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Ricognizione discorsi d'odio

Comprendere i fattori alla base di un fenomeno e analizzarne esempi concreti è indispensabile per poter
intraprendere qualunque azione di contrasto, quindi bisogna partire con l'analisi dell'origine dei discorsi d'odio.
Per la Commissione europea l'hate speeck è: il fatto di fomentare, promuovere o incoraggiare, sotto qualsiasi
forma, la denigrazione, l’odio o la diffamazione nei confronti di una persona o di un gruppo, nonché il fatto di
sottoporre a soprusi, insulti, stereotipi negativi, stigmatizzazione o minacce una persona o un gruppo e la
giustificazione di tutte queste forme o espressioni di odio testé citate, sulla base della "razza", del colore della
pelle, dell’ascendenza, dell’origine nazionale o etnica, dell’età, dell’handicap, della lingua, della religione o delle
convinzioni, del sesso, del genere, dell’identità di genere, dell’orientamento sessuale e di altre caratteristiche o
stato personale.
Stabilire se un’affermazione sia hate speech è spesso difficile poiché non esiste una definizione precisa ed
esaustiva che distingua i discorsi d’odio proibiti dalla libertà di espressione, che va difesa anche quando il
pensiero espresso disturba qualcuno.
L’hate speech esiste da secoli ma muta nei bersagli, nelle forme, nei modi di circolare.
Un'importante distinzione da fare è quella tra narrazione ed hate speech: La narrazione corrisponde al racconto di
fatti, reali o immaginari, con uno scopo generale e possibili obiettivi specifici; l'hate speech vi trova spazio quando,
nello scopo generale oppure tra gli obiettivi specifici vi è quello di colpire un gruppo particolare di persone o un
individuo.
Ad esempio, se vogliamo raccontare il fenomeno dell'immigrazione con lo scopo di rafforzare le politiche di
chiusura, potremmo ricorrere a una narrazione che, oltre a enfatizzare le problematiche relative alla gestione
dell'immigrazione,attacchi i migranti con affermazioni discriminatorie e disumanizzanti (hate speech) con l'obiettivo
di renderli invisi ai residenti.
L'hate speech è in grado di produrre effetti e ripercussioni sui singoli individui attaccati, così come sull'intera
comunità.
Esempi pratici di discorsi d'odio al giorno d'oggi sono quelli inerenti alle recenti opposizioni al green pass.
Nel momento in cui si sono resi disponibili i vaccini anticovid, le istituzioni europee hanno avviato un percorso per
normare la materia della vaccinazione anticovid, favorendo la più rapida uscita dall’emergenza internazionale
tenendo sempre a mente i fondamentali principi della civiltà del diritto.
In questo contesto il Consiglio d’Europa nel gennaio 2021, ha disposto che la vaccinazione sia volontaria e che i
non vaccinati non siano oggetto di discriminazioni. Successivamente, Commissione Europea e Parlamento
Europeo hanno varato il “green pass”, uno strumento finalizzato a facilitare la libera circolazione e gli spostamenti
tra le nazioni, ribadendo il principio di non discriminazione.
Nonostante più volte è stato ribadito il principio di non discriminazione si assiste continuamente ad una
disumanizzazione delle persone non vaccinate paragonate ai topi, chiamati “vigliacchi”, “traditori”, “disertori”; a cui
si augurano cure a pagamento (arrivando ad insinuare che qualora non se lo potessero permettere dovrebbero
essere lasciati privi di assistenza medica).
Criminalizzare una scelta consentita dalle norme nazionali e tutelata da quelle internazionali, con esplicito divieto
di qualunque forma di discriminazione sta causando la creazione di un clima da ''caccia alle streghe'' senza alcuna
distinzione di genere o età.
"E' importante rispondere con tempestività ai rischi dell'estremismo, reagire non appena emergono, individuare
immediatamente comportamenti che possono sfociare nel terrorismo e la violenza è fondamentale", ha detto il
ministro degli Esteri sloveno, Anze Logar, intervenendo in plenaria al Parlamento europeo alla luce dei recenti
avvenimenti di Roma.
"Abbiamo visto come gruppi neofascisti a Roma abbiano fatto scempio attaccando la sede di un sindacato - ha
aggiunto il commissario Ue alle pari opportunità, Helena Dalli -. Questo dimostra che l'odio e l'intolleranza non
sono solo all'interno delle organizzazioni clandestine, ma sono sempre più esposti e rischiano di minare la stabilità
della nostra democrazia”.
Il no-vax Stefano Gargioni, dirigente scolastico di Perlasca scrive "Io, discriminato per una scelta libera. Mi sento
come gli ebrei: braccato" e prosegue ""Sì, ma per questo non credo che si debba essere messi alla berlina. E’
un’assurdità il fatto di essere etichettati nel peggiore dei modi per il semplice motivo di esercitare una scelta che
attiene alla libertà personale. Tutto questo insieme di cose dovrebbe farci riflettere sul fatto che la certificazione
vaccinale sia profondamente anti-costituzionale".
Ma, i no-vax non sono solo vittime, spesso, sono anche aguzzini.
Alcuni no greenpass negli ultimi giorni si sono scagliati contro la senatrice a vita Liliana Segre che <<dovrebbe
sparire da dove è perché ricopre un ruolo che non dovrebbe avere portando vergogna alla sua storia>>.
Basta fare un giro sui social per trovare altri esempi, cime quello di Grabtielle Corn che scrive su twitter "I’m just a
lesbian, standing in front of a corporation, asking them to understand that queer and trans representation has so
far to go and hate speech DOES IN FACT incite violence and if you have the power of a huge platform, why would
you use that power to make the world worse?".
Altro fenomeno in cui sfciano glo hate speech è l'antisemitismo.
Nel suo incontro con i rappresentanti ebrei ungheresi e slovacchi, Papa Francesco, ha ammonito che
l'antisemitismo globale è tornato ad essere una minaccia per i nostri tempi. A Budapest ha parlato della "minaccia
dell'antisemitismo ancora in agguato in Europa e altrove" chiamandola "una miccia che non deve essere lasciata
bruciare" aggiungendo che "il modo migliore per disinnescarla è lavorare insieme, positivamente, e promuovere la
fratellanza".
Come si può agire per arginare il fenomeno degli hate speech?
Bisogna partire dalle basi del mondo futuro, i giovani; il mondo più vicino a quello dei giovani è quello dei social
network, i giovani d'oggi sono detti nativi digitali, quindi, il primo mezzo di contrasto è l'azione di coinvolgimento dei
giovani attraverso la rete.
Esistono già diversi hashtag utilizzati per contrastare il fenomeno dei discorsi d'odio, come ad esempio #iorispetto
con cui si vuole diffondere una cultura della non discriminazione, accrescendo la consapevolezza di studenti,
insegnanti, mediatori interculturali e attivisti per i diritti umani sulle conseguenze del proliferare del discorso d’odio.
Attraverso metodologie educative partecipative, si promuovono modalità inclusive di relazione nel contesto
scolastico e a livello cittadino.
Fondamentali sono azioni inclusive che educhino al rispetto.
Bisogna però non lasciare in posizione marginale nel processo di eliminazione degli hate speech gli adulti, la cui
influenza può spesso essere determinante nelle ideologie dei più giovani che come spugne assorbono ciò che
ritengono giusto, o meglio, quanto detto da individui da loro considerati giusti.
Di recente è giunta la notizia che papa Bergoglio abbia chiesto ai giganti di Silicon Valley di censurare i "messaggi
di odio" e le "teorie cospirative."
Le stesse piattaforme social necessitano di appositi filtri che eliminino e sanzionino l'uso di parole rientranti nella
categoria degli hate speech.
Parlo di sanzioni perché come dice la consigliera altoatesina Foppa "Insulti e minacce non possono restare senza
conseguenza".
Sempre nella categoria social rientra il progetto Telodicoavoce della società torinese Estro Comunicazione.
«Ci piace andare a caccia di storie da ascoltare o da raccontare, utilizzando il podcast. Grazie a questo nuovo
sistema comunicativo trasformiamo le storie in contenuti audio originali a carattere narrativo». Per farlo
Telodicoavoce ha scelto proprio il tema dell'odio che viene rovesciato quotidianamente in rete.
La prima produzione è una collana di podcast che si chiama Furore, in omaggio al romanzo di Steinbeck e al suo
racconto dell’America in difficoltà durante la Grande Depressione degli Anni Trenta del Novecento.
Gli autori intravedono un parallelismo tra quella crisi e quella che oggi attraversa il mondo: un disallineamento che
nasce nell’economia e poi contagia il resto della società, e che ai giorni nostri si dissemina e si moltiplica grazie a
internet e ai social network.
L'azione via social è importange poiché, così come anche sostiene Telodicoavoce, "la rete funziona nello stesso
modo anche con i messaggi positivi".

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