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CAP 1 INTRODUZIONE Ci che interessa la psicologia della motivazione spiegare la direzione, la persistenza e lintensit delle condotte La motivazione pu essere descritta come una situazione in cui per la persona esiste un oggetto-meta (obiettivo) perseguito in quanto attraente (o temuto in quanto repulsivo), per raggiungere (o evitare) il quale la persona attiva un determinato comportamento: per la psicologia della motivazione gli oggetti-meta perseguiti (o evitati) e ci che li rende attraenti (o repulsivi) costituiscono proprio le entit da spiegare. Cercare di spiegare il comportamento in termini di motivazioni tipicamente ritenuto utile per rendere conto delle similitudini e differenze con cui esso si manifesta a livello sia interindividuale che intraindividuale (continuit piuttosto che mutamenti nel tempo) La motivazione un costrutto ipotetico, non osservabile in quanto tale. Non riflette ununit omogenea presente in una qualc he misura nella persona, ma il risultato di unastrazione con cui vengano estrapolate e trattate le componenti motivazionali di volta in volta presenti che hanno a che fare con il durevole orientamento ad un fine del comportamento Compito della psicologia della motivazione cogliere e descrivere le diverse componenti nel loro concorrere, determinare da cosa sono condizionate e capire i loro effetti su ci che esperiamo e sul comportamento che mettiamo in atto A seconda delle posizioni teoriche di fondo e delle immagini delluomo che esse comportano, abbiamo in partenza due fondamentali prospettive di analisi della motivazione: SPINTA (fonte interna): ATTRAZIONE (fonte esterna): Vi sono eventi anteriori che spingono e incitano il comportamento Esiste una prospettiva futura che attrae e orienta il comportamento Tipicamente: nellorganismo esistono entit interne che spingono per Tipicamente: loggetto-meta uno stato futuro che lindividuo vuole raggiungere e rispetto essere soddisfatte, creando tensioni o energie che chiedono di essere al quale orienta diverse attivit comportamentali (equifinalit del comportamento) scaricate sistemi motivazionali fisiologici (fame, sete...) sistemi motivazionali complessi CAP. 2 PRIMI CONCETTI ESPLICATIVI: ISTINTO E PULSIONE ISTINTI - nellaccezione etologica: sequenze comportamentali innate Le teorie della motivazione incentrate sul concetto di istinto, oggi in disuso in quanto tali, richiamano lattenzione sul fatto che, a dispetto della plasticit riconducibile a processi di apprendimento ed a tutti i pro cessi cognitivi intermedi, il nostro comportamento guidato in parte da elementi ancorati alla storia della nostra evoluzione Darwin: come le caratteristiche fisiche, gli istinti soggiacciono alle leggi di variazione casuale e selezione naturale Mc Dougall - 1908, interessante modello tripartito: ciascun istinto si caratterizza per il fatto di a) accentuare la percezione di determinati oggetti o eventi (vedi Lewin), b) stimolare una specifica emozione, c) generare la tendenza ad agire in un certo modo nei confronti delloggetto percepito ; ma poi lui ed altri si perdono nella compilazione di elenchi di istinti che perdono di vista lobiettivo di spiegare Lassociazione istinto-emozione ritorna nella teoria delle emozioni primarie universali (Darwin, poi Ekam e Izard) in quanto sistemi motivazionali rudimentali che orientano in senso adattativo sia i primi comportamenti del neonato, sia quelli delladulto prendendo il comando in situazi oni incerte/di pericolo Lorenz: distinzione tra azione terminale dellistinto (coordinazione ereditaria) che una sequenza automatica rigidamente predeteminata innescata da uno stimolochiave, e comportamento appetitivo con cui lanimale cerca lo stimolo-chiave (cio occasioni per attivare la coordinazione ereditaria), che invece plastico, cio soggetto ad apprendimento. Il concetto che la possibilit di eseguire un comportamento (lazione terminale dellistinto) cost ituisce la motivazione ad eseguirne un altro ha analogie con quello di motivazione intrinseca in psicologia della motivazione (non chiaro, vedremo pi avanti) PULSIONI 1 Freud (concezione freudiana prototipo dellidea di comportamento avviato da una spinta interna) La pulsione listanza psichica, espressione di un bisogno fisico, che si manifesta a livello dellEs (interfaccia tra fisic o e psichico), inconsciamente e indipendentemente da un rapporto specifico con la situazione connessa allazione. La sua meta consiste nella soppressione dello stato di stimol azione (modello idraulico oggi screditato), ovvero nellessere scaricata comunque sia; perch ci avvenga la pulsione deve trovare esternamente allorganismo un oggetto su cui scaricarsi, ma per fare ci lEs (che non ha contatti con il mondo esterno) deve affidarsi alla mediazione dellIo, che sullaltro fronte deve vedersela col S uper-Io, ecc La concezione di desiderio inconscio /componenti motivazionali non consce ha esercitato un effetto duraturo sulla psicologia della motivazione PULSIONI 2 Hull (ovvero come partire dal comportamentismo per arrivare eroicamente da unaltra parte) : Tendenza comportamentale = pulsione x abitudine x incentivo dove la pulsione (drive) una spinta interna allazione, generica e aspecifica, che pu generare una determinata tendenza co mportamentale solo combinandosi con labitudine (habit - specifica e frutto dellapprendimento) e con lincentivo (valore di ricompensa delloggetto -meta entra quindi in campo anche la seconda prospettiva, relativa allattrazione da fonte esterna, il che per Hull implica salti teorici mortali per fare i conti con una variabile mentale, cio laspettativa variabile interveniente.
PSICOLOGIA DELLA MOTIVAZIONE CAP. 3 MOTIVAZIONE COME RISULTATO DELLE INTERRELAZIONI PERSONA-AMBIENTE
I PRECURSORI, ANNI 30 E 40 LEWIN C = f(P,A) LA PERSONA Lewin rappresenta (modellizza) gli stati interni della persona come una superficie delimitata, a contatto con lambiente (A) attraverso una zona di confine sensomotoria (M), e al suo interno composta da molteplici regioni, o sistemi, ciascuna delle quali rappresenta una meta dazione per lindividuo, distinguibili in periferiche (P) e centrali (C) Ognuna di queste regioni sotto una determinata tensione, che dipende dallattivazione di bisogni da parte di fattori situazionali distinzione (non approfondita e non fondamentale ai fini della teoria complessiva) tra bisogni autentici propri delle regioni centrali, e quasi-bisogni, propri di quelle periferiche, connessi ai bisogni autentici I confini fra le regioni sono parzialmente permeabili, e allinterno del sistema esiste una globale tendenza al riequilibrio delle tensioni: per un certo verso quindi il riequilibrio pu avvenire internamente, ma (ancora modello idraulico) uneffettiva riduzione di tensione pu avvenire solo attraverso la zona di confine sensomotoria la persona fa cose che conducono al raggiungimento della meta e quindi al soddisfacimento del bisogno Se la situazione crea una tensione durevole in una regione senza che vi sia la possibilit di raggiungere una meta attraverso lazione, in ragione del riequilibrio interno delle tensioni il sistema globale della persona che finisce per entrare in tensione : cos Lewin spiega la tendenza a completare il compito interrotto (studio di Ovsiankina) e il collasso dellintero sistema-persona nel momento in cui lazione impossibile e la tensione coinvolge regioni sempre pi interne (esperimento di Tamara Dembo) + aneddoto su cameriere e conto al ristorante LINTERRELAZIONE PERSONA-AMBIENTE Per Lewin lambiente non un dato oggettivo ma soggettivo, cio costituito da ci che nel momento psicologicamente rilevante per la persona e quindi da essa effettivamente percepito (esperienza di guerra) Concettualizza lambiente come spazio di vita della persona, articolato in diverse regioni-meta: ciascuna rappresenta una possibilit di azione e pu essere valutata dalla persona in termini positivi o negativi in funzione sia dei suoi bisogni intrinseci (i sistemi di tensione visti sopra), sia delle qualit proprie delloggetto -meta: ciascuna regione-meta ha quindi per la persona una valenza, o valore di incentivo, che pu essere di segno positivo o negativo e assumere diversi gradi dintensit A partire dalle mete alcune forze, raffigurate come vettori, agiscono sulla persona, attirandola o respingendola: i campi dazione cos disposti rappresentano le vie lungo le quali si pu raggiungere una regione -meta a valenza positiva o sfuggirne una a valenza negativa In base a questi assunti, Lewin sviluppa una tipologia del conflitto, distinguendo tra: conflitto appetitivo: la persona si trova tra due regioni-meta a valenza positiva uguale mano a mano che si avvicina psicologicamente a una meta la forza dattrazione di questa aumenta, mentre diminuisce la forza della meta concorrente: teoricamente questo risolverebbere il dilemma, in realt raro che le due regioni-meta abbiano unicamente valenza positiva e quindi lequilibrio instabile (vedi sotto duplice conflitto appetitivo -avversivo) conflitto avversivo:la persona si trova tra due regioni a valenza negativa e non pu allontanarsi (essitenza di barriere) in teoria pu uscire dal conflitto solo dirigendosi verso una delle due mete, empiricamente stato invece dimostrato che la situazione determina inattivit, in quanto non esistono barriere assolute, sempre possibile una fuga mentale conflitto appetitivo-avversivo: una stessa regione-meta ha valenza sia positiva che negativa situazione di tentennamento perch da lontano domina un gradiente di avvicinamento che impedisce che la meta venga abbandonata, da vicino domina un gradiente di evitamento che impedisce che essa venga realizzata duplice conflitto appetitivo-avversivo (elaborazione successiva di Miller): due regioni-meta, ciascuna delle quali ha duplice valenza per effetto dellazione combinata di gradienti e distanza la situazione produce un tipico movimento oscillatorio della persona tra le due mete (indecisione cronica!)
MURRAY BISOGNI, PRESSIONI, TEMI Murray elabora la distinzione tra bisogni primari innati (fame, sete...) e bisogni secondari superiori (riuscita, affiliazione, autonomia...) acquisiti nel corso dello sviluppo individuale tramite esperienze di apprendimento in ambienti concreti, caratterizzati cio da specifiche strutture fisiche, sociali e culturali Concettualizza che ai bisogni della persona facciano riscontro pressioni provenienti dellambiente, cio aspetti della situazione ambientale che rappresentano un allettamento o una minaccia specifica nei confronti di quel bisogno Suddivide le pressioni in alfa (caratteristiche situazionali oggettive) e beta (caratteristiche della situazione cos come percepite dalla persona in base ai suoi bisogni analogia con il concetto lewiniano di ambientespazio di vita) Infine concettualizza lincontro di bisogni e pressioni come temi di interrelazione personaambiente Quindi, partendo dai temi, possibile comprendere e classificare i bisogni Elabora a questo fine il TAT: test proiettivo (immagini ambigue) nella cui percezione si suppone che il soggetto proietti i temi che gli sono propri, permettendo da questi di risalire a ritroso a bisogni e pressioni
ATKINSONS E HECKHAUSEN ANNI 50 E 60 LA TEORIA ASPETTATIVA X INCENTIVO (VALORE) E IL MODELLO DELLE SCELTE RISCHIO Viene sviluppato il modello della psicologia motivazionale classica: la motivazione attuale che produce il comportamento INDIVIDUO (MOTIVI) frutto dellincontro tra il motivo della persona e la situazione ambientale quando questa offre, tra i diversi incentivi potenziali, quelli coerenti con il motivo della persona MOTIVAZIONE COMPORTAMENTO Per determinare il livello di motivazione che scaturisce Atkinsons elabora la teoria aspettativa x incentivo (valore): SITUAZIONE le persone determinano lobiettivo che vogliono raggiungere in funzione da un lato della loro aspettativa circa (INCENTIVI POTENZIALI) le probabilit che hanno di poterlo effettivamente raggiungere, inversamente proporzionali alla percezione della sua difficolt, e dallaltro lato dal valore di incentivo che assegnano al suo raggiungimento, che invece direttamente proporzi onale alla sua difficolt percepita Formalmente il rapporto tra i due elementi di tipo moltiplicativo: quindi un obiettivo percepito come talmente facile che la probabilit di raggiungerlo uguale a 1 non verr perseguito perch il suo valore di incentivo pari a 0, cos come non verr perseguito un obiettivo percepito come talmente difficile che la probabilit di raggiungerlo pari a 0. Teoricamente ne consegue che gli obiettivi che dovrebbero maggiormente attrarre e suscitare la motivazione alla riuscita sono quelli di difficolt intermedia, tale per cui vi sono sia un incentivo che probabilit di successo Constatato per che la teoria aspettativa x incentivo non spiega tutti i comportamenti individuali, Atkinsons e Heckhausen scindono il motivo alla riuscita in due componenti: Speranza di Successo (SS) e Paura dellInsuccesso (PI); la somma dei valori dei due termini corrisponde al valore del motivo alla riuscita complessivo, mentre la loro differenza, o speranza netta, esprime la direzione prevalente del motivo. Su questa base elaborano il modello complessivo delle scelte di rischio: la teoria aspettativa x incentivo descrive la modalit di scelta degli obiettivi delle persone con forte motivo alla riuscita orientato dalla speranza di successo; invece le persone il cui motivo alla riuscita orientato dalla paura dellinsuccesso tendono a scegliere compiti molto difficili massimo impegno e minime probabilit di successo, ma fallimento attribuibile alla difficolt insormontabile del compito e non a se stessi; e quelle con debole motivo alla riuscita ma sempre orientato dalla paura dellinsucesso scelgono compiti molto facili minimo impegno e minime probabilit di insuccesso Il modello delle scelte di rischio spiega anche le condotte di perseveranza: se un compito viene inizialmente presentato come facile e ai soggetti viene fatto esperire un fallimento, la maggioranza dei motivati al successo persiste il fallimento iniziale fa loro percepire il compito come pi difficile e quindi pi motivante, mentre solo una minoranza dei motivati ad evitare linsucesso lo fa timore di registrare un nuovo fallimento. La situazione si capovolge se il compito viene inizialmente presentato come difficile: solo una minoranza dei motivati al successo persiste dopo il fallimento il compito viene percepito come talmente difficile che il successo diventa troppo poco probabile, mentre tra i motivati ad evitare linsuccesso la maggioranza persiste compito talmente difficile che un nuovo fallimento non rappresenta una minaccia
3. Autovalutazione
Immagine delle proprie capacit (Meyer, anni 80): contrariamente agli assunti cognitivo-razionali che presuppongono che lessere umano sia continuamete teso ad acquisire informazioni sulle proprie capacit, le persone con una debole immagine delle proprie capacit tendono (in misura proporzionale alla centralit di queste) a voler evitare i feedback negativi che costituirebbero una minaccia allIo Senso di impotenza appreso (anni 70): incapacit della persona, dopo un fallimento, di cogliere nella situazione quegli elementi che potrebbero portarla al successo in un nuovo tentativo; tema collegato con il modello di attribuzione causale sopra e con lorientamento alla situazione piuttosto che allazione di Kuhln (vedi avanti)- e linsight?
Fonte del potere GLI ALTRI I stadio : Essi (madre, Dio, gli altri...) mi rafforzano Fase orale: esperire il sostegno Correlati comportamentali: letture orientate al potere Vocazioni tipiche: mistico, seguace di potenti Tendenze patologiche: isteria, malattie da dipendenze IV stadio: Essi (la religione, la legge, il mio gruppo) mi esortano a servire e/o influenzare gli altri Fase genitale: reciprocit, adempimeno di doveri, orientamento secondo principi Membro di organizzazioni Manager, scienziato Messianesimo IL SE II stadio: Io rafforzo, controllo, guido me stesso Fase anale: autonomia, volont Accumulazione beni di prestigio Psicologo, collezionista Nevrosi ossessiva III stadio: Io ho effetto/influenza sugli altri Fase fallica: autoaffermazione Sport agonistici, dibattiti polemici Penalista, politico, giornalista, insegnante Criminalit IIIA: potere personalizzato
IL SE
NO
FA QUALCOSA!
Integrazione nel modello della differenziazione -formulata da Bandura- tra aspettative di autoefficacia e aspettative di risultato AR
Aspettativa che la propria azione porti al risultato Aspettattiva di autoefficacia AZIONE Aspettattiva di risultato RISULTATO RC Aspettativa che il risultato abbia determinate conseguenze CONSEGUENZE
SITUAZIONE
AGENTE (PERSONA)
Non appena passato il Rubicone lo stato di coscienza muta: la persona diventa orientata alla realizzazione, trasformandosi da moderatore che pondera le scelte a unilaterale partigiano del proprio volere . In questa fase si inseriscono i processi volitivi di autocontrollo, quali i processi volontari di schermatura, ed in particolare le cosidette strategie di controllo dellazione (Kuhln): controllo selettivo dellattenzione, accentuazione programmata della motivazione, controllo dellemozione e dellambiente, leconomia nellelaborazione delle informazioni... Queste strategie sono tipiche di quegli individui, cosiddetti orientati allazione, che tendono spesso, e con successo, a tradurre i loro propositi in realt. Ci che secondo Kuhln li caratterizza psicologicamente che strutturano le loro intenzioni avendo chiaramente presenti tutti e 4 gli elementi che rendono il proposito dazione completo e adeguato: 1. lo stato futuro che si desidera raggiungere 2. lo stato presente che si deve trasformare 3. il divario da superare 4. lazioni intenzionale con cui tale divario deve essere ridotto