 1953, pp. 1 e 5.
Nel testo qui dato, s’è tenuto conto di alcune correzioni por¬
tate dall’autore su copie dattiloscritte delle due redazioni del
saggio posteriori alle stampe.
1 In Responsabilità del poeta, tutto il passo successivo, fino
alla fine del paragrafo (da « Un libro che scorrevo l’altra se¬
ra » a « quanto più l’umano essere alle altre la accomuni », cioè)
è sostituito dal seguente (in cui tra l’altro U. si rifà a letture
più recenti):
Anche Dante la pensava così, e nel suo trattato Monarchia
1018 Note
p. 855
L’ARTISTA NELLA SOCIETÀ MODERNA In « Aut Aut »,
Milano, n. 11, settembre 1952, pp. 381-390. Il testo stampato
dall’UNESCO, su un foglio volante di quattro pagine, in occa¬
sione della Conferenza veneziana del ’52, e ripreso in « Aut
Aut », iniziava con alcuni paragrafi, da U. soppressi su un dat¬
tiloscritto del discorso durante la preparazione del presente vo¬
lume, che dicevano:
1020 Note
p. 847
[ INTERVENTION A LA Ie RENCONTRE EST-OUEST] In
« Comprendre », Venezia, numéro 16, Septembre 1956, p. 258.
L’incontro tra scrittori occidentali e sovietici, organizzato dalla
Società Europea di Cultura, ebbe luogo a Venezia dal 25 al 31
marzo 1956. U. pronunciò il suo intervento nella 5a seduta della
Rencontre, il 28 marzo.
p. 870
L’AMBIZIONE DELL’AVANGUARDIA In «Il Verri», Mi¬
lano, a. Vili, n. 10, ottobre 1963, pp. 42-45. Ad eccezione del
paragrafo finale, questo testo riproduce sostanzialmente la Let¬
tera a Leonardo Sinisgalli apparsa ad apertura del primo nu¬
mero di «Civiltà delle Macchine», nel gennaio 1953. Poche e
poco rilevanti le varianti. La Lettera iniziava con le parole:
« Caro Sinisgalli, mi chiedi quali riflessioni mi vengono sugge¬
rite dal progresso moderno, irrefrenabile, della macchina. Tocca
esso l’arte del poeta? È implicita in esso un’ispirazione poetica?
Ho detto una volta... », e proseguiva quindi come nello scritto
del « Verri ». Il quale stava a rappresentare l’intervento di U.
alla discussione sul tema « Avanguardia e impegno » promossa
Saggi e Scritti vari 1943-1970 1021
P.S. Per il senso preciso nel quale va inteso ciò che dico del¬
l’Avanguardia, riporto da un mio intervento alla TV (27.4.1963) :
« Capisco le difficoltà di fronte alle quali si trova un artista:
l’arte non è uno strumento di precisione come quello fondato
sui calcoli, che pure l’arte deve emulare poiché, alla percezione
dei sensi, va incessantemente trasformando mondo e società; ca¬
pisco che il compito dell’artista d’oggi non è compito facile
e ch’egli possa trovare anche chi l’accusi di non essere un uomo
che tenga conto della vocazione umana dell’artista. Quando io
guardo Guernica di Picasso e vedo il toro che si avventa, mo¬
strando ora qua ora là nei fori della rete, il muso stralunato,
l’occhio orrendo, e vedo nelle stesse maglie poi affacciarsi l’uo¬
mo sereno che aspetta sereno il mostro per affermare l’umana
libertà, sempre alla fine vittorioso, questi effetti anche se sono
raggiunti con mezzi non accademici, so che sono dovuti a una
grande conquista umana. Quando io guardo gli Otages di Fau-
trier, e sono le pitture dove si vede Come durava fatica a spez¬
zare le sue catene la passione di libertà della Resistenza, so che
il pittore ha compiuto opera umana in modo stupendo. Quando
io guardo un quadro di Burri e vedo che, ritornato dai campi
di concentramento nazisti, egli mostra come un bubbone che si
vuota, la fantasia di quei carnefici, e mostra il sangue e il fuoco
che furono il prezzo della libertà, come un’eruzione imposta da
un disumano cratere, io sento che Burri è profondamente umano.
In realtà Burri era tornato da un campo di prigionia ameri¬
cano, ma questa unicità di senso della lettura ungarettiana (arte/
libertà) in Picasso, Fautrier e Burri, attesta quanto fosse indi-
1022 Note
p. 874
LA CULTURA NEL TEMPO In « Civiltà delle macchine »,
Roma, a. . XI, n. 6, novembre-dicembre 1963, pp.- 17-18. Lo
scritto di « Civiltà delle macchine » venne più tardi ripubbli¬
cato senza cambiamenti, e con lo stesso titolo, in « Homo », a.
Vili, n. 4, aprile 1967, pp. 15-17. Il nostro testo tiene comun¬
que conto di alcune aggiunte ad esso apportate dall’autore in
un dattiloscritto del 1966. I brani aggiunti -nel ’66 sono posti
tra parentesi quadre.
Il dattiloscritto del ’66, che recava il titolo Industria e cultura,
era stato preparato per essere letto a una tavola rotonda pro¬
mossa da « Civiltà delle macchine » per il 30° anniversario del-
l’IRI, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale, sostenitore fi¬
nanziario della rivista, da tempo passata dalla direzione di Leo¬
nardo Sinisgalli a quella di Francesco d’Arcais; ma venne poi
forse sostituito all’ultimo momento da un altro discorso, per¬
ché tra le carte di U. si trova un ulteriore dattiloscritto, con
il medesimo titolo e anch’esso del ’66, anch’esso preparato per
la stessa occasione, e non ricavato da uno specifico scritto
precedente, anche se molti dei temi in esso espressi si trovano
già in suoi scritti anteriori. Però neppure è da escludere che
proprio questo secondo scritto, che riproduciamo qui di seguito,
fosse quello in realtà destinato dapprima alla lettura, e che poi
U. avesse stabilito di riprendere in sua vece, ampliandolo, lo
scritto del ’63.
INDUSTRIA E CULTURA
p. 880
[EN FACE D’UNE CRISE DE LANGAGE...] Questo testo è
tratto dalla fotocopia di un dattiloscritto senza titolo (quello
qui adottato è un’espressione tolta al testo), datato Paris, le 18
novèmbre 1966, e recante in margine la didascalia: '« Interven-
tion de M. Giuseppe Ungaretti, membre de la Délégation ita-
lienne, au sujet de la "Création artistique" (Section 3.33 du
projet de Programme de l’UNESCO pour 1967-1968) ».
,
1918
Zona di guerra / Vivendo con il popolo, « Il Tempo », Roma,
4 gennaio.
Noterelle di poesia / Il ritorno di Baudelaire, « Il Tempo »,
Roma, 24 marzo.
1919
Italia, Francia e Jugoslavia, « Il Popolo d’Italia », Milano, 11
febbraio.
Attorno alla conferenza di Parigi / Per l’espansione italiana nel
mondo, « Il Popolo d’Italia », 16 febbraio.
Verso un’arte nuova classica / Prefazione alla seconda edizione
del « Porto Sepolto », « Il Popolo d’Italia », 10 marzo.
Lettere Parigine / Relazioni intellettuali: I - Lettera aperta a
Paul Fort, principe dei poeti di Francia. II - Rapporti politici
ed economici, « Il Popolo d’Italia », 6 maggio.
Lettere Parigine fi — Blocco sbloccato. II - Una psicologia
del Tedesco, «Il Popolo d’Italia», 14 maggio.
Giovanni Papini: « Giorni di Festa », « Littérature », Paris, n.
4, Juin, p. 16.
Lettere Parigine / Novità di Russia: Chi è Koltciak? Gli Stati
Uniti di Russia, « Il Popolo d’Italia », 7 giugno.
Lettere Parigine / Politica e onestà. Sonnino e Venizelos, « Il
Popolo d’Italia », 27 giugno.
Lettere Parigine / L'avvento del sindacalismo, « Il Popolo d’I¬
talia », 28 giugno.
Lettere Parigine / Dalla Lega Danubiana all’Africa, « Il Popolo
d’Italia », 1° luglio.
Le repubbliche del Caucaso e l’Italia, « Il Popolo d’Italia », 8
luglio.
Italia, « Il Popolo d’Italia », 13 luglio.
14 luglio, « Il Popolo d’Italia », 14 luglio.
Documenti / Metodi, forme, risultati del Bolscevismo. La dot¬
trina e la... pratica, « Il Popolo d’Italia », 16 luglio.
Grecia e Bulgaria / Wilson e Latinità, « Il Popolo d’Italia »,
26 luglio.
1028 Bibliografia
1920
Pourquoi écrivez-vous? / Réponse, « Littérature », Paris, n. 11,
Janvier, p. 26.
Com’è stato eletto il nuovo presidente della Repubblica Fran¬
cese, « Il Popolo d’Italia », 23 gennaio.
Giovanni Rapini, « Don Quichotte », Paris, 7 Mars.
Brève histoire de notre jeunesse, « Don Quichotte », 6 Juin.
Le mouvement littéraire en Italie / La doctrine de « Lacerba »,
« L’Esprit Nouveau », Paris, n. 2, Novembre, pp. 200-205.
1921
L’affaire Barrès / Témoignage, « Littérature », Paris, n. 20,
Aout, pp. 16-18.
1922
A proposito di un saggio su Dostojevski, « La Ronda », Roma,
a. IV, n. 1, gennaio, pp. 68-69.
1923
Monsieur Muret, la prudenza e l’Ungheria [firmato giunga], «Il
Nuovo Paese », Roma, 9 gennaio, p. 3.
1030 Bibliografia
1924
Un précurseur de Des Esseintes [Lorenzo Magalotti], « L’Italie
Nouvelle », Paris, 17 Février.
Esordio, « La Spettatore Italiano », Roma, n. 1, 1° maggio,
pp. 57-60.
Gli ottantanni di Anatole France, « Lo Spettatore Italiano »,
n. 2, 15 maggio, pp. 143-147.
Jacques Rivière o la riabilitazione del « sentimento », « Lo
Spettatore Italiano », n. 3, 1° giugno, pp. 258-262.
Elogio della borghesia, « Lo Spettatore Italiano », n. 4, 15 giu¬
gno, pp. 360-364.
Elogio della Borghesia, « L’Idea Nazionale », Roma, 17 giugno.
Sottilità poetica, « Lo Spettatore Italiano », n. 6, 15 luglio, pp.
541-544.
L’estetica di Bergson, « Lo Spettatore Italiano », n. 7, 1° ago¬
sto, pp. 60-66.
Lo stile di Bergson, « La Spettatore Italiano », n. 8-9, 15 agosto-
1° settembre, pp. 172-174.
Le départ de notre jeunesse, « L’Esprit Nouveau », Paris, n. 26,
Octobre.
Freud e il freudismo, « Lo Spettatore Italiano », n. 12, 15 otto¬
bre, pp. 384-388.
Bibliografia 1031
1925
Jacques Rivière è morto, « L’Idea Nazionale », Roma, 19 feb¬
braio.
Gratitude [à Jacques Rivière], «La Nouvelle Revue Fran?aise »,
Paris, ler Avril, pp. 683-685.
André Gide, « Il Convegno », Milano, 30 aprile, pp. 177-181.
Premessa a: Tre prose di Pascal, Traduzione di Giulio Locatelli,
Editrice F.I.U.C., Roma, maggio (pp. 5-7).
La rinomanza di Paul Valéry, « La Fiera Letteraria », Milano,
13 dicembre.
Le secret de Lautréamont, in Le cas Lautréamont, « Le Disque
Vert », Paris-Bruxelles, pp. 59-65.
1926
A proposito dell'Accademia, « Il Mattino », Napoli, 28-29 gen¬
naio.
Di palo in frasca / Primavera parigina. L’ultimo tram a vapore.
Sorel, Bergson, Benda, Péguy. Dialogo intorno al mito. Bourges
e Mallarmé. La vita e l’opera di Bourges, « Il Mattino », Napo¬
li, 12-13 febbraio.
Barbe finte, « Il Mattino », Napoli, 25-26 febbraio.
Il ritorno dell’emigrante, « Il Mattino », Napoli, 17-18 aprile.
A proposito di francesi intelligenti [Lettera al Direttore], « Il
Tevere », Roma, 19 aprile.
Dall’Estetica all’Apocalisse, o I denti di Zimbo, « Il Mattino »,
Napoli, 6-7 maggio.
Arte e problemi / Innocenza e memoria, « Il Mattino », Napoli,
21- 22 maggio.
Arte e problemi / Appunti di Valéry, « Il Mattino », Napoli,
3-4 giugno.
Arte e problemi / L'esportazione letteraria, « Il Mattino », Na¬
poli, 25-26 giugno.
Di palo in frasca / Lo stile di Bergson, « Il Mattino », Napoli,
8-9 luglio.
Le disgrazie di Bontempelli [firmato Torcibudella], « L’Italia¬
no », Bologna, 15-30 luglio.
Una lettera di Giuseppe Ungaretti, « Il Tevere », Roma, 2
agosto, p. 3.
Arte e Problemi / Gli artisti chiedono un capo: Soffici, « Il Mat¬
tino », Napoli, 22-23 agosto.
Innocenza e memoria, « L’Italiano », Bologna, 7 ottobre.
Per l’espansione culturale all’estero, I, « Il Mattino », Napoli,
14-15 ottobre.
Per l’espansione culturale all’estero, II, « Il Mattino », Napoli,
22- 23 ottobre.
1032 Bibliografia
1927
Stato della prosa francese, « Il Mattino », Napoli, 1-2 gennaio.
Del più e del meno / Bluff o arte? Per l’espansione culturale
all’estero. Classico, romantico, corbellerie, « Il Mattino », Na¬
poli, 26-27 gennaio.
Stato della prosa francese, « L’Italiano », Bologna, 15 febbraio.
Originalità del fascismo, « Il Mattino », Napoli, 20-21 feb¬
braio.
Del più e del meno / L’endecasillabo. Arte e denaro, « Il Matti¬
no », Napoli, 4-5 marzo.
Montaigne a Roma, « Il Mattino », Napoli, 24-25 marzo.
Difesa dell’endecasillabo, « Il Mattino », Napoli, 31 marzo-l°
aprile.
Metrica o estetica?, « Il Mattino », Napoli, 19-20 aprile.
Del più e del meno / La pania indiana, « Il Mattino », Napoli,
28-29 aprile.
Dna difesa dell'Occidente, « Il Mattino », Napoli, 5-6 giugno.
Come un Ebreo diventò Lord, I, « Il Mattino », Napoli, 6-7
luglio.
Come un Ebreo diventò Lord, II, « Il Mattino », Napoli, 9-10
luglio.
Baruffe d’artisti o battaglia per l’Arte?, « Il Mattino », Napoli,
14-15 agosto.
Commemorazione del futurismo, « Il Mattino », Napoli, 27-28
agosto.
Dostoievski nazionalista e imperialista, « Il Mattino », Napoli,
27-28 settembre.
Dna lettera di Giuseppe Dngaretti, « Il Tevere », Roma, 9 no¬
vembre.
Il «900» e i Soviet [firmato Torcibudella], «L’Italiano», Bo¬
logna, 20 dicembre.
1928
Arte, affari e abracadabra, « Il Resto del Carlino », Bologna,
21 luglio.
Di un difetto della critica, « Il Resto del Carlino », 23 agosto.
Valloni e fiamminghi, « Il Resto del Carlino », 28 settembre.
Bibliografia 1033
1929
Pace e guerra, « Il Tevere », Roma, 9-10 gennaio.
La nostra salvezza, « Il Tevere », 21-22 gennaio.
Del pudore, « Il Tevere », 29-30 gennaio.
Il Perdigiorno, « Il Resto del Carlino », Bologna, 6 febbraio.
Pegaso, « Il Tevere », 7-8 febbraio.
C'è un sentimento..., « Il Tevere », 21-22 febbraio.
Immagine dell’Umanista, « Il Resto del Carlino », 1° marzo.
Vogliamo essere audaci?, « Il Tevere », 7-8 marzo.
Il nuovo mago, «ITTevere», 20-21 marzo.
Torre d’avorio?, « Il Tevere », 2-3 aprile.
Tre riflessioni, « Il Tevere », 11-12 aprile.
Critica e arte, « Il Tevere », 24-25 aprile.
Prefazioni / «Odor di terra» [di Corrado Pavolini], «L’Italia
Letteraria », Roma, 28 aprile.
L’insonne, « Il Tevere », 7-8 maggio.
Idee politiche di Dostoievski, « Il Resto del Carlino », 8 maggio.
Risposta all’anonimo, « Il Tevere », 16-17 maggio.
Le elezioni inglesi e le donne, « Il Tevere », 29-30 maggio.
Magia o prepotenza del denaro?, «Il Tevere», 10-11 giugno.
La poesia contemporanea è viva o morta? Che cosa risponde Giu¬
seppe Ungaretti, « L’Italia Letteraria », Roma, 16 giugno.
Filosofia fantastica, « Il Tevere », 19-20 giugno.
Lode dell’azione, « Il Tevere », 2-3 luglio.
Storia di spiriti, « Il Tevere », 15-16 luglio.
Dignità dell’uomo, « Il Tevere », 27-28 luglio.
Un romanzo, « Il Tevere », 9-10 agosto.
Sarà vero..., «Il Tevere», 19-20 agosto.
Novità in Cina, « Il Tevere », 27-28 agosto.
Commento a Calshot, « Il Tevere », 9-10 settembre.
Politica americana, « Il Tevere », 21-22 settembre.
Per Mallarmé, « Il Tevere », 28-29 settembre.
Ancora per Mallarmé, « Il Tevere », 2-3 ottobre.
L’arte che si capisce, « Il Tevere », 5-6 ottobre.
La preparazione diplomatica della guerra del ’59 / (da nuovi do¬
cumenti), «Il Popolo d’Italia», Roma, 11 ottobre.
L’arte è novità, « Il Tevere », 19-20 ottobre.
Classico, romantico..., « Il Resto del Carlino», 23 ottobre.
Pericolo giallo, « Il Tevere », 31 ottobre-l° novembre.
Saggisti francesi, « L’Italia Letteraria », Roma, 17 novembre.
La lingua che capiva, « Il Tevere », 29-30 novembre.
1034 Bibliografia
1930
Prefazione a: Franz Hellens, L’Ingenuo, Traduzione di Salvatore
Rosati, Vecchioni, L’Aquila (pp. 7-21).
Intelligenza e pedanteria, « Il Tevere », Roma, 28-29 gennaio.
Idee e lettere della Francia d’oggi / Perché scrivete voi?, « L’I¬
talia Letteraria », Roma, 2 marzo.
Leopardi: « Notes et Pensées », Introduction et traduction de
G.U., «La Nouvelle Revue Frangaise», Paris, ler Avril, pp.
462-469.
Idee e lettere della Francia d’oggi / L’uomo buio, « L Italia Let¬
teraria », 13 aprile.
Idee e lettere della Francia d’oggi / Il passato di Lautreamont,
« L’Italia Letteraria », 27 aprile.
Idee e lettere della Francia d’oggi / Odore di bruciato, « L’Ita¬
lia Letteraria », 22 giugno.
La critica alla sbarra, « Gazzetta del Popolo », Torino, 31 di¬
cembre.
1931
Prefazione a: Aldo Capasso, Il passo del cigno ed altri poemi,
Buratti, Torino.
Il premio « Umberto Fracchia » a Bruno Barilli, « L’Italia Let¬
teraria », 18 gennaio.
Ora lo ricordo / In memoria di Umberto Fracchia, « L’Italia
Letteraria », Roma, 25 gennaio.
Borghesia, « Gazzetta del Popolo », Torino, 30 gennaio.
Cause della crisi moderna, « Gazzetta del Popolo », 28 febbraio.
Lo scrittore italiano, « Gazzetta del Popolo », 22 marzo.
Viaggio in Egitto / Per mare interno, « Gazzetta del Popolo »,
9 luglio.
Viaggio in Egitto / Una grande avventura, « Gazzetta del Po¬
polo », 11 luglio.
Viaggio in Egitto / La colonna romana, « Gazzetta del Popo¬
lo », 16 luglio.
Viaggio in Egitto / Pianto nella notte, « Gazzetta del Popolo »,
21 luglio.
Viaggio in Egitto / Rivalità di tre potenze, « Gazzetta del Po¬
polo », 1° agosto.
Notes et discussions f Histoire de Dada, « La Nouvelle Revue
Frangaise », Paris, 1“' Aout, p. 328.
Bibliografia 1035
1932
Il premio « Fracchia » ad Aldo Capasso / Un giudizio di Unga¬
retti, « Gazzetta del Popolo », Torino, 13 gennaio.
Il lamento del castagno, « Gazzetta del Popolo », 16 gennaio.
Ritratto di un uomo di cuore: Pasquale Paoli, eroe Corso, « Gaz¬
zetta del Popolo », 28 gennaio.
Una giornata di neve, « Gazzetta del Popolo », 11 febbraio.
Non dimenticare!, « Gazzetta del Popolo », 26 febbraio.
A veglia con Torquato Tasso, « Gazzetta del Popolo », 11
marzo.
Lettera al Direttore [in risposta all’articolo La corte di Salomone
di Marco Ramperti nell’« Ambrosiano » dell’8.3.1932], « L’Ita¬
lia Letteraria », Roma, 10 aprile.
Elea e la primavera, « Gazzetta del Popolo », 12 aprile.
La pesca miracolosa, « Gazzetta del Popolo », 5 maggio.
La rosa di Pesto, « Gazzetta del Popolo », 14 maggio.
Il papiro della calma, « Gazzetta del Popolo », 26 maggio.
Vesuvio, « Gazzetta del Popolo », 2 giugno.
Mistero di Pompei, « Gazzetta del Popolo », 17 giugno.
Vecchia Napoli, I, « Gazzetta del Popolo », 3 luglio.
Popolo d’Italia in guerra, « Il Tevere », Roma, 8 luglio.
Il premio del Gondoliere / Intervista con A. Mezio, « Il Teve¬
re », 18 luglio.
Vecchia Napoli, II, « Gazzetta del Popolo », 19 luglio.
1036 Bibliografia
1933
Vita di Arnaldo, « L’Italia Letteraria », Roma, 1° gennaio.
Da Pomposa a Ferrara, « Gazzetta del Popolo », Torino, 29 gen¬
naio.
Maria Signorelli, nel catalogo della mostra di Milena Barilli, A-
driana Pincherle e Maria Signorelli, Sala della Nazione, Firenze
[Buona parte del testo scritto da U. per la Signorelli è ripor¬
tata nella recensione Mostra Barilli-Pincherle-Signorelli, « Il Te¬
vere », Roma, 15 aprile ’33 ].
Annunziatori di Pasqua, « Gazzetta del Popolo », 16 aprile.
Anversa vista da un grattacielo, « Gazzetta del Popolo », 25
aprile.
Visita al porto di Anversa / Le navi nel serraglio, « Gazzetta
del Popolo », 7 maggio.
Storia dell'« Historico », « L’Italia Letteraria », 7 maggio.
« Libro di preghiere », di Carlo Visconti-Venosta, « L’Italia Let¬
teraria », 14 maggio.
Haikaismo, « L’Italia Letteraria », 21 maggio.
Arte fiamminga / Breughel il vecchio, « Gazzetta del Popolo »,
30 maggio.
Poma nelle Fiandre, « Gazzetta del Popolo », 4 giugno.
Poesia e umanità di Ungaretti [Le prime mie poesie...], « La Tri¬
buna », Roma, 6 giugno.
Il mondo pacificato, « Il Tevere », Roma, 17 giugno.
Visita a un grande pittore, « Gazzetta del Popolo », 24 giugno.
Ungaretti [Le prime mie poesie...], « Gli oratori del giorno »,
Roma, luglio.
Furono città, « Gazzetta del Popolo », 27 luglio.
Uomini e pietre di Gand, « Gazzetta del Popolo », 10 agosto.
Olanda metodica e formalista / Dove le bestie, i fiumi e il mare
sono addomesticati dall’uomo, « Gazzetta del Popolo », 15 ago¬
sto.
Poesia e pittura, « L’Italia Letteraria », 20 agosto.
Nel paese dei bimbi, « Quadrivio », Roma, 27 agosto.
La pietra filosofale di Rembrandt, « Gazzetta del Popolo », 23
settembre.
Bibliografia 1037
1934
Prefazione a: Marcello Gallian, Tempo di pace, Edizioni di
« Circoli », Roma (pp. 9-12).
Attualità dell'arte, « La Tradizione », Palermo, a. VII, gennaio-
febbraio, pp. 3-8.
Foggia / Fontane e Chiese, « Gazzetta del Popolo », Torino^ 20
febbraio.
Foggia: Fontane e Chiese, « Il Gazzettino », Foggia, 24 feb¬
braio.
Il Gargano favoloso, ovvero la giovane maternità, « Gazzetta del
Popolo », 6 marzo.
Pasqua in Capitanata / L’angelo nella caverna, « Gazzetta del
Popolo », 1° aprile.
Ungaretti a Milano [corsivo di cronaca che riporta « l’introdu¬
zione alla conferenza... sul tema Arte attuale » tenuta da Unga¬
retti all’Istituto Fascista di Cultura, in piazza Beigioioso], « L’I¬
talia Letteraria », Roma» 22 aprile.
Lucerà, città di Santa Maria, « Gazzetta del Popolo », 15 mag¬
gio.
Lucerà dei Saraceni, « Gazzetta del Popolo », 5 giugno.
Luglio pugliese, « Circoli », Roma, n. 4, luglio-agosto, pp. 9-10.
Appunti per la poesia d’un viaggio da Foggia a Venosa / Il pia¬
no delle fosse, « Gazzetta del Popolo », 22 agosto.
Alle sorgenti dell’acquedotto pugliese, « Gazzetta del Popolo »,
9 settembre.
Egitto di sera, « Gazzetta del Popolo », 24 ottobre.
1935
Come si lavorano e si vendono i diamanti, « Sapere », Milano,
15 febbraio, pp. 113-115.
«Dentro la guerra» [di Ottone Rosai], «Circoli», Roma, a. V,
n. 1, marzo, p. 102.
Dostoievski e la precisione, « Gazzetta del Popolo », Torino, 6
marzo.
Riflessioni sulla letteratura, « Gazzetta del Popolo », 13 marzo.
Caratteri dell’arte moderna, « Gazzetta del Popolo », 11 mag¬
gio.
Visita all’osservatorio vesuviano, « Sapere », 5 luglio, pp. 11-13.
Sfinge etrusca, « Gazzetta del Popolo », 4 agosto.
L’inno al ponte etrusco, « Gazzetta del Popolo », 5 settembre.
1038 Bibliografia
1925/1935
[vedi Ilota a Poesia e civiltà, p. 929].
1936
Prefazione a: Ettore Serra, Stambul ed altri paesi, Emiliano de¬
gli Orfini, Genova (pp. 7-8).
Noticina politica, « Quadrivio », Roma, 12 gennaio.
Ridicola giostra, « Quadrivio », 19 gennaio.
A un bestemmiatore, « Quadrivio », 26 gennaio.
1937
Un poeta [Chaplin], « Cinema », Roma, n. 11, 25 gennaio, p. 62.
Interventi all’Incontro Europa-America Latina, in: Entretiens f
Europe Amérique Latine, Buenos Aires, Septembre 1936, Insti-
tut International de Coopération Intellectuelle, (pp. 56, 78-
80, 82-85, 134-136, 139-140, 150-153, 181).
1938
[Le secret de Lautréamont], in: Comte de Lautréamont, Gsuvres
complètes, G.L.M., Paris (p. 392).
1939
Difesa dell’endecasillabo, « Corrente di vita giovanile », Milano,
15 giugno, p. 7.
1940
Egitto di sera, « Beltempo », Almanacco delle Lettere e delle
Arti, Edizioni della Cometa, Roma, pp. 266-267.
1941
Le origini del Romanticismo italiano, « Fanfulla », Sao Paulo do
Brasil, 11 maggio, pp. 4-5.
Antonio Pedro, in: Antonio Pedro, Primera exposi?ào em S.
Paulo, Catalogo com 25 reprodugSes e um ensaio por Ungaretti,
Agosto (pp. non numerate).
Sulla narrativa, « Beltempo », Almanacco delle Lettere e delle
Arti, Edizioni della Cometa, Roma, pp. 97-98.
1942
Antonio Pedro, O préfacio da sua exposigào em S. Paulo, « Va¬
riante », Lisboa, Numero da Primavera, pp. 65-72.
Bibliografia 1039
1943
Immagini del Leopardi e nostre, « Nuova Antologia », Roma, 16
febbraio, pp. 221-232.
Il poeta dell’oblio, « Primato », Roma, 15 maggio.
Giornata di fantasmi, « Parallelo », Roma, primavera, pp. 9-10.
1944
Nota introduttiva in: XXII Sonetti di Shakespeare, scelti e tra¬
dotti da Giuseppe Ungaretti, Documento, Editore Libraio, Roma
(pp. 7-8).
1945
Appunti sull’arte poetica di Shakespeare, « Poesia », Roma, Qua¬
derno primo, gennaio, pp. 132-135.
Nota del traduttore [alla sua traduzione Delle immagini inse¬
guite ovvero: Il sarto cinese, da Jacob Cow ou Si les mots sont
des signes di Jean Paulhan], «Poesia», Roma, Quaderno secon¬
do, maggio, p. 351.
Souvenirs sur Jean Paulhan, « Présence », Roma, a. II, n. 29, 22
Juillet, p. 4.
1946
Nota del traduttore [alla sua traduzione di poesie di William
Blake], «Le Tre Arti», Roma, a. II, n. 1, gennaio, p. 4.
Testimonianza su Valéry, « Poesia », Milano, III-IV, gennaio,
pp. 144-146.
Poesia brasiliana, Traduzioni e note, « Poesia », Milano, III-IV,
gennaio, pp. 188-231.
Per una traduzione shakespeariana, « Poesia », Milano, III-IV,
gennaio, pp. 378-380.
Umanità dell’arte, « Alfabeto », Roma, a. II, n. 3-4, 15-28 feb¬
braio.
Poeta e uomini, « L’Universitario », Roma, a. II, n. 6, 30 mar¬
zo, p. 3.
L’« Angelo Mai » del Leopardi, « La Fiera Letteraria », Roma,
a. I, n. 1, 11 aprile, pp. 1-2.
Attualità dell’arte, « Sicilia del Popolo », Palermo, 22 aprile.
Inno al ponte etrusco, « Alfabeto », Roma, a. II, n. 7-8, 15-30
aprile.
Nota a: Mario de Andrade, Canti ispirati dall’amica, in « Mon¬
do latino », Roma, a. I, n. 2, pp. 7-10.
1040 Bibliografia
1947
Testimonianza per Arturo Martini, « La Fiera Letteraria », Roma,
10 aprile.
Ragioni d’una poesia, « Voce del Popolo », Taranto, a. 64, n. 20,
16 maggio.
Presentazione a: Poeti prigionieri, a cura di M. Biancorosso, A.
Marchetti, M. Sancipriano, Berruti, Torino.
Missione del letterato, in: Dopo il diluvio, Sommario dell’Ita¬
lia contemporanea, a cura di Dino Terra, Garzanti, Milano, pp.
MI.
Sete di Cristo, « Il Simbolo », voi. IV, Credo in Gesù Cristo
amore infinito, Pro Civitate Christiana, Assisi, pp. 29-38.
Ansiosa sete di Cristo, « Il Mattino di Roma », a. I, n. 29, 24
dicembre, p. 3.
1948
Libertà, « Cantachiaro », Roma, a. V, n. 13, 26 marzo, p. 3.
Une journée à Marino, in: Hommage à Henry Church, « Mesu-
res », Paris, 15 Avril, pp. 28-29.
Civiltà meccanica e poesia, « Il Giornale », Napoli, 15 agosto.
1949
11 povero nella città, Edizioni della Meridiana, Milano, pp. 128
[Contiene il saggio sul Don Chisciotte di Cervantes, alcuni degli
articoli di viaggio già pubblicati nella « Gazzetta del Popolo »
di Torino, e due poesie].
Ragioni di una poesia, « Inventario », Milano, a. II, n. 1, pri¬
mavera, pp. 6-19.
Sentimento di Dio, in: Il problema di Dio, a cura di G. Savio
e T. Gregory, Editrice Universale, Roma, pp. 327-348.
Fabrizio Clerici, testo del catalogo della mostra personale di Cle¬
rici, galleria dell’Obelisco, Roma, 20 aprile.
Poesia e libertà, « Il Popolo », Roma, 24 aprile.
Bibliografia 1041
1950
1951
Risposte a un’intervista, in: AA.VV., Confessioni di scrittori
(Interviste con se stessi), Quaderni della Radio, XI, Edizioni
Radio Italiana, Torino (pp. 98-101).
Sur « Le Naif », « Marginales », 6e année, numéro 22, Mars,
Hommage à Franz Hellens, pp. 69-72.
Presentazione, nel catalogo Pericle Fazzini, Fondazione Premi
Roma per le Arti, Roma.
Lo scultore del vento (Prefazione al catalogo della mostra di
Pericle Fazzini a Palazzo Barberini), « Il Popolo », Roma, 8
aprile.
« Dell’inseguire immagini ovvero II sarto cinese » di Jean Paul-
han, traduzione e nota-, « La Fiera Letteraria », Roma, 8 aprile.
Interventi alla 2a e alla 4a seduta del Consiglio esecutivo della
Società Europea di Cultura (Roma, 12-14 febbraio 1950), « Com-
prendre », Venezia, numéro 3, Mai, pp. 32 e 43.
Góngora al lume d’oggi, « Aut Aut », Milano, n. 4, luglio, pp.
291-308.
Góngora al lume d’oggi, in: Panorama dell’arte italiana, a cura
di M. Vaisecchi e U. Apollonio, Lattes, Torino, pp. 291-305.
A Rome, « Nouvelle Revue Frangaise », Hommage à André Gide,
Paris, Novembre.
Intervento alla 4a seduta del Consiglio esecutivo della Società
Europea di Cultura (Venezia, 20-22 settembre 1951), « Compren-
dre », Venezia, numéro 4, Décembre, pp. 34-37.
L’été viendra, « Comprendre », Venezia, numéro 4, Décembre,
pp. 87-91.
1952
Difficoltà della poesia, « L’Approdo », Roma, a. I, n. 1, gen¬
naio-marzo, pp. 9-12, e a. I, n. 2, aprile-giugno, pp. 31-34.
Premessa a: David Maria Turoldo, Udii una voce, Mondadori,
Milano (pp. VII-X).
Le voci tragiche di Guido Gonzato, Il Milione, Milano, pp.
XXI.
L’artista nella società moderna, « Aut Aut », Milano, n. 11, set¬
tembre, pp. 381-390.
Significato dell'arte d’oggi, « Il Popolo », Roma, 24 settembre,
P- 3.
Un poeta di fronte alla missione dell’arte / La libertà è indivi¬
sibile, « La Fiera Letteraria », Roma, 5 ottobre, p. 4.
Gide a Roma, « Inventario », Milano, a. IV, n. 5-6, settembre-
dicembre, pp. 129-130.
Bibliografia 1043
1953
1954
L'artiste dans la société moderne, in: L'artiste dans la società
contemporaine (Témoignages recueillis par l’UNESCO, Conféren-
ce Internationale des Artistes, Venise, 22-28 Septembre 1953),
UNESCO, Paris, pp. 23-30.
Responsabilità del poeta, in: Preghiera e Poesia, Atti del Secon¬
do Convegno internazionale per la Civiltà e la Pace cristiana, Ci¬
viltà e pace, Firenze, pp. 79-86.
1044 Bibliografia
1955
Il Canto I dell’« Inferno », in: AA.W., Letture dantesche, a
cura di Giovanni Getto, voi. I, Inferno, Sansoni, Firenze (pp.
3-23).
Gli devo gratitudine [testimonianza per Giuseppe De Robertis],
« La Fiera Letteraria », Roma, 3 aprile.
Roberto Fasola, testo del catalogo della mostra personale di Fa¬
sola, galleria Selecta, Roma, 30 aprile.
Dna lettera [su Gerard de Nerval], «L’Albero», Lucugnano
(Lecce), n. 23-25, luglio-settembre, pp. 44-45.
Góngora sous nos yeux, « Monde Nouveau », Paris, n. 92, Sep-
tembre, pp. 146-171.
Introduzione a una scelta di sue poesie, in: Vittorio Masselli e
G.A. Cibotto, Antologia popolare di poeti del Novecento, Val¬
lecchi, Firenze, voi. I (pp. 211-218).
Indefinibile aspirazione, « La Fiera Letteraria », Roma, a. X, n.
51, 18 dicembre, p. 3.
Una poesia nata dal fuoco [testimonianza per Alfonso Gatto],
« La Fiera Letteraria », Roma, 25 dicembre.
[Nel 1955-56, U. effettuò inoltre dodici trasmissioni per la Ra-
diodiffusion Fran?aise (Jean Amrouche, Entretiens avec Ungaret¬
ti). La prima trasmissione andò in onda il 15 novembre 1955,
martedì; le successive una ogni settimana a partire dalla se¬
guente, stesso giorno e stessa ora. Il testo di tali trasmissioni
è stato pubblicato nel 1972. Vedine i dati bibliografici a p. 1051.
1956
Per Roberto Fasola, « Civiltà delle Macchine », Roma, a. IV, n.
2, marzo-aprile, p. 79.
Un miracolo di poesia operato con coraggio [testimonianza per
Gianna Manzini], «La Fiera Letteraria», Roma, 6 maggio,
P- 3.
Colori colmi di poesia [testimonianza per Enrico Prampolini],
« La Fiera Letteraria », Roma, 20 maggio, p. 8.
Una grande amicizia [testimonianza per Enrico Pea], « Corriere
d’informazione », Milano, 11-12 agosto.
Intervento alla 5a seduta della Rencontre Est-Ouest (Venezia, 25-
Bibliografia 1045
1957
Magistero di Jouve, « La Fiera Letteraria », Roma, 24 marzo.
Presentazione a: Pierre Jean Jouve, Poesie, a cura di Nelo Risi,
Carucci, Roma (pp. VII-IX).
Testimonianza a Umberto Saba / Da poeta a poeta, « Il Popo¬
lo », Roma, 18 settembre.
Prefazione a: Biagia Marniti, Più forte è la vita, Mondadori, Mi¬
lano.
A proposito di crisi del linguaggio / Uno scrittore, un poeta è
sempre impegnato, « La Fiera Letteraria », Roma, 20 ottobre.
[Una lettera con la richiesta che venissero corretti degli errori
in questo testo apparve nel successivo numero della « Fiera Let¬
teraria » del 10 novembre, sotto il titolo Incontri e scontri di
Ungaretti.\
Edita Broglio, testo del catalogo della mostra personale della
Broglio, galleria del Vantaggio, Roma, 29 ottobre.
Riflessioni sulla difficoltà d’intendimento della poesia, « Coscien¬
za », Unione per lo sviluppo dei valori morali, Milano, pp. 15.
1958
Vecchie carte / Dei libri di guerra, « L’Approdo Letterario »,
Roma, n. 1, gennaio-marzo, pp. 91-94.
Relazione per l’aggiudicazione del Premio « Corrado Alvaro » a
Pasquale Festa Campanile, « La Fiera Letteraria », Roma, 20
aprile.
Figlio di Lucca, « Il Veltro », Roma, a. II, n. 6-7, giugno-lu¬
glio, pp. 9-11.
Quaderno Egiziano, 1931, «Letteratura», a. V, n. 35-36, set¬
tembre-dicembre, pp. 6-55 [Contiene gli articoli di viaggio pub¬
blicati nel ’31 sulla « Gazzetta del Popolo », e corrisponde al¬
l’intera prima sezione del Deserto e dopo, Mondadori, Milano
1961, pp. 11-114, che reca il medesimo titolo. Il fascicolo di
« Letteratura » era interamente dedicato a U. per il suo settan¬
tesimo anno].
Due discorsi per le onoranze nel settantesimo anno, in « Lette¬
ratura », Roma, a. V, n. 35-36, settembre-dicembre, pp. 264-267.
1046 Bibliografia
1959
La voce più profonda [discorso tenuto il 21.12.1958 per il rice¬
vimento della cittadinanza onoraria di Cervia], «La Fiera Lette¬
raria », Roma, 8 febbraio.
La furia d’essere vero [testimonianza per Leonida Répaci], «La
Fiera Letteraria », Roma, 15 marzo.
La rivista « Commerce », « Prospettive meridionali », Napoli, a.
V, n. 3-4-5, marzo-aprile-maggio, p. 123.
Tagore, in: Omaggio a Tagore, Rome-New York Foundation, Ro¬
ma, marzo.
Prefazione a: Ettore Serra, La casa in mare, Poesie liguri, Ce-
schina, Milano.
Prefazione a: Murilo Mendes, Siciliana, a cura di A. Chiocchio,
Sciascia, Caltanissetta-Roma (pp. 5-7).
Il mio Brasile e un suo poeta [Murilo Mendes], «Successo»,
Milano, n. 2, giugno, p. 129.
Premessa a: Caterina Vassalini, In Grecia, Rebellato, Padova
(PP. 5-7).
Saluto [a Franco Gentilini], «La Fiera Letteraria», Roma, 2
agosto.
Ricordo di Pea, « L’Approdo Letterario », Roma, n. 8, ottobre-
dicembre, pp. 28-31.
Introduction à la IIe Rencontre Est-Ouest, « Comprendre », Ve¬
nezia, numero 20, pp. 281-284.
1960
Prefazione a: Palma Bucarelli, Jean Fautrier, Il Saggiatore, Mi¬
lano (pp. 9-11).
Testimonianza, in: Omaggio a Apollinaire, a cura dell Ente Pre¬
mi Roma, Grafica, Roma, p. 61 [ripete Le départ de notre jeu-
nesse del 1924].
Il premio Nobel 1960 / Saint-John Perse, « Paese Sera-Libri »,
Roma, 19 novembre.
Presentazione della conferenza di Francois Mauriac La vocation
de l’homme blanc, « Comprendre », Venezia, numéro 21-22, pp.
190-191.
1961
Il deserto e dopo (Vita d’un uomo, 11 f Prose di viaggio e sag-
Bibliografia 1047
gi, I), I poeti dello Specchio, Mondadori, Milano, pp. 451. [Con¬
tiene gli articoli di viaggio sull’Egitto, la Corsica, la Campania,
la Valle del Po, le Fiandre, l’Olanda e le Puglie, pubblicati nel¬
la « Gazzetta del Popolo » di Torino tra il 1931 e il 1934, e Pàu
Brasil, le traduzioni (con note) di poesia brasiliana pubblicate in
« Poesia », III-IV, 1946.]
Tagore, « Notizie dall’India », Roma, marzo.
Wladimiro Tulli, testo del catalogo della mostra personale di
Tulli, galleria Numero, Roma, 26 aprile-9 maggio.
Presentazione a: Virgilio Budini, Il riso rotto, Guanda, Parma.
Discorso per Valéry, « L’Approdo Letterario », Roma, n. 14-15,
settembre, pp. 39-55.
Della Giovanna-Mezio-Sinisgalli, Incontro con Giuseppe Ungaret¬
ti, « L’Approdo Letterario », Roma, n. 16, ottobre-dicembre, pp.
117-125.
Relazione alla seduta inaugurale delPVIII Assemblea Generale
della Società Europea di Cultura (Roma, 27 marzo 1961), « Com¬
prenda », Venezia, n. 23-24, 1961-62, pp. 244-249.
1962
Shakespeare / I Sonetti, « La voce delle arti e delle lettere »,
Roma, a. VI, n. 1, gennaio, pp. 1-2, e a. VI, n. 2, febbraio,
pp. 1-2.
Festeggiamo Villaroel, in: Giuseppe Villaroel / Cinquant’ anni di
vita letteraria, a cura del Comune di Catania, Olschki, Firenze,
p. 283.
1963
Presentazione a: Dante Alighieri, La Divina Commedia, Fratelli
Fabbri, Milano (fase. 1, pp. 1-4).
Parole per Gadda, « Palatina », Parma, a. VII, n. 25, gennaio-
marzo, pp. 3-5.
La pittura di Fautrier, testo del catalogo della mostra personale
di Jean Fautrier, galleria l’Attico, Roma, 26 gennaio.
Incontro Ungaretti-Jean Fautrier, « L’Approdo Letterario », Ro¬
ma, n. 22, aprile-giugno, pp. 95-98 (dall’« Approdo TV », n. 12,
andato in onda il 27 aprile 1963).
Bicordo di Barilli, « Galleria », Caltanissetta-Roma, a. XIII, n.
3-5, maggio-ottobre, pp. 207-209.
Franco Gentilini, testo del catalogo della mostra personale di
Gentilini, galerie Rive Gauche, Paris, Mai.
L’anabasi di Mirko, « Notiziario della galleria d’arte La Nuova
Pesa », Roma, 24 giugno, pp. non numerate.
Ungaretti commenta Ungaretti, « La Fiera Letteraria », Roma, 15
1048 Bibliografia
1964
Testimonianza per Giuseppe De Robertis, « L’Approdo Lettera¬
rio », Roma, n. 25, gennaio-marzo, p. 122.
Un vecchio poeta ti saluta, mondo nuovo, « Epoca », Milano,
a. XV, n. 710, 3 maggio, pp. 28-29.
Préface a: Giacomo Leopardi, CEuvres, Collection UNESCO
d’oeuvres représentatives, Cino Del Duca, Paris (pp. 7-29).
Prefazione a: Dianella Selvatico Estense, Un giorno all’improv¬
viso, All’insegna del pesce d’oro, Milano (p. 11).
1965
Discorsetto del traduttore, in: Giuseppe Ungaretti, Visioni di
William Blake (Vita d’un uomo, 12 / Traduzioni, IV), I poeti
dello Specchio, Mondadori, Milano (pp. 11-15). [In questo vo¬
lume è di U., firmata G.U., anche la sezione finale della voce
Ermetismo (p. 495), nell 'Appendice curata da Mario Diacono,
che contiene un glossario dei simboli e delle probabili fonti di
Blake relativamente ai testi tradotti.]
Risposte a un’intervista, in: Ferdinando Camon, Il mestiere di
poeta, Lerici, Milano (pp. 23-30).
Presentazione a: Eternità di Roma, a cura di Massimo Di Mas¬
simo, Editalia, Roma (pp. 9-12).
Anna Salvatore, testo del catalogo della mostra personale della
Salvatore, galleria La Barcaccia, Roma, 21 gennaio-10 febbraio.
In memoria di Franco Costabile, « L’Europa Letteraria », a. VI,
n. 35, maggio-giugno, p. 84.
Ioan Mirea, testo del catalogo della mostra personale di Mirea,
libreria dell’« Europa Letteraria», Roma, 25 giugno-10 luglio.
Dante le Juste, in: Hommage à Dante, Académie Royale de
Langue et de Littérature Fran?aises, Bruxelles, pp. 15-29, e nel
« Bulletin de l’Académie », Bruxelles, Tome XLIII, n. 4, pp.
302-317.
Bibliografia 1049
1966
1967
Il ricordo di Apollinaire in Trastevere, « Capitolium », Roma,
a. XLII, n. 2, febbraio, pp. 89-92.
Corrado Cagli, testo del catalogo della mostra personale di Ca¬
gli, Galleria d’Arte Moderna, Palermo, 25 marzo-25 aprile, e
del catalogo delle mostre personali di Cagli, Librerie Rizzoli,
Roma e Milano, ottobre e novembre.
Invenzione della pittura d’oggi, presentazione a: L’opera com¬
pleta di Vermeer, Classici dell’Arte, 11, Rizzoli, Milano (pp.
5-8).
Piero Dorazio, testo del catalogo della mostra personale di Do-
razio, galleria dell’Ariete, Milano, aprile.
La cultura nel tempo, « Homo », Roma, a. Vili, n. 4, aprile,
pp. 15-17.
Un mese di lavoro (André Breton, Guillaume Apollinaire, Mau¬
rice Utrillo, ]an Vermeer, Corrado Cagli), « L’Approdo Lette¬
rario », Roma, n. 38, aprile-giugno, pp. 3-31.
Testimonianza su M. Puccini, in Omaggio a Mario Puccini, Ar-
galia, Urbino, pp. 111-112.
Presentazione a: Fontane d’Italia, Editalia, Roma.
Commento dell’Autore alla « Canzone », in Giuseppe Ungaretti,
Morte delle Stagioni, Fògola, Torino, pp. 127-144. [È il testo
di quattro lezioni sulla Canzone della Terra Promessa tenute
alla Columbia University di New York nel 1964.]
1050 Bibliografia
1968 .
Piero Dorazio: Un intenso splendore, « Civiltà delle macchine »,
Roma, a. XVI, n. 1, gennaio-febbraio, Qp. 37-38.
50 immagini di architetture di Luigi fioretti, De Luca, Roma,
pp. non numerate.
Una conversazione registrata: Giuseppe Ungaretti, Piero Dora¬
zio, Beverly Pepper, nel catalogo della mostra personale di Be¬
verly Pepper, galleria Marlborough, Roma, febbraio.
Interpretazione di Poma, Discorso, « Capitolium », Roma, pp.
16. , j-
Raffaele Castello, testo del catalogo della mostra personale di
Castello, Kunstverein Mtinchen, Marz-April.
Carlo Guarienti, testo del catalogo della mostra personale di
Guarienti, Fondazione Querini Stampalia, Venezia, e del cata¬
logo della successiva mostra personale di Guarienti, galleria To-
ninelli, Roma, 20 aprile.
Capogrossi, testo del catalogo della mostra personale di Capo¬
grossi, galleria del Naviglio, Milano, 15-31 maggio.
Dalle « Lezioni su Leopardi »: Sul frammento « Spento il diur¬
no raggio » (« Canti », XXXIX), « Galleria », Caltanissetta-Roma,
a. XVIII, n. 4-6, luglio-dicembre, pp. 178-179. [Fascicolo dedi¬
cato a Ungaretti per il suo ottantesimo compleanno, contenente
inoltre il testo di una lettera inviata da U. al signor Domenico
Allasia nell’agosto 1918 dalla « Zona di guerra » in Francia.]
Ma poétique (Fragments d’un discours prononcé à Stockholm et
Uppsala, Novembre 1968), « L’Herne », 11, Ungaretti, Paris,
pp. 122-124.
Trois entretiens avec le po'ete, interviews de Glauco Natoli
(1949), Denis Roche (1965), et Piero Sanavio (1968), « L’Her¬
ne », 11, Ungaretti, Paris, pp. 245-254.
1969
Innocence et mémoire, Traduit de 1 italien par Philippe Jaccot-
tet, N.R.F., Les Essais CXLIII, Gallimard, Paris, p. 376.
[Contiene una scelta di saggi e scritti dal 1943 al 1967, con
la sola eccezione del testo Innocence et mémoire, del 1926.]
Ragioni d’una poesia, in: Giuseppe Ungaretti, Vita d un uo¬
mo / Tutte le poesie, a cura di Leone Piccioni, Mondadori, Mi¬
lano (pp. LXV-CI). [Nello stesso volume sono di interesse cri¬
tico le Note dell’autore alle sue poesie (pp. 495-584), in parti¬
colare la Nota introduttiva, le note al Porto Sepolto e a Sen¬
timento del Tempo, e il testo delle Quattro lezioni sulla « Can¬
zone » della Terra Promessa, tenute alla Columbia University
di New York nel 1964.]
Le départ de notre jeunesse, in: Annalisa Cima, Allegria di
Bibliografia 1051
1970
Prefazione a: Oswald de Andrade, Memorie sentimentali di Gio¬
vanni Miramare, Feltrinelli, Milano (pp. V-VII). [È l’ultimo
scritto in prosa di U. uscito mentre egli era in vita.]
Presentation of Alien Gìnsberg’s Poems (Naples, 1966), Translat-
ed from thè Italian by Italo Romano, « Books Abroad », Nor¬
man, Oklahoma, volume 44, number 4, Autumn, Homage to
Ungaretti, pp. 559-563. [Prima pubblicazione del testo su Gins-
berg; nello stesso fascicolo, pp. 606-611, un’intervista con U.
di Michael Ricciardelli.]
1971
Idee del Leopardi sulla crisi del linguaggio e sulla lingua, « Ci¬
viltà delle Macchine », Roma, a. XIX, n. 3-4, maggio-agosto,
pp. 19-26.
1972
Definizione dell’Umanesimo, « L’Approdo Letterario », Roma,
n. 57, marzo, Omaggio a Ungaretti, pp. 64-74 (Nello stesso nu¬
mero, pp. 75-77, Due fogli di diario).
Ungaretti a Paulhan: Otto lettere, a cura di Luciano Rebay,
« Forum Italicum », voi. VI, n. 2, State University of New
York at Buffalo, pp. 277-289.
Lettere a un fenomenologo, con un saggio di Enzo Paci, Unga¬
retti e l’esperienza della poesia, e 16 fotografie di Paola Mat¬
tioli, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano, pp. 68 (le lettere di
U., pp. 39-68).
Giuseppe Ungaretti / Jean Amrouche, Propos improvisés. Texte
mis au point par Philippe Jaccottet, N.R.F., Gallimard, Paris,
pp. 132.
*
•lirajì-osTsm
'
Accadrà? (Ungaretti),XCIIn. Al conte Pepoli (Leopardi),
Accrocca, Elio Filippo, 1014 468, 469, 962
Acqueforti (Ungaretti), 971 Alcools (Apollinaire), 45
« Action frangaise, L’ », 248 Alembert, d’, Jean le Rond,
Ad Angelo Mai (Leopardi), 257
439, 442, 454, 464, 468, Alessandro Magno, 436
470, 475, 478, 481, 497, « Alfabeto », 985, 997
500, 502, 515, 801, 809, Alicot, F., 241
Alla luna (Leopardi), 464
959, 1004
Alla Nascita di Nostro Si¬
Adonais. An Elegy on thè
gnore (Góngora), 778,
Death of John Keats
1008
(Shelley), 984
Alla noia (Ungaretti), 300,
Adone (Marino), 447, 530
825, 826
Adonis (La Fontaine), 447 Alla Primavera (Leopardi),
Affrica (Petrarca), 409 XCIIn.-XCVn., 457, 470,
Agostino, Sant’, 408, 648, 486-488, 491, 809, 963,
664, 854, 980 966, 969, 1004
Aimée (Aimée), 69, 70 Alle fonti del Clitunno
Aimée (Rivière), XXVI, 68, (Carducci), 967
68n., 72, 86 Allegria (Ungaretti), XIII,
Ajalbert, Jean, 29 XXX-XXXII, XXXIV,
Alain, 641, 642 XXXVIII, XLIX, LI,
Alain-Fournier, Henri, 32 LVIII-LXIII, LXVII,
À la Maison d'Art / Giu¬ 267, 660, 673, 674, 744,
seppe Ungaretti et la mis- 747, 761-763, 815, 821,
sion du poète, 928 822, 825-828, 835, 836,
À la recherche du temps 839, 891, 913, 926, 986,
perdu (Proust), 31 999, 1014
Alberto Magno, 393 Allegria di Naufragi (Unga¬
Album de vers anciens (Va¬ retti), XXIV, LXXVIII,
léry), 100 815, 816, 820, 823, 892,
Alchimie (Canseliet), LVIII 893, 925, 926, 986
1056 Indice dei nomi e delle opere
'
'I
INDICE GENERALE
IX Prefazione
di Carlo Bo
XXI Introduzione
di Mario Diacono
XCVII Cronologia
79 L’estetica di Bergson
87 Lo stile di Bergson
90 Le secret de Lautréamont ,
95 André Gide
100 La rinomanza di Paul Valéry
104 Va citato Leopardi per Valéry?
111 Introduzione a Eupalino
117 Barbe finte
123 Dall’Estetica all’Apocalisse o I denti di Zimbo
129 Innocenza e memoria
132 Innocenza e memoria
135 Innocence et mémoire
139 L’esportazione letteraria
143 Stato della prosa francese
149 Originalità del fascismo
154 Difesa dell’endecasillabo
170 Commemorazione del futurismo
174 Dostoievski nazionalista e imperialista
178 Arte, affari e abracadabra
182 Di un difetto della critica
188 La poesia contemporanea è viva o morta?
198 Vogliamo essere audaci?
201 Critica e arte
203 Risposta all’anonimo
205 Un romanzo
207 Per Mallarmé
210 Ancora per Mallarmé
211 Classico, romantico...
215 Saggisti francesi
221 Notes et Pensées [De Giacomo Leopardi]
Idee e lettere della Francia d’oggi
229 I. Perché scrivete voi?
237 II. L’uomo buio
241 III. II passato di Lautréamont
246 IV. Lautréamont ovverosia Odore di bruciato
CONFERENZE 1924-1937
a cura di Mario Diacono
CLASSICI
INTERPRETAZIONE DI ROMA,
CONTEMPORANEI
615 Guillaume Apollinaire
620 Testimonianza su Valéry
624 Discorso per Valéry
645 Souvenirs sur Jean Paulhan
649 St.-John Perse (Storia d’una traduzione)
653 Magistero di Pierre Jean Jouve
655 André Breton
661 La rivista « Commerce »
666 Cavafy, ultimo alessandrino
670 La pittura di Fautrier
673 Peregrinazione con Umberto Saba
678 Ricordo di Barilli
681 Ricordo di Pea
685 Parole per Gadda
689 Prefazione a L’ospite dell’Hotel Roosevelt di
Giacomo Natta
693 Piccolo discorso sopra Dietro il paesaggio di
Andrea Zanzotto
700 Per Giuliani
703 Siciliana di Murilo Mendes
705 Poesia di Vinicius de Moraes
707 Oswald de Andrade
710 Sull 'Antologia dei poeti negri d’America di Leo¬
ne Piccioni
714 [Per Alien Ginsberg]
POETICA
CULTURA
Note
887 Nota all’edizione
891 Scritti letterari 1918-1936
926 Conferenze 1924-1937
940 Saggi e Scritti vari 1943-1970
'
.
Giuseppe Unsaretti
VITA DI UN UOMO
SAGGI E INTERVENTI
5« Edl2. Meridiani
AME
<VR> 2109
I Meridiani
ISBN 88-04-11459-2
9 788804 114598