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CATTOLICI E OMERTA'

Pubblicato il 19 dicembre 2013

(di Danilo Quinto) L’Ordine dei Giornalisti ‒ che, come tutti gli Ordini
professionali, dovrebbe essere abolito ‒ con il danaro proveniente dal Consiglio
d’Europa, ha diffuso un libretto intitolato Linee Guida per un’informazione
rispettosa delle persone LGBT.

Come viene spiegato nel frontespizio della pubblicazione ‒ per simbolo è stato
scelto un cuore arcobaleno a cinque colori ‒ l’iniziativa fa seguito ad un ciclo di
seminari di formazione per giornalisti intitolati L’orgoglio e i pregiudizi, che si sono
svolti nell’ottobre scorso a Milano, Roma, Napoli e Palermo, organizzati
dall’UNAR, in collaborazione con Redattore Sociale, con il patrocinio dell’Ordine
nazionale dei giornalisti e della Federazione nazionale stampa italiana, delle
amministrazioni comunali, degli Ordini regionali e dei sindacati dei giornalisti.

Seminari e linee guida sono stati realizzati nell’ambito del Progetto LGBT Media
and Communication, finanziato dal Consiglio d’Europa, in attuazione del
Programma Combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e
sull’identità di genere.

L’Italia ha aderito tramite il Dipartimento per le pari opportunità e l’UNAR, al


Programma del Consiglio d’Europa ‒ poteva non aderire, perché non c’era nessun
obbligo che lo imponesse ‒ nel cui ambito è stata adottata la Strategia nazionale
LGBT 2013–2015.

L’acronimo UNAR sta per Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ed è una


struttura che opera all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità, in
accordo con RE.A.DY, la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti
Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, una struttura che
opera da alcuni anni, con il fine ‒ ideologico ‒ di eliminare le discriminazioni nei
confronti delle persone LGBT.

Rispettare le persone lesbiche (L), gay (G), bisessuali (B), transgender (T) non può
significare accondiscendere, in alcun modo, a quella cultura che vuole sovvertire i
principi della legge naturale e quindi divina. Non rispettiamo, quindi, nessun
Ordine dei Giornalisti che vuole imporre ideologicamente regole di comportamento
servili nei confronti della cultura egemone e dominante.

Né ci attendiamo che rispetto a quest’iniziativa prenda posizione l’Unione Cattolica


della Stampa Italiana. Sappiamo che anche in campo cattolico è ormai estesa la
pratica del “lasciar fare”, del “non prendere posizione”, del “lavarsi le mani” e del
compromesso.
Quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel novembre scorso, diffonde ai
Governi europei un vademecum per promuovere nelle scuole corsi di sessuologia ‒
che insegnino ai bambini da 0 a 4 anni la «masturbazione infantile precoce e
scoperta del corpo e dei genitali, mettendoli in grado di esprimere i propri bisogni e
desideri, ad esempio nel gioco del dottore», a quelli da 4 ai 6 anni, «l’amore e le
relazioni con persone dello stesso sesso», a quelli tra i 6 e i 9 anni, «i cambiamenti
del corpo, mestruazioni ed eiaculazione, facendo conoscere loro i diversi metodi
contraccettivi», a quelli tra i 9 e 12 anni «il loro utilizzo e i rischi e le conseguenze
delle esperienze sessuali non protette» ‒ lo fa perché negli ultimi decenni nessun
ostacolo è stato frapposto all’affermazione di una cultura anti-umana.

Stessa cosa sta accadendo sulla legge sull’omofobia, che sarà presto approvata dal
Parlamento italiano. È evidente che quando vi sarà questa legge ‒ che prevede il
carcere per coloro che vogliono difendere la legge naturale ‒ molti riterranno di
tacere. Intanto, però, è bene che coloro che si stanno adoperando perché questo
accada, sappiano che il Cristianesimo è nato grazie ai martiri, che hanno condiviso
la Croce di Cristo. Erano una minoranza, è vero, ma sono riusciti, con la loro fede,
a far crollare un impero allora pagano! (di Danilo Quinto)

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