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02 marzo 2016 -
Che cosa prevede il provvedimento che prende il nome dalla senatrice Monica Cirinnà?
La legge sulle unioni civili, come ha spiegato il giurista Alberto Gambino su Libero del
26 gennaio, è un istituto para-matrimoniale, in cui sono previsti gli stessi diritti e doveri
del matrimonio: assistenza morale e materiale, coabitazione, diritti patrimoniali,
prerogative in materia di lavoro, previdenza, fisco, assegnazione degli alloggi, persino il
nome comune e la comunione di beni.
Ha ragione Merlo dunque quando scrive che «comunque la si guardi, questa legge è
dunque una nuova Porta Pia», perché «svaticanizza (ossia decristianizza) l’Italia» (La
Repubblica, 26 febbraio 2016). Ma come ignorare le responsabilità delle gerarchie
ecclesiastiche in questa decristianizzazione dell’Italia? Il vaticanista Giuseppe Rusconi
osserva che «amarezza e rabbia», oltre che verso i politici cattolici, «si indirizzano
contro un altro bersaglio: il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, il
vescovo Nunzio Galantino» (Rossoporpora, 26 febbraio), esponente di punta di quella
“Chiesa in uscita” che «al confronto aperto e anche duro preferisce – in particolare sui
temi della famiglia e della vita – un dialogo imprecisato e a oltranza con il potere che si
sviluppa tra corridoi e incontri conviviali».
C’è da aggiungere che nessuna parola è venuta da chi ricopre la carica di Vescovo di
Roma e Primate d’Italia. Sotto questo aspetto, la legge approvata in Senato è una pesante
sconfitta per tutti i cattolici, compresi coloro che hanno definito “una vittoria” del
Family Day, lo stralcio dell’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali
(stepchild adoption). È stata proprio questa “vittoria” però a rendere possibile l’accordo
Renzi-Alfano, che ha avuto come risultato una colossale disfatta per il mondo cattolico.
Una manifestazione di piazza è sempre un messaggio forte che si invia a qualcuno e
l’importanza del Family Day sta nel fatto che c’è stato.